La gestione dei fiumi, tra emergenze, prevenzione e occasioni di rilancio delle comunità
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- Valerio Antonucci
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1 La gestione dei fiumi, tra emergenze, prevenzione e occasioni di rilancio delle comunità
2 La Regione Emilia-Romagna attraverso la pianificazione e la programmazione di interventi finalizzati a garantire la sicurezza idraulica ed idrogeologica del territorio regionale opera in ambito di difesa del suolo, della costa e di bonifica e irrigazione.
3 Le strutture tecnico-amministrative, ovvero i soggetti che operano in questo ambito sono: Le Autorità di Bacino il Servizio Difesa del Suolo, della costa e bonifica, che svolge attività di programmazione degli interventi e di coordinamento tecnico degli Enti delegati e dei Servizi Tecnici di Bacino. i Servizi Tecnici di Bacino, che sono le strutture direttamente operative sul territorio, svolgono attività progettuali e gestionali, con ambito territoriale a scala di bacino idrografico.
4 Il Servizio Tecnico Bacino Reno (S.T.B. Reno) I corsi d'acqua interessati sono: Reno, Setta, Samoggia, Idice, Sillaro, Santerno, Senio. Comuni ricadenti all'interno del bacino Conselice (RA), Lugo (RA), Fusignano (RA), Alfonsine (Parte, RA), Bagnacavallo (RA), MassaLombarda (RA), Solarolo (RA), Cotignola (RA), Castel Bolognese (RA), Bagnara di Romagna (RA), Faenza (Parte, RA), Riolo Terme (RA), Casola Val Senio (RA), Brisighella (Parte, RA), Ravenna (Parte,RA), S. Agata sul Santerno (RA)
5 Elenco dei comuni interessati da due o più Servizi Tecnici di Bacino RAVENNA (RA) - STB Po di Volano e della Costa - STB Reno STB Romagna ALFONSINE (RA) - STB Po di Volano e della Costa - STB Reno FAENZA (RA) - STB Reno - STB Romagna BRISIGHELLA (RA) - STB Reno - STB Romagna
6 Piano di gestione del rischio di alluvioni La Direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione del rischio di alluvioni, recepita nell ordinamento italiano con il Decreto Legislativo 23 febbraio 2010 n. 49, vuole creare un quadro di riferimento omogeneo a scala europea per la gestione dei fenomeni alluvionali e si pone, pertanto, l obiettivo di ridurre i rischi di conseguenze negative derivanti dalle alluvioni soprattutto per la vita e la salute umana, l ambiente, il patrimonio culturale, l attività economica e le infrastrutture.
7 La Direttiva e il D.lgs. 49/2010 privilegiano un approccio di pianificazione a lungo termine, scandito in tre tappe successive e tra loro concatenate, che prevede: - fase 1: valutazione preliminare del rischio di alluvioni ; - fase 2: elaborazione di mappe della pericolosità e del rischio di alluvione ; - fase 3: predisposizione ed attuazione di piani di gestione del rischio di alluvioni (entro il 2015).
8 Soggetti Competenti: In base al D.lgs. 49/2010, i soggetti competenti agli adempimenti di cui sopra sono le Autorità di bacino distrettuali (come definite all art. 63 del D.Lgs. 152/2006) e le Regioni, che in coordinamento tra loro e con il Dipartimento nazionale della protezione civile, predispongono la parte dei piani di gestione per il distretto idrografico relativa al sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di protezione civile.
9 Piano di gestione del rischio di alluvioni Gli obiettivi generali del Piano vanno tutti ricondotti a ridurre le conseguenze negative di simili fenomeni nei confronti, nell ordine: della salute umana, del territorio, dei beni, dell ambiente, del patrimonio culturale e delle attività economiche e sociali (art. 7, comma 2). Il Piano, dunque, partendo da quanto determinato nel quadro della pericolosità e del rischio, deve riassumere in sé tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvioni ed in particolare deve essere incentrato sulla prevenzione, sulla protezione e sulla preparazione.
10 Da un lato, esso deve prevedere tutte le misure che occorre adottare in tempo differito e che riflettono il normale contenuto dei piani di bacino in termini di: analisi dei processi fisici in atto, individuazione delle criticità, indicazione dei rimedi da declinarsi in interventi strutturali (opere di difesa intensive od estensive) e non strutturali, questi ultimi ritenuti prioritari, come le norme per governare la gestione del suolo e delle acque, le previsioni di sviluppo e l uso del territorio, la conservazione della natura, la navigazione ecc..
11 Dall altro, il piano contiene le misure che occorre predisporre per la gestione in tempo reale dell evento, proprie dei piani urgenti di emergenza di protezione civile che contemplano: la previsione e il monitoraggio idro meteorologico, la sorveglianza idraulica e la regolazione dei deflussi, l allertamento e l intervento di soccorso. Tale componente è affidata alla elaborazione delle regioni, in coordinamento tra loro nonché con il Dipartimento nazionale della protezione civile.
12 Utilità di un sistema 'di filiera' Ruolo della 'filiera' della Protezione Civile (dal livello regionale fino ai gruppi comunali di volontari della protezione civile) con la necessità di un coordinamento tra i vari livelli. Importanza del coordinamento a livello provinciale (ruolo delle Prefetture): istituzione del Tavolo tecnico per la sicurezza idraulica della Bassa Romagna e della Romagna Faentina, allo scopo di coordinare il lavoro di prevenzione ma anche strumento utile per affrontare le emergenze.
13 - Prefettura di Ravenna - Regione Emilia-Romagna, Assessorato Sicurezza Territoriale (ora Difesa del Suolo) con funzioni di coordinamento istituzionale - Direzione Generale Ambiente, Difesa del suolo e della costa - Servizio Tecnico Bacino Reno - Servizio Tecnico di Bacino Romagna - Agenzia di protezione civile - Corpo Forestale dello Stato e Vigili del Fuoco (Comandi provinciali di Ravenna) - Autorità di bacino (Fiume Reno e bacini regionali romagnoli) - Provincia di Ravenna - Unioni comunali (Bassa Romagna e Romagna Faentina) - Consorzi di bonifica.
14 Problemi Necessità di tenere conto della definizione dei nuovi assetti istituzionali post-province (aree vaste) Limitatezza risorse: tagli alle Regioni sul bilancio di previsione 2015 che potrebbero penalizzare pesantemente la Regione Emilia-Romagna (tagli definiti in base a parametri PIL regionale/nr di abitanti)
15 Le cose da fare Completamento delle casse di espansione per la laminazione delle piene del fiume Senio con realizzazione dei manufatti regolatori dei flussi idrici (importo complessivo ,00, risorse provenienti dal Ministero dell'ambiente sulla base di un apposito accordo di programma) Messa in atto di manutenzioni programmate con regolarità che consentano agli alvei fluviali di svolgere nel migliore modo possibile la propria funzione di deflusso
16 Le cose da fare Completamento delle casse di espansione per la laminazione delle piene del fiume Senio con realizzazione dei manufatti regolatori dei flussi idrici (importo complessivo ,00, risorse provenienti dal Ministero dell'ambiente sulla base di un apposito accordo di programma) Messa in atto di manutenzioni programmate con regolarità che consentano agli alvei fluviali di svolgere nel migliore modo possibile la propria funzione di deflusso
17 Si passa sempre di più da una cultura della gestione dell'ordinario o dell'emergenza ad una cultura della prevenzione e del coordinamento sinergico dei diversi soggetti che debbono intervenire in caso di evento calamitoso. Questo ci fa capire che quella del fiume è una realtà che vede più attori coinvolti nella gestione delle diverse fasi della sua vita. Non solamente di quelle di crisi.
18 Biciclette a fiumi
19 Nei giorni seguenti il sisma del 2012, la Fiab modenese dopo un confronto con la Provincia di Modena e con i Sindaci delle zone terremotate, ha dato vita al progetto Biciclette a fiumi. Frutto della collaborazione fra la Fiab e il Circuito Città d Arte della Pianura Padana, il progetto intende realizzare un intervento concreto e visibile, immediatamente utile e funzionale, ma anche proiettato verso il futuro.
20 Obiettivo Realizzare un circuito ciclabile fortemente attrattivo e funzionale per gli abitanti dei territori interessati e per le zone e le città circostanti, che si sviluppa tra Modena e la Bassa, che ha come assi portanti gli argini del Fiume Secchia, del Fiume Panaro e tratti della ex ferrovia Modena Mirandola Finale Emilia. Il Progetto individua anche i collegamenti ciclabili tra il modenese e gli altri territori attraverso percorsi tra i più belli e interessanti d Italia (Ciclovia del Po, EuroVelo 7 dalle Alpi agli Appennini e la Toscana, Ciclovia Emilia). La rete sarà realizzata secondo standard europei (fondo, segnaletica, servizi) e renderà più ricca e più fruibile la rete ciclabile EuroVelo, l asse destinato a collegare Capo Nord e Malta, passando per l Italia.
21 Rete delle ciclovie regionali La Regione Emilia-Romagna (con delibera di Giunta 1157/2014) ha approvato la nuova Rete delle ciclovie regionali, finalizzata alla promozione del cicloturismo e alla pianificazione e realizzazione di percorsi extraurbani su tutto il territorio regionale. Si tratta di un obiettivo di lungo periodo, che sarà realizzato attraverso la pianificazione e la progettualità della Regione e degli Enti locali, i quali definiranno nel dettaglio gli itinerari da realizzare nei prossimi anni in maniera coordinata e unitaria.
22 Arena delle Balle di Paglia (Bassa Romagna)
23 Il Contratto di Fiume Secondo la definizione data dal 2º World Water Forum, il Contratto di Fiume permette "di adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale".
24 I contratti di fiume in Europa si sono sviluppati, a partire dalla Francia nei primi anni 80 per poi diffondersi in pochi anni in molte altre nazioni come il Belgio,il Lussemburgo i Paesi Bassi, la Spagna e l Italia, in molti casi sotto forma di processi transfrontalieri che interessavano più territori.
25 In Belgio e in particolare nella Vallonia, si è senza dubbio raggiunta l evoluzione più originale: qui i contratti di fiume derivano sempre da istanze locali, promosse da soggetti pubblici e privati che decidono di creare degli accordi per risolvere problemi comuni in forma congiunta e concertata. Rispetto alla Francia, in Vallonia l aspetto concertativo e l estensione del coinvolgimento dei soggetti non istituzionali sono affrontati con maggior convinzione.
26 I contratti di fiume in Italia In Italia i contratti di fiume si stanno rapidamente diffondendo nella maggior parte delle regioni, in alcuni casi sotto forma di processi di valorizzazione fluviale partecipata, che dei contratti assumono di fatto le modalità operative.
27 I contratti di fiume in Italia In Italia i contratti di fiume si stanno rapidamente diffondendo nella maggior parte delle regioni, in alcuni casi sotto forma di processi di valorizzazione fluviale partecipata, che dei contratti assumono di fatto le modalità operative.
28 In Emilia Romagna le prime esperienze di contratti di fiume sono state promosse nel 2006 dalla Regione con il contributo della Provincia di Bologna, della Provincia di Modena e del Comitato acque bacino del Reno. Tali iniziative che hanno preso il nome di Patti di fiume hanno interessato il bacino idrografico Samoggia-Lavino.
29 Contratto di Fiume del Trebbia (PC) Il percorso di lavoro, denominato "Con la Trebbia", è volto alla sottoscrizione di un Contratto di Fiume del Trebbia per una gestione condivisa e sostenibile di questo corso d'acqua. Per il raggiungimento di questo obiettivo è previsto un processo di partecipazione pubblica che prevede il coinvolgimento di tutte le istituzioni, le forze sociali ed economiche e le organizzazioni interessate come Enti pubblici, soggetti imprenditoriali, tecnici e professionisti, associazioni ambientaliste, culturali, sportive e del tempo libero, scuole, volontariato sociale e cittadini.
30 Contratto di Fiume Marecchia
31 Il lavoro prevede la realizzazione di un percorso sperimentale di Contratto di Fiume del Marecchia da realizzarsi nel quadro di un più generale processo di Pianificazione strategica di area vasta che coinvolge il Comune di Rimini e i 10 Comuni della Valmarecchia. La prospettiva del progetto è quella di sviluppare un approccio innovativo di collaborazione tra Rimini e l entroterra, a partire dal riconoscimento del fiume quale elemento aggregante, e di impostare nuove strategie e pratiche di programmazione e pianificazione integrata e condivisa.
32 Obiettivi del percorso di partecipazione Individuare in modo condiviso obiettivi e modalità di attuazione del Contratto di Fiume Marecchia; Promuovere una discussione strutturata e intersettoriale tra soggetti diversi; Favorire un confronto tra cittadini, organizzazioni e il Tavolo tecnico del Contratto di Fiume.
33 La sottoscrizione del protocollo d intesa per il Piano Strategico e il Contratto di Fiume della Valmarecchia rappresenta un esperienza pilota, considerato che non è affatto prassi frequente che si realizzi un percorso di pianificazione strategica di area vasta. L obiettivo è quello di dar vita ad un processo di coesione territoriale che si ritiene determinante soprattutto per costruire una visione condivisa su cui realizzare programmi e progetti di sviluppo anche in riferimento alla nuova stagione dei fondi comunitari
34 Tappe di lavoro del percorso partecipato Il percorso è finalizzato alla valutazione e definizione partecipata di proposte per il Contratto di Fiume ed eèstrutturato in 3 fasi : 1^ fase: Analisi partecipata: Punti di forza e criticità del contesto Fiume. 2^ fase: Confronto di Scenari, soluzioni e idee (settembre-ottobre 2014). 3^ fase: Proposte per il Contratto di Fiume: elaborazione di azioni, modalità di realizzazione e identificazione dei ruoli dei vari attori per il Contratto di Fiume Marecchia (ottobre-novembre 2014).
35 Il percorso è stato svolto in modo itinerante su tutto il territorio della Valmarecchia per favorire la partecipazione in varie zone. I risultati dei lavori del percorso partecipato saranno presentati pubblicamente in un Forum finale ad inizio 2015 per poi arrivare alla sottoscrizione del Patto per il Contratto di Fiume.
36 Conclusione Noi siamo abituati, soprattutto in questi ultimi anni a seguito degli innegabili mutamenti climatici in atto, a considerare i fiumi come una potenziale fonte di pericolo per l'uomo e per i territori. In realtà, storicamente, il fiume ha rappresentato vita ed è stato la culla della nascita di civiltà e di città.
37 Mutata situazione del clima per cui è necessario mettere in atto un sistema sempre più sofisticato di prevenzione e gestione finalizzato prima di tutto alla sicurezza, Recuperare il senso del fiume come "bene comune" e come risorsa per valorizzare le nostre comunità, coinvolgendo attivamente tutti i soggetti che, oltre alle competenze, possono essere parte attiva e positiva del processo. Tornare a pensare che i fiumi (pur con le dovute cautele e attenzione alle diverse responsabilità) possono essere un asset importante di qualificazione dei nostri territori e anche di attrazione e fruizione turistica, partendo dalla nostra storia (es. Progetto Linea Gotica).
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