Strategia e Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici
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- Margherita Rossi
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1 Direzione Generale per il Clima e l Energia Acqua e Adattamento Strategia e Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici Acqua e Adattamento Le iniziative nazionali in materia di Adattamento ai Cambiamenti Climatici MATTM Direzione Generale per il Clima e l Energia Dott. Ing. Mara Balestrieri Firenze, 14 ottobre
2 Adattamento ai CC e Acqua Le risorse idriche rappresentano sia un comparto ambientale sia un settore economico, ma in realtà non sono altro che l unione delle manifestazioni più apparenti del ciclo biogeochimico dell acqua che pervade ogni forma di vita, comparto ambientale e attività economica L acqua, infatti, interagisce con i sistemi sociali e ambientali in numerosi modi; basti citare il settore agricolo, come principale utilizzatore delle risorse d acqua dolce o quello energetico, per le ovvie connessioni, ad esempio, con la produzione idroelettrica Riguardo alle prospettive in termini di strategie di adattamento: le politiche idriche possono rappresentare una naturale strada maestra per il mainstreaming dell adattamento in vari settori qualsiasi iniziativa di adattamento non potrà non essere preventivamente analizzata alla ricerca di possibili sinergie e validata rispetto alle possibili ripercussioni sul comparto delle risorse idriche 2
3 Adattamento ai CC e Acqua In termini di proiezioni future, l IPCC (2007; 2013) prevede per la regione Mediterranea un innalzamento delle temperature e una contemporanea contrazione delle precipitazioni (specie nel periodo estivo), inducendo un effetto di estremizzazione dei caratteri tipici del clima. Ciò potrà dar luogo al contemporaneo acuirsi, nelle diverse stagioni, dei fenomeni estremi di siccità e di piogge intense in grado di incrementare il rischio idrogeologico Gli eventi di natura idrogeologica hanno rappresentato il 75% dei disastri naturali occorsi in Europa dal 1980 e contribuito per il 64% dei danni stimati. 3
4 La Strategia Nazionale di Adattamento ai CC Il Ministero dell Ambiente ha approvato con Decreto del Direttore Generale della Direzione per il Clima e l Energia n. 86 del 16 giugno 2015 la Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti climatici (SNAC). Strategia Europea di adattamento ai Cambiamenti Climatici (2013) Elaborazione di una strategia da attuare attraverso un piano/piani di azione settoriali 24 stati hanno una Strategia, 19 un Piano Nazionale di Adattamento Accordo di Parigi (21ma Conferenza delle Parti COP21 dell UNFCCC United Nations Framework Convention on Climate Change dicembre 2015) Politica climatica globale incoraggia tutti i Paesi a mettere in atto azioni e piani di adattamento La strategia e il Piano di Azione/Piani di Azione Settoriali indicano tempi e modi di internalizzazione delle tematiche di Adattamento ai Cambiamenti Climatici nei Piani e Programmi settoriali nazionali, distrettuali, regionali e locali. 4
5 La Strategia Nazionale di Adattamento ai CC OBJECTIVES elaborare una visione nazionale sui percorsi comuni da intraprendere per far fronte ai cambiamenti climatici contrastando e attenuando i loro impatti Individuare azioni e indirizzi ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici OUTCOMES mantenere o migliorare la resilienza e la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici Valutare le opportunità derivanti dalle nuove condizioni climatiche 5
6 La Strategia Nazionale di Adattamento ai CC Italia nel 2100: un hotspot Anomalie stagionali delle temperature nel periodo ; le anomalie sono relative alla media del periodo (fonte: elaborazione CMCC per il MATTM) 6
7 La Strategia Nazionale di Adattamento ai CC alluvioni al nord e siccità al sud Anomalie stagionali delle precipitazioni nel periodo ; le anomalie sono relative alla media del periodo (fonte: elaborazione CMCC per il MATTM) 7
8 Impatti attesi In Italia: innalzamento eccezionale delle temperature (soprattutto in estate) aumento della frequenza degli eventi meteorologici estremi (ondate di calore, siccità, episodi di precipitazioni intense), riduzione delle precipitazioni annuali medie e dei flussi fluviali annui possibile peggioramento delle condizioni già esistenti di forte pressione sulle risorse idriche possibili alterazioni del regime idro-geologico possibile degrado del suolo e rischio più elevato di erosione e desertificazione del terreno maggior rischio di incendi boschivi e siccità per le foreste italiane maggior rischio di perdita di biodiversità e di ecosistemi naturali maggior rischio di inondazione ed erosione delle zone costiere 8
9 Adattamento ai CC e Acqua Macro-impatti: riduzione della disponibilità idrica riduzione della qualità delle acque Il cambiamento climatico potrebbe agire in modo più o meno diretto sulla qualità delle risorse idriche alterandone sia i parametri fisici (es. temperatura, ph, turbidità, stratificazione termica) che chimici (es. concentrazione di nutrienti, sostanza organica, ossigeno disciolto, metalli pesanti) con conseguenze a cascata su caratteristiche biologiche ed ecologiche (es. concentrazione di fitoplancton, composizione e struttura delle comunità). creazione di condizioni favorevoli alla desertificazione e alla riduzione della biodiversità del sistema l incremento della domanda energetica per il raffreddamento degli edifici che, a sua volta, produce un aumento dei consumi d acqua per il raffreddamento delle centrali 9
10 La Strategia Nazionale di Adattamento ai CC un percorso di multilevel governance 10 Decreto del Direttore Generale della Direzione per il Clima e l Energia n. 86 del 16 giugno 2015
11 < Settori e micro settori (SNAC, 2014) Settore SNAC Microsettore Risorse idriche (qualità e quantità) Dissesto idrogeologico Desertificazione degrado del territorio e siccità Biodiversità ed ecosistemi Ecosistemi terrestri Ecosistemi marini Ecosistemi di acque interne e di transizione Foreste Agricoltura, acquacoltura e pesca Zone costiere Turismo Agricoltura e produzione alimentare Pesca marittima Acqualcoltura Salute Insediamenti urani Infrastruttura critica Energia Casi speciali Patrimonio culturale Trasporti e infrastrutture Industrie pericolose Aerea alpina e appenninica (aree montane) Distretto idrografico del fiume PO 11
12 < Settore delle risorse idriche: messaggi chiave (SNAC, 2014) L Italia ha dovuto da sempre affrontare problemi legati alla scarsità delle risorse idriche e quindi possiede una cultura diffusa e una serie di strumenti che la rendono relativamente più pronta ad affrontare la sfida imposta dall adattamento ai cambiamenti attesi, anche se esistono croniche carenze infrastrutturali e gestionali in termini di efficienza dello sfruttamento delle risorse disponibili Lo stato delle risorse idriche in generale non presenta gravi criticità in termini di disponibilità complessiva di acqua su base annua quanto piuttosto in termini di disomogenea, disponibilità nel tempo e nello spazio e di criticità di efficienza gestionale. Tale situazione si riflette, in taluni ambiti, in diffuse e profonde alterazioni dei regimi idrologici naturali causate dall eccessiva pressione dei prelievi Per quel che concerne la valutazione degli impatti dei CC sulle risorse idriche, occorre ricordare che qualsiasi procedura di downscaling di modelli globali o regionali comporta un grado di incertezza nella successiva analisi idrologica che deriva da una oggettiva limitatezza delle conoscenze e in particolare delle capacità dei modelli di simulare gli aspetti di maggiore interesse per le risorse idriche, e in particolare la variabilità dei fenomeni e delle probabilità del verificarsi di eventi estremi, come siccità e alluvioni 12
13 < Settore delle risorse idriche: messaggi chiave (SNAC, 2014) L adattamento in campo idrico richiede nuovi paradigmi di gestione che integrino le notevoli conoscenze fin ad ora acquisite. L adattamento e un processo che richiede decisioni e azioni concertate con molti decisori e gruppi di interesse. Pertanto, solo un solido approccio partecipativo può garantire adeguate potenzialità di successo. L identificazione delle misure di adattamento deve essere fatta di volta in volta sulla base delle condizioni locali, ma può giovarsi di repertori piuttosto consolidati delle possibili misure. Il salto di qualità indispensabile consiste nell introduzione di un ottica intersettoriale per l identificazione delle sinergie e la limitazione dei possibili effetti collaterali indesiderati In attesa di sviluppare adeguati modelli per la scala locale, la valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche può essere inizialmente sostenuta anche da analisi statistiche a scala distrettuale su serie storiche considerate non stazionarie 13
14 < Proposte d azione (SNAC, 2014) Tipologia: Soft : misure di ordine legislativo, amministrativo o gestionale tese a modificare i comportamenti dei cittadini e dei decisori politici. Grey : misure fisiche strutturali rivolte alla riduzione della vulnerabilità ai CC o all aumento della resilienza; Green : misure basate sull impiego dei sistemi naturali o sui servizi ecosistemici. Per priorità: Azioni a breve termine (da attuare entro il 2020) Azioni a lungo termine (da attuare oltre il 2020). 14
15 < Proposte d azione (SNAC, 2014) 15
16 < Proposte d azione (SNAC, 2014) 16
17 < Proposte d azione (SNAC, 2014) 17
18 < I passi verso il Piano Nazionale di Adattamenti ai CC Il MATTM ha approvato la SNAC con Decreto del Direttore Generale della Direzione Generale per il Clima e l Energia n. 86 del 16 giugno Entro il 31 dicembre 2016, il MATTM, mediante accordo da concludere in sede di Conferenza Stato-Regioni si impegna a definire attraverso il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti climatici (PNACC): ruoli e responsabilità per l attuazione delle azioni e delle misure di adattamento nonché strumenti di coordinamento tra i diversi livelli di governo del territorio criteri per la costruzione di scenari climatici di riferimento alla scala distrettuale/regionale opzioni di adattamento preferibili valorizzando opportunità e sinergie stima delle risorse umane e finanziarie necessarie indicatori di efficacia delle misure di adattamento modalità di monitoraggio e valutazione degli effetti delle azioni di adattamento 18
19 < I passi verso il Piano Nazionale di Adattamenti ai CC L accordo disciplina altresì l istituzione, presso il MATTM: di un Forum permanente per la promozione dell informazione, della formazione e della capacità decisionale dei cittadini e dei portatori d interesse di un Osservatorio Nazionale, composto dai rappresentanti delle Regioni e delle rappresentanze locali, per l individuazione delle priorità territoriali e settoriali, nonché per il successivo monitoraggio dell efficacia delle azioni di adattamento 19
20 < I contenuti del Piano Nazionale di Adattamenti ai CC Quadro di riferimento operativo per la pianificazione dell adattamento a livello nazionale, ma soprattutto regionale e locale. 1. Analisi di contesto, Scenari climatici e vulnerabilità climatica: definizione e aggiornamento degli scenari climatici nazionali e individuazione degli impatti e delle vulnerabilità territoriali sulla base di un analisi del contesto nazionale. A tale fine saranno definiti Ambiti climatici omogenei 2. Azioni integrate di adattamento: definizione di Azioni integrate di adattamento per ciascuna Area climatica omogenea e modalità per la loro attuazione (ruoli, risorse e responsabilità) 3. Strumenti per la Partecipazione, il Monitoraggio e la Valutazione: definizione di linee guida per le fasi successive di monitoraggio e di valutazione degli effetti dei pacchetti di azioni di adattamento proposti. Individuazione di un percorso atto a garantire la partecipazione dei soggetti interessati sia alla fase di definizione che di attuazione del Piano (osservatorio e forum) 20
21 < La road-map del PNACC Clima attuale Scenari climatici RCP4.5 RCP8.5 Azioni di adattamento Azioni prioritarie per aree omogenee Indicatori di efficacia delle azioni integrate Monitoraggio e valutazione degli effetti Rischio, vulnerabilità e impatti Azioni integrate di adattamento Definizione del PNACC Aree climatiche omogenee Pressioni e vulnerabilità settoriali Modelli di governance per l attuazion e del Piano Risorse umane e finanziarie Programma di partecipazione degli stakeholder Definizione del PNACC 21
22 < Verso il PNACC La costruzione del Piano Nazionale di Adattamento ai CC segue un percorso condiviso di multilevel governance che coinvolge i diversi livelli di governo Un tavolo interregionale: è stato avviato il lavoro con il Tavolo Interregionale sui Cambiamenti Climatici della Commissione Ambiente ed Energia. Un tavolo interministeriale per la condivisione dei contenuti del piano per i diversi settori di interesse Un confronto a livello locale: la DGCLE si è proposta come animatore per la diffusione dell adattamento a livello locale. A tal fine è in fase di definizione un accordo di partenariato con la DG CLIMA della commissione europea e i rappresentanti del covenant of mayor e major adapt e il nuovo Covenant of mayors for Climate & Energy Un tavolo con i portatori di interesse e il partenariato economico-sociale 22
23 < Verso il PNACC: il Tavolo INTERMINISTERIALE Condividere lo stato di attuazione di percorsi di adattamento a livello nazionale da considerare all interno del Piano Nazionale Creare uno spazio di condivisione di best practice interministeriale Condividere lo stato delle conoscenze degli impatti e vulnerabilità e gli scenari per i settori di interesse Avere supporto e acquisire importanti elementi utili ai fini della definizione delle azioni integrate di adattamento per i settori di interesse 23
24 < Verso il PNACC: IL Tavolo INTERREGIONALE Fino ad ora 2 tavoli di lavoro (19 ottobre e 25 novembre 2015, maggio 2016): Obiettivi Valutare lo stato di attuazione di percorsi di adattamento a livello regionale e locale; Creare uno spazio di condivisione di best practice tra le regioni al fine di superare eventuali divari territoriali; Acquisire importanti elementi ai fini della definizione delle priorità di adattamento. 24
25 < Verso il PNACC: IL Tavolo INTERREGIONALE Apprendimenti Alcune regioni hanno una già una propria Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici regionali Alcune regioni stanno istituendo tavoli interassessoriali (governo del territorio, ambiente) Alcune regioni stanno provvedendo a verificare i propri strumenti di programmazione e pianificazione ordinaria al fine di orientare le azioni all adattamento (es. vedi POR) Alcune regioni hanno sottoscritto accordi per supportare (da un punto di vista finanziario e tecnico) gli enti locali sottoscrittori del Covenant of Mayor, Mayor Adapt e del futuro patto per la redazione dei Piani per il clima e l energia 25
26 < Verso il PNACC: IL Tavolo INTERREGIONALE Apprendimenti il piano/strategia di adattamento non deve essere uno strumento sovraordinato ma deve individuare i percorsi e le modalità per internalizzare l adattamento negli strumenti di programmazione europea, nazionale e regionale, e pianificazione ordinari; È fondamentale disporre di scenari climatici nazionali e regionali ad una buona risoluzione per poter definire vulnerabilità e impatti e costruire azioni efficaci ai diversi livelli di governo; È importante valutare i costi dell adattamento: soprattutto i costi della non azione. È importante integrare i criteri di adattamento nelle procedure ordinarie di autorizzazione (VIA/VAS) 26
27 < Verso il PNACC: il paternariato economico e sociale Costruire un tavolo con i rappresentanti di settori economici coinvolti o comunque che subiscono gli impatti (rischi e opportunità) dei CC: Settore idrico Settore assicurativo Settore energetico Settore turistico Settore idrico Edilizia abitativa Settore agricolo 27
28 < Verso il PNACC: il paternariato economico e sociale Il settore idrico dovrà effettuare massicci investimenti per far fronte alle irregolarità dei regimi idrologici. Per garantire il fabbisogno umano, agricolo ed industriale nell arco dell anno, sarà necessario realizzare bacini di raccolta integrati in una rete di interconnessioni idriche efficiente, al fine di compensare su scala nazionale eccessi e carenze di disponibilità Il settore agricolo è quello che maggiormente soffrirà il cambiamento dei parametri stagionali e dovrà evolvere verso nuove colture e pratiche agricole resilienti, migliorando le qualità organiche dei suoli per ridurre le necessità di irrigazione e contrastare l erosione. Il settore forestale deve prepararsi alla crescita del rischio di incendi e alla modifica degli areali e degli habitat delle specie vegetali Il settore energetico verrà messo a rischio dalle irregolarità nella distribuzione delle precipitazioni, che produrranno criticità non solo nel settore idroelettrico, ma anche in quello termoelettrico che fa largo uso di acqua per il raffreddamento e per la produzione di vapore. Altrettanto dicasi per le infrastrutture di trasporto dell energia (reti elettriche, gasdotti, oleodotti) 28
29 < Verso il PNACC: il paternariato economico e sociale Il settore del turismo dovrà rivedere in chiave adattiva le strutture e l offerta e lungo le coste prepararsi a fronteggiare la crescente erosione dovuta all innalzamento del livello del mare L edilizia abitativa dovrà affrontare lo spostamento delle esigenze di condizionamento termico dall inverno all estate e investire in efficienza e riqualificazione energetica e puntare all autoproduzione ed all autosufficienza energetica. Le aree urbane dovranno attrezzarsi con opere di raccolta e riciclo delle acque e realizzazione di interventi di contrasto e mitigazione delle ondate di calore Il settore assicurativo è stato il primo a registrare il peso economico dei cambiamenti climatici già in atto; negli ultimi 20 anni si è registrato in Europa un aumento esponenziale dei danni dovuti ad eventi meteorologici estremi, in particolare dovuti ad alluvioni e frane. Tutte le infrastrutture, dalle reti di trasporto agli impianti industriali, agli edifici abitativi e ai beni culturali, sono esposti al crescente rischio di danneggiamento. Opere di protezione, di consolidamento delle strutture, di riassetto idrogeologico, saranno sempre più convenienti rispetto ai danni crescenti e potrebbero costituire un elemento di innovazione ed un nuovo volano economico 29
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31 GRAZIE PER L ATTENZIONE 31
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