WORKSHOP BEST PRACTICE E INNOVAZIONE NELLE RSA: ESPERIENZE A CONFRONTO 3 Edizione

Dimensione: px

Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "WORKSHOP BEST PRACTICE E INNOVAZIONE NELLE RSA: ESPERIENZE A CONFRONTO 3 Edizione"

Raimonda Rinaldi
8 anni fa
Visualizzazioni

1 WORKSHOP BEST PRACTICE E INNOVAZIONE NELLE RSA: ESPERIENZE A CONFRONTO 3 Edizione STORIE DI DONNE : IL LAVORO DI AUTO NARRAZIONE IN RSA Castellanza, 24 marzo 2015 a cura di CRISTIANO CASTELNOVO Direttore Generale Hospital Gest Srl ROBERTA PELIZZA Responsabile servizio socio-educativo RSA L OASI

Castellanza, 24 marzo 2015 a cura di CRISTIANO CASTELNOVO Direttore

2 Un anno e mezzo di raccolta di racconti autobiografici hanno prodotto: un libro: Storie di donne uno spettacolo teatrale tratto da questa raccolta Il libro contiene 50 storie o brani di storie che: vanno indietro nel tempo fino alla prima metà del Novecento ( narrate dai nostri ospiti ) si allargano nei confini dello spazio, fino a Perù, Costa d Avorio, Romania, India ( narrate dai nostri operatori )

vanno indietro nel tempo fino alla prima metà del Novecento ( narrate dai nostri ospiti ) si

3 L OBIETTIVO DI QUESTA ESPERIENZA Creare uno spazio così libero e accogliente che potesse facilitare non solo una raccolta aneddotica o una stimolazione mnemonica, ma permettesse di parlare di sé, della propria storia, di ciò che contava una volta e che forse, non detto, conta ancora adesso. Ne sono usciti pomeriggi pieni di racconti di feste e ritualità, matrimoni e nascite, lavoro, dolore, fatiche. E, dentro a questi, le aspettative, le speranze, il coraggio che li hanno mossi.

contava una volta e che forse, non detto, conta ancora adesso.

4 Questo lavoro si è allargato anche agli operatori, che, ascoltando gli ospiti, spesso si riconoscevano nelle stesse esperienze. La RSA è un piccolo mondo; basti pensare all ampiezza dei confini di tempo e di spazi che essa racchiude. Ma quello che è emerso è che dentro le più ampie differenze culturali c è un nucleo di esigenze e sentimenti umani che si assomigliano sia che provengano da un villaggio a metri in Perù sia da uno nelle campagne venete di 100 anni fa.

Ma quello che è emerso è che dentro le più ampie differenze culturali c è un nucleo di esigenze e sentimenti umani che

5 Uno spazio libero, contestualizzato in un luogo di cura. Riprendendo la metafora di Heidegger della Radura : uno spazio di quiete; dove l oscurità del bosco si dirada e penetra la luce; un luogo di nascondimento e disvelamento; dove si raccolgono gli echi e il loro spegnersi. Spazio in cui è concessa la nostalgia, secondo la bellissima immagine di T.S.Eliot: Confondendo memoria e desiderio. Perché la memoria viva, condivisa, fa rinascere il desiderio che la propria storia e quindi la propria persona siano importanti, che sia ancora possibile ritrovarsi dentro una trama sociale in cui godere di rapporti amorevoli.

e disvelamento; dove si raccolgono gli echi e il loro spegnersi. Spazio in cui è concessa la nostalgia, secondo la bellissima immagine di T.S.Eliot: Confondendo memoria e desiderio.

6 La RSA è un piccolo mondo, come nei villaggi. Ma qui la dipendenza è più forte e il bisogno di accudimento a volte totale. E un luogo di cura. Comunque, inevitabilmente, una piccola comunità. E questo è il contesto reale di questa esperienza. un ponte che ci fa uscire dai confini del nostro io, della nostra soggettività, e ci fa partecipi della interiorità, della soggettività degli altri; creando invisibili alleanze, invisibili comunità di destino, che allentano la morsa della solitudine e della disperazione, aprendo i cuori a una diversa speranza e così a una diversa forma di vita. ( E. Borgna ) Attraverso la narrazione delle proprie storie di vita abbiamo cercato di gettare questo ponte, di creare questa invisibile comunità di destino.

un ponte che ci fa uscire dai confini del nostro io, della nostra soggettività, e ci fa partecipi della interiorità, della soggettività degli altri; creando invisibili alleanze,

7 IL METODO - Incontri in grande gruppo con video tematici e letture che suscitassero memorie autobiografiche; - Incontri autobiografici in piccolo gruppo (fino a 10 persone); - Interviste autobiografiche individuali, approfondendo le memorie emerse nei gruppi; - Interviste autobiografiche individuali filmate realizzati dal gruppo di specialisti della Cooperativa CSAP che collaborano in stretto contatto con gli educatori della struttura, sviluppando una concezione del lavoro intesa come sinergia delle diverse competenze presenti. Concezione che contraddistingue anche la conduzione stessa della RSA vista come struttura formativa e di lavoro in équipe.

gruppo di specialisti della Cooperativa CSAP che collaborano in stretto contatto con gli educatori della struttura, sviluppando una concezione del lavoro intesa

8 IL CIRCOLO DI ELISABETH

9 Arriva un momento nell età adulta in cui si avverte il desiderio di raccontare la propria storia di vita. Per fare un po d ordine dentro di sé e capire il presente; per ritrovare emozioni perdute e sapere come si è diventati, chi dobbiamo ringraziare o dimenticare. Questo ci rende ricucitori dei frammenti di vita dimenticati, delle tessere disordinate e obliate o rimosse. Grazie al ricordo e al racconto rammendiamo, ridiamo forma a noi stessi. Duccio Demetrio

diventati, chi dobbiamo ringraziare o dimenticare.

10 Non voglio essere una polo azzurra che vaga. Voglio essere Betty. Se servirà ascolterò anche i tuoi deliri, per arrivare anche quest oggi a farti sentire vivo, una persona che appartiene a un posto. Se servirà canterò, perché è un linguaggio che riconosci e insieme ci ascolteremo e riconoscerai in me la persona pronta a darti un aiuto. Se servirà oggi ti lascerò dormire, finché i tratti rigidi del tuo volto lasceranno il posto a quel sorriso che ormai, dopo tanto tempo, ti appartiene. Elisabeth

11 Per un tempo che non ricordo, quasi per farci compagnia, ho preso foglio e penna e ho fatto domande, ascoltato aneddoti, preso nota di frasi, proverbi, gusti ed emozioni. Ci abbiamo giocato su, per alleggerire il dover pensare ad una risposta ; abbiamo cantato perché non tutti i giorni la concentrazione ci ha permesso l attenzione e il ricordo. Comunque, un po alla volta, la raccolta dei fogli che prima era vuota si è fatta numerosa ed interessante. L appuntamento all intervista è diventato un richiamo e così, nel silenzio di una merenda di gruppo, ho scoperto un sacco di cose bellissime sugli ospiti. Il gruppo del pomeriggio, il Circolo di Elisabeth, ci ha trasportato in questo meraviglioso viaggio, concedendoci di sapere, di chiedere e, insieme, di emozionarci. Elisabeth

Comunque, un po alla volta, la raccolta dei fogli che prima era vuota si è fatta numerosa ed interessante.

12 Ero ragazza. Mia zia, la sorella di mio papà, viveva con il nonno sul lago di Monate, vicino a Varese. Dal quel paese in tanti erano emigrati in Canada. Anche Rocco, un ragazzo di Cadrezzate, era emigrato là. Aveva iniziato a vendere stracci, poi ha preso un capannone, ha venduto bibite per le aziende e poi si era ingrandito, era diventato ricco. Ma non si era mai voluto sposare perché voleva una moglie italiana. Allora uno del paese, che faceva il sensale ( non di mestiere, per fare un piacere agli amici ), gli ha detto La conosco io una brava ragazza italiana. Era mia zia. Si sono scambiati lettere, fotografie, si sono sposati per procura. Poi lei ha preso una nave ed è andata in Canada. Non le era sembrato strano. Era così. I matrimoni li combinavano i genitori. Io sono andata a trovarli quando erano sui 90 anni. Avevano avuto una vita felice. Si sono voluti veramente bene. Lui quando si rivolgeva a lei non la chiamava mai Eva, la chiamava Madame. Norma ( 1932 )

Ma non si era mai voluto sposare perché voleva una moglie italiana.

14 Durante la guerra, nel 43, la nostra casa di Milano era stata bombardata e rasa al suolo. Allora siamo sfollati a Treviglio. Io e una mia amica eravamo ragazze. Ogni tanto, di nascosto alle famiglie, andavamo lungo i binari della ferrovia, perché avevamo capito che c era qualcosa che stava succedendo. Ci eravamo accorte che c era un tratto in cui i treni diretti in Germania rallentavano e si fermavano. Dai vagoni piombati, delle voci chiamavano e delle mani riuscivano a buttare dei bigliettini dalle feritoie in alto. C erano scritti degli indirizzi, e quelle voci che venivano dal treno ci pregavano di mandare alle loro famiglie delle notizie: che li avevano presi, che li stavano mandando via. E noi scrivevamo. Sapevamo che c era la censura e stavamo attente di non fare capire chi eravamo, di dire e non dire. Ma un giorno mia mamma ci ha scoperte. Una sgridata! Aveva paura e da allora mi ha controllato ogni momento. Non ci sono più tornata, alla ferrovia. Liliana ( 1922 )

Ci eravamo accorte che c era un tratto in cui i treni diretti in Germania rallentavano e si fermavano.

20 Grazie per la Vostra attenzione

Documenti analoghi

UN REGALO INASPETTATO

PIANO DI LETTURA dai 5 anni UN REGALO INASPETTATO FERDINANDO ALBERTAZZI Illustrazioni di Barbara Bongini Serie Bianca n 64 Pagine: 48 Codice: 566-0469-6 Anno di pubblicazione: 2012 L AUTORE Scrittore e