PLATONE (427 ac 347 ac)

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1 PLATONE (427 ac 347 ac). PARTE SECONDA. 9. LO STATO PLATONICO Forte delle critiche, delle analisi e delle dottrine sin qui spiegate, nella Repubblica Platone costruisce e propone il suo modello di stato. Esso ha ora una solida base dottrinale alla quale rifarsi per ogni decisione. I cittadini di Atene avevano, ad avviso di Platone, assistito a comportamenti negativi e seguito cattivi maestri. L uccisione di Socrate era stata solo l ultima di molte scelte scriteriate. D altra parte la proposta socratica, seppur buona, appariva di ben difficile realizzazione pratica. In che modo lo stato potrà prendere a modello e fondamento principi razionali, principi che discendano dall essenza buona dell uomo? Non solo il governo reale dovrà avere la razionalità socratica, ma anche reggersi su validi principi capaci di regolare la vita concreta. La Repubblica prende le mosse dalla domanda sul che cos è della giustizia. Nel primo libro, di sapore squisitamente socratico, Socrate confuta la tesi del sofista Trasimaco, il quale sosteneva che la giustizia è la volontà del più forte. Questi, sconfitto, esce di scena lasciando il posto ai fratelli di Platone, Adimanto e Glaucone, che stimolano Socrate ad andare oltre nel suo discorso, suggerendo che le persone obbediscono alle leggi solo per paura della punizione e che, se non fosse per questo, riterrebbero ben più felice la condizione dell ingiusto. Inoltre, la giustizia pone mille difficoltà, mentre l ingiustizia rende tutto più facile, ed anche l ira degli déi si può placare facilmente tramite sacrifici. I fratelli di Platone, insomma, cercano di stimolare Socrate a superare il momento della confutazione di un opinione scorretta per arrivare, finalmente, a determinare la verità. La confutazione, di per sé, non è sufficiente: bisogna proporre una teoria alternativa, un idea di giustizia che possa avere il consenso più vasto e che possa davvero ritenersi valida. Così sollecitato, Socrate comincia ad analizzare che cosa sia la giustizia in uno Stato per poi capire, in un secondo momento, che cosa essa sia nel singolo uomo. -1- CHI PRODUCE Innanzitutto, bisognerà individuare e poi soddisfare le necessità materiali della comunità. A questo scopo ci dovrà essere una CLASSE PRODUTTIVA, costituita da contadini, artigiani e commercianti dediti a produrre tutto ciò di cui la collettività abbisogna. Una società giusta, chiaramente, non può fare a meno di questo. -2- CHI DIFENDE Servirà, in secondo luogo, una CLASSE DI GUARDIANI, costituita da persone che siano capaci di difendere la comunità in caso di guerre. Platone ritiene che solo gli appartenenti alla prima di queste due classi potranno avere famiglia e beni propri: i guardiani, invece, dovranno condividere sia i beni che la famiglia, questo perché non possano venir distratti dal loro compito, che richiede assoluta dedizione e fedeltà. I guardiani, infatti, non sono solo dei guerrieri (contrariamente al modello vigente nella città di Sparta), ma coloro i quali, in prima persona, si fanno carico della coesione morale dello 1

2 Stato e si fanno per primi portatori degli ideali e delle norme di comportamento cui lo Stato si ispira. Questo perché? Il motivo è semplice: lo Stato deve essere difeso da chi maggiormente crede nei suoi principi e nel suo valore. È questo il motivo per cui Platone dedica molte pagine al tema dell educazione dei guardiani. Come possiamo sapere, infatti, che i governanti agiranno bene, nell interesse vero dello Stato e non del proprio? Qui entra in gioco l educazione: coloro che sin dalla nascita saranno stati abituati ad apprezzare alcune cose e a disprezzarne altre, automaticamente agiranno bene. Sarà infatti inutile dettare leggi e regole: fintanto che i governanti stessi non saranno interiormente convinti del fatto che la vera felicità sta nella virtù essi potranno, come minimo, creare delle leggi a loro esclusivo uso e consumo. Ma chi può maturare una tale convinzione, se non il filosofo? Saranno dunque i filosofi, educati sin dall infanzia proprio a questo scopo, a dover governare lo stato, la città. Alla base dell educazione dei guardiani Platone mette la poesia, la musica e la ginnastica: tutto questo per favorire un corretto sviluppo psico-fisico della persona. Sia detto per inciso che Platone dà un severo giudizio dell arte e quindi anche della poesia: va accettata solo quella che non va contro le norme e la morale comune, ponendo falsi e dubbi modelli. Questo non deve stupire: per l antico greco il bello ha una forte connotazione morale, per cui la cosa bella è e deve essere buona. Nel libro X della Repubblica, poi, Platone dirà che l arte imita la natura sensibile, ed è quindi di due gradi lontana dalla verità più alta e bella (che, come ormai sappiamo, è quella delle Idee). -3- CHI GOVERNA A questo punto sorge una questione di vitale importanza. Se, infatti, è ormai chiaro chi dovrà "lavorare" e chi dovrà "difendere lo Stato", è ancora da capirsi a chi toccherà il compito di governare. Platone suggerisce che, fra i guardiani, dovrà essere scelto un esiguo numero di filosofigovernanti: essi assumeranno il controllo della città. A loro, naturalmente, spetterà una ulteriore educazione (di cui parleremo a tempo debito). Prima di soffermarci più dettagliatamente sui filosofi-governanti, poniamoci un'altra fondamentale questione: secondo quali criteri si sceglieranno gli appartenenti alle tre classi? Non in base alla famiglia di nascita e appartenenza, suggerisce Platone, in base alla "disposizione naturale". Ciò significa che i governanti, fra i vari loro compiti, avranno anche quello di valutare attentamente le attitudini naturali dei giovani, inviandone la più parte alla classe dei produttori (sono i cosiddetti uomini di ferro) alcuni a quella dei guardiani (uomini d argento) e altri, la minima parte, a quella dei governanti (uomini d oro). Se la scelta si rivelerà sbagliata sarà sempre possibile correggerla. Platone attribuisce a ognuna delle tre classi un attitudine specifica (che non è proprio una virtù: sappiamo che per Platone, come per Socrate, essa è solo una). I governanti saranno coloro i quali eccellono in SAPIENZA, i guardiani in CORAGGIO e i produttori in TEMPERANZA, ossia la disposizione a lasciarsi guidare dai sapienti. Torniamo, ora, alla domanda iniziale posta dalla Repubblica: "in cosa consiste la giustizia all interno di uno Stato?" Essa, risponde ora Platone, consiste nella ordinata cooperazione fra le tre classi! 2

3 Se è vero che il modello ideale di Stato che Platone propone è di tipo aristocratico, cioè uno stato all interno del quale sono i migliori a governare, si tratta però di un aristocrazia aperta, della quale chiunque può entrare a far parte perché dipendente solo dalle doti naturali delle persone. Certo, gli uomini d oro, i più inclini e dotati per la sapienza, ben volentieri si dedicherebbero alla sola contemplazione della verità, ma sono gli unici a poter governare in modo adeguato e sanno che, per il bene di tutti gli altri, è loro preciso dovere farlo. Si ricorderà che Protagora riteneva la virtù politica comune a tutti gli uomini, mentre abbiamo ora visto come, per Platone, essa sia comune solo a pochi: solo costoro, che fra l altro sono proprio coloro che non vorrebbero farlo, devono esercitarla! DALL'IDEALE AL REALE Ben difficile sarebbe applicare la costituzione ideale appena delineata ai modelli di governo realmente esistenti: gli aristocratici della Repubblica sono ben diversi da quelli che si trovano normalmente nelle Città Stato greche e Platone lo sapeva molto bene! Del resto, lo Stato dipinto da Platone è, appunto, solo quello ideale: questo significa che, prendendolo come modello, potremo misurare la qualità degli Stati realmente esistenti in modo da valutarne la validità. Per Platone, dunque, il suo Stato ideale è il metro del nostro giudizio, metro rispetto al quale le reali costituzioni statali non sono che degenerazioni: esse saranno tanto più valide quanto meno si saranno discostate dal governo ideale. La migliore forma reale di governo è la cosiddetta timocrazia (cioè governo dell onore ) la quale, se pure non conduce a uno Stato governato dall amore per la sapienza, come invece dovrebbe essere, lo è almeno da un nobile sentimento. Seguono ad un grado di minore perfezione l oligarchia (governo di pochi) e, infine, su un gradino più basso, la democrazia (governo del popolo, col quale tutti fanno ciò che vogliono, dando così origine a un enorme disordine). La peggior forma di governo è però, secondo Platone, la tirannia, da lui descritta come degenerazione della democrazia. L'ANIMA E LA GIUSTIZIA Si ricordi, ancora una volta, che Platone era partito nella Repubblica ponendosi l'interrogativo intorno alla giustizia. La descrizione dello Stato ideale mette bene in mostra, a suo parere, anche cosa sia la giustizia dentro la nostra anima, cioè nel singolo individuo. In effetti anche l anima, come lo Stato ideale, è a suo avviso caratterizzata da tre parti distinte. C è in essa una PARTE RAZIONALE, cui corrisponde la sapienza, una PARTE ANIMOSA, cui corrisponde il coraggio, ed una PARTE CONCUPISCIBILE, cui corrisponde la temperanza. La giustizia, nell uomo, sarà allora il corretto rapporto fra queste tre parti. Ma perché Platone opera una così complessa articolazione ed analogia? Ricordiamo la natura prettamente razionale dell anima socratica e la difficoltà di applicarla alla realtà sensibile. Se nell uomo ci fosse una contrapposizione troppo netta fra una realtà fisiologica e sensibile ed una razionale, la via del filosofo, quella della verità, dovrebbe condurre per forza ad un ascesi, un completo distacco dal mondo. Invece Platone ammette che all interno dell anima non si trovano solo gli impulsi della razionalità e del bene, cioè quelli più nobili e belli, ma anche gli impulsi meno nobili, quelli più istintuali. 3

4 Platone sapeva bene che nella mentalità comune il filosofo poteva essere dileggiato (come lo era stato Socrate) per la sua vita povera, mentre il tiranno (che è l esatto opposto del filosofo) era invidiato per la sua infinita libertà di procurarsi piaceri. Questo era, dal punto di vista platonico, assai pericoloso: egli si impegnò quindi sia nella Repubblica che in altri dialoghi a mostrare come la vita del filosofo sia in realtà preferibile a quella del tiranno. È probabilmente per questo che la Repubblica si chiude con il mito di Er, mito escatologico sull immortalità dell anima. Er è un uomo che, una volta reincarnatosi, diversamente da tutti gli altri ricorda ciò che gli è accaduto dopo la morte, quando la sua anima poté salire nell'iperuranio e contemplare le Idee. Tornato alla comune e corporea vita umana egli può raccontare ciò che ha visto. Platone immagina che, dopo la morte, ogni anima destinata alla reincarnazione possa "scegliere il proprio demone", ovvero il proprio destino. Chi si sarà, nella vita precedente, maggiormente avvicinato alla virtù di certo sceglierà la vita del filosofo, mentre chi sarà rimasto più legato alla felicità effimera certo sceglierà una vita come quella del tiranno. Non esiste dunque un destino sul quale non abbiamo controllo, ma noi stessi lo scegliamo, addirittura prima di nascere. ALTRE TEMATICHE PRESENTI NELLA REPUBBLICA All interno della Repubblica, oltre alle descrizione dello Stato che abbiamo appena affrontata, vi sono altri motivi teorici. Uno l abbiamo già accennato: si tratta dell Idea del bene come unificazione di tutta la realtà, anche delle altre Idee quindi. Il rapporto fra mondo sensibile, mondo ideale e filosofo è esemplificato nel celebre mito della caverna. Platone immagina che, in una profonda caverna sotterranea, vi siano dei prigionieri, incatenati così strettamente da poter guardare solo in avanti. Dietro di essi, quindi al di fuori della loro vista, c è un muro, dietro al quale camminano altri uomini reggendo in alto degli oggetti, che la luce di un fuoco retrostante proietta sul fondo della caverna. I prigionieri (noi siamo tali nella realtà sensibile, sempre seguendo l orfismo: ricordate che il corpo è la "prigione dell'anima") per tutta la loro vita vedono e conoscono solo quelle ombre e, quindi, credono fermamente che quella sia la realtà (questo sapere illusorio è la doxa, cioè "l'opinione"). Se uno dei prigionieri venisse prima liberato e poi portato all aperto, dice Platone, rimarrebbe all inizio sconcertato e abbagliato dal sole (l Idea del bene) e da tutti gli oggetti che non ha mai veduto (cioè le Idee, la cui conoscenza è la sapienza, sophìa) ma ben presto si renderebbe conto che questa è la vera realtà, e non vorrebbe più rientrare nella caverna! Il preciso dovere morale di guidare e istruire i suoi simili, però, lo spingerà a farlo! Per Platone esistono, da quanto ormai sappiamo, tre GRADI DI CONOSCENZA, cui corrispondono tre figure distinte: -1- L IGNORANZA, che è il "grado zero" del sapere, cioè la totale assenza di conoscenza. -2- L OPINIONE, essa è la doxa, corrispondente alla conoscenza delle incerte e mutevoli cose sensibili, tipica del "filodosso". 4

5 -3- LA SAPIENZA, infine, che è l'episteme, ovvero la conoscenza delle Idee e propria del filosofo. Sia l opinione che la sapienza sono, a loro volta, organizzate su due livelli distinti: I due livelli dell'opinione Il livello più basso dell opinione è quello dell arte (in greco eikasía) ovvero del rapporto fra le immagini delle cose e l immaginazione, e anche dei prodotti dell arte (quadri, statue, ecc.). Il livello più alto è invece quello della credenza (in greco pistís), che si riferisce alle cose del mondo sensibile in modo diretto. I due livelli della sapienza Il livello più basso della sapienza, invece, è quello che concerne la conoscenza degli enti matematici (in greco diánoia): è il cosiddetto pensiero dianoetico o discorsivo, quello fatto da ragionamenti logici e razionali. Il secondo e più alto grado della sapienza, invece, concerne la conoscenza delle Idee (in greco nóesis). 5

6 È di grande interesse l introduzione da parte di Platone, a fianco delle Idee, della matematica. Platone aveva sempre coltivato questo interesse, anche per l influenza del pitagorismo, e si sa che nell Accademia vissero e studiarono grandi matematici, segnatamente Eudosso di Cnido. Si pensa che Platone si sia interessato in modo particolare alla matematica proprio nella sua maturità. Ma in che modo? Innanzitutto riprendiamo l educazione, prima lasciata in sospeso: avevamo detto che l educazione dei guerrieri consta di arte, musica e ginnastica. Ora, chi dovrà governare fruirà di un ulteriore educazione. I futuri governanti studieranno matematica, geometria, armonia musicale ed astronomia, tutte discipline che favoriranno in loro la capacità di astrazione dagli oggetti fisici e, quindi, un ulteriore avvicinamento alle Idee. Ultima e più nobile di tutte le scienze, quella che dovrà essere studiata dai filosofi-governanti dopo tutte le altre, sarà la dialettica: si tratta del procedimento conoscitivo che conduce alla conoscenza delle Idee e, soprattutto, della suprema dell Idea del bene. 6

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