Indagati 2 magistrati a Trani. Un ennesima storia di malagiustizia che ci ricorda qualcosa
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- Rocco Boni
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1 Indagati 2 magistrati a Trani. Un ennesima storia di malagiustizia che ci ricorda qualcosa di Antonello de Gennaro pm Giovanna Cannarile quanto accaduto a Trani è l ennesima pagina nera della malagiustizia italiana, che mi ricorda sopratutto in questo caso qualcosa di personale che ho vissuto sulla mia pelle l anno scorso allorquando i sostituti procuratori della repubblica di Taranto Giovanna Cannarile e Rosalba Lopalco poco attente al rispetto ed applicazione delle leggi ed all approfondimento della verità (motivo per cui le ho denunciate alla Procura di Potenza e dinnanzi al CSM ) mi avevano prima interdetto della professione per 6 mesi, chiedendo persino un provvedimento cautelare nei miei confronti, azioni giudiziarie queste che sono state annullate e smontate dalle ordinanze e sentenze dal Gup dr.ssa Vilma Gilli, quindi dal Tribunale del Riesame di Taranto presieduto dal giudice dr. Michele Petrangelo (entrambi giudici del noto processo Ambiente svenduto sull ILVA di Taranto), con delle sentenze che sono state confermate dalla Corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso della procura tarantina dinnanzi alla Suprema Corte ritenendolo totalmente inammissibile.
2 pm Rosalba Lopalco Una decisione questa della Suprema Corte di Cassazione che dovrebbe far riflettere seriamente quei magistrati tarantini che, l estate 2016 erano arrivati al punto di chiedere persino il mio arresto come provvedimento cautelare o in alternativa di mettermi agli arresti domiciliari senza poter usare mezzi di comunicazione, cioè praticamente volevano mettere a tacere il sottoscritto violando la libertà di stampa garantita costituzionalmente dall art. 21. E sapete perchè? Per aver dichiarato alla stampa nazionale che in un delicato processo nei miei confronti a Roma, in cui fra i miei testimoni della mia difesa vi erano anche il pm Henry John Woodcock, un alto funzionario dei Servizi ed una sfilza di top managers della RAI e Mediaset, in cui sono stato assolto con formula piena (art. 530 comma 1 e 2) superando persino la prescrizione. Particolare non irrilevante la mia assoluzione definitiva e con formula piena era stata richiesta anche dal pm togato d udienza.
3 la Suprema Corte di Cassazione pm Alessandro Pesce Nella recente vicenda di Trani le accuse sono rivolte a due
4 magistrati che sono stati indagati dalla pm Roberta Licci dalla Procura della repubblica di Lecce per delle presunte pressioni esercitate ( a suo dire) su alcuni testimoni dell inchiesta sulla Tangentopoli tranese: stiamo parlando dei pm Michele Ruggiero (che presto prenderà servizio a Bari) ed Alessandro Pesce, titolari entrambi di alcune delle indagini pugliesi più scottanti degli ultimi anni in Puglia, da quella su Standard and Poor s a quella sul disastro ferroviario della Ferrotramviaria sulla linea Andria-Corato. I due magistrati Ruggiero e Pesce sono stati accusati di tentato abuso d ufficio, tentata violenza privata e tentato falso e per ben due volte i colleghi salentini hanno chiesto la loro sospensione dai pubblici uffici, ottenendo un secco no prima dal gip Michele Toriello e successivamente dal Tribunale del Riesame. pm Michele Ruggiero Non contenta la pm leccese Roberta Licci, insieme al procuratore Leonardo Leone DeCastris della Procura di Lecce, hanno quindi reiterato per la terza volta il loro impianto accusatorio e le accuse nei confronti dei due magistrati della Procura di Trani, depositando alla Corte di Cassazione un ricorso contro la decisione del Tribunale del Riesame leccese. La Suprema Corte dovrebbe pronunciarsi tra qualche giorno. Un iter giudiziario assolutamente simile a quello di chi scrive, che però questa volta è ancora più grave, in quanto vede contrapposti magistrati contro magistrati, attività questa che deve essere ormai usanza molto diffusa fra i magistrati in Puglia. Infatti in un recente passato il procuratore capo di Bari (ora alla Direzione Nazionale Antimafia) Antonio Laudati, era stato accusato sempre dalla Procura di Lecce per abuso d ufficio e favoreggiamento personale con l accusa di aver rallentato l inchiesta della procura barese sulle escort portate tra il 2008 e il 2009 dall imprenditore barese Gianpaolo Tarantini nella residenza dell allora premier Silvio Berlusconi. Anche in questo caso un Tribunale, quello di Lecce
5 (seconda sezione penale), nel marzo 2016 ha assolto da tutte le accuse l ex procuratore di Bari Laudati smontando di fatto tutte le tesi accusatorie dei magistrati di Lecce. il procuratore Antonio Laudati Ma anche in questo caso lo scontro magistrati contro magistrati della Procura di Lecce non si è esaurito. Infatti la sentenza di primo grado è stata impugnata sia dalla Procura di Lecce sia dal procuratore Laudati, presente in aula, il quale ha chiesto ai giudici della Corte di Appello di dimostrare la totale correttezza del proprio operato. La Corte d appello di Lecce (presidente Nicola Lariccia) dopo essersi riunita in camera di consiglio sull applicazione del nuovo articolo 603 comma 3 bis del Codice di procedura penale (entrato in vigore con la riforma Orlando), ha disposto con ordinanza l applicazione della rinnovazione in appello dell istruzione dibattimentale ed ha disposto la riapertura del dibattimento. I giudici hanno ritenuto che l articolo in questione costituisca un obbligo di legge per il giudice e non una discrezionalità. E stato quindi disposto l ascolto di cinque testimoni, tra cui anche l ex pm barese Giuseppe Scelsi (attualmente Sostituto Procuratore Generale a Bari), che è il principale accusatore del procuratore Antonio Laudati. Il processo è stato aggiornato al 27 novembre scorso. A seguito di quella vicenda giudiziaria l ex procuratore di
6 Bari Antonio Laudati, si era visto negare dal Consiglio Superiore della Magistratura la sua assegnazione alla Direzione Nazionale Antimafia, dove è attualmente in servizio; una richiesta che il magistrato aveva presentato per evitare un trasferimento d ufficio per incompatibilità, dopo essere stato accusato dalla procura di Lecce di aver aiutato l ex-premier Silvio Berlusconi e l imprenditore barese Giampaolo Tarantini a eludere le indagini sulle escort. Va ricordato che il plenum del Csm nell aprile 2014, su questa vicenda, aveva bocciato la proposta della maggioranza della Terza Commissione che, condividendo la decisione del Tar, aveva chiesto di non impugnarla; ed aveva invece incredibilmente approvato quella della minoranza che proponeva di resistere. Ma probabilmente a Palazzo dei Marescialli le principali regole democratiche che vede sempre il voto della maggioranza prevalere sulla minoranza non sono molto considerate e rispettate. L anno precedente, cioè nel 2013 il plenum del CSM aveva destinato Antonio Laudati alla Procura Generale della Corte d appello di Roma, dopo avergli negato il ritorno alla Direzione nazionale antimafia, ufficio presso il quale il magistrato aveva lavorato a lungo prima di approdare a Bari, sulla base di una circolare dello stesso Csm che esclude la possibilità di chiedere un trasferimento in prevenzione (cioè per evitarne uno di ufficio) all ufficio romano di via Giulia sede della DNA, perchè l accesso è consentito solo con un regolare concorso. Un eccezione che è stata giudicata irrazionale dal Tar del
7 Lazio, che ha ritenuto illegittimo il divieto. Tornando all attuale vicenda di Trani bisognerà attendere che le questioni giudiziarie e disciplinari si definiscano, e di fatto resta bloccata la nomina del pm Ruggiero quale consulente della Commissione Parlamentare d Inchiesta Banche, nomina richiesta dal Movimento Cinque Stelle e da Forza Italia. Il plenum del Csm ha infatti ricevuto l atto di incolpazione nei confronti del pm guarda caso proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto deliberare la provvisoria immissione fuori ruolo, atto questo necessaria per assumere l incarico di consulente, e conseguentemente ha dovuto sospendere per procedura la pratica, privando la commissione di un consulente tecnicamente molto preparato. La Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Banche Il pm Ruggero ed il collega Pesce hanno già inoltrato al Consiglio superiore della Magistratura una serie di documenti difensivi, fra i quali spiccano proprio le pronunce del Gip e del Tribunale del Riesame di Lecce, che con le proprie decisioni non hanno condiviso le tesi accusatorie della Procura di Lecce. L assunto accusatorio, guarda caso, è stato costruito a partire da una serie di esposti anonimi, (che per procedura le Procure dovrebbero archiviare), a cui hanno fatto seguito delle indagini dei Carabinieri disposte dalla Procura di
8 Lecce. L indagine ruota attorno alle acquisizioni testimoniali di alcune persone informate dei fatti, sentite nell ambito dell inchiesta Sistema Trani 2, relative ad un presunto giro di mazzette attorno al Comune di Trani. La pm della procura di Lecce dr.ssa Licci contesta ai colleghi di Trani di avere usato metodi poco ortodossi nei confronti dei testimoni, che in quella indagine risultavano vittime dei presunti tentativi corruttivi del funzionario comunale tranese Sergio De Feudis. Secondo l ipotesi accusatoria della procura leccese, i magistrati Ruggiero e Pesce avrebbero minacciato le persone ascoltate di farle finire in carcere se non avessero detto la verità, attività questa in cui il Pool Mani Pulite della Procura di Milano durante la nota vicenda giudiziaria di Tangentopoli che mandò a casa la cosiddetta Prima Repubblica fece largo uso senza che nessun altra procura e tantomeno il Csm fiatassero! I due pm della Procura di Trani negli interrogatori davanti al gip e che memorie presentate al Tribunale di Riesame hanno spiegato di avere solo spiegato ai testimoni le conseguenze penali a cui sarebbero andati incontro se avessero rilasciato false dichiarazioni. il Palazzo di Giustizia di Lecce E bene ricordare che sia il Giudice per le indagini preliminari del
9 Tribunale di Lecce che il Tribunale del Riesame non hanno ritenuto che i magistrati Ruggiero e Pesce debbano essere sospesi dal servizio. Ma i loro colleghi-rivali di Lecce invece, restano dell idea (pur non essendo mai stati presenti agli interrogatori condotti dai magistrati di Trani) che le pressioni esercitate dai colleghi siano state eccessive al punto da diventare reati. Se tale prospettiva sia valida, al punto da rendere necessaria la loro sospensione dal servizio, lo deciderà tra pochi giorni la Cassazione. Ma resta da chiedersi legittimamente qualcosa: chi risarcirà un giorno i magistrati Laudati, Ruggiero e Pesce qualora venissero completamente scagionati dalle accuse dei loro colleghi che li hanno denunciati ed accusati? E quale destino, quale sanzione verrà applicata dal Csm nei confronti dei magistrati che hanno accusato ingiustamente dei loro colleghi? il procuratore Pietro Argentino Del resto, per capire la situazione della giustizia in Italia basta vedere la situazione lottizzata dalle correnti della Magistratura e dei partiti in seno al Consiglio Superiore della Magistratura, dove nel giorno dell insediamento venne bocciato il membro laico Teresa Bene perché privo nel curriculum dei requisiti previsti dalla legge, e dove è stato recentemente nominato procuratore capo a Matera il dr. Pietro Argentino, che secondo il Tribunale di Potenza aveva mentito in un processo per difendere un suo collega, Matteo Di Giorgio recentemente finito in carcere, dove dovrà scontare una lunga condanna. Argentino era finito sotto la scure dalla Commissione Disciplinare, ma venne salvato da un allegra e benevola archiviazione grazie a qualche pressione esterna ( politica).
10 Guarda caso il Csm rigettò la richiesta di ascoltare dei testimoni avanzata dalla Procura Generale della Corte di Cassazione nel suo procedimento, sposando l assoluzione disciplinare del procuratore Argentino. Ma è bene ricordare, che sinora nessuna sentenza di un Tribunale ha mai smentito quanto deciso a suo tempo dal Tribunale di Potenza, e cioè che l ex procuratore aggiunto di Taranto, aveva mentito in favore del suo collega Matteo Di Giorgio, che infatti è stato condannato in 1 grado, in Appello e dalla Suprema Corte di Cassazione ed è attualmente detenuto in carcere in Basilicata per scontare la sua condanna. la Cedu Corte Europea dei Diritti dell Uomo Per quanto mi riguarda nella mia vicenda giudiziaria, sarà presto la Procura di Potenza a decidere se quanto ho subito a suo tempo dai magistrati tarantini è stato un abuso, e sarà la Cedu Corte Europea dei Diritti dell Uomo a decidere il risarcimento che i mie legali richiederanno nei confronti della malagiustizia italiana, ed in questo casa tarantina. Come non condividere l opinione della stragrande maggioranza dei cittadini italiani, e cioè che la legge non è uguale per tutti?
11 Puglia, la Cementir produceva cemento con i rifiuti pericolosi di Ilva ed Enel ROMA Ad avviare le indagini fu il sequestro effettuato cinque anni fa dalla Guardia di Finanza di Taranto, di due aree dello stabilimento Cementir di Taranto, che venivano utilizzate a discarica di rifiuti industriali, originati gran parte dei quali dal vicino stabilimento siderurgico dell ILVA di Taranto. Contestualmente partirono delle intercettazioni telefoniche e ambientali, vennero effettuati approfonditi accertamenti e studio di documenti, il cui l incrocio di riscontri e dati, avvallati da una perizia tecnica hanno consentito di avvalorare che le materie prime utilizzate da Cementir per la produzione di cemento non erano a norma di Legge. Ed investigando sull acquirente finale si sono accertati i produttori che avrebbero violato la legge in maniera diversa: Enel ed Ilva. L operazione Araba fenice della Guardia di Finanza di Taranto. Sono stati posti sotto sequestro dalla Procura di Lecce la centrale Enel
12 Federico II di Cerano a Tuturano, alle porte di Brindisi, la Cementir Italia spa di Taranto e i parchi loppa d altoforno dell ILVA, sempre a Taranto, tutti e tre con parziale facoltà d uso. L inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore Alessio Coccioli. L operazione svolta dalla Guardia di Finanza di Taranto è stato coordinata dalla Dda-Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, che ha iscritto nel registro degli indagati 31 persone per i reati di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata, contestando anche illeciti amministrativi alle tre società. Il gip ha disposto il sequestro degli stabilimenti con parziale facoltà d uso per 60 giorni e il sequestro per una cifra pari a mezzo miliardo di euro, quale equivalente dell ingiusto profitto dell Enel. Per quanto riguarda la centrale Enel Federico II hanno illustrato gli investigatori coordinati dal procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris le cosiddette ceneri leggere volanti vendute alla Cementir sarebbero state prodotte attraverso l utilizzo non solo del carbone come da classificazione ma anche di gasolio e ocd. Secondo il consulente della Dda salentina l uso di tali combustibili, avrebbe conseguito la formazione di ceneri contaminate da sostanze pericolose, derivanti sia dall impiego di combustibili diversi dal carbone sia dai processi di denitrificazione a base di ammoniaca.
13 La consapevole piena coscienza di alcuni dirigenti Enel della pericolosità delle ceneri, è testimoniata anche da alcune intercettazioni telefoniche, in cui i manager farebbero riferimento alla necessità di confondere gli inquirenti presentando loro dati alterati e non veritieri e sopratutto di evitare di comunicare con l Arpa, l Agenzia regionale protezione ambiente. L ipotesi accusatoria della Dda di Lecce contesta che Enel con tale sistema non soltanto avrebbe risparmiato sui costi di smaltimento delle ceneri pericolose, ma addirittura avrebbe persino guadagnato grazia alla vendita di quei materiali a Cementir, che a sua volta li avrebbe impiegati per produrre del cemento altrettanto pericoloso. Comportamento questo simile per l ILVA che avrebbe venduto a Cementir loppa d altoforno, materiale lapideo, loppa di sopravaglio, profilati ferrosi, pietrisco, e scaglie di ghisa, che secondo quanto riportato nell atto giudiziario ne inficiano la capacità di impiego allo stato tal quale nell ambito del ciclo produttivo del cemento. La loppa per poter essere utilizzata nel processo produttivo del cemento, a causa della presenza di quei materiali, avrebbe dovuto essere sottoposta a vagliatura finalizzata alla rimozione dei rifiuti eterogenei e dei frammenti di dimensioni più consistenti, e deferrizzazione finalizzata alla rimozione dei residui metallici, profilati di ferro, crostoni nonché gocce, e la cosiddetta ghisetta, cioè frammenti e polveri di ghisa, Secondo la perizia effettuata dal consulente della Procura di Lecce tali processi sarebbero stati svolti in maniera parziale e insufficiente sia dal produttore ILVA che dall acquirente Cementir.
14 La commercializzazione delle ceneri prodotte a Cerano e vendute alla Cementir. L accusa per i dirigenti Enel è di aver venduto indifferentemente ceneri prodotte dalla combustione del carbone, considerate non inquinanti, e quelle prodotte invece dalla combustione di idrocarburi, che contengono vanadio, mercurio e ammoniaca e rappresentano un pericolo per l ambiente. Il tutto eludendo la normativa relativa al corretto smaltimento dei rifiuti, che avrebbe permesso a Enel di risparmiare oltre mezzo miliardo di euro nell arco di cinque anni, dal 2011 al Ammontano a circa 2,5 milioni di tonnellate le ceneri commercializzate con questo procedimenti illegale. Enel: I nostri processi corretti. Questa la nota diramata da Enel Produzione, che spiega all Agenzia ANSA : Enel Produzione apprende dei provvedimenti di sequestro emessi questa mattina a carico di Cementir e dell Ilva, che hanno interessato anche la centrale di Brindisi Cerano. I provvedimenti relativi alla centrale di Enel Produzione riguardano l uso delle ceneri nell ambito di processi produttivi secondari. Enel Produzione confida che nel corso delle indagini potrà dimostrare la correttezza dei propri processi produttivi e presterà ogni utile collaborazione alle Autorità inquirenti. Il provvedimento di sequestro viene inoltre chiarito nella nota dall ENEL non pregiudica la corretta operatività della centrale, nel rispetto di prescrizioni coerenti con il modello operativo di Enel Produzione
15 Questi gli indagati: Per ENEL : Giovanni Mancini (Savona), Enrico Viali (Svizzera), Giuseppe Molino (Novara), Paolo Pallotti, (Roma), Luciano Pistillo (Rovigo), Antonino Ascione, residente a Portici (Na), Francesco Bartoli, Calcinate (Bergamo), Fausto Bassi (Pistoia), Fabio Marcenaro (Genova), Fabio De Filippo (Lecce), Carlo Aiello (Brindisi); per CEMENTIR Mario Ciliberto (Roma), Giuseppe Troiani (Rieti), Leonardo Caminiti (Genova), Mauro Ranalli (Roma), Leonardo Laudicina (Spoleto), Paolo Graziani (Roma), Vincenzo Lisi (Brindisi), per ILVA: Nicola Riva (Milano), Bruno Ferrante ( Lecce), i commissari Enrico Bondi (Arezzo), Piero Gnudi (Bologna), Corrado Carrubba (Roma), Enrico Laghi (Roma), Luigi Capogrosso (Manduria), Salvatore De Felice (San Giorgio Jonico), Adolfo Buffo (Taranto), Antonio Luppoli (Mottola), Ruggiero Cola (Taranto), Marco Adelmi (Taranto), Tommaso Capozza (Grottaglie). I reati contestati agli attuali 3 commissari dell ILVA, Gnudi, Carrubba e Laghi, non sono coperti dalla malleva inclusa a suo tempo dai vari decreti salva ILVA emanati dai Governi Letta e Renzi. Reazioni della politica. In merito si è espresso Gianluca Bozzetti consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle : Ancora una volta, nonostante le denunce portate avanti nel corso degli anni sia dalle associazioni ambientaliste e dai liberi cittadini che dal Movimento 5 Stelle nelle istituzioni, si è dovuto attendere, così come per l Ilva, l intervento della magistratura che conferma il rischio di un possibile ricorso a gravi pratiche illecite nella gestione dei rifiuti da parte di queste aziende. Alcuni dei capi di accusa sono gravissimi: si parla di traffico illecito di rifiuti e gestione dei rifiuti non autorizzata. Ipotesi che se confermate spiegherebbero ampiamente anche i catastrofici dati epidemiologici dell area resi noti solo qualche mese fa. Vorremmo anche capire chi avrebbe dovuto controllare e perché tali controlli non sono stati fatti. Come sempre attendiamo fiduciosi che gli inquirenti facciano le loro indagini e gli auguriamo buon lavoro.
16 L auspicio è che, qualora tali ipotesi dovessero essere confermate, i responsabili possano pagare per i gravissimi crimini commessi nei confronti di tutti i cittadini pugliesi. Speriamo inoltre che tutta questa vicenda possa servire continua il consigliere brindisino ad evidenziare ancora una volta la necessità di programmare immediatamente la chiusura, la dismissione e la bonifica di questa Centrale, avviando un processo di riconversione economica e culturale dell intera area di Cerano; un processo che, naturalmente, non può e non deve prescindere da una tutela dei livelli occupazionali e di tutti i lavoratori. Alla luce di tali avvenimenti chiediamo a Mauro Vizzino, Presidente della Commissione Ambiente della Regione Puglia, di farsi promotore di un tavolo di concertazione che coinvolga la società Enel s.p.a., la Regione e il Ministero competente, affinché si possa, una volta per tutte, pianificare insieme un programma di riconversione che tuteli gli attuali livelli occupazionali; un programma teso ad abbandonare definitivamente le fonti fossili per promuovere una politica energetica basata sulle rinnovabili. D altronde è stato dimostrato ampiamente che il ricorso a fonti rinnovabili, di cui la nostra Regione è ricca, produce molta più ricchezza e posti di lavoro rispetto all attuale politica basata ancora sulle fonti fossili conclude Bozzetti e che, tra l altro, non contribuisce a rendere il nostro Paese energeticamente indipendente dall estero. Il momento è propizio e le istituzioni a tutti i livelli devo assumersi ognuno la propria fetta di responsabilità, accompagnando il territorio in questo necessario e non più prorogabile cambiamento. Il Csm sceglie Leone De Castris per sostituire Motta a Lecce. Sfumano le aspettative dell aggiunto Argentino in scadenza a Taranto La quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha scelto all unanimità tra i dei candidati alla successione di Cataldo Motta, andato in pensione dallo scorso 31 dicembre, alla guida della Procura della Repubblica di Lecce e della Direzione Distrettuale Antimafia salentina, indicando il nome del dr. Leonardo Leone De
17 Castris 57 anni, originario di Bari, attuale procuratore capo di Foggia. Adesso la decisione presa dovrà passare al vaglio del plenum del CSM, i cui componenti dovranno votare pro o contro. A rafforzare la candidatura del dr. De Castris la sua esperienza sinora maturata alla guida di ben due Procure, prima quella di Rossano Calabro e successivamente quella di Foggia, preceduta dal passaggio alla Dda di Lecce e alla Procura di Brindisi, dove fra le numerose altre indagini, ha diretto quella sul naufragio della Kater Rades avvenuto il 28 marzo del 1997, e sull omicidio dello scafista contrabbandiere Vito Ferrarese (13 giugno 1995). De Castris è uno dei quindici magistrati da mesi in corsa per la poltrona di vertice degli inquirenti leccesi, insieme ad altri sei salentini tra cui il procuratore aggiunto Antonio De Donno, ( a destra nella foto) attuale reggente della Dda ma contestualmente in lizza per la guida della Procura di Brindisi (che per l imminente pensionamento di Marco Di Napoli, dovrà presto essere coperta da una nuova nomina, e Maria Cristina Rizzo, a capo della Procura presso il Tribunale dei minori di Lecce-Brindisi-Taranto. Tra gli auto- candidati al dopo-motta figuravano, tra gli altri, la procuratrice Maria Teresa Principato, aggiunta a Palermo, Giorgio Lino Bruno e Renato Nitti attualmente in servizio a Bari, Giovanni Bombardieri a Catanzaro, e persino Pietro Argentino attuale procuratore aggiunto a Taranto, il cui incarico semi-direttivo è in scadenza il prossimo 8 maggio 2017 avendo già raggiunto il tetto massimo di 4+ 4 anni.
18 Infatti proprio oggi pomeriggio alle 15 Argentino (a sinistra nella foto) dovrà comparire dinnanzi alla Commissione Disciplinare del CSM. dove saremo anche noi a seguire l udienza pubblica per un procedimento a suo carico, il quale oltre ad avere dei procedimenti giudiziari in corso a Catanzaro per delle reciproche querele con dei magistrati del Tribunale e della Procura di Potenza, Argentino ci risulta aver presentato domanda anche per le procure di Trani e Matera, ma ha più di qualche problema e secondo fonti autorevoli del Consiglio Superiore della Magistratura ha ben poche possibilità di una promozione a procuratore capo. Quindi rischia seriamente di tornare a fare il sostituto, e difficilmente accetterà di restare a Taranto dopo 8 anni da procuratore aggiunto. Intensa attività dei Carabinieri di Lecce SI IMPOSSESSARONO DI UN GREGGE CON VIOLENZA E MINACCE: 3 ARRESTATI
19 Nella mattinata, militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Campi Salentina, a seguito di ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, su richiesta del P.M. Dott. Antonio Negro della Procura della Repubblica di Lecce, traevano in arresto: Francesco Paolo Mero classe 1959, da Avetrana (TA), coniugato, agricoltore Antonio Mero, classe 1991, da Avetrana in via Santa Maria nr. 48, celibe disoccupato; Alessandro Mero, classe 1995, da Avetran, celibe, disoccupato, tutti resisi responsabili in concorso tra loro dei reati di cui agli art. 610, 628/3, 544/bis, 624, 625, 582 e 112 C.P. L indagine è nata dalla denuncia sporta dai titolari di un azienda agricola sita in località Boncore agro del Comune di Nardò i quali denunciavano l aggressione subita dal loro collaboratore rumeno, mentre era intento a pascolare il gregge in aree regolarmente autorizzate dai rispettivi proprietari. Nel corso dell aggressione la vittima, veniva costretta a fuggire per evitare di essere investita dal fuoristrada con a bordo gli indagati. Il gregge rimasto senza custode, entrava in possesso di Alessandro Mero, Antonio Mero e del minore F.P. di anni 17, i quali con brusche manovre facevano spostare l intero gregge in loro terreni adiacenti recentemente diserbati costringendolo a brucare l erba contaminata. Nel corso di tale azione una pecora veniva investita e decedeva, mentre il restante gregge, dopo aver ingerito l erba, subiva una forma di avvelenamento.
20 Alessandro Mero Antonio Mero Francesco Paolo Mero Durante le fasi dell aggressione in soccorso al pastore giungevano i tre fratelli titolari dell azienda presso cui lo stesso lavora. Al loro arrivo i Mero ed il minore aggredivano i proprietari della masseria, impossessandosi dello zaino del pastore che nel frattempo si era avvicinato alla scena unendosi ai suoi datori di lavoro. Il pastore rumeno ed uno dei tre fratelli venivano feriti con una mazza ferrata e con un grosso masso riportando lesioni sino ad una prognosi di oltre venti giorni. I quattro indagati si davano alla fuga dopo essersi accorti che le vittime erano riuscite ad avvisare i Carabinieri che giungevano di lì a poco e grazie al loro tempestivo intervento i legittimi proprietari recuperavano parte del gregge. A carico del minore F.P., indagato per gli stessi reati, è stato aperto un procedimento penale presso il Tribunale per i Minorenni di Lecce. Gli arrestati, su disposizione del GIP del Tribunale di Lecce Dott.ssa Antonia Martalò venivano condotti presso le rispettive abitazioni e sottoposti al regime degli arresti domiciliari a disposizione dell A.G. inquirente. ARRESTATO 60ENNE, COCAINA NELL APPARTAMENTO
21 I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Maglie, hanno eseguito nel pomeriggio una operazione antidroga con il prezioso intervento del Nucleo Cinofili Carabinieri di Modugno, al termine del quale hanno tratto in arresto Francesco Bacile, 60enne, pensionato, censurato, per detenzione ai fini di spacio di stupefacenti. Bacile, vecchia conoscenza dei militari dell Arma, più volte sospettato di dedicarsi ad attività di spaccio di stupefacenti, ieri mattina è stato sottoposto ad una perquisizione personale e domiciliare con l ausilio dei cani antidroga dell Arma, grazie ai quali sono stati rinvenuti in casa 30 grammi di cocaina, in un unica soluzione, bilancino di precisione e numerosi ritagli di cellophane che il Bacile utilizzava per confezionare le dosi. La sostanza, evidentemente parte di un quantitativo maggiore che lo stesso Bacile ha verosimilmente spacciato nei giorni precedenti, è stata sottoposta a sequestro. Bacile pertanto è stato tratto in arresto, e considerato lo stato di salute, è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari presso l abitazione di Uggiano La Chiesa.
22 DOMICILIARI, SPACCIAVA AI ARRESTATO CON QUASI UN KG DI MARIJUANA Stanotte i Carabinieri della Stazione di Martano, a seguito di uno specifico servizio finalizzato alla repressione dello spaccio di stupefacenti, traevano in arresto Salvatore Solombrino, classe 56, nullafacente, censurato per reati in contro la persona, contro il patrimonio e in materia di droga. Solombrino, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari da dicembre scorso, concessa a seguito di un ennesimo periodo di detenzione presso la casa Circondariale di Lecce, sempre per stupefacenti, nel corso della notte, a seguito di perquisizione personale e domiciliare presso l abitazione di Castrignano de Greci, è stato trovato in possesso di quasi un kg di sostanza stupefacente del tipo marijuana, occultata in una busta in cellophane all interno della camera da letto. Solombrino è stato arrestato pertanto con l accusa di detenzione ai fini di spaccio di marijuana e, a seguito delle formalità di rito, associato presso la Casa Circondariale di Lecce a disposizione dell Autorità Giudiziaria.
23 ORDINE CARCERAZIONE DOMICILIARE In questi giorni i Carabinieri della Stazione di Parabita (Le), in virtù del provvedimento di esecuzione pene in regime di detenzione domiciliare emesso dal Tribunale di Sorveglianza per il distretto della Corte di Appello di Ancona, arrestavano Stefano Margarito, classe 73. Il reo veniva accompagnato presso la propria abitazione ove dovrà scontare una pena relativa ad una condanna per furto in abitazione commesso il 17 ottobre 2015 ad Ancona. GIA AI DOMICILIARI SPACCIAVA: ARRESTATO Invece nel pomeriggio di ieri i Carabinieri della Stazione di Ugento (Le) notificavano un ordine di sospensione pena in regime di misura alternativa alla detenzione, emesso dall Ufficio di Sorveglianza di Lecce, nei confronti di Patrizio Causo classe 86. Il provvedimento scaturisce a seguito della segnalazione effettuata dagli stessi militari con la quale accertavano che il predetto, benché sottoposto alla detenzione domiciliare, in data 31 gennaio 2017 cedeva previo pagamento di 110 euro 5 grammi di sostanza stupefacente tipo eroina ad un ragazzo della zona. L Autorità Giudiziaria rilevata l inefficacia della misura alternativa in corso, disponeva l immediata traduzione del Causo presso la Casa Circondariale di Lecce.
24 DISCARICA ABUSIVA: 2 DENUNCE Infine i Carabinieri della Stazione di Taurisano durante un servizio di controllo delle zone rurali del Comune di giurisdizione notavano in contrada Lamia una situazione di degrado causata dall abbandono di rifiuti speciali non pericolosi consistenti in innumerevoli scarti di materiale edile (mattoni, piastrelle, marmi e calcinacci) all interno di un terreno agricolo di circa mq. Il fondo su disposizione del P.M. di turno della Procura di Lecce veniva sequestrato e i proprietari, due fratelli di 38 e 37 anni, entrambi di Taurisano, venivano denunciati ai sensi dell articolo 256 della legge n 156 del 2006 che punisce chi raccoglie e illecitamente realizza una discarica abusiva. Sequestrati dai baschi verdi 510 kg marijuana nel Salento
25 L operazione è stata condotta dal Comando provinciale di Lecce della Guardia di Finanza, che si sono avvalsi delle unità del Gruppo Aeronavale del ROAN di Taranto delle fiamme gialle, che grazie ad una potente una telecamera a infrarossi puntata dall alto, hanno individuato tre persone a bordo del potente fuoribordo, carico di pacchi che contenevano un carico di 510 kg di marijuana per un valore sul mercato di cinque milioni di euro in arrivo su un natante con tre scafisti, proveniente dalle coste albanesi che si dirigeva verso Torre Veneri, sul litorale leccese tra Frigole e San Cataldo, che appena sbarcato sulle coste leccesi è stato sequestrato dai militari della Guardia di Finanza nel corso di una operazione che è cominciata la precedente notte con l avvistamento nel Canale d Otranto dell imbarcazione sospetto che navigava a luci spente diretto verso la costa pugliese. Si tratta del secondo sequestro record effettuato in pochi giorni. Un narcotrafficante, cittadino albanese, è stato arrestato dopo un lungo inseguimento nella pineta adiacente la spiaggia, mentre gli altri due complici che viaggiavano a bordo del natante, sono riusciti a fuggire ed attualmente ricercati lungo le costo salentine. La barca dei narcotrafficanti, una imbarcazione in vetroresina dotata di un potente motore fuoribordo, è stato avvistato in mare da un elicottero e quindi seguito fino a terra, nella località San Cataldo-Torre Veneri dove sono sopraggiunte diverse pattuglie, mentre una unità navale è intervenuta da mare per scongiurare il rischio che il natante potesse
26 riprendesse il largo e la fuga in mare aperto. Dell operazione è stata informato il magistrato di turno della Procura della Repubblica di Lecce dr.ssa Stefania Mininni, che coordina le indagini in corso. Ancora una volta si è rivelato efficace il dispositivo di controllo e vigilanza predisposto dal Comando Regionale pugliese delle Fiamme Gialle, che conferma la costante presenza dei finanzieri a tutela della legalità e degli interessi della collettività impedendo l immissione in circolazione sul mercato della droga sequestrata che avrebbe consentito alla criminalità organizzata un profitto, chiaramente illecito di oltre 5 milioni di euro. Lecce. Smascherato dalla Finanza un 73enne falso invaliso. I controlli delle Fiamme gialle, coordinati dalla Procura della Repubblica di Lecce, sono scaturiti da un accurato lavoro di intelligence nel settore del contrasto alle frodi in danno del bilancio comunitario e nazionale ed è proseguito con la collaborazione della Direzione Provinciale INPS di Lecce. Nell ambito delle disposizioni sullo specifico settore impartite a livello centrale e dirette dal Comando Regionale di Bari, il Comando Provinciale di Lecce Gruppo di Lecce, ha avviato accertamenti ad ampio spettro tesi all individuazione di soggetti che, seppur formalmente riconosciuti invalidi, beneficiassero di trattamenti pensionistici ovvero di indennità di accompagnamento, pur non manifestandone in concreto i motivi legittimanti. Il Gruppo di Lecce della Guardia di Finanza, quindi, all esito di indagini, durate circa 8 mesi e coordinate dalla pm dr.ssa Donatina Buffelli della Procura della Repubblica di Lecce, ha individuato un soggetto che, ufficialmente, era incapace di provvedere autonomamente e di deambulare senza l ausilio di un accompagnatore, ma di fatto è
27 risultato in grado di svolgere ogni normale attività, riuscendo così a guidare la propria autovettura, ad effettuare la spesa quotidiana, a recarsi in edicola, al bar ed in ogni dove senza necessità di alcun ausilio o accompagnatore. In particolare, nel corso delle investigazioni condotte dalle Fiamme Gialle leccesi, il 73 enne è stato monitorato e videoripreso non solo mentre passeggiava autonomamente per le strade cittadine e guidava la propria autovettura da e verso il supermercato, ma anche in compagnia del nipote che, poco prima di entrare presso la sede dell INPS di Lecce per andare a sostenere la visita di revisione riguardante la dichiarata invalidità, apriva la sedia a rotelle e lo faceva premurosamente accomodare per spingerlo davanti alla Commissione e non destare sospetti. Le attività si sono concluse con il deferimento all Autorità Giudiziaria della moglie e del nipote del falso invalido nonché dei tre medici salentini, per le ipotesi di reato riguardanti la truffa (art.640 del codice penale), il concorso (art.110 del codice penale), il reato continuato (art.81 del codice penale) nonché, per i medici, le false attestazioni (art.481 del codice penale). I tre professionisti, inoltre, sono stati segnalati, per i rispettivi provvedimenti, all Ordine Nazionale dei Medici. Di particolare importanza è stata la concreta collaborazione della Direzione Provinciale INPS di Lecce, che ha consentito di sottoporre nuovamente a controllo di revisione l anziano signore e di capire la falsità delle attestazioni mediche, avviando immediatamente le procedure per la sospensione di ulteriori indebite erogazioni a tutela dell Ente statale.
28 In aggiunta, la Procura della Repubblica di Lecce, su richiesta dei finanzieri operanti, ha disposto il sequestro per equivalente di beni per un controvalore di oltre euro nei confronti del falso invalido, a ristoro delle somme indebitamente percepite in danno non solo del sistema previdenziale dello Stato ma anche delle c.d. categorie legittimamente protette. L anziano signore, fermo sulle proprie posizioni anche di fronte all evidenza, ha continuato a sostenere la propria grave invalidità anche dopo aver visionato i filmati girati dai militari, dichiarando che, grazie all uso alcuni farmaci, poteva, sebbene in maniera temporanea, condurre prodigiosamente una vita normale. Giustificazione, quest ultima, che comunque non gli è valsa ad evitare anche il ritiro del tagliando di invalidità che gli consentiva di beneficiare dei parcheggi sulle strisce gialle riservati alle categorie protette aventi titolo. L operazione rappresenta ancora una volta l attenzione rivolta dalle Fiamme Gialle a tutela della spesa pubblica nazionale ed al rispetto civico nella società. Guardia di Finanza: fermato grande motoryacht carico di migranti ad Otranto
29 Il numeroso gruppo di migranti iracheni e afgani che stava per raggiungere le coste salentine a sud di Otranto, a bordo di un motoryacht di quasi 20 metri era quasi alla fine del viaggio, iniziato con tutta probabilità dalle coste turche. L imbarcazione è stata intercettata alcune miglia a largo di Porto Badisco da un guardacoste del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Bari che, coordinandosi con il Gruppo Aeronavale di Taranto, pattuglia le movimentate ed affollate acque del basso adriatico giorno e notte per il contrasto ai traffici illeciti. Veniva quindi inviato un elicottero sul posto che confermava i sospetti dei colleghi della motovedetta: il motoryacht infatti, spegneva immediatamente tutte le luci di bordo e puntava velocemente verso terra, nel tentativo di sfuggire ai controlli e sbarcare il proprio carico di esseri umani. Ne seguiva un breve inseguimento che, fortunatamente, si concludeva dopo pochi minuti, evitando così il rischio di un pericoloso approdo notturno. Lo yacht veniva affiancato dall unità della Guardia di Finanza e i finanzieri potevano salire a bordo, accertare le condizioni di sicurezza dei migranti, la funzionalità dell imbarcazione e individuare subito i tre
30 scafisti. Gli oltre ottanta migranti, tra i quali numerosissimi bambini in tenera età, una donna in stato di gravidanza, alcuni anziani invalidi ed un non vedente, venivano con precauzione trasbordati sul guardacoste ed il mezzo fermato veniva condotto agli ormeggi della Sezione Operativa Navale di Otranto dove, in banchina, precedentemente allertati, erano già pronti ad attendere i sanitari del 118 e altre pattuglie di finanzieri e poliziotti. Il gruppo di migranti, 25 donne adulte, 25 uomini adulti e 34 bambini, tutti apparsi in buone condizioni di salute anche se visibilmente provati da alcuni giorni di navigazione, venivano assistiti e trasferiti presso il centro Don Tonino Bello di Otranto per le operazioni di identificazione e le altre attività degli uomini del pool antimmigrazione che sin dall arrivo del mezzo si era messo all opera. L imbarcazione, denominata WIST battente bandiera statunitense veniva sottoposta a sequestro mentre i tre scafisti, due di nazionalità ucraina ed uno dell Arbebaigian, venivano tratti in arresto per favoreggiamento all immigrazione clandestina. Immediate indagini, a cura del Pool antimmigrazione istituito presso la Procura della Repubblica di Lecce, all opera sin dalle prime ore dell evento, saranno indirizzate a far luce sulla dinamica del viaggio e su eventuali appoggi attivati dai trafficanti di esseri umani sul territorio nazionale. Sequestri a tutela dell ambiente effettuati dai Carabinieri del Noe di Lecce I Carabinieri del NOE, il Nucleo Operativo Ecologico di Lecce
31 guidati dal Ten. Col. Nicola Candido, nell ambito di un attivita d indagine delegata dal Pm D.ssa Rotondano della Procura della Repubblica di Lecce inerente il servizio di raccolta dei rifiuti a Castrignano del Capo (LE) e Santa Maria di Leuca, hanno sottoposto a sequestro preventivo d urgenza un area di circa mille metri quadrati, di proprieta privata ed in uso alla societa incaricata del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, illecitamente adibita a centro di raccolta di rifiuti, costituiti da r.s.u., ingombranti, rifiuti elettrici ed elettronici, inerti da demolizione, batterie al piombo esauste, residui di sfalci di potatura, televisori fuoriuso, in parte depositati all interno di tre cassoni scarrabili, in parte stoccati sul nudo terreno e all interno di un locale attiguo all area. Sottoposto a sequestro anche il realizzando ecocentro comunale, ubicato all interno del vecchio mattatoio, esteso per cinquecento metri quadrati, all interno del quale erano stati depositati illecitamente canne fumarie in cemento-amianto, mobilio dismesso, rifiuti ferrosi vari, rifiuti elettrici ed elettronici, pneumatici fuoriuso e cartucce per toner da stampante. Le indagini sono ancora in corso, ma per il legale rappresentante della societa incaricata della raccolta dei rifiuti è già partita una segnalazione alla Procura della Repubblica; i reati ipotizzati dal NOE di Lecce, allo stato degli accertamenti, sono quelli di deposito incontrollato e di gestione illecita di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. A processo il pm barese Di Bari. Fece pressioni per favorire il figlio I fatti risalirebbero al 2011 e l inchiesta è stata coordinata dal pm Carmen Ruggiero della Procura della repubblica di Lecce. Un magistrato di Bari sarà processato dai giudici del Tribunale di Bari per una presunta raccomandazione a favore del figlio affinché vincesse un dottorato di ricerca. Si tratta del pm Gaetano Di Bari in attività presso la Procura della repubblica di Bari, che è stato rinviato a giudizio dal gup di Lecce. L accusa è stata derubricata in tentata induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo l accusa della procura leccese, il pm Di Bari avrebbero abusato dei suoi poteri per costringere il prof. Antonio Dell Atti, preside della facoltà di Economia dell Università di Bari, per favorire la carriera di suo figlio Carlo, dottore di ricerca in diritto commerciale.
32 Obiettivo: farlo farlo diventare ricercatore. Il pm Gaetano De Bari chiaramente ha sempre negato qualsiasi tipo di pressione, ma non ha convinto i giudici leccesi competenti sull operato dei colleghi baresi. Una cosa è certa se a Taranto si indagasse a fondo sulle pressioni che partono dalla Procura per sistemare amici, figli, mariti e mogli, negli enti e società pubbliche, incassando decine e decine di migliaia di euro, allora ci sarebbe da ridere.o meglio da piangere per molti di loro. Chissà che qualcuno del Consiglio Superiore della Magistratura prima o poi si svegli ed aprano gli occhi anche su Taranto. Se non ora, quando? Ecco chi sono i commercianti e l imprenditore rinviato a giudizio per favoreggiamento ai mafiosi dell inchiesta Alias. Notificati gli avvisi di conclusione delle indagini, ex- art. 415 bis agli esponenti della criminalità organizzata tarantina che lo scorso anno vennero coinvolti ed arrestati nell operazione Alias condotta dalla Polizia di Stato sotto il coordinamento della Direzione distrettuale Antimafia di Lecce. Coinvolti nell inchiesta boss della malavita come Orlando D Oronzo e Nicola De Vitis, elementi di spicco della malavita che controllano tutte le attività illegali a Taranto e provincia, nonostante si trovassero in soggiorno obbligato in Sardegna e nel Veneto. E stato grazie alle intercettazioni telefoniche che gli investigatori della Questura di Taranto diretti dal dottor Roberto Giuseppe Pititto sono riusciti ad identificare gli appartenenti all organizzazione di stampo mafioso che imponeva il pizzo a imprenditori e commercianti della città. L operazione è quella che ha portato in carcere anche l imprenditore-politicante (del Nuovo PSI) Fabrizio Pomes, finito arrestato in carcere insieme agli altri. L avviso di garanzia è stato notificato anche a tre noti imprenditori della città, fra cui Giovanni Geri titolare del noto negozio di abbigliamento Lord presidente della Federmoda-
33 Confcommercio di Taranto che recentemente è stato sottoposto a dei controlli fiscali da parte della Guardia di Finanza durati tre settimane, ed a Giovanni Perrone membro della famiglia Perrone proprietaria della Ferramenta Perrone, famiglia di cui fa parte Angelo Perrone, a cui la Confcommercio di Taranto aveva affidato la Presidenza della categoria ferramenta & bricolage. Sia Geri che Perrone, sono stati accusati di favoreggiamento all organizzazione mafiosa, reato punito con la reclusione fino a quattro anni. Il terzo rinviato a giudizio è un imprenditore, Vladimiro Viola titolare della ditta della ditta F.lli Viola. Non sbagliavamo quindi quando a suo tempo (leggi QUI) raccontavamo le pesanti accuse mosse dal Procuratore Distrettuale Antimafia di Lecce dr. Cataldo Motta il quale aveva accusato pubblicamente, in occasione della conferenza stampa per l operazione Alias, commercianti, imprenditori e politici tarantini, per non aver collaborato alle indagini svolte dagli investigatori della Polizia di Stato. Accuse non infondate quindi quelle degli investigatori della Polizia di Stato, che hanno infatti indotto il pubblico ministero dr. Alessio Coccioli della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Lecce a richiedere il processo anche per i tre commercianti rinviati a giudizio. Per accuse del dr. Motta, e da noi quindi solo riferite, qualcuno ha pensato di denunciarci per cercare di metterci a tacere, ma inutilmente! Questi faccendieri non hanno ancora capito che alla fine la verità viene sempre a galla, e non basta organizzare dei convegni ed invitare qualche ufficiale delle forze dell ordine tarantine, per poter parlare a pieno titolo di legalità. Questo l elenco dei destinatari (oltre i 3 commercianti) dei provvedimenti cautelari, a carico dei quali è stata richiesto dalla Procura della Repubblica di Taranto il processo: Cosimo Appeso, 41anni; Egidio Bianchi, 44 anni; Calogero Bonsignore, 52anni; Raffaele Brunetti, 62anni; Christian Buzzacchino, 27anni; Cosimo Buzzacchino, 55anni; Sergio Cagali, 60anni; Pietro Cetera, 46anni ; Giuseppe D Andria, 51anni; Francesco D Angela, 28anni; Orlando D Oronzo, 56anni; Michele De Vitis, 55anni; Nicola De Vitis, quarantasei; Andrea Di Carlo, 34anni; Gianpiero Di Carlo, 35anni; Gaetano Diodato, 45anni ; Davide Forti, 35anni; Graziano Forti, 42anni; Mahmoud Gabsi, 29anni; Pasquale Giannotta, 41anni; Francesco Lattarulo, 34anni; Carmelo Lazzari, 42anni; Francesco Leone, 28anni; Pietro Leone ; Tommaso Lugiano 60anni ; Fabio Marcucci 36anni ; Leo
34 Mollica 52anni; Fabio Murianni, 34anni; Michele Natale 36anni; Polo Bladimir Josè Oduver, 38anni; Giovanni Peluso, 53anni; Angelo Pizzoleo, 39anni; Vincenzo Fabrizio Pomes, 48anni; Fabio Raimondi, 35anni; Gaetano Ricciardi 41anni; Moreno Rigodanzo, 36anni; Roberto Ruggieri, 51anni; Massimiliano Salamina, 44anni; Giorgio Saponaro, 32anni; Francesco Scarci, 52anni; Salvatore Scarcia, 47anni; Manuel Soru, 33anni; Sandro Soru 32anni; Riccardo Vallin, 42anni; Giuseppe Zacometti, 44anni; Gaetano Ziccardi, 29anni; Vincenzo Basile 43anni; Angelo Di Carlo, 45anni; Cosimo D Oronzo, 36anni. Il collegio dei legali difensori è composto, tra gli altri, dagli avvocati Angelo Casa, Fabio Nicola Cervellera, Luigi Danucci, Salvatore Maggio, Antonio Mancaniello,Franz Pesare, Enzo Sapia, Gaetano Vitale, del foro di Taranto. Festini hard in cambio di voti, due politici indagati nel Salento nella foto il pm Carmen Ruggiero La Procura della repubblica di Lecce ha chiuso le indagini facendo luce sulle ultime elezioni comunali svoltesi a Porto Cesareo (Lecce), tenutesi nel maggio Il sostituto procuratore Carmen Ruggiero ha fatto notificare l atto di chiusura dell inchiesta ( ex art. 415 bis) all ex vice sindaco del Comune, Antonio Greco, 51 anni, successivamente dimessosi a causo dello scandalo, ed all ex assessore comunale Cosimo Presicce, 49 anni. I due ex esponenti politici indagati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Romano, Antonio Quinto e Riccardo Giannuzzi. Entrambi gli ex amministratori locali del comune salentino dovranno rispondere alla giustizia delle accuse di voto di scambio e sfruttamento della prostituzione, ovvero di aver agevolato la prostituzione di giovani e procaci ragazze rumene, protagoniste di incontri a luci rosse organizzati in una villetta alla periferia del litorale a sud di Porto Cesareo, offerte a giovani elettori in cambio della loro preferenza elettorale: Greco, risultò il più suffragato della lista civica di centrodestra Progetto Futuro a sostegno del candidato sindaco Salvatore Albano, ottenendo
35 dopo qualche settimana l incarico di vice sindaco. Inizialmente nel registro degli indagati finirono in sei: il sindaco Salvatore Albano; il suo vice Antonio Greco; l assessore ai Lavori pubblici Luigi Baldi detto Gigi; il consigliere di maggioranza Giuseppe Durante; Fernando Antonio Basile, ex primo cittadino di Porto Cesareo, indicato come uno dei politici più attivi; l ingegnere Cataldo Basile figlio di Antonio, componente del direttivo provinciale Pdl. C èra anche un altro indagato. Si tratta dell ex assessore Antonio Presicce che con il vicesindaco Antonio Greco venne accusato di aver allestito una casa di appuntamenti. Il filone d indagine è scaturito dall inchiesta-madre conseguente una serie di attentati dinamitardi, due dei quali ai danni del sindaco di Porto cesareo, verificatisi successivamente alle elezioni. Accertamenti che non si sono rivelati semplici, e che hanno impegnato per mesi i Carabinieri che si sono imbattuti in una cortina di silenzio quasi impenetrabile, che si è incrinata grazie solo a qualche timida ammissione di chi aveva partecipato a quegli incontri, rivelando ad esempio che si veniva avvisati attraverso un semplice ma efficace passaparola. Alcuni di loro, per comprovare le dichiarazioni, avrebbero anche mostrato ai militari i filmini realizzati con il proprio cellulare per quello che è stato definito il bunga bunga salentinò: ragazze giovani, avvenenti, in abiti succinti che con disinvoltura intrattenevano gli ospiti con giochi proibiti. Otto gli indagati iniziali, tra i quali anche il sindaco di Porto Cesareo Salvatore Albano, la cui posizione è stata poi archiviata dal magistrato, insieme alle altre, per la sopravvenuta prescrizione dell accusa di voto di scambio.
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