UN INCONTRO DA CUI PARTIRE

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1 Mensile gratuito della Pro Loco di Cese dei Marsi Anno IV Numero Febbraio 2009 Manuela Cipollone UN INCONTRO DA CUI PARTIRE In uno dei primi numeri de La Voce avevo scritto un trafiletto che si intitolava Ma davvero non avete niente da dire?. Era rivolto ai soci che non partecipavano alle assemblee della Pro Loco che, scrivevo, in un paese piccolo come Cese sono ciò che più assomiglia ad un assemblea cittadina. Sono o erano. Perché un mese fa un assemblea cittadina c è stata davvero. Iride Cosimati e Vincenzo Patrizi hanno risposto all invito dell Associazione: così, l una quale Vice Sindaco di Avezzano, l altro come consigliere comunale, il 24 gennaio scorso sono venuti in Sala Parrocchiale per ascoltare quello che avevamo da dire l Associazione e i singoli su temi importanti per Cese e per chi ci abita. La discarica, in primo luogo; l assegnazione della struttura del vecchio asilo; le scuole vecchie, sempre pericolanti; le fogne; le strade; la posta; l acqua corrente. Prima di continuare, devo dirvelo, fa senso scrivere di fogne e strade e acqua nell anno del Signore 2009, ma tant è: la vita di ogni giorno, in fondo, non è fatta di cose all apparenza banali? Non ci fa scontrare con fatti dati per acquisiti che in realtà lo sono solo di nuovo in apparenza? E allora cominciamo da qua, dall assetto base di un paese che non vuole essere invaso né dai rifiuti, né dal traffico o dalla puzza di una discarica; che vuole le fogne che non tracimano dopo un temporale; un postino che faccia il lavoro per il quale viene pagato e si impegni a lasciare la posta ai legittimi destinatari; un luogo di incontro; una piazza, marciapiedi e pulizie stradali, per le quali, va detto, paghiamo le tasse come chi abita ad Avezzano. Il confronto con Iride e Vincenzo è stato franco: ci hanno soprattutto ascoltato e, per quanto hanno potuto, dato risposte. La questione più complicata è ovviamente quella della discarica. Per un sacco di motivi che cerco di sintetizzare: serve, dà soldi, non sta nel territorio di Avezzano. Insomma, la vogliono fare. Quello che abbiamo chiesto ad entrambi è sapere se il Comune vuole tutelare una parte del suo territorio cioè Cese proprio al confine di una discarica e, quindi, a portata di mano (e di naso) dai suoi possibili effetti collaterali. Abbiamo chiesto ad Iride, in particolare, se fosse possibile portare la questione all attenzione del Consiglio comunale, citando il precedente della "Torcia al plasma" che l estate scorsa ha mobilitato Luco, ma anche Avezzano, proprio perché l impianto sarebbe sorto al confine dei due territori. Bloccare il progetto, per Vincenzo, sarà difficile, se non impossibile, ma se ci sarà spazio per trattare, a livello politico, ha assicurato che entrambi lo faranno. Attendiamo nuove e andiamo avanti. (continua a pag.2) È attivo il nuovo sito de La Voce Foto: Mirko Cipollone

2 UN INCONTRO DA CUI PARTIRE (da pag.1) Foto: Emilio Cedola L asilo. Vincenzo ha riepilogato tappe e soprattutto interruzioni di un iter che sembra infinito: la Pro Loco ha presentato due anni fa il progetto a chi di dovere, ma da parte nostra sembra essere mancata tempestività nella presentazione di alcuni documenti; poi, quando l abbiamo fatto, il Comune li ha persi (sigh). Il problema maggiore, ha spiegato Vincenzo, sarebbe l agibilità dell edificio: ad occuparsene sono ad oggi l ingegnere De Santis e il geometra Zitella che sono a lavoro per documentare l idoneità del complesso. Un lavoro che dovrebbe concludersi in due o tre mesi. All incontro, però, è emersa anche un altra versione attribuita ad un altro ingegnere Di Stefano secondo cui mancherebbero i soldi per sostenere il progetto. Anche qui rimaniamo in attesa di notizie. Sulle fogne e le strade credo ci siamo detti cose che si sanno da tempo: Iride ha preso diligentemente nota su tutto e comunicato che un primo sopralluogo è stato fatto, ma che quando ha tentato di reperire la mappa della rete, non si è riusciti a trovarla. Il Cam il Consorzio Acquedottistico Marsicano sarebbe inadempiente non solo su Cese, ma anche su altre zone della Marsica. Un mese fa nei giorni a ridosso del nostro incontro il Consorzio avrebbe iniziato a lavorare sul livello della Rafia. Buio, invece, sull adeguamento della rete fognaria. Sul sito del Cam c è il nome della persona competente per ogni questione inerente le fogne: tale l'ing. Vitale. Il suo numero diretto è Non si sa mai Oltre ad allagare via San Sebastiano, la pioggia fa anche saltare la corrente in determinate zone del paese. Anche qui: problema noto. La novità è che si saprebbe anche perché succede: c è un cavo che non dovrebbe essere lì. Lo togliamo? L incredibile questione del postino dipende dalla direzione generale delle poste avezzanesi, sotto la cui competenza rientra Cese. Quanto all apertura dell ufficio postale, la questione ricalca alla perfezione il detto del cane che si morde la coda o circolo vizioso o, beh, avete capito: la posta rimane aperta se c è abbastanza movimento (di denaro e di operazioni) che lo giustifica. Ma se la posta è aperta solo pochi giorni, come facciamo ad aumentare i movimenti? Ai posteri. Sulla scuola vecchia fatiscente e pericolante la proposta di raderla al suolo non sarebbe una strada percorribile: avendo più di 50 anni, l edificio è sottoposto a vincoli che impediscono di buttarlo giù. Vincenzo, in proposito, ha voluto ricordare il suo interessamento nel passato e lo stanziamento prima ottenuto, poi scomparso, di 300 mila euro. Insomma, rimarrà così com è un altro po. Tra i "grandi classici" rispolverati all incontro anche la questione delle strade interpoderali, la mancata copertura dall Adsl, l assenza di marciapiedi per la via del cimitero, il Monumento ai caduti e lo sportello farmaceutico. "New entry", invece, per i Fondi Por, un abbreviazione che sta ad indicare la faccio breve un piano di programmazione con cui le regioni distribuiscono fondi europei; fondi di cui Cese non ha mai beneficiato, perché nessuno ne ha mai fatto richiesta. Potrebbe essere un buon proposito per l anno appena iniziato, visto che progetti da finanziare ce ne sono eccome. Tirando le somme: i problemi ci sono, le soluzioni ancora no. Ma la voglia di trovare risposte ai problemi che ci assillano da anni spero non manchi. Noi da parte nostra continueremo a chiederle non col tono di chi accusa o rivendica, ma con la dignità di cittadini che vogliono e devono essere ascoltati. Per questo abbiamo dato appuntamento ad Iride e Vincenzo tra un paio di mesi, nella certezza che raccoglieranno ancora il nostro invito e nella speranza che in tanti (e soprattutto tante) saranno in Sala parrocchiale di nuovo ad ascoltare. Magari qualche buona notizia. Hai visto mai. 2 Ps. Alla fine del dibattito, Iride ha ricordato che ogni giovedì, dopo le 17, è nella sede del Municipio a disposizione di quanti abbiano da fare segnalazioni.

3 SIGNOR SINDACO (sonnà no è proebbito) di Lorenzo Cipollone Quanno me ll hao ditto non ci óléva créte: pò èsse che mmó ddu perzone mportanti dejjo commune véo alle Cèse e se mittono a parlà có nu? Pò èsse che ci sse séntono e che ppó, macàri, fao quelo che ci ticémo? Me sò puri preoccupato pé ssi vajjóli della Pro Loco, pé jo laóro rósso che atévano fa pé mmette microfoni, artoparlanti, sègge, banchi, penzènne che la ggente era nteressata a quelo che sarrìano ditto, che se jji ólesse sentì. E sò venuti pé ddavero. C hao sentuto e hao puri parlato. Però, Signor Sindaco, nonn è che sémo capito tanto e tutto! Te llo potémo repète mò quélo che semo ditto quela sera? Se ppó ci respunni, mbeh, trovémo comme ressupricàreci: 1) Che sò ssi motivi burocratici pecchè la Pro Loco, dóppo ddu anni, ancora non pò entrà all asilo? Lo che è? Mentri ji scautti, biati a issi, ci sò entrati sùbbito sùbbito alle scòle, sti vajjóli non póo fa gnisciuna delle cóse bbòne che olévano e vóo fa pé jjo paéso. Mó c hao ditto che n póco témpo resorvono tutto. Ci olémo créte. Nu penzémo, però, che se i motivi ji fossèmmo saputi puri nu, ci sarrèmmo sentuti meno frecati e più nteressati ajji problemi dejjo commune. 2) Signor Sindaco, lo sa che a póchi métri dajjo commune che rappresénti (le Cèse fa parte dejjo territorio de Avezzano o no?), stao a costruì na discareca ròssa ròssa? Tanto ròssa che ci fa penzà che non pò èsse che sèrve solo a quiji de Capistrejjo, ma che, fórze, addimà, pò èsse utile a cacchetun atro (sò ditto pò èsse, Signor Sindaco, pò èsse). A nu c hao ditto che tu non ne sa gnente. Ma ci potemo créte? Signor Sindaco, le patane de Fucino no sò più bbòne cómme na òta: nonn è che pó, sempre addimà, j avezzanesi se véo a crompà le patane nnacquate có ll acqua della Rafia nostra? 3) Ma jo commune de Avezzano ji tè o no ji tè i sordi? Ajjo bbilancio che stéte a scrive mó sulle cóse da fa, le Cèse ci stao scritte o nó? O puramènte stéte a cercà cacche atro ncrocio de Vezzano da fa bejjo? Varda che ji ncroci pé Avezzano sò scurti, che j avezzanesi non ne póo più de umidità. Spennéteji quattro sordi pé le Cese. E lo vero che ji sordi non ci stao, ma che ci starrìano se cacchetuno dicesse che ci stao? Non me stenco a ncartà, stenco a cercà de fa no raggionamento co le curve comme quijo che semo sentuto. E possibbile che le cóse se fao solo se cacchetuno le raccomanna? Ma ci sta ajjo commune cacchetuno che pé mestiero pènza alle cóse da fa? Varda che le cóse da fa ècco ci nne stao, e tante: Le fogne sò ntasate, puzzano, ci stao i surgi. L urdima òta so state polite dajji vajjóli delle Cèse, jo secolo scorso, pé no pressepio vivente. Ecco scòppa jo colèra! E na mani ci lla dà puri la machina che polisce le vie: mmece de polì, ci porta lo spórco d Avezzano pé fortuna che non passa pé tutte le vie (comme atarrìa fa ). Varda che le stalli mméso ajjo paeso non ci stao più. Se puri ci sta cacche zuzzono non è che pé isso atemo patì tutti quanti. E ppó ci stao le fogne che non ci stao e che c atarrìano sta. Chi lo sa se è tróppo avè no soprallòco tannico, quanno piove? Pecché lo ó sapé che succète? L acqua ria adó ci pare e piace, senza èsse ncanalata, e pò èsse che piglia la via delle casi nostre e l allaca e ci sse ruìnano i presutti, le machine, lo vino, j attrezzi e tutto quanto. E chi paca? Non penzà che abbàsta métte no lucchitto alle porte o alle finestre o ajji cancejji pé non fa succete no libberanosdomini alle scòle vècchie. Fórze pé la legge pò sta sicuro, ma la cosciénzia de tutto quélo che s ateva fa e non s è fatto, dde chi è? Spallétele. Non penzo che le Belle Arti ( n atra òta!) se rescótono no palazzono pericoluso (o fórze v hao ditto de aggiustàrele?) Signor Sindaco, na fontanella pé bbéve, pé piacéro, pé beve. Viti che nu, pé jo fatto che le casi delle Cèse sò scritte comme se stissero a piazza Risorgimento e che pachémo caramàro tutti i servizi (puri quiji che non tenémo), potarrèmmo pretènne puri na fontana comme quela che sta vecino ajjo liceo a Vezzano. Ma no, tróppi sordi! Ma no schizzo, èh, Signor Sindaco, no schizzitto pé abbellì sto paeso? E jamme, mettémocijjo ajjo cunto. N atra cósa e ppé sta òta è l urdima. Cénto métri de marciapièto. Dall urdima casa ajjo Camposanto sò 100 métri. 100 métri che, pé chi va a trovà i morti sì, sò no carvario. E sò perzone anziane, che téo puri cacche acciacco. Atào passà pé j asfardo e a ogni rumoro de machina atào sardà (?) sopri l erba pé no èsse acciaccate, e ppó atào repassà pé lla via pé non se cascà có ji ntróppechi, i zippi, le crèpe, l erba mbossa. Possibbile che non è ravanzato gnisciuno sordo dajji laori de Camposanto pé ffa sto marciapièto? E seppuri non sò ravanzati, quanto se nne pò i pé fàrejo? Reverisco. (Lo)Renzo Ps: Mai comme mò sonnà no è proebbito. Quisto è jo sónno mi Cacchetun atro se pò sonnà n atra cósa. Nzemmia potarrèmmo fa no paeso gnóvo armeno có lla fantascìa. 3

4 RINNOVATO IL DIRETTIVO AVIS DELLA SEDE DI BASE DI CESE Domenica 15 Febbraio si è svolta l Assemblea dell Avis dalla quale è uscito il nuovo direttivo della sede di base di Cese. Presidente: Alessandra Semplice Vicepresidente: Francesco Buccini Tesoriere: Alessandro Cipollone Segretario: Gabriella Micocci Consiglieri: Stefania Semplice, Roberto Cipollone, Mario Di Fabio, Paolo Mellano Collegio dei Revisori dei Conti: Giuseppe Cipollone, Walter Cipollone, Eugenio Cipollone. Il primo impegno dei neo eletti sarà una riunione programmatica in cui si definiranno gli appuntamenti e le iniziative dell Associazione per l anno in corso. Come sempre il direttivo vuole ricordare l importanza della donazione ed invitare tutti coloro che possono a divenire donatori di sangue, per un gesto di solidarietà semplice e sempre necessario. 4 L alluce verde 13^ puntata di Roberto Cipollone Perché poi tutti òdino l amianto non l ho mai capito Sarà perché anche una concentrazione minima di fibre nell aria può essere nociva e mettere a rischio una vita e per tanto poco! O forse sarà perché se abbandonato in natura può facilmente rompersi e rilasciare la propria polvere nei rigagnoli d acqua tipici di questa stagione. Avete mai notato dove vanno a finire gli stessi rigagnoli? Non ci crederete mai: proprio nei nostri campi! Io non odio l amianto, odio gli incoscienti che lo gettano nella nostra campagna [ai Casali nella prima foto, nei pressi della Priece nella seconda], chiudendo gli occhi ed il cervello davanti ad un pericolo reale. Non è inciviltà, no, troppo semplice, non è solo un crimine contro la natura. Ma neanche la vergogna è abbastanza per questa gente. Tornate indietro, ovunque siate. E il giro continua Per lo smaltimento di amianto o eternit potete rivolgervi al numero BORGO INCILE: CENTRALE A BIOMASSE SEMPRE PIÙ VICINA? La storia è questa: la società Sadam PowerCrop s.r.l., nell ambito del progetto di riconversione dell ex zuccherificio di Celano, ha presentato domanda per installare nel nucleo industriale del comune di Avezzano un impianto per la produzione di energia elettrica alimentato a biomasse della potenza elettrica di 32 MW, con un indotto lavorativo di circa 20 unità. All interno dell impianto saranno bruciate circa ton/anno di biomasse con prevalenza di cippato di pioppo che verranno appositamente coltivate in circa 7000 ettari tra terreno fucense e boschi laziali. A Borgo Incile si è formato un Comitato cittadino di difesa e tutela del territorio. La posizione contraria alla realizzazione dell opera scaturisce dal fatto che lo studio della PowerCrop si presenta fortemente carente sotto molti punti di vista. Mancherebbero completamente elementi che dimostrino la fattibilità della centrale da un punto di vista territoriale e non semplicemente impiantistico. Il Comitato sottolinea poi che l art. 5 del DL 387/2003 dà promozione prioritaria degli impianti cogenerativi di potenza elettrica inferiore a 5 Mwe, favorendo così lo sviluppo di impianti di microgenerazione elettrica, non solo per ridurre l impatto ambientale, ma soprattutto perché la biomassa non c è! Secondo la stessa ENEA le centrali installate in Italia nell ultimo decennio hanno tutte difficoltà a reperire materiale nel territorio e spesso devono ricorrere alle importazioni. Nel raggio di 1 2 km da Borgo Incile, tra l altro, sono già presenti un impianto di compostaggio, diverse aziende ed un deposito di amianto classificato come uno dei più pericolosi. Inoltre l area interessata dall impianto presenta una ricchezza archeologica e storico culturale di grande valore (i cunicoli di Claudio Nerone). In ultimo e non meno importante, il sito su cui dovrà nascere l impianto a biomasse si trova sul comune di Avezzano, ma l amministrazione comunale non è stata coinvolta nel tavolo delle trattative. Per tali motivi il Comitato ritiene che l impianto sia solo una grossa speculazione finanziaria e, soprattutto, che non presenti alcun vantaggio di tipo economico, ambientale o sanitario; al contrario, la messa in opera della centrale rischierebbe seriamente di danneggiare l economia agricola del Fucino. Michele Fina, assessore provinciale all'ambiente, chiede chiarezza e ha convocato gli Enti interessati per lunedì 23 febbraio 2009.

5 SUL NOME CESE Riceviamo e pubblichiamo una cordiale lettera di Giuseppe Matteucci, presidente dell Associazione La cerqua sacra di Cese di Montefortino (Fermo), che illustra tra l altro alcune teorie sull origine del nome Cese. La trattazione è di carattere piuttosto generale ed andrebbe calata nella realtà locale per comprendere a pieno la sostenibilità della tesi; la riportiamo dunque come spunto per un confronto piuttosto che alternativa alle teorie locali, suffragate come noto da numerose fonti storiche. Grazie all Associazione culturale ed in particolare al suo presidente per l attenzione e la vicinanza dimostrata nei confronti della nostra Pro Loco e di Cese. Cari Amici, Vi scriviamo per farvi i complimenti per l'interessantissima rivista e per tutte le altre iniziative portate avanti, in particolare quelle relative alla tutela dell'ambiente, delle tradizioni locali (cantine ed altro) e del dialetto. Ci siamo incontrati in internet perché abbiamo una cosa in comune che ci lega: siamo originari di una frazione che si chiama "Cese" (nella denominazione locale "Villa Cese") ed anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo un'associazione Culturale ( La Cerqua Sacra lacerquasacra@ .it) che ha sede alle Cese e si occupa di cultura popolare sibillina. Le nostre Cese fanno parte del Comune di Montefortino (ora Provincia di Fermo) e sono di fronte ai Monti Sibillini, ove ora è operativo il "Parco Nazionale". Probabilmente conoscerete queste zone per le grotte delle Fate e della Sibilla, per il Lago di Pilato, per l'infernaccio, per il "Guerrin Meschino", per la lenticchia di Castelluccio, per l'acqua minerale "Tinnea" e "Gallo" e per il Santuario dell'ambro. Stavamo cercando su "Google" il termine "Cese" proprio perché non ci convince il fatto che questo nome possa avere la sua origine da "caedo" tagliare, anche se "bosco tagliato" potrebbe avere una spiegazione non "nella legna tagliata per i Romani", come dite voi, ma nel taglio dei boschi sacri perchè legati alle religioni pagane. Molti alberi furono tagliati perchè ritenuti consacrati alle divinità pagane e sicuramente anche la quercia (in dialetto cerqua) delle nostre Cese. In questa frazione c'è tuttora una piccola chiesa dedicata alla Madonna della Quercia [in foto] e questa circostanza attesta la presenza, nelle epoche passate, di una zona sacra esclusiva individuabile sotto ed intorno alla quercia. All'avvento del Cristianesimo ci furono molte battaglie per difendere queste zone sacre con tanto di scomuniche papali (vd. tra l'altro il caso della Madonna della Quercia di Viterbo). Per farla breve noi riteniamo che i boschi tagliati che forse hanno dato origine al nome "Cese" erano tutti boschi sacri pagani ed in particolare quelli delle querce erano celtici. La quercia, infatti, era sacra per i Celti e i Druidi, loro sacerdoti, da questo albero raccoglievano il vischio per la famosa bevanda miracolosa (indimenticabili Asterix e compagni). Recentemente don Giuseppe Capone, del Santuario della Madonna delle Cese di Collepardo, ha avanzato una nuova ipotesi e cioè che il nome Cese derivi da "Ze Esa", una divinità pagana, il cui culto era antecedente alla tradizione cristiana. Noi abbiamo ricercato la divinità "Ze Esa" ma non l'abbiamo trovata da nessuna parte. Per concludere vi preghiamo di farci sapere qual è la vostra opinione sui boschi sacri pagani e su "Ze Esa". Cordiali saluti. Associazione Culturale "La Cerqua Sacra" Il Presidente Giuseppe Matteucci. IL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE CESE A COLLEPARDO Il Santuario della Madonna delle Cese [citato nella lettera riportata] si trova a Collepardo, in provincia di Frosinone. Un antica tradizione popolare vuole che un pio e santo eremita, nella prima metà del sec. VI, si sia ritirato nella Grotta delle Cese per condurvi vita penitente, e che lì gli sia apparsa la Madonna. La tradizione prosegue, dicendo che dopo quella apparizione, la Vergine Maria lasciò la sua immagine impressa sulla pietra. Secondo i documenti storici pervenuti fino a noi, l appellativo delle Cese non risale che alla seconda metà del XIII secolo. Prima di allora, infatti, la zona veniva sempre chiamata con la denominazione di Petra Mala, che corrisponde alla estesa fascia di roccia, scabra e pericolosa, che dal pianoro delle attuali Cappellette scende fino ad arrivare al fiume sottostante. [Per informazioni: o ] 5

6 La riflessione Roberto Cipollone IL CORAGGIO DI RESTARE 6 C era una volta chi lasciava tutto, sapendo di non avere niente, solo per trovare fortuna. Nel loro piccolo erano dei rivoluzionari, braccianti e contadini che cercavano l America e la trovavano a volte a costo di sacrifici, speranze disattese, disprezzo. C era poi chi rimaneva ad aspettare una lettera, c era chi restava a sudare sulla terra ed a giocare col destino. Almeno per noi, il tempo ha cancellato le navi stracolme, le rimesse degli emigranti, forse anche il sogno di un America che non c è quasi più. Eppure le navi partono ancora magari hanno le fattezze di un auto, di un treno o un aereo, e non arrivano ad Ellis Island ma nelle metropoli, nelle province produttive di un Italia che soffrirà sempre di un male chiamato storia. Inutile però nascondersi dietro questa facile lettura: la storia ci ha restituito due Italie profondamente diverse, ma poi non c è stata capacità (e forse neanche volontà) di riunirle realmente, cancellando con il progresso l arretratezza di un Sud patologicamente fatalista. E allora, ora, da questo Sud e da queste province si continua a partire. Partono gli operai che non hanno mai visto una fabbrica vera, parte chi non ha nulla da perdere, parte anche chi vuole lasciare una terra difficile, in cui la volontà spesso non basta, e parte chi vuole di più. Più in alto parte chi cerca un opportunità di affermazione, chi vuole allargare le proprie esperienze, parte chi ha scelto o è stato scelto in una realtà d eccellenza, e parte chi avrà il viaggio pagato a peso d oro. Partono, e spesso non se ne rendono conto. S illudono che sia un viaggio temporaneo, si dicono che è una tappa obbligata della vita, o semplicemente non se ne curano, non si accorgono della distanza che li separa da casa. Il fascino della partenza è nel saluto, nella rottura di un contatto obbligato, nella forza di una strada che è propria, nel piacere di una lontananza che spesso rende più cari al cuore di chi rimane. Chi parte ha quasi sempre ragione, anche se si porta dietro una scelta che a volte è libera solo in superficie. Perché chi parte, spesso, non ha grandi alternative, o non ama quelle che ha. Partono, ed i paesi muoiono lentamente, perché solo lentamente sanno vivere. Partono, e le comunità si svuotano di risorse che hanno cresciuto nei loro valori e nella loro storia. Ma chi parte ha sempre una ragione, reale o meno che sia, e si porta dietro una specie di dolore che qualcuno chiama nostalgia. Quelli che non si accorgono di partire magari tornano spesso, magari vorrebbero restare ma non possono (dove potere è strettamente legato a possibilità ). Gli altri, quelli che se ne accorgono, sentono i saluti, la partenza, il distacco, ma spesso il tempo rende normale ai loro sensi anche la lontananza. Fin qui nulla di strano, se non fosse per un baco tanto caro al comune pensare secondo cui, in qualche modo, chi parte ha sempre un qualcosa in più. Che molto spesso è quantomeno il coraggio. Eppure c è un altro coraggio, altrettanto forte e nobile, che è quello di restare. Nonostante le difficoltà, a dispetto della logica e delle condizioni oggettive, contro le aspettative degli altri, nella rinuncia, a volte nella paura. Gli amici se ne vanno, e con loro anche un pezzo di chi rimane. E allora è ancor più difficile trovare la forza di restare, e chi lo fa spera di rivedere di nuovo tutti, un giorno, sulle strade che insieme li hanno visti e fatti crescere. Nella mia personalissima accezione, il coraggio di restare è anche una tacita promessa di impegno, e non un tirare a campare per non dover prendere decisioni. Penso ai ragazzi che lottano per un lavoro dove il lavoro non c è, e a quelli che cercano di crearlo. Penso a chi si carica addosso una famiglia e cerca di darle un futuro diverso anche senza lasciare la propria terra. Un restare che è in qualche modo una dedizione, difficile e fuori tempo, che a volte porta necessariamente a stridere con il conformismo diffuso, con la logica della carriera e dell affermazione strettamente personale. Incoscienza, e coraggio. Penso a chi decide di rimanere per dedicarsi agli altri, a chi s impegna nella tutela dei propri luoghi, della propria comunità, per quanto piccola e dimenticata sia. Se nessuno più avesse il coraggio di restare, che ne sarebbe? E ovviamente un paesaggio dell assurdo, eppure il nostro Paese soffre sempre più del dislivello Nord Sud e della contrapposizione metropoliprovincia. E se davvero, per assurdo, ciascuno seguisse solo la strada in uscita dal maltrattato Sud e dalla piccola provincia? Che ne sarebbe della voglia di cambiare, migliorare, crescere insieme alla propria realtà? Il coraggio di restare è una consapevolezza che si può apprendere solo con la coscienza della storia, la radice stessa, ma non la causa unica, di un ingiustizia oramai consolidata. Partono, e qualcuno resta, con la stessa dignità, le stesse paure e forse lo stesso dolore. Certamente, con lo stesso coraggio.

7 PAROLE IN VERSI CESE PER IL PROGETTO ADOTTIAMO UNA CLASSE In attesa di definire i contributi da consegnare ai Missionari di Cese, la Pro Loco ha provveduto a versare una parte del ricavato del calendario 2009 per sostenere il progetto Adottiamo una classe del Movimento per l Autosviluppo Internazionale nella Solidarietà (MAIS). Qui di seguito trovate alcuni dettagli sull iniziativa cui tutti noi stiamo contribuendo. A seguito di un ennesimo viaggio a Recife, dove il Mais è presente da vent'anni, abbiamo avuto la conferma della instabilità e della precarietà della situazione scolastica nel paese, di fronte alla possibilità, affatto remota, che le cose potrebbero cambiare da un momento all'altro, sia per mancanza di fondi, sia per necessità delle famiglie locali, è stato logico pensare alla necessità di affiancare al sostegno individuale dei ragazzi in difficoltà il sostegno di una intera classe. D'accordo con Dorinha, la nostra referente, abbiamo scelto una quinta elementare di 31 bambini. Tra di loro c'è Izabela, una bambina di 10 anni sordomuta. La grande sensibilità e bravura della maestra ha permesso a tutti di comunicare con lei, perché tutti i bambini hanno imparato l'alfabeto manuale. Entrare in quella classe è stata una emozione grandissima e soprattutto una lezione di vita. Tutti i bambini cantavano unendo l'alfabeto dei segni, permettendo a Izabela un sereno inserimento (foto). È una classe che merita tutta la nostra ammirazione e il nostro aiuto. Per il sostegno della classe sono necessarie 20 quote da 29 euro ciascuna per far fronte alle spese di: divisa (in Brasile è obbligatoria) libri, quaderni, colori, materiale didattico, un pasto principale e la merenda, ecc [Il contributo di circa 350 euro che la Pro Loco di Cese ha versato costituisce l ultima quota annuale, finora anticipata dal MAIS poiché non coperta.] La direttrice della scuola e la maestra si impegnano a relazionare due volte l anno l andamento della classe, a raccontare le storie e i progressi dei bambini. IL DESIDERIO di Berardino Rantucci Il desiderio è un'ombra distratta che ti segue in maniera autonoma e trasversale, che in realtà, osservandola, non è come la vorresti, eppure essa è simile a te, ma non lo è in realtà, cambia posizione, a volte ti sembra che gli occhi non la notino, ed è il momento in cui si esalta in maniera categorica e illusionistica I tuoi desideri... sono lì in alto che sembra di toccarli, ma essi sono solo nuvole dissolte e ecco che trabocca la tua delusione e torni lì a terra, e riecco lei, la tua ombra, che non molla. A questo punto è il momento di drizzare lo sguardo e di affrontare la vera realtà, che non ti permette di ridere o di piangere, ti obbliga a viverla, se vuoi essere considerato normale in maniera torrida e strettamente manicheistica, esse esegue tutti i movimenti ma non ti parla e non ti capisce. L'ombra ti lascia solo dopo la morte, io la mia ombra non la voglio. 7

8 Dal romanzo "La stanza dei segni" di Elvio Cipollone SCENA n 2 8 Il pomeriggio Alduccio non uscì. Sapeva che Peppino e gli altri lo aspettavano in piazza, ma lui piegò la testa sul petto, strinse i denti e salì in camera. Niente scrivanie, niente armadi, niente librerie o scaffali. Una cassetta di legno poggiata sul pavimento fungeva da contenitore dei pochi libri che possedevano. Oggi non mi va di andare con loro, pensò Alduccio. Che vadano pure, che m importa? tanto li frego tutti! Si consolava così ma gli rodeva. Sarebbe stato il primo giorno che andavano a nidi dopo il lungo inverno della valle, ma non se la sentiva di sfidare ancora una volta l'ira di sua madre. Se fosse andato sarebbe tornato tardi e sicuramente bagnato ed infangato e, forse, anche con qualche strappo ai vestiti: lo sapeva. Non si può andare a nidi e tornare a casa puliti, ordinati e con la riga ai pantaloni! Quando si va a nidi si cammina per i campi arati e ci si inzacchera fino alle ginocchia; si corre nei prati, che in quella stagione hanno l'erba già alta e umida, ci si bagna le gambe; si sbuca in mezzo alle fratte e c'è sempre una spina di rovo o uno ramo spezzato che ti aggancia la maglia e la rompe; si sale sugli alberi, si ridiscende, si corre all'impazzata, ci si butta per terra; insomma per andare a nidi bisogna stare sereni e liberi di mente, altrimenti è una pena ed è meglio non farlo. Alduccio lo sapeva; lui a scovare i nidi era il migliore. Aveva un sesto senso sviluppato nelle giornate e stagioni e anni passati tra i campi di quella contrada. Intuiva da lontano se una macchia scura tra le foglie di un salice era un nido di cornacchia o se quel fruscio percepito tra l'erba medica rivelava una capinera che fuggiva disturbata. Era un maestro nello scovare gli ambiti nidi delle upupe tra le grandiose fronde delle querce o nel seguire la rotta d una lepre osservando i fili d'erba smossi in superficie: per questo gli doleva restarsene a casa. Sperava che i suoi amici facessero solo una perlustrazione, per poi tornarci alla fine del mese quando c'erano le uova o i piccoli spelacchiati; allora sì che ci sarebbe stato da divertirsi! Le uova delle varie specie di uccelli, piccole e variopinte: un trofeo! Dalla loro forma, dalla grandezza e dalle macchie che presentavano, riconosceva a quale specie appartenessero e a volte litigava con i compagni se sostenevano opinioni diverse. Dal tatto e dal calore che emanavano sapeva dire se erano fresche o già covate e, se le trovava fresche, le beveva senza farsi problemi; come fanno tutti gli animali sulla faccia della terra. Non si chiedeva certo se fosse giusto o sbagliato, corretto o scorretto, civile o incivile, ecologico, geologico, paranoico, inumano o che so: concetti che nella sua piccola testa semplicemente non esistevano. Comunque ne scoverò degli altri, sicuro! e chiuse l'argomento. Quando prendeva una decisione e piegava il mento sul petto non c'erano ragioni che potessero fargli cambiare parere. Dunque, prese il libro di scuola, si rannicchiò (con l'accento sulla o) sul letto, lo poggiò sulle ginocchia, aprì il lungo indice e cominciò la nuova fatica. "Il Me di te rra ne o è il ma re che ba gna l'i ta li a punto. Ah, il punto non si pronuncia" ricordò, contento di aver memorizzato la regoletta. Procedeva a rilento. Ogni poco si fermava, non capiva il significato di una parola o dava sfogo alla fantasia o, maledizione, qualche passaggio più impervio lo paralizzava. Tanto libero ed inarrestabile nelle corse sfrenate, nel governare le mucche, nello zappare le patate, altrettanto imbrigliato di fronte ad una parola appena più complicata. Ma non mi freghi, pensò rivolto al libro, ti vincerò. Rilesse la pagina tre o quattro volte finché non rientrò il padre dai campi.

9 PER I PIÙ PICCOLI Giochi e relax Unisci i puntini da 1 a 110 per scoprire un simpatico disegno. Colora le maschere di Carnevale PER I GRANDI Quiz sulle Cese 1. Una vecchia credenza diffusa attribuiva la Madonna di Cese, opera di De Litio, alla mano di : a) Giotto b) Fra Bonaventura c) San Luca 2. Nel citare Cese come suo paese natìo, Pietro Marso fa riferimento a: a) L abbazia benedettina b) La pianta del dittamo c) L antica selva romana 3. Secondo un detto popolare, Febbraro curtaréjjo... : a) Sta nnamméso all immernéjjo b) Jèla sempre béjjo béjjo c) Taglia lo friddo có jjo cortéjjo 4. Il 6/2/1850 si deliberava l accomodo della fontana di Cese con i soldi ricavati: a) Dalle donazioni dei cittadini b) Da una tassa aggiuntiva c) Dalla trebbiatura 5. Santo Biaso, celebrato il 3 Febbraio, è popolarmente protettore dai malanni: a) Dell orecchio b) Della gola c) Degli occhi 6. La neve di questi giorni, sciogliendosi, può diventare : a) Pappaleddia b) Pappagorgia c) Pastenàca 7. E una zona prossima al corso della Rafia: a) I Vignali b) Piane Cesàrie c) Ji caùni IN QUALI STRADE DI CESE SONO STATE SCATTATE LE SEGUENTI FOTO? Se volete proporre il vostro quesito inviate le foto a lavocedellecese@tiscali.it 9

10 CESE SPORT Eugenio Cipollone GS CESE: SEMPRE PIÙ DURA LA CORSA PER LA SALVEZZA! Il campionato è arrivato alla settima giornata del girone di ritorno e con le ultime partite il G.S.Cese è riuscita a guadagnare solo un punto sulla penultima (grazie alla sconfitta, nella sesta giornata, del San Pelino contro l Ortigia). Visto il numero e la difficoltà delle partite che mancano alla fine del campionato, si fa sempre più debole, per noi, la speranza di abbandonare l ultimo posto in classifica. Nella terza giornata di ritorno il Cese ha perso fuori casa il derby con il Capistrello con il punteggio di 2 a 0. Sono poi venute le sconfitte in casa con lo Sportland Celano (2 a 1) e quella in trasferta con il Castello 2000 (5 a 0). Nella sesta giornata di ritorno la nostra squadra ha ospitato il Goriano Sicoli e ne è scaturita una delle migliori partite disputate quest anno. Nonostante la differenza in classifica, i giallo verdi avrebbero meritato di più rispetto al risultato finale (1 a 1). Più del risultato, fa piacere sottolineare come ben 6 cesaroli abbiano disputato quest ultima partita, cosa che non succedeva forse dai primi anni della formazione della squadra e cioè dai primi anni novanta! Per quanto riguarda la testa della classifica, sono sempre la Jaguar di Luco ed il Tagliacozzo a giocarsi il primo posto, mentre la corsa per assicurarsi la partecipazione ai play off è aperta ad almeno sei squadre. Nella giornata odierna il G.S.Cese farà visita al San Benedetto con la speranza di riuscire a smuovere ancora un po la classifica. Classifica (dopo la 6^ giornata di rit.) Jaguar 50 Tagliacozzo 50 Castello Fucense 39 Sportland Celano 33 Capistrello 31 Pacentro Folgore 29 Goriano Sicoli 27 Balsorano 27 Bazzano 26 San Benedetto dei Marsi 23 Monte Velino 22 Ortigia 14 San Pelino 11 CESE 7 Prossimo turno 7^ giornata (rit) Domenica 22/02/09 San Pelino Balsorano Castello2000 Bazzano San Benedetto CESE Pacentro91 Folgore Goriano Sicoli Jaguar Capistrello Monte Velino Fucense Ortigia Sportland Celano Tagliacozzo CESE SPORT Mario Ippoliti AMATORI CESE: ZONA CHAMPIONS LEAGUE Complimenti al Cese Amatori, che, giunto al suo sesto anno di partecipazione al campionato Amatori, regala ai propri tifosi un traguardo storico: la partecipazione ai play off. A due turni dalla fine del girone di ritorno arrivano altre tre splendide vittorie. La prima contro la Marinara col risultato di 4 1, con le reti di Petrini Massimo (doppietta), Marano Michele ed Ippoliti Mario (su rigore). La seconda contro l Antinum col risultato di 1 0, rete di Marano Michele, giunto al 19 centro stagionale. Infine la vittoria che ha dato la qualificazione ai play off con 31 punti, grazie ad un pauroso vuoto con la terza in classifica, la Virtus Capistrello, sconfitta con il più classico dei punteggi (2 0), con le reti di Marano Michele e Di Renzo Gaetano; il Cese si è così vendicato dell amara sconfitta subita all andata, disputando una gara alla pari pur con tante assenze importanti. (continua a pag. 11) 10 Classifica (dopo la 6^ giornata di rit.) Angizia Luco 37* CESE 31 Virtus Capistrello 27 Antinum 24* Collelongo 21* Capistrello 19* Marinara 6 Sporting Nazad Avezzano 4 Prossimo turno 7^ giornata di ritorno Nazad A. Sporting 2000 Virtus C. Collelongo Antinum Capistrello Angizia Marinara Riposa: CESE

11 CESE SPORT Mario Ippoliti AMATORI CESE: ZONA CHAMPIONS LEAGUE Gli Amatori Cese nella loro formazione più ampia. (Grazie a Michele Marano per la foto) E adesso comincia la festa! Venerdì 13 febbraio, alle ore 20:00, è partito il pullman che portava la squadra degli Amatori Cese verso Santo Stefano di Sante Marie, per un ritiro che potesse fortificare la già forte grinta, tenacia ed impegno, che gli Amatori esprimono sul campo di gioco. Ne è dimostrazione l ambito traguardo dei play off raggiunto senza difficoltà. Nel ritiro di Santo Stefano si è parlato dei prossimi impegni. Complimenti ad una dirigenza sempre vicina alla squadra, guidata dal presidente Mario Ciciarelli, al vice presidente Monica, ed al mister Cipollone Emilio, che in questi fantastici anni ha saputo gestire con la sua tenacia e grinta una fortissima squadra di gruppo. La grossa difficoltà di quest anno è rappresentata soprattutto dai grossi infortuni al giocatore Patrizi Raimondo, al quale vanno i nostri migliori auguri. In questi anni gli Amatori sono riusciti a creare un movimento nel paese ricco di simpatia e di fascino. Ricordiamo le meravigliose serate passate al ristorante Palentino in occasione del veglione dell Epifania, il carnevale, la lotteria della carriola natalizia, ecc. Per ultimo, nel gruppo c è lo splendido Mario Ippoliti che, preparato come nessuno, ci aggiorna sulle classifiche, sulle strategie e sulle notizie. È il punto di riferimento della squadra! A fine serata abbiamo festeggiato insieme i 42 anni del grande compare vecchio amatore e giunto al suo 15 campionato. Corsaro sulla fascia destra, crea scompiglio agli avversari. Forza Amatori, la strada è quella giusta, non arrendetevi mai!!! N.B. Nel prossimo numero, speciale play off Amatori Cese. La partenza per la Champions League (Grazie a Michele Marano per la foto) 11

12 Comm era La piazza verso la strettoia Processione del 1943 Com è Febbraio 2009 La fontanella Gruppo di ragazzi nei primi anni 70 Febbraio 2009, nei pressi della Madonnina. Il prossimo numero de La Voce uscirà Domenica 29 Marzo Chi è interessato può consegnare gli articoli o inviarli a lavocedellecese@tiscali.it entro il 22 Marzo. Articoli e rubriche curati da Elvio, Eugenio, Lorenzo, Manuela e Roberto Cipollone, Mario Ippoliti, Berardino Rantucci ed Alessandra Semplice. Grazie ad Osvaldo e Gemma per le foto ed ai consulenti per il prezioso supporto. Per informazioni, proposte, commenti e suggerimenti scrivete a: Redazione La Voce delle Cese, Pro Loco Cese dei Marsi, Via C.Cattaneo 2, Cese di Avezzano (AQ) oppure a: lavocedellecese@tiscali.it. Sito web:

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