Proposta di gestione per la salvaguardia e valorizzazione del sito dell'orchidea endemica Platanthera kuenkelei subsp. kuenkelei var.

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTÀ DI BIOLOGIA E FARMACIA CORSO DI LAUREA IN SCIENZE E TECNOLOGIE PER L AMBIENTE Proposta di gestione per la salvaguardia e valorizzazione del sito dell'orchidea endemica Platanthera kuenkelei subsp. kuenkelei var. sardoa Studente: Alberto Caredda Anno Accademico 2017/2018

2 1. Introduzione Premessa personale La famiglia delle Orchidaceae è tra le più ricche in specie all interno delle Angiosperme (piante a fiore). Presenta specie molto variegate che si sviluppano come specie terricole (adagiate al substrato e munite di radici sotterranee) ed epifite (adagiate su altre piante o oggetti e con radici aeree). È una famiglia che riveste grande importanza anche a livello economico: da un punto di vista ornamentale molte specie sono utilizzate in larga scala per arredi interni grazie ai fiori belli e vistosi che sviluppano; ma anche da un punto di vista gastronomico, come ad esempio l utilizzo in cucina dei baccelli di vaniglia che vengono raccolti da Vanilla planifolia Jacks. ex Andreus (Figura 1), orchidea originaria del Messico. Questa famiglia ha una distribuzione prevalentemente tropicale, ma si spinge anche nelle zone temperate e fredde colonizzando diversi tipi di habitat. In Figura 2. Platanthera kuenkelei subsp. kuenkuelei var. sardoa. Italia la famiglia delle Orchidaceae è rappresentata da circa 200 specie spontanee (G.I.R.O.S. 2016) di cui circa un terzo in Sardegna. La mancanza di leggi e norme adatte per la tutela di questa famiglia e in generale della flora spontanea, è attualmente un fattore di minaccia per questa famiglia. Infatti la mancata tutela degli habitat, fondamentali per il ciclo biologico delle specie, accompagnata dalla raccolta di esemplari da parte dell uomo sono i due fattori che influiscono maggiormente sullo sviluppo e la crescita di queste specie. Figura 1. Vanilla planifolia Jacks. ex Andreus. Questa lacuna normativa assume maggior importanza soprattutto quando ci si imbatte in specie endemiche (12 presenti in Sardegna) (G.I.R.O.S. 2016) e puntiformi. È il caso della Platanthera kuenkelei subsp. kuenkelei var. sardoa (Figura 2), orchidea endemica sarda scoperta nel 2007 nelle campagne di San Leonardo (Santu Lussurgiu) e descritta nel 2012 da Richard Lorenz, Maia Akhalkatsi, Helmut Baumann, Pierluigi Cortis, Annalena Cogoni & Antonio Scrugli. Questa specie è stata 2

3 rinvenuta attualmente in un unico sito ed è rappresentata da pochissimi esemplari. Si tratta di una specie altamente vulnerabile che necessita quindi di adeguate norme di protezione al fine di salvaguardarla da eventuali minacce, proteggendo l habitat, e di interventi atti al rafforzamento della popolazione. Quadro normativo Attualmente, le norme vigenti che mirano alla salvaguardia delle flora spontanea non sono numerose. Tra queste si citano alcuni accordi internazionali: 1. Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione (Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora, nota anche come CITES). Alla CITES, sottoscritta il 3 marzo 1973 ed emendata a Bonn il 22 giugno 1979, aderiscono 161 Paesi tra cui l Italia che l ha recepita con la Legge n. 874 del 19 dicembre 1975 e s.m.i.; 2. Convenzione di Berna (Convention on the Conservation of European Wildlife and Natural Habitats) relativa alla conservazione della vita selvatica e dell ambiente naturale in Europa, con allegati, adottata a Berna il 19 settembre Questa Convenzione è stata ratificata dall Italia con Legge n. 503 del 5 agosto 1981; 3. Convenzione per la Protezione delle Alpi per la protezione della flora e della fauna della regione delle Alpi, firmata a Salisburgo il 7 novembre La ratifica della Convenzione in Italia è avvenuta con la Legge n. 403 del 14 ottobre Per quanto riguarda le direttive, quella di maggior interesse ai fini della tutela della biodiversità è la Direttiva del Consiglio 92/43/CEE sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (Direttiva Habitat). La Direttiva Habitat intende promuovere il mantenimento della biodiversità mediante l individuazione di misure di conservazione e di tutela che tengano conto anche delle esigenze economiche, sociali, culturali e delle realtà regionali e locali dei singoli Stati Membri. Lo scopo è quello di mantenere o ripristinare in uno stato di conservazione favorevole gli habitat naturali e seminaturali e le specie di flora e fauna selvatiche. Figura 3. Logo rete natura L Italia è tra i Paesi europei più ricchi di biodiversità, possedendo la metà delle specie vegetali e un terzo delle specie animali presenti nel territorio europeo (ISPRA). Le prime leggi che sono state emanate in Italia in materia di protezione della biodiversità sono state 3

4 quelle relative alla ratifica ed esecuzione di convenzioni internazionali, come già segnalato. Le norme nazionali per la conservazione della flora e della fauna selvatica attualmente tutelano una parte di questo importante patrimonio. Le principali norme vigenti in Italia sono relative a temi principali: per quanto riguarda le aree protette abbiamo la Legge quadro sulle aree protette n. 394 del 6 dicembre 1991, che detta principi fondamentali per l istituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del paese che è stata in parte modificata dalla Legge n. 426 del 9 dicembre 1998: Nuovi interventi in campo ambientale ; a proposito di flora e fauna selvatica abbiamo invece leggi che rappresentano la disciplina applicativa delle direttive e accordi internazionali precedentemente citati e numerosi decreti emanati in seguito al recepimento della Direttiva Habitat. La flora italiana comprende circa 6711 specie di piante vascolari (Pteridofite, Gimnosperme e Angiosperme) (CONTI et al., 2005), 1097 specie di Briofite (Muschi ed Epatiche) e 2145 specie di Licheni (ISPRA). Purtroppo non esiste tuttora una legge quadro nazionale per la protezione della flora. Questa materia è di fatto delegata alle singole Regioni e Province Autonome. Le Province Autonome e quasi tutte le Regioni dispongono di provvedimenti legislativi finalizzati alla protezione della flora spontanea, nei quali sono specificate le entità da tutelare. Come si può notare dalla tabella 1, Puglia, Sicilia e Sardegna sono le uniche regioni italiane a non disporre di provvedimenti legislativi finalizzati alla protezione della flora spontanea. Un dato che va a sfavore di queste Regioni, soprattutto per quanto riguarda Sicilia e Sardegna, nelle quali il 10 % delle specie presenti è costituito da specie endemiche e quindi presenti solo in singole località di queste Regioni. Tabella 1. 4

5 2. La famiglia delle Orchidaceae in Sardegna Gli ultimi dati riguardo la distribuzione delle Orchidaceae in Sardegna risalgono al lavoro di Scrugli et al. del 2007 che dava per la Sardegna 68 specie, un numero abbastanza grande paragonato alle 200 circa presenti a livello nazionale. Attualmente il numero non è preciso, ma oscilla sempre attorno alle 70 circa. Questa imprecisione è dovuta al fatto che si tratta di una famiglia "critica", soprattutto a livello tassonomico: infatti, la loro determinazione in campo molto spesso risulta essere difficoltosa poiché sono influenzate dall alto tasso di speciazione tramite ibridazione (Cortis et al 2009) che si verifica in particolar modo nel genere Ophrys. Sono tutte specie terricole e popolano diversi habitat. Presentano fiori zigomorfi ed ermafroditi, quindi possiedono sia l apparato femminile che quello maschile. In alcuni casi avviene auto impollinazione (Ophrys apifera) e in altri casi si propagano per via vegetativa (Serapias). In linea di massima però la riproduzione avviene per impollinazione operata da insetti, che in alcuni generi ha subito modificazioni molto spinte basate su diverse tipologie di inganno rivolte agli insetti stessi: nel genere Ophrys il labello (petalo modificato) si è evoluto al fine di diventare quasi identico al dorso o addome relativi alla femmina dell insetto impollinatore. Inoltre vengono prodotti feromoni simili ai feromoni sessuali prodotti dalle femmine, attirando in modo più convincente l insetto che nel tentativo di accoppiarsi col fiore (processo che prende il nome di pseudocopulazione) (Figura 4) stacca i pollinodi (parte maschile del fiore) e andrà depositarli su un altro fiore della stessa specie che Figura 4. Pseudocopulazione in Ophrys eleonorae e Ophrys bombilyflora. 5

6 opererà lo stesso tipo di inganno. Nel genere Anacamptis invece, ad esempio, il fiore si è sviluppando munendosi di sperone e vie nettarifere molto vistose nel labello: l insetto si recherà sul fiore nel tentativo di cibarsi del nettare ma non troverà nulla se non i pollinodi che staccherà mentre si adagia sul fiore e trasporterà in altri. Infine un altro esempio di inganno relativo all impollinazione lo troviamo nel genere Serapias: il fiore delle specie afferenti ha questo genere ha subito modificazioni tali da prendere le sembianze di un rifugio che molti insetti utilizzano volentieri per un ricovero provvisorio. Anche qui, nell atto di introdursi all interno del fiore l insetto finirà per staccare i pollinodi completando il processo di impollinazione non appena andrà a visitare un altro fiore. Il fiore così impollinato produrrà dei frutti, costituiti da capsule (Figura 5) che a loro interno contengono numerosissimi semi di dimensioni veramente piccole: infatti, sono privi di endosperma e quindi di sostanze nutritive, e per potersi sviluppare e germogliare necessitano di stabilire simbiosi con specifici funghi. La dispersione dei semi è operata dal vento (anemocoria). Queste necessità delle specie afferenti a questa famiglia di dover stabilire necessariamente stretti rapporti con altri organismi (seme-fungo, impollinazione-insetto) costituisce un punto di forza di questa famiglia che basa la propria esistenza sulla collaborazione con altri organismi viventi. Allo stesso tempo però risulta dimostrarsi anche uno svantaggio, purtroppo dovuto principalmente all azione dell uomo che, incantato dall estrema bellezza e vistosità dei fiori non esita a raccoglierli, danneggiando gravemente il ciclo riproduttivo. Inoltre danni maggiori sono la perdita di habitat, problema comune con altre specie, quindi il sovra pascolamento, gli incendi e altre pratiche agricole e/o di altra natura che minano la sopravvivenza di queste specie. Figura 5. Fiore secco con frutti e nuova fioritura di Anacamptis collina. 6

7 Platanthera kuenkelei subsp. kuenkelei var. sardoa Nel 2007 viene rinvenuta da parte di un escursionista una nuova specie di orchidea. Inizialmente il parere degli esperti del Dipartimento di Scienze della Vita e dell Ambiente Sezione Botanica dell Università di Cagliari contattati, ricadeva sulla specie Platanthera bifolia fino a quel momento mai trovata in Sardegna. Successivamente un altro studioso di orchidee spontanee, il prof. Helmut Baumann, vide delle somiglianze tra una orchidea da lui descritta e la specie oggetto di questo progetto, quindi decise di approfondire la tassonomia dell orchidea con studi più specifici. Iniziano le indagini, si raccolgono campioni biologici in particolare delle foglie, delle capsule con i semi fecondati e si mettono a confronto i campioni dell orchidea isolana con campioni di P. bifolia e P. clorantha del continente e di P. kuenkelei nordafricana mediante l'utilizzo di metodologie di biologia molecolare. Gli studi vengono pubblicati ed allora l orchidea assume il nome di P. bifolia var. kuenkelei. Ma non finisce qui, l anno successivo nel vol. 44, del "Journal Europäischer Orchideen", Richard Lorenz; Maia Akhalkatsi; Helmut Baumann; Pierluigi Cortis; Annalena Cogoni; Antonio Scrugli vengono rilevate ulteriori differenze oltre che genetiche anche morfologiche tali da rendere lecita l'identificazione tassonomica come P. kuenkelei subsp. kuenkelei var. sardoa. Pertanto si tratta di una specie con una distribuzione endemica di tipo puntiforme, ossia presente solo e unicamente nella suddetta località. La limitatissima distribuzione di queste specie rende ancora più urgente la necessità di intervento, atto a colmare la mancanza di leggi che la tutelano. I motivi di un necessario e immediato intervento insorgono soprattutto in relazione alle minacce a cui questa specie è soggetta. Figura 6. Particolare del fiore di Platanthera kuenkuelei subsp. kunkuelei var. sardoa. 7

8 In generale le popolazioni di orchidee selvatiche sono sottoposte a minacce riconducibili a due tipologie: la perdita di habitat adatti a ospitare il ciclo biologico di queste piante, e la raccolta di esemplari. Se la prima tipologia di minaccia insidia indiscriminatamente tutte le specie, la seconda rappresenta invece una minaccia specifica per orchidee particolarmente vistose che vengono raccolte per ignoranza o interessi economici. Pascolo Per entrare nella fattispecie della popolazione oggetto del presente progetto, in essa sono state riscontrate delle problematiche legate all'attività di fauna selvatica e al pascolo di animali d'allevamento, quindi rispettivamente suidi selvatici (cinghiale) e allevati allo stato brado (maiale domestico) e ovini (pecora). L'attività di disturbo legata ai suidi è dimostrata dal ritrovamento di numerose piante sradicate e private unicamente della struttura sotterranea del tubero, alimento ghiotto per la tipologia di animali descritta. Il pascolo di ovini è un altro elemento che può minacciare l'esistenza della popolazione, in quanto l'attività di brucatura non risparmia ovviamente gli scapi fiorali delle orchidee di interesse. Attività umana Vi è inoltre un rischio concreto di sottrazione e distruzione di un elevato numero di esemplari da parte di escursionisti e collezionisti di orchidee. Le due tipologie di fruitori del sito rappresentano due differenti tipologie di danno potenziale per le piante in esso presenti: la raccolta delle appariscenti infiorescenze dall'alto valore estetico riduce infatti la potenzialità della creazione di nuovi semi e quindi di nuove piante che andrebbero a rafforzare il numero di individui della popolazione, ma risparmia la struttura sotterranea del tubero, che l'anno successivo potrà originare una nuova pianta; la rimozione di intere piante da parte di collezionisti o commercianti interessati alla sottrazione dell'intero individuo comporterà invece la perdita definitiva dell'esemplare e un impoverimento diretto ed irreversibile della popolazione. Nonostante le sostanziali differenze fra le due attività, appare comunque evidente come sia in un caso che nell'altro, l'attività umana costituisca una minaccia diretta per la popolazione oggetto di studio. Modifiche all'habitat Un'altra tipologia di rischio è la modifica dell'habitat che ospita la popolazione. Interventi non accuratamente studiati e supportati da un parere scientifico, potrebbero sottrarre degli elementi 8

9 fondamentali per il mantenimento dell'equilibrio di tutti quei fattori ecologici che soddisfano le necessità autoecologiche della specie di interesse, si vedano apporto e stagionalità dell'approvigionamento idrico, irraggiamento solare adeguato, mantenimento di uno stato di successione vegetazionale favorevole etc. 3. Proposte di salvaguardia La biodiversità è un patrimonio collettivo che tutti hanno il dovere di rispettare e far rispettare. Inoltre il patrimonio naturalistico del territorio può rappresentare, e di ciò vi sono centinaia di esempi virtuosi in tutta Italia, una grande risorsa economica. La ricchezza floristica e faunistica può infatti diventare motrice per un turismo naturalistico che è caratterizzato da una distribuzione più omogenea sul territorio e da tempistiche più dilazionate rispetto alla concetrazione in pochi mesi estivi che caratterizza invece i flussi turistici di massa. Ovviamente perché si possa instaurare un tale scenario virtuoso, le risorse naturalistiche dovranno essere salvaguardate e valorizzate in modo intelligente e ciò richiede il supporto di personale altamente qualificato dal punto di vista scientifico in ambito biologico e naturalistico. Le azioni che possono essere intraprese sono qui sotto elencate: Protezione in-situ Al fine di scongiurare le minacce descritte in precedenza alla sezione "Pascolo", risulterà imprescindibile la realizzazione di una barriera meccanica che impedisca l'accesso alle piante di interesse a tutti quegli animali che potrebbero minacciarne l'integrità con la loro attività di pascolo. Questa barriera dovrà però permettere la fruizione del sito a quelle persone che nel rispetto di adeguate norme comportamentali, vorranno visitare la popolazione. Si renderà quindi necessaria la realizzazione di accessi quali porte o scale. Alla sezione "Attività umana" sono state descritte alcune minacce che l'uomo potrebbe costituire per la conservazione del sito di interesse. Queste minacce andranno scongiurate tramite un attento controllo del sito e prevenute tramite un'adeguata sensibilizzazione rivolta ai fruitori. A tale scopo un adeguato supporto informativo di tipo cartellonistico ideato e realizzato da apposite figure professionali potrebbe richiamare l'attenzione sul valore naturalistico della popolazione e sull'importanza dell'osservazione delle norme comportamentali che in esso verranno esposte. Per quanto riguarda invece il mantenimento di tutte quelle condizioni ecologiche che permettono l'esistenza della popolazione di orchidee di interesse, si renderà opportuna la pianificazione di ogni intervento che interessi il sito che ospita la popolazione e le aree 9

10 limitrofe congiuntamente con personale qualificato dal punto di vista scientifico in ambito biologico e naturalistico che potrà porre l attenzione relativamente ad eventuali errori nella gestione del sito che potrebbero compromettere gli equilibri che ne regolano la sopravvivenza. Rafforzamento popolazione Un approccio innovativo fondamentale per la salvaguardia del sito di interesse è un rafforzamento della popolazione inteso come l'introduzione di nuove piante la cui riproduzione potrà avvenire ex-situ in laboratori attrezzati. Il rafforzamento di popolazione (restocking) consiste nell immissione di nuovi individui in una popolazione già esistente, e dovrebbe essere effettuato partendo da germoplasma (materiale genetico) appartenente alla medesima popolazione o a quelle più vicine in modo da minimizzare l inquinamento genetico. Le introduzioni possono essere eticamente corrette solo nel caso in cui le specie in questione siano particolarmente rare ed il loro habitat naturale sia fortemente minacciato, ed il sito in questione possiede decisamente ed incontrovertibilmente queste caratteristiche. Il rafforzamento della popolazione è una procedura lenta e per certi versi difficoltosa ma che può garantire degli ottimi risultati, come è già avvenuto in contesti simili che verranno esposti in seguito. Questa si articolerà in tre step: prelievo sul campo di parte del materiale genico prodotto attraverso la raccolta di parte dei frutti contenenti i semi prodotti dalle piante della popolazione; germinazione in vitro dei semi raccolti e produzione di plantule; reimpianto delle plantule prodotte in-situ. 10

11 4. Conclusioni Questo studio approfondito ha consentito di raccogliere informazioni e dati circa lo stato in essere delle normative vigenti in Italia e nell Isola riguardo la difesa e valorizzazione della flora spontanea. In Sardegna, purtroppo, nonostante l ampiezza del territorio e la ricchezza in specie (in particolare di endemismi) presenti, non vi sono attualmente leggi solide ed efficienti che garantiscono la tutela e difesa delle specie vegetali spontanee. La gravità di questa lacuna si evidenzia nel caso riportato in questo elaborato, riguardante una specie endemica puntiforme, per la quale la mancata esistenza di una norma che tuteli in generale tutte le specie vegetali spontanee, spinge gli esperti ad optare per interventi di tipo scientifico senza avere alcun supporto normativo, aggrappandosi alla speranza che le amministrazioni comunali, spesso già in difficoltà, accettino di collaborare attivamente al fine della tutela e conservazione della flora spontanea. È chiaro che non si tratta di un metodo funzionale, poiché nel caso di mancato interesse da parte di entrambe le parti si andrebbe incontro a una grave perdita della biodiversità, con conseguenze abbastanza gravi per piante, animali e soprattutto per l uomo. Ci si augura dunque che si provveda al più presto all approvazione di una legge che tuteli e garantisca la conservazione del patrimonio floristico sardo, un patrimonio che ha un immenso valore naturalistico e caratteristico che contraddistingue l Isola da sempre. 11

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