SOMMARIO. 10 luglio 1943: Operation Husky. di Francesco Fronte 3. Profilo storico di Charles Sydney Frost. di Francesco Fronte 9

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1 SOMMARIO 10 luglio 1943: Operation Husky di Francesco Fronte 3 Profilo storico di Charles Sydney Frost di Francesco Fronte 9 Lo sbarco nella memoria degli ispicesi di Concetta Fratantonio 18 HYSPICAEFUNDUS Rivista di storia e di cultura della Società Ispicese di Storia Patria anno X n Giugno 2013 I Bruno di Belmonte tra distruzione e ricostruzione di Diego Floriddia 28 L armistizio fra l Italia e gli Alleati non venne firmato a Cassibile di Martino Iuvara 35 Il Ministero dell Assistenza Post-Bellica ( ) di Rosj Armenia 44 I cuoricini di un fiore, gioia dell illustre ospite di Diego Floriddia 65 La banalità del male di Evelina Barone 67 Direzione e redazione C.so Garibaldi, 7 (locali Biblioteca Comunale) Ispica (RG) tel storiapatriaispicese@tiscali.it

2 HYSPICAEFUNDUS Direttore responsabile Diego Floriddia Comitato di Direzione Diego Floriddia Sergio Abbate Francesco Fronte Hanno collaborato a questo numero: Francesco Fronte Concetta Fratantonio Diego Floriddia Martino Iuvara Rosj Armenia Evelina Barone Referenze fotografiche: Salvatore Brancati Stampa Kromatografica tel Ispica (Rg) Registrazione Tribunale di Modica n.4/04 del 09/12/2004

3 Liberatori o conquistatori? 10 Luglio 1943: Operation Husky di Francesco Fronte La storia siciliana degli ultimi settanta anni ha inizio con un avvenimento di importanza internazionale decisiva: lo sbarco delle truppe alleate, effettuato sulle coste meridionali dell isola, nelle prime ore del 10 luglio Quel fatto militare, uno dei più clamorosi eventi della seconda guerra mondiale, ebbe ripercussioni e conseguenze che si proiettarono in almeno tre distinte direzioni: la prima, di carattere generale, fu il nuovo corso della seconda guerra mondiale in Europa; la seconda, di portata più limitata ma sempre di grande importanza, fu la piega drammatica assunta, dopo il 10 luglio siciliano, dalla storia politica e militare italiana; la terza, di rilievo prevalentemente regionale, fu il rimescolamento delle carte che, a sbarco riuscito, seguì nell isola con l adozione di nuove regole nella formazione degli equilibri sociali e nella gestione della cosa pubblica. Lo sbarco alleato del 1943 rappresenta, quindi, una vicenda molto importante per la storia contemporanea della Sicilia. Nel 2013 cade il 70 anniversario dell evento e già fioriscono, da tempo, nuovi studi, ricerche, ma anche celebrazioni e cerimonie commemorative. In particolare, per quanto riguarda Ispica, la nostra città sarà coinvolta, l 11 luglio prossimo, dalle cerimonie organizzate dai canadesi i cui reggimenti sbarcarono appunto sulla nostra costa e per primi raggiunsero e conquistarono Ispica, governandola per alcune decine di giorni, tra luglio e agosto del Vediamo, in estrema sintesi, gli avvenimenti di quei giorni del La notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943 gli Alleati sbarcarono in Sicilia. La cosiddetta Operation Husky fu divisa in due zone di competenza, americana ed inglese, marcate da un ipotetica linea che andava dalla costa sud (Pozzallo) e arrivava nell entroterra fino a Vizzini. Gli inglesi (l VIII Armata comandata dal generale Bernard Montgomery) occuparono il tratto di costa tra Pozzallo e Avola, nella parte orientale della Sicilia, per procedere in direzione di Siracusa che fu raggiunta la sera stessa del 10; e di Catania, raggiunta il 6 agosto, dopo una sanguinosa battaglia. 3

4 Francesco Fronte 4 Gli americani (la VII Armata comandata dal generale George Patton) sbarcarono tra Pozzallo e Licata e inizialmente la loro situazione sulla spiaggia fu resa drammatica dalla strenua resistenza italiana. Il cedimento del fronte nel settore americano si verificò solo dal 18 luglio, poiché i difensori dislocati nella zona centro occidentale dell isola temevano di rimanere tagliati fuori dai collegamenti con Messina, dove si concentrava la resistenza. Palermo fu raggiunta rapidamente il 22 luglio e subito dopo fu occupata Mappa della campagna della 1 a Divisione della Fanteria canadese. tutta la provincia di Trapani. Il 17 agosto, dopo una lenta e faticosa avanzata attraverso i monti dell area nord orientale, fu raggiunta Messina e conclusa l occupazione della Sicilia. La sera del 9 luglio, i paracadutisti alleati erano già sulla costa e nell entroterra, a Vendicari, Marzamemi, in contrada Burgio, Bommiscuro e Favara, sulle strade che collegavano Ispica, Rosolini e Modica. Nello stesso tempo, l artiglieria navale alleata manifestava tutta la sua potenza di fuoco e distruggeva le già deboli difese italiane che si ritiravano verso l interno. Sulle nostre spiagge, tra la costa dell Ambra e Ciriga, sbarcarono i due battaglioni canadesi della 2 a Brigata, tra cui la fanteria del Reggimento Princess Patricia; e i commandos britanici n 40 e 41 dei Royal Marines della Brigata del Servizio Speciale (a Punta Castellazzo), che incontrarono la scarsa resistenza della 4 a Compagnia del 375 Battaglione Costiero comandato dal maggiore Pettinato. Tutto il tratto da Vendicari a Punta Castellazzo, circa 34 chilometri, era presidiato soltanto da un migliaio di soldati italiani al comando del tenente colonnello Castaldi. Appare così del tutto fuori dalla realtà l ordine impartito dal generale Achille d Havet (comandante della 206 a Divisione costiera) ai reparti costieri di resistere e ributtare il nemico in mare. Nonostante ciò, ci furono episodi di eroica resistenza che è giusto qui ricordare: il sottotenente Luigi Ignazio Adorno, di Noto, che cadde con tutti i suoi uomini al posto di blocco di Santa Venerina ad

5 10 Luglio 1943: Operation Husky Sbarco delle truppe Alleate sulle coste siciliane Avola e che fu insignito, nel 1947, della medaglia d oro al valor militare e della laurea in legge honoris causa e a cui è intestata la sezione U.N.U.C.I. di Noto; il tenente Vincenzo Barone, modicano, medaglia d oro, cadde a Marzamemi, a 20 anni già laureato in legge, faceva pratica notarile, partito volontario nel 1940, gli è stato dedicato lo stadio di Modica; il brigadiere della Guardia di Finanza Lorenzo Greco (medaglia d argento) e i finanzieri Raffaele Bianca, Pietro Nuvoletta ed Emanuele Giunta (medaglie di bronzo), che si opposero agli invasori, a Porto Ulisse, fino alla morte. Ad Ispica, presso la sorgente Favara era accampato il Gruppo Tattico Sud, al comando del console Giuseppe Busalacchi, formato in gran parte da camicie nere ed era motorizzato. Lungo la direttrice Ispica-Marza- Pachino, gli italiani disponevano di circa 800 uomini, 2 cannoni controcarro, 20 mitragliatrici, 12 cannoni d artiglieria; mentre gli inglesi erano circa 8.000, con 25 cannoni controcarro, 60 mitragliatrici, 75 cannoni d artiglieria e un battaglione corazzato di 78 carri armati: non c era alcuna proporzione tra le forze in campo. Gli inglesi, la mattina del 10 luglio, respinsero il tentativo del Gruppo Tattico Sud di Ispica di contrastare la difficoltosa operazione di sbarco dei canadesi. Una cruenta battaglia si svolse nel triangolo di Case Gradante, Case Bruno e Case Basile, tra italiani e marines inglesi, i quali grazie al fuoco navale e ai mortai della loro fanteria leggera riuscirono ad avere la meglio: a Case Gradante, caddero molti italiani, tra cui il tenente Girolamo de Miranda, medaglia d argento alla memoria. Le colonne alleate si muovevano verso Ispica, Rosolini e Noto: sia il Gruppo Tattico Sud, al comando del 5

6 Francesco Fronte 6 console Busalacchi che il Gruppo Mobile F, al comando del maggiore Argenziano, furono travolti dalle forze avversarie, preponderanti sotto ogni aspetto. La sera del 10 luglio, la 2 a brigata canadese, da Pantano Longarini muoveva verso Ispica, dove, nell attuale Parco Forza si erano ritirati i resti del 122 Reggimento costiero (sessanta uomini armati col moschetto del 91 e tre mitragliatrici) al comando del colonnello D Apollonio. Furono alcuni tanks canadesi del 12 Reggimento carri, l 11 luglio, verso le 11:30, ad entrare ad Ispica per primi, seguiti dopo mezzogiorno dalla 2 a Brigata del Reggimento Edmonton, al comando del tenente colonnello J. C. Jefferson, il quale ottenne la resa delle autorità civili e vanificò la resistenza del colonnello D Apollonio Gli Alleati conquistano Avola e dei suoi pochi soldati che furono, addirittura, ignorati per molte ore dai canadesi. Alle 17 arrivò il Reggimento Princess Patricia che occupò il tratto dell attuale SS115 senza incontrare più alcuna resistenza e avanzò verso Modica. L undici luglio stesso ad Ispica si insediarono gli ufficiali occupanti col compito di ripristinare la normale vita civile ed amministrativa. Il Times del 13 luglio dà la notizia della conquista, da parte delle forze alleate, di Siracusa, Avola, Pachino, Pozzallo, Scoglitti, Gela, Ispica, Licata, Rosolini e Noto. Ad Ispica stabilì la sede del comando di divisione il generale canadese Simonds e vi giunsero pure prigionieri, dopo la resa della 206 a Divisione costiera italiana e la caduta di Modica, il comandante generale Achille d Havet, il colonnello Lombardi, il tenente di vascello Prenej, il maggiore Argenziano. Si arrese anche il colonnello D Apollonio e i suoi 60 soldati (12 luglio, a mezzogiorno), il colonnello Primaverile col 123 Reggimento a Scicli e fu catturato il console Busalacchi: molti di loro finirono nei campi di prigionia in Africa e in India. Degli ufficiali delle forze alleate che ad Ispica svolsero un ruolo importante, nei giorni immediatamente successivi all occupazione, è doveroso ricordare un giovane sottotenente canadese del Reggimento Patricia, Charles Sydney Frost, di 21 anni, che resse il comune di Ispica per il periodo che va dal 16 luglio al 3 agosto, col compito di rimettere in piedi la macchina amministrativa nella transizione dal fascismo alla

7 10 Luglio 1943: Operation Husky democrazia. L ultimo podestà era stato l avvocato Guglielmo Lentini, sostituito dal dottor Saverio Alfieri Bruno, commissario prefettizio: il tenente Frost fu nominato dai suoi superiori Major Town, di fatto esercitava le funzioni di sindaco assicurando così la continuità delle istituzioni municipali. Dopo il 3 agosto il tenente Frost lasciò Ispica per tornare nei campi di battaglia col suo reggimento e fu sostituito da un ufficiale americano, il capitano Guthrie: ma ormai l amministrazione locale aveva iniziato a muoversi con le proprie gambe, grazie anche all ufficiale canadese. Ai primi di novembre del 1943, fu nominato come commissario prefettizio l avvocato Vincenzo Artiglieria italiana Figura che, dopo il febbraio 1944, viene indicato nei documenti ufficiali come sindaco. Gli Alleati, nel nostro caso i canadesi, che sbarcarono il 10 luglio del 1943 erano nemici, liberatori o invasori? E quale fu, di conseguenza, la percezione che si ebbe delle truppe poste a difesa, quelle tedesche e quelle italiane? Si racconta del clima amichevole stabilitosi immediatamente e quasi naturalmente, fatto di reciproca comprensione, di accoglienza favorevole, da parte della popolazione che vide negli Alleati subito la parte amica, anche prima della data dell armistizio. Attraverso le memorie di Mariannina Favara e di tanti ispicesi (raccolte nel volume Storia della mia seconda 7

8 Francesco Fronte guerra mondiale); degli atti ufficiali dell Esercito Italiano e delle forze armate anglo-americane, si sono ricostruiti quegli avvenimenti cruciali anche per la storia della nostra città, avvenimenti nei quali ci furono molte vittime, sia civili che militari. La battaglia di Case Gradante; il sacrificio eroico dei finanziari caduti a Porto Ulisse (Bianca, Giunta e Nuvoletta) e del tenente Girolamo De Miranda (caduto a San Basilio); le vittime civili dei bombardamenti (Ferraro Antonino, Fidelio Giovanni e Sessa Lucia; e poi un intera famiglia distrutta Fidelio Maria, Distefano Grazia e Lisitano Maria); i soldati italiani fucilati, ingiustamente, come disertori (Lissandrello Carmelo e Avola Giorgio): tante vittime ricordate non dalla loro patria ma dall ufficiale che occupò e governò Ispica fino ai primi giorni di agosto, il giovane tenente Charles Sidney Frost, che, a sue spese, anni fa, fece costruire una lapide per commemorare i caduti italiani, civili e militari. Il tenente Frost, del reggimento canadese Princess Patricia, fu ufficiale saggio e illuminato, che rimise in moto, in pochi giorni la vita civile di Ispica, prima di consegnarla ad un ufficiale americano dell AMGOT. In questo senso, l immane tragedia della guerra diventa anche punto di partenza per la costruzione di una nuova Nazione alternativa al fascismo e fondata sulla democrazia, sul governo locale e le autonomie, sui valori positivi della libertà, della giustizia e della pace. Bibliografia: - Costanzo Ezio, Sicilia Breve storia dello sbarco alleato. Le Nove Muse, Catania, Favara Mariannina, Cronaca dello sbarco degli angloamericani e dell occupazione di Ispica, Palermo Finizio Espedito, L eroico sacrificio dei finanzieri di Porto Ulisse, articolo apparso sulla rivista Il Finanziere, Fronte Francesco, Lo sbarco in Sicilia del 1943, in Hyspicaefundus. Rivista di storia e cultura della Società Ispicese di Storia Patria, anno I numero zero, pp , Maggio Frost Charles Sydney, Ispica Town Major 16 luglio 3 agosto 1943, riproduzione del capitolo VII del libro Once a Patricia, pubblicazione in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria, Ispica 2 novembre Mangiameli Rosario, La regione in guerra ( ), in La Sicilia, Giulio Einaudi Editore, pp , Perricone Ottavio, Lo sbarco luglio 1943, Ed. Corriere Elorino, Rosolini, Renda Francesco, Storia della Sicilia dal 1860 al 1970, voll. 3, Sellerio, Palermo,

9 La cittadinanza onoraria al colonnello Frost Profilo storico di Charles Sydney Frost di Francesco Fronte Con deliberazione della Giunta Municipale n 178 del 08/07/2004, l Amministrazione comunale guidata dal sindaco dottor Rosario Gugliotta, concede la cittadinanza onoraria al colonnello canadese Frost Sindaco (Town Mayor) del Comune di Ispica, dal 16 luglio al 3 agosto 1943, con nomina dal Governo Militare Alleato dei Territori Occupati (A.M.G.O.T.), in segno di apprezzamento e di riconoscenza, per essere stato il primo protagonista della rinascita della città, nella democrazia e nella libertà e per aver dimostrato, dal dopoguerra ad oggi, nei confronti di Ispica e della sua popolazione, un attaccamento forte, profondo, sincero. La predetta delibera conteneva un profilo biografico del colonnello Frost da me preparato (per esprimere il mio parere favorevole) che qui di seguito si riporta integralmente. Charles Sydney Frost, nato nel 1922, ha frequentato il Royal Military College of Canada. Dopo il diploma nel 1942 è stato assegnato al Princess Patricia s Canadian Light Infantry (P.P.C.L.I.) e ha prestato servizio in Europa con suo Reggimento. Nel 1945 è stato promosso comandante di battaglione, è stato ferito due volte in azione. Dopo la guerra, ha frequentato l Osgoode Hall Law School, poi, dopo la laurea nel 1949, ha esercitato la professione di avvocato a Toronto. È stato nominato Console della Regina nel Ha continuato a prestare servizio militare nel Royal Regiment of Canada, che ha comandato dal 1959 al 1962, conseguendo il grado di Colonnello onorario. Ha prestato servizio come presidente Colonnello C. S. Frost 9

10 Francesco Fronte della RMC club del Canada nell anno Egli è stato anche un membro del Tavolo di Consiglio dei College Militari Canadesi per il Ministro della Difesa Nazionale ( ); ed è stato Presidente del Sotto-Comitato responsabile degli affari della RMC. Ha ricevuto una laurea onoraria in legge dalla RMC nel A Frost è stata assegnata la decorazione delle forze Canadesi e due targhe, la Medaglia d Argento del Giubileo Canadese (1977) e la Medaglia Commemorativa per il 125 Anniversario della Confederazione Canadese (1992). Dal 1978 è diventato un membro del Senato del P.P.C.L.I. Autore di due libri, Once a Patricia (1988) e Always a Patricia (2004), dedicati alla sua esperienza nella seconda guerra mondiale, in particolare allo sbarco in Sicilia e alla Cartolina commemorativa (1991) esperienza di first democratic Mayor di Ispica liberata dal fascismo. Quando, con lettera del 10 luglio 2003, il Sindaco dottor Rosario Gugliotta annunciava al colonnello Frost una festosa storica celebrazione per offrirle la cittadinanza onoraria ispicese, ha senza dubbio colmato una lacuna storica nei confronti di un personaggio che merita il riconoscimento offerto. Infatti, come confermano le ricerche d archivio da me condotte grazie alla sensibilità del Signor Sindaco, già nel 1944 (22 luglio), il sindaco di allora avv. Vincenzo Figura aderiva alla nobile iniziativa del comune di Comiso di offrire due pergamene agli ufficiali dell AMGOT, tenente colonnello Thurburn e maggiore Young. Al primo perché con liberale ingegno e con ardente amore della giustizia e dell umanità governò la provincia iblea, mostrandosi 10

11 Profilo storico di Charles Sydney Frost amico benigno piuttosto che feroce vincitore ; al secondo perché con animo fraterno aiutò e con indefesso impegno redense i cittadini della provincia iblea corrotti dalla pessima amministrazione dei fascisti e lacerati dalle vessazioni dei tedeschi. Purtroppo il colonnello Frost era già lontano, nella penisola, a continuare la guerra contro il nazifascismo e non ebbe la possibilità di ottenere un simile riconoscimento, sicuramente meritato. Egli entrò a Ispica col suo plotone il 16 luglio 1943, come ricorda nel suo libro Once a Patricia : Mi domandavo come i siciliani avrebbero accolto la mia esigua forza di occupazione, da amico o da nemico? Trovammo il posto quasi deserto, i bombardamenti avevano spinto la gente nelle grotte e nei campi vicini. Le prime persone ad apparire furono il Podestà e il maresciallo dei Cartolina commemorativa (2000) carabinieri ai quali feci capire che le mie truppe venivano da amici per ristabilire la democrazia. Dissi loro che finché un Ufficiale dell AM- GOT non si fosse presentato, ero l ufficiale incaricato a comandare la città e quindi sia il podestà che il maresciallo sarebbero stati sotto la mia autorità. Frost amministrò Ispica per il breve periodo che va dal 16 luglio al 3 agosto 1943, senza alcun aiuto esterno, neanche del suo quartier generale, il 4 Battaglione di stanza a Pachino. Si insediò nell ex sede del partito fascista (Casa del Fascio) nell attuale Piazza Brancati ed intanto la gente, tranquillizzata, lasciava le grotte per tornare a casa. I feriti furono soccorsi e curati dai soldati canadesi, una fila continua di siciliani veniva da noi a chiedere aiuto, scrive Frost. In una lettera al padre, il giovane tenente Frost racconta: Molta di 11

12 Francesco Fronte 12 questa gente ha abitato in grotte, alcuni sotto gli alberi, tutti sono deperiti per la fame e sporchi. Per tre anni sono stati privati di tutte le loro risorse che sono state esportate in Italia e in Germania è facile capire perché la gente ci ha accolti a braccia aperte, si è inginocchiata e ha implorato il nostro aiuto entro una settimana ci siamo attirata la gente dalla nostra parte quasi al 100%. Infatti, i canadesi riaprirono il mulino e lo tennero in funzione giorno e notte, sfamando la popolazione con pane, vino e frutta reperiti ovunque. Ottima fu l intesa con don Giuseppe Bruno, parroco del Carmine, che parlava bene l inglese e che ottenne da Frost l autorizzazione a riaprire la chiesa. Stabilì cordiali rapporti col barone Modica, uno dei grandi feudatari della Sicilia ; col dottor Leontini, di fede antifascista, che lavorava lunghe ore per curare non solo i suoi pazienti, la sua gente, ma anche gli uomini del mio plotone ; con la signorina Franzò, anche lei antifascista, che aiutava il dottor Leontini a curare i feriti e gli ammalati e che lo aiutò a trovare il grano nascosto per metterlo a disposizione della popolazione: Come mai non era stata eliminata dai fascisti, non riesco ancora a comprenderlo, si chiedeva Frost, ammirando il coraggio della signorina Franzò. Quando le vettovaglie cominciarono a diventare insufficienti, con la macchina del Podestà si recò a Pachino, dove sulla spiaggia i canadesi scaricavano vettovaglie di cui si rifornì abbondantemente per Ispica. Il 25 luglio, alla notizia dell arresto di Mussolini, la gente fu come impazzita, gridando e cantando si riversò sulla piazza del mio quartier generale e ci soffocarono con i loro abbracci. La signorina Franzò chiese a Frost, in quella importante e particolare circostanza, una riflessione autografa da leggere in futuro ai suoi studenti e il colonnello scrisse il seguente pensiero: Possano le luci scendere di nuovo su tutto il mondo e possa la gente vivere in libertà, giustizia ed uguaglianza. Alcuni giorni dopo, si presentò a Ispica il capitano Guthrie, ufficiale dell AMGOT, inviato a dare il cambio al tenente Frost che doveva tornare a combattere col suo reggimento. L ispezione dell AMGOT, ordinata dal comando della Settima Armata americana, fu molto positiva: il giovane ufficiale canadese, nelle funzioni di primo Sindaco (Town Mayor), aveva riportato la città di Ispica alla normalità amministrativa, ad una convivenza ordinata e pacifica, all armonia e alla concordia tra la popolazione e le forze militari alleate. Il 3 agosto, Frost lasciò Ispica e raggiunse il suo reparto: Consegnai al capitano Guthrie l autorità che avevo avuto come Sindaco del paese. Lasciavo il mio posto di comando con un tocco di tristezza; come Sindaco della città di Ispica, avevo fatto un esperienza che non era scritta in nessun manuale di guerra e che pochissimi altri giovani ufficiali avrebbero mai avuto l opportunità di fare. In poche settimane avevo visto la gente di Ispica scrollarsi il pesante giogo del fascismo e incamminarsi sulla strada della democrazia. Essi avevano lavorato duro a ricostruire la loro città e a riprendere il loro

13 Profilo storico di Charles Sydney Frost modo di vivere, avevano trovato nuova fiducia e nuova speranza per il futuro. Alla ex Casa del Fascio feci l ultima apparizione per salutare la gente che avevo compreso e rispettato; una donna mi mise nelle mani un amuleto portafortuna e, con le lacrime agli occhi, mi disse: Noi preghiamo per voi, tornate presto. In realtà, sono tornato nella mia cara Ispica tredici anni dopo. In effetti, dal 1956 ad oggi, il colonnello Charles Sydney Frost più Delibera di conferimento della cittadinanza onoraria a Frost volte è tornato in Italia, in Sicilia e, in particolare, a Ispica, che considera la sua seconda patria. Se dovessi diventare cittadino di Ispica, certamente sarebbe il punto culminante della mia carriera, scrive Frost, la cittadinanza ispicese è per me un onore grande. Siamo dell opinione, come Società Ispicese di Storia Patria, che la cittadinanza onoraria al colonnello Frost, per i motivi storici, etici e amministrativi illustrati, sia più che meritata per questo gentiluomo canadese che, poco più che ventenne, da una terra lontana venne per la causa della Libertà della nostra gente di cui fu sempre l amico, il fratello, mai il nemico, l invasore. APPENDICE: I LIBRI DI FROST E NOTIZIE SUL REGGIMENTO. ALWAYS A PATRICIA DI CHARLES SYDNEY FROST Always a Patricia non è soltanto un familiare slogan reggimentale, ma è un aspetto singolare della vita canadese del dopoguerra. Come altri veterani, Sydney Frost ha giurato che lui non avrebbe dimenticato i suoi compagni che rischiarono le loro giovani vite per il loro Paese e il loro Reggimento in Italia e nell Europa Nord Ovest. Se ne avesse avuto la possibilità, il suo ricordo sarebbe stato più che un silenzio di un minuto l 11 novembre. Lui sarebbe voluto tornare, quando avrebbe potuto, sui loro campi di battaglia e negli stupendi cimiteri. Frost è tornato a Ispica, Sicilia, dove da subalterno di 21 anni, era stato brevemente Sindaco nel In nessun luogo, sulla spiaggia tra Ispica e Pachino, 13

14 Francesco Fronte 14 poté trovare anche una sola traccia di dove i Canadesi avevano cominciato la liberazione dell Europa attraverso lo sbarco in Sicilia, il 10 luglio Sydney Frost ha condotti i devoti alleati siciliani a tagliare il nastro rosso a Ottawa e Roma. Loro hanno persuaso gli anziani cittadini di Ispica, sulla costa della Sicilia, a individuare, costruire e pagare un imponente monumento ai Canadesi che erano andati alla carica sulla riva, all alba del giorno d estate del Opuscolo commemorativo dei canadesi (2004) 1943, lasciando molti Canadesi e Italiani caduti e case locali distrutte. L appassionante storia del primo memoriale sul ruolo del Canada nella liberazione dell Italia è superata soltanto dalla storia di come il Colonnello Frost è diventato il padrino di un monumento simile agli Italiani, civili e militari, che persero la vita nello stesso giorno. Se la parte centrale del libro è lo sforzo lungo e vittorioso di un veterano del Canada di dare durata agli ideali

15 Profilo storico di Charles Sydney Frost che portarono lui e i suoi compagni in Italia nel 1953, Always a Patricia arriva fino al suo Reggimento del tempo di guerra, in Germania e nei Paesi Bassi, e anche a Cipro dove egli ha consegnato la fascia del suo Reggimento Reale del Canada del dopoguerra ai Patricia per celebrare il Giorno del Canada vicino alla Linea Verde che separa i Turchi dai Greci. Il libro riporta anche affascinanti note storiche a piè di pagina, come quella sul Soviet Georgiano che insorse contro i Tedeschi su una piccola isola olandese e combatté alla morte fino all arrivo dei Canadesi. (Desmond Morton, professore di Storia dell Hiram Mills all Università McGill; ex soldato, autore di Una Storia Militare del Canada, Capire la Difesa Canadese, Una Breve Storia del Canada; e altri libri di storia militare, politica e sociale canadese). Questo è il secondo libro del Colonnello Sydney Frost. Dopo aver ripercorso le sue esperienze della II Guerra Mondiale in Once a Patricia, questo libro lo riporta sui campi di battaglia del suo Reggimento mezzo secolo dopo, dove egli commenta con autorità il progresso dei Paesi nemici dalla liberazione. Always a Patricia è ancora un altro abbraccio al Reggimento del Colonnello Frost nel loro 90 anno in cui i Patricia continuano a servire la nostra Nazione dalla Bosnia all Afghanistan. La reputazione del Reggimento oggi deve molto alle prestazioni fuori dal comune del Colonnello Sydney e dei suoi compagni nelle colline dell Italia e nelle pianure dell Olanda circa 60 anni fa. (Lewis W. MacKenzie, Maggior Generale P.P.C.L.I.). Always a Patricia è la continuazione del precedente libro di Sydney Frost Once a Patricia. In quel libro egli racconta la storia della sua esperienza nel P.P.C.L.I. durante la II Guerra Mondiale e conclude con un resoconto dei pellegrinaggi che ha fatto ritornando sui campi di battaglia anni dopo per portare rispetto alla memoria di quelli che non sono ritornati, un impegno che egli prese quando fu ferito. In Always a Patricia, Syd continua la storia del ricordo, inclusi i suoi sforzi per vedere che le azioni dei Canadesi in Sicilia, Italia e nell Europa del Nord Ovest, fossero ricordati e le tombe di quelli che caddero fossero curate appropriatamente. Il suo affascinante racconto contiene i dettagli degli ostacoli che la burocrazia e l indifferenza hanno messo sulla sua strada tanti anni dopo la fine della guerra. Esso contiene anche racconti appassionati dell assistenza che gli è stata data dagli abitanti locali, la cui gratitudine per i sacrifici dei soldati canadesi lo ha grandemente aiutato a raggiungere il suo scopo di migliorarne il ricordo. L espressione once a Patricia, always a Patricia la imparano tutti quelli che entrano a prestare servizio nel P.P.C.L.I. e non la dimenticano mai. Syd Frost è un Patricia che non ha mai dimenticato e in questo libro consiglia a tutti noi di ricordare cosa i soldati canadesi hanno compiuto sui campi di battaglia d Europa più di mezzo secolo fa. È un racconto affascinante e saggio, un consiglio obbligato. (generale John de Chastelain, già 15

16 Francesco Fronte 16 primo Colonnello del Reggimento della Fanteria Leggera Canadese della Principessa Patricia). Breve storia del reggimento La Fanteria Leggera Canadese della Principessa Patrizia (P.P.C.L.I.) ha servito il Canada da tanto tempo, con onore e distinzione. Essa fu l ultimo reggimento arruolato e finanziato privatamente da un cittadino del Commonwealth: il fondatore, Andrew Hamilton Gault, ricco e distinto uomo d affari di Montreal, spese centomila dollari, nel 1914, per arruolare il battaglione, senza costi aggiuntivi per il Governo Canadese. Il Governatore Generale del Canada permise di onorare il reggimento con il nome della sua figlia maggiore, HRH Principessa Patrizia. Ella donò al reggimento un Camp Colour Fanteria canadese in marcia verso Agira disegnato e realizzato da lei stessa. Esso divenne un prezioso simbolo di unità ed ebbe l onore di essere il solo Colore nell Impero Britannico ad essere portato in ogni battaglia del Patricia nella guerra. Lo statuto ufficiale del P.P.C.L.I. fu sottoscritto il 10 agosto Annunci di reclutamento furono diffusi per tutto il Canada; reclutamento di ufficiali fu avviato nelle città di Montreal, Toronto, Winnipeg, Edmonton e Calgary. Furono reclutati soltanto uomini che avevano precedentemente prestato servizio presso l Impero e che non avevano obblighi verso la Milizia Canadese. Nel gennaio 1915, il P.P.C.L.I. fu la prima unità di combattimento canadese ad entrare in azione. Durante la I Guerra Mondiale il reggimento fu impegnato in molte e sanguinose battaglie

17 Profilo storico di Charles Sydney Frost (a Passchendaele, Sanctuary Wood, Vimy Ridge e Frezemberg), nelle quali perse più di uomini tra ufficiali e soldati, di cui molti rimasero dispersi e senza sepoltura. Dopo la I Guerra Mondiale, il Patricia fu mantenuto come una delle tre unità in forza permanente. Nel settembre 1939, la Germania invase la Polonia e il Governo Canadese autorizzò la formazione di due divisioni per il servizio attivo. Il reggimento ancora una volta salpò per la Gran Bretagna dove fu destinato a passare tre lunghi anni in Inghilterra esercitandosi e aspettando l azione. Sbarcò in Sicilia nel luglio del 1943 per aiutare il popolo dell isola nella liberazione, per poi combattere lungo tutta la penisola fino al fiume Po, vicino Firenze. Nel febbraio 1945, il Patricia lasciò la campagna italiana e si spostò nell Europa Nord occidentale dove ebbe un ruolo di primo piano per la liberazione dell Olanda e combatté fino all aprile del Il reggimento aveva subito durante la guerra pesanti perdite: 328 morti (ufficiali e soldati) e feriti. Con lo scoppio del conflitto di Corea nel 1950, il 2 Battaglione del P.P.C.L.I. fu la prima unità canadese ad arrivare e combattere come parte della 27 a Brigata del Commonwealth. Ad essa fu conferita la Citazione dell Unità Presidenziale degli Stati Uniti, unica unità canadese ad ottenere questo prestigioso riconoscimento. I tre battaglioni del Patricia furono impiegati in teatro dal 1951 al 1954; il reggimento patì 138 perdite e 471 feriti. Come parte dell Organizzazione del Patto Nord Atlantico (NATO), il Canada spiegò truppe in Europa dal Il reggimento prestò servizio nell Esercito Britannico del Reno e più tardi nel 4 Gruppo della Brigata meccanizzata Canadese. Il mantenimento della pace divenne un impegno importante per le Forze Canadesi a iniziare dal Per il Patricia, Cipro fu il principale punto focale dal 1968 al 1993, con dodici battaglioni a rotazione di sei mesi ciascuno. Gli ufficiali e i soldati del Patricia, sia inviati individualmente che come unità, hanno contribuito al successo delle missioni delle Nazioni Unite in Israele, alture del Golan, Egitto, Libano, Congo, Vietnam, Corea, Rwanda, Somalia, America Centrale, India, Pakistan, Iran, Iraq, Kuwait, Cambogia, Haiti, Giordania, Afghanistan e nei Balcani. Il reggimento ha perso un totale di 17 soldati in operazioni a supporto della pace. Al 2 Battaglione è stato conferito l Elogio del Comandante in Capo dell Unità per la sua azione nella zona di Medak in Croazia nel In seguito alla tragedia di New York dell 11 settembre 2001, il Canada ha schierato il 3 Battaglione del P.P.C.L.I. e altre truppe di sostegno in Afghanistan nella guerra contro il terrorismo. Al 3 Battaglione è stato conferito l Elogio del Comandante in Capo dell Unità per la sua conduzione delle operazioni in Afghanistan. Alla vigilia del centenario dalla fondazione del reggimento, i soldati della Fanteria Leggera Canadese della Principessa Patrizia continuano a servire le Forze Canadesi con dedizione, professionalità ed orgoglio. 17

18 La resistenza eroica dei militari italiani Lo sbarco nella memoria degli ispicesi di Concetta Fratantonio 18 Nel 2004, il Comune di Ispica ha dato alle stampe il libro Storia della mia Seconda Guerra Mondiale, una serie di testimonianze dirette (dei protagonisti) o indirette (dei figli o parenti dei protagonisti) che hanno vissuto la drammatica esperienza della seconda guerra mondiale. Come scrive nell introduzione l allora sindaco Rosario Gugliotta In questo libro emerge subito un dato molto importante, significativo, originale: il dovere sociale di fare rivivere la memoria, affinché la memoria costituisca monito e guida per generare il bene, estirpando il male, contribuendo a fare regnare la pace e la fraternità tra i popoli d Europa e del Mondo. Riportiamo qui alcuni passaggi e testimonianze cruciali degli avvenimenti dell epoca, specie in relazione a fatti gravissimi come la morte di civili nei bombardamenti o di militari italiani fucilati ingiustamente ed atrocemente dai propri connazionali. Ecco una sintesi del racconto di SAL- VATORE LISITANO, che ricorda la morte dei suoi familiari a seguito di un bombardamento degli alleati che si apprestavano a sbarcare. Quel 9 luglio del 1943 come tutti i ragazzini del paese giocavo in mezzo alla strada Era un pomeriggio d estate come tanti altri. Mia madre Di Stefano Grazia gestiva un piccolo negozio di generi alimentari nella nostra casa di via Rapisardi. Quel giorno le erano stati consegnati alcuni generi da distribuire a chi presentava l apposita tessera annonaria Mia madre si arrangiava per tirare avanti con 5 figli, tre femmine e due maschi, aiutata anche da mia nonna che stava con noi. Mio padre era lontano, prigioniero degli inglesi in Africa Orientale Quel giorno si distribuiva un sacco di zucchero a cuocciu, simile a tante pietre profumate e dolci. Senza pensarci due volte, con l incoscienza e la golosità dei bambini, rubai una pietra di zucchero e scappai fuori casa, verso il palazzo di Donna Preziosa (Palazzo Bruno oggi sede municipale). In quel momento suonò la sirena situata sul tetto del palazzo, ci segnalava l avvicinarsi degli apparecchi nemici. Già mi giravo per tornare a casa dalla mamma, meglio le botte che la paura delle bombe, quando scoppiò

19 Lo sbarco nella memoria degli ispicesi l inferno: un rumore assordante mi paralizzò a terra vicino al muro, piangevo ed invocavo la mia mamma. Nessuno mi dava ascolto e aiuto. Poi all improvviso il silenzio, ma mi arrivarono alle orecchie grida disperate e lamenti. Ripresi la strada verso casa, non si vedeva niente, c era tanto fumo e tanta polvere, c erano soldati e guardie. Tutti gridavano. Nessuno mi fece passare, nessuno ascoltava la mia voce che domandava di mia madre e di mia nonna. La mia casa non c era più. Fui allontanato dalle forze dell ordine e da quel momento non vidi più nessuno. Più tardi seppi la verità. Gli aerei avevano distrutto la mia casa. In quel bombardamento persero la vita Fidelio Maria (la nonna di Salvatore), Di Stefano Grazia (la mamma), Lisitano Maria e Lisitano Francesco (sorella e fratello di Salvatore). La vita, la mia vita, salvata da una monelleria, nu cuocciu ri zuccuru rubato a mia madre, il cui volto io vidi, quel pomeriggio del 9 luglio del 1943, per l ultima volta, un po arrabbiato, un po sorridente. Così è rimasto nel mio cuore segnando i miei giorni di ragazzo, la mia vita di uomo, tutta la mia esistenza di essere umano e di cittadino. Invece il professore FRANCESCO DI LUCA ricorda il triste episodio della fucilazione di due soldati italiani condannati (frettolosamente) a morte per (presunta) diserzione. La mattina del 10 luglio 1943 mi trovavo o cuozzu a uliva quando sentii la voce inconfondibile di Salvatore Moltisanti, meglio conosciuto come Ispisieddu, gridare verso mio padre: Cuscinu, sbarcaru i Ngrisi. Allora ero studentello quindicenne Copertina del libro edito dal Comune di Ispica (2004) ma a distanza di tanti anni risento la sua voce e rivedo in lontananza verso la spiaggia un interminabile flotta navale. Chiamai mio padre e gli feci notare quella insolita e tragica scena. Poco dopo mezzogiorno mio padre mi inviò in paese per sapere notizie della famiglia. Mentre salivo lungo i tornanti della Barriera pedalando con fatica sulla mia vecchia bicicletta incrociai il carro funebre che scendeva verso il cimitero. Mi ero fermato un poco per riprendere fiato e guardando vidi che dalla parte posteriore del carro usciva un rivolo di sangue. Non capii il motivo di quel sangue fino a quando non arrivai a casa mia (sorgeva vicino al quartiere Carmine) 19

20 Concetta Fratantonio 20 e appresi che due soldati erano stati fucilati come disertori. La fretta con cui l ordine di fucilazione era stato eseguito aveva provocato il sacrificio inutile di due vittime incolpevoli: il contrordine emesso dal Gen. Achille D Havet era arrivato poco dopo. Il motociclista portaordini non seppe darsi pace per essere arrivato fuori tempo. Le due vittime sono: Carmelo Lissandrello, ispicese, sulla cui tomba è scritto CADUTO PER LA PATRIA e Giorgio Avola, modicano, ma sepolto a Giarratana, sulla cui lapide è scritto COLPITO DA PIOMBO FRATERNO. Dopo parecchi anni parlavo con il frate francescano Padre Giacomo, che aveva assistito le due povere vittime in qualità di Cappellano militare; egli mi raccontava di avere implorato il Colonnello perché ritardasse di qualche ora l esecuzione. Ma invano. Fu quello un ordine tragico ed inutile, concludeva Padre Giacomo, per me fu un esperienza traumatica che mi fece invecchiare Cippi commemorativi a Porto Ulisse (foto di S. Brancati) prima del tempo. Il dottore GIUSEPPE CARBONA- RO, nipote di Davide Carbonaro, guardia municipale, rievoca i momenti della resa della popolazione, quando determinante fu il poco di inglese che suo nonno ancora ricordava perché emigrato per alcuni mesi in America. Già nella mattinata si era diffusa la notizia della presenza di una grossa flotta di navi da guerra alleate in prossimità della costa della Marza, dalla quale stavano arrivando mezzi da sbarco nella zona di Pachino dove erano sbarcate truppe inglesi e nella nostra zona dove era sbarcata la 1 a Divisione Canadese, si sapeva di scontri con le poche truppe italiane che opponevano resistenza e venivano sopraffatte. Una grossa colonna militare, a mattino inoltrato, si avvicinava velocemente verso la città di Ispica. La popolazione ispicese, compiendo grandi sacrifici si era allora rifugiata in massima parte nelle

21 Lo sbarco nella memoria degli ispicesi grotte di c.da Barriera per paura dei bombardamenti. In questa contrada c era un andirivieni incredibile; la gente al sentire tali notizie non sapeva cosa fare. Molti volevano scappare nelle campagne, molti volevano restare e io,vigile urbano, infondevo una parola di conforto e di coraggio, seppure io stesso temevo per la vita mia e dei miei familiari. Nel primo pomeriggio arrivò velocemente un gruppetto di uomini e donne sfollati dalle campagne. Al sopraggiungere degli alleati io fui costretto a richiamare due uomini che urlavano in preda all agitazione: I Ngrisi stanu arrivannu! Sarvativi se putiti!. Questo fatto fece aumentare la paura della gente già provata che si richiuse in parte nelle grotte ed in parte cercavano scampo altrove. Per ovviare al disordine e cercare di organizzarci al meglio, si tennero delle riunioni nella grotta, dove l allora Commissario prefettizio cav. Alfieri viveva in compagnia dell anziana madre. Era stato così deciso di preparare una delegazione che doveva andare incontro all avanguardia del contingente alleato, ormai vicino a contrada Favara per dichiarare l assenza di ogni resistenza bellica e la resa della città. Tutto era pronto, ma successe un imprevisto. Nel momento in cui il cav. Alfieri si mise la fascia tricolore per capeggiare la delegazione, l anziana madre, temendo per la vita del figlio, si mise a trattenerlo con le braccia urlando disperata, piangeva sino ad avere un malessere. Nel frattempo, a metà pomeriggio, la colonna canadese era già sopraggiunta in contrada Favara ed il grosso di essa si era fermato temendo che, nascoste nei costoni rocciosi della Barriera vi fossero postazioni di artiglieria le quali, sparando dall alto dei costoni avrebbero potuto creare loro dei problemi. La strada poi che penetrava tra questi dirupi scoscesi non dava sicurezza di facile attraversamento. In considerazione di ciò, visto che i tempi stringevano e la situazione non si sbloccava, si temeva un possibile attacco degli alleati. Io allora, spinto anche dagli altri componenti della delegazione, ruppi gli indugi e, dopo aver legato il drappo bianco della resa ad una lunga canna (così era più visibile da lontano a scanso di dubbi) mi incamminai verso la contrada Favara. Durante il percorso mi tornò alla mente quando nel 1910, per alcuni mesi, andai in America come emigrante. Ebbi poca fortuna e stavo male in quel paese, ma imparai un po della loro lingua. Chi l avrebbe detto che ora quella lingua mi sarebbe tornata utile! Ero ormai a poche decine di metri e sventolando il drappo mi avvicinai alla colonna dei giganteschi carri armati che avanzavano molto lentamente. Una jeep dalle retrovie improvvisamente e velocemente mi si avvicinò ed un milite mi fece delle domande con voce alta e rude. Io non capii ciò che diceva, però mi diede il coraggio di ripetere il breve ma significativo discorsetto che avevo preparato. Essi si consultarono tra di loro e alla fine chiesero se fossi io il capo della città: io risposi negativamente ma dissi anche che ero solo un delegato pronto ad accompagnarli dal commissario prefettizio. Dopo un ulteriore rapido consulto tra di loro, il soldato che sedeva davanti nella jeep si mise dietro e mi invitò a prendere il suo posto convincendomi con un fucile puntato addosso. L ufficiale che 21

22 Concetta Fratantonio 22 Lapide a Porto Ulisse (foto di S. Brancati) era seduto dietro continuava a parlare e capii dai gesti e dalle parole che se fosse stato sparato un solo colpo contro la colonna durante l entrata in paese, il colpo successivo sarebbe stato per me. Ero molto preoccupato ma fortemente non successe nulla e mentre rimuginavo tristi pensieri, la jeep seguita da una parte della colonna, arrivò nei pressi della grotta del cav. Alfieri senza incidenti. Così il commissario salì sulla jeep alleata al mio posto per andare al Municipio. Sull eroico sacrificio dei finanzieri di Porto Ulisse, riportiamo uno stralcio di un articolo pubblicato sulla rivista Il Finanziere (nel 1983) dal generale della Guardia di Finanza ESPEDITO FINIZIO, già Direttore dell Ufficio Storico del Corpo. La brigata di Portulisse (compagnia di Ragusa) dipendeva ai fini dell impiego per la difesa dalla Divisione Modica. Ne era comandante il brigadiere Lorenzo Greco, un tarantino di trentacinque anni, sposato, che contava sedici anni di servizio, trascorsi tutti in reparti litoranei. Alla brigata erano affidate due postazioni costiere, munite di fucili mitragliatori: la n. 56, situata a pochi metri dalla caserma, e la n. 57, a circa 350 metri sulla linea sinistra. Il sottufficiale aveva così disposto il servizio per la notte del 10 (turno 0-6): il finanziere mare Raffaele Bianca e il finanziere Emanuele Giunta alla postazione 56; il finanziere Francesco Mormina e il finanziere mare Angelo Buscema alla postazione 57; il finanziere Salvatore Degliangioli e il finanziere mare Tumminieri in perlustrazione lungo la linea sinistra della brigata. Da quando era calata la notte si era levato un forte vento di ponente che aveva agitato il mare. I finanzieri che si avviarono verso i posti di servizio sperarono di trascorrere una notte tranquilla, contando sull esperienza di tanti servizi anticontrabbando:

23 Lo sbarco nella memoria degli ispicesi Manifesto di protesta dell Associazione Naz. combattenti e reduci (1991) 23

24 Concetta Fratantonio non era quello il tempo adatto per uno sbarco. Non potevano sapere che i Duk. W., i veicoli blindati degli Alleati, erano ben diversa cosa dalle barche usate all epoca dai contrabbandieri. Lo avrebbero imparato, purtroppo a loro spese, di lì a poco. I militari in servizio di perlustrazione furono i primi, intorno alle due, a dare l allarme. Un cacciatorpediniere si era avvicinato alla costa in direzione di Punta delle Formiche ed aveva aperto il fuoco contro Porto Palo. Il brigadiere Greco, accorso in caserma alle prime salve di cannone, provvide a rinforzare le postazioni. Alla n. 56 inviò i finanzieri Pietro Nuvoletta, Giuseppe Spatuzza, Giovanni Seminara e Gaspare Campisi; alla n. 57 i finanzieri Carmelo Greco e Giuseppe Blundo, nonché i due militari che avevano dato l allarme, Degliangioli e Tumminieri. Il sottufficiale assunse il comando della postazione 56. Alle prime luci dell alba apparve ai finanzieri una visione impressionante che avrebbe potuto indurli a desistere Promontorio di Porto Ulisse (Foto di S. Brancati) da ogni tentativo di resistenza (le difese costiere vicine, affidate ad altri reparti, non aprirono mai il fuoco). Il brigadiere Greco non ebbe però alcuna esitazione: non lo distolse dal proprio dovere neppure il pensiero della famiglia che si trovava a poche centinaia di metri, anch essa sotto il tiro dei cannoni delle navi. Il sottufficiale era inoltre un trascinatore e godeva di un forte ascendente sui propri dipendenti. I finanzieri rimasero ai loro posti, spronati dal loro comandante che faceva la spola continuamente da una postazione all altra. Quando, poco dopo le 4, tre mezzi da sbarco si accostarono alla spiaggia, fu aperto un efficacissimo fuoco di sbarramento che impedì per oltre 45 minuti alle truppe alleate di scendere a terra, benché fosse stato concentrato sulle postazioni anche il tiro delle batterie delle navi. Il giorno dopo lo sbarco, il comandante di quelle truppe, un maggiore canadese, ed un ufficiale della marina inglese ammisero che per annientare 24

25 Lo sbarco nella memoria degli ispicesi la resistenza sulla spiaggia di Portulisse di alcuni diavoli di uomini era stato necessario richiedere dei paracadutisti che, lanciati alle spalle delle postazioni, riuscirono ad avere ragione dell eorica resistenza dei finanzieri. Caddero nei combattimenti corpo a corpo il brigadiere ed i finanzieri Bianca, Giunta e Nuvoletta. Furono gli stessi avversari a riconoscere per primi il valore di quegli eroi, dando loro onorata sepoltura a fianco dei soldati Alleati caduti nell azione. Al brigadiere Lorenzo Greco fu conferita alla memoria la medaglia d argento al valor militare; ai finanzieri Raffaele Bianca, Emanuele Giunta e Pietro Nuvoletta quella di bronzo. Dal libro di OTTAVIANO PER- RICONE, Lo sbarco luglio 1943, riportiamo l episodio della cruenta battaglia di Case Gradante, dove cadde eroicamente il tenente Girolamo De Miranda (medaglia d argento alla memoria). Tra Punta Castellazzo e Punta Ciriga erano sbarcati i Commandos n. 40 e 41 della marina inglese che avevano scacciato dalla spiaggia la 4 a Compagnia del 375 Battaglione; i marines si erano in seguito spinti nell interno per quattro chilometri mezzo e avevano conquistato di slancio il caposaldo di Case Gradante. Il grosso del Gruppo Tattico Sud al comando del 1 Seniore Fancelli avanzò cautamente verso il mare. L avanguardia del reparto entrò in contatto con i marines inglesi nei pressi di Case Bruno e in breve tempo riconquistò, senza perdite, il caposaldo di Case Gradante. A questo punto, su richiesta dei marines, iniziò un violento bombardamento navale contro le posizioni italiane della zona compresa tra Case Bruno, Case Gradante e Case Basile, il triangolo all interno del quale si sarebbe svolta nelle ore seguenti una cruenta battaglia. l intenso fuoco dei mortai e dell artiglieria (italiana) aveva fermato l avanzata degli inglesi e il Gruppo Mobile Sud minacciava di incunearsi tra i commandos e il Seaforth Highlander. Il loro comandante Brigadier Laycock, di fronte a questa situazione, chiese rinforzi; non lontano da lì si trovava un distaccamento di mortai pesanti della Fanteria Leggera Saskaton che entrò rapidamente in azione con ben 160 salve che colpirono con devastante precisione le posizioni italiane. I marines inglesi si rifecero allora nuovamente sotto e costrinsero il grosso del Gruppo Tattico Sud sulla difensiva con la ferma determinazione di debellare al più presto questo tenace nucleo di resistenza. Durante lo svolgersi dei combattimenti a Case Gradante un pezzo da 100/17, spinto in avanti con funzioni controcarro, fu assalito dagli inglesi. Il Ten. Girolamo de Miranda (medaglia d argento alla memoria) e i suoi artiglieri si difesero con i soli moschetti 91, finché caddero tutti intorno al cannone. Infine, qualche passaggio del diario scritto da FAVARA MARIANNINA nei giorni dello sbarco e i giorni successivi, dove si accenna alla resa, alla fucilazione dei due militari italiani, alla paura del nemico ma anche alla finale conclusione che il nemico che si temeva e di cui la propaganda fascista aveva fatto un ritratto crudele, invece si rivelò più civile e leale di quanto immaginato dai nostri concittadini. 25

26 Concetta Fratantonio 26 erano le ore otto del decimo giorno (10 luglio 1943, ndr), cioè sabato mattina. Il Maresciallo Blanca ci annunziò che alle ore 10 entravano i nemici senza alcuna resistenza dei nostri: infatti lo sparo finì. Intanto erano già le 10 e gli inglesi non entravano, essendo arrivato un ordine di fare resistenza, e quello che successe fu proprio commovente: uno scambio di abbracci fra soldati e soldati, e quelli che partivano a combattere si davano forse l ultimo bacio. Il fuoco cominciò nuovamente: i colpi del cannone erano più frequenti e vicini, la grotta sembrava demolirsi su tutti i ricoverati; il chiasso aumentava, la gente tutta ritirata, il calore era asfissiante, quasi si perdeva il fiato. Così trascorremmo tutto il giorno. Per mezzo del Podestà Saverio Alfieri e del Maresciallo, sapevamo dov erano giunti i nemici. Trascorremmo la notte del sabato pur senza andare a letto, e siamo alla domenica undicesimo giorno (11 luglio 1943, ndr). Una molto dolorosa notizia: due militari, fra i quali uno paesano figlio della gna Vanna a Carpintera, dovevano venire fucilati avendo mancato al dovere di portaordine. Questo nefando castigo si doveva compiere e si compì dietro il convento del Carmine della Silvia. I Le tre lapidi in ricordo di tutti i caduti. (foto di S. Brancati) due poveretti domandarono di vedere almeno i propri figli, ma non vi fu concesso poiché era molto difficile commuovere il massiccio colonnello; eppure a lui nulla gli sarebbe costato, e così li fece morire disperati; neppure vollero sentire conforti spirituali. Sette soldati gli bendarono gli occhi e gli diedero una fucilata per ciascuno. Per questo tragico accaduto, provammo tutti una forte impressione. Questo fatto avvenne alle 11 antimeridiane. Erano le 2 del pomeriggio; lo sparo cessò; i nemici stavano alle nostre porte, cioè avevano varcato il ponte della Favara. Incominciarono a mitragliare sul convento dei Frati Minori credendo che fosse una fortezza; ma non vedendo alcun atto difensivo, passarono avanti. Tutte le autorità civili e militari si prepararono per la resa; questi da un momento all altro si potevano trovare prigionieri. Dunque il Maresciallo si salutò con la famiglia e gli amici; fu un momento di commozione per tutti. Qualcuno si accorse che gli inglesi con gli alleati americani erano all abbeveratoio: diedero l allarme, e allora fu un attimo a sventolare bandiera bianca. Fu una cosa spettacolosa: donde sbucò tanta gente? Tutti avevano un fazzoletto, un pannolino, un tovagliolo, un

27 Lo sbarco nella memoria degli ispicesi asciugatoio; la mamma, non avendo cosa prendere di bianco, tolse la sciarpa bianca d un piccolo infante e la sventolò a guisa di bandiera. Compiuta che fu la nostra umiliante resa, non finirono le enormi macchine, autocarri e auto zattere, motociclette velocissime con soldati spaventosamente armati ed inzaccherati di polvere e gocciolanti di sudore. Intanto i radiotelegrafisti comunicavano la loro avanzata e le manifestazioni che avevano ricevuto da tutta la popolazione. Vorrei parlare dello abbassamento di alcuni ispicesi, ma mi fa vergogna a dire che come tanti accattoni andavano dietro il nemico per una sigaretta o per qualche confetto come tanti affamati. Va bene che tutti abbiamo sofferto e soffriamo la fame; ma non avvilirsi in quel modo da perdere la dignità! Il lunedì mattino (12 luglio 1943, ndr) nulla rimaneva dei nostri militari; solo rimase la caserma dei Carabinieri ond essi prestavano il servizio secondo ordine degli invasori. Il martedì (13 luglio 1943, ndr) salimmo al paese per dare un occhiata ognuno alla propria casa e per fare certe cosette necessarie, maggiormente il pane, il nutriente e saporito pane di cui noi siciliani ne siamo tanto ghiotti e che lo preferiamo a tanti altri gustosi cibi che si usano in altre parti del mondo. Il paese destava impressione: le vie tutte sporche e spopolate, le porte chiuse, un silenzio sepolcrale; il sole, quantunque eravamo in pieno luglio, pareva avere un colore smorto come offuscato d un velo di tristezza. Si incontrava qualche individuo frettoloso per paura d imbattersi coi nemici, non conoscendo ancora il loro modo di agire verso di noi poveri vinti. Le dicerie su questo riguardo erano tali da spaurire un cuore da gigante; correva la voce che mangiassero carne umana e molti soprusi con le donne. Ma, grazie a Dio, finora di stranezze nulla abbiamo visto; giorno per giorno dunque ci siamo convinti che sono molto più civili di noi. I testi qui riportati si trovano nei libri citati nella bibliografia: ma pensiamo che queste pagine di storia locale (che è poi storia mondiale) meritano, insieme ad altre pagine della storia della nostra città, di avere attenzione nelle nostre scuole perché gli studenti, dai più piccoli ai più grandi, conoscano i tragici fatti e gli eroici sacrifici che hanno portato alla democrazia e alla pace. BIBLIOGRAFIA: - AA.VV., Storia della mia Seconda Guerra mondiale, Edizione Comune di Ispica, Favara Mariannina, Cronaca dello sbarco degli angloamericani e dell occupazione di Ispica, Finizio Espedito, L eroico sacrificio dei finanzieri di Portulisse, articolo su Il Finanziere, Perricone Ottavio, Lo sbarco luglio 1943, Ed. Corriere Elorino, Rosolini,

28 Una saga familiare nell Italia a brandelli I Bruno di Belmonte tra distruzione e ricostruzione di Diego Floriddia 28 La famiglia Bruno di Belmonte, tra le più importanti della città di Spaccaforno, oggi Ispica, il cui nome rimane legato ad alcuni dei più bei palazzi della città, il più famoso dei quali, è il palazzo Bruno di Belmonte, progettato dall architetto Basile, oggi sede comunale, vive gli anni drammatici della guerra con gravi perdite umane (il giovane ufficiale Luigi Bruno di Belmonte viene trucidato dai nazifascisti alle Fosse Ardeatine, nel 1944) e anche materiali (particolarmente il palazzo di Ispica e la tonnara di Capo Passero). Su gentile concessione della famiglia, pubblichiamo alcune lettere e pagine di diario (scritte tra il 1943 e gli anni successivi) nelle quali i componenti della famiglia si scambiamo notizie su di loro e le conseguenze della guerra, visto che si trovano in diverse parti d Italia (Catania, Taormina, Napoli, Roma, Firenze, Vittorio Veneto, Ispica, Modica, Capo Passero ecc.). Da questi pochi documenti si deducono le difficoltà materiali ma anche psicologiche che la guerra aveva causato; nello stesso tempo anche la grande forza di volontà e le capacità imprenditoriali di riprendere le attività economiche di prima della guerra per non far perdere il lavoro a centinaia di persone e non disperdere il grande patrimonio imprenditoriale creato dall onorevole Pietro Bruno di Belmonte, che iniziò l impresa della tonnara e la costruzione di Palazzo Bruno di Belmonte. Iniziamo con alcuni appunti su un agenda del 1943, scritti dall onorevole Cesare Bruno di Belmonte, che si trovava a Catania con la famiglia. 8 Giugno Parto per Roma con lo scopo di ritornare con mio figlio che si trova in quella città. 18 Giugno Ritorno in aeroplano da Roma con mio figlio. La famiglia si trova così tutta riunita a Catania. 30 Giugno 1943 Innanzi ai crescenti pericoli determinati dai bombardamenti aerei che diventano ogni giorno più numerosi, più intensi e più formidabili, parto con la famiglia per Taormina che è l unica località della Sicilia ove posso prender posto decentemente in un albergo. Taormina d altra parte è una delle pochissime città della Sicilia che non abbia fino ad oggi subito la furia dei bombardamenti. Prenoto posti all Albergo Miramare, l unico albergo riservato ai civili. 8 Luglio 1943 Incursione aerea su Catania, la più disastrosa nei raffronti con le precedenti. Che sarà della mia

29 I Bruno di Belmonte tra distruzione e ricostruzione casa? 9 Luglio 1943 Violentissimo bombardamento aereo a mezzogiorno e mezzo su Taormina ove già si trovavano all Albergo San Domenico numerosi ufficiali tedeschi e dove mezzora innanzi aveva preso posto il Comando tedesco. L Albergo San Domenico, soprattutto nella parte antica, viene in gran parte distrutto e vengono rasi al suolo la Chiesa e il Coro dell antichissimo Convento, che erano stati dichiarati monumento nazionale. Altro bombardamento aereo alle ore 16 e mezza circa. Nell una incursione e nell altra oltre l Albergo San Domenico viene colpito l Albergo Excelsior non gravemente e più o meno gravemente vari caseggiati di Taormina fra cui l ufficio delle Poste, il Duomo e Porta Catania. I morti ed i feriti ascendono ad una cinquantina. Comincia l esodo da Taormina verso il Monte Ziretto e il Monte Mola, che si andrà sempre più intensificando sino al totale o quasi totale spopolamento della città. Molti dei nostri compagni di albergo lasciano e sempre più numerosi andranno lasciando l Albergo Miramare per ritirarsi sul Monte Ziretto. Non li invidio: vivranno come bruti e non si sottrarranno ai pericoli. 10 Luglio 1943 Gli Anglo-Americani sbarcano a Capopassero nelle prime ore del mattino: comincia l invasione della Sicilia. A partire dal 10 Luglio Taormina diventa speciale punto di mira per gli Anglo-Americani, i quali con cruente incursioni aeree e con frequentissimi cannoneggiamenti navali non ci lasceranno in pace sino al 14 Agosto. 5 Agosto 1943 Le truppe inglesi entrano vittoriose a Catania. La mia Pietro Bruno di Belmonte di Felice ( ) casa viene saccheggiata largamente dai Tedeschi con la evidente connivenza e complicità dei portieri che diventano alla loro volta saccheggiatori in fraterna combutta con i soliti ladroni della città. Molte cose carissime a mia moglie, a me e ai miei figli Pietro e Giovanna vengono sottratte. Tutte le provviste di casa - olio finissimo in buona quantità, bottiglie di liquori, di vini scelti, di champagne, farina majorca, scatolette di tonno in grandissima quantità (oltre duecento), grosse scatole di tonno e di pesce salato, sapone inburrato in quantità, saponette in toilette finissime e numerose - mi vengono sottratte. Per colmo di sventura alcuni ufficiali 29

30 Diego Floriddia 30 Luigi Bruno di Belmonte ( ) inglesi con a capo il colonnello Lord Wellesley of Wellington, discendente del famoso condottiero che sconfisse Napoleone, e, più praticamente, con a capo lo scorbutico capitano Smith, requisiscono ed occupano la mia casa con tutti i letti, con tutti i materassi, con tutti i mobili e con tutto quanto nella mia casa si trova. Tutte le mie stoviglie servizi magnifici di piatti, di bicchieri da caffè e da tè, bottiglie antiche e ormai irreperibili, bicchieri e mille altre cose cadono in potere degli Inglesi, i quali, coadiuvati con rapida azione dai portieri e dal personale del vicinato, fanno scempio di ogni cosa. Riesco a salvare alcune fruttiere, un piatto di portata del servizio per il pesce, pochissimi piatti di non so quale servizio in tavola, un lavabo in tavola e tre turaccioli in bottiglia. Tutto viene depredato in guerra, e da chiunque: italiani o inglesi, militari o civili, fanno scempio di casa Bruno di Belmonte a Catania, dove trovano generi alimentari ma anche cose di valore. L On. Cesare annota con amarezza tutto ciò, lui che si era sempre opposto, nel corso della sua attività politica, ad ogni tipo di guerra, sia la prima che la seconda guerra mondiale. In famiglia Cesare è sempre un punto di riferimento, per la sua storia personale e la sua vita pubblica, prima e dopo il ventennio fascista, durante il quale non scese a compromessi e rifiutò qualsiasi offerta (seggio senatoriale) per la sua avversione al fascismo, non solo politica ma anche culturale, di costume, in quanto ne detestava la vuota esteriorità e la retorica. Ecco una lettera a lui indirizzata dal cognato, Corrado Cattaneo Della Volta, marito della sorella Nannina, e dal giovane figlio Francesco, lettera nella quale si parla del saccheggio della tonnara. Napoli, 6 Aprile 1944 Carissimo Cesare, abbiamo finalmente ricevuto le tue care notizie e da un lato ci rallegriamo nel sapervi tutti in buona salute. D altra parte ci siamo profondamente rattristati per il bestiale saccheggio e la devastazione di cui è stata fatta segno la proprietà comune di Capo Passero nei suoi fabbricati e nei generi e materiali in essi

31 I Bruno di Belmonte tra distruzione e ricostruzione depositati. Oggi ho avuto occasione di parlarne al Generale De Raimondo, Sottosegretario alle Comunicazioni, il quale mi ha assicurato che potremo ottenere dal Ministero del Lavoro, Industria e Commercio un finanziamento per la prossima campagna di pesca. Se ti riesce ti prego anzi di farne avere notizia a Luigi Leontini fu Natale ad Ispica, perché faccia fare su nostro conto dall avv. Hernandez una richiesta di contributo statale per riparare i danni riportati a causa di guerra dai nostri fabbricati al Burgio ed alla Crocifia. Qui siamo in piena inflazione ed i prezzi crescono vertiginosamente: ad esempio le carrube che Leontini ha venduto su nostro conto a 360 il quintale, qui si vendono all ingrosso a 4000 il quintale ed al minuto a 50 o 60 il Kg! Il vino leggero di 11 gradi si vende a 50 il litro! E così di seguito. Speriamo con la prossima estate trasferirci tutti in Sicilia, alla Gisana, se i mezzi di comunicazione ce lo permetteranno. Sperando di ricevere presto tue buone nuove ti abbraccio: tuo affezionatissimo Corrado. P.S.: Il ministro delle finanze, S. E. Young, è siciliano di Palermo. A seguire queste brevi righe del nipote Francesco che, anche se molto giovane, fa un acuta riflessione sulla situazione politica e storica del momento. Caro zio Cesare, ti scrivo per ringraziarti delle affettuose, fraterne espressioni usate verso la buona Mamma, che attraversa un periodo di amarezze e continue contrarietà, tanto che si è notevolmente sciupata, poiché fra le altre cose mangia pochissimo. Mi rallegro che voi tutti state bene pur avendo avute tante perdite e danni. Oggi che l Italia, già ridotta a brandelli, è dilaniata dalle insensate lotte di questi insensati, chiamiamoli partiti e dalla immoralità divenuta oggetto di vita, sento e son certo anche tu che desti alla Patria parte della tua giovinezza, il dovere di difendere la Monarchia e di cooperare tutti, secondo le nostre possibilità, alla ricostruzione della Patria tanto più amata, quanto più sofferente. Nella lettera che segue, Giambattista Bruno di Belmonte, rientrato in Sicilia da Firenze, mette al corrente i fratelli della grave situazione della tonnara di Capopassero e li convoca per una riunione per superare le difficoltà e mettere in funzione la tonnara voluta e creata dal padre Pietro, ed onorarne in questo modo la memoria. Capopassero, lì 22 settembre 1944 Carissime fratelli e sorelle, partito da Firenze il 17 agosto (cioè 4 giorni dopo dell arrivo nella città degli Anglo-americani), dopo un viaggio disastroso e costosissimo, sono arrivato a Capopassero esattamente un mese dopo e cioè il 17 settembre corrente. Credo che voi già tutti sappiate quale scempio i predoni di Portopalo, Pachino e dintorni abbiano fatto delle nostre case e del nostro stabilimento per la lavorazione del tonno all olio, nonché del materiale delle nostre tonnare. Ho trovato Gerusalemme distrutta: le case del tutto vuote con asportate perfino le porte, i bagni, gli impianti elettrici, il mobilio. Non c è in nessuna casa un utensile di cucina, non un coltello, non un piatto, non un bicchiere, non un tovagliolo, non un lenzuolo, non un materasso, non una 31

32 Diego Floriddia 32 lampadina elettrica. Se posso abitarvi con tutta la mia buona volontà e col mio particolare spirito di adattamento, lo si deve al fatto che in questi ultimi mesi il nostro amico cav. Leontini è riuscito a provvedere la nostra vecchia casa di amministrazione di qualche materasso, di qualche lenzuolo, di quattro lampadine elettriche, di due lumi, di qualche piatto e di qualche bicchiere. Molte porte mancano, i vetri sono rotti quasi da per tutto e quando c è vento per evitarlo dobbiamo chiudere gli scuri e restare al buio. Vostro affezionatissimo fratello GBattista Qualche mese dopo, Giambattista scrive un altra lettera dal tono pessimistico, data la grave situazione debitoria e l assenza di qualcuno dei comproprietari. Per cui suggerisce di fare uno sforzo comune per pagare i debiti e mettere fine all impresa con la perdita del lavoro di molti dipendenti. In effetti, la tonnara tornerà a funzionare con alterne fortune fino al Ma questa è un altra storia che prima o poi sarà importante prendere in considerazione su questa pagine. Infine, una richiesta di indennizzo per i danni di guerra subiti dal Palazzo di Ispica durante il conflitto, palazzo rimasto incompiuto, solo in parte abitato da Donna Preziosa fino alla sua morte (1962), che dal 1975 è sede del Municipio, ma chiuso poi per lavori di restauro non ancora completati. Copia della domanda d indennizzi e contributi per danni di guerra subiti dal palazzo incompiuto posto in Ispica al Corso Umberto I, n 43. Pachino, il primo Aprile dell anno millenovecentocinquantaquattro (1954) Cesare Bruno di Belmonte ( ) All Intendenza di Finanza di Ragusa I sottoscritti, germani Bruno di Belmonte fu on. Pietro tutti elettivamente domiciliati a Pachino (prov. di Siracusa), in via Marsala n 5, presso il Signor ragioniere Olindo Sessa ciascuno in rapporto alla quota che rappresenta, nella qualità di proprietari od usufruttuari dell incompiuto palazzo posto in Ispica (Corso Umberto I n 43), avvalendosi, nel nome proprio ed in quello di tutti gli aventi diritto, delle disposizioni della Legge 27-XII-1953 n 968, denunciano a codesta Intendenza che il predetto incompiuto palazzo subì gravi danni causati da fatti di guerra durante il

33 I Bruno di Belmonte tra distruzione e ricostruzione trascorso conflitto mondiale. I danni furono originati dai formidabili spostamenti d aria ai quali diedero luogo le esplosioni delle bombe lanciate dagli aerei anglo-americani in prossimità dell edificio. Queste esplosioni produssero, fra l altro, una profonda lesione longitudinale sul muro del prospetto sud, determinando crepe e guasti nelle strutture degli altri muri a quello connessi. E di tale natura furono le crepe ed i guasti da minorare e compromettere sensibilmente la solidità e la stabilità dell intero edificio. Le esplosioni delle bombe, pur senza che queste fossero mai così centrate da investire in pieno il palazzo, provocarono tuttavia fenditure non solo nel rivestimento, ma anche nel solettone della vastissima terrazza superiore. Furono frantumate ed andarono disperse innumerevoli tegole del tetto, dando luogo ad infiltrazioni diffuse, a penetrazioni profonde ed a vasti e deleteri ristagni di acqua piovana nell intima struttura dei muri. Si verificarono danni massicci anche nei soffitti e nelle volte: qualcuna di queste ebbe, perfino, a cadere e si ebbe a lamentare il cedimento di qualche architrave. Non poche mensole né pochi ballatoi dei balconi, quando non furono incrinati o addirittura spezzati, furono rimossi e come scollati dai muri entro cui erano stati murati. Gravi avarie subirono tutti gli infissi e più che scompaginato e sconvolto andò distrutto quasi tutto il complicato e delicato sistema di docce, canali, grondaie, tubi, embrici, etc etc per raccogliere, convogliare e far defluire l acqua piovana. Altri molti e rilevanti guasti vi furono che sarebbe quasi impossibile elencare analiticamente. Ne risultò così un imponente complesso di danni, la cui entità i dichiaranti non si sentono, in coscienza, di poter valutare nemmeno approssimativamente. Essi, infatti, al fine di evitare errori in ogni caso incresciosi preferirebbero, in ordine alla valutazione dei danni, rimettersi agli obiettivi ed illuminati accertamenti che saranno per fare gli esperti di fiducia ai quali codesta Intendenza crederà di affidare il delicato incarico delle perizie. I sottoscritti, che per i danni testé denunciati non hanno finora ricevuto acconti, anticipazioni, compensi od indennizzi di sorta, dichiarano che, in linea di massima, sarebbe loro proposito provvedere al ripristino delle parti del predetto palazzo distrutte o danneggiate in dipendenza della guerra, e chiedono, per questo, che vengano loro concessi con le modalità e nella misura prevista i contributi e tutti quei soccorsi disposti dalla suaccennata legge del 27-XII n 968. I sottoscritti, infine, si riservano, a richiesta di codesta Intendenza di produrre tutti quei documenti che essa riterrà necessari a giustificazione della presente domanda. Con perfetta osservanza Firmato: Felice Bruno di Belmonte fu on. Pietro Cesare Bruno di Belmonte fu on. Pietro GBattista Bruno di Belmonte fu on. Pietro (Preziosa Bruno di Belmonte). Oltre i danni materiali ed economici ingenti, la famiglia Bruno di Belmonte, come si diceva all inizio, ha avuto la gravissima perdita di Luigi alle Fosse Ardeatine e ha contribuito con Pietro, figlio di Felice, in Toscana, 33

34 Diego Floriddia alla lotta di liberazione dal nazifascismo con importanti riconoscimenti e decorazioni (vedi il paragrafo I Bruno di Belmonte nel libro Storia della mia Seconda Guerra mondiale, edito dal Comune di Ispica nel 2004, scritto da Francesco Bruno di Belmonte ultimo rappresentante della famiglia ancora ad Ispica. Brevi notizie dei Bruno di Belmonte citati: 1) On.le Pietro Bruno di Belmonte (Spaccaforno ). 2) On.le Cesare Bruno di Belmonte (Napoli 1880 Ispica 1965), durante la guerra era a Catania. 3) Principe Corrado Cattaneo della Volta (Napoli, ), principe di S. Nicandro, sposa Nannina Bru- no di Belmonte nel 1923, durante la guerra è a Napoli con la famiglia. 4) Francesco Cattaneo (Napoli 1928), figlio di Corrado e Nannina. 5) GiamBattista Bruno di Belmonte (Spaccaforno 1895 Firenze 1967), durante la guerra è a Firenze e a Roma, rientra in Sicilia nel ) Preziosa Bruno di Belmonte (Spaccaforno ), nel 1943 si trasferisce a Vittorio Veneto, rientra a guerra finita. 7) Marchese e Barone Franzo Bruno di Belmonte (1891 Roma 1951), durante la guerra è a Roma. Perderà il figlio Luigi alle Fosse Ardeatine. 8) Felice Bruno di Belmonte (1889 Capo Passero 1958), durante la guerra è a Firenze. Il figlio Pietro combatterà contro l occupazione nazista. Busta con francobollo in AM-Lire 34

35 Ecco una storia che pochi conoscono L armistizio fra l Italia e gli Alleati non venne firmato a Cassibile di Martino Iuvara Con la pubblicazione di documenti inoppugnabili ed unici nel mondo, siamo in grado di ricostruire gli avvenimenti di quel fatidico 3 settembre, spiegare la fama usurpata da Cassibile ed individuare il punto esatto ove fu firmato lo storico evento. Premessa Abbiamo, di recente,assistito ad un interpretazione di storia e siamo rimasti vivamente colpiti dall inesatta e confusa conoscenza che esaminatori e candidati hanno delle fasi conclusive dell ultima guerra nei riguardi dell Italia. Infatti, si continua ancora a parlare di armistizio di Cassibile dell 8 settembre 1943!. Questa significativa constatazione ci ha spinto a molteplici e preoccupanti considerazioni prima e più importante delle quali è quella dell inspiegabile e persistente perdurare di due così gravi errori storici che, a tutt oggi, si riscontrano in tanti libri scolastici, enciclopedie, dizionari scientifici, raccolte sull ultima guerra e su testi vari, specie per quanto riguarda quella tal Cassibile passata (forse l unica nel mondo) ingiustamente alla storia usurpando la fama che spetta inconfutabilmente alla consorella frazione siracusana di Santa Teresa Longarini. E noi siamo gli unici, nel mondo, in grado di dirimere definitivamente tale assurda situazione pubblicando dei documenti che dimostrano lapalissianamente quando fu firmato l armistizio e, soprattutto, dove. Per avere, però, un idea abbastanza chiara e completa sullo svolgersi degli avvenimenti, bisogna necessariamente incominciare da quando gli Alleati misero piede per la prima volta in Europa. Lo sbarco in Sicilia Tra il 9 e il 10 luglio 1943, gli angloamericani, dopo un lancio di paracadutisti ed un sistematico attacco aereo-navale, effettuarono operazioni di sbarco su di un fronte di 250 km da Siracusa a Licata, ed occuparono l Isola in 37 giorni. Non troppo lontano dal punto di sbarco di Ognina (tra Cassibile e S. Teresa Longarini) il quartier generale di Eisenhower pianta le tende in un uliveto, detto La Vignazze, della fattoria del Comm. Ing. Paolo Grande di Siracusa. Siamo, esattamente, in contrada S. Teresa Longarini, da dove partono anche le direttive delle operazioni belliche ivi 35

36 Martino Iuvara 36 comprese quelle relative al prossimo armistizio con l Italia. Breve storia dell armistizio Della possibilità di fare l armistizio si era discusso molto tempo prima che gli Alleati sbarcassero in Sicilia. È da pensare, anzi, che l idea sia venuta da quando le cose, per noi, andavano male in Africa. Ma eccone brevemente le fasi conclusive alla luce della testimonianza del siciliano generale Giuseppe Castellano che ne fu l autore e l artefice primo. Considerato come la persona più adatta a trattare con gli anglo-americani l eventualità di un sollecito armistizio, questi inizia il suo delicato e rischiosissimo mandato in un primo momento all estero con alte personalità e ciò onde poter successivamente concludere direttamente col Comando Supremo Alleato Armistizio di Cassibile: firma il Generale americano Bedell Smith incaricato della questione. Dopo visite e scambi di comunicazioni, il 30 agosto 1943 un cablo degli Alleati invita Castellano in Sicilia per discutere vari punti, dando, parimenti, precise istruzioni per il volo dell aereo italiano fino a Termini Imerese. L indomani mattina, il nostro ufficiale parte da Centocelle (col giovane funzionario Franco Montanari offertosi volontariamente di accompagnarlo) su di un aereo pilotato dal maggiore Vassallo. Poco prima delle 9 giungono a Termini ove li attendono gli americani che, con un altro aereo, li portano a S. Teresa ove atterrano su di un campo di fortuna (ricavato dalla distruzione di un intero mandorleto, stando alle asserzioni dei contadini del luogo), a poca distanza dall accampamento ove già si trova il generale Frattini con lo pseudonimo

37 L armistizio fra l Italia e gli Alleati non venne firmato a Cassibile di Zanussi. Riunione senza Ike e discussioni varie. Per la stessa via, gli italiani rientrano a Roma ove riferiscono ogni cosa al Maresciallo Badoglio, al generale Ambrosio e ad altri. Il Re viene subito informato ed accetta le condizioni armistiziali. Il 2 settembre, Castellano sempre con Montanari ritorna all accampamento alleato. Gli chiedono subito l autorizzazione a firmare l armistizio che non ha perché non convenuta. Allora, viene immediatamente inviato un messaggio a Roma. Silenzio. Stessa sorte tocca ad un sollecito del giorno dopo. Alle 14, arriva un radio, ma, ahimè, non parla della delega. Il finale ha il sapore di un giallo coloritosi di rosa all ultimo momento. Infatti, non ricevendo notizie, un senso di confusione si crea nell accampamento unitamente ad una fin troppa manifesta ostilità verso gli italiani che vengono addirittura sorvegliati! La critica atmosfera viene finalmente diradata verso le 17, quando arriva il tanto desiderato radio messaggio. Il capitano Deann (che parla italiano) comunica la risposta ai nostri rappresentanti che tirano un sospiro di sollievo. Immediata riunione plenaria sotto la grande tenda della mensa con Eisenhower al centro. Sono presenti: il generale Rooks, capo del reparto operazioni; il generale Strong; il commodoro Dick della Marina britannica; il generale dell Aviazione americana Cannon; il capitano Deann; il generale Frattini e il dr. Montanari (che sa l inglese). Il generale Giuseppe Castellano, per delega di Badoglio, ed il generale Walter Bedell Smith, per Ike (Eisenhower), pur presente, Armistizio di Cassibile: firma il Generale italiano Castellano firmano il piccolo armistizio militare (short military armistice). Sono esattamente le 17:15 del 3 settembre Il generale Eisenhower stringe la mano a Castellano dicendogli che ormai lo considera un suo collaboratore. Ottimismo nell accampamento ed allegria generale. Più tardi, si stabilisce anche la data dell annuncio ufficiale dell armistizio. Esso sarà diffuso subito dopo che Radio Londra, il giorno 8 settembre, alle ore 11:45 italiane, trasmetterà Mezzora di musica di Verdi. Per imprevisti vari, però, ciò non avviene. Invece, alle ore 18, da Biserta, Eisenhower dà alla radio l annuncio 37

38 Martino Iuvara 38 dell armistizio e, alle 19:45, si ha il proclama di Badoglio. Una lapide per la guerra Qualche giorno dopo l armistizio, Ike ed il suo seguito sloggiano dall uliveto lasciando, come ricordo, centinaia di scatolette e bottiglie vuote, cartaccia e rifiuti d ogni genere. E proprio nell intento di ripulire il campo da questo ben di Dio, che quelli della fattoria trovano, seminterrata sotto un grosso ulivo, una rozza lapide con incise alcune parole che non riescono subito a decifrare. Sul momento, anzi, essi pensano trattarsi della tomba di un soldato ivi sotterrato. Successivamente, però, conosciuto l esatto significato della scritta americana, si rendono conto che, proprio in quel punto, venne firmato l armistizio tra l Italia e gli Alleati. Nel 1945, il La vera lapide sul luogo della firma dell Armistizio (foto Martino Iuvara) proprietario del fondo, compresa l importanza della pietra, fa costruire sul posto un cippo mettendovi al centro la lapide a futura memoria. Il furto della lapide La storia, quella spicciola, della rozza lapide, ha, però, uno strano seguito. Considerata dalla stampa nostalgica come la tomba delle speranze, dei sacrifici, della grandezza dell Italia, la pietra venne trafugata in una notte d estate del 1953 dal 35enne giornalista romano barone Enrico De Boccard il quale, nell ottobre dello stesso anno, in un articolo confessione sul settimanale Il Merlo Giallo, non solo conferma il proprio gesto esponendone i motivi polemici ma promette che la faccenda si sarebbe conclusa clamorosamente: Un giorno, a Roma, espiatoria offerta, la lapide verrà trovata infranta innanzi al Milite Ignoto. A tutt oggi, però, tale promessa non è stata ancora mantenuta! Nel frattempo, per tutta una serie di disguidi, io stesso non sono riuscito a mettermi in contatto con chi attualmente detiene la lapide. Questo dice il De Boccard ai carabinieri della stazione Gianicolense che l hanno rintracciato a Roma, alcuni mesi più tardi, dopo una denuncia per la sparizione della preziosa pietra. Il giornalista, in ogni modo, ammette il reato e se ne sente fiero. Rinviato a giudizio davanti alla Pretura di Siracusa per furto aggravato (degradato poi in danneggiamento), il barone sente chiedere per se dal P.M. la pena ad otto mesi di reclusione ma, al momento della sentenza, il pretore, dopo 15 minuti di consiglio, dichiara la propria incompetenza per

39 L armistizio fra l Italia e gli Alleati non venne firmato a Cassibile materia. Nel novembre del 1957, il Tribunale assolve, infine, l imputato perché il fatto non costituisce reato. Il De Boccard, nel suo articolo, aveva anche supposto un intervento inglese nel furto inteso a recuperare la lapide. La risposta, però, fornitaci dal vice console inglese di Siracusa, A. Wander Baker, smentisce nettamente tale illazione precisando di non sapere assolutamente nulla in merito e di non condurre nessuna inchiesta ed aggiungendo di non sapere dove fosse la pietra. Così, il mistero della lapide scomparsa, dopo tanti anni, ancora perdura come in un giallo, per cui c è da domandarsi, incuriositi, se essa finirà davvero spezzata ai piedi del Milite Ignoto oppure nella raccolta di qualche collezionista quando tante passioni umane si saranno placate. La lapide fasulla della marchesa di Cassibile Molti anni dopo la firma dell armistizio, un altra lapide ben più larga e rifinita della prima spunta sulla facciata di una casa della marchesa di Cassibile. Essa porta, oltre il nome di Cassibile come titolo, una scritta bilingue (italiano ed inglese) con indicazioni esatte sullo sbarco alleato ed errate sull armistizio. A chi sia venuta la brillante idea di una simile sistemazione non ci è dato finora sapere. Alcuni malignano che gli autori appartengono al casato della marchesa per attirare su di loro l interesse storico dell importante avvenimento (ed in parte ci sono riusciti). Altri affermano che furono le autorità provinciali italiane dell epoca a disporne la costruzione e l installazione. Questa seconda ipotesi regge ben poco perché non spiega la scelta della facciata di una casa rurale sita a diversi chilometri dal villaggio abitato di Cassibile. La lapide, in seguito, ricevette anch essa le attenzioni dei nostalgici che vi lanciarono parecchi barattoli di catrame deturpandola parzialmente, mentre nei primi mesi del 1969 essa ha fatto la stessa fine della prima, di quella autentica, essendo stata rubata, pare, sempre da elementi nostalgici. Questa seconda perdita non ha alcun valore, in quanto la lapide era storicamente fasulla, e noi stessi eravamo dell avviso che venisse tolta dalle nostre autorità costituendo, essa, un vero sconcio alla pubblica esposizione. Pertanto, dell armistizio, oggi, non rimane alcun segno visibile se non le nostre sole fotografie, scattate al momento giusto. Le nostre sensazionali scoperte Nel 1950 sia pure dopo ben sette anni tutti sapevano, affermavano e scrivevano (noi compresi) che l armistizio fra l Italia e gli Alleati era stato firmato a Cassibile (dove, esattamente, si sconosceva) l 8 settembre Questi dati riportavano i libri, i dizionari, le enciclopedie, ecc. E fu, appunto, curiosando in un libro (agli esami di maturità) che sorse in noi l interesse al luogo dell armistizio. Ed ecco, in breve, la cronaca delle nostre sensazionali scoperte. Forniti di macchina fotografica, arriviamo a Cassibile verso le 11 di una assolata giornata di maggio. Al villaggio sanno che nella zona venne firmato l armistizio ma non sono in grado di indicarcene esattamente il luogo. Un barbiere, anzi, ci manda, in 39

40 Martino Iuvara 40 una fattoria che non risulta quella da noi cercata. Perdiamo, così, due ore gironzolando con lo scooter fra polverose trazzere. Finalmente, arriviamo alla fattoria Grande ove ci accoglie il fattore Nastasi. Gli spieghiamo subito lo scopo della nostra missione ed egli ci racconta brevemente dello sbarco, dell accampamento alleato e di una lapide esistente sotto un grosso ulivo. L ultima notizia desta notevolmente il nostro interesse (non ne sapevamo niente) per cui preghiamo il nostro uomo di farcela vedere. Dobbiamo percorrere quasi mezzo chilometro fra stoppie ed aride zolle per arrivare nella zona ove effettivamente troviamo un cippo con al centro una lapide. Sono esattamente le 13 e, dopo aver letto, con grande sbalordimento, la scritta in inglese e la data del 3 settembre 1943, scattiamo le fotografie che qui pubblichiamo. Ci rendiamo subito conto di avere una grande scoperta che smentisce nettamente quanto si conosceva fino ad allora. Volendo, però, prestar più fede ai libri che a quella lapide ( che potrebbe essere stata fatta ad arte), manifestiamo i nostri dubbi sulla autenticità della pietra ed il fattore ci racconta gli avvenimenti (riportati innanzi) ai quali egli stesso, in parte, assistette. Di fronte a tale testimonianza oculare (il nostro uomo si dichiara disposto a ripetere quanto ha affermato di fronte a chiunque), comprendiamo di essere stati molto fortunati. Tuttavia, vogliamo ancora altre conferme e ci rechiamo a Siracusa ove riusciamo a parlare con la contessa Grande (nel frattempo l ingegnere era morto), - una nobile signora greca gentilissima che parla molte lingue presente alla fattoria in quei difficili momenti. Ella conferma, così come la figlia Coraly (oggi baronessa Sinatra), tutto quanto ci ha riferito e fatto vedere il suo fattore. Non siamo, però, ancora contenti. Vogliamo avere una risposta ufficiale da parte alleata. Così, nel 1954, inviamo una lettera all allora Presidente degli USA, Eisenhower. Ci risponde Foster Dulles, tramite il console generale di Palermo, James Hugh Keeley, il 16 dicembre: Dalla documentazione ufficiale a disposizione non risulta se la firma ebbe luogo in un boschetto d ulivi, ma fonti non ufficiali indicano che sia avvenuto così. Non siamo in grado di determinare nel boschetto di chi la firma ebbe luogo, ma sembra probabile che la pietra del boschetto d ulivi dell ing. Grande segni il luogo come Lei ha supposto. Ma allora ci domandiamo perplessi come mai esistono i due errori nei testi di storia che, di norma, dovrebbero essere i più informati? Dopo aver letto il libro Come firmai l armistizio del gen. Castellano, editore Mondadori (prestatoci gentilmente dalla contessa Grande), ci viene il bizzo di rintracciare l alto ufficiale anche per comunicargli le nostre importanti scoperte. Gli scriviamo una lettera presso il Ministero della Difesa (non sappiamo se è vivo o morto) e, fortunati anche qui, ci risponde egli stesso dopo qualche mese da Roma. S inizia, allora, un nutrito scambio di corrispondenza fra noi. Invitiamo il generale a ripubblicare il suo importante libro (non più trovabile in commercio), corredandolo, magari, con le nostre scoperte. Nel frattempo, avviene il già citato furto della lapide sicché noi soli nel mondo siamo gli unici ad avere la

41 L armistizio fra l Italia e gli Alleati non venne firmato a Cassibile foto della lapide sul cippo (oggi esiste il solo cippo con la base della lapide incastrata). Il Castellano ormai in pensione è convinto dai nostri consigli e ci comunica di avere in animo la pubblicazione di un nuovo libro, cosa che avviene nel settembre del 63 con La guerra continua, stampato da Rizzoli. Il generale, però, - con nostra viva meraviglia continua ad indicare in Cassibile il luogo dell armistizio. La cosa anche ci stupisce non solo in quanto gli avevamo fornito precise indicazioni in merito ma anche perché egli come si legge in copertina racconta da storico i fatti. Facciamo subito osservare l errore in cui è ricaduto e, strano per uno che vuole assumere le vesti di storico, così egli ci risponde con sua lettera del 17 gennaio 1964: Circa la località ove io firmai l armistizio è ormai passato negli atti ufficiali e addirittura alla storia il nome di Cassibile e nessuno potrà mai cambiarlo. Se ne potrà fare, caso mai, una precisazione in sede di Da sinistra a destra: i Generali americani Bradley, Gerow, Eisenhower e Collins. curiosità toponomastica, ma nulla di più, anche perché la contrada Santa Teresa Longa non esiste nelle carte, mentre Cassibile si e la distanza di due chilometri è una cosa irrisoria. Questa interpretazione pseudo storica non può che sbalordirci quando si pensi che gli storici (quelli veri per intenderci) discutono, s accordano e divergono a proposito nel sito di una memorabile battaglia di duemila anni fa, ricostruendo, pezzo su pezzo, un mosaico illeggibile. Ma il Castellano, in verità, più che uno storico è un militare per cui possiamo, anche se in parte, giustificare la sua presa di posizione. Come si sono generati i due errori Prima di tirare le somme di questa foto inchiesta storica, cerchiamo or che abbiamo evidenziato e documentato l esistenza degli errori (8 settembre e Cassibile: il primo quasi eliminato e il secondo ancora esistente), di dare una logica spiegazione al loro generarsi. 41

42 Martino Iuvara 42 I Ancora oggi, molti libri di storia, enciclopedie, ecc. riportano la data dell 8 settembre come quella della firma dell armistizio. Invece, abbiamo visto che in tale giorno si ebbero solo l annuncio e il proclama. Uscì, nel 1945, il primo libro del Castellano ma fu letto da poche persone pur se dopo molti anni scomparve dalla libreria e non lo si ristampò più. Anche la lapide fasulla ha notevolmente contribuito al perdurare dell errore. Essa, infatti, indica l 8 settembre 1943 come il giorno della firma armistiziale. Il secondo libro del Castellano, ovviamente, riporta il giorno esatto ma, anche se già alla seconda edizione, non pare abbia prodotto ancora il suo effetto su certi storici autori di libri scolastici. Infine, anche il libro di Churchill sulla seconda guerra mondiale parla del 3 settembre 1943, non solo, ma cita anche l uliveto sotto il quale si ergeva la tenda della mensa ove si stabilì il nostro destino. II In merito all usurpazione di Cassibile (il caso è ancora aperto), checché ne dica il gen. Castellano, il nome è sbagliato! L uliveto, parte della fattoria Grande, si trova in Santa Teresa Longarini (e non Longa) la quale, se non esiste nelle carte militari storicamente importa ben poco anche se, forse, militarmente, si. La confusione, o meglio, la credenza che l uliveto si trovasse in territorio di Cassibile anziché nella sua vicina consorella, si può facilmente spiegare col fatto che, mentre il primo è formato da due filari di case continue ai bordi della SS. 115, la seconda è composta da abitazioni sparse in tutta la contrada e, in maggioranza, lontane e dalla omonima stazione e dalla strada statale. Evidentemente, per andare all accampamento o verso Siracusa (dal punto di sbarco), gli Alleati avranno necessariamente attraversato Cassibile (indicato da una tabella ben visibile) e, quindi, per forza di cose, creduto di essere a Cassibile, non sapendo, ovviamente (e chi glielo avrebbe potuto dire in quei tempi di emergenza?), che l uliveto ove si erano accampati si trovava nel territorio di Santa Teresa Longarini. Naturalmente, specie per quanto riguarda la convinzione dei civili, la lapide sulla casa della marchesa con la scritta, a caratteri grossi, di CASSIBILE, ha giuocato un ruolo non secondario nell avallare il secondo errore. Solo la nostra accurata ricerca storica ha potuto, ora, appurare, come stanno esattamente le cose. Naturalmente, appare evidente che questo scambio di nome è stato determinato da un insieme di situazioni e non è affatto da imputare a Castellano o agli Alleati. Però esiste e noi siamo riusciti a stabilire l unica verità la quale, in definitiva, deve prevalere e ciò anche se dopo oltre un quarto di secolo! Il fatto, poi, che nessuno potrà cambiare Cassibile con Santa Teresa Longarini è solo una gratuita affermazione del generale Castellano che vedi il colmo da una parte parla di luoghi di una zona che poi attribuisce ad un altra! Per non parlare della differenza di due chilometri che non possono contare solo se il Castellano vorrà anche dire che la Vignazze e l intera fattoria Grande si trovano in territorio di Cassibile! Ma la storia è fons veritatis! Infine, le fonti americana ed inglese avallano apertamente la nostra tesi, la quale è l unica da prendere nella

43 L armistizio fra l Italia e gli Alleati non venne firmato a Cassibile Il Maresciallo Badoglio annuncia l Armistizio. dovuta considerazione. E concludiamo Crediamo che mai due errori storici (specie quello del luogo), così facili da correggere, abbiano trovato terreno tanto fertile per piantare solidamente le loro radici. Fortunatamente per la verità storica, noi siamo riusciti per un insieme di colpi favorevoli ad avere (prima che fosse troppo tardi) tale e tanta documentazione fotografica da sradicare di sana pianta tali errori i quali stranamente e con stupore di ogni buon pensante trovano ancor oggi, inspiegabilmente, qualcuno che li sostiene a spada tratta anche se convinto di essere nel torto. Così, pur se dopo tanti anni, Santa Teresa Longarini balza, finalmente, alla giusta, meritata e sacrosanta notorietà storica, piazzandosi, definitivamente, al posto di Cassibile che, negli anni futuri, verrà, forse, ancora ricordato come il grande usurpatore dell armistizio fino a scomparire totalmente dalla costellazione storica della vita delle genti. È tempo, pertanto, che gli storici autentici aggiornino i loro testi alla luce delle nostre documentate affermazioni, riportando, una volta per tutte, l unica, autentica storia di quel decisivo evento che, se fu uno sporco affare (Ike) e non pose subito fine alla tragedia dell Italia in guerra (destinata a durare altri 19 mesi), evitò, senza dubbio, lo sfacelo della Nazione favorendone, parimenti, il suo successivo inserimento nella vita internazionale con uguale dignità ed autorità di tutte le altre. MARTINO IUVARA ( ) Insegnante, giornalista e scrittore ispicese. Condusse e pubblicò questa foto-inchiesta, ripresa dai giornali nazionali, qualche anno dopo la fine della Guerra (per gentile concessione della figlia Donatella Iuvara). 43

44 Un interessante tesi di laurea Il Ministero dell Assistenza Postbellica ( ) di Rosj Armenia 44 Attraverso questo studio si è cercato di ricostruire il disegno pianificato dal Legislatore negli anni immediatamente successivi alla fine della guerra. L esame storico-giuridico è stato condotto per mezzo dell analisi del vasto corpo di norme e circolari risalenti al periodo di interesse e conservati presso l Archivio di Stato di Ragusa. La consultazione dell immenso repertorio è risultata a tratti ardua in ragione della volontà di circoscrivere l analisi al biennio caldo compreso tra il 1945 ed il Sono gli anni di attività del Ministero dell Assistenza Postbellica in cui si riversano tutte le speranze ed aspettative di concittadini reduci dalle violenze della belligeranza e del regime, percorsi da un sentimento di riscossa dal vuoto istituzionale che necessita di essere colmato con subitanea sapienza. Nel triennio compreso tra il 1944 e il 1947 vengono istituiti e poi soppressi sei Ministeri: il Ministero per l Italia occupata, il Ministero per la Ricostruzione, il Ministero per l Assistenza Postbellica, il Ministero per l Alimentazione, il Ministero per la Consulta Nazionale e il Ministero per la Costituente. L istituzione del Ministero dell Assistenza Postbellica ha reso più organica l attività assistenziale prima affidata a numerosi Enti. L assistenza indirizzata ai reduci e alle vittime di guerra mira a ripristinare le condizioni di parità preesistenti all evento bellico, tali da permettere ad ogni cittadino di partecipare attivamente alla vita sociale e lavorativa del Paese. Il Ministero coordina tutte le attività assistenziali espletate in un delicato momento della vita nazionale, a favore delle vittime della guerra e di coloro che si sono adoperati per l onore della Patria. Istituzione e attribuzioni del Ministero dell Assistenza Postbellica. Il Ministero per l Assistenza Postbellica, istituito con decreto luogotenenziale 21 giugno 1945, n. 380, eredita le competenze dell Alto Commissariato per i prigionieri di guerra (istituito con r.d.l. 6 aprile 1944, n. 107), dell Alto Commissariato per l Assistenza morale e materiale ai profughi di guerra (istituito con r.d.l. 2 settembre 1944, n. 137) e dell Alto Commissariato per i

45 Il Ministero dell Assistenza Post-bellica ( ) Delibera del Commissario Prefettizio Saverio Alfieri per lavori eseguiti su ordine dell AMGOT (1943) 45

46 Rosj Armenia 46 reduci (istituito con d.lg.lgt. 1 marzo 1945, n. 110) soppressi dall art. 9 del decreto legislativo luogotenenziale 31 luglio 1945, n Le relative attribuzioni sono trasferite, ai sensi dell art. 2 di tale decreto, al Ministero dell Assistenza Postbellica cui è conferito il compito di promuovere,dirigere e coordinare l assistenza morale e materiale dei partigiani, reduci e prigionieri di guerra, militari internati e loro famiglie, profughi, sfollati e sinistrati di guerra, civili internati e deportati in conseguenza di eventi bellici e per ragioni politiche o razziali e rispettive famiglie, rimpatriati dall Africa Italiana o dall Estero e congiunti dei cittadini ivi residenti e perseguitati dal fascismo per ragioni politiche o razziali. Pergamena offerta all ufficiale dell AMGOT Maggiore Young (1944) Il Ministero ha il compito di impulso, coordinamento, vigilanza e controllo sull opera assistenziale svolta in tutto il Paese. In esso si concentrano i poteri dispositivi, di tutela, prima spettanti ad altre amministrazioni dello Stato nei confronti di enti, fondazioni, associazioni e comitati preposti allo svolgimento dell opera d assistenza postbellica. Tale organo centrale provvede all assistenza sia direttamente che avvalendosi di altri uffici dello Stato, Enti pubblici, fondazioni, associazioni e comitati. Presso il Ministero è istituito, con il d.lg.lgt. 425/1945, un comitato consultivo presieduto dal Ministro dell Assistenza Postbellica e composto dai rappresentanti delle Amministrazioni statali interessate

47 Il Ministero dell Assistenza Post-bellica ( ) Pergamena offerta all ufficiale dell AMGOT Ten. Colonnello Thurburn (1944) Ministero dell Interno, Ministero del Tesoro, Ministero della Guerra, Ministero della Marina, Ministero dell Aeronautica, Ministero dell Africa Italiana, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Alto Commissariato per l igiene e la sanità pubblica - e dai rappresentanti dei maggiori Enti e associazioni assistenziali quali la Croce Rossa Italiana, l Ente Distribuzione Soccorsi in Italia (ENDSI), l UNR- RA, l Opera Nazionale Invalidi di Guerra, l Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, l Opera Nazionale per i Combattenti, l Associazione Nazionale Combattenti, l Opera Nazionale per gli Orfani di Guerra, l Associazione Nazionale dei Partigiani d Italia (ANPI) e l Associazione Nazionale delle Famiglie dei Caduti in Guerra. Il comitato esamina il piano generale dell Assistenza Postbellica, formula proposte relative all estensione dei compiti assistenziali, alle modalità delle prestazioni, ai rapporti con le altre amministrazioni ed organizzazioni con compiti simili ed esprime il proprio parere sulle questioni e provvedimenti sottoposti al suo esame. Per l esame di singole questioni, il presidente convoca il comitato costituendo speciali commissioni. L organizzazione, gli enti e gli organi di supporto. Data la vastità e complessità del compito assistenziale e data la varietà delle situazioni locali, il Ministero dispone di comitati ed organi periferici costituiti da Uffici regionali e provinciali istituiti con decreto ministeriale 19 settembre Gli Uffici sono istituiti in ogni capoluogo di provincia allo scopo di attuare, nell ambito della circoscrizione provinciale, i compiti assistenziali previsti dal decreto istitutivo del Ministero dell Assistenza Postbellica, cui sono gerarchicamente subordinati e dal quale ricevono ordini aventi ad oggetto l attuazione del compito loro demandato nelle province. La nuova organizzazione inizialmente alleggerisce i Prefetti da ingenti responsabilità e prende atto dell impossibilità degli stessi di eseguire effettivamente e direttamente l opera assistenziale, attribuendone di conseguenza la competenza a persone che possono assumere tali compiti dedicandovi l intera propria attività. 47

48 Rosj Armenia 48 Delibera del Commissario Prefettizio Francesco Leni di Spadafora con la quale viene istituito il Comitato Comunale pe la Ricostruzione (1945)

49 Il Ministero dell Assistenza Post-bellica ( ) Difatti mentre gli organi provinciali soppressi erano alle dipendenze dei prefetti, gli Uffici provinciali dipendono direttamente dal Ministero. La Circolare n. 1889/1 del 20 ottobre 1945 del Ministero dell Assistenza Postbellica detta le istruzioni per gli Uffici regionali e provinciali. Essa dispone quindi che i capi degli uffici sono funzionari nominati dal Ministro e hanno vaste attribuzioni. Questi controllano e coordinano l attività oltre che degli uffici, dei Centri di Raccolta e di Smistamento, delle Case del Reduce, dei posti di ristoro e degli altri stabilimenti dipendenti dall organizzazione dell assistenza postbellica e della stessa sono responsabili nei confronti del Ministero. Gli Uffici patrioti trattano tutte le pratiche militari concernenti i partigiani. Relativamente ai rapporti tra gli Uffici provinciali e gli Uffici militari dei patrioti, questi ultimi dipendono nell Italia settentrionale dagli Alleati ed i contatti con essi vengono tenuti dai rappresentanti militari italiani presso tali uffici (IMPR) posti alle dipendenze del Ministero - Servizio Partigiani Ufficio collegamento con il Ministero della Guerra. Nella parte dell Italia soggetta alla giurisdizione del governo italiano, gli Uffici patrioti sono alle dipendenze del Ministero dell Assistenza Postbellica - Ufficio collegamento con il Ministero della Guerra - e amministrativamente degli Uffici provinciali. In ogni provincia è istituito un comitato provinciale di assistenza UNRRA di cui fa parte un rappresentante del Ministero dell Assistenza Postbellica, con il ruolo di capo dell ufficio. Il decreto ministeriale 15 maggio 1946 provvede alla riorganizzazione degli Uffici periferici, ponendo a capo dell Ufficio provinciale il Prefetto della provincia. Alle sue dipendenze è nominato un Direttore scelto tra i funzionari di ruolo delle amministrazioni dello Stato o di altri Enti pubblici comandati dall amministrazione dell Assistenza Postbellica o tra i funzionari non di ruolo dell amministrazione stessa. I capi degli Uffici provinciali, qualora non sussistano condizioni di incompatibilità dovute a ragioni locali o personali, conservano le loro funzioni nelle vesti di Direttori degli uffici stessi. Essi vengono nominati con decreto del Ministero dell Assistenza Postbellica com era previsto per i capi ufficio del vecchio ordinamento. Costituisce causa di incompatibilità la titolarità di cariche o incarichi nei partiti locali. La necessità di procedere a delle modifiche nella composizione degli Uffici provinciali è dovuta alla rivalità maturata tra partiti e associazioni combattentistiche tale da pregiudicare l ordinato e proficuo lavoro assistenziale. Allo scopo di evitare dannose interferenze mosse da passioni di partito e influenze interessate degli ambienti locali, è quindi posto a capo dell Ufficio provinciale il Prefetto, tenendo comunque ben distinta e separata la fisionomia degli uffici della Prefettura da quella degli Uffici provinciali che rimangono gerarchicamente dipendenti dal Ministero dell Assistenza Postbellica di cui applicano le direttive generali e disposizioni particolari in ogni provincia. Il 49

50 Rosj Armenia 50 Prefetto come capo dell Ufficio provinciale dell Assistenza Postbellica ha compiti diversi dal Prefetto inteso come capo dell Ufficio Prefettura: nel primo caso egli attua e fa attuare le disposizioni che gli vengono impartite dal Ministero dell Assistenza Postbellica ed amministra direttamente l Ufficio provinciale. L ufficio è diretto dal funzionario che ha il titolo di Direttore. Egli è responsabile del buon andamento dell ufficio e dell esatto adempimento delle sue funzioni mentre il Prefetto ha il compito di controllare e coordinare l attività dell ufficio allo scopo di renderla più efficace ed immediata e di accordare l azione degli uffici dell Assistenza Postbellica con quella degli altri uffici statali e degli enti pubblici. Il Prefetto può delegare in tutto o in parte al Direttore le attribuzioni previste dall art. 6 del d. m. 19 settembre 1945, riguardanti materie di competenza del Comitato provinciale. In tal modo viene potenziata l attività amministrativa dei Direttori, scaricando i Prefetti di compiti comunque diversi dalle funzioni di alta sorveglianza, propulsione e coordinamento esclusivi dell autorità prefettizia. Ai sensi dell art. 5 del d. m. 19 settembre 1945, presso ogni Ufficio provinciale è istituito un Comitato per l Assistenza Postbellica con funzioni consultive. Esso è costituito dal Direttore e da un rappresentante di ciascuna delle principali associazioni preposte alla tutela degli interessi delle categorie combattentistiche: l Associazione Nazionale Reduci, l Associazione Nazionale Combattenti, l Associazione Nazionale Partigiani d Italia e l Associazione Nazionale Famiglie Caduti in Guerra. La composizione del Comitato è stata modificata dall art. 3 del nuovo decreto che esclude dal novero dei membri il rappresentante dell ECA del comune capoluogo di provincia in quanto rappresentante delle Vittime civili di guerra i cui interessi sono ormai tutelati da un associazione. È quindi il rappresentante dell Associazione Nazionale Vittime civili di guerra ad essere immesso nel Comitato rendendosi superflua la rappresentanza generica dell ECA. Il comitato è presieduto di diritto dal capo dell Ufficio provinciale che oramai è il Prefetto cui è riconosciuto il potere di vigilanza e controllo sugli ECA. Ai sensi dell art. 5, il Comitato delibera sulle spese, i contratti e le convenzioni che eccedono le diecimila lire; sui contributi e le sovvenzioni ad altri uffici,enti,istituiti o comitati qualunque sia l importo e sui sussidi straordinari. Ai sensi dell art. 6 del citato decreto, nelle materie elencate ed in casi di estrema urgenza, il comitato può adottare deliberazioni immediatamente esecutive. L attività del Ministero è supportata da diverse istituzioni quali l Associazione Nazionale Partigiani d Italia (ANPI) eretta con d.lg.lgt. 5 aprile 1945, n. 224, l Associazione Nazionale Combattenti (ANC) istituita con regio decreto 24 giugno 1923, n. 1371, l Ufficio Provinciale del Lavoro (UPL) e gli Enti Comunali di Assistenza (ECA). L ECA è istituito in ogni comune del Regno d Italia con legge 3 giugno 1937, n. 847 con lo scopo di assiste-

51 Il Ministero dell Assistenza Post-bellica ( ) re gli individui e le famiglie che si trovano in condizioni di particolari necessità. Tale ente sostituisce la Congregazione di carità e provvede all assistenza generica, immediata e temporanea con soccorsi in denaro, natura e prestazioni. L ECA provvede al raggiungimento dei propri scopi con le rendite del proprio patrimonio e di quello delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza che esso amministra. I bisognosi sono indicati in elenchi formati su istanza dei richiedenti e soggetti a periodica verifica del comitato amministrativo dell ECA. L ente comunale di assistenza viene soppresso dall art. 25 del d.p.r. 24 luglio 1977, n. 616 e le relative attribuzioni sono trasferite al Comune in cui l ente ha sede. I Centri Raccolta Profughi Al termine della seconda guerra mondiale, vengono creati i Centri Raccolta Profughi (CRP). Si tratta di Centri presenti in tutta la penisola, posti prima alle dipendenze del Ministero dell Assistenza Postbellica e poi, dal 1947, del Ministero dell Interno. Sono istituiti allo scopo di prestare accoglienza ed assistenza vittuaria agli italiani in fuga: connazionali residenti all estero, provenienti per lo più dalle ex colonie d Africa, Egitto, Tunisia,Grecia, Jugoslavia e costretti a rimpatriare a causa della sottrazione di tali territori all Italia a seguito degli eventi bellici. La Circolare n /6-6 del 27 dicembre 1946 dispone che tutte le questioni inerenti ai campi profughi devono essere trattate direttamente ed esclusivamente dal Servizio competente cioè il Servizio Assistenza Vittime Civili della Guerra Divisione Campi. Il Ministero istituisce, con circolare n del 7 febbraio 1945, uno schedario generale di tutti i profughi assistiti dentro e fuori campo. Per evitare l ingiustificato prolungarsi dell assistenza, ogni Centro deve quindi inviare alla Divisione Campi i dati relativi alle generalità di ogni profugo (professione svolta, luogo di proveniva e data d ingresso al centro), comunicando con cadenza settimanale ogni variazione. A capo di tali Centri è posto un direttore di nomina prefettizia. All interno di ogni Centro è creato un ufficio amministrazione, un ufficio registrazione e movimento, un servizio magazzino viveri e cucina, un servizio sanitario e igienico, un servizio tecnico manutenzione lavori, un servizio polizia ed uno di assistenza religiosa. La prestazione dei servizi resi dal centro ed il funzionamento degli uffici di cui lo stesso si compone, è resa possibile dall opera prestata dai profughi pagati con lire al giorno in base al sesso e alle mansioni svolte. Il sussidio giornaliero inizialmente previsto - pari a 5 lire al giorno - viene trattenuto in un fondo di riserva per i primi tre mesi di permanenza e poi versato per metà al profugo mentre l altra metà è diretta sempre ad alimentare il fondo di riserva. Con Circolare n. 2557/q del 19 maggio 1946 il Ministero dell Assistenza Postbellica richiama l attenzione dei direttori dei Centri profughi sulla moralità nei campi. La convivenza promiscua e l ozio ma anche la poca 51

52 Rosj Armenia 52 Delibera del Commissario Prefettizio Vincenzo Figura per lavori eseguiti per conto dell AMGOT (1943)

53 Il Ministero dell Assistenza Post-bellica ( ) comprensione dei direttori e degli impiegati, incentivano la proliferazione di fatti di larga corruzione dei costumi. Il Ministero invita quindi i direttori a curare oltre che l aspetto amministrativo anche quello disciplinare, vigilando sulla condotta morale dei profughi sia all interno del campo che fuori. La soppressione del Ministero dell Assistenza Postbellica Il Ministero dell Assistenza Postbellica è soppresso con decreto legislativo del capo provvisorio dello Stato 14 febbraio 1947, n. 27. Gran parte delle competenze vengono assorbite dal Ministero dell Interno, presso il quale il decreto del capo provvisorio dello Stato 22 luglio 1947, n. 808 istituisce la Direzione Generale dell Assistenza Postbellica cui è preposto il Prefetto. Con decreto ministeriale 1 giugno 1949 le competenze della Direzione Generale confluiscono nella Direzione Generale Assistenza Pubblica. L opera assistenziale svolta dal Ministero. Il Ministero dell Assistenza Postbellica è istituito al fine di soccorrere i connazionali danneggiati dagli avvenimenti bellici. Nell ambito della seduta del 4 marzo 1946 della Consulta Nazionale riunita in assemblea plenaria, l interpellato Ministro dell Assistenza Postbellica Luigi Gasparotto, espone le cifre dei danni causati dalla guerra alle cose e alle persone. Dalla relazione si apprende che ammonterebbero a circa miliardi i danni registrati nel settore agricolo ed edile mentre si assesterebbe intorno agli 8 milioni 350 mila la cifra relativa a coloro i quali sono stati colpiti dalla guerra. Si tratta di 4 milioni 574 mila militari chiamati alle armi, per lo più annoverati tra le fila dell esercito; 1 milione 410 mila prigionieri tra cui civili deportati e militari internati; 200 mila partigiani e 20 mila civili caduti per motivi politici o per rappresaglia dei nazi-fascisti. Complessivamente il numero di vite umane sacrificatesi per la durata della guerra e per la causa degli Alleati, è pari a 390 mila morti e circa 180 mila feriti. La copiosa attività normativa e la relativa proliferazione di circolari interpretative redatte dal Ministero è diretta all assistenza materiale e morale dei sinistrati, cioè coloro che hanno avuto distrutta la propria casa, pari a 2 milioni 500 mila; ai 300 mila profughi e sfollati; ai 100 mila rimpatriati dall estero; ai 445 mila civili internati e deportati; ai 100 mila civili morti o dispersi in conseguenza di eventi bellici e ai 100 mila civili minorati di guerra. Le attività assistenziali si possono riassumere in tre forme: assistenza di primo intervento, assistenza sociale e assistenza sanitaria. L assistenza di primo intervento ha lo scopo di venire incontro ai primi bisogni degli aventi diritto. Si tratta di un assistenza temporanea consistente nella concessione di premi e sussidi ordinari e straordinari; nell assegnazione di oggetti di vestiario e di viveri; nell istituzione di mense, posti ristoro e dormitori; nell ospitalità nei Centri di raccolta e smistamento e nell organizzazione dei trasporti ferroviari e navali. L assistenza sociale contribuisce alla 53

54 Rosj Armenia 54 risoluzione del problema di reinserimento nella vita sociale e lavorativa attraverso un attività di consulenza legale ed amministrativa consistente ad esempio in agevolazioni ai fini della riscossione di pensioni o assegni; collocamento presso amministrazioni pubbliche o aziende private; rieducazione professionale di operai specializzati, periti e tecnici; rieducazione allo studio per gli studenti universitari con l istituzione della casa dello studente; concessione di prestiti volti ad agevolare la ripresa del lavoro di artigiani e altre categorie di lavoratori; agevolazioni finanziarie a cooperative costituite fra gli aventi diritto all assistenza e azioni intese ad incrementare i lavori pubblici per la cui realizzazione si prevede l impiego delle categorie di assistiti. L assistenza sanitaria presenta caratteristiche proprie sia dell assistenza di primo intervento che dell assistenza sociale. Essa è intesa a fronteggiare sia le necessità più immediate che malattie o minorazioni fisiche richiedenti un assistenza a lunga scadenza. Pertanto tale trattamento si risolve sia in controlli medici, visite e concessioni gratuite di medicinali, ricoveri in ospedali e istituzioni di infermerie presso i centri di raccolta e smistamento che nell istituzione di case di cura, forniture di protesi e rieducazione fisica e psichica. Attività assistenziale precedente alla costituzione del Ministero La nascita del Ministero segna la soppressione di organi predisposti al soccorso dei profughi e delle vittime civili della guerra. All Alto Commissariato per i reduci, istituito nel 1945 dal governo Bonomi, erano stati assegnati 220 milioni di lire da destinare all assistenza dei bisognosi, di cui 100 milioni trasferiti al Ministero dell Assistenza Postbellica già istituito al momento dell erogazione. A 2 miliardi e 375 milioni ammonta invece la somma erogata dall Alto Commissariato profughi istituito nel L Alto Commissario per i prigionieri di guerra, creato nel 1944 da Badoglio, ha svolto una significativa azione nel rimpatrio dei prigionieri che hanno lavorato nei campi di concentramento in Italia e all estero. Quando tale organo viene soppresso ed i relativi poteri conflusicono nel Ministero dell Assistenza Postbellica, è già stata rimpatriata la metà dei prigionieri, i restanti 371 mila sono connazionali che volontariamente scelgono di non rimpatriare perché pacificamente integrati nel contesto sociale e lavorativo in cui si trovano. Ai sensi del d.lg.lgt. 14 giugno 1945, n. 509 è di competenza del Ministero dell Africa Italiana l assistenza diretta a coloro i quali non hanno potuto fare rientro in patria per motivi di guerra e alle famiglie dei connazionali rimasti in Libia, Eritrea, Somalia ed Etiopia. L assistenza consiste nella corresponsione di un sussidio, accertato lo stato di bisogno del profugo. Nella corrispondenza tra l ECA di Modica e l Ufficio provinciale di Ragusa, circa l istruzione delle pratiche, si legge dello stato di allarme in cui versano i profughi residenti nelle colonie per l ag-

55 Il Ministero dell Assistenza Post-bellica ( ) giornamento in corso, inteso alla necessaria discriminazione dei veri profughi. Questi sono lieti degli accertamenti in atto, per mezzo dei quali è possibile accertare chi è lo sfollato, chi è in bisogno e chi ha subito il massimo danno dalla guerra. Si inneggia quindi ad un sentimento di giustizia, tale da rendere onore a coloro che per anni hanno faticato nelle colonie a discapito della propria salute, operando quindi un opportuna distinzione tra chi si è recato in Africa solo da pochi mesi in cerca di fortuna o come semplice turista e chi ha invece subito danni incalcolabili dallo sfollamento. L art. 1 del decreto 509/1945 definisce profugo il cittadino italiano residente in Africa Italiana rimpatriato per motivi inerenti allo stato di guerra. I Comuni ed in primo luogo i sindaci, sono i destinatari degli ordini e delle direttive in vigore in materia di trattamento profughi, riassunti dalla circolare n. 130 del 25 giugno 1944 dell Ufficio regionale di assistenza sociale per la Sicilia. La Circolare intende chiarire i dubbi interpretativi che hanno limitato l applicazione delle direttive in molti Comuni. Il Sindaco di ogni Comune è responsabile di procurare ai profughi un alloggiamento dotato di acqua potabile, letti, coperte ed utensili da cucina che consentano l adeguata cottura e consumazione dei cibi. Egli deve inoltre provvedere a disporre una adeguata profilassi sanitaria dei locali adibiti ad alloggiamento e nel caso in cui l Ufficiale Sanitario del comune responsabile dell igiene e della salubrità, ravvisi delle manchevolezze, ne deve dare Le cosidette AM-lire comunicazione al Sindaco stesso e al Medico Provinciale. I profughi sono inoltre sottoposti a gratuite e periodiche visite mediche e sottoposti all inoculazione di vaccino TAB. Presso ogni Comune esiste un Comitato Comunale Profughi con il compito di promuovere e dirigere gli sforzi dei cittadini per l assistenza ai profughi che può ad esempio concretizzarsi in raccolte di viveri o abiti. Tale organo è inoltre responsabile dell assistenza generale ai profughi e dell ottimale amministrazione dei fondi a disposizione dell ECA in favore di madri e bambini e di quelli raccolti tramite sottoscrizioni private, tasse e tariffe imposte dal 55

56 Rosj Armenia 56 Comune, al fine di migliorare le condizioni minime di vivibilità dei beneficiari stabilite dai regolamenti statali. Il Comitato Comunale Profughi è direttamente responsabile nei confronti del Comitato Provinciale Profughi da cui dipende e a cui il Sindaco trasmette un elenco di tutti i nominativi dei profughi che abitano o hanno abitato nel proprio Comune nonché dei parenti prigionieri o internati con cui gli stessi profughi intendono tenersi in comunicazione. Le Categorie assistibili. Il programma assistenziale del Ministero ha per destinatari le categorie di persone che hanno sofferto e soffrono più direttamente e gravemente le conseguenze della guerra. Si tratta di quattro categorie per ciascuna delle quali esistono appositi servizi di assistenza nell ordinamento del Ministero: partigiani, reduci di Guerra, prigionieri di Guerra e vittime civili della Guerra. Il d.lg.lgt. n. 158 del 5 aprile 1945 interviene in materia di assistenza ai patrioti dell Italia liberata, demandando al Ministero dell Italia occupata di concerto col Ministero della Guerra, l assistenza morale e materiale dei patrioti per i territori posti sotto il governo militare alleato, sino alla loro riammissione nelle Forze armate e al loro ritorno al lavoro o alle loro famiglie. L entrata in vigore di tale decreto determina la soppressione della Commissione nazionale e dell Ufficio per i patrioti dell Italia liberata, istituiti con d.lg. lgt. 319/1945. Per gli altri territori dell Italia liberata o al cessare dell assistenza del Ministero dell Italia occupata, l assistenza è devoluta all Alto Commissariato per i reduci. Per il riconoscimento della qualifica di patriota, è istituita una commissione presieduta da un rappresentante dell ANPI e composta di dieci membri tra cui due ufficiali, sei designati dall ANPI, un rappresentante dell Associazione nazionale dei combattenti e un rappresentante dell Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra. Per l esame delle proposte delle ricompense è istituita una commissione presieduta da un ufficiale delle Forze Armate. L art. 9 stabilisce che la qualifica di patriota combattente è riconosciuta agli organizzatori ed ai componenti stabili o attivi di bande partecipanti ad azioni di combattimento o di sabotaggio nonché a coloro che hanno compiuto atti di eccezionale ardimento nella lotta di liberazione. La qualifica di caduto per la lotta di liberazione può esser conferita a tutti coloro che da combattenti o prigionieri politici, ostaggi o vittime di rappresaglie, sono stati assassinati dai nazisti o dai fascisti. Ai soggetti che trovandosi in tali condizioni, hanno riportato mutilazioni o invalidità, è riconosciuta la qualifica di mutilato o invalido. I soggetti non in possesso dei requisiti previsti dall art. 9 ma che hanno tuttavia svolto, con proprio rischio, attività nella lotta di liberazione e collaborato con le bande attive, può essere riconosciuta la qualifica di benemeriti della lotta di liberazione. Nel corso della liberazione dell Italia dal regime nazi-fascista sono stati creati vari uffici e commissioni

57 Il Ministero dell Assistenza Post-bellica ( ) per il riconoscimento della qualifica di partigiano. L ufficialità di tale riconoscimento si è tuttavia raggiunta soltanto con l istituzione della commissione di cui al citato decreto 158/1945. Sennonché la presente commissione non è mai stata istituita. Essa non avrebbe potuto comunque adempiere al compito ad essa demandato in maniera pronta ed esaustiva, dovendo giudicare in primo grado l intero movimento partigiano d Italia in tempi logisticamente eccessivamente lunghi e tali da non garantire l immediatezza del giudizio. Le ragioni suddette in uno con il carattere vago e generico attribuito ai requisiti stabiliti dal decreto, peraltro mai eseguito, hanno reso opportuna l abrogazione e la sostituzione dello stesso con il d.lg. lgt. 21 agosto 1945, n La qualifica di partigiano è conferita, ai sensi del presente decreto, a coloro i quali sono in possesso dei requisiti richiesti ed in attesa del formale riconoscimento. Ai sensi dell art. 7, la qualifica è riconosciuta ai decorati al valore per attività partigiana; a coloro che sono stati feriti dal nemico in combattimento o in dipendenza della loro attività partigiana; a coloro che hanno militato in una formazione armata partigiana o gappista nelle forze riconosciute, partecipando ad almeno tre azioni di guerra o di sabotaggio, a nord e a sud della linea Gotica; agli appartenenti alle formazioni SAP o ad un comando a nord della linea Gotica; a coloro che hanno militato per tre mesi in formazioni partigiane o squadre cittadine dipendenti o hanno fatto parte di un comando o di formazioni armate cittadine riconosciute dal CLN a sud della linea Gotica e a coloro che sono rimasti in carcere al confino o in campo di concentramento in seguito a cattura da parte dei nazi-fascisti. La qualifica di caduto nella lotta di liberazione è riconosciuta ai caduti in azioni partigiane per ferite o malattie contratte in azioni partigiane; agli assassinati dai nazi-fascisti perché prigionieri, ostaggi o per rappresaglie e ai prigionieri politici morti per i maltrattamenti subiti in carcere o in un campo di concentramento. È considerato mutilato o invalido chi in tali casi abbia riportato mutilazione o invalidità. La qualifica di patriota può invece essere attribuita a coloro che non rientrano nelle precedenti categorie ma hanno tuttavia effettivamente contribuito alla lotta di liberazione militando nelle formazioni partigiane per un periodo minore di quello previsto, prestando un costante e notevole aiuto alle formazioni partigiane. Ai patrioti volontari della libertà che hanno partecipato alla lotta armata contro i tedeschi ed i fascisti, è altresì gratuitamente conferito, ai sensi del d. lgt. 3 maggio 1945, n. 350 un distintivo d onore, previa autorizzazione rilasciata dai Ministeri della guerra, della marina e dell aeronautica per gli appartenenti alle forze armate e dal Ministero dell Italia occupata per i civili. Il riconoscimento delle qualifiche spetta alle commissioni locali, istituite ai sensi dell art. 1 del d.lg. lgt. 518/1945 e nominate dal Presidente del Consiglio dei Ministri su designazione del Ministero dell Assistenza Postbellica, del Ministero 57

58 Rosj Armenia 58 della guerra e dell ANPI. Si tratta di commissioni regionali che giudicano in primo grado il riconoscimento delle qualifiche e vagliano le proposte di ricompense al valore nei confronti degli Italiani che hanno operato fuori dai confini della Patria, inoltrandole alla commissione centrale. Contro tali decisioni è ammesso il ricorso ad una commissione centrale di secondo grado con sede a Roma. I provvedimenti di secondo grado deliberati da tale commissione sono impugnabili davanti al Consiglio di Stato. Le commissioni locali sono formate da rappresentanti delle Forze Armate e da rappresentanti dei partigiani scelti tenendo conto dello sviluppo delle varie formazioni esistenti in ogni regione. A dirigere e controllare lo svolgimento del lavoro delle commissioni è il Ministero dell Assistenza Postbellica, in grado di assolvere al meglio tale compito, disponendo di un apposito servizio per i partigiani e di uffici staccati interregionali, regionali e provinciali. Le commissioni locali pubblicano gli elenchi dei soggetti cui è riconosciuta la qualifica di partigiano, caduto o patriota. La qualifica diviene definitiva, decorso inutilmente il termine di un mese dalla pubblicazione, previsto per l impugnazione della delibera. L istituzione delle commissioni locali è comunicata alle Prefetture, ai Comandi Militari, all Associazione Nazionale Partigiani e agli Uffici Regionali e Provinciali del Ministero dalla circolare del Ministero dell Assistenza Postbellica n. 1/AG del 21 gennaio Altra categoria di assistiti è quella dei reduci di guerra, sono tali i militari posti in congedo o militarizzati internati dal momento del loro rimpatrio. Sono considerati reduci, ai sensi del d.lg.lgt. 1 marzo 1945, n. 110, i militari di qualunque corpo e grado, che hanno partecipato alla seconda guerra mondiale o alle guerre precedenti; i militari che trovandosi nel territorio di uno Stato nemico o nel territorio nazionale e coloniale occupato dal nemico sono stati internati ed i prigionieri di guerra o rimpatriati dai territori oltre confine, dal momento del loro collocamento in congedo. Secondo la circolare sono esclusi dall assistenza coloro che hanno partecipato alla guerra di Spagna dalla parte di Franco e coloro che hanno fatto parte dell esercito della RSI, anche se forzatamente arruolati, in quanto tale esercito non è mai stato considerato parte delle Forze Armate Italiane. I soggetti arruolati nell esercito repubblicano, dopo aver fatto parte delle Forze Armate regolari, sono considerati civili ed assistibili come profughi, sinistrati, ecc., se in possesso dei relativi requisiti richiesti. Sono assistibili invece come reduci coloro che hanno mobilitato nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MSVN) purché non in servizio permanente o di carriera. Prigionieri di Guerra sono tutti i militari o militarizzati che si trovano in stato di prigionia e così come i reduci, ai quali sono assimilati, dipendono a tutti gli effetti assistenziali dal Ministero della Guerra finché non vengono restituiti alla vita civile

59 Il Ministero dell Assistenza Post-bellica ( ) ossia dal momento del rimpatrio fino al collocamento in congedo. A differenza delle altre categorie, l assistenza dei prigionieri è esercitata dall amministrazione centrale, in luogo degli organi periferici. L attività svolta dal Servizio assistenza prigionieri di guerra consta di ricerche e comunicazioni alle famiglie di notizie di decessi, malattie ed infortuni e di avvenuti rimpatri; interessamento per le pratiche di rimpatrio e per la liquidazione di assegni; smistamento di corrispondenza, spedizione di messaggi diretti ai prigionieri di guerra e risposta a richieste individuali o collettive di prigionieri sulle provvidenze in loro favore; invio ai campi di prigionia, per mezzo della CRI di libri scolastici, attrezzi sportivi e oggetti vari. Dal momento del loro rimpatrio sino al collocamento in congedo, l assistenza è svolta dal Ministero della Guerra per mezzo dei Centri alloggio. Sono considerati vittime civili di guerra i sinistrati; gli sfollati ed i profughi; i civili rimpatriati dall estero salvo quelli provenienti dall Africa Italiana; i civili reduci dall internamento e dalla deportazione; i congiunti dei civili morti o dispersi in dipendenza di eventi bellici; i civili minorati di guerra ed i connazionali che non ricevono più rimesse dall estero a causa della guerra per cause derivanti dalla stessa. La circolare n. 1889/1 del 20 ottobre 1945 chiarisce che i sinistrati sono coloro che in dipendenza degli eventi bellici sono rimasti privi di alloggio, degli indispensabili oggetti di arredamento e vestiario o degli strumenti di lavoro mentre profughi e sfollati sono considerati i connazionali costretti abbandonare la loro abituale residenza ed impossibilitati a farvi ritorno, compresi i profughi della Venezia Giulia, della Dalmazia Italiana e del Dodecaneso. Per l assistenza ai profughi dall Africa Italiana, ai sensi del d.lg.lgt. 14 giugno 1945, n. 509, è competente il Ministero dell Africa Italiana, sebbene il Ministero dell Assistenza Postbellica provveda largamente anche all assistenza di queste categorie di persone. La categoria dei civili reduci dall internamento e dalla deportazione è costituita dagli internati in Italia dai nazi-fascisti, dai residenti all estero ed ivi internati e da coloro che sono stati deportati oltre il confine successivamente all 8 settembre Assistenza di primo intervento Con circolare n. 0694/SI del 1 aprile 1946, il Ministero dell Assistenza Postbellica comunica a tutti i Prefetti, agli Uffici periferici e agli ECA, le disposizioni riguardanti il libretto d assistenza emanate d intesa con il Ministero dell Interno. L istituzione del libretto nasce dalla necessità di sostituire con un unico libretto d assistenza, l analogo libretto predisposto dal soppresso Alto Commissariato per i profughi di guerra. La distribuzione del libretto è estesa a tutte le categorie di assistiti dal Ministero dell Assistenza Postbellica. Si tratta di un documento che attesta la sussistenza delle condizioni (qualifiche, stato di bisogno, stato di famiglia, ecc.) recanti titolo 59

60 Rosj Armenia 60 all assistenza, rendendo più celere l iter burocratico volto al conseguimento delle prestazioni alle quali si ha diritto. Il libretto è costituito da una prima parte contenente la descrizione sommaria del titolare ossia del soggetto cui compete la qualifica costituente titolo per l assistenza (reduce, partigiano, internato, deportato, ecc.). In esso vengono registrati i dati anagrafici, le qualifiche ed i documenti che comprovano l eventuale stato di disoccupazione alla data del rilascio, lo stato di famiglia, le notizie e gli elementi che concorrono a determinare lo stato di bisogno, i trasferimenti e la situazione di lavoro sia del titolare che dei familiari. Nel caso in cui si verifichino delle variazioni riguardanti i dati riportati, occorrerà procedere all annotazione delle stesse così come delle prestazioni ricevute. Nella seconda parte del libretto sono invece annotati i dati relativi all assistenza ricevuta ossia sussidi, assistenza straordinaria in denaro, assistenza alimentare, di vestiario, di alloggio, sanitaria o varia. La concessione avviene ad opera dell ECA del Comune in cui il titolare risiede abitualmente o provvisoriamente qualora non possa farvi ritorno. La ricezione del libretto è condizione d ammissione ai benefici assistenziali e nessuna prestazione può esser fornita se non dietro presentazione dello stesso, accompagnata dalla carta annonaria rilasciata dal Comune. Il rilascio è subordinato al previo accertamento dello stato di bisogno, disoccupazione, ecc. oltre che al controllo volto a verificare che al titolare non sia già stato rilasciato un altro libretto sotto altra qualifica. La concessione del sussidio è deliberata d ufficio o su domanda dell interessato dal Comitato comunale d assistenza ai profughi di guerra istituito in ogni Comune, come da circolare n del 9 agosto 1944 e formato dal Sindaco che lo presiede, dall ufficiale sanitario, da un rappresentante dell Autorità ecclesiastica, da un rappresentante dei profughi e da due o quattro persone versate nominate dalla Giunta comunale se costituita o dal Sindaco. La delibera del comitato può essere impugnata entro il termine di 30 giorni innanzi al Comitato Provinciale di Assistenza ai profughi di guerra, alle cui riunione partecipa il capo dell ufficio provinciale del profughi di guerra. Il comitato provinciale è istituito presso ogni Prefettura e composto dal Prefetto che lo presiede, da un rappresentante dell Autorità ecclesiastica, dal presidente del Comitato provinciale della Croce Rossa Italiana, dal Presidente dell Ente comunale del capoluogo, da un rappresentante dei profughi di guerra e nelle province con un numero elevato di profughi da due persone nominate dal Prefetto particolarmente capaci in materia assistenziale. Avverso le decisioni del comitato provinciale è possibile proporre ricorso al Ministero dell Assistenza Postbellica che decide in via definitiva. L art. 1 del d.lg.lgt. 28/1946 dispone la concessione dell assegno giornaliero temporaneo a favore dei partigiani combattenti che hanno dato il maggior contributo nella lotta di liberazione; dei militari congedati dopo il 1 gennaio 1945, data in cui

61 Il Ministero dell Assistenza Post-bellica ( ) ha avuto inizio il congedamento ed il rientro dei militari non aderenti alla R.S.I; dei militari reduci dalla prigionia di guerra e dei civili deportati dal nemico oltre confine dall 8 settembre 1943, escluse quindi le deportazioni da un comune all altro del territorio nazionale. Con la pubblicazione «Al prigioniero che torna», edita dal Ministero, vengono dettate norme assistenziali in favore dei congiunti dei prigionieri. Assistenza sociale La vasta macchina operativa organizzata dal Ministero allo scopo di rimettere in sesto l economia di un Paese ancora scosso dai postumi della guerra, si è dunque mossa nell intento di rendere onore agli uomini che hanno combattuto la guerra prima per esclusivo senso del dovere e poi come partigiani e reduci dai campi di concentramento. Provvidenze in materia di lavoro Il nuovo programma del Ministero vede l adozione di un primo gruppo di provvedimenti intesi a rendere obbligatorio il collocamento dei reduci presso le amministrazioni private e pubbliche. Posto che il numero complessivo dei reduci, partigiani, patrioti, deportati e internati civili raggiunge la cifra di 5 milioni 220 mila ripartiti in 4 milioni 574 mila militari chiamati alle armi, 200 mila partigiani e patrioti e 445 mila internati e deportati civili per calcolare il numero dei disoccupati occorre distinguere tra i reduci addetti all agricoltura e quelli addetti alle altre attività economiche, tenendo conto del fatto che la chiamata alle armi ha inciso maggiormente sui primi. La percentuale stimata dei disoccupati risulterebbe quindi pari all 8 percento per l agricoltura (circa 208 mila addetti) e al 23 percento per le restanti attività economiche (circa 600 mila addetti). Attraverso i provvedimenti adottati, il Ministero prospetta il collocamento di 200 mila persone, l assorbimento in corsi professionali di 5 mila persone, l assegnazione di borse di studio per 1400 persone e di alloggi per 8330 famiglie. Fanno parte delle categorie beneficiate: i mutilati, gli invalidi ed i combattenti della guerra (cioè i combattenti nelle operazioni di guerra fino all 8 settembre 1943) e della guerra di liberazione (cioè i militari del Corpo Italiano di Liberazione, gli appartenenti ai gruppi di combattimento nell ultimo periodo di guerra ed i partigiani), i patrioti ai sensi del d.lg.lgt. 518/1945, i militari reduci dalla prigionia, i civili reduci dall internamento, i deportati dal nemico, gli orfani e le vedove dei caduti. Il provvedimento non stabilisce criteri preferenziali fra le diverse categorie e nel silenzio della legge si ritiene che l Amministrazione possa adempiere alle disposizioni prescritte senza l obbligo di osservare particolari forme. Provvidenze in materia edilizia e creditizia Gli ingenti danni causati dal conflitto alle cose, hanno indotto il Ministero all adozione di un secondo gruppo di provvedimenti aventi ad oggetto l attività di ricostruzione, allo scopo di soddisfare rapidamente la 61

62 Rosj Armenia 62 necessità di fornire un ricovero alle centinaia di persone rimaste prive di un tetto. Il d.l. 17 novembre 1944, n. 366 ed il d.l. 18 gennaio 1945, n. 4 sono i primi provvedimenti emanati in materia. Con essi il Ministero dei lavori pubblici viene autorizzato alla riparazione di fabbricati privati e alla concessione di contributi diretti e nell ammortamento di mutui a favore dei proprietari, rendendo agevole l opera di restauro e riabitazione. Provvidenze in materia scolastica Il quarto capo del d.lg.lgt. 240/1946 s inserisce nel quadro del programma educativo finalizzato alla rieducazione professionale dei reduci attraverso l istituzione e l incremento di corsi effettuati direttamente dal Ministero, dall Opera nazionale combattenti, dalle Associazioni combattentistiche, da fondazioni di solidarietà nazionale pro-partigiani e vittime della guerra o da altri istituti pubblici e privati. I corsi finanziati dal Ministero hanno ad oggetto l addestramento e la specializzazione nel campo tecnico, professionale, agricolo, commerciale ed industriale. Il Ministero provvede inoltre alla concessione di borse di studio per gli studenti reduci di scuole medie ed università costretti ad interrompere gli studi a causa della guerra e di assegni una tantum a professionisti, piccoli industriali, commercianti e artigiani. Il progetto assistenziale pone attenzione agli studenti reduci, per i quali il conflitto mondiale, costituisce ragione di impedimento nel conseguimento della laurea o del diploma. Il d.lg.lgt. 27 ottobre 1945, n. 893 all uopo istituisce presso le Università e gli Istituti di istruzione superiore, corsi straordinari finalizzati all insegnamento delle materie fondamentali. La legittimazione alla frequentazione dei suddetti corsi è riconosciuta, su richiesta, agli studenti reduci dal servizio militare, dalla prigionia di guerra, dalla lotta di liberazione o dall internamento nonché agli studenti ebrei, sinistrati e a tutti gli iscritti che a causa della situazioni militare o politica, si sono trovati nell impossibilità giuridica di frequentare i corsi normali. L ammissione è subordinata al possesso del titolo di studi richiesto, salvo il caso in cui il mancato conseguimento dello stesso sia dovuto alla speciale situazione di belligeranza. Assistenza Sanitaria Gli interventi del Ministero dell Assistenza Postbellica, focalizzati in primis a promuovere la ripresa della attività lavorativa, includono un ulteriore forma di assistenza volta ad alleviare le sofferenze fisiche e morali della guerra. L assistenza sanitaria non è da considerare di minor rilievo ma è annoverata dal Ministero tra le opere cui dare maggior impulso poiché il ripristino di un buono stato di salute è considerato condizione necessaria per il riavvio della capacità lavorativa e quindi della ricostruzione della Patria. il Ministero incarica gli Uffici provinciali di interessare le amministrazioni comunali perché includano negli elenchi degli aventi diritto all assistenza sanitaria gratuita (medica, farmaceutica ed ospedaliera) il maggior numero possibile di

63 Il Ministero dell Assistenza Post-bellica ( ) partigiani, reduci, vittime civili della guerra e le loro famiglie in condizioni di indigenza. Gli uffici hanno inoltre il compito di ottenere che in ogni Comune gli assistiti possano usufruire di visite ambulatoriali gratuite e di stabilire convenzioni con le farmacie per la somministrazione dei medicinali al cui pagamento provvederanno gli uffici stessi. Il ricovero e l assistenza sanitaria negli stabilimenti convenzionati con la Croce Rossa Italiana ed il Sovrano Militare Ordine di Malta sono disciplinati con l apposita convenzione approvata con decreto interministeriale 12 ottobre Secondo quanto disposto dal titolo primo del decreto, sono ammessi al ricovero in tali stabilimenti i militari della Forze Armate, i reduci civili e le vittime civili della guerra. I militari delle forze Armate sono i partigiani combattenti; i reduci di guerra militari e militarizzati, prigionieri internati o dispersi ed i militari infermi o convalescenti non ammessi al ricovero negli ospedali militari. I reduci civili sono - ai sensi dell art. 1 del d.lg.lgt. 28/ i partigiani combattenti dal giorno successivo alla smobilitazione, i militari congedati e reduci della prigionia ed i civili deportati dal nemico oltre il confine successivamente all 8 settembre Sono invece considerati vittime civili della guerra i reduci civili bisognosi di un ulteriore periodo di assistenza sanitaria negli stabilimenti convenzionati cioè i civili profughi, sfollati, sinistrati, rimpatriati dall estero, internati o minorati di guerra trovatisi in tali condizioni a causa della guerra. Attività assistenziale successiva alla soppressione del ministero. Il periodo postbellico incide sull organizzazione del Ministero dell Interno e la soppressione del Ministero dell Assistenza Postbellica ne comporta un accrescimento di competenze. Il Ministero dell Interno infatti attraverso la Direzione Generale dell Assistenza Postbellica da cui deriva nel 1949 la Direzione Generale Assistenza Pubblica e gli Uffici di assistenza presso le Prefetture, acquisisce competenze in merito alla vigilanza sulle istituzioni e sugli enti locali di assistenza, ai servizi per l erogazione dei soccorsi in denaro ai disoccupati e alle famiglie dei chiamati alle armi ed alla concessione di contributi agli istituti pubblici. Simili contributi provengono in parte da aiuti internazionali filtrati dall Amministrazione per le Attività Assistenziali Italiane e destinati ad arginare una perdurante miseria che induce ad una riflessione sull efficienza del sistema assistenziale, mai tradotta in una concreta azione di riforma legislativa. Pur risultando ormai abbandonato il carattere caritatevole caratterizzante i primi urgenti aiuti pensati per un popolo dilaniato dalla miseria e dai sacrifici, impellenti questioni sociali continuano a turbare il dopoguerra italiano richiedendo l intervento del legislatore, chiamato ad ammortizzare la massa di profughi presenti su un territorio peraltro ancora attraversato da distruzioni. 63

64 Rosj Armenia BIBLIOGRAFIA - R. Cappelli, Centri Raccolta Profughi per gli italiani in fuga, in I sentieri della ricerca 1 (2005) - Ciaramelli, Legislazione e giurisdizione (Torino, 2007) - M. D Antona, Il diritto del lavoro di fine secolo: una crisi d identità?, - O. De Pascalis G. Salemi jr., Assistenza Postbellica (Lanciano, 1946) - Fiocco, L inchiesta sulla miseria in Italia, in Storia e futuro 3 (2003) - F. Fronte, Le prime élites municipali ad Ispica nel dopoguerra, in Hyspicaefundus (2011) - Gentile, L. Ronga, A. Salassa, Novecento, in Nuove prospettive storiche 3 (Brescia, 2002) - G. La Pira, La difesa della povera gente (Firenze, 1951) - G. La Pira, L attesa della povera gente (Firenze, 1951) - B. Montanari, Potevo far meglio? (Padova, 2004) - G. Speciale, Giudici e razza nell Italia fascista (Torino, 2005) Vorrei io essere disoccupato, affamato, senza casa, senza vestito, senza medicinali? No, certo: e quindi questo no io devo anche pronunziare per i miei fratelli. Se io sono uomo di Stato il mio no alla disoccupazione e al bisogno non può che significare questo: è chiaro! GIORGIO LA PIRA L Attesa della povera gente, 1951 Questo articolo è un sunto della Tesi di Laurea di Rosj Armenia, Il Ministero dell Assistenza Postbellica ( ) nei documenti conservati presso l Archivio di Stato di Ragusa, relatore chiar.mo prof. Giuseppe Speciale, Università degli Studi di Catania, Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza, A.A. 2011/

65 Le visite del colonnello Frost I cuoricini di un fiore, gioia dell illustre ospite di Diego Floriddia Il colonnello Sydney Frost, a distanza di tanti anni dallo sbarco del Focallo, ebbe modo di fare ritorno ad Ispica più di una volta, ricevuto dai primi cittadini ispicesi del tempo, il dott. Carmelo Tomasi, il geom. Giuseppe Monaco, il dott. Rosario Gugliotta. Gli incontri sempre affettuosi, anche se conseguenza di un evento bellico. Tanta la corrispondenza ed il colonnello Frost nell agosto del 1990 ebbe modo di inviare al sindaco Giuseppe Monaco una lettera con la quale, fra l altro testualmente scriveva: «Sono veramente impaziente di sapere se lei è interessato al mio suggerimento di erigere un monumento in memoria dei soldati canadesi che salparono sulla spiaggia della Sicilia il 10 luglio del Se così fosse, io mi metterò in contatto con il governo canadese per organizzare una cerimonia sulla spiaggia il prossimo Maggio. Sydney Frost». Il monumentino poi venne effettivamente realizzato in contrada Porto Ulisse, all inizio della strada litoranea Porto Ulisse-Marina Marza-Santa Maria del Focallo, su un piccolo appezzamento di terreno concesso in modo gratuito dal proprietario, il sig. Giuseppe Fronte. Il dott. Rosario Gugliotta ricorda un simpatico episodio legato all illustre ospite, arrivato ad Ispica per rendere omaggio al monumentino legato ai militari canadesi. La delegazione venne invitata a pranzo in un ristorante sistemato all interno di grotte vicino al Parco Forza. Racconta il dott. Rosario Gugliotta: «In quel sito magico e in quell atmosfera affascinante, quando dalla cucina cominciavano ad arrivare i primi stuzzicanti profumi, mi accorsi, anzi ci accorgemmo un po tutti che il colonnello Frost si girava a guardare la valle ed il costone ad essa declinante. Sembrava cercasse nella roccia e nella valle qualcosa; lo fece tante volte dando l impressione quasi di volersi distrarre dalla conversazione. Ci fu un momento che divenne molto imbarazzante e quando tutto sembrava precipitare il colonnello Frost si alzò, mi chiese di accompagnarlo in cucina per parlare con la cuoca, cosa 65

66 Diego Floriddia 66 che feci subito. Sempre accompagnato dall interprete. Rivolgendosi alla cuoca disse che avrebbe gradito mangiare delle fettine di pane, con olio ed un pizzico di sale e soprattutto con alcuni cuoricini di un fiore che aveva avvistato nella roccia e che ci seppe indicare con precisione. La traduttrice capì subito che il fiore della roccia era il cappero. La cuoca tirò fuori una boccia di vetro piena di capperi sotto sale. Il colonnello si mise a ridere, felice, come un bambino non tanto per essere stato capito ma per avere intravisto la possibilità di realizzare il suo desiderio di gola legato ad un ricordo. Li aveva Il Colonnello C. S. Frost a Palazzo di Città con il Sindaco Rosario Gugliotta (2000) assaggiati al momento dello sbarco. La risata del colonnello sbloccò il silenzio, tornammo a tavola a conversare. Fra gli antipasti tipici naturalmente u pani cunsatu con olio, sale, origano e naturalmente i cuoricini di cappero che resero felice l illustre ospite. Alla fine tanti ringraziamenti soprattutto tanti quelli diretti alla cuoca che fece omaggio al colonnello Frost della boccia di cuoricini di capperi. Un uomo semplice il colonnello Frost, potrei raccontare tanti episodi ma mi piace ricordarlo così, con l espressione di un bambino felice».

67 L individuo atomizzato del Totalitarismo e l umano La banalità del male di Evelina Barone Il male è banale, così ha scritto Hanna Arendt. Il male è banale perché è superficiale, non è radicato in profondità nell essere, perché l uomo ontologicamente è votato al bene: il male è un atto di superficialità. Per questo è pericoloso, può attecchire su terreni poveri, non ha bisogno di mettere radici, si alimenta con poco. Si insedia quando il desiderio di progresso diventa illusione rivoluzionaria, l utopia di un mondo diverso raggiunge l iperbole, diventa psicopatologia e porta le persone lontane dal mondo reale. Eppure l olocausto, i campi di concentramento, i gulag, una guerra di proporzioni mondiali furono fatti reali. Sangue e terra, mobilitazione generale, enfasi sulla solidarietà ma anche potere brutale, antimodernismo romantico ma anche architettura di spaventevole modernità, canti sentimentali di ieri e di domani in fredde formazioni militari (Dahrendorf). Cos è accaduto? Secondo Dahrendorf mai l economia era stata ancella della politica come durante la seconda guerra mondiale: in tempi di crescita economica incerta, di fronte ad una modernità che non si realizza mentre si è perduto il vecchio senza ritrovare il nuovo, si trovò un terzo che rappresentasse il meglio. Il totalitarismo fu la risposta ad una struttura sfasata tra il vecchio e il nuovo. Ad esserne tentati furono soprattutto gli strati spostati : gruppi della classe inferiore che non si erano integrati nell insieme della società, piccoli uomini d affari e lavoratori autonomi sconvolti dal capitale e dal lavoro organizzato, colletti bianchi combattuti tra la loro posizione e le loro aspirazioni, conservatori e tradizionalisti che volevano fermare il mondo. L epoca totalitaria fu anche un epoca di viltà: i codardi, protetti dall ombra lunga dei leaders, spianavano loro la strada ed eseguivano crimini. Gli intellettuali tradirono la società civile e misero in dubbio la libertà. Il totalitarismo è nelle parole di Trockij una rivoluzione permanente, poiché si trova, come spiega Hanna Arendt, a sostenere un doppio compito sino all assurdità: deve dare l idea di movimento, di 67

68 Evelina Barone 68 cambiamento, ed impedire ogni forma di stabilità, perché ciò determinerebbe la sua fine. Distrugge tutte le strutture tradizionali, ma non colloca niente al suo posto. È un non-stato, un caos, l organizzazione della disorganizzazione. È suo interesse creare una società atomizzata, in cui l individuo si ritrovi sempre più isolato, perché più facilmente manipolabile se privato di ogni riferimento: indebolimento delle unità sociali basate sulla biologia (famiglia), la tradizione, la religione, o la cooperazione nel lavoro o nel tempo libero; l imposizione di enormi e indifferenziate organizzazioni di massa, queste le tattiche totalitarie descritte da Neumann. Molti dei leaders fascisti furono reclutati da famiglie socialmente senza radici. Il sogno della certezza ha portato alla realtà dell incertezza e del terrore. I regimi totalitari possono sopravvivere solo nell emergenza, una condizione impossibile da mantenere, hanno bisogno dell icona del Führer per sedare dubbi e paranoie. Ma sono destinati al suicidio, dopo avere ucciso molti altri lungo la strada. Gli altri sulla strada furono milioni di persone, famiglie smembrate o di cui non rimase alcun superstite. Dopo aver soppresso la ragione e la verità, non rimaneva che la più brutale ed efferata oppressione di tutto ciò che è umano. Umano. Che il male non sia ontologicamente pertinente all uomo, non è solo una proposizione filosofica della Arendt. I superstiti non sono diventati assassini, artisti forse. Nessuno ha dimenticato, ma molti hanno perdonato. Nei campi di prigionia, i superstiti ispicesi, ci hanno raccontato di grandi gesti di eroismo e solidarietà. Il desiderio di riabbracciare la propria famiglia ha tenuto molti in vita, ha fatto tollerare umiliazioni, torture, condizioni di vita impossibili. Il ricordo di quanti li attendevano a casa, ha tenuto molti prigionieri di guerra agganciati alla speranza e li ha resi capaci di pazienza, sopportazione, coraggio, perdono. Ha continuato ad alimentare in loro la dignità: molti raccontavano che, appena giunti all ingresso del paese, all abbeveratoio, si fermavano lì per lavarsi e chiedevano ai passanti di annunciare alle loro famiglie del loro ritorno, ma raccomandavano che non li raggiungessero prima di aver mandato loro dei vestiti. Prima di tornare a casa si lavavano di dosso la guerra, le torture, la fatica, l orrore. A casa portavano se stessi, la propria umanità intatta, il senso profondo della propria dignità e il rispetto profondo per la sacralità dei legami e degli affetti. Non permettevano alla guerra, con i suoi odori, i suoi miasmi di entrare nelle loro case. Era tempo di ricostruire. Nuove strade. Era tempo di cambiamento.

69 La banalità del male Poesia di Wisława Szymborska* La prima fotografia di Hitler E chi è questo pupo in vestina? Ma è Adolfino, il figlio del signor Hitler! diventerà forse un dottore in legge o un tenore dell Opera di Vienna? Di chi è questa manina, di chi, e gli occhietti, il nasino? Di chi il pancino pieno di latte, ancora non si sa: d un tipografo, d un mercante, d un prete? Dove andranno queste buffe gambette, dove? Al giardinetto, a scuola, in ufficio, alle nozze, magari con la figlia del borgomastro? Bebè, angioletto, tesoruccio, piccolo raggio, quando veniva al mondo, un anno fa, non mancavano segni nel cielo e sulla terra: un sole primaverile, gerani alle finestre, musica d organetto nel cortile, un fausto presagio nella carta velina rosa, prima del parto un sogno profetico della madre: se sogni un colombo è una lieta novella, se lo acchiappi arriverà chi hai a lungo atteso. Toc, toc, chi è, è il cuoricino di Adolfino. Ciucciotto, pannolino, bavaglino, sonaglio, il bambino, lodando Iddio e toccando ferro, è sano. Somiglia ai genitori, al gattino nel cesto, ai bambini di tutti gli album di famiglia. Be, adesso non piangeremo mica, il fotografo farà clic sotto la tela nera. Atelier Klinger, Grabenstrasse, Braunau, e Braunau è una cittadina piccola, ma dignitosa, ditte solide, vicini dabbene, profumo di torta e di sapone da bucato. Non si sentono cani ululare né i passi del destino. L insegnante di storia allenta il colletto e sbadiglia sui quaderni. * Wisława Szymborska ( ), poetessa e saggista polacca, premiata con il Nobel per la Letteratura nel

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75 La sposa. Lo sposo. La boutique. ISPICA (RG) - Via Statale 115, n.59 - Tel ISPICA (RG) Viale M. Rapisardi, 16 Tel

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78 ITINERARI TURISTICI ISPICESI Cento scale - Parco Forza.

79 ITINERARI TURISTICI ISPICESI Santa Maria della Cava - Cava d Ispica.

80 ITINERARI TURISTICI ISPICESI SS. Annunziata Santa Maria Maggiore Società Ispicese di Storia Patria Si ringraziano gli sponsor, l On. Innocenzo Leontini, il dott. Rosario Gugliotta, la ditta Materiali Edile Gelasio s.r.l., che hanno consentito con il loro sostegno la pubblicazione della rivista Hyspicaefundus - anno X n 20 giugno 2013

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