RAPPORTO CER-CUPLA Fisco e inadeguatezza dell indicizzazione allargano il disagio fra i pensionati

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1 RAPPORTO CER-CUPLA 2016 Fisco e inadeguatezza dell indicizzazione allargano il disagio fra i pensionati Settembre 2016

2 Autori: Laura Dragosei, Sergio Ginebri, Giorgio Mongelli

3 I N D I C E SINTESI PER LA STAMPA 5 SOMMARIO 9 1. RIVALUTAZIONE E POTERE DI ACQUISTO 27 Valore reale delle pensioni al lordo della tassazione 27 Tassazione e perdita di potere di acquisto 30 RIQUADRO 1 L EVOLUZIONE DELLA NORMATIVA INDICIZZAZIONE PENSIONISTICA E CONTRASTO DELLA POVERTÀ 41 Indicizzazione al prodotto aggregato 41 Pensioni e soglie di povertà 42 Pensioni e potere di acquisto per fasce di spesa 45 Indici dei prezzi e paniere di spesa dei più poveri 47 L inadeguatezza dell indice dei prezzi per le famiglie di operai e impiegati ALLINEAMENTO DEL TRATTAMENTO FISCALE DEI PENSIONATI A QUELLO DEI LAVORATORI 57 - La distribuzione delle pensioni e dei pensionati per classe di importo 58 All origine della disparità di trattamento fiscale dei pensionati 64 La revisione delle detrazioni per i pensionati nel Il bonus Irpef 68 - Simulazione 1 - Allineamento delle detrazioni da lavoro dipendente e da pensione 69 - Simulazione 2 Parziale estensione del bonus Irpef dipendenti ai pensionati 74 - Simulazione 3 Introduzione di un nuovo bonus Irpef pensionati 78 APPENDICE STATISTICA E NORMATIVA 85

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5 SINTESI PER LA STAMPA Le condizioni di povertà e di disagio sociale fra i pensionati si sono aggravate negli ultimi anni, e la causa è da attribuire al prelievo fiscale e all inadeguatezza del meccanismo di indicizzazione delle pensioni. Negli ultimi sette anni, , le pensioni di euro mensili hanno ridotto il loro potere di acquisto di circa il 4 per cento, cioè circa 50 euro il mese, e la caduta è totalmente da attribuire al maggiore prelievo fiscale diretto. La riduzione di valore delle pensioni di mille euro il mese è inferiore, sia in percentuale, circa 3 per cento, che in valore, circa 25 euro il mese, ma anche in questo caso l origine dell impoverimento è soltanto di origine fiscale. Negli stessi anni, cioè tra il 2009 e il 2016, le pensioni di importo superiore subiscono una riduzione di valore reale anche maggiore, tra l 8 e il 9 per cento, ma all inasprimento della tassazione diretta è attribuibile poco meno della metà della perdita di valore, il resto proviene dalla loro parziale indicizzazione. 5 La timida riduzione della tassazione realizzata nel dicembre scorso, che ha allineato la sola detrazione di base dei pensionati ultra settantacinquenni a quella dei dipendenti, non ha rimosso la significativa disparità di trattamento tra dipendenti e pensionati. I pensionati con un imponibile tra gli otto e i ventiseimila euro subiscono un carico impositivo maggiore di quello dei dipendenti di pari reddito sia perché non ricevono il bonus Irpef, sia perché hanno detrazioni sensibilmente inferiori a quelle dei dipendenti. Un pensionato con un imponibile annuo di quindici mila euro viene gravato di una imposta personale maggiore di circa 100 euro il mese rispetto ad un dipendente di pari reddito. La disparità di trattamento fiscale tra dipendenti e pensionati potrebbe essere ridotta grazie all introduzione di un bonus Irpef pensionati. Abbiamo simulato il suo costo finanziario e il suo impatto distributivo, ipotizzando in via sperimentale che l importo del nuovo bonus pensionati

6 sia pari a quello del bonus dipendenti, 80 euro il mese e 960 euro l anno, ma che i requisiti di accesso siano specifici e più restrittivi rispetto a quelli del bonus dipendenti. Nella nostra ipotesi il requisito di godimento del bonus sarebbe il possesso di un reddito imponibile da pensione compreso tra euro e 12 mila euro. Sarebbe poi pienamente goduto da tutti coloro il cui reddito Irpef non superi i 10 mila euro, mentre per coloro con un reddito compreso tra 10 e 12 mila euro il godimento sarebbe parziale e progressivamente decrescente fino all azzeramento. 6 Il costo finanziario del provvedimento simulato sarebbe pari a 2,6 miliardi e coinvolgerebbe 3,2 milioni di pensionati, che riceverebbero un beneficio medio annuo di 810 euro. I beneficiari sarebbero maggiormente concentrati fra le famiglie più povere, e marginalmente presenti nelle famiglie più ricche. I 3 milioni e 200 mila beneficiari rappresenterebbero il 22 per cento dei pensionati previdenziali, e sarebbero presumibilmente per il 60 per cento ex lavoratori dipendenti e per il resto ex lavoratori autonomi. La gran parte dei 2 milioni e 600 mila pensionati Inps che attualmente ricevono pienamente l integrazione al trattamento minimo godrebbe del nuovo bonus Irpef pensionati, e fra questi un milione e 400 mila sarebbero pensionati ex dipendenti, un milione e 200 mila pensionati ex lavoratori autonomi. Ma anche se si accantona per un attimo il peso della tassazione e ci si concentra sulle pensioni al lordo del prelievo fiscale, emerge che le inadeguatezze del meccanismo di loro rivalutazione automatica hanno prodotto un aggravamento del disagio economico dei pensionati poveri. Nel Centro e nel Nord Italia negli ultimi dieci anni la soglia di povertà assoluta, cioè quel paniere che garantisce un livello di consumo minimamente accettabile, ha spesso mostrato incrementi percentuali di costo maggiore della rivalutazione percentuale delle pensioni basse. In altre parole, le pensioni basse non hanno retto il passo della soglia di povertà. Inoltre, negli ultimi dieci anni il costo del paniere di consumo delle

7 famiglie relativamente più povere è incrementato di circa 50 euro il mese in valore reale. Nello stesso periodo il valore reale delle pensioni più povere, al lordo della tassazione, si è mantenuto pressoché costante. Far fronte al disagio sociale dei pensionati poveri significa affrontare le cause di quel disagio, cioè correggere le disparità di trattamento fiscale e porre rimedio alle inadeguatezze del sistema di rivalutazione automatica delle pensioni. Sul versante del meccanismo di indicizzazione occorrerebbe utilizzare un indice dei prezzi che rifletta maggiormente le caratteristiche del paniere di spesa dei consumatori poveri, in cui cioè sia adeguatamente ampio il peso di beni alimentari ed energetici. Inoltre, andrebbe utilizzato l indice dei prezzi armonizzato per tutti i paesi dell Unione europea (IPCA), abbandonando l indice dei prezzi per le famiglie di operai e impiegati, che negli ultimi quindici anni ha registrato una minore inflazione cumulata pari al 4 per cento rispetto all IPCA. 7

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9 S O M M AR I O I lavoratori in pensione hanno subito negli ultimi anni una riduzione del loro potere di acquisto. La perdita di valore reale ha riguardato le pensioni di importo più alto, ma anche quelle di importo basso e medio-basso, determinando così un aggravamento del disagio sociale tra gli anziani poveri. La riduzione del potere di acquisto delle pensioni è stata l effetto dell agire combinato di due cause: il meccanismo di rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici e il prelievo fiscale. Gli obiettivi del presente rapporto sono molteplici: - ricostruire l andamento del valore reale delle pensioni e misurare il contributo alla perdita di potere di acquisto fornito dal fisco e dal meccanismo di rivalutazione automatica; - confrontare l andamento del potere di acquisto delle pensioni di importo basso con quello delle soglie di povertà per avere indicazioni sulle condizioni di disagio sociale degli anziani poveri; - documentare l inadeguatezza del meccanismo di rivalutazione automatica delle pensioni e avanzare delle proposte di riforma; - presentare i risultati della simulazione degli impatti finanziari e distributivi di alcune modifiche del prelievo fiscale che riducano la disparità di trattamento fiscale dei pensionati rispetto ai dipendenti. La struttura del presente sommario riproduce quella del rapporto. Verranno di seguito presentati: l andamento del potere di acquisto delle pensioni al lordo del prelievo fiscale; la riduzione del valore reale delle pensioni al netto del prelievo fiscale; la comparazione degli andamenti nel tempo del valore reale delle pensioni di importo basso e delle soglie di povertà; le caratteristiche dell indice dei prezzi su cui è basato il meccanismo di indicizzazione delle pensioni che ne determinano la sua inadeguatezza e alcune proposte di riforma di quel meccanismo; i risultati delle simulazioni degli interventi di riforma del prelievo fiscale. 9

10 Indicizzazione e andamento del potere di acquisto delle pensioni Il meccanismo di rivalutazione automatico dei trattamenti pensionistici è stato sottoposto a profonde modifiche negli ultimi anni, alcune delle quali sono state oggetto di pronunciamenti della Corte Costituzionale, che le ha giudicate illegittime. Tenendo conto degli effetti della sentenza della Corte costituzionale e del successivo decreto legge, è stato ricostruito dal 1997 l andamento del potere di acquisto di vari importi pensionistici, multipli del trattamento minimo Inps nell anno base (grafico 1). Il trattamento minimo è pari attualmente a circa 500 euro. In estrema sintesi, la normativa prevedeva fino al 2011 che per tutte le pensioni l indicizzazione fosse piena fino a euro e che fosse poi decrescente per importi eccedenti quella soglia. Dal 2012, invece, l indicizzazione delle pensioni superiori a 1500 euro è parziale per il loro importo complessivo, cioè anche sui primi euro Grafico 1 - Perequazione automatica per multipli del trattamento minimo al lordo della tassazione, numeri indici 1997=100, a parità di potere di acquisto euro mensili 2000 euro mensili 2500 euro mensili 3000 euro mensili 4000 euro mensili A fini espositivi vanno innanzitutto distinti tre periodi (tabella 1): , , Nel primo periodo le pensioni fino a euro hanno sostanzialmente difeso il loro potere di acquisto mentre le

11 pensioni di importo superiore hanno subito una riduzione reale significativa. La mancata piena indicizzazione delle pensioni più alte ha determinato una perdita reale di circa il 3 per cento per gli importi pari a 3 mila euro e del 5 per cento per quelle pari a 4 mila euro. Tabella 1 - Variazione percentuale cumulata del potere di acquisto per multipli del trattamento minimo al lordo della tassazione. Anni multipli trattamento minimo Inps Totale euro mensili -1,0 2,3 1,3-1, euro mensili -1,5-2,2-3,7-2, euro mensili -1,8-2,9-4,7-5, euro mensili -3,1-3,4-6,6-9, euro mensili -4,9-3,8-8,6-9,7 Nel periodo la situazione cambia sostanzialmente. Le uniche pensioni che mantengono il loro potere di acquisto sono quelle fino a euro. Per le altre le perdite sono rilevanti, nonostante il rimborso degli arretrati disposto dal decreto legge 65 del 2015, che ha fatto seguito al pronunciamento di illegittimità della Corte Costituzionale. A fronte di pensioni medio basse che guadagno leggermente potere di acquisto, la riduzione di valore reale è pari a circa il 2 per cento nel caso di pensioni di euro, 3 per cento per quelle pari a euro, e infine circa 4 per cento per quelle pari a 4 mila euro. Negli ultimi quattordici anni, quindi, mentre le pensioni fino a euro mantengono sostanzialmente il loro potere di acquisto, le altre subiscono perdite che vanno da circa il 4 per cento per quelle di euro a circa il 9 per cento per quelle di circa 4 mila euro. 11 Va da sé che se l attuale meccanismo di indicizzazione per importi complessivi dovesse essere mantenuto negli anni a venire, le perdite di potere di acquisto si cumulerebbero. Con una inflazione del due per cento annuo, le pensioni medio alte perderebbero circa il dieci per cento del loro valore reale ogni decennio.

12 Tassazione e perdita di potere di acquisto 12 Ma il potere di acquisto dei pensionati è stato influenzato non solo dal meccanismo di indicizzazione ma anche dal prelievo fiscale, e il progressivo inasprimento della tassazione, in parte dovuto al fiscal drag e in parte alla politica tributaria, non ha risparmiato neanche le pensioni medio basse. In particolare, nel periodo (tabella 2) le pensioni di euro mensili lorde riducono il loro potere di acquisto di circa il 4 per cento in sette anni, cioè circa 50 euro il mese, e la caduta è totalmente da attribuire al maggiore prelievo fiscale diretto. La riduzione di valore delle pensioni di mille euro lorde il mese è inferiore, sia in percentuale, circa 3 per cento, che in valore, circa 25 euro il mese, ma anche in questo caso l origine dell impoverimento è soltanto di origine fiscale. Negli stessi anni, cioè tra il 2009 e il 2016, le pensioni di importo superiore subiscono una riduzione di valore reale anche maggiore, tra l 8 e il 9 per cento, ma in questo caso all inasprimento della tassazione diretta è attribuibile poco meno della metà della perdita di valore, il resto proviene dalla parziale indicizzazione. Lo sforzo fiscale aggiuntivo, in pratica, ha pesato in percentuale più sulle pensioni medio-basse che sulle alte. In definitiva, da una parte, il valore reale delle pensioni medio-basse si è ridotto esclusivamente a causa dell inasprimento del prelievo fiscale successivo al D altra parte, il meccanismo normativo di indicizzazione, combinato con l inasprimento del prelievo tributario, ha generato una costante e progressiva perdita del potere di acquisto delle pensioni medie e medio alte nel corso di venti anni. Questo processo di depauperamento, infine, sarà aggravato e accelerato nel prossimo futuro qualora il meccanismo di indicizzazione entrato in vigore all inizio del 2014, che opera non per fasce di importo ma per importi complessivi, venisse esteso anche oltre il 2018.

13 Tabella 2 - Variazioni del potere di acquisto per multipli del trattamento minimo al netto della tassazione, Anni multipli trattamento minimo Inps effetto indicizzazione lorda variazioni percentuali effetto tassazione totale euro/mese totale 1000 euro mensili 0,4-3,1-2, euro mensili 0,4-4,5-4, euro mensili -4,1-3,4-7, euro mensili -5,4-3,5-8, euro mensili -5,8-3,2-9,1-260 Pensioni e soglie di povertà Nel caso delle pensioni di basso importo, la perdita di potere di acquisto è evidente solo quando si considerano congiuntamente gli effetti di meccanismo di perequazione e di imposizione fiscale diretta; è meno evidente quando ci si concentra sul valore lordo delle pensioni, lasciando momentaneamente da parte il fisco. Apparentemente, le pensioni di importo basso, cioè fino a euro, sono state totalmente protette dall inflazione e quindi non hanno subito alcuna perdita di potere di acquisto. Si sarebbe quindi tentati dal concludere che la rivalutazione abbia avuto un ruolo neutro nella determinazione della condizione sociale dei titolari delle pensioni più basse, ma non è così. Il confronto tra andamenti storici dei redditi pensionistici e della soglia di povertà assoluta fa emergere una situazione di disagio sociale per i titolari delle pensioni più basse anche a prescindere dagli effetti del prelievo fiscale. Consideriamo una famiglia di un unico componente anziano che vive in una grande città e concentriamoci innanzitutto sul periodo Nel Centro Italia tra il 2005 e il 2013 il valore reale della soglia assoluta di povertà si è accresciuto del 4,7 per cento. Al Nord la crescita è stata dell 1,1 per cento. Solo al Sud il valore reale della soglia si è leggermente ridotto. Nello stesso periodo una pensione pienamente perequata ha 13

14 mantenuto pressoché inalterato il suo valore reale e quindi al Centro e al Nord del paese le condizioni di disagio sociale dei pensionati si sono allargate. Coloro che avevano pensioni al di sotto della soglia di povertà assoluta hanno visto aggravarsi la loro condizione di povertà, gli altri si sono avvicinati alla soglia, o l hanno addirittura oltrepassata (grafico 2). Grafico 2 - Andamento delle soglie di povertà assoluta numeri indici 2005=100, valori a parità di potere di acquisto perequazione completa al lordo tassazione 100,0 99,7 100,0 98,5 100,9 100,1 99,0 98,7 100,5 101,4 101,7 perequazione completa al netto tassazione 100,0 98,7 100,0 98,1 99,6 98,3 96,4 95,4 96,4 97,0 97,2 salario reale 100,0 101,0 102,4 102,7 103,8 105,1 104,5 102,3 103,0 102,8 104,6 un componente 64-74, grande città, nord 100,0 100,3 100,7 101,1 101,7 101,0 100,6 100,5 101,1 100,4 100,8 un componente 64-74, grande città, centro 100,0 100,8 100,9 101,7 104,4 103,8 103,4 104,2 104,7 102,4 103,0 un componente 64-74, grande città, sud 100,0 99,9 100,4 100,1 101,3 100,7 99,7 98,9 99,4 99,6 100,3 Il fenomeno si inverte nel 2014, quando le soglie di povertà assoluta al Centro e al Nord riducono il loro valore reale mentre il potere di acquisto di una pensione pienamente rivalutata si accresce. Tuttavia, i divergenti andamenti di valore reale di pensioni pienamente perequate e soglie di povertà assoluta fanno sorgere interrogativi ulteriori. Come è possibile che una pensione pienamente perequata, e quindi di importo medio basso, abbia un valore reale divergente rispetto al costo del paniere di consumo necessario per assicurare condizioni di vita minimamente dignitose? Sorge il sospetto di una grave inadeguatezza dell indice dei prezzi alla base del meccanismo di indicizzazione.

15 Pensioni e potere di acquisto per fasce di spesa Ulteriori conferme sull impoverimento delle pensioni più basse e sull inadeguatezza del meccanismo di loro rivalutazione automatica vengono dagli indici dei prezzi al consumo per le famiglie, suddivise per classi di spesa. Recentemente l Istat ha elaborato questo nuovo strumento, che permette di misurare l inflazione rilevante per le famiglie socialmente disagiate. Confrontando tra il 2005 e il 2015 l andamento del valore reale da una parte dei panieri di consumo per classe di spesa e d altra parte delle pensioni pienamente rivalutate (grafico 3), emerge che il paniere di spesa del primo quinto delle famiglie, cioè il 20 per cento più povero nella popolazione delle famiglie italiane, ha registrato un incremento di valore reale pari a circa il 4 per cento, che corrisponde a circa 50 euro il mese in più per ogni famiglia povera. Nello stesso periodo, il valore reale lordo di una pensione pienamente rivalutate si è mantenuto pressoché costante. Questo significa che il reddito lordo dei pensionati più poveri non ha tenuto il passo del costo del paniere di spesa delle famiglie più povere. In altre parole, i pensionati più poveri hanno visto aggravarsi le loro condizioni di disagio sociale, una conclusione coerente a quella che 15 avevamo tratto dall osservazione delle soglie assolute di povertà. Grafico 3 - Panieri di consumo per classi di spesa delle famiglie numeri indici 2005=100, valori a parità di potere di acquisto basato su Ipcfoi nt perequazione completa al lordo tassazione 100,0 99,7 100,0 98,5 100,9 100,1 99,0 98,7 100,5 101,4 101,7 perequazione completa al netto tassazione 100,0 98,7 100,0 98,1 99,6 98,3 96,4 95,4 96,4 97,0 97,2 salario reale 100,0 101,0 102,4 102,7 103,8 105,1 104,5 102,3 103,0 102,8 104,6 paniere medio 100,0 100,2 100,5 100,8 100,8 100,9 101,1 101,4 101,5 101,6 101,7 1 quinto 100,0 100,6 101,0 102,1 101,9 101,9 102,5 103,7 103,9 103,7 103,6 3 quinto 100,0 100,3 100,6 101,2 101,1 101,2 101,7 102,2 102,3 102,3 102,3 5 quinto 100,0 100,1 100,4 100,3 100,4 100,4 100,4 100,3 100,4 100,6 101,1

16 L inadeguatezza del meccanismo di indicizzazione 16 Il divario di inflazione in sfavore dei più poveri dipende dalla composizione dei panieri di consumo per classe di spesa. Due sono le caratteristiche che distinguono il paniere di consumo delle famiglie relativamente più povere da quello delle più ricche: in primo luogo, il peso dei beni sugli acquisti totali è maggiore, prossimo al 70 per cento, contro un peso di poco superiore al 50 per cento per le famiglie più ricche. In secondo luogo, concentrandoci sull acquisto dei beni, le famiglie più povere registrano un peso preponderante di beni alimentari e beni energetici. Le famiglie più ricche, al contrario, destinano la parte maggiore della loro spesa per beni sugli altri beni. Ora, negli ultimi dieci anni i beni alimentari e i beni energetici hanno registrato incrementi dei prezzi maggiori del resto dei beni e degli stessi servizi. Quindi, l indice dei prezzi per le famiglie di operai e impiegati, essendo basato su un paniere di consumo medio, non coglie pienamente la dinamica dei prezzi dei beni più presenti nella spesa dei più poveri, e questo fa sì che il reddito lordo dei pensionati pienamente rivalutati non tenga il passo delle spese per consumi delle famiglie povere. Ma l inadeguatezza del meccanismo di indicizzazione non finisce qui. I due principali indici dei prezzi al consumo calcolati mensilmente dall Istat sono: intera comunità nazionale (NIC), e armonizzato per i paesi dell Unione europea (IPCA). Il meccanismo di rivalutazione delle pensioni non è basato né sul NIC, né sull IPCA, ma sull indice per le famiglie di operai e impiegati (FOI), che tuttavia è derivato direttamente dal NIC: se ne distingue solo per una struttura del paniere leggermente diversa e conforme a quella della famiglia media che fa capo ad un operaio o un impiegato. L analisi dei dati negli ultimi 15 anni mostra che l IPCA ha registrato un aumento dei prezzi leggermente, ma significativamente superiore rispetto a NIC e FOI. La differenza cumulata è pari a circa il 4 per cento nel confronto tra IPCA e FOI (grafico 4).

17 Variazioni percentuali cumulate Grafico 4 - Variazioni cumulate a confronto degli indici dei prezzi ( ) indice generale beni beni alimentari, bevande alcoliche e tabacchi IPCA NIC IPCFOI st beni energetici servizi servizi sanitari e spese per la salute Questo divario nell inflazione misurata deriva da una diversità nei prezzi rilevati: mentre il NIC e il FOI si riferiscono ai prezzi pieni di vendita, indipendentemente se la spesa sia a carico delle famiglie oppure della Pubblica amministrazione, l IPCA registra i prezzi effettivamente pagati dai consumatori. Per costruzione, quindi, l IPCA sembra più adatto a misurare l inflazione al consumo effettivamente subita dalle famiglie. 17 Le differenze metodologiche tra IPCA e NIC sono particolarmente evidenti nel caso della categoria dei servizi sanitari e spese per la salute. Nel caso del NIC l incremento di prezzo complessivo tra il 2001 e il 2015 è stato quasi trascurabile, pari a circa il 4 per cento, in conseguenza degli interventi effettuati per contenere i costi unitari nel sistema sanitario pubblico. Per questa stessa categoria di consumo e lo stesso periodo, la storia raccontata dall IPCA è molto diversa. L incremento totale sul periodo è di circa il 40 per cento, per effetto dell accresciuto contributo al finanziamento del servizio sanitario a cui sono stati chiamati i suoi utenti negli ultimi anni. In conclusione, l allargamento delle condizioni di disagio sociale dei pensionati sembrano in parte legate alle caratteristiche del meccanismo di rivalutazione: da una parte non vi è una attenzione specifica sulle caratteristiche del paniere di consumo delle famiglie più povere; d altra

18 parte, l indice dei prezzi al consumo utilizzato non sembra il più adatto a rilevare l inflazione effettivamente subita dalle famiglie. 18 La disparità di trattamento fiscale tra dipendenti e pensionati Abbiamo visto come la perdita di potere di acquisto dei pensionati sia da attribuire non solo all inadeguatezza del meccanismo di rivalutazione automatica delle pensioni ma anche al prelievo fiscale, che riserva ai pensionati con reddito medio basso un trattamento nettamente sfavorevole rispetto ai dipendenti. La legge di stabilità 2016 ha molto parzialmente allineato le detrazioni dei pensionati a quelle dei dipendenti. Infatti, l allineamento delle detrazioni ha interessato solo i redditi fino a 15 mila euro ed ha effettivamente allineato solo la detrazione base per i pensionati di almeno 75 anni. La distanza tra aliquote Irpef nette per i dipendenti e per i pensionati si accresce ulteriormente quando si prenda in considerazione anche il bonus Irpef introdotto nel 2014 dal cui godimento sono stati esclusi i pensionati. Al lordo del bonus Irpef, la distanza tra detrazioni per i dipendenti e quelle per i pensionati ultra settantacinquenni si amplifica significativamente (grafico 5). Ammontare delle detrazioni (euro) Grafico 5 - Detrazioni Irpef per lavoratori dipendenti e pensionati di almeno 75 anni di età - Anno di imposta Reddito imponibile (euro) detrazione pensionato >= 75 anni, 2016 detrazione pensionato >= 75 anni, 2015 detrazione dipendente detrazione dipendente + bonus irpef

19 La soglia di reddito imponibile che fa scattare il bonus per un dipendente ammonta a euro. In corrispondenza della soglia la differenza tra detrazione per dipendente e per pensionato è pari a circa 970 euro, e si accresce per i redditi tra euro e i quindici mila euro, raggiungendo l ammontare massimo pari a 1227 euro. Da quel reddito soglia in poi decresce e si annulla per un reddito pari a 55 mila euro. Nella fascia di redditi tra otto mila e ventiquattro mila euro i pensionati ultrasettantacinquenni sono gravati di una aliquota Irpef netta superiore del 5.7 per cento rispetto ai dipendenti. Il maggior onere è dovuto per la gran parte, 4.7 per cento, all esclusione dei pensionati dal bonus Irpef. I risultati dell esercizio di simulazione di tre innovazioni fiscali Abbiamo identificato tre possibili innovazioni della normativa fiscale che producano quanto meno una attenuazione della disparità di trattamento di cui sono oggetto i pensionati: - allineamento delle detrazioni da lavoro dipendente e da pensione; - parziale estensione del bonus Irpef dipendenti ai pensionati; - creazione di un nuovo bonus Irpef pensionati. Per ognuno dei tre interventi abbiamo computato: - il suo costo complessivo in termini sia di riduzione di imposte che di nuovi trasferimenti, il numero di pensionati coinvolti, il beneficio medio di cui ogni pensionato godrebbe, l incidenza del beneficio sul reddito individuale; - per ognuno degli indicatori sopra riportati abbiamo computato anche la ripartizione per classe di reddito complessivo dei beneficiari; - infine, la ripartizione per quinti di reddito equivalente del numero dei soggetti beneficiari, del beneficio medio e della sua incidenza sul reddito Le analisi sui vantaggi fiscali dei tre interventi sono basate su un modello di microsimulazione delle politiche fiscali sviluppato all interno del CER.

20 Tabella 3 - Impatto finanziario e distributivo delle simulazioni fiscali Simulazione 1 Simulazione 2 Simulazione 3 Allineamento delle detrazioni da lavoro dipendente e da pensione Parziale estensione del bonus Irpef dipendenti ai pensionati Introduzione di un nuovo bonus Irpef pensionati Costo finanziario (mln euro) 1,9 2,9 2,6 Beneficio medio (euro) in % imponibile Irpef 0,9% 1,8% 9,3% Numero di beneficiari (mln) 10,2 8,2 (*) 3,2 di cui con imponibile Irpef <8000 euro 0,5% 1,3% 46,2% 8-15 mila euro 28,3% 37,9% 53,8% mila euro 24,9% 20,8% 0,0% >20 mila euro 46,3% 40,0% 0,0% 20 (*) I principali beneficiari sono 3,1 milioni, hanno un imponibile che ricade nella classe di importo 8-15 mila euro, e ricevono un beneficio pari al 7,0% dell'imponibile. Nel primo esercizio di simulazione ipotizziamo un allineamento delle detrazioni Irpef per pensione a quelle attualmente vigenti per il lavoro dipendente. Stiamo quindi assumendo che sia per i pensionati di età inferiore a 75 anni che per quelli più anziani la detrazione venga equiparata a quella attualmente vigente per i dipendenti, che è pari a euro per coloro che hanno un reddito fino ad 8 mila euro e decresce poi quasi linearmente fino ad annullarsi per un reddito pari a 55 mila euro. Il costo finanziario del provvedimento viene stimato in circa 1,9 miliardi di euro; risulterebbero avvantaggiati 10,2 milioni di pensionati, con un vantaggio medio pari a poco più di 180 euro, pari al 0,9 per cento dell imponibile Irpef dei beneficiari (tabella 3). In definitiva, l allineamento delle detrazioni fiscali produce un beneficio medio non molto ampio, circa 15 euro il mese, su una platea molto vasta che include i pensionati che ricevono trattamenti di importo medio-alto, ma

21 esclude i pensionati più poveri, cioè quelli che ricevono le pensioni minime. Ciò perché questi ultimi hanno un reddito imponibile che rientra nella zona di esenzione e non sono quindi in alcun modo avvantaggiati da un incremento delle detrazioni. Infine, pur se viene eliminata una delle fonti della disparità di trattamento tra pensionati e dipendenti, la principale fonte di disparità, il bonus Irpef, non viene in alcun modo ridotta. Nella seconda simulazione abbiamo ipotizzato di estendere ai redditi da pensione il meccanismo previsto per il bonus Irpef destinato ai lavoratori dipendenti: l importo del bonus è stato fissato a 960 euro annui, frazionato in mensilità, e usufruibile da tutti i pensionati per i quali l imposta lorda generata dai soli redditi da pensione sia superiore alla detrazione generata dagli stessi redditi. Quest ultimo requisito, tuttavia, creerebbe nel caso dei pensionati un effetto paradossale. Dal momento che la detrazione per i pensionati più giovani è minore di quella per i più anziani, si creerebbe una platea di pensionati ultrasettantacinquenni che, a causa della detrazione più elevata, non percepirebbe il bonus a differenza di pensionati più giovani che abbiano lo stesso reddito imponibile. Per evitare questa iniquità di trattamento tra pensionati di età diverse, abbiamo ipotizzato che la detrazione prevista per i pensionati di età inferiore a 75 anni venga allineata a quella dei pensionati più anziani. Volendo contenere il costo finanziario dell intervento e considerando che oltre il 60 per cento dei pensionati ha un reddito da pensione inferiore a 18 mila euro, si è ipotizzato di riservare l intervento ai soli pensionati con un reddito entro limiti più restrittivi di quelli previsti per i dipendenti. A titolo sperimentale, quindi, è stata assunta una spettanza piena fino a un reddito complessivo di 13 mila euro e successivamente una decrescenza fino all azzeramento che avverrebbe a 16 mila. Il costo finanziario del provvedimento sarebbe di circa 2,9 miliardi di euro: parte di queste risorse verrebbero assorbite dall unificazione dei trattamenti (circa 260 milioni di minore gettito Irpef e minori addizionali), mentre il bonus in senso stretto assorbirebbe risorse per poco meno di 2,7 miliardi; risulterebbero avvantaggiati 8,2 milioni di pensionati, con un 21

22 22 vantaggio medio individuale pari a poco meno di 360 euro, pari all 1,8 per cento dell imponibile Irpef dei beneficiari. Va tuttavia evidenziato che, nonostante molti beneficiari abbiano un reddito imponibile di importo medio-alto, quasi il 90 per cento delle risorse impegnate è destinato a contribuenti con reddito imponibile compreso tra 8 e i 15 mila euro. Di conseguenza il vantaggio medio dei tre milioni di pensionati beneficiari nella classe di reddito imponibile 8-15 mila euro è di circa 830 euro, molto più ampio del beneficio medio complessivo, e con un impatto percentuale rilevante sul loro reddito imponibile, pari a quasi il 7 per cento. Il resto dei beneficiari, cioè gli altri 7 milioni di pensionati coinvolti, ricevono vantaggi molto più limitati e connessi all eliminazione della differenziazione per età della detrazione fiscale per redditi da pensione. In definitiva, la parziale estensione del bonus Irpef ai pensionati ha un costo finanziario superiore di un miliardo di euro rispetto all allineamento delle detrazioni tra pensionati e dipendenti. La platea dei principali beneficiari è più ristretta, ma ciò nonostante sufficientemente ampia, pari a 3 milioni di individui. Il beneficio medio ricevuto da questi tre milioni di pensionati è significativo: il suo ordine di grandezza è superiore di circa quattro volte a quello prodotto dall allineamento delle detrazioni. A dispetto delle differenze già sottolineate, i primi due interventi simulati sono accomunati da una specifica caratteristica: escludono ambedue i pensionati poveri, cioè quelli con pensioni pari o poco superiori al trattamento minimo Inps, per quanto accresciuto con somme e importi aggiuntivi, maggiorazioni e loro incrementi. La ragione dell esclusione di questa ampia platea di pensionati è molto semplice: i trattamenti pensionistici che usufruiscono di programmi assistenziali quali importi minimi, somme e importi aggiuntivi, maggiorazioni e loro incrementi, oppure di assegni e pensioni sociali, determinano un reddito imponibile che rientra nell area di esenzione e vengono quindi esclusi da provvedimenti rivolti a chi dall Irpef viene effettivamente percosso. Nel terzo esercizio di simulazione abbiamo ipotizzato l introduzione di un

23 bonus Irpef per i percettori di redditi di pensione che abbia caratteristiche e requisiti di accesso specifici e diversi da quelli del bonus Irpef dipendenti. L obiettivo del provvedimento simulato è duplice: da una parte attenuare la disparità di trattamento fiscale dei pensionati rispetto ai dipendenti, intervenendo su una delle principali fonti di quella disparità, l esclusione dei pensionati dal bonus Irpef introdotto nel D altra parte, si vuole includere tra i beneficiari i pensionati più poveri, che sono quelli che usufruiscono degli interventi assistenziali, come il trattamento minimo Inps o la maggiorazione sociale della pensione, e che hanno subito negli ultimi anni sensibili riduzioni del loro potere di acquisto sia a causa del maggiore prelievo fiscale, sia dell inadeguatezza del meccanismo di indicizzazione delle pensioni. L importo del nuovo bonus di cui abbiamo simulato l introduzione sarebbe pari a 960 euro annui, così come il bonus Irpef dipendenti. Non verrebbe tuttavia adottato il requisito dell imposta lorda superiore alla detrazione per redditi da pensione, analogo a quello in vigore per i dipendenti. Al contrario, verrebbe destinato a tutti i contribuenti con redditi di pensione e con un reddito complessivo rientrante in una fascia di importo definita. In via sperimentale abbiamo ipotizzato che il requisito di godimento del bonus consista nel possesso di un reddito imponibile da pensione compreso tra euro e 12 mila euro. Sarebbe poi pienamente goduto da tutti coloro il cui reddito Irpef non superi i 10 mila euro, mentre per coloro con un reddito compreso tra 10 e 12 mila euro il godimento sarebbe parziale e progressivamente decrescente fino all azzeramento. Il limite superiore della fascia di godimento del nuovo bonus è piuttosto severo e ha lo scopo principale di contenere il costo dell intervento. Va tuttavia tenuto presente che il 40 per cento dei pensionati gode di un reddito pensionistico pari o inferiore ai 12 mila euro annui. La scelta del limite inferiore della fascia di godimento è stata invece dettata da una attenta lettura della normativa che stabilisce sia gli importi che i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici assistenziali. Il limite minimo di euro annui renderebbe possibile l accesso al nuovo bonus agli oltre due 23

24 24 milioni e 600 mila individui che godono pienamente dell integrazione al trattamento minimo Inps. L intervento tuttavia non sarebbe riservato ai pensionati integrati al minimo: anche i percettori di pensioni superiori al minimo godrebbero del nuovo bonus a patto che il loro imponibile Irpef complessivo sia inferiore a 12 mila euro annui. Il costo finanziario del provvedimento sarebbe di circa 2,6 miliardi di euro. Riceverebbero il bonus 3 milioni e 200 mila pensionati e il beneficio medio sarebbe di 810 euro, pari al 9,3 per cento dell imponibile dei beneficiari. Nuovo bonus Irpef pensioni ed estensione parziale del bonus Irpef dipendenti ai pensionati hanno quindi un costo finanziario molto simile. Anche il numero dei pensionati beneficiari di un sostanzioso trasferimento è molto simile, attorno ai tre milioni, così come il beneficio in percentuale dell imponibile dei soggetti coinvolti, 9,3 e 7 per cento rispettivamente. Ciò che distinguerebbe il nuovo bonus Irpef pensioni sarebbe il suo impatto distributivo. Delle tre simulazioni presentate, quest ultima è l unica che destina una parte considerevole delle risorse a pensionati che hanno un reddito imponibile inferiore agli 8 mila euro annui (tabella 3). Sarebbero un milione e mezzo i pensionati con un reddito inferiore a 8 mila euro che godrebbero del bonus. In definitiva, l introduzione di un bonus Irpef pensionati avrebbe un costo finanziario di 300 milioni inferiore rispetto alla parziale estensione del bonus Irpef ai pensionati e un impatto distributivo sostanzialmente diverso. I beneficiari sarebbero maggiormente concentrati fra le famiglie più povere, e marginalmente presenti nelle famiglie più ricche. La gran parte dei 2 milioni e 600 mila pensionati Inps che attualmente ricevono pienamente l integrazione al trattamento minimo godrebbe del nuovo bonus Irpef pensionati, e fra questi un milione e 400 mila sarebbero pensionati ex dipendenti, un milione e 200 mila pensionati ex lavoratori autonomi (tabella 4). Infine, il provvedimento aumenterebbe in modo rilevante il reddito disponibile della maggior parte dei 3 milioni e 900 mila

25 pensionati previdenziali con un reddito tra 6 e 12 mila euro che rappresentano la parte dell universo dei pensionati che è in condizioni economiche di maggiore disagio. Questi 3 milioni e 900 mila pensionati in condizioni di maggiore disagio sono presumibilmente tutti titolari di uno dei 6 milioni e 400 mila trattamenti pensionistici previdenziali di importo compreso tra 6,5 e 13 mila euro annui, gestiti per il 60 per cento dal fondo per i lavoratori dipendenti, e per il 40 per cento dai fondi per i lavoratori autonomi. Tabella 4 - Pensionati previdenziali con trattamenti di importo medio-basso e beneficiari nuovo bonus pensionati numero % Pensionati previdenziali ,0% < 12 mila euro anno ,5% reddito e beneficio medio in euro % beneficio su reddito 6-12 mila euro anno ,1% Beneficiari nuovo bonus pensionati ,1% 810 9,3% Pensioni (*) previdenziali < 13 mila euro anno ,5-13 mila euro anno ,0% Fpld ,2% gestioni autonomi ,8% Integrazioni totali al minimo ,0% Fpld ,3% gestioni autonomi ,7% (*) Tutte le gestioni Inps, escluse quelle lavoratori pubblici e dello spettacolo.

26 26

27 1. RIVALUTAZIONE AUTOMATICA E POTERE DI ACQUISTO Il meccanismo di rivalutazione automatico dei trattamenti pensionistici è stato sottoposto a profonde modifiche negli ultimi anni, alcune delle quali sono state oggetto di pronunciamenti della Corte Costituzionale, che le ha giudicate illegittime. Nel presente capitolo ricostruiamo l impatto del meccanismo di rivalutazione sul potere di acquisto delle pensioni negli ultimi 20 anni. Per una sintesi delle evoluzioni della normativa si veda il riquadro in fondo al capitolo Valore reale delle pensioni al lordo della tassazione Per ricostruire l impatto che il meccanismo di rivalutazione ha avuto sui trattamenti è stato ricostruito dal 1997 l andamento del potere di acquisto di vari importi pensionistici 2, multipli del trattamento minimo Inps nell anno base (grafico 1.1). Il trattamento minimo è pari attualmente a circa 500 euro 3. Il quadro che ne emerge è multiforme sia temporalmente, cioè nella dimensione orizzontale, che nella dimensione sezionale, cioè verticale. A fini espositivi vanno innanzitutto distinti tre periodi: , , La grandissima parte dei trattamenti pensionistici dal 1992 vengono rivalutati in proporzione alle variazioni dell indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi. Esistono tuttavia alcune prestazioni di previdenza sociale che sono indicizzate alle retribuzioni minime contrattuali degli operai dell industria, così come stabilito dalla legge 160 del 1975, articolo 9. Questo più favorevole sistema di indicizzazione si applica all indennità di accompagnamento per i ciechi assoluti e per gli invalidi civili, all indennità di comunicazione e a quella speciale per i ciechi ventesimisti, alle pensioni di guerra, agli assegni accessori Inpdap annessi alle pensioni privilegiate di prima categoria, erogate a favore di invalidi per cause di servizio, alle rendite Inail e ai connessi assegni di assistenza personale e continuativa. 3 Per l esattezza il suo valore definitivo nel 2015 è pari a euro mensili, ovvero euro annui. Il valore del 2015 viene applicato anche al 2016 in base a quanto disposto da una recente innovazione normativa che ha escluso variazioni negative delle prestazioni previdenziali, legge 208/2015, articolo 1, comma 287.

28 Grafico Perequazione automatica per multipli del trattamento minimo al lordo della tassazione, numeri indici 1997=100, a parità di potere di acquisto euro mensili 2000 euro mensili 2500 euro mensili 3000 euro mensili 4000 euro mensili 28 La caratteristica essenziale del primo periodo riguarda il diverso andamento del potere di acquisto delle pensioni fino a cinque volte il minimo e di quelle di importo superiore. Le pensioni fino a euro hanno sostanzialmente difeso il loro potere di acquisto nell arco di quattordici anni. Si sono registrate delle oscillazioni del loro valore reale, dovute al ritardo annuale con il quale la rivalutazione avviene, si è verificato un lieve scostamento tra l andamento delle pensioni fino a euro e di quelle tra e euro, dovuto alla rivalutazione pari solo al 90 per cento del tasso legale4 per lo scaglione di importo superiore a euro, ma in definitiva il potere di acquisto è rimasto stabile (tabella 1.1). Perdite significative, invece, si registrano per le pensioni di importo superiore a euro. La mancata piena indicizzazione, anche se attuata attraverso il meccanismo a scaglioni, ha determinato una perdita reale complessiva in quattordici anni di circa il 3 4 I dettagli dei meccanismi di indicizzazione e la loro evoluzione nel tempo sono descritti nel riquadro al termine del presente capitolo. In sintesi, fino al 2011 l indicizzazione era per scaglioni, cioè tutte le pensioni erano indicizzate pienamente ai prezzi per un importo iniziale pari attualmente a circa euro. Per gli importi eccedenti questa soglia l indicizzazione si riduceva progressivamente. Dal 2011 l indicizzazione non si applica più agli scaglioni successivi di tutte le pensioni, ma all importo complessivo della pensione, e la copertura è piena per le pensioni fino a euro, e parziale e via via decrescente per gli importi maggiori.

29 per cento tra il 1997 e il 2011 per gli importi pari a euro e del 5 per cento per quelle pari a euro. Tabella Variazione percentuale cumulata del potere di acquisto per multipli del trattamento minimo al lordo della tassazione. Anni multipli trattamento minimo Inps Totale euro mensili -1,0 2,3 1,3-1, euro mensili -1,5-2,2-3,7-2, euro mensili -1,8-2,9-4,7-5, euro mensili -3,1-3,4-6,6-9, euro mensili -4,9-3,8-8,6-9,7 Nel periodo la situazione cambia sostanzialmente. Le uniche pensioni che mantengono il loro potere di acquisto, e anzi lo aumentano di circa il due per cento, sono quelle fino euro (tabella 1.1). Per le altre le perdite sono rilevanti, nonostante il rimborso degli arretrati disposto dal decreto legge 65 del 2015 per adeguarsi alla sentenza della Corte Costituzionale 5. A fronte di pensioni medio basse che guadagno leggermente potere di acquisto, la riduzione di valore reale è pari a circa il 2 per cento nel caso di pensioni di euro, 3 per cento per quelle pari a euro, e infine circa 4 per cento per quelle pari a 4 mila euro. Negli ultimi quattordici anni, quindi, mentre le pensioni fino a euro mantengono sostanzialmente il loro potere di acquisto, le altre subiscono perdite che vanno da circa il 4 per cento per quelle di euro a circa il 9 per cento per quelle di circa 4 mila euro. 29 Nel periodo finale abbiamo ipotizzato che sia mantenuto il meccanismo di indicizzazione in vigore tra il 2015 e il 2018, e che l inflazione risalga al 2 per cento a partire dal Le pensioni fino a euro lorde mensili nel 2015 nel prossimo decennio continueranno a registrare una sostanziale stabilità del loro potere di acquisto. E questo rimane vero sia 5 L effetto del rimborso è evidente nel grafico 1.1 per gli importi tra e euro nell anno 2015.

30 se si prende come punto di riferimento il 1997, che il Per le pensioni superiori la perdita aggiuntiva a partire dal 2017 è pari a circa il due per cento per quelle fino di 2000 euro, il 5,5 per cento per quelle pari a euro, e diventa il 9-10 per cento per gli importi superiori. Va da sé che se l attuale meccanismo di indicizzazione per importi complessivi dovesse essere mantenuto negli anni a venire, le perdite di potere di acquisto si cumulerebbero. Con una inflazione del due per cento annuo, le pensioni medio alte perderebbero circa il dieci per cento del loro valore reale ogni decennio. Tassazione e perdita di potere di acquisto 30 I profili temporali del valore reale dei trattamenti al netto della tassazione diretta per i pensionati con coniuge a carico sono apparentemente simili a quelli dei trattamenti lordi (confronta grafico 1.1 e grafico 1.2). Ma ad una più attenta osservazione si nota che il potere di acquisto dei pensionati non è stato influenzato solo dal meccanismo di indicizzazione, ma anche dal prelievo fiscale, che ha svolto un ruolo non neutrale. Il progressivo inasprimento della tassazione, in parte dovuto al fiscal drag e in parte alla politica tributaria, ha comportato una riduzione del valore reale di tutte le pensioni, ma in particolare di quelle medio alte. Ciò è più chiaro se si divide il periodo di osservazione in due fasi: dal e Nel periodo dal 1997 al 2009 il prelievo fiscale diretto riduce il potere di acquisto delle pensioni di importo pari o superiore a 1500 euro mensili, ma in particolare di quelle medio alte; riducono invece il prelievo, anche se marginalmente, le pensioni di 1000 euro mensili (tabella 1.2). Le pensioni pari a 4 mila euro lordi riducono il loro valore reale del 6 per cento, e a questa caduta contribuiscono in misura sostanzialmente pari sia la parziale indicizzazione, di cui abbiamo già parlato all inizio del capitolo, sia la tassazione diretta. Se si prende invece in considerazione una pensione di 3 mila euro lordi, la riduzione percentuale del suo potere di acquisto al

31 netto della tassazione è di circa il 3 per cento, la metà quindi della perdita per le pensioni di mille euro superiori. Ma il contributo che a questa riduzione proviene dal fisco è prevalente, 2 per cento, rispetto a quello originato dalla parziale indicizzazione, 1 per cento. Le pensioni mediobasse, cioè quelle tra mille e 3 mila euro lordi, nel periodo mantengono sostanzialmente invariato il loro potere di acquisto al netto della tassazione. Il leggero incremento proveniente dal meccanismo di indicizzazione, infatti, viene sostanzialmente annullato da un simmetrico incremento della imposizione fiscale. Un marginale incremento si registra per le pensioni più basse, pari a 1000 euro o inferiori Grafico Perequazione per multipli del trattamento minimo, al netto della tassazione diretta; 1997=100, valori a parità di potere di acquisto, pensionato coniugato euro mensili 2000 euro mensili 3000 euro mensili 4000 euro mensili 31 Tabella Variazione percentuale del potere di acquisto per multipli del trattamento minimo al netto della tassazione, Anni multipli trattamento minimo Inps effetto indicizzazione lorda effetto tassazione totale 1000 euro mensili 1,0 1,2 2, euro mensili 0,9-1,1-0, euro mensili 0,5-0,6-0, euro mensili -1,1-2,2-3, euro mensili -2,8-3,2-6,0

32 Nel periodo finale di osservazione, cioè tra il 2009 e il 2016, l incremento del prelievo fiscale non solo coinvolge le pensioni di tutti gli importi ma è anche percentualmente più intenso sulle pensioni medio-basse. Concentrando l attenzione sugli ultimi anni risulta evidente che l effetto combinato di fisco e indicizzazione parziale produce una riduzione sensibile del valore reale non solo delle pensioni medio-alte, ma anche di quelle basse (grafico 1.3) Grafico Perequazione per multipli del trattamento minimo, al netto della tassazione diretta; 2003=100, valori a parità di potere di acquisto, pensionato coniugato euro mensili 2000 euro mensili 3000 euro mensili 4000 euro mensili In particolare, le pensioni di euro mensili lorde riducono il loro potere di acquisto di circa il 4,1 per cento in sette anni, cioè di circa 50 euro il mese, e la caduta è totalmente da attribuire al maggiore prelievo fiscale diretto (tabella 1.3). La riduzione di valore delle pensioni di mille euro lorde il mese è inferiore, sia in percentuale, circa 3 per cento, che in valore, 25 euro il mese, ma anche in questo caso l origine dell impoverimento è soltanto di origine fiscale. Negli stessi anni, cioè tra il 2009 e il 2016, le pensioni di importo maggiore subiscono una riduzione di valore reale anche maggiore, tra l 8 e il 9 per cento, ma in questo caso all inasprimento della tassazione diretta è

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