L IMPIEGO SICURO DEI LASER
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- Bonifacio Caselli
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1 Pag. 1 di 6 SOMMARIO: 1. PRESENTAZIONE EFFETTI DELLE RADIAZIONI LASER SUI TESSUTI TIPI DI LASER USATI IN AMBITO OSPEDALIERO RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASER PROTEZIONE DEGLI ADDETTI MISURE DI SICUREZZA PROCEDURE DI SICUREZZA PROCEDURE PER L USO SICURO DEGLI OCCHIALI PROTETTIVI...5
2 Pag. 2 di 6 1. PRESENTAZIONE I laser sono apparecchi che trasformano energia da una forma primaria (elettrica, ottica, chimica, termica o nucleare) in un fascio collimato, monocromatico e coerente di radiazioni elettromagnetiche (visibili o non visibili) di intensità elevata e che funzionano sull emissione stimolata di radiazioni, da parte di atomi eccitati. Pertanto il laser è un dispositivo che produce o amplifica una radiazione elettromagnetica coerente compresa nell intervallo di lunghezze d onda tra 180 nm e 1x10 6 nm (1 mm) con il fenomeno della emissione stimolata. Il nome deriva dall acronimo di Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation. Il laser è costituito da due specchi contrapposti formanti una cavità risonante, tra i quali viene posto il materiale attivo, la cui scelta determina le caratteristiche della radiazione che viene emessa dal laser. Uno dei due specchi è parzialmente trasparente per consentire l estrazione del fascio. 2. EFFETTI DELLE RADIAZIONI LASER SUI TESSUTI Gli organi che possono essere danneggiati sono in modo particolare gli occhi e la pelle. I processi di interazione della radiazione ottica con la materia vivente dipendono dall evoluzione della temperatura nel tempo e dalla durata dell impulso: L occhio rappresenta, in particolare, l organo critico per eccellenza, ed a seconda della radiazione ottica (ultravioletto tra 100 e 400 nm visibile tra 400 e 760 nm infrarosso tra 760 e 1 mm) e dell intensità di dose si possono avere diversi tipi di danno a carico dell occhio, quali: danni retinici di natura fotochimica, alterazioni retiniche caratterizzate da piccoli addensamenti di pigmenti, discromie, effetti catarattogeni di origine fotochimica e termica, fotocheratocongiuntivite, ustioni corneali. Il danno a carico della cute riveste minore importanza ed i più comuni sono: eritemi, ustioni cutanee, superficiali e profonde, la cui gravità è in rapporto all energia calorica incidente, al grado di pigmentazione, all efficienza del fenomeno di termoregolazione, alla capacità di penetrazione. Effetti di bassa temperatura C Temperatura medio-alta C Termoablazione indotta da temperatura elevata 300 migliaia di gradi la gravità del danno dipende dal tempo di irraggiamento (processi di accumulazione del danno) vaporizzazione dell acqua rilascio di acqua da parte dei tessuti vaporizzazione del tessuto combustione dissociazione molecolare
3 Pag. 3 di 6 3. TIPI DI LASER USATI IN AMBITO OSPEDALIERO In ambito medico sono usati principalmente i seguenti tipi di laser: TIPO DI LASER Yag (ittrio alluminio Garnet) Semiconduttori Vapori d oro Argon ionizzato Gas molecolare (CO 2 ) A eccimeri (gas nobili e alogeni) (dimeri eccitati) APPLICAZIONI Chirurgia endoscopica Oculistica Fotochemioterapia oncologica Chirurgia oculistica Dermatologia Fotoablazione della cornea Sulla base di osservazioni sulle soglie di danneggiamento dei diversi tipi di tessuti effettuate con radiazioni di diversa lunghezza d onda ed esposizioni di diversa durata, sono stati definiti i livelli di esposizione massima permissibile (EMP) per l occhio e per la pelle. (I valori di EMP sono ricavati a partire dalle soglie di danneggiamento, espresse in termini di ED 50 che rappresenta il livello in corrispondenza del quale si ha una probabilità del 50 % di avere il danneggiamento). Da questi EMP derivano i criteri di classificazione dei laser nelle diverse classi di pericolosità e tutte le indicazioni di sicurezza che i costruttori devono adottare. Le classi di pericolosità sono così definite: CLASSE 1 Sono intrinsecamente sicuri perché di bassa potenza anche con strumenti ottici. Di classe 1 sono anche i sistemi laser non pericolosi grazie alla progettazione e ingegnerizzazione: involucri fissi e sicurezze intrinseche che bloccano l emissione in caso di guasto e di apertura dell apparato. Non occorre alcun intervento di protezione aggiuntivo. CLASSE 1M Sono sicuri nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili, ma possono essere pericolosi se l utilizzatore impiega ottiche all interno del fascio CLASSE 2 Non sono intrinsecamente sicuri, ma la protezione dell occhio è normalmente assicurata dal riflesso di ammiccamento. Bisogna evitare di guardare nel fascio, essi emettono nell intervallo di lunghezza d onda compreso tra 400 e 700 nm (intervallo di lunghezza d onda del visibile) a bassa potenza. Non occorrono interventi di protezione, tuttavia è opportuno che, nell ambito della visita di idoneità specifica il medico competente valuti la risposta dell occhio agli stimoli, per accertare la presenza del normale meccanismo di difesa.
4 Pag. 4 di 6 CLASSE 2M Laser che emettono radiazione visibile, 400 nm l 700 nm, in cui la protezione dell occhio è normalmente assicurata dalla reazione di difesa compreso il riflesso palpebrale, l osservazione dell emissione può risultare pericolosa se si impiegano ottiche CLASSE 3R Laser che emettono nell intervallo di lunghezze d onda compreso tra 302,5 nm e 1 mm in cui la visione diretta del fascio è potenzialmente pericolosa, ma il rischio è inferiore alla classe 3B CLASSE 3B La visione diretta nel fascio è sempre pericolosa, mentre non è a rischio la visione di radiazioni non focalizzate, mediante riflessione diffusa, per t < 10 sec. CLASSE 4 Il loro uso richiede un estrema prudenza. Sono pericolosi anche per riflessione diffusa. Essi possono causare danni a carico della cute e presentano anche un rischio di incendio. E necessario evitare l esposizione dell occhio e della pelle alla radiazione diretta o diffusa. I laser impiegati in ambito medico sono quasi sempre di classe 3B o 4, pertanto sono potenzialmente pericolosi. La presenza di una apparecchiatura laser è indicata da questo segnale: Raggi laser 4. RISCHI COLLATERALI NEL FUNZIONAMENTO DEI LASER Contaminazione ambientale: Rischio chimico (materiale bersaglio vaporizzato) Radiazioni ottiche collaterali Rischio da radiazioni non ionizzanti (radiazioni UV provenienti da lampade flash) Elettricità Rischio elettrico (alto voltaggio) Refrigeranti criogenici Rischio da criogeni (ustioni da freddo, asfissia, intossicazione) Incendio Rischio d incendio (fasci laser di energia elevata) 5. PROTEZIONE DEGLI ADDETTI Per minimizzare i rischi il personale addetto deve: essere formato al lavoro con l apparecchiatura;
5 Pag. 5 di 6 rispettare le norme di sicurezza impartite, che devono essere consultabili in prossimità del luogo di impiego del laser; indossare gli occhiali protettivi forniti; rispettare le prescrizioni dell Addetto alla Sicurezza laser. Il personale che opera negli ambienti in cui si impiega il laser deve sottoporsi a visita medica di idoneità specifica. 6. MISURE DI SICUREZZA Protezione sulla sorgente Segnali e cartelli di avvertimento Schermi protettivi Chiave di comando, per un utilizzo dell apparecchio solo da parte del personale autorizzato Protezione dal fascio laser Dispositivo di arresto automatico del fascio in caso di radiazione eccedente i livelli prestabiliti Intercettazione del tragitto dei fasci su materiali con proprietà termiche e di riflessività adeguate, schermature appropriate Eliminazione di tutte le fonti di riflessioni speculari. 7. PROCEDURE DI SICUREZZA L accesso alla ZONA CONTROLLATA è consentito solo al personale autorizzato e formato Tutto il personale che ha accesso alla ZONA CONTROLLATA deve indossare occhiali di protezione. Tutto il personale che ha accesso alla ZONA CONTROLLATA deve indossare camici con maniche lunghe di cotone pesante. In ZONA CONTROLLATA il personale deve accedere senza orologi, bracciali, anelli, né indossare oggetti metallici che possono causare riflessioni. E sempre vietata la visione diretta del fascio anche con indosso gli occhiali protettivi e anche quando l emissione è limitata alla luce rossa del Laser puntatore. E vietato l uso di anestetici, disinfettanti e/o solventi infiammabili. In ZONA CONTROLLATA deve essere disponibile un estintore. Gli eventuali strumenti di sostegno del paziente devono essere ricoperti da materiale antiriflettente o satinati. Gli oggetti riflettenti che si trovino nelle immediate vicinanze del percorso del fascio laser devono essere ricoperti da materiale NON riflettente e non infiammabile. 8. PROCEDURE PER L USO SICURO DEGLI OCCHIALI PROTETTIVI Assicurasi, prima di indossare gli occhiali protettivi, che gli stessi siano idonei al tipo di laser utilizzato. Effettuare, prima dell uso, un controllo visivo del filtro e della montatura per accertarsi che non vi siano danni e che l occhiale possa essere correttamente indossato. Indossare sempre l occhiale protettivo, adeguatamente prescelto, nel corso di ogni operazione svolta.
6 Pag. 6 di 6 Conservare gli occhiali, quando non sono utilizzati, nel loro contenitore originale, in ambiente privo di vapori organici. Non esporre gli occhiali, per lunghi periodi, alla luce solare o di lampade UV. Non mettere l occhiale a contatto con prodotti chimici, fumi o vapori. Il personale utilizzatore dei LASER è: - tenuto a partecipare ai corsi di formazione organizzati in azienda; - conoscere ed applicare durante l attività lavorativa le indicazioni contenute nella PROCEDURA DI SICUREZZA PRAOS 36 Norme operative per l impiego di apparecchiature laser di classe 3B e 4
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