RIESAME E AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "RIESAME E AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA"

Transcript

1 PRESIDENZA Direzione generale agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna Servizio tutela e gestione delle risorse idriche, vigilanza sui servizi idrici e gestione delle siccità RIESAME E AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA Progetto di Aggiornamento del Piano di Gestione RELAZIONE GENERALE DIRETTIVA 2000/60/CE D.LGS 152/2006 REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA AUTORITA DI BACINO REGIONALE Allegato alla Delibera del Comitato Istituzionale n. 4 del 18/12/2014 Il Segretario Generale Roberto Silvano Il Presidente delegato del Comitato Istituzionale Paolo Giovanni Maninchedda Dicembre 2014

2

3 INDICE 1. INTRODUZIONE LA PRIMA REDAZIONE DEL PIANO DI GESTIONE RIESAME E AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE STRUTTURA DEL DOCUMENTO ATTIVITA DI COORDINAMENTO PER L AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE MODALITÀ DI COORDINAMENTO IN AMBITO REGIONALE PROGRAMMA DI LAVORO PER IL RIESAME E L AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE E RELATIVE ATTIVITA CONSULTIVE VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA DEL PIANO DI GESTIONE DICHIARAZIONE DELLE MISURE CONSULTIVE LA PARTECIPAZIONE PUBBLICA PER LA REDAZIONE DEL PRIMO PIANO DI GESTIONE RIFERIMENTI NORMATIVI DIRETTIVA 2000/60/CE DECRETO LEGISLATIVO 3 APRILE 2006 N LEGGE 27 FEBBRAIO 2009, N DECRETO LEGISLATIVO 10 DICEMBRE 2010 N LEGGE REGIONALE 6 DICEMBRE 2006, N DISPOSIZIONI OPERATIVE PER IL RIESAME E L AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE DESCRIZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE DESCRIZIONE GENERALE DEI BACINI IDROGRAFICI AGGIORNAMENTO DELLA DESCRIZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE PRINCIPALI PROBLEMI DI GESTIONE DELLE ACQUE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA PREMESSA AGGIORNAMENTO DELLA VALUTAZIONE GLOBALE PROVVISORIA DEI PROBLEMI DI GESTIONE DELLE ACQUE ESITI DELLA CONSULTAZIONE PUBBLICA I SISTEMI INFORMATIVI A SUPPORTO DEL PIANO 36 3/251

4 5.1. PREMESSA IL SISTEMA INFORTMATIVO SIRA IL SISTEMA INFORMATIVO CENTRO DI DOCUMENTAZIONE DEI BACINI IDROGRAFICI (CEDOC) IL SISTEMA INFORMATIVO MONITORAGGIO 2000/ IL SISTEMA INFORMATIVO DEPURATORI SCARICHI AUTORIZZAZIONI CONTROLLI (DESAC) IL SISTEMA INFORMATIVO SULLE ZONE VULNERABILI DA NITRATI (SI ZVN) IL SISTEMA INFORMATIVO RISORSA ACQUA (SIRIA) PROFILI DELLE ACQUE DI BALNEAZIONE LA BASE DEI DATI IDRO- TERMO- PLUVIOMETRICI DELLA REGIONE SARDEGNA STAZIONI IN TEMPO REALE DESCRIZIONE GENERALE DELLE CARATTERISTICHE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO (ART. 5 DIR. 2000/60/CE) PREMESSA TIPIZZAZIONE ED INDIVIDUAZIONE DEI CORPI IDRICI SUPERFICIALI TIPIZZAZIONE ED INDIVIDUAZIONE DEI CORPI IDRICI FLUVIALI TIPIZZAZIONE ED INDIVIDUAZIONE DEI CORPI IDRICI LACUSTRI TIPIZZAZIONE ED INDIVIDUAZIONE DELLE ACQUE DI TRANSIZIONE TIPIZZAZIONE ED INDIVIDUAZIONE DELLE ACQUE MARINO-COSTIERE INDIVIDUAZIONE DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI E LORO CARATTERIZZAZIONE INDIVIDUAZIONE DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI APPROVATA NEL REVISIONE DELLA CARATTERIZZAZIONE DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI PER IL PIANO DI GESTIONE INDIVIDUAZIONE DEI CORPI IDRICI FORTEMENTE MODIFICATI E ARTIFICIALI SVILUPPI METODOLOGICI PER IL RIESAME E L'AGGIORNAMENTO DELL'ANALISI DELLE PRESSIONI E DEGLI IMPATTI SIGNIFICATIVI ESERCITATI DALLE ATTIVITÀ UMANE SULLO STATO DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE PREMESSE AGGIORNAMENTO E VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DELLE PRESSIONI INCIDENTI SUI CORPI IDRICI SUPERFICIALI AGGIORNAMENTO E VALUTAZIONE DELLA SIGNIFICATIVITÀ DELLE PRESSIONI INCIDENTI SUI CORPI IDRICI SOTTERRANEI INVENTARIO DELLE EMISSIONI, DEGLI SCARICHI E DELLE PERDITE VALUTAZIONE, GESTIONE E CRITICITA DELLE RISORSE IDRICHE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA 74 4/251

5 8.1. IL BACINO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA E GLI SCHEMI IDRAULICI DI APPROVVIGIONAMENTO 74 MONOGRAFIE DEGLI SCHEMI IDRAULICI GOVERNO, GESTIONE E CONTROLLO DEL COMPARTO IDRICO REGIONALE COMPETENZE DELLA REGIONE SARDEGNA FINALITÀ DELL AUTORITÀ DI BACINO FINALITÀ DEL COMITATO ISTITUZIONALE FINALITÀ E COMPITI DELLA DIREZIONE GENERALE DELL AGENZIA REGIONALE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA COMPITI DELL ENTE ACQUE DELLA SARDEGNA (ENAS) IL SETTORE CIVILE IL SETTORE IRRIGUO IL SETTORE INDUSTRIALE IL SETTORE IDROELETTRICO LA DISPONIBILITÀ DI ACQUE SUPERFICIALI NEL BACINO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA INDAGINI PLUVIOMETRICHE LA TRASFORMAZIONE AFFLUSSI-DEFLUSSI L UTILIZZAZIONE DELLE RISORSE IDRICHE STIME SULL UTILIZZO DELLE RISORSE IDRICHE SOTTERRANEE ACQUISIZIONE DI NUOVE DISPONIBILITÀ: LE ACQUE DI RIUSO IL RIUSO DELLE ACQUE REFLUE NEL BACINO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA QUANTITÀ POTENZIALMENTE DISPONIBILI GLI USI DELLA RISORSA IDRICA NEL BACINO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA GLI USI DELL ACQUA NEL SETTORE CIVILE GLI USI DELL ACQUA NEL SETTORE IRRIGUO GLI USI DELL ACQUA NEL SETTORE INDUSTRIALE DISPONIBILITÀ E IDROESIGENZE: IL BILANCIO IDRICO GESTIONE DELLA SICCITÀ MONITORAGGIO RISORSE IDRICHE E PREALLARME DELLA SICCITÀ ALTRI INDICATORI DELLA SICCITÀ SPECIFICAZIONE DELLE AREE PROTETTE (ART. 117 D.LGS 152/06 E ART. 6 DIR. 2000/60/CE) PREMESSA AREE DESIGNATE PER L ESTRAZIONE DI ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO AREE DESIGNATE PER LA PROTEZIONE DELLE SPECIE SIGNIFICATIVE DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO ACQUE DOLCI CHE RICHIEDONO PROTEZIONE O MIGLIORAMENTO PER ESSERE IDONEE ALLA VITA DEI PESCI 135 5/251

6 ACQUE DESTINATE ALLA VITA DEI MOLLUSCHI AREE SENSIBILI RISPETTO AI NUTRIENTI, COMPRESE QUELLE DESIGNATE COME ZONE VULNERABILI A NORMA DELLA DIRETTIVA 91/676/CEE E LE ZONE DESIGNATE COME AREE SENSIBILI A NORMA DELLA DIRETTIVA 91/271/CEE LE AREE SENSIBILI RISPETTO AI NUTRIENTI LE AREE VULNERABILI DA NITRATI CORPI IDRICI INTESI A SCOPO RICREATIVO, COMPRESE LE AREE DESIGNATE COME ACQUE DI BALNEAZIONE A NORMA DELLA DIRETTIVA 76/160/CEE AREE DESIGNATE PER LA PROTEZIONE DEGLI HABITAT E DELLE SPECIE, NELLE QUALI MANTENERE O MIGLIORARE LO STATO DELLE ACQUE È IMPORTANTE PER LA LORO PROTEZIONE, COMPRESI I SITI PERTINENTI DELLA RETE NATURA 2000 ISTITUITI A NORMA DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE E DELLA DIRETTIVA 79/409/CEE PARCHI E AREE MARINE PROTETTE ZONE UMIDE DI IMPORTANZA INTERNAZIONALE ZONE SPECIALI DI CONSERVAZIONE Z.S.C.; SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA - S.I.C ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE - Z.P.S OASI PERMANENTI DI PROTEZIONE FAUNISTICA E DI CATTURA CORPI IDRICI INTESI A SCOPO RICREATIVO, COMPRESE LE AREE DESIGNATE COME ACQUE DI BALNEAZIONE A NORMA DELLA DIRETTIVA 76/160/CEE ALTRE AREE RICHIEDENTI SPECIFICHE MISURE DI PREVENZIONE DALL INQUINAMENTO E DI RISANAMENTO ZONE VULNERABILI DA PRODOTTI FITOSANITARI AREE VULNERABILI ALLA DESERTIFICAZIONE MONITORAGGIO E CLASSIFICAZIONE DELLE ACQUE ACQUE SUPERFICIALI MONITORAGGIO CLASSIFICAZIONE RAGGRUPPAMENTO DEI CORPI IDRICI ACQUE SOTTERRANEE MONITORAGGIO E CLASSIFICAZIONE AREE PROTETTE MONITORAGGIO CLASSIFICAZIONE ANALISI DI RISCHIO, OBIETTIVI AMBIENTALI ED ESENZIONI 211 6/251

7 11.1. AGGIORNAMENTO SULLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI NON RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI PER I CORPI IDRICI ACQUE SUPERFICIALI ACQUE SOTTERRANEE OBIETTIVI AMBIENTALI ED ESENZIONI OBIETTIVI AMBIENTALI PER I CORPI IDRICI SUPERFICIALI OBIETTIVI AMBIENTALI PER I CORPI IDRICI SOTTERRANEI OBIETTIVI SUPPLEMENTARI NELLE AREE PROTETTE AGGIORNAMENTO DEL PROGRAMMA DI MISURE PREMESSA AGGIORNAMENTO DEL PROGRAMMA OPERATIVO DI MISURE VALUTAZIONE GLOBALE PROVVISORIA DEI PROBLEMI DI GESTIONE DELLE ACQUE IMPORTANTI, IDENTIFICATI NEL BACINO IDROGRAFICO DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA LA NUOVA STRATEGIA COMUNITARIA PER LA SALVAGUARDIA DELLE RISORSE IDRICHE (WATER BLUEPRINT) LA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE CONCERNENTE L ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA QUADRO SULLE ACQUE (2000/60/CE) CONTENENTE GLI ESITI DELLA TERZA VALUTAZIONE DEI PIANI DI GESTIONE IL PIANO DI AZIONE AGRICOLTURA (PAA) - INTEGRAZIONE TRA AGGIORNAMENTO DEL PDG E LE POLITICHE AGRICOLE LA COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, (COM (2012) 672) SUL RIESAME DELLA POLITICA EUROPEA IN MATERIA DI CARENZA IDRICA E DI SICCITÀ LA STRATEGIA NAZIONALE DI ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI (SNAC) LA DIRETTIVA QUADRO RELATIVA ALLA VALUTAZIONE E ALLA GESTIONE DEI RISCHI DA ALLUVIONI (DIRETTIVA 2007/60/CE) LA DIRETTIVA QUADRO PER L AZIONE COMUNITARIA NEL CAMPO DELLA POLITICA PER L AMBIENTE MARINO (MSFD) (DIRETTIVA 2008/56/CE - MARINE STRATEGY) SINTESI DELL'ANALISI ECONOMICA SULL'UTILIZZO IDRICO PROGRAMMA DI LAVORO E MODALITÀ DI INFORMAZIONE, CONSULTAZIONE E COINVOLGIMENTO ATTIVO DEL PUBBLICO PROGRAMMA DI LAVORO PER LA REDAZIONE DEL PIANO DI GESTIONE PARTECIPAZIONE PUBBLICA PER LA PREDISPOSIZIONE DELL AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE DESCRIZIONE DEI METODI UTILIZZATI PER LA PARTECIPAZIONE PUBBLICA 249 7/251

8 14.4. VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA DEL PIANO DI GESTIONE 249 8/251

9 1. INTRODUZIONE La Direttiva 2000/60/CE ha istituito un quadro uniforme a livello comunitario per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee. L'obiettivo fondamentale della Direttiva 2000/60/CE è quello di raggiungere lo stato buono per tutti i corpi idrici entro il 2015 e a tal fine individua nel Piano di Gestione dei bacini idrografici lo strumento per la pianificazione, l attuazione e il monitoraggio delle attività e del programma di misure di cui all art. 11 della Direttiva necessarie per il raggiungimento degli obiettivi ambientali e di sostenibilità nell'uso delle risorse idriche. La Direttiva, all art.13 c 7, prevede inoltre che,nel rispetto di specifiche procedure di informazione e consultazione pubblica, i piani di gestione e i programmi di misure siano riesaminati e aggiornati entro il 2015 e, successivamente, ogni sei anni. Pertanto il vigente Piano di Gestione del distretto idrografico della Sardegna (PdG DIS), approvato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 maggio 2013, deve essere riesaminato e aggiornato entro il 22 dicembre Il processo di revisione e aggiornamento del Piano di Gestione deve essere aperto alla partecipazione di tutti i soggetti interessati secondo quanto disposto in merito all informazione e alla consultazione pubblica dall articolo 14 c 1 della DQA come recepito dall art. 66 c. 7 del D.Lgs 152/06. In particolare devono essere pubblicati e resi disponibili per eventuali osservazioni del pubblico, inclusi gli utenti: a) il calendario e il programma di lavoro per la presentazione del piano, inclusa una dichiarazione delle misure consultive che devono essere prese almeno tre anni prima dell inizio del periodo cui il piano si riferisce, cioè entro il 22 dicembre 2012; b) una valutazione globale provvisoria dei problemi di gestione delle acque importanti, identificati nel bacino idrografico, almeno due anni prima dell'inizio del periodo cui si riferisce il piano, cioè entro il 22 dicembre 2013; c) copie del progetto del piano di gestione del bacino idrografico, almeno un anno prima dell'inizio del periodo cui il piano si riferisce, cioè entro il 22 dicembre In attuazione delle suddette disposizioni, con deliberazione n. 14 del 12 dicembre 2012, il Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino della Sardegna ha formalmente avviato il primo riesame e aggiornamento del PdG DIS approvando il documento recante Riesame e aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sardegna - Calendario, programma di lavoro e dichiarazione delle misure consultive poi pubblicato sul sito internet della Regione entro il 22 dicembre Con tale deliberazione il Comitato ha inoltre affidato il compito di procedere alla realizzazione delle attività incluse nel programma di lavoro secondo il previsto calendario alla Direzione generale agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna - Servizio tutela e gestione delle risorse idriche, vigilanza sui servizi idrici e gestione della siccità. 9/251

10 Successivamente, con deliberazione n. 1 del 17 dicembre 2013, il Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino della Sardegna ha approvato il Riesame e aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sardegna - Valutazione globale provvisoria dei problemi di gestione delle acque importanti, identificati nel bacino idrografico poi pubblicato sul sito internet della Regione entro il 22 dicembre Il presente documento costituisce il Progetto di aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sardegna che, con la pubblicazione entro il 22 dicembre 2014 e per almeno sei mesi, sarà posto all attenzione del soggetti interessati e di tutto il pubblico al fine di espletare le consultazioni pubbliche e acquisire le eventuali osservazioni del pubblico, compresi gli utenti LA PRIMA REDAZIONE DEL PIANO DI GESTIONE La Legge 27 febbraio 2009, n. 13 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente" ha dato avvio, seppure con notevole ritardo, al processo di redazione dei Piani di gestione in Italia. L art. 1, modificando il comma 2-bis dell art. 170 del D.Lgs 152/06, ha previsto che, nelle more della costituzione dei distretti idrografici, fossero prorogate le Autorità di bacino di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183 e che l'adozione dei Piani di gestione fosse effettuata, entro e non oltre il 22 dicembre 2009 (termine prorogato al 28 febbraio 2010 dal D.L. n. 194 del 30 dicembre 2009), sulla base degli atti e dei pareri disponibili, dai comitati istituzionali delle autorità di bacino di rilievo nazionale e, per il Distretto idrografico della Sardegna e della Sicilia dove non sono presenti autorità di bacino di rilievo nazionale, dalle regioni. Nel maggio del 2009 il Servizio tutela e gestione delle risorse idriche, vigilanza sui servizi idrici e gestione della siccità della Direzione generale Agenzia regionale del distretto idrografico ha ricevuto il mandato dal Comitato Istituzionale dell'autorità di bacino regionale (delibera del n.1 del 19/5/2009) di svolgere tutte le attività necessarie per l'adozione del Piano di Gestione entro i termini stabiliti. I passaggi fondamentali della procedura di adozione del primo Piano di Gestione, comprensivi di quelli relativi alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica, sono stati i seguenti: - 22 maggio Pubblicazione del progetto di Piano di Gestione, del Rapporto Preliminare VAS e dell avviso di inizio delle fasi di consultazione; - 17 luglio Aggiornamento del Progetto di Piano di Gestione; - 25 settembre Pubblicazione della proposta di Piano di Gestione, del Rapporto Ambientale e della sintesi non tecnica dello stesso; Tutta la documentazione è stata inviata all Autorità Competente VAS e alle Province per lo svolgimento delle consultazioni. Pubblicazione di un avviso nella Gazzetta Ufficiale e nel Buras; - ottobre-novembre Organizzazione di forum tematici presso le Amministrazioni Provinciali per i portatori di interesse e il pubblico vasto; 10/251

11 - 11 febbraio Espressione del parere positivo di compatibilità ambientale strategica n. 426 della Commissione Tecnica di Verifica dell Impatto Ambientale Via e Vas del Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare, propedeutico all adozione del parere motivato del Ministro dell ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, ai sensi dell art. 15 comma 1 del decreto legislativo n. 152/2006; - 25 febbraio Tenendo conto del parere positivo di compatibilità ambientale strategica della Commissione Tecnica di Verifica dell Impatto Ambientale VIA e VAS, il Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino ha adottato il Piano di Gestione con Delibera n. 1 del 25 febbraio 2010 nel rispetto del termine del 28 febbraio 2010 (previsto dall art. 8 c. 1 del Decreto Legge n. 194 del 30 dicembre 2009 che ha modificato il termine del 22 dicembre 2009, precedentemente previsto dalla citata Legge 27 febbraio 2009, n. 13); - 1 aprile Il Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, ai sensi dell articolo 15 comma 1 del decreto legislativo n. 152/2006 esprimono il Parere Motivato favorevole di compatibilità ambientale strategica mediante il decreto U.prot. DVA DEC del 01/04/2010. Il parere favorevole di compatibilità ambientale strategica individua gli approfondimenti necessari da redigere entro un anno dall approvazione e adozione del Piano di Gestione, nell osservanza delle prescrizioni specificamente formulate; - 3 giugno In seguito alla emanazione del Parere Motivato, il Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino, con Delibera n. 1 del 3 giugno 2010, ha adottato un primo aggiornamento del Piano di Gestione che contiene una serie di modifiche scaturite dalle osservazioni pervenute durante le consultazioni pubbliche e dalle prescrizioni del Parere motivato. - febbraio-marzo Invio al MATTM e al MIBAC della documentazione di piano con le integrazioni richieste dal citato parere motivato VAS. - 7 luglio Il MATTM ha trasmesso il parere n. 753 del 17/06/2011 espresso dalla Commissione di verifica dell Impatto ambientale VIA e VAS attestante l avvenuto recepimento delle prescrizioni di cui al parere n. 426 dell 11/2/2010 della medesima Commissione. - 6 novembre Il MIBAC ha trasmesso la nota DG/PBAAC/ /30591/2012 con la quale si formulano considerazioni in merito alle integrazioni effettuate in recepimento delle prescrizioni e si propone di consolidare la collaborazione al fine di inglobare nel processo continuo della pianificazione il sistema dei beni culturali e dei beni paesaggistici maggio Su proposta del Ministro dell ambiente e della tutela del territorio e del mare, Andrea Orlando, il Consiglio dei ministri del Governo Italiano ha approvato il Piano di gestione del distretto idrografico della Sardegna, sul quale è stata sentita anche la Conferenza Stato-Regioni. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 maggio 2013 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 29 ottobre Serie Generale n il Piano di Gestione è composto dagli elaborati adottati con delibera del Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino della Sardegna n. 3 del 3 giugno 2010 e dalla documentazione prodotta in ottemperanza delle prescrizioni contenute nel parere 11/251

12 positivo di compatibilità ambientale strategica di cui al citato decreto DVA-DEC del 1 aprile Riesame e aggiornamento del Piano di Gestione La Direttiva prevede che le analisi delle caratteristiche del distretto, l esame dell impatto delle attività umane sulle acque, il piano di gestione e i programmi di misure siano periodicamente riesaminati e aggiornati. Tale approccio dinamico alla pianificazione determina un processo in continua evoluzione che tiene conto delle modificate condizioni di contesto, dello stato di attuazione del programma di misure e della sua efficacia. Le eventuali criticità riscontrate in fase di riesame determinano la necessità di misure correttive e/o integrative dando così luogo ad una nuova versione del Piano che, a sua volta, determinerà un processo iterativo di aggiornamento e ottimizzazione dello stesso per un progressivo avvicinamento agli obiettivi ambientali prefissati. In tal senso costituiscono elementi fondamentali per l aggiornamento del PdG e del suo quadro conoscitivo di riferimento: - l evoluzione del contesto territoriale e socio-economico del Distretto. - Il riesame della caratterizzazione dei corpi idrici. - Le integrazioni metodologiche all analisi delle pressioni significative. - Le risultanze delle attività di monitoraggio che forniscono elementi sia per la classificazione dello stato qualitativo dei corpi idrici che, combinando le informazioni derivanti dall analisi delle pressioni, per indagare sulle possibili cause di fallimento degli obiettivi. - Lo stato di attuazione delle misure e le conseguenti valutazioni in merito all efficacia delle previgenti strategie di Piano. Gli approfondimenti relativi all analisi delle pressioni e allo stato di attuazione delle misure con le risultanze del monitoraggio ambientale consentono di sviluppare con maggior dettaglio le correlazioni tra corpi idrici e le pressioni e impatti antropici ai quali gli stessi sono soggetti. Le risultanze di tali approfondimenti con i derivanti maggiori dettagli in merito alle specifiche criticità dei vari corpi idrici consentiranno di pervenire ad una migliorata contestualizzazione e indirizzamento delle misure a livello di corpo idrico. Per l aggiornamento del Piano di Gestione e del Programma di Misure saranno presi in considerazione anche altri elementi che risultano fortemente interrelati e pertinenti con le tematiche di tutela dei corpi idrici e con i principi fondamentali del chi inquina paga e del recupero dei costi dei servizi idrici propri della strategia della DQA. In tal senso costituiscono un fondamentale riferimento per gli sviluppi ulteriori dell implementazione della DQA nel Distretto Idrografico della Sardegna i seguenti elementi: - La Valutazione globale provvisoria dei problemi di gestione delle acque importanti, identificati nel bacino idrografico del Distretto Idrografico della Sardegna pubblicata nel /251

13 - La nuova strategia comunitaria per la salvaguardia delle risorse idriche (Water Blueprint Comunicazione della Commissione (COM(2012)673) che punta ad assicurare una sufficiente disponibilità di acqua di buona qualità per soddisfare le esigenze dei cittadini, dell economia e dell ambiente. - La relazione della Commissione (COM(2012)670) concernente l attuazione della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) contenente gli esiti della terza valutazione dei Piani di gestione. - Il quadro delle raccomandazioni della Commissione e i corrispondenti impegni assunti dall Italia, in qualità di Stato Membro, in occasione dell incontro bilaterale tenutosi il 24 settembre 2013 a Bruxelles e concernente il livello di attuazione della Direttiva quadro sulle acque e i correlati contenuti del Piano di Gestione del Distretto Idrografico. - Il Piano di Azione Agricoltura (PAA) che, in risposta ad una specifica raccomandazione della Commissione formulata in occasione del Bilaterale, delinea gli impegni assunti dall Italia in merito al miglioramento dell integrazione degli obiettivi sulle politiche idriche con le altre politiche rilevanti quali l agricoltura. In particolare il PAA reca gli indirizzi strategici per la definizione e l attuazione del programma di misure relative al settore agricolo nel secondo ciclo dei piani di gestione. - la Comunicazione della Commissione Europea, (COM (2012) 672) sul riesame della politica europea in materia di carenza idrica e di siccità. - La Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC). - La Direttiva Quadro relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi da alluvioni (Direttiva 2007/60/CE). - La Direttiva quadro per l azione comunitaria nel campo della politica per l ambiente marino (MSFD) (Direttiva 2008/56/CE - Marine strategy) Struttura del documento Il Piano di gestione vigente è stato approvato con Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri del 17 maggio 2013 e recante le integrazioni prodotte in ottemperanza delle prescrizioni contenute nel parere positivo di compatibilità ambientale strategica. Nel presente progetto di aggiornamento in riferimento alla struttura del documento di piano vigente nella quale, per ogni sezione, vengono inseriti gli aggiornamenti e tutti gli elementi integrativi attualmente disponibili specificando inoltre le ulteriori attività di aggiornamento che si intende sviluppare per la pubblicazione del Piano di Gestione entro il 22 dicembre Nello schema seguente si riporta l elenco dei capitoli del presente progetto di Piano di Gestione fornendo, per ognuno, le indicazioni in merito agli aggiornamenti e alle modifiche effettuate e in progetto. 13/251

14 Capitolo Descrizione degli aggiornamenti 1. Introduzione L impostazione del capitolo rimane immutata. In questa fase sono state analizzati: il quadro normativo in base al quale è definito il procedimento per l aggiornamento del PdG; i documenti e normative sopravvenute che costituiscono gli elementi di base per lo sviluppo dell aggiornamento del PdG; le modalità operative/procedurali 2. Riferimenti normativi Si è ritenuto opportuno cambiare il titolo al capitolo seppure l impostazione rimane immutata. Dal punto di vista contenutistico verrà integrato con la normativa sopravvenuta alla pubblicazione del primo PdG. 3. Descrizione del contesto territoriale L impostazione del capitolo rimane immutata. Dal punto di vista contenutistico verrà integrato con i dati aggiornati 4. Principali problemi di gestione delle acque del Distretto Idrografico della Sardegna Il capitolo verrà sostituito dal documento approvato con Delibera n. 1 del 17/12/2013. Le osservazioni pervenute saranno recepite nell ambito della redazione dell aggiornamento del PdG 5. I sistemi informativi a supporto del piano La struttura del capitolo rimane immutata. Sono stati inseriti il Sistema Informativo Monitoraggio 2000/60 e il Sistema informativo Profili delle acque di balneazione. E stato aggiornato il paragrafo relativo alla base dei dati idro - termo- pluviometrici della Regione Sardegna con la descrizione del Sistema Informativo della rete pluviometrica in tempo 14/251

15 reale. 6. Descrizione generale delle caratteristiche del distretto idrografico (art. 5 dir. 2000/60/CE) La struttura del capitolo è rimasta immutata, la tipizzazione è stata aggiornata a seguito dei macrotipi introdotti dal DM 260/2010, e degli esiti del monitoraggio sui corpi idrici fluviali. È stato inoltre inserito un paragrafo che illustra le attività in progetto per l individuazione dei corpi idrici fortemente modificati ed artificiali ai sensi del Decreto Legislativo 27 Novembre 2013 n.156. Inoltre l Allegato - Caratterizzazione, obiettivi e monitoraggio dei corpi idrici sotterranei, è stato aggiornato rispetto alla versione precedente e comprende: relazione appendice a - sintesi del monitoraggio 2011/ schede per corpo idrico appendice b anagrafica delle stazioni di monitoraggio 7. Sviluppi metodologici per il riesame e l'aggiornamento dell'analisi delle pressioni e degli impatti significativi esercitati dalle attività umane sullo stato delle acque superficiali e sotterranee Si è ritenuto opportuno cambiare il titolo al capitolo in quanto il suo contenuto contiene gli aggiornamenti che si intende sviluppare con la pubblicazione del Piano di Gestione entro il 22 dicembre Valutazione, gestione e criticità delle risorse idriche del Distretto Idrografico della Sardegna Benché si ritenga opportuno modificare il titolo, in quanto in realtà non si analizzano le pressioni significative nel presente capitolo, la struttura e i contenuti sono sostanzialmente immutati: si sono semplicemente aggiornati i dati relativi a risorse e volumi erogati, e riorganizzato e reso più organico il paragrafo sulla gestione delle siccità. 9. Specificazione delle aree protette (art. 117 d.lgs 152/06 e art. 6 dir. 2000/60/CE) Il presente capitolo ripropone i contenuti del Piano di gestione vigente riguardanti le aree 15/251

16 protette del Distretto idrografico con gli aggiornamenti relativi all individuazione di nuove aree protette naturali e/o la loro riperimetrazione, in particolar modo quelle riguardanti Rete Natura Inoltre l Allegato Aree protette, oltre all aggiornamento dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale, sono stati individuati gli habitat e le specie legati all acqua secondo il rapporto 107/2010 e i formulari standard Monitoraggio e classificazione delle acque superficiali e sotterranee Il presente capitolo è stato aggiornato ai sensi del D.M. 260/ Obiettivi ambientali ed esenzioni Si è ritenuto opportuno cambiare il titolo al capitolo in quanto adesso contiene anche la parte relativa all analisi di rischio. Il contenuto degli obiettivi è stato modificato riportando una breve sintesi del Piano di Gestione del 2010 e le attività previste con l aggiornamento del Piano del Aggiornamento del programma di misure Si è ritenuto opportuno cambiare il titolo al capitolo in quanto il suo contenuto contiene gli aggiornamenti che si intende sviluppare con la pubblicazione del Piano di Gestione entro il 22 dicembre Sintesi dell'analisi economica sull'utilizzo idrico Il capitolo rimanda all Allegato Analisi Economica del Distretto Idrografico della Sardegna che fornisce una rappresentazione oggettiva degli aspetti socio-economici del contesto in cui la risorsa idrica viene utilizzata per i diversi usi e dei principali elementi descrittivi dei servizi idrici quali gli aspetti funzionali, finanziari e relativi alla copertura dei relativi costi attraverso tariffe. Tale analisi verrà ulteriormente sviluppata e conclusa nel corso 16/251

17 del Programma di lavoro e modalità di informazione, consultazione Il presente capitolo riportale indicazioni sulla procedura di consultazione da seguire nel processo di revisione e aggiornamento del Piano di Gestione Secondo quanto previsto dalla DQA, l aggiornamento del Piano di gestione riporterà inoltre i seguenti elementi integrativi: - sintesi delle modifiche e aggiornamenti rispetto alla versione precedente del documento - sintesi delle revisioni da effettuare a norma dell'articolo 4, paragrafi 4, 5, 6 e 7; - valutazione dei progressi registrati per il raggiungimento degli obiettivi ambientali, con rappresentazione cartografica dei risultati del monitoraggio relativi al periodo coperto dal piano precedente, e motivazione per l'eventuale mancato raggiungimento degli stessi; - sintesi e illustrazione delle misure previste nella versione precedente del piano di gestione e non realizzate; - sintesi di eventuali misure supplementari temporanee adottate a norma dell'articolo 11, paragrafo 5, successivamente alla pubblicazione della versione precedente del piano di gestione del bacino idrografico Attività di coordinamento per l aggiornamento del Piano di Gestione A norma dell art. 117 del D.Lgs 152/2006, il Piano di Gestione rappresenta un piano stralcio del Piano di Bacino e viene adottato e approvato secondo le procedure stabilite per quest ultimo. Pertanto, a norma dell art. 66, è adottato dalla Conferenza Istituzionale permanente di cui all art. 63 e in seguito approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Il D.Lgs 219/ Art. 4 - Disposizioni transitorie, prevede che Ai fini dell'adempimento degli obblighi derivanti dalle direttive 2000/60/CE e 2007/60/CE, nelle more della costituzione delle autorità di bacino distrettuali di cui all'articolo 63 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, per i Distretti idrografici della Sardegna e della Sicilia, le regioni provvedono all'aggiornamento dei piani di gestione previsti all'articolo 13 della direttiva 2000/60/CE. Pertanto la competenza per l aggiornamento del Piano di Gestione del distretto idrografico della Sardegna è della Regione. Secondo quanto statuito con la Legge Regionale 6 dicembre 2006, n. 19 (Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici), la Regione riconosce l acqua quale patrimonio da tutelare in quanto risorsa 17/251

18 limitata di alto valore ambientale, culturale ed economico; considera altresì l accesso all acqua quale diritto umano, individuale e collettivo e ne regolamenta l uso, in attuazione dell articolo 43 della Costituzione, al fine di salvaguardare i diritti e le aspettative delle generazioni future. La L.R. 19/2006 disciplina funzioni e compiti primari per il governo delle risorse idriche sotto il profilo quantitativo e qualitativo all interno del territorio regionale. La norma stabilisce che l intero territorio regionale sia delimitato quale unico bacino idrografico di competenza della Regione e istituisce un unica Autorità di bacino per l insieme dei bacini regionali al fine di perseguire l unitario governo dei bacini idrografici, indirizzare, coordinare e controllare le attività conoscitive, di pianificazione, di programmazione e di attuazione, aventi per finalità: a) la conservazione e la difesa del suolo da tutti i fattori negativi di natura fisica e antropica; b) il mantenimento e la restituzione ai corpi idrici delle caratteristiche qualitative richieste per gli usi programmati; c) la tutela delle risorse idriche e la loro razionale utilizzazione; d) la tutela degli ecosistemi, con particolare riferimento alle zone d interesse naturale, forestale e paesaggistico e alla promozione di parchi fluviali, ai fini della valorizzazione e del riequilibrio ambientale. 3. L Autorità di bacino regionale opera in collaborazione con gli enti locali territoriali e gli altri enti pubblici e di diritto pubblico operanti nel bacino idrografico. La norma, tra gli organi dell Autorità di bacino, include il Comitato Istituzionale presieduto dal Presidente della Regione e composto dagli Assessori regionali competenti in materia di lavori pubblici, difesa dell ambiente, agricoltura e sviluppo produttivo e da tre amministratori locali indicati dal Consiglio delle autonomie locali. Tra gli altri compiti, il Comitato definisce criteri, metodi, tempi e modalità per l elaborazione del Piano di bacino distrettuale e lo adotta; adotta inoltre il Piano di gestione del distretto idrografico. La legge regionale istituisce inoltre una Direzione Generale della Presidenza della Giunta denominata Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna che ha la funzione di segreteria tecnico-operativa, di struttura di supporto logistico-funzionale dell Autorità di bacino e di struttura tecnica per l applicazione delle norme previste dalla Direttiva 2000/60/CE. A tal fine la DG Agenzia regionale del distretto idrografico svolge compiti istruttori, di supporto tecnico, operativo e progettuale alle funzioni di regolazione e controllo proprie della Regione e realizza attività di ricerca e sviluppo. La DG del Distretto predispone inoltre i progetti di Piano di bacino, i relativi Piani stralcio e il progetto del Piano di gestione del distretto idrografico Modalità di coordinamento in ambito regionale La Direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE (DQA) nasce con lo scopo precipuo di sviluppare una politica comunitaria integrata in materia di acque e di rappresentare la base per una strategia volta ad una maggiore integrazione tra le varie politiche comunitarie come la politica energetica, quella in materia di trasporti, la politica agricola, della pesca e quella in materia di turismo. 18/251

19 Uno dei principi fondamentali nella programmazione delle misure atte a garantire la protezione e l utilizzo sostenibile delle acque, nel rispetto degli ulteriori principi fondamentali espressamente richiamati dalla DQA in merito al recupero dei costi dei servizi idrici e del chi inquina paga, è stato quello della sussidiarietà. Infatti le specifiche condizioni ed esigenze nell ambito della Comunità presuppongono l adozione di programmi di misure adeguati alle condizioni regionali e locali. La possibilità di dare completa attuazione alla DQA dipende pertanto dalla reale collaborazione tra Comunità europea, Stati Membri, regioni, enti locali e dall informazione, consultazione e partecipazione dell intera comunità. L attuazione della Direttiva è un processo di grande complessità e presuppone un attività tecnica permanente mirata alla ricostruzione e all aggiornamento costante del quadro conoscitivo riguardante lo stato dei corpi idrici, la definizione e la revisione delle misure necessarie a contrastare i fenomeni di deterioramento della risorsa idrica e la valutazione dell efficacia delle stesse. In base all attuale ordinamento della regione Sardegna e alle caratteristiche delle tematiche in esame, alla realizzazione delle attività di aggiornamento e attuazione del Piano di gestione concorrono, secondo le rispettive competenze: le varie strutture della Regione, le province, i comuni, i consorzi industriali, i consorzi di bonifica ed irrigazione, i gestori dei servizi idrici e i soggetti istituzionali che li sovraintendono. In questo senso l attività sia di redazione che di revisione del PdG deve essere concepita, in ossequio al principio di sussidiarietà, come lavoro collettivo in cui ogni soggetto istituzionale avente competenze, direttamente o indirettamente correlate alle problematiche della risorsa idrica deve assumere un ruolo pienamente partecipe contribuendo attivamente nelle attività di pianificazione e relativa attuazione. A tal fine l Autorità di Bacino della Sardegna, con il supporto operativo della la DG Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna,svolge funzioni di coordinamento nei confronti dei vari rami dell amministrazione regionale compresi enti e agenzie oltre che nei confronti delle altre istituzioni e soggetti regionali che svolgono un ruolo inerente le tematiche trattate nel PdG o ad esse correlate. Oltre agli uffici dell amministrazione centrale, gli enti e le agenzie regionali, rientrano tra i soggetti coinvolti, seppur in un elenco non esaustivo, le Province, altri soggetti pubblici e privati che curano e/o sovrintendono ai servizi idrici tra cui almeno quello industriale quello irriguo e quello civile. Saranno pertanto avviate interlocuzioni con gli uffici competenti che potranno prevedere l istituzione di tavoli di lavoro per specifica tematica al fine di analizzare le varie problematiche, definirne gli obiettivi nell ottica dell aggiornamento del PdG e individuare, nell ambito della suddivisione e stratificazione sussidiaria dei compiti istituzionali in tutto il territorio regionale, la ripartizione delle competenze e le responsabilità operative Programma di lavoro per il riesame e l aggiornamento del Piano di Gestione e relative attività consultive Il processo di revisione e aggiornamento del Piano di Gestione deve essere aperto alla partecipazione di tutti i soggetti interessati secondo quanto disposto in merito all informazione e alla consultazione pubblica 19/251

20 dall articolo 14 c 1 della DQA come recepito dall art. 66 c. 7 del D.Lgs 152/06. In particolare devono essere pubblicati e resi disponibili per eventuali osservazioni del pubblico, inclusi gli utenti: a) il calendario e il programma di lavoro per la presentazione del piano, inclusa una dichiarazione delle misure consultive che devono essere prese almeno tre anni prima dell inizio del periodo cui il piano si riferisce, cioè entro il 22 dicembre 2012; b) una valutazione globale provvisoria dei problemi di gestione delle acque importanti, identificati nel bacino idrografico, almeno due anni prima dell'inizio del periodo cui si riferisce il piano, cioè entro il 22 dicembre 2013; c) copie del progetto del piano di gestione del bacino idrografico, almeno un anno prima dell'inizio del periodo cui il piano si riferisce, cioè entro il 22 dicembre In attuazione delle suddette disposizioni, con deliberazione n. 14 del 12 dicembre 2012, il Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino della Sardegna ha formalmente avviato il primo riesame e aggiornamento del PdG DIS approvando il documento recante Riesame e aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sardegna - Calendario, programma di lavoro e dichiarazione delle misure consultive. Con tale deliberazione il Comitato ha inoltre affidato il compito di procedere alla realizzazione delle attività incluse nel programma di lavoro secondo il previsto calendario alla Direzione generale agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna - Servizio tutela e gestione delle risorse idriche, vigilanza sui servizi idrici e gestione della siccità. La deliberazione n. 14 del 12 dicembre 2012 del Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino della Sardegna, approvata con Deliberazione della Giunta Regionale n. 5/13 del , è stata pubblicata sul sito istituzionale della Regione Sardegna in data 19 dicembre Sul medesimo sito, in data 21/12/2012, è stata data notizia della deliberazione rendendo nel contempo disponibile il documento per le consultazioni previste dalla DQA. La deliberazione è stata inoltre pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Sardegna (BURAS) Supplemento straordinario n. 1 Parte I e II al Bollettino n. 2 del 10 gennaio Il documento approvato, in osservanza delle disposizioni di cui alla DQA, ha stabilito un periodo di consultazione pubblica di sei mesi a partire dal 22 dicembre 2012 sino al 22 giugno Non essendo pervenute osservazioni non è stato necessario procedere all aggiornamento del documento. Successivamente, con deliberazione n. 1 del 17 dicembre 2013, il Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino della Sardegna ha approvato il Riesame e aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sardegna - Valutazione globale provvisoria dei problemi di gestione delle acque importanti, identificati nel bacino idrografico. Tale documento è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della RAS del 27 dicembre 2013, sul sito internet della Regione e, secondo quanto previsto dalla normativa, sono stati informati i soggetti individuati negli allegati 1A e 1B del documento Calendario, programma di lavoro e dichiarazione delle misure consultive approvato con precedente delibera del Comitato istituzionale n. 14 del 12 dicembre /251

21 Relativamente alla VGP,con nota del del 16/06/2014 sono pervenute le osservazioni della Direzione Generale per la tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM).In particolare oggetto di osservazione sono stati gli aspetti relativi all elenco delle pressioni e degli impatti da prendere in considerazione, gli aspetti relativi alle valutazioni sullo stato dei corpi idrici superficiali e sotterranei (in particolare su quelli sotterranei), la questione relativa alla deposizione atmosferica, e quella relativa alla connessione tra pressioni, stato di qualità e misure. Le osservazioni presentate dal MATTM sono state tenute in considerazione nella predisposizione del presente progetto di aggiornamento e saranno recepite nell aggiornamento del PdG da pubblicare entro il 22 dicembre Il presente documento Progetto di aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sardegna rappresenta la terza delle tappe previste dalla procedura consultiva e di partecipazione pubblica stabilita dalla DQA. Il presente documento, a partire dalla sua pubblicazione entro il 22 dicembre 2014, sarà posto per almeno sei mesi all attenzione del soggetti interessati e di tutto il pubblico al fine di espletare le consultazioni pubbliche e acquisire le eventuali osservazioni del pubblico, compresi gli utenti. In attuazione delle suddette procedure consultive si prevedono i seguenti ulteriori passaggi: Attività Cronoprogramma Pubblicazione del progetto di aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto idrografico e avvio delle attività di consultazione pubblica sul progetto di aggiornamento del Piano 22 dicembre 2014 Termine per l invio di osservazioni da parte del pubblico sul progetto di aggiornamento del Piano 22 giugno 2015 Elaborazione dell aggiornamento del Piano tenendo conto di quanto scaturito dalla fase di consultazione e Pubblicazione dell aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico. 22 dicembre /251

22 1.5. Valutazione ambientale strategica del Piano di Gestione La Direttiva Europea 2001/42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001, recepita in Italia dalla parte II del DLgs 152/06, come successivamente modificato e integrato, prevede che venga effettuata La valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull ambiente naturale attraverso il procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS). La valutazione ambientale di piani e programmi che possono avere un impatto significativo sull'ambiente ha la finalità di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione, dell'adozione e approvazione di detti piani e programmi assicurando che siano coerenti e contribuiscano alle condizioni per uno sviluppo sostenibile. Il processo di VAS comprende le seguenti fasi: fase di verifica di assoggettabilità (screening); elaborazione del Rapporto di Scoping e la consultazione delle Autorità competenti in materia ambientale; elaborazione del Rapporto Ambientale; svolgimento di consultazioni; valutazione del rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni; decisione; informazione sulla decisione; monitoraggio. In attuazione della normativa VAS, al fine di assicurare che nella redazione dell aggiornamento del Piano si tenga conto della componente ambientale, in base alla preliminare valutazione della rilevanza delle modifiche apportate al Piano, si procederà, congiuntamente con le Autorità preposte, alla verifica di assoggettabilità dell aggiornamento di Piano alle procedure di VAS così da avviare il processo della VAS contestualmente al processo di formazione dell aggiornamento di Piano. Il processo di partecipazione pubblica per l approvazione del Piano di Gestione e le attività previste per la VAS presentano molti punti in comune pertanto, con l obiettivo di economizzare gli sforzi per tutti gli organismi coinvolti e per rendere più efficaci entrambe le azioni, le rispettive attività saranno implementate in maniera coordinata Dichiarazione delle misure consultive Le misure consultive adottate nella fase di redazione del Piano di Gestione sono risultate pienamente soddisfacenti per cui per il riesame e l aggiornamento del Piano si intendono adottare le stesse procedure, migliorandole sulla base dell esperienza e in più con il vantaggio di avere già a disposizione numerosi strumenti, primo tra tutti il sito internet del Piano di Gestione del Distretto Idrografico che, opportunamente 22/251

23 aggiornato, costituirà il principale strumento di informazione. In sintesi le misure consultive che verranno adottate per l aggiornamento del Piano di gestione sono descritte nel seguito La partecipazione pubblica per la redazione del primo Piano di Gestione Sulla base degli esiti delle consultazioni preliminari, le modalità scelte per la partecipazione pubblica nel distretto idrografico della Sardegna sono: - Pubblicazione di tutta la documentazione prodotta durante l aggiornamento del Piano per la divulgazione delle informazioni sul sito internet della regione : - l istituzione di un ufficio relazioni con il pubblico per la gestione di tutte le procedure di consultazione e l amministrazione dei rapporti con i portatori di interesse; predisposizione di un indirizzo dedicato a cui inviare commenti e suggerimenti (consultazione.pianodigestione@regione.sardegna.it) in aggiunta alle modalità ordinarie (fax, posta, consegna a mano); Il sito internet del Piano di gestione del distretto idrografico della Sardegna contiene tutte le informazioni relative allo stato di avanzamento del Piano, alle attività di Valutazione Ambientale Strategica e al processo di partecipazione pubblica. Sono inoltre consultabili i dati di base (altri piani e programmi, sistemi informativi, studi e ricerche) su cui si basa il Piano di Gestione e successivi suoi aggiornamenti. Al fine di ottimizzare le procedure consultive ed incoraggiare la partecipazione pubblica potranno essere organizzati a livello territoriale forum di approfondimento presso le Amministrazioni Provinciali con il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse. 23/251

24 2. RIFERIMENTI NORMATIVI 2.1. Direttiva 2000/60/CE la Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 istituisce un quadro omogeneo a livello comunitario per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e delle acque sotterranee che (art. 1): impedisca un ulteriore deterioramento, protegga e migliori lo stato degli ecosistemi acquatici e degli ecosistemi terrestri e delle zone umide direttamente dipendenti dagli ecosistemi acquatici sotto il profilo del fabbisogno idrico; agevoli un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili; miri alla protezione rafforzata e al miglioramento dell'ambiente acquatico, anche attraverso misure specifiche per la graduale riduzione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze prioritarie e l'arresto o la graduale eliminazione degli scarichi, delle emissioni e delle perdite di sostanze pericolose prioritarie; assicuri la graduale riduzione dell'inquinamento delle acque sotterranee e ne impedisca l'aumento; contribuisca a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità. Ai sensi dell articolo 3 comma 1 della Direttiva, gli Stati membri individuano i singoli bacini idrografici presenti nel loro territorio e li assegnano a singoli distretti idrografici. Nella Direttiva, il distretto idrografico è definito come area di terra e di mare, costituita da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere che rappresenta la principale unità per la gestione dei bacini idrografici. In particolare l articolo 13 (Piani di gestione dei bacini idrografici) al comma 1 prevede che per ciascun distretto idrografico interamente compreso nel suo territorio, ogni Stato membro provvede a far predisporre un Piano di Gestione del bacino idrografico. I contenuti del Piano di Gestione sono indicati nell allegato VII della Direttiva. L art. 3 comma 3 prevede che gli Stati membri provvedano ad adottare le disposizioni amministrative adeguate, ivi compresa l'individuazione dell'autorità competente per l'applicazione delle norme previste dalla Direttiva all'interno di ciascun distretto idrografico presente nel proprio territorio. Il comma 7 del medesimo articolo indica che le autorità competenti devono essere nominate entro il termine indicato nell art. 24 (22 dicembre 2003). La DQA impone l avvio di un processo di attuazione e pianificazione continuo che, nel periodo dal 2009 al 2027, prevede tre tappe fondamentali che si susseguono a distanza di sei anni l una dall altra (cicli di 24/251

25 pianificazione) e in occasione delle quali effettuare un riesame e aggiornamento del Piano di Gestione e delle programma delle misure. Il comma 1 dell articolo 14 della Direttiva (Informazione e consultazione pubblica) prevede che gli Stati membri assicurino l informazione la consultazione del pubblico e incoraggino la partecipazione attiva di tutte le parti interessate all'attuazione della direttiva, in particolare nelle fasi di elaborazione, riesame e aggiornamento dei Piani di gestione dei bacini idrografici. Gli Stati membri provvedono affinché, per ciascun distretto idrografico, siano pubblicati e resi disponibili per eventuali osservazioni del pubblico, i seguenti documenti: a) il calendario e il programma di lavoro per la presentazione del piano, inclusa una dichiarazione delle misure consultive che devono essere prese almeno tre anni prima dell'inizio del periodo cui il piano si riferisce; b) una valutazione globale provvisoria dei problemi di gestione delle acque importanti, identificati nel bacino idrografico, almeno due anni prima dell'inizio del periodo cui si riferisce il piano; c) copie del progetto del Piano di Gestione del bacino idrografico, almeno un anno prima dell'inizio del periodo cui il piano si riferisce. Il comma 2 dell art. 14 prevede che, per garantire l'attiva partecipazione e la consultazione, gli Stati membri concedono un periodo minimo di sei mesi per la presentazione di osservazioni scritte sui documenti in questione. Con la Direttiva 2013/39/UE adottata dal Parlamento Europeo il 12 agosto 2013 sono state modificate le direttive 2000/60/CE e 2008/105/CE per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque; si è previsto inoltre per la pianificazione 2015/2021 di tener conto per la prima volta degli SQA rivisti per le sostanze prioritarie esistenti. Nell elaborazione di programmi di monitoraggio supplementari e nei programmi preliminari di misure da presentare entro la fine del 2018 si è previsto di tener conto delle sostanze prioritarie identificate di recente e dei relativi SQA. Al fine del conseguimento del buono stato chimico delle acque superficiali, gli SQA rivisti per le sostanze prioritarie esistenti dovrebbero essere raggiunti entro la fine del 2021 e gli SQA per le sostanze prioritarie identificate di recente entro la fine del 2027, fatto salvo l articolo 4, paragrafi da 4 a 9, della direttiva 2000/60/CE Decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 Il D.Lgs 152/06 Norme in materia ambientale ha recepito in Italia la Direttiva 2000/60/CE e (articolo 64) prevede la ripartizione del territorio nazionale in otto distretti idrografici, tra i quali il Distretto della Sardegna che coincide con i limiti del territorio regionale. L articolo 117 comma 2, prevede che per ciascun distretto idrografico venga adottato un Piano di Gestione i cui contenuti sono riportati nell allegato 4 alla parte terza del medesimo decreto legislativo. Tali contenuti ricalcano esattamente quelli previsti dall allegato VII della Direttiva. 25/251

26 A norma dell art. 117, il Piano di Gestione rappresenta un piano stralcio del Piano di bacino e viene adottato e approvato secondo le procedure stabilite per quest ultimo. Pertanto, a norma dell art. 66, il Piano di Gestione è adottato dalla Conferenza Istituzionale permanente di cui all art. 63 e in seguito approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Il Piano di Gestione deve essere inoltre sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica di livello statale. Il D.Lgs 152/06, in continuità con quanto previsto dal D.Lgs 152/99, prevede che le Regioni redigano per il proprio territorio i Piani di Tutela delle Acque, che costituiscono uno specifico piano di settore e che devono contenere le informazioni richieste dall allegato 4, parte B alla parte terza dello stesso decreto legislativo. Successivamente all adozione della prima versione del PdG è stato emanato il Dm 260/2010 recante Regolamento recante i criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell'articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo cui la nuova pianificazione fa riferimento. Con DM 156/2013 è stato adottato il regolamento recante i criteri tecnici per l'identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell'articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo che modifica l Allegato 3 così come modificato dal decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 16 giugno 2008, n Legge 27 febbraio 2009, n Legge 27 febbraio 2009, n. 13 La Legge 27 febbraio 2009, n. 13 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente" (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 49 del 28 febbraio 2009) consente l avvio del processo di redazione dei Piani di Gestione. L art. 1, modificando il citato comma 2-bis dell art. 170 del D.Lgs 152/06, prevede, nelle more della costituzione dei distretti idrografici, la proroga delle Autorità di bacino di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183 e l'adozione dei Piani di Gestione entro e non oltre il 22 dicembre 2009, sulla base degli atti e dei pareri disponibili, da parte dei comitati istituzionali delle autorità di bacino di rilievo nazionale e delle regioni per i distretti idrografici nei quali non è presente alcuna Autorità di bacino di rilievo nazionale. Ai fini del rispetto di tale termine le autorità individuate provvedono, entro il 30 giugno 2009, a coordinare i contenuti e gli obiettivi dei piani all'interno del distretto idrografico di appartenenza, con particolare riferimento al programma di misure di cui all'articolo 11 della direttiva 2000/60/CE. É inoltre previsto che, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge 13/2009, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare emani linee guida per la redazione dei Piani di gestione, affinché la loro adozione e attuazione abbia luogo garantendo uniformità ed equità sul territorio nazionale. 26/251

27 Successivamente l art. 8 c. 1 del D.L. n. 194 del 30 dicembre 2009 ha differito al 28 febbraio 2010 il termine ultimo per l adozione dei Piani di Gestione precedentemente fissato al 22 dicembre Decreto legislativo 10 dicembre 2010 n. 219 Il D.Lgs 219/2010 recante Attuazione della direttiva 2008/105/CE relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 82/176/CEE, 83/513/CEE, 84/156/CEE, 84/491/CEE, 86/280/CEE, nonché modifica della direttiva 2000/60/CE e recepimento della direttiva 2009/90/CE che stabilisce, conformemente alla direttiva 2000/60/CE, specifiche tecniche per l'analisi chimica e il monitoraggio dello stato delle acque., all art. 4 - Disposizioni transitorie -, prevede che Ai fini dell'adempimento degli obblighi derivanti dalle direttive 2000/60/CE e 2007/60/CE, nelle more della costituzione delle autorità di bacino distrettuali di cui all'articolo 63 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni: a) le autorità di bacino di rilievo nazionale, di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183, provvedono all'aggiornamento dei piani di gestione previsti all'articolo 13 della direttiva 2000/60/CE. A tale fine dette autorità svolgono funzioni di coordinamento nei confronti delle regioni ricadenti nei rispettivi distretti idrografici; b) le autorità di bacino di rilievo nazionale, di cui alla legge 18 maggio 1989, n. 183, e le regioni, ciascuna per la parte di territorio di propria competenza, provvedono all'adempimento degli obblighi previsti dal decreto legislativo 23 febbraio 2010, n. 49. Ai fini della predisposizione degli strumenti di pianificazione di cui al predetto decreto legislativo n. 49 del 2010, le autorità di bacino di rilievo nazionale svolgono la funzione di coordinamento nell'ambito del distretto idrografico di appartenenza. 2. Agli adempimenti di cui al comma 1, lettere a) e b), nel caso di distretti nei quali non è presente alcuna autorità di bacino di rilievo nazionale, provvedono le regioni. Pertanto la competenza per l elaborazione dell aggiornamento del Piano di Gestione del distretto idrografico della Sardegna è della Regione Legge Regionale 6 dicembre 2006, n. 19 La legge regionale 19/2006 (Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici) recita che la Regione riconosce l acqua quale patrimonio da tutelare in quanto risorsa limitata di alto valore ambientale, culturale ed economico; considera altresì l accesso all acqua quale diritto umano, individuale e collettivo e ne regolamenta l uso, in attuazione dell articolo 43 della Costituzione, al fine di salvaguardare i diritti e le aspettative delle generazioni future. La legge disciplina funzioni e compiti primari per il governo delle risorse idriche sotto il profilo quantitativo e qualitativo all interno del territorio regionale. A tal fine stabilisce che l intero territorio regionale è delimitato 27/251

28 quale unico bacino idrografico di competenza della Regione e costituisce il distretto idrografico della Sardegna. Istituisce un unica Autorità di bacino i cui organi sono: il Comitato Istituzionale; l Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna. Il Comitato istituzionale è presieduto dal Presidente della Regione ed è composto dagli Assessori regionali competenti in materia di lavori pubblici, difesa dell ambiente, agricoltura e sviluppo produttivo e da tre amministratori locali indicati dal Consiglio delle autonomie locali. Il Comitato istituzionale, tra l altro, definisce criteri, metodi, tempi e modalità per l elaborazione del Piano di bacino distrettuale e lo adotta; adotta inoltre il Piano di Gestione del distretto idrografico. L Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna è istituita, quale Direzione Generale della Presidenza della Giunta, al fine di garantire l unitarietà della gestione delle attività di pianificazione, programmazione, regolazione nei bacini idrografici della Regione. L Agenzia ha la funzione di segreteria tecnico-operativa, di struttura di supporto logistico-funzionale dell Autorità di bacino e di struttura tecnica per l applicazione delle norme previste dalla Direttiva 2000/60/CE; a tal fine svolge compiti istruttori, di supporto tecnico, operativo e progettuale alle funzioni di regolazione e controllo proprie della Regione e realizza attività di ricerca e sviluppo. L Agenzia predispone inoltre i progetti di Piano di bacino, i relativi Piani stralcio e il progetto del Piano di Gestione del distretto idrografico Disposizioni operative per il riesame e l aggiornamento del Piano di Gestione Ai sensi di quanto disposto dal D.lgs 219/2010 ed in ossequio alle disposizioni ordina mentali della L.R. 19/2006, con deliberazione n. 14 del 12 dicembre 2012, il Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino della Sardegna ha formalmente avviato il primo riesame e aggiornamento del PdG DIS approvando il documento recante Riesame e aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sardegna - Calendario, programma di lavoro e dichiarazione delle misure consultive. Con tale deliberazione il Comitato ha inoltre affidato il compito di procedere alla realizzazione delle attività incluse nel programma di lavoro secondo il previsto calendario alla Direzione generale agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna - Servizio tutela e gestione delle risorse idriche, vigilanza sui servizi idrici e gestione della siccità. La deliberazione n. 14 del 12 dicembre 2012 del Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino della Sardegna, approvata con Deliberazione della Giunta Regionale n. 5/13 del , è stata pubblicata sul sito istituzionale della Regione Sardegna in data 19 dicembre Successivamente, con deliberazione n. 1 del 17 dicembre 2013, il Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino della Sardegna ha approvato il Riesame e aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sardegna - Valutazione globale provvisoria dei problemi di gestione delle acque importanti, identificati nel bacino idrografico. 28/251

29 In attuazione delle citate disposizioni la Direzione generale agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna - Servizio tutela e gestione delle risorse idriche, vigilanza sui servizi idrici e gestione della siccità ha elaborato il presente Progetto di aggiornamento del Piano di gestione del Distretto idrografico della Sardegna. 29/251

30 3. DESCRIZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE 3.1. Descrizione generale dei bacini idrografici Le attività conoscitive, sviluppate dalla Regione Sardegna nell ambito dei processi di pianificazione del comparto idrico o ad esso correlate, a partire dagli anni 80, hanno portato alla costituzione di un quadro sufficientemente definito del contesto territoriale dell intero Distretto idrografico che è stato rappresentato nel primo Piano di Gestione fornendo una descrizione generale dei bacini idrografici in merito ai seguenti aspetti: - inquadramento territoriale - morfologia del territorio, idrografia - caratteristiche geologiche - vegetazione e fauna - clima - Qualità dell aria - caratteristiche demografiche - attività produttive 3.2. Aggiornamento della descrizione del contesto territoriale In concomitanza del secondo ciclo di pianificazione del PdG attualmente in corso si procederà all aggiornamento delle informazioni descrittive del contesto territoriale di riferimento. I medesimi aspetti, per quanto attinenti, saranno oggetto di specifica e approfondita trattazione, ad integrazione e aggiornamento di quanto già contenuto nel Piano vigente, nelle sezioni del Piano di gestione relative a: - Descrizione generale delle caratteristiche del distretto idrografico con la tipizzazione e individuazione dei corpi idrici del Distretto idrografico - Analisi economica che fornisce una rappresentazione oggettiva degli aspetti socio-economici e dei principali elementi descrittivi dei servizi idrici al fine di fornire gli elementi necessari all assunzione di decisioni in merito alle misure da adottare tenendo conto del valore e dell impatto economico dell utilizzo della risorsa idrica per i diversi usi. Entrambe le parti citate sono aggiornate ai sensi dell art. 5 della DQA e saranno comprese nell aggiornamento del Piano di gestione da pubblicare entro il 22 dicembre /251

31 4. PRINCIPALI PROBLEMI DI GESTIONE DELLE ACQUE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA 4.1. Premessa Le attività conoscitive, sviluppate dalla Regione Sardegna nell ambito dei processi di pianificazione del comparto idrico o ad esso correlate, a partire dagli anni 80, hanno portato alla costituzione di un quadro sufficientemente definito dei principali problemi di gestione delle acque per l intero Distretto idrografico. I fase di elaborazione del primo Piano di Gestione, anche attingendo dalle pregresse attività di pianificazione regionale che, peraltro, hanno già definito diverse misure coerenti con gli obiettivi della direttiva 2000/60/CE e che sono in fase di attuazione, si è proceduto all analisi dei principali problemi di gestione delle acque del distretto idrografico della Sardegna che ha portato alla definizione di un quadro rappresentativo delle problematiche particolarmente rilevanti in ambiti tematici principali, talvolta declinati in sub ambiti o obiettivi specifici tra i quali: A - Tutela dei corpi idrici e degli ecosistemi connessi - Tutela e protezione dall inquinamento, centri di pericolo potenziale - Problemi principali riguardanti lo stato qualitativo generato da prelievi e da modifiche delle caratteristiche idro-morfologiche dei corpi idrici - Invasione da specie alloctone - Stato ambientale dei corpi idrici superficiali e sotterranei B Bilancio idrico e gestione della risorsa idrica Recupero dei costi e Razionalizzazione del governo della risorsa e dei servizi idrici. - Il recupero dei costi dei servizi idrici e principio chi inquina paga - La Struttura fisica del sistema di approvvigionamento e distribuzione della risorsa, la Gestione del comparto idrico regionale e sistemi tariffari, Quadro delle assegnazioni ed erogazioni idriche dal Sistema Idrico Multisettoriale Regionale. - Approvvigionamenti da acque sotterranee - Gestione della siccità C - L'uso del suolo e la pericolosità geomorfologica - Il degrado dei suoli e la difesa dalle inondazioni 31/251

32 4.2. Aggiornamento della Valutazione globale provvisoria dei problemi di gestione delle acque In concomitanza del secondo ciclo di pianificazione del PdG attualmente in corso, secondo quanto disposto dall art. 14 della DQA, entro il 22 dicembre 2013 è stato elaborato l aggiornamento della Valutazione globale provvisoria dei problemi di gestione delle acque importanti, identificati nel bacino idrografico della Sardegna. Il documento, al fine di garantire l informazione, la consultazione e la partecipazione attiva del pubblico,è stato pubblicato, nel 22 dicembre 2013, sul sito internet della Regione: Il documento è stato inoltre pubblicato sul Bollettino Ufficiale della RAS del 27 dicembre 2013 ed è stato inviato ai soggetti competenti in materia ambientale individuati nella fase di avvio del processo di aggiornamento del PdG. La fase di consultazione pubblica ha avuto una durata di sei mesi e si è conclusa il 22 giugno Esiti della consultazione pubblica Nel periodo di consultazioni pubbliche sono pervenute le osservazioni della Direzione Generale per la tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) inviate con nota n del 16/06/2014. In tale occasione il MATTM ha fornito i suggerimenti che si riportano sotto seguiti dai rispettivi elementi di risposta: Punto primo Si segnala che le numerose linee guida comunitarie elaborate sui diversi temi rilevanti per l applicazione della DQA possono rappresentare uno strumento utile per le attività di aggiornamento del PdG e per una omogenea implementazione della Direttiva a livello europeo. In particolare vengono richiamate le linee guida per la rendicontazione dei piani di gestione 2015 "WFD Reporting Guidance 2016" segnalando che le stesse contengono un elenco esaustivo delle pressioni e degli impatti da prendete in considerazione nel primo aggiornamento del Piano. L'elenco prevede pressioni specifiche quali, ad esempio, l'acquacoltura, la silvicoltura, l'energia non idroelettrica e la distinzione tra impianti IED e non IED. Viene inoltre ricordato che la linea guida n. 3 riguarda, in particolare, l'individuazione delle pressioni e degli impatti. Infine, si segnala che, a livello nazionale, il sistema delle Agenzie ambientali coordinato da ISPRA sta attualmente lavorando alla predisposizione, tra le altre, delle seguenti linee guida: Linee guida nazionali per l'analisi delle pressioni e degli impatti. Risposta Già in occasione della prima redazione del PdG si è fatto riferimento alle linee guida comunitarie riconoscendone l importanza ai fini dell elaborazione di un Piano rispondente alle prescrizioni attuative della DQA. Tale approccio viene replicato anche per l aggiornamento del Piano tenendo inoltre conto degli aggiornamenti in corso relativamente alle linee guida comunitarie per la rendicontazione dei piani di gestione 32/251

33 e dei lavori in corso a livello nazionale per la predisposizione delle Linee guida nazionali per l'analisi delle pressioni e degli impatti. Punto secondo Si fa riferimento ai rilievi specifici sul Piano di gestione delle acque della Regione Sardegna, avanzati dalla Commissione Europea in occasione dell'incontro bilaterale del 24 settembre 2013 dove, nella domanda 51, si raccomanda di fornire nell'aggiornamento del piano di gestione le informazioni relative ai corpi idrici sotterranei, agli obiettivi ambientali e alle eventuali deroghe. Si raccomanda, inoltre, di rivalutare l'applicabilità dell'art. 4 e, in particolare, degli obiettivi meno rigorosi ai sensi dell'art. 4(5) della direttiva quadro per le attività industriali e minerarie. Tale revisione, sulla base dei dati di monitoraggio e delle ulteriori informazioni acquisite, potrà consentire di migliorare il quadro previsionale relativo alla possibilità del raggiungimento del buono stato, con l'obiettivo di escludere il ricorso al giudizio esperto. Con riferimento all'att. 4 della Direttiva 2000/60/CE si ricorda, inoltre, che, al fine di stabilire se ricorrono i presupposti per l'applicazione delle esenzioni previste dall'articolo 4 della DQA, commi 4, 5, 6 e 7, e possibile fare riferimento alle indicazioni contenute nella Linea guida n. 20 "Guidance document and exemptions to the environmental objectives". Risposta Già in occasione del confronto bilaterale la Regione Sardegna ha fornito le risposte sulla questione sollevata dalla commissione europea relativamente alle acque sotterranee. In tale occasione è stato evidenziato che le informazioni richieste dalla Commissione in merito allo Stato Chimico, Quantitativo e Complessivo, agli obiettivi ambientali e alle esenzioni erano già contenute in un documento pubblicato in precedenza dalla Regione e denominato CARATTERIZZAZIONE, OBIETTIVI E MONITORAGGIO DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI DELLA SARDEGNA. In occasione del bilaterale sono stati inoltre forniti ulteriori dettagli sulle metodologie utilizzate in merito all applicazione delle esenzioni ed è stato ribadito che tutti gli obiettivi fissati nel primo PdG saranno oggetto di revisione nel secondo RBMP sulla base dei dati di monitoraggio e delle ulteriori informazioni acquisite. In riferimento a quanto sopra, la regione Sardegna conferma quanto evidenziato nella risposta al questionario fornita in preparazione della riunione bilaterale del 24 settembre, ovvero che tutti gli obiettivi fissati nella prima redazione del PdG saranno oggetto di revisione nell aggiornamento del PdG sulla base dei dati di monitoraggio, delle ulteriori informazioni acquisite e tenendo conto, come peraltro già per il primo ciclo di pianificazione, delle linee guida comunitarie. Punto terzo Il MATTM segnala che dopo la pubblicazione della Valutazione globale provvisoria, è stato emanato il DM 27 novembre 2013, n. 156, pubblicato sulla G.U. del 14 gennaio 2014, n. 10, "Regolamento recante i criteri 33/251

34 tecnici per l'identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell'articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo. Risposta Nell aggiornamento del PdG le valutazioni relative ai corpi idrici fortemente modificati terranno conto dei criteri tecnici stabiliti dal richiamato DM 27 novembre Punto quarto In generale, si evidenzia l'importanza di affrontare, sulla base delle maggiori informazioni di cui e possibile disporre in questo secondo ciclo di pianificazione, la trattazione di alcune tematiche, quali, ad esempio, il problema relativo alla deposizione atmosferica nella predisposizione del Programma di Monitoraggio e l'analisi della tendenza a lungo termine delle concentrazioni delle sostanze dell'elenco di priorità di cui alla tabella 2/A del Decreto del Ministero dell'ambiente e Tutela del Territorio e del Mare del 8 novembre 2010, n Risposta Già in occasione del confronto bilaterale il Ministero ha evidenziato che a livello nazionale, in attuazione degli obblighi derivanti dalle Convenzioni internazionali e relativi protocolli, sono disponibili i dati relativi alle emissioni e deposizioni atmosferiche di una serie di sostanze ( es: metalli pesanti e POPs), incluse le relative mappe secondo la maglia 50*50 km. Inoltre viene regolarmente compilato il registro nazionale delle emissioni che contribuisce al registro E-PRTR (European Pollutant Release and Transfer Register) europeo realizzato sulla base di quanto previsto dal Regolamento (CE) 166/2006 ( Regulation on of the European Parliament and of the Council concerning the establishment of a European Pollutant Release and Transfer Register and amending Council Directives 91/689/EEC and 96/61/EC ). Come è noto, la frequenza della raccolta dati e della comunicazione dei dati alla Commissione Europea è annuale. Inoltre, sono disponibili gli inventari regionali delle sorgenti di emissione (IRSE) di cui all'art. 22 del D. Lgs. del 13 agosto 2010 (Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell aria ambiente e per un aria più pulita in Europa) che contengono le emissioni in atmosfera generate dalle sorgenti presenti sul territorio sotto forma di quantitativi emessi per sostanza. In attuazione degli impegni assunti in occasione del bilaterale, nel secondo ciclo di pianificazione, tali elementi, qualora risultanti significativi, saranno considerati nell analisi delle pressioni e degli impatti e nella progettazione dei programmi di monitoraggio in quanto derivanti da attività antropiche che influenzano o possano influenzare le risorse idriche. Punto quinto 34/251

35 Si ricorda, infine, che, ai fini dell'aggiornamento del primo piano di gestione ex art. 13 della direttiva 2000/60/CE, il sistema delle Agenzie ambientali coordinato da ISPRA sta attualmente lavorando alla predisposizione, tra le altre, delle seguenti Linee guida: Linee guida per la definizione delle reti di monitoraggio, attività di monitoraggio e valutazione dei risultati del monitoraggio Linee guida per la Valutazione dello stato quantitativo dei corpi idrici sotterranei. Risposta Nell aggiornamento del PdG si terrà conto delle citate linee guida per la definizione delle reti di monitoraggio, attività di monitoraggio e valutazione dei risultati del monitoraggio recentemente pubblicate. Si terrà inoltre conto di eventuali ulteriori linee guida che dovessero essere ufficializzate nel corso dei lavori di aggiornamento. Punto sesto Nell'aggiornamento del piano di gestione è importante porre in evidenza la stretta connessione tra l'individuazione delle maggiori pressioni presenti nel territorio, l'esame degli stati di qualità e la conseguente individuazione delle principali misure di piano. Si segnala, ad ogni buon fine, che le citate Linee guida comunitarie per la rendicontazione dei piani di gestione 2015 "IV F.D Reporting Guidance 2016" al cap. 10 riportano la metodologia da seguire per l'identificazione delle misure di piano e contengono, inoltre, una " Mappatura delle pressioni significative e delle sostanze chimiche che causano il fallimento degli obiettivi con le principali tipologie di misure e i relativi indicatori quantitativi della scala delle pressioni da prendere in considerazione e la scala delle misure prevista per raggiungere gli obiettivi della direttiva quadro" (Allegato III). Risposta Nell aggiornamento del PdG e dell analisi delle pressioni e degli impatti, tenendo conto dello stato dei corpi idrici saranno riesaminati gli obiettivi e le misure migliorando le informazioni sui collegamenti tra le pressioni e gli impatti delle attività umane, gli obiettivi e le misure adottate. 35/251

36 5. I SISTEMI INFORMATIVI A SUPPORTO DEL PIANO 5.1. Premessa In attuazione delle norme nazionali 1 e regionali 2 la Regione ha effettuato una serie di attività conoscitive finalizzate alla raccolta ed elaborazione dei dati relativi alle caratteristiche dei bacini idrografici, con particolare attenzione agli elementi geografici, geologici, idrogeologici, fisici, chimici e biologici dei corpi idrici superficiali e sotterranei. L attuazione del D.Lgs 152/06 e s.m.i. ha reso necessario il reperimento di informazioni di dettaglio inerenti l idrografia superficiale (corsi d acqua, laghi-invasi, acque di transizione ed acque marino costiere), le caratteristiche geo-morfologiche dei bacini idrografici, lo stato dei suoli e la tipologia del loro utilizzo, dati ed informazioni sullo stato di qualità delle acque superficiali, nonché informazioni inerenti gli schemi fognario depurativi e relativi scarichi ricompresi negli strumenti di pianificazione di settore della regione e lo stato di funzionalità e conformità degli stessi. L acquisizione e la gestione delle informazioni di cui sopra è finalizzata, tra l altro, al continuo aggiornamento del quadro conoscitivo sulle caratteristiche dei bacini idrografici e sull analisi dell impatto esercitato dall attività antropica (ex Allegato 3 parte terza D.Lgs. 152/06), alla classificazione della qualità dei corpi idrici e alla successiva definizione delle misure necessarie al raggiungimento o al mantenimento degli obiettivi di qualità ambientale di cui all art. 77, commi 1 e 2 del D.Lgs. 152/06, all'invio al MATTM (Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) e all ISPRA (ex Agenzia per la Protezione dell Ambiente e per i servizi Tecnici APAT) delle informazioni sullo stato della qualità dell acqua di cui all art. 75, comma 5 del D.Lgs. 152/06 e sulle attività di smaltimento delle acque reflue urbane di cui all art. 101, comma 9 del D.Lgs. 152/06. La Regione Sardegna si è dotata del Sistema Informativo Regionale Ambientale (SIRA). Tale sistema informativo ingloba in se le informazioni ambientali e le rende disponibili sia verso i diversi livelli della Pubblica Amministrazione, sia verso le diverse categorie di soggetti privati, attraverso la realizzazione del portale SIRA. L area di riferimento del progetto SIRA riguarda le attività di governo dell'ambiente, del territorio e la definizione delle politiche sanitarie, sociali, economiche che richiedono la disponibilità di patrimoni conoscitivi affidabili sui cui fondare le decisioni. Uno dei principali moduli che compongono il SIRA è costituito dalle acque superficiali e sotterranee. Al fine di assicurare la più ampia divulgazione delle informazioni sullo stato dell ambiente idrico e per la predisposizione e pubblicazione della relazione sulle attività di smaltimento delle acque reflue urbane, 1 D. Lgs n. 152/99 2 L.R. n.14 del19 luglio /251

37 secondo l art.101, comma 9, del D.Lgs. 152/06 sono operativi i seguenti Sistemi Informativi sulle Acque, con funzioni di raccolta, elaborazione, coordinamento dei dati sulle acque e sugli scarichi dei reflui presenti in Sardegna: CeDoc: Centro di Documentazione dei bacini idrografici di cui alla legge regionale 19 luglio 2000 n. 14: sistema che permette il caricamento dei dati su database centrale cui è connesso un Sistema Informativo a riferimento geografico disponibile su WEB GIS, che consente la consultazione degli stessi dati, aggiornati e integrati con i risultati prodotti dall attività di monitoraggio sulla qualità delle acque superficiali e sotterranee; DeSAC: Depuratori Scarichi Autorizzazioni Controlli: applicazione disponibile su web contenente i database dei dati tecnico-amministrativi inerenti impianti di depurazione, scarichi, autorizzazioni allo scarico, certificati di controllo e controlli di conformità dello scarico; SI ZVN: Sistema Informativo sulle Zone Vulnerabili da Nitrati disponibile su web realizzato in applicazione della Direttiva 676/91/CEE (Direttiva Nitrati) per l applicazione del Programma d Azione approvato dalla Regione Sardegna a seguito della designazione della ZVN di Arborea. SIRiA: Sistema Informativo Risorsa Acqua applicazione disponibile su web finalizzata all aggiornamento dei dati e alla trasmissione, all'ispra, delle schede previste dai decreti del Ministero dell Ambiente n. 198 del 18 settembre 2002 e n. 152 del 19 agosto Sistema Informativo Profili acque di Balneazione: applicazione disponibile su web finalizzata all aggiornamento dei dati relativi ai profili delle acque di balneazione Sistema Informativo Rete Idro-termo-pluviometrica: Sistemi che consentono la visualizzazione dei dati idrometeorologici delle stazioni di monitoraggio Il Sistema informativo SIRA Il progetto del Sistema informativo regionale ambientale (Sira) nasce con l obiettivo di diffondere l'informazione ambientale sia ai diversi livelli della Pubblica Amministrazione, sia alle diverse categorie di soggetti privati e prevede la gestione di un unica banca dati che accoglie le informazioni ambientali organizzate secondo le direttive Sinanet. Il progetto Sira Sardegna ha, le seguenti principali finalità: la costituzione di un infrastruttura per la gestione e la diffusione dei dati ambientali, integrata con l esistente infrastruttura dedicata ai dati territoriali (SITR) l integrazione dei dati di rilevanza ambientale già disponibili, ai fini della loro condivisione in rete la realizzazione dei principali moduli applicativi per le Aree tematiche prioritarie e l automazione dei processi di popolamento/aggiornamento della comune base di conoscenza del SIRA 37/251

38 la fornitura in rete dei servizi applicativi dedicati alle diverse classi di utenti dello spazio SIRANet siano essi Enti pubblici e privati, imprese, cittadini, associazioni ambientali Il Sistema Informativo Centro di Documentazione dei Bacini Idrografici (CeDoc) Il sistema informativo consente la gestione dei dati territoriali, inerenti l idrografia superficiale (quali corsi d acqua, laghi-invasi, acque di transizione ed acque marino costiere), e le caratteristiche geo-morfologiche dei bacini idrografici, nonché dati e misure analitiche inerenti lo stato di qualità delle acque superficiali e degli scarichi degli schemi fognario depurativi ricompresi negli strumenti di pianificazione di settore della regione. Il sistema informativo (visibile all indirizzo internet è tenuto costantemente aggiornato, nella componente relativa ai dati di monitoraggio, attraverso l attività dell ARPAS (Agenzia Regionale per la Protezione dell Ambiente della Sardegna) che trasmette via web i certificati analitici derivanti dal controllo dei corpi idrici superficiali e sotterranei effettuato sulla rete istituita dalla regione ai sensi del D.Lgs 152/99 e della Direttiva 2000/60/CE e del D.Lgs 152/ Il Sistema Informativo Monitoraggio 2000/60 Il Sistema Informativo Monitoraggio 2000/60 consente all ARPA Sardegna l individuazione dei sottositi di monitoraggio e l indicazione dei parametri biologici, chimici, chimico-fisici e idromorfologici da sottoporre a controllo. Il sistema è accessibile solo agli utenti abilitati all indirizzo Il Sistema Informativo Depuratori Scarichi Autorizzazioni Controlli (DeSAC) In attuazione del D. Lgs n. 152/99 e del D. Lgs n. 152/06, è stata realizzata un'applicazione web finalizzata al controllo della conformità degli scarichi provenienti da impianti di depurazione di acque reflue urbane ed industriali denominato DeSAC 3, costituente il Catasto delle Pressioni Antropiche (CPA). Il Sistema DeSAC necessita di continuo aggiornamento, il quale avviene ad opera di diversi soggetti che popolano la porzione di database di propria competenza. I soggetti coinvolti sono: Gestore del Servizio Idrico Integrato per l aggiornamento dei dati tecnici sugli impianti di depurazione e sulle reti fognarie; 3 Il sistema informativo è raggiungibile all indirizzo web L accesso al sistema avviene tramite autenticazione ed è riservato ai soggetti che, a diverso titolo, contribuiscono all alimentazione del database. 38/251

39 Autorità d Ambito Territoriale Ottimale per le attività di controllo sul Gestore del Servizio Idrico Integrato; ARPA Sardegna ed i relativi Dipartimenti provinciali per le attività di campionamento ed analisi degli scarichi e successivo caricamento dei certificati di analisi; Province e Comuni per le attività di rilascio delle autorizzazioni allo scarico. In attuazione dell articolo 51, comma 1, lettera c), della legge regionale n. 9 del 2006, sono attribuite alle Province le funzioni di tenuta e gestione del Catasto delle Pressioni Antropiche (CPA) inteso come insieme delle informazioni riguardanti le autorizzazioni allo scarico di acque reflue ed i relativi controlli Il Sistema Informativo sulle Zone Vulnerabili da Nitrati (SI ZVN) Il Sistema Informativo sulle Zone Vulnerabili da Nitrati è a riferimento geografico ed è disponibile su web 4. Il sistema informativo costituisce un supporto per l applicazione del Programma d Azione approvato 5 dalla Regione Sardegna a seguito della designazione della ZVN di Arborea avvenuta con D.G.R. n. 1/12 del Il Sistema contiene due tipologie di informazioni principali: dati relativi allo stato di qualità dei suoli e delle acque superficiali e sotterranee; dati necessari per l espletamento delle procedure amministrative derivanti dal citato programma d azione. Il sistema viene aggiornato ad opera dei seguenti soggetti: Provincia: in qualità di organo di autorizzazione e controllo; ARPAS: soggetto che esercita le attività di controllo dei suoli e sulle acque 6 ; Operatori di settore agro-zootecnico: i singoli operatori utilizzano il sistema per la redazione delle comunicazioni previste dal programma d azione 5.6. Il Sistema Informativo Risorsa Acqua (SIRiA) Il sistema è stato realizzato in attuazione dell art. 3 comma 7 del D.Lgs 152/99 e dell art. 75 c.5 del D.Lgs 152/06 per le finalità legate alla trasmissione all ISPRA delle schede previste dai più sopra citati decreti del MATTM. 4 Il sistema informativo è raggiungibile all indirizzo web L accesso al sistema avviene tramite autenticazione ed è riservato ai soggetti che, a diverso titolo, contribuiscono all alimentazione del database. 5 Deliberazione della Giunta Regionale 4 aprile 2006, n. 14/17. 6 Nelle aree vulnerabili da nitrati i controlli effettuati sulle acque, sia superficiali che sotterranee, vengono fatte confluire sul sistema informativo CeDoc 39/251

40 Le schede relative ai decreti sopra citati richiedono informazioni incrociate relative a: stato di qualità delle acque, sia superficiali che sotterranee, sia per la qualità ambientale che per la specifica destinazione (acque destinate al consumo umano, alla balneazione, alla vita dei pesci e dei molluschi); assetto del sistema fognario-depurativo (sia in termini di configurazione degli schemi di pianificazione che del relativo stato di attuazione); stato di funzionalità del sistema di depurazione (certificati analitici derivanti dal controllo degli scarichi e degli impianti di depurazione); controllo delle acque superficiali e sotterranee per la vulnerabilità da nitrati. Il sistema informativo infine mette in relazione i sopra richiamati aspetti con quelli relativi al risanamento ed ai finanziamenti finalizzati al miglioramento della qualità delle acque Profili delle acque di balneazione La Direttiva 2006/7/CE ed il DLgs n.116 impongono la redazione dei profili delle acque di balneazione secondo le specifiche contenute nell Allegato E Profili delle acque di Balneazione del Decreto del Ministero della Salute del 30 Marzo I profili delle acque di balneazione sono utilizzati per l'individuazione delle acque di balneazione, della rete e del calendario di monitoraggio, degli interventi e delle misure necessarie per prevenire o ridurre il rischio di contaminazione. I profili rappresentano inoltre uno strumento fondamentale per l informazione al cittadino riguardo la qualità delle acque di balneazione, la presenza di fattori di rischio per la salute dei bagnanti (eutrofizzazione, fioriture algali ed eccessivo sviluppo di fitoplancton o alghe verdi o macrofite) e le misure di gestione adottate. Nel definire i profili le regioni e le province utilizzano anche i dati derivati dall attività conoscitiva di cui alla parte terza del DLgs 152/2006. L attività di redazione dei Profili delle Acque di Balneazione coinvolge in maniera diretta le singole Amministrazioni Comunali le quali dovranno fornire, con il supporto delle Province e dell'arpas, le informazioni di propria competenza contenute nel citato Allegato E del D.M.30 Marzo Pertanto i Comuni dovranno trasmettere al Servizio Tutela e Gestione delle Risorse Idriche, Vigilanza dei Servizi Idrici e Gestione delle Siccità della Direzione Generale dell'agenzia Regionale del Distretto Idrografico della Sardegna, tutte le informazioni relative alle acque di balneazione ricadenti nel proprio territorio comunale, attraverso la compilazione delle schede disponibili all'indirizzo 40/251

41 5.8. La base dei dati idro-termo-pluviometrici della Regione Sardegna Per le finalità contenute nelle norme europee, nazionali e regionali è istituita una rete di monitoraggio quantitativo delle acque. Tale rete ha come scopo il rilevamento dei dati idrometeorologici e la trasmissione degli stessi alle strutture regionali. I dati rilevati sono raccolti presso la Direzione generale Agenzia regionale del Distretto Idrografico della Sardegna, Servizio tutela e gestione delle risorse idriche, vigilanza sui servizi idrici e gestione delle siccità, settore idrografico. I dati rilevati sono resi disponibili mediante la pubblicazione degli annali idrologici, divisi in parte prima e parte seconda. Nella parte prima sono riportati: Termometria: osservazioni termometriche giornaliere massimi, minimi e medi valori medi ed estremi; Pluviometria: suddivisi in tabelle che riportano: i totali giornalieri, i totali annui e il riassuntivo dei mensili, le precipitazioni di massima intensità, le massime precipitazioni dell anno per periodi di più giorni consecutivi, le precipitazioni di notevole intensità e breve durata e la rilevazione del manto nevoso. Nella parte seconda, articolati in sezioni, sono riportati: Afflussi meteorici: valori mensili e annui del contributo medio e dell altezza; Idrometria: altezze idrometriche giornaliere; Portate e i bilanci idrologici: portate medie giornaliere; Freatimetria: osservazioni giornaliere e valori medi mensili e annui dei livelli freatici. Nel sito della Regione Sardegna, relativamente alle stazioni tradizionali, nella sezione Presidenza, Direzione Generale Agenzia del Distretto idrografico/ pubblicazioni/ misure termopluviometriche e idrometriche rilevate dalla rete delle stazioni gestite dal settore idrografico, sono reperibili: l elenco delle stazioni termopluviometriche e di quelle idrometriche; la serie storica delle altezze di precipitazione giornaliera dal 1982 al 2007; la serie storica delle temperature massime e minime giornaliere dal 1982 al 2005; la serie storica delle altezze idrometriche giornaliere rilevate nelle sezioni dal 1977 al 2005; la serie storica delle portate giornaliere, medie, massime e minime, complete di afflusso e deflusso meteorico, dal 1977 al Sono inoltre disponibili presso il Servizio tutela e gestione delle risorse idriche e gestione della siccità i dati relativi alle stazioni in tempo reale Stazioni in tempo reale. La rete di rilevamento e sorveglianza in telemisura è composta da 92 stazioni di rilevamento idrotermopluviometrico per la trasmissione dati in tempo reale. Essa è finalizzata alla conoscenza dei fenomeni idroclimatici, con particolare riferimento alla valutazione degli stati di preallarme ed allarme derivanti da situazioni meteorologiche critiche, alla previsione delle piene in tempo reale, ed alle azioni di contrasto, di previsione e prevenzione del fenomeno della siccità. 41/251

42 L'ubicazione delle stazioni di misura è tale da garantire una copertura spaziale omogenea su tutto il territorio regionale. I dati acquisiti dalle stazioni di rilevamento e le relative elaborazioni sono consultabili attraverso l apposito servizio web accessibile all indirizzo 42/251

43 6. DESCRIZIONE GENERALE DELLE CARATTERISTICHE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO (ART. 5 DIR. 2000/60/CE) 6.1. Premessa La Direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE (Direttiva) ed il D.Lgs 152/06 prevedono per ogni distretto idrografico, come attività preliminare per la predisposizione delle misure di tutela della qualità delle acque, l individuazione dei corpi idrici come unità fisiche di riferimento, per le quali definire gli obiettivi di qualità ambientale e verificarne il raggiungimento. Tale attività è stata condotta secondo quanto definito dal D.M. 131/2008 per le acque superficiali e dal D.Lgs 30/2009 per le acque sotterranee. Nel presente capitolo si riporta una breve sintesi delle attività realizzate nel primo ciclo di pianificazione e di quelle in progetto per l individuazione, tipizzazione e caratterizzazione di corpi idrici superficiali e sotterranei Tipizzazione ed individuazione dei corpi idrici superficiali Per quanto concerne le acque superficiali, il D.M. 131/2008 definisce i criteri metodologici per l individuazione dei corpi idrici come parte integrante della procedura di caratterizzazione dei corpi idrici stessi, articolata nelle seguenti 3 fasi principali: Individuazione dei tipi (tipizzazione) per le diverse categorie di acque superficiali (fiumi, laghi/invasi, acque di transizione e acque costiere); Individuazione preliminare dei corpi idrici per ciascun tipo e per ciascuna categoria sulla base degli elementi idro-geomorfologici; Analisi delle pressioni sui corpi idrici individuati ed individuazione definitiva dei corpi idrici. Nel distretto idrografico della Regione Sardegna si è effettuata una preliminare individuazione dei tipi fluviali, lacustri, delle acque di transizione e marino-costiere, sulla base della valutazione dei descrittori previsti per ciascuna tipologia (idromorfologici, idrologici, geomorfologici, morfometrici, geologici, ecc). I risultati dell attività di Caratterizzazione dei corpi idrici superficiali sono illustrati negli allegati 6.1 Caratterizzazione dei Corpi idrici della Sardegna Relazione generale ; Allegato 6.1.a Caratterizzazione dei Corpi idrici della Sardegna Allegato A ; Allegato 6.1.b Caratterizzazione dei Corpi idrici della Sardegna Allegato B, approvata con Delibera del Comitato Istituzionale dell Autorità del Bacino della Sardegna n. 4 del 13/10/2009 e successivamente dalla Regione Sardegna con Delibera della Giunta Regionale n. 53/24 del 04/12/2009), e le risultanze della caratterizzazione sono rappresentate nella cartografia specifica che riporta: l ubicazione, il perimetro e i tipi presenti per ciascun bacino idrografico ricompreso nel Distretto Idrografico della Sardegna allegati al Piano di Gestione (Tavola n. 2 - Caratterizzazione dei corpi idrici superficiali Tipizzazione: Corsi d acqua; Tavola n. 3 - Caratterizzazione 43/251

44 dei corpi idrici superficiali Tipizzazione: Acque marino costiere; Tavola n. 4 - Caratterizzazione dei corpi idrici superficiali Tipizzazione: Acque di transizione, laghi e invasi). Nel presente paragrafo si riporta una breve sintesi delle attività fin qui realizzate e in progetto per l individuazione, tipizzazione e caratterizzazione di corpi idrici superficiali, mentre per l analisi delle pressioni e l individuazione delle pressioni significative si rimanda al capitolo 7 del presente documento. Nella tabella che segue si riporta una sintesi della ripartizione dei corpi idrici superficiali (naturali, artificiali e fortemente modificati) individuati nella Regione Sardegna per le diverse categorie e nei paragrafi successivi una breve descrizione dei metodi utilizzati. Tabella 6-1 Ripartizione dei corpi idrici per ciascuna categoria. Natura del corpo idrico Fiumi Laghi e Acque di Acque invasi transizione marino-costiere Totale Corpi idrici naturali Corpi idrici artificiali Corpi idrici fortemente modificati Totale Tipizzazione ed individuazione dei corpi idrici fluviali Nella metodologia per l individuazione dei tipi fluviali, i corsi d acqua vengono sottoposti a tre livelli di analisi Livello 1 Regionalizzazione Livello 2 Definizione di una tipologia di massima Livello 3 - Definizione di una tipologia di dettaglio (facoltativo) Il livello 1 prevede la regionalizzazione del territorio nel contesto europeo, (individuazione della idroecoregione di appartenenza). Il livello 2 prevede la definizione di una tipologia di massima tramite descrittori idromorfologici ed idrologici (distanza dalla sorgente, dimensione del bacino, morfologia dell alveo, perennità e persistenza, origine del corso d acqua, possibile influenza del bacino a monte sul corpo idrico). Nel livello 2, in particolare, vengono individuati i corsi d acqua perenni e temporanei, e per ciascuno di essi individuata una taglia del corpo idrico stesso. La procedura ha portato all individuazione di 12 tipi fluviali (6 perenni e 6 temporanei) per un totale di 724 corpi idrici. L attività di tipizzazione dei corpi idrici ai sensi del D.M. n. 131/08, ha subito il processo di accorpamento previsto dal D.M. n. 260/2010, in maniera da considerare la diversa sensibilità degli EQB ai vari descrittori 7 Per i corsi d acqua l attività di individuazione dei corpi idrici fortemente modificati, sarà completata e validata a seguito dei risultati del monitoraggio. 8 Per le acque di transizione l attività di individuazione dei corpi idrici fortemente modificati, sarà completata a seguito dei risultati del monitoraggio. 44/251

45 utilizzati e valutare per i diversi casi la tipo specificità e le condizioni di riferimento mediante il raggruppamento in macrotipi; in particolare per i tipi fluviali si indicano come elementi biologici i macroinvertebrati, le diatomee e le macrofite, mentre l elemento fauna ittica, non risulta sensibile ai descrittori utilizzati per la tipizzazione. Tutti i tipi individuati per il Distretto Idrografico della Sardegna sono stati raggruppati in macrotipi secondo la Tabella 3a. Elenco dei tipi fluviali presenti in Italia meridionale e inclusi nel sistema MacrOper e legati secondo la relazione: MACROTIPO MACROTIPO Macroinvertebrati N Macrofita N TIPO N 1 piano N Agg. Piano e diatomee Macrotipi Macrotipi 21EF7Tsa M5 Non definiti 21EF8Tsa 8 8 M5 Non definiti 21EP7Tsa M5 Non definiti EP8Tsa 1 1 M5 Non definiti IN7Tsa M5 Non definiti 21IN8Tsa 6 7 M5 Non definiti 21SR1Tsa 9 9 M1 Ma 21SS1Tsa 5 5 M1 46 Ma 46 21SS2Tsa M1 Ma 21SS3Tsa M4 32 Mg 32 21SS4Tsa M2 12 Mb 12 21SS5Tsa 2 2 M3 2 Me 2 Totale Le attività di monitoraggio hanno consentito di individuare differenze molto significative tra due stazioni appartenenti allo stesso corpo idrico (0035-CF000102), confermate da un approfondimento della valutazione delle pressioni. A seguito di quest analisi, in accordo con le risultanze dell ARPAS, il corpo idrico (0035- CF000102) è stato suddiviso alla confluenza col Riu sa Perda (0035-CF001900); il tratto a monte della confluenza mantiene il vecchio codice 0035-CF000102, il tratto a valle, sino alla foce, in accordo con la codifica utilizzata per la tipizzazione ai sensi del D.M. 131/2008, avrà il codice 0035-CF Oltre a questa integrazione nel presente progetto di piano non sono previste ulteriori modifiche nella caratterizzazione dei corpi idrici fluviali Tipizzazione ed individuazione dei corpi idrici lacustri I corpi idrici lacustri naturali, artificiali e naturali fortemente modificati presenti sul territorio nazionale devono essere classificati in tipi sulla base di descrittori di carattere morfometrico (profondità media), sulla composizione prevalente del substrato geologico (calcareo o siliceo) e sulla base della polimissi (un lago o invaso è definito polimittico se non mostra una stratificazione termica evidente e stabile). 45/251

46 La tipizzazione deve essere eseguita per i laghi con superficie 0,2 km² e per gli invasi con superficie 0,5 km². La procedura ha portato all individuazione di 6 tipi lacustri cui sono stati ricondotti 31 invasi ed un lago naturale (Lago di Baratz). I tipi lacustri individuati nel Distretto Idrografico della Sardegna sono stati accorpati secondo la Tab. 4.2/a Accorpamento dei tipi lacustri italiani in macrotipi dell allegato 1 del DM 260/2010: TIPO N CI MACROTIPO N macrotipi ME 1 2 I4 2 ME 2 7 I3 7 ME 3 7 I3 7 ME 4 8 L2 ME 5 7 L2 15 S 1 I3 1 Totale Per l aggiornamento del piano di gestione non si prevede la modifica o l individuazione di nuovi corpi idrici lacustri Tipizzazione ed individuazione delle acque di transizione La procedura per la definizione dei tipi per le acque di transizione si articola in cinque livelli successivi di seguito descritti: localizzazione geografica: valutazione della localizzazione geografica per stabilire l ecoregione di appartenenza; geomorfologia: prende in considerazione le caratteristiche geomorfologiche delle acque di transizione, che corrispondono alle lagune costiere ed alle foci fluviali; escursione di marea: le lagune costiere sono distinte in due sottoinsiemi in base all escursione di marea. Si definiscono microtidali le lagune costiere dove l escursione di marea è >50 cm; non tidali le lagune costiere in cui l escursione di marea sia <50 cm. Anche i laghi costieri salmastri rientrano in questa categoria; superficie: In base alla superficie sono distinte le lagune costiere di superficie > 2,5 Km 2 e lagune costiere di dimensioni comprese fra 0,5 Km 2 e 2,5 Km 2 ; salinità: infine le lagune costiere sono distinte in base ai valori di salinità (salinità media annuale) in: Oligoaline: <5 psu Messaline: 5-20 psu Polialine: psu Eurialine: psu Iperaline: > 40 psu L attività di caratterizzazione ha portato all individuazione di 10 tipi di acque di transizione in cui sono ricompresi 57 corpi idrici. 46/251

47 I tipi per la acque di transizione individuati nel Distretto Idrografico della Sardegna sono stati raggruppati in macrotipi secondo la tabella Tab. 4.4/a - Macrotipi ai fini della definizione delle condizioni di riferimento per gli elementi di qualità biologica macroalghe, fanerogame e macroinvertebrati bentonici, per il tipo AT21 Foci fluviali ad oggi non sono stati individuati dei criteri per la classificazione dello stato biologico. TIPO N CI MACROTIPO N Macrotipi AT01 3 M AT 1 AT02 6 M AT 1 AT03 7 M AT 1 AT04 19 M AT 1 AT05 11 M AT 1 56 AT07 1 M AT 1 AT08 2 M AT 1 AT09 3 M AT 1 AT10 4 M AT 1 AT21 1 criteri non individuati dal DM 1 Totale Per l aggiornamento del piano di gestione non si prevede l individuazione di nuovi corpi idrici per le acque di transizione Tipizzazione ed individuazione delle acque marino-costiere Il processo di caratterizzazione si articola in quattro fasi successive: Individuazione dell Ecoregione di appartenenza: tutta l Italia appartiene all Ecoregione Mediterranea. Valutazione dei descrittori geomorfologici: ci si riferisce alla morfologia dell area costiera sommersa, all area di terraferma adiacente e alla natura del substrato. La costa italiana, sulla base dei descrittori geomorfologici, è suddivisa in sei tipologie principali : A Rilievi montuosi B Terrazzi C Pianura Litoranea D Pianura di fiumara E Pianura alluvionale F Pianura di dune Valutazione dei descrittori idrologici: i descrittori idrologici presi in considerazione sono relativi alle condizioni prevalenti di stabilità verticale della colonna d acqua (alta, media e bassa). La stabilità N della colonna d acqua è un fattore che rappresenta gli effetti delle immissioni di acqua dolce di provenienza continentale, correlabili ai numerosi descrittori di pressione antropica che insistono sulla fascia costiera (nutrienti, sostanze contaminanti ecc.). 47/251

48 Definizione dei tipi costieri: la definizione dei tipi costieri si ottiene dalla combinazione delle valutazione precedenti secondo la seguente tabella: Tabella 6-2 Tipi costieri italiani secondo i criteri geomorfologici e idrologici. Criteri geomorfologici Criteri idrologici Stabilità (1) alta (2) media (3) bassa (A) Rilievi montuosi A1 A2 A3 (B) Terrazzi B1 B2 B3 (C) Pianura litoranea C1 C2 C3 (D) Pianura di fiumara D1 D2 D3 (E) Pianura alluvionale E1 E2 E3 (F) Pianura di dune F1 F2 F3 La procedura ha portato all individuazione di 5 tipi costieri, per un totale di circa 217 corpi idrici. I tipi per la acque marino costiere individuati nel Distretto Idrografico della Sardegna individuati ai sensi del D.M. n. 131/08 sono stati successivamente raggruppati in Macrotipi, in accordo con quanto previsto dall allegato 1 del DM 260/2010, secondo le tabelle Tab. 4.3/a - Macrotipi marino-costieri per fitoplancton e macroinvertebrati bentonici e Tab. 4.3/b - Macrotipi marino-costieri per macroalghe : Tipi marino costieri Totale Macrotipo fitoplancton e macroinvertebrati bentonici N CI Macrotipo per macrolaghe A B B B B N CI TIPO AC A3 AC C3 AC E3 AC F3 AC E2 N CI Per l aggiornamento del piano di gestione non si prevede l individuazione di nuovi corpi idrici marino costieri Individuazione dei corpi idrici sotterranei e loro caratterizzazione Nel documento Caratterizzazione, obiettivi e monitoraggio dei corpi idrici sotterranei della Sardegna approvato con Delibera del Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino Regionale n. 1 del 16 dicembre 2010 e con Delibera della Giunta Regionale n. 1/16 del 14 gennaio 2011 sono stati individuati e caratterizzati 114 corpi idrici sotterranei. Nell allegato al presente Progetto di Piano di Gestione, denominato Caratterizzazione, obiettivi e monitoraggio dei corpi idrici sotterranei, oltre ai criteri utilizzati per l individuazione e la lista dei corpi idrici approvati nel 2011, sono riportati i progetti di aggiornamento/revisione per il Piano di Gestione Nel presente paragrafo si riporta una breve sintesi delle attività fin qui realizzate e in progetto per l individuazione e la caratterizzazione di corpi idrici sotterranei Individuazione dei corpi idrici sotterranei approvata nel 2011 La delimitazione dei corpi idrici sotterranei è stata eseguita in conformità a quanto previsto dal D.Lgs 30/2009 che riprende i criteri previsti dalla Linea Guida WFD CIS Guidance Document n. 2 Identification of 48/251

49 water bodies. Il principio fondamentale è che la delimitazione dei corpi idrici sotterranei deve essere fatta in modo da assicurare una descrizione appropriata dello stato chimico e quantitativo. Ciascun corpo idrico sotterraneo deve essere individuato come quella massa di acqua caratterizzata da omogeneità nello stato ambientale (qualitativo e/o quantitativo) tale da permettere, attraverso l interpretazione delle misure effettuate in un numero significativo di stazioni di campionamento, di valutarne lo stato, di individuare eventuali trend e gestire adeguatamente i rischi del non raggiungimento degli obiettivi ambientali. La delimitazione dei corpi idrici deve essere vista come un processo iterativo, da perfezionare nel corso del tempo. Pertanto l individuazione dei corpi idrici sotterranei è stata condotta sulla base di quanto previsto dal Decreto Legislativo 16 marzo 2009, n. 30, che indica i criteri da seguire e il percorso attraverso il quale determinare i corpi idrici che prevede: definizione dei COMPLESSI IDROGEOLOGICI principalmente su base litologica; individuazione degli ACQUIFERI, all interno dei complessi idrogeologici, sulla base dei limiti geologici e idrogeologici; individuazione dei CORPI IDRICI SOTTERRANEI sulla base di limiti idrogeologici, stato di qualità o analisi di pressioni e impatti; essi possono coincidere con l acquifero o comprendere porzioni di uno o più acquiferi. L applicazione dei criteri previsti dal D.Lgs 30/2009, dalla Dir. 2000/60/CE e sue linee guida, nel distretto idrografico della Sardegna ha portato alla individuazione di 114 corpi idrici sotterranei. Tale individuazione e caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei della Sardegna è stata approvata con Delibera del Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino Regionale della Sardegna n. 1 del 16/12/2010 e successivamente con Delibera della Giunta Regionale n. 1/16 del 14/01/2011. Il documento che descrive nel dettaglio tali attività, è riportato nell allegato Caratterizzazione, obiettivi e monitoraggio dei corpi idrici sotterranei. La rappresentazione cartografica dei corpi idrici sotterranei è riportata nelle Tavole 6.4 e 6.5 allegate. La Tabella riassume, per ciascuna tipologia di complesso idrogeologico prevista dal D.Lgs 30/2009, il numero di complessi idrogeologici, acquiferi e corpi idrici sotterranei individuati nel territorio Regionale. Tabella 6-3 individuazione dei corpi idrici sotterranei nel territorio Regionale Risultati dell attività di caratterizzazione in Sardegna Tipologie di complessi idrogeologici ai N. Complessi N. Corpi idrici sensi del D.Lgs 30/2009 N. Acquiferi idrogeologici sotterranei DQ - Alluvioni delle depressioni quaternarie VU- Vulcaniti CA - Calcari LOC - Acquiferi locali Totale Revisione della caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei per il Piano di Gestione 2015 Al fine di rendere confrontabili i progressi nel tempo si ritiene importante effettuare modifiche ai corpi idrici individuati nel 2011 solo nel caso questo sia ritenuto indispensabile. Tale necessità potrà palesarsi a valle 49/251

50 della revisione dell analisi delle pressioni potenziali e durante la procedura di valutazione dello stato chimico e quantitativo. Eventuali modifiche potranno essere effettuate anche sulla base delle risultanze della consultazione pubblica. Per i corpi idrici già identificati potrà essere migliorata la caratterizzazione in termini descrittivi, anche al fine di completare o affinare le informazioni richieste per il reporting previsto dalla Dir. 2000/60/CE Individuazione dei Corpi idrici fortemente modificati e artificiali Le metodologie per l individuazione dei corpi idrici fortemente modificati e artificiali sono indicate nella Common Implementation Strategy for the Water Framework Directive (2000/60/EC) Guidance document n. 4 - Identification and Designation of Heavily Modified and Artificial Water Bodies e nel Decreto Legislativo 27 Novembre 2013 n.156 Regolamento recante i criteri tecnici per l identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo., a cui si farà riferimento. Allo stato attuale sono stati individuati come corpi idrici fortemente modificati i 31 invasi presenti nel Distretto idrografico della Sardegna, l analisi per l individuazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati deve essere estesa ai restanti tipi di corpi idrici superficiali. Per quanto riguarda l identificazione preliminare dei CIFM nelle fasi del livello 1 viene verificato se sono soddisfatte tutte le seguenti condizioni: 1) il mancato raggiungimento del buono stato ecologico è dovuto ad alterazioni fisiche che comportano modificazioni delle caratteristiche idromorfologiche del corpo idrico e non dipende da altri impatti; 2) il corpo idrico risulta sostanzialmente mutato nelle proprie caratteristiche in modo permanente; 3) la sostanziale modifica delle caratteristiche del corpo idrico deriva dall uso specifico a cui esso è destinato. 50/251

51 Fasi del livello 1per l identificazione preliminare dei corpi idrici fortemente modificati e artificiali. Sulla base di quanto appena esposto, tutti i corpi idrici fluviali individuati a valle di sbarramenti sono soggetti al processo di Identificazione preliminare del corpo idrico come fortemente modificato, ai sensi dell allegato 1 del Decreto Legislativo 27 Novembre 2013 n.156. La procedura di identificazione e designazione può non essere applicata ai corpi idrici di stato ecologico uguale o superiore al buono, e verrà completata non appena si concluderanno le attività di monitoraggio e classificazione dei corpi idrici superficiali. Nel Decreto Legislativo 27 Novembre 2013 n.156 Regolamento recante i criteri tecnici per l identificazione dei corpi idrici artificiali e fortemente modificati per le acque fluviali e lacustri, per la 51/251

52 modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in materia ambientale, predisposto ai sensi dell articolo 75, comma 3, del medesimo decreto legislativo., non sono definite delle metodologie per la definizione del buon potenziale ecologico, mentre la definizione del potenziale ecologico massimo per i corpi idrici artificiali e fortemente modificati è illustrata nell articolo Definizioni del potenziale ecologico massimo, buono e sufficiente dei corpi idrici fortemente modificati o artificiali dell allegato V della 2000/60 CE. Le condizioni di riferimento e gli obbiettivi per i corpi idrici fortemente modificati e artificiali sono definiti al capitolo 7 Reference conditions and environmental objectives for HMWB & AWB delle Common Implementation Strategy for the Water Framework Directive (2000/60/EC) Guidance document n. 4 - Identification and Designation of Heavily Modified and Artificial Water Bodies e a questo documento si farà riferimento per la definizione del Massimo Potenziale Ecologico e del Buon Potenziale Ecologico per la classificazioni dei Corpi idrici individuati come artificiali o fortemente modificati. 52/251

53 7. SVILUPPI METODOLOGICI PER IL RIESAME E L'AGGIORNAMENTO DELL'ANALISI DELLE PRESSIONI E DEGLI IMPATTI SIGNIFICATIVI ESERCITATI DALLE ATTIVITÀ UMANE SULLO STATO DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE 7.1. Premesse Con l'approvazione del programma di lavoro e delle modalità di consultazione pubblica, avvenuta con Delibera n. 14 del del Comitato Istituzionale dell'autorità di Bacino regionale della Sardegna si è dato avvio alle attività di revisione e aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto idrografico della Sardegna, che dovranno concludersi entro il 22 dicembre Una parte rilevante di dette attività è incentrata sull aggiornamento dell analisi delle pressioni e degli impatti esercitati dalle attività antropiche sullo stato qualitativo delle acque superficiali e sotterranee. A tal fine l'autorità di bacino regionale della Sardegna svilupperà l'aggiornamento dell analisi delle pressioni e degli impatti partendo dall'analisi pregressa, messa a punto nella prima versione del Piano di Gestione pubblicata nel 2010, integrandola e riesaminandola secondo i criteri e l approccio metodologico indicato nei paragrafi successivi, e comunque nel rispetto sia delle linee guida generali di indirizzo fissate dai documenti comunitari sia delle osservazioni e dei rilievi sollevati in sede di valutazione della prima stesura del Piano di gestione del Distretto idrografico della Sardegna. In particolare, per l'analisi delle pressioni e degli impatti presenti sul distretto idrografico della Sardegna, si prenderanno come riferimento di base le linee guida rese disponibili dalla Commissione Europea nell ambito della Strategia comune di implementazione della DQA (CIS) - Linea guida N 3 "Common Implementation Strategy for the Water Framework Directive (2000/60/EC) Guidance Document n. 3 Analysis of Pressures and Impacts. Inoltre, si terrà conto delle numerosa documentazione prodotta dalla Commissione Europea successivamente al primo ciclo di pianificazione e in particolare il Terzo report di implementazione - valutazione dei Piani di Gestione (2012), redatto ai sensi dell'art. 18 della DQA, ossia la COM (2012) 670: Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio concernente l attuazione della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) Piani di gestione dei bacini idrografici. Tale comunicazione è supportata dai seguenti documenti: Panoramica europea Documento di lavoro dello Staff della Commissione allegati al Report SWD(2012)379 Volume 1 and SWD(2012)379 Volume 2; Valutazioni specifiche per gli stati Membri, tra i quali l Italia - Report SWD (2012) 379 final 17/30 - Stato Membro: Italia; 53/251

54 Nello specifico verranno recepite le pertinenti Azioni suggerite dalla Commissione Europea a seguito delle interlocuzioni bilaterali tenutesi con l Italia nel corso 2013 e che hanno avuto origine a partire dai documenti di valutazione sopra citati. Nella predisposizione dell'aggiornamento del Piano di gestione si terrà inoltre conto delle indicazioni riportate nella "WFD Reporting Guidance 2016", con particolare riferimento alla sezione relativa all'analisi delle pressioni e degli impatti per i corpi idrici superficiali e sotterranei, che riporta lo schema generale delle informazioni che dovranno essere contenute nell'aggiornamento del Piano di gestione. Le valutazioni dei Piani di gestione da parte della Commissione europea, ai sensi dell'art. 18 della DQA, si basano infatti, come già avvenuto con il precedente ciclo di pianificazione, anche sulla predisposizione di report elettronici prodotti dagli Stati Membri mediante il sistema di informazione sulle acque per l Europa (Water Information System for Europe WISE). A tale processo di verifica e controllo dei risultati dei Piani di Gestione sarà sottoposto anche l'aggiornamento del piano al 2015, per il quale è previsto il nuovo esercizio di Reporting nel 2016, secondo le indicazioni della citata WFD Reporting Guidance Come detto in precedenza, il documento WFD Reporting Guidance 2016 fornisce, in merito all analisi delle pressioni e degli impatti, un'indicazione sull'approccio da adottare e sulle informazioni da inserire in fase di predisposizione del primo aggiornamento del Piano di Gestione, ossia: Per le acque superficiali è necessario riportare: L'illustrazione di ogni modifica importante nei criteri adottati per l'identificazione delle pressioni rispetto al primo ciclo di pianificazione, come per esempio l'aggiunta di nuove pressioni a suo tempo non considerate. Dovrà inoltre essere riportata anche una spiegazione dei cambiamenti intervenuti nella metodologia o nei criteri (ad esempio, le soglie) utilizzati per la valutazione della significatività delle pressioni e degli impatti; L'approccio adottato per la definizione di una pressione significativa e in particolare il rapporto con le relative soglie impostate, il rapporto con la valutazione del rischio (se la presenza di eventuali pressioni significative determini che un corpo idrico sia posto come a rischio) e con lo stato dei corpi idrici (ossia se le pressioni significative sono compatibili o meno con lo stato buono). Gli strumenti utilizzati per definire pressioni significative da: o o o o o fonti puntuali; fonti diffuse; prelievi; regolazione del flusso d'acqua e alterazioni morfologiche Altre fonti Le ragioni per cui alcune pressioni sono state escluse dall'analisi delle pressioni e degli impatti (se del caso); 54/251

55 Le soglie utilizzate per la determinazione della significatività; Come è stata definita la significatività, nel caso non siano state utilizzate delle soglie di riferimento. Per le acque sotterranee è necessario riportare: La descrizione degli strumenti utilizzati per definire le pressioni significative da tutte le fonti, tra cui una valutazione del loro precisione e affidabilità; Se non sono state valutate tutte le pressioni, le ragioni per cui non è stato fatto; La definizione di significatività in termini di soglie; In che modo la significatività è legata al non raggiungimento dello stato buono. Si rileva, infine, che anche a livello nazionale risulta che siano in fase di predisposizione delle Linee guida nazionali per l analisi delle pressioni e degli impatti che, qualora venissero rese disponibili, si utilizzeranno nella predisposizione dell aggiornamento del Piano. Attualmente sono state rese disponibili delle Linee Guida del sistema delle Agenzie ambientali coordinate da ISPRA relative alla Progettazione di reti e programmi di monitoraggio delle acque ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e relativi decreti attuativi all'interno delle quali sono riportate delle indicazioni in merito all analisi delle pressioni, che verranno prese in considerazione per l'aggiornamento del piano. Scopo del presente paragrafo è dunque quello di sintetizzare il lavoro sin qui svolto, soprattutto con riguardo all'individuazione dei criteri da adottare per l'aggiornamento della valutazione delle possibili tipologie di pressioni presenti sul territorio del distretto idrografico e della relativa significatività, intesa come la capacità di poter pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi di qualità delle acque. Verranno dunque indicate le metodologie, gli strumenti e le informazioni di base ritenute necessarie per l'aggiornamento e l'affinamento dell'analisi delle pressioni svolta nel primo ciclo di pianificazione, indicando altresì le modifiche rilevanti che si intende apportare rispetto all'approccio adottato nell'analisi pregressa. La successiva fase di elaborazione e riesame dell'analisi delle pressioni propriamente detta sarà attuata e completata nel corso del 2015, i cui esiti saranno pubblicati in occasione dell'aggiornamento del Piano di Gestione da approvare entro dicembre L attività di aggiornamento del suddetto quadro di conoscenze costituisce infatti la base di partenza del processo di revisione del Piano di gestione del distretto idrografico della Sardegna. Essa infatti potrà permettere, se del caso: di rivedere gli obiettivi di qualità per ciascun corpo idrico; di riadattare il programma di monitoraggio in funzione di una più precisa, dettagliata e selettiva disamina della distribuzione spaziale dei differenti tipi di pressione, che consentirà di meglio orientare la ricerca delle sostanze inquinanti presenti in un dato corpo idrico in ragione delle tipologie di pressioni effettivamente insistenti su di esso; 55/251

56 di ri-indirizzare il programma delle misure, in funzione del quadro aggiornato delle pressioni e degli impatti significativi e tenendo conto degli obiettivi di qualità ambientale e delle relative scadenze temporali. Richiamando quanto già espresso nel capitolo introduttivo in merito alle modalità di coordinamento per l aggiornamento e l attuazione del Piano e ferme restando le competenze della Regione Sardegna, nella fase di aggiornamento del quadro conoscitivo delle pressioni e degli impatti significativi si intende attivare, per tale finalità, un coordinamento continuo con l istituzione di un apposito tavolo di lavoro, che prevede il coinvolgimento e la fattiva partecipazione degli Enti competenti, individuati sulla base dei rispettivi ruoli istituzionali, anche con riferimento alle competenze nella gestione dell'informazione e del dato ambientale utile all'aggiornamento del piano. La costituzione del tavolo di lavoro è finalizzata ad assicurare che l'attività di aggiornamento delle pressioni possa avvenire attraverso il confronto tecnico e la partecipazione attiva dei diversi Soggetti istituzionali coinvolti. Nella fase prettamente operativa ciò implicherà, in particolare, che in sede di revisione dell'analisi delle pressioni e degli impatti si dovrà esaminare una base informativa ambientale condivisa derivante dalla raccolta e dalla messa a sistema dei dati ambientali gestiti e forniti da ciascuno degli enti coinvolti nel suddetto processo. L articolazione delle possibili pressioni riguarda, infatti, ambiti disciplinari molto diversi e necessita pertanto del coinvolgimento di numerosi settori dell'amministrazione regionale e delle Amministrazioni provinciali interessate oltre che di una serie di altri soggetti istituzionali e privati che operano nell'ambito della regolazione o nella gestione dei servizi idrici regionali. Nei successivi paragrafi, relativi alla proposta metodologica per l'aggiornamento e il riesame delle pressioni, verranno individuati, anche gli enti interessati da coinvolgere, indicandone il ruolo istituzionale, e le informazioni di rispettiva competenza ritenute necessarie al fine di garantire l'aggiornamento dell'analisi delle pressioni e degli impatti sulle acque. La presente proposta metodologica consentirà di definire il set di pressioni significative attraverso un livello di analisi di maggiore dettaglio rispetto al primo ciclo di pianificazione, sulla base di un approccio di tipo iterativo, in coerenza con quanto indicato nella linea guida comunitaria N. 3 "Analysis of Pressures and Impacts". Il modello concettuale adottato per l'analisi delle pressioni è, infatti, di tipo dinamico e verrà implementato e migliorato, nel rispetto dei cicli di revisione stabiliti dalla DQA, tenendo conto sia della disponibilità di nuovi dati che della verifica della bontà del modello stesso, fatta anche alla luce degli esiti del monitoraggio delle acque. 56/251

57 7.2. Aggiornamento e valutazione della significatività delle pressioni incidenti sui corpi idrici superficiali Nel rispetto di quanto previsto dalle sopra citate linee guida comunitarie, il set di pressioni riferite alle acque superficiali da considerare per l'aggiornamento dell'analisi è stato suddiviso secondo le seguenti macro categorie: PRESSIONI AGGREGATE 1 pressioni puntuali 2 pressioni diffuse 3 prelievi 4 regolazioni di portata e alterazioni morfologiche delle acque superficiali 5 gestione dei fiumi 6 gestione delle acque di transizione e costiere 7 altre alterazioni morfologiche 8 altre pressioni Ogni macro categoria di pressioni, è stata a sua volta suddivisa nelle seguenti sottocategorie: PRESSIONI PUNTUALI 1.1 puntuali depuratori acque reflue urbane puntuali depuratori <2000 a.e puntuali depuratori a.e puntuali depuratori a.e puntuali depuratori a.e puntuali depuratori > a.e. 1.2 puntuali - sfioratori di piena 1.3 puntuali - impianti IPPC (EPRTR) 1.4 puntuali - industrie non IPPC 1.5 puntuali - altre PRESSIONI DIFFUSE 2.1 diffuse - dilavamento urbano 2.2 diffuse agricoltura e zootecnia 2.3 diffuse - trasporto e infrastrutture 2.4 diffuse - siti industriali abbandonati 2.5 diffuse - scarichi non allacciati alla fognatura 2.6 diffuse - altre PRELIEVI 3.1 prelievi - agricoltura 3.2 prelievi - uso potabile 3.3 prelievi - industriale 3.4 prelievi - raffreddamento 3.5 prelievi - piscicoltura 3.6 prelievi - idroelettrici 3.7 prelievi - cave 3.8 prelievi - navigazione 3.9 prelievi - trasferimenti d'acqua 57/251

58 3.10 prelievi - altro PRESSIONI MORFOLOGICHE 4.1 morfologiche - ricarica della falda 4.2 morfologiche - dighe idroelettriche 4.3 morfologiche - invasi per approvvigionamento idrico 4.4 morfologiche - dighe per difesa inondazioni 4.5 morfologiche - regolazioni di flusso 4.6 morfologiche - diversioni 4.7 morfologiche - chiuse 4.8 morfologiche - briglie GESTIONE DEI FIUMI 5.1 gestione dei fiumi - alterazioni fisiche dei canali 5.2 gestione dei fiumi - opere d'ingegneria 5.3 gestione dei fiumi - ampliamento zone agricole 5.4 gestione dei fiumi - ampliamento zone di pesca 5.5 gestione dei fiumi - infrastrutture 5.6 gestione dei fiumi - dragaggi GESTIONE DELLE ACQUE DI TRANSIZIONE E COSTIERE 6.1 gestione delle acque di transizione e costiere - dragaggi coste ed estuari 6.2 gestione transizione e costiere - infrastrutture costiere 6.3 gestione transizione e costiere - vasche di colmata 6.4 gestione transizione e costiere - ripascimenti costieri 6.5 gestione transizione e costiere - barriere per la difesa dalle maree ALTRE ALTERAZIONI MORFOLOGICHE 7.1 altre morfologiche - barriere 7.2 altre morfologiche - impermeabilizzazioni ALTRE PRESSIONI 8.1 altre pressioni - discariche abusive 8.2 altre pressioni - smaltimento liquami in mare 8.3 altre pressioni - sfruttamento/rimozione di animali/ piante 8.4 altre pressioni - ricreazione 8.5 altre pressioni - pesca 8.6 altre pressioni - introduzione di specie 8.7 altre pressioni - introduzione malattie 8.8 altre pressioni - cambiamenti climatici 8.9 altre pressioni - aree di drenaggio 8.10 altre pressioni - altre Tutte le tipologie di pressioni sopra indicate verranno esaminate al fine della determinazione della loro significatività. Al pari della prima stesura del piano, anche l aggiornamento dell analisi delle pressioni, sarà riferito all'opportuna scala del corpo idrico, ricostruendo per ciascuno di essi, attraverso strumenti di analisi geografica, il relativo bacino sotteso e il modello concettuale rappresentativo del sistema idrico stesso, sia in termini di caratteristiche naturali (es. condizioni idrauliche) che di pressioni e impatti su di esso esercitati. 58/251

59 Proprio l'individuazione dei bacini sottesi dai corpi idrici è, infatti, propedeutica alla determinazione delle portate transitanti nei singoli bacini. L'indicatore delle portate transitanti in condizioni di naturalità (o delle portate di riferimento per i corpi idrici fortemente modificati) verrà introdotto, come meglio chiarito nei paragrafi successivi, come elemento di novità rispetto alla pregressa analisi delle pressioni e contribuirà a fornire un ulteriore livello informativo utile nella valutazione della significatività delle pressioni, irrobustendo così l attuale quadro conoscitivo relativo alle caratteristiche geomorfologiche del corpo idrico (rappresentate dalla distinzione in tipi e macrotipi). Per la determinazione delle suddette portate, in prima istanza, sono state prese in considerazione le serie storiche con passo mensile tratte dallo Studio dell'idrologia Superficiale della Sardegna. Nell ambito dell'aggiornamento del piano si prevede di integrate questi risultati con quelli che verranno ottenuti con l'impiego di un modello matematico (Soil and Water Assessment Tool - SWAT 9 )fisicamente basato, ossia che tiene conto delle caratteristiche geomorfologiche del bacino, e con l'utilizzo di rilevazioni pluviometriche e termometriche aggiornate, per la determinazione delle portate in condizione di naturalità. Una ulteriore sostanziale modifica, rispetto all'approccio adottato nel primo ciclo di pianificazione, sarà quella di individuare, ove possibile, dei criteri di significatività calibrati non sulla singola pressione bensì considerando l effetto cumulato di tutte le pressioni della stessa tipologia che gravano sul medesimo corpo idrico, come ad esempio per il carico prodotto da tutti gli scarichi puntuali derivanti da impianti di trattamento. Per far ciò, le varie tipologie di pressione verranno ricondotte, ove possibile, ad uno o più indicatori comuni, espressi, ad esempio, in termini di carico organico o di nutrienti, per unità di superficie o volume, nel caso dei corpi idrici sotterranei oppure, nel caso dei corpi idrici fluviali, per unità di portata. Al fine di disporre di un quadro completo dell incidenza del carico inquinante sul corpo idrico, verrà inoltre considerato l effetto combinato delle diverse tipologie di pressioni gravanti sul corpo idrico, tra quelle riconducibili, ove possibile, ad uno o più indicatori comuni, determinando, ad esempio in termini di carico organico o di nutrienti, l intero carico incidente sul corpo idrico determinato come sommatoria del carico generato dalle pressioni sia puntuali che diffuse. Pressioni puntuali Come detto in precedenza, con l aggiornamento del Piano di Gestione l analisi delle pressioni svolta nel primo ciclo di pianificazione verrà integrata e affinata tenendo conto di quanto stabilito dalle linee guida Comunitarie e nel rispetto delle raccomandazioni della Commissione Europea conseguenti alla valutazione del primo ciclo di pianificazione e alle correlate interlocuzioni bilaterali del Soil and Water Assessment Tool (SWAT) è un modello di pubblico dominio sviluppato in collaborazione tra l'usda Agricultural Research Service (USDA- ARS) e il Texas A&M AgriLife Research (The Texas A&M University). 59/251

60 In particolare per quanto riguarda le fonti puntuali costituite dagli scarichi provenienti da agglomerati serviti da impianti di trattamento delle acque reflue, verranno presi in considerazione tutti quelli aventi un carico generato superiore a 50 a.e. La significatività di tali fonti di inquinamento puntuale verrà pertanto valutata considerando le seguenti categorie di pressioni: scarichi derivanti da agglomerati con carico generato compreso tra 50 e a.e. scarichi derivanti da agglomerati con carico generato compreso tra e a.e. scarichi derivanti da agglomerati con carico generato compreso tra e a.e. scarichi derivanti da agglomerati con carico generato compreso tra e a.e. scarichi derivanti da agglomerati con carico generato maggiore di a.e. scarichi provenienti da attività produttive soggette a Direttiva IPPC (EPRTR) scarichi non IPPC a potenziale rilascio di sostanze incluse nell elenco di priorità sfioratori di piena Per quanto riguarda tale tipologia di pressioni, si segnala pertanto il sostanziale aggiornamento e affinamento dell'analisi svolta con la prima stesura del piano e il recepimento delle Azioni suggerite dalla Commissione Europea a seguito degli incontri bilaterali tenutisi con l Italia, con particolare riferimento all'inserimento, all'interno dell'analisi, degli scarichi inferiori a a.e.. Per quantificare tali pressioni si farà riferimento al carico (espresso in a.e.) generato da ogni agglomerato integrato, ove disponibile, da misurazioni dirette. Per quanto riguarda gli scarichi maggiori di 2000 a.e. è già disponibile una buona base dati acquisita nell'ambito della raccolta delle informazioni inerenti lo stato di attuazione della Direttiva 91/271/CEE. In particolare sono già disponibili le informazioni relative al carico (espresso in a.e.) generato da ogni agglomerato, al carico in ingresso agli impianti di trattamento, alla potenzialità degli impianti e alla relativa efficienza depurativa, espressa in termini di conformità e valutata con riferimento sia al carico organico (BOD 5 ) che al carico di nutrienti (N e P). Tali dati verranno integrati con ulteriori informazioni più specificatamente operative e di esercizio quali, nello specifico, i volumi trattati e scaricati nell'arco dell'anno forniti dai gestori degli impianti. Ulteriori informazioni correlate alla presenza di sostanze pericolose negli scarichi degli impianti di acque reflue urbane e all'evidenza di superamenti dei relativi limiti allo scarico previsti dalla normativa nazionale, verranno acquisiti dalle banche dati dei controlli effettuati dall'autorità preposta, ossia l'agenzia Regionale per la Protezione dell'ambiente della Sardegna (ARPAS). Per quanto riguarda gli scarichi inferiori a 2000 a.e. si farà riferimento al carico generato dall'agglomerato e servito da ciascun impianto (espresso in a.e.), tratto dai dati del Piano di Tutela delle Acque e del Nuovo Piano regolatore generale degli Acquedotti oltre che dagli ultimi censimenti ufficiali sulla popolazione resi disponibili dall'istat. Ulteriori dati di esercizio potranno essere acquisiti dalle autorizzazioni allo scarico rilasciate dalle autorità competenti (Province) e da una ricognizione delle informazioni in possesso dei 60/251

61 gestori. Anche in questo caso per ciascun impianto dovrà essere acquisita l'informazione relativa all'efficienza depurativa, così come risultante dall'attività di controllo effettuata sullo scarico, integrata con i dati forniti dal soggetto gestore e verificati dall'autorità regolatrice del servizio idrico integrato regionale. Un'ulteriore integrazione all'analisi delle pressioni sarà costituita dall'inserimento dei carichi inquinanti sversati dagli scaricatori di piena a servizio delle reti fognarie miste, in occasione di eventi meteorici. In tali occasioni, infatti, notevoli quantità di inquinanti possono essere veicolate, attraverso gli scaricatori di piena, direttamente sui corpi idrici superficiali, senza alcun trattamento. L'analisi verrà svolta attraverso una preliminare ricognizione e georeferenziazione di tutti i sistemi di sfioro a servizio delle reti fognarie per gli agglomerati superiori a 2000 a.e., per i quali la stessa direttiva 91/271/CEE prevede l'obbligo della realizzazione del reticolo fognante. Per le informazioni relative a tali scaricatori si prevede di attingere dai dati dei gestori i quali, ai sensi della disciplina regionale sugli scarichi (artt. 16 e 17 della DGR 69/25 del 10/12/2008), hanno l'obbligo di censimento e classificazione di tali manufatti in funzione delle caratteristiche e della tipologia delle sostanze inquinanti potenzialmente convogliabili nel ramo di fognatura ad essi asservita. Tali dati fanno inoltre parte del set di informazioni a corredo della domanda di autorizzazione allo scarico, rilasciata dall'autorità competente, per il sistema fognario depurativo a cui i sistemi di sfioro sono asserviti. Una prima determinazione della significatività delle pressioni valuterà quindi l effetto cumulato delle pressioni puntuali presenti nel bacino sotteso dal corpo idrico in esame considerando il carico inquinante di ogni singolo impianto basato sulla concentrazione allo scarico e sulla portata. Il carico totale incidente sul corpo idrico sarà quindi dato dalla somma degli apporti di tutti gli scarichi presenti nel bacino di riferimento e dovrà essere rapportato al carico massimo ammissibile dello stesso corpo idrico al fine di individuare le soglie di significatività. Le pressioni costituite da scarichi provenienti da impianti di trattamento delle acque reflue urbane così determinate e classificate, verranno successivamente, in fase dell analisi degli impatti, valutate anche in base al livello di qualità del trattamento effettuato in impianto, all efficienza depurativa dell impianto e alla sua rispondenza ai requisiti previsti dalla Direttiva 91/271/CEE. In forma cautelativa, saranno comunque considerate pressioni significative, tutte le pressioni generate da impianti di depurazione al servizio di agglomerati sopra i a.e., che risultino non conformi allo scarico. Una ulteriore analisi finalizzata alla determinazione della significatività delle singole pressioni, sarà condotta sugli scarichi provenienti dalle attività produttive, in particolare da quelle soggette alla Direttiva IPPC (EPRTR), per le quali la significatività sarà determinata dalla presenza dell attività produttiva. Così come nel primo ciclo di pianificazione, anche in occasione del primo aggiornamento del Piano di Gestione saranno considerate pressioni significative anche le pressioni puntuali a potenziale rilascio di sostanze incluse nell elenco di priorità come individuate nell allegato 12.3 del Piano di Gestione Indagine sulla presenza di sostanze pericolose derivanti da comparti produttivi operanti sul territorio della Regione Sardegna. 61/251

62 L indagine sulla potenziale presenza di inquinanti in ambiente originati dalle attività produttive tiene conto sia del rilascio diretto di sostanze sul corpo idrico superficiale e sul suolo che del rilascio indiretto per emissione in atmosfera. L analisi di significatività relativamente alle pressioni sopra individuate sarà eseguita a seguito dell acquisizione dei dati aggiornati sulle pressioni fornite dai soggetti competenti (Arpas, Province, Gestori degli impianti) Pressioni diffuse Pressioni agricole Per la caratterizzazione delle pressioni e degli impatti di origine agricola, da condurre anche in questo caso a scala di singolo corpo idrico, si farà ricorso a due distinte tipologie di indicatori che saranno valutati in maniera indipendente l uno dall altro. La prima sarà riferita alla stima del carico di nutrienti (N e P) di origine agricola mentre la seconda consentirà di valutare il carico derivate dall uso di prodotti fitosanitari in agricoltura. Il carico totale di nutrienti da fonte agricola a livello di corpo idrico verrà determinato seguendo un approccio metodologico che si articola in due fasi: 1. stima del carico potenziale in azoto e fosforo considerando la superficie agricola relativa ad ogni coltura moltiplicata per dei coefficienti denominati loading factors, espressi in kg/ettaro/anno, riferiti ai tassi di impiego medio dei fertilizzanti utilizzati per ogni tipologia colturale. 2. stima del carico effettivo di azoto e fosforo che raggiunge il corpo idrico, determinato attraverso l utilizzo di coefficienti di sversamento riportati in letteratura. L individuazione della destinazione d uso del suolo e dell estensione delle superfici coltivate presenti all'interno di ciascun bacino afferente al relativo corpo idrico verrà effettuata mediante gli shape uso suolo del progetto Corine Land Cover oltre che coi dati riferiti al VI Censimento generale dell agricoltura ISTAT I loading factors che verranno utilizzati faranno riferimento a diversi lavori riportati in letteratura (pubblicazioni specialistiche, documenti ISPRA, codice di buona pratica agricola). Per quanto riguarda invece i carichi generati da fonti agricole riferiti alle sostanze attive contenute nei prodotti fitosanitari, si potrà far riferimento alle informazioni raccolte nelle banche dati del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN) o detenute dall Autorità regionale competente in materia, così come previsto all art. 16 del D.Lgs. n. 150 del In particolare, ai sensi della suddetta norma, è prevista la trasmissione, per via telematica, di apposite schede, da parte dei soggetti autorizzati alla vendita di prodotti fitosanitari, contenenti le informazioni sui quantitativi e sui prodotti acquistati dagli imprenditori agricoli. Per la determinazione dell'indicatore riferito al carico di origine agricola derivante da prodotti fitosanitari potenzialmente afferente al corpo idrico, si dovrà preliminarmente ricondurre l'informazione resa disponibile dalle suddette banche dati ai quantitativi distribuiti in campo per comune o per singolo bacino 62/251

63 idrografico di riferimento. Per tali elaborazioni sarà pertanto indispensabile il coinvolgimento dei competenti Assessorati regionali, quali l'assessorato all Agricoltura e l Assessorato alla Sanità oltre che dell'agenzia regionale per l'assistenza all'agricoltura (LAORE). Le pressioni diffuse di origine agricola saranno quindi determinate come carichi annui di azoto e di fosforo oltre che come carichi di fitofarmaci per unità di superficie. Per ogni corpo idrico il carico afferente sarà determinato in base alla superficie del bacino sotteso dal corpo idrico stesso. Per le acque superficiali il carico effettivo afferente sarà rapportato alla portata del corpo idrico in esame. Pressioni zootecniche Il carico totale di nutrienti di origine zootecnica a livello di bacino, così come per quello di origine agricola, verrà determinato attraverso una stima dei carichi potenziali in azoto e fosforo in funzione del numero dei capi allevati e dei relativi coefficienti di produzione del carico inquinante denominati loading factors. La successiva determinazione dei carichi effettivi che raggiungono il corpo idrico verrà fatta attraverso l applicazione, ai carichi potenziali, di specifici coefficienti di sversamento riportati in letteratura. Per la determinazione del numero di capi presenti per bacino, si farà riferimento ai dati aggiornati relativi sia ai censimenti, su base comunale, condotti dall'istat sia alle indagini svolte, anch'esse a livello comunale, dalle strutture regionali e riferiti alla consistenza del patrimonio zootecnico regionale. Per tale attività si prevede il coinvolgimento dei competenti assessorati regionali, quali: Assessorato alla Sanità, Assessorato all Agricoltura, Assessorato della Difesa dell Ambiente e l'agenzia regionale per l'assistenza all'agricoltura. Per i coefficienti di carico prodotto, espressi in termini di azoto e fosforo e stabiliti in funzione della categoria animale e delle modalità di stabulazione, si farà ricorso a dati riportati da specifiche norme di settore, ove presenti, o ad altri dati di letteratura (pubblicazioni specialistiche e documenti ISPRA). In particolare per l azoto si farà riferimento alla tabella 2 dell allegato I del DM 7 aprile 2006 Criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento. Per determinare il carico zootecnico effettivamente afferente al bacino idrografico, sarà necessario incrociare le informazioni geografiche relative ai limiti amministrativi comunali con i limiti geografici del bacino di riferimento e con le classi di uso del suolo, tratte dalla Corine Land Cover, compatibili con l'uso zootecnico (seminativi, colture permanenti, prati stabili, zone agricole eterogenee e aree a pascolo naturale e praterie). Le pressioni diffuse di origine zootecnica saranno quindi determinate come carichi annui di azoto e di fosforo per unità di superficie. Per ogni corpo idrico il carico afferente sarà determinato in base alla superficie del bacino sotteso dal corpo idrico stesso. Per le acque superficiali il carico effettivo afferente sarà rapportato alla portata del corpo idrico in esame. Con l aggiornamento del Piano di Gestione verrà ulteriormente affinato l'approccio adottato nel precedente ciclo di pianificazione per l individuazione della significatività delle pressioni diffuse, considerando, oltre alla percentuale dell uso del suolo agricolo rispetto alle dimensioni del bacino sotteso, il carico medio annuo di nutrienti e di fitofarmaci, generato dallo specifico uso del suolo riferito al bacino sotteso dal corpo idrico. 63/251

64 Per valutare la significatività del carico diffuso di nutrienti prodotto da fonte agricola e zootecnica sul corpo idrico, verrà quindi considerato il carico annuale di azoto e fosforo, e di sostanze attive da prodotti fitosanitari, in kg/ha, e la portata annuale di riferimento del corpo idrico. I carichi così determinati riferiti alla portata transitante sul corpo idrico superficiale saranno quindi rapportati ai carichi massimi ammissibili dello stesso corpo idrico al fine di individuare delle soglie di significatività. Pressioni diffuse originate dal dilavamento Urbano Determinate aree, quali in particolare le aree industriali, le aree urbane e le aree minerarie, caratterizzate dalla presenza di attività economiche e produttive particolarmente concentrate o comunque rilevanti dal punto di vista dell'impatto sull'ambiente circostante, rendono possibile, se non probabile, anche a seguito di incidenti, lo sversamento nei corpi idrici di sostanze e contaminanti potenzialmente dannosi. Le pressioni diffuse di cui sopra, appartenenti all interno della categoria del cosiddetto "dilavamento urbano" saranno valutate attraverso la definizione di un indicatore rappresentativo dell estensione percentuale delle aree ad uso urbano, industriale o minerario rispetto all'area dell intero bacino idrografico afferente al corpo idrico in esame. L individuazione delle superfici ad uso urbano, industriale e minerario sarà effettuata utilizzando come base informativa di riferimento la carta di uso del suolo Corine Land Cover, e in particolare si farà riferimento alle seguenti classi: Zone urbanizzate; Zone industriali, commerciali e reti di comunicazione; Zone estrattive, discariche e cantieri. Per queste tipologie di pressioni diffuse sarà definita una soglia riferita al rapporto tra la superficie interessata dalle attività ritenute a rischio e la superficie del bacino sotteso dal corpo idrico in esame. Al superamento della soglia prestabilita la pressione sarà ritenuta significativa. Le tre tipologie di pressioni sono: Pressioni urbane: aree urbanizzate desunte dalla carta dell uso del suolo; Pressioni industriali: aree industriali, commerciali e reti di comunicazione desunte dalla carta dell uso del suolo; Pressioni minerarie: aree minerarie e di cava, siti nell anagrafe dei siti inquinati di tipo minerario. Scarichi non allacciati alla fognatura L indicatore sarà costruito incrociando la base dati derivante dal Censimento della popolazione e delle abitazioni ISTAT 2011, il cui livello di disaggregazione spaziale è quello della sezione censuaria e/o della singola località abitata presente all'interno del territorio comunale, con l'informazione, sia geografica che alfanumerica, relativa agli agglomerati, definiti ai sensi della Direttiva 91/271/CEE quali unità di riferimento per la gestione e il trattamento dei reflui. 64/251

65 A seguito della suddetta analisi spaziale verranno individuate le aree urbanizzate o le sezioni censuarie esterne all'agglomerato, che si presume (salvo informazioni contrarie che verranno acquisite dai gestori, dalle Province o dalle singole Amministrazioni comunali), non siano servite da un sistema fognario di raccolta unitario. Per tali aree verrà ricavato il dato censuario della popolazione residente. Inoltre qualora si sia in presenza di porzioni dell'agglomerato ancora sprovviste di rete fognaria, la popolazione residente riferita a tale parte dell'agglomerato sarà computata anch'essa come carico non servito da fognatura. Tale ultima informazione sarà desumibile sia dalla base dati acquisita nell'ambito della raccolta delle informazioni inerenti lo stato di attuazione della Direttiva 91/271/CEE, sia dai dati forniti dai gestori, dalle Province o dalle singole Amministrazioni comunali. La pressione verrà infine valutata a livello di corpo idrico incrociando le suddette basi dati geografiche con quelle relative alla geometria dei bacini afferenti ai corpi idrici superficiali, stimando, per ciascun di essi, il carico espresso in a.e. (popolazione residente) per unità di superficie. Il carico così ottenuto verrà ricondotto, al pari di altre tipologie di pressioni sia puntuali che diffuse, ad uno o più indicatori comuni, espressi in termini sia di carico organico che di nutrienti, per unità di superficie o volume, nel caso dei corpi idrici sotterranei oppure, nel caso dei corpi idrici fluviali, per unità di portata. Per far ciò verranno adottati i coefficienti dedotti dalla letteratura di settore relativi al carico specifico prodotto da ciascun abitante equivalente (espressi in termini di BOD 5, N e P). Pressioni quantitative - Prelievi L analisi delle pressioni non può prescindere dall individuazione delle attività e delle infrastrutture che esercitano una pressione sullo stato quantitativo dei corpi idrici superficiali e sotterranei. In accordo con quanto già effettuato per la Caratterizzazione dei corpi idrici superficiali di cui alla Deliberazione della Giunta Regionale n. 53/24 del , la valutazione della significatività delle pressioni quantitative è articolata secondo un processo iterativo che procede per fasi successive: Censimento e caratterizzazione delle pressioni sullo stato quantitativo; Individuazione dei corpi idrici su cui gravano o possono gravare; Valutazione della significatività della pressione; Valutazione della coerenza dell analisi con lo stato del corpo idrico. Nel presente paragrafo si riporta una breve sintesi delle attività fin qui realizzate e in progetto per l individuazione e la valutazione delle pressioni quantitative e della significatività delle stesse sullo stato dei corpi idrici superficiali. Ad integrazione dell attività di Caratterizzazione dei corpi idrici superficiali di cui sopra, si sta conducendo un aggiornamento dell analisi delle pressioni quantitative, che prevede il censimento delle dighe, delle traverse e delle derivazioni da acque superficiali, sotterranee (per pozzi con portate superiori ai 10 l/s), censite dai geni civili, oltre alle derivazioni per acque potabili del NPRGA. 65/251

66 Allo stato attuale sono state individuate le seguenti pressioni sullo stato quantitativo: Dighe appartenenti al SIMR10 la cui gestione è affidata all Enas (pressione quantitativa acque superficiali e pressioni idromorfologiche) Traverse appartenenti al SIMR la cui gestione è affidata all Enas (pressione quantitativa acque superficiali e pressioni idromorfologiche) Dighe appartenenti al SIMR la cui gestione è affidata al Gestore del Servizio Idrico Integrato (Abbanoa) (pressione quantitativa acque superficiali e pressioni idromorfologiche) Dighe appartenenti al SIMR la cui gestione è affidata ad Enel (pressione quantitativa acque superficiali e pressioni idromorfologiche) Concessioni di derivazione da acque superficiali (fiumi e sorgenti) e sotterranee (pozzi con portate superiori ai 10 l/s). Le concessioni di derivazione sono rilasciate dai competenti Servizi territoriali del Genio Civile (facenti capo all'assessorato dei Lavori Pubblici), previo nulla osta dell Autorità di Bacino della Sardegna. Attualmente si dispone dell informazione riferita alle sole concessioni di derivazione in essere rilasciate dal Genio Civile di Cagliari, per gli altri servizi territoriali del Genio Civile (Oristano, Nuoro, Sassari ed Olbia Tempio) si dispone di informazioni parziali desunte dai nulla-osta rilasciati dall Autorità di Bacino della Sardegna. Al fine della valutazione delle pressioni quantitative sarà necessario reperire le informazioni anche dai servizi territoriali del Genio civile rispettivamente di Oristano, Nuoro, Sassari ed Olbia Tempio. Come riportato nei paragrafi precedenti, ad integrazione di quanto già effettuato per la citata Caratterizzazione dei corpi idrici ai sensi del D.M. n. 131/08, finalizzata all individuazione del regime idraulico di ciascun corpo idrico, sulla base dei dati desunti dallo Studio dell'idrologia Superficiale della Sardegna(SISS) sono in corso di aggiornamento le portate medie mensili transitanti in condizioni di naturalità QN per tutti i corpi idrici fluviali, attraverso un modello fisicamente basato e l utilizzo di dati termopluviometrici aggiornati. Le risultanze di tale studio forniscono informazioni essenziali in fase di valutazione delle pressioni significative sui corpi idrici (quantitative, diffuse, puntuali etc.) oltre che per la programmazione di eventuali misure ed interventi a tutela degli stessi corpi idrici, controllo delle fonti di inquinamento, regolazione e concessione di nuove autorizzazioni di derivazioni etc. Per valutare la significatività delle pressioni quantitative si procederà come segue: attribuzione di ogni pressione quantitativa al singolo corpo idrico superficiale su cui insiste; valutazione per ogni singola pressione quantitativa della portata prelevata (reale o potenziale); 10 Sistema Idrico Multisettoriale Regionale 66/251

67 confronto tra la somma delle portare prelevate dalle derivazioni insistenti sul corpo idrico con la portata di riferimento al fine di valutare lo sfruttamento della risorsa attraverso la definizione di soglie di significatività; determinazione della portata residua QR transitante, e di conseguenza dello stato del corpo idrico. Pressioni morfologiche Per la determinazione delle pressioni idromorfologiche sui corpi idrici superficiali, è essenziale il censimento di tutte le opere e l attribuzione delle stesse al corpo idrico. Tra le pressioni idromorfologiche sicuramente le più importanti, sono le dighe e le traverse del SIMR, illustrate nel paragrafo precedente, oltre a queste si considereranno tutte le opere in grado di apportare delle modifiche idromorfologiche, e in particolare si sottolinea come nell ambito del complesso di Studi, indagini, elaborazioni attinenti all ingegneria integrata, necessari alla redazione dello Studio denominato Progetto di Piano Stralcio Delle Fasce Fluviali (P.S.F.F.), adottato in via definitiva con Deliberazione N. 1 del 20 Giugno 2013 del Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino Regionale, per i tratti fluviali interessati dallo studio, si sono censite e rilevate le principali opere in alveo distinte in Opere puntuali e Opere Lineari : come opere puntuali sono state censite: Sfioratori laterali; Chiaviche; Opere di immissione non regolate (Φ min = 100 cm); come opere lineari sono state censite: Traverse fluviali; Briglie e soglie; Canalizzazioni artificiali e tombini; Difese di sponda trasversali (pennelli e repellenti); Muri o argini spondali; Argini; Per determinare la significatività di questo tipo di pressione deve essere considerato il numero di opere presenti per unità di lunghezza del corso d acqua, per le opere puntuali e le opere lineari trasversali (briglie soglie e traverse), mentre per le opere lineari longitudinali, (tombini, canalizzazioni, argini, muri di sponda etc.), la significatività delle pressioni deve essere valutata come percentuale del corpo idrico interessata da tali opere. Bisogna inoltre ricordare che la sola presenza di dighe, sbarramenti e traverse è da considerarsi come pressione morfologica significativa sui corpi idrici fluviali immediatamente a valle come indicato anche sul 67/251

68 Manuale Linee Guida Progettazione di reti e programmi di monitoraggio delle acque ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e relativi decreti attuativi, richiamato in premessa. Altre Pressioni Per le altre pressioni non affrontate all interno del paragrafo, si rimanda alla tabella riassuntiva che riporta una sintesi delle modalità di trattazione delle problematiche specifiche oltre che dei criteri di individuazione sulla significatività in funzione della tipologia di pressione. Tipologia di pressione codice WISE Criterio di individuazione delle pressioni e valutazione della significatività PRESSIONI PUNTUALI Verranno considerate le pressioni insistenti sul singolo corpo idrico generate da impianti di trattamento delle acque reflue al servizio di agglomerati superiori ai 50 a.e. Attraverso delle soglie di significatività verrà valutato l effetto cumulato depuratori acque reflue urbane generato dalle pressioni puntuali gravanti nel bacino, successivamente verrà analizzato l effetto generato da ogni singola pressione. Le soglie di significatività saranno individuate rapportando il carico inquinante generato dallo scarico incidente sul corpo idrico con il carico massimo ammissibile dello stesso corpo idrico sfioratori di piena Verrà svolta una preliminare ricognizione e georeferenziazione di tutti i sistemi di sfioro a servizio delle reti fognarie per gli agglomerati superiori a 2000 a.e.. La significatività potenziale sarà data dalla semplice presenza dello sfioratore impianti IPPC (EPRTR) La significatività potenziale sarà data dalla presenza dell'attività IPPC industrie non IPPC 2.1- dilavamento urbano trasporto e infrastrutture agricoltura e zootecnia siti industriali abbandonati scarichi non allacciati alla fognatura Verrà analizzata la significatività generata da ogni centro di pericolo di origine puntuale compresi i siti minerari gravanti sul bacino del corpo idrico, sulla base della potenziale presenza di sostanze prioritarie PRESSIONI DIFFUSE Sarà definita una soglia espressa come % di superficie di ciascun bacino sotteso dal corpo idrico in esame interessata da aree urbanizzate o da grandi vie/centri di comunicazione desunte dalla carta dell uso del suolo. Al di sopra di tale soglia, la pressione sarà considerata significativa Per ogni corpo idrico verrà considerato: - il carico annuale gravante, in termini di nutrienti e di prodotti fitosanitari(kg per unità di superficie), da attività agricole e zootecniche; - la sua portata annuale di riferimento. Il carico sarà determinato, per ciascun bacino sotteso dal corpo idrico in esame, in funzione dei dati aggiornati sull uso del suolo, sulla consistenza degli allevamenti zootecnici presenti e sui prodotti fitosanitari utilizzati. Le soglie di significatività saranno individuate rapportando il carico inquinante generato dallo scarico incidente sul corpo idrico con il carico massimo ammissibile dello stesso corpo idrico. Attraverso delle soglie di significatività verrà quindi valutato l effetto generato dalle pressioni diffuse gravanti nel bacino. Sarà definita una soglia espressa come % di superficie di ciascun bacino sotteso dal corpo idrico in esame, interessata da aree industriali, minerarie dismesse. Al di sopra di tale soglia la pressione sarà considerata significativa Saranno individuate delle soglie di significatività sulla base del carico inquinante prodotto, facendo riferimento alla popolazione residente all esterno dell agglomerato che si presuppone non sia allacciata alla rete fognaria. Tale dato sarà acquisito utilizzando i dati di popolazione ISTAT dell ultimo 68/251

69 censimento riferiti alle singole sezioni censuarie. PRESSIONI QUANTITATIVE - PRELIEVI agricoltura Per le pressioni quantitative agricole oltre alle indicazioni acquisite dai Consorzi di bonifica i sono stati individuati anche i comprensori irrigui, che rappresentano i maggiori utilizzatori di risorsa ad uso irriguo. Per quanto riguarda i prelievi puntuali da acque superficiali e sotterranee allo stato attuale non è disponibile un censimento esaustivo sulle derivazioni, si procederà pertanto all aggiornamento di tali informazioni uso potabile Oltre agli invasi inseriti nel Servizio Idrico Multisettoriale Regionale (SIMR), sono stati individuati anche i principali pozzi e sorgenti ad uso potabile riportati nel NPRGA. L informazione riguardo tali dati è in fase di aggiornamento industriale Per le pressioni quantitative industriali sono stati individuati i Consorzi industriali presenti nel territorio regionale che rappresentano i principali utilizzatori di risorsa idrica relativa a tale uso raffreddamento Già nell ambito del primo ciclo di pianificazione non sono state rilevate pressioni inerenti a tale tipologia piscicoltura Le attività di piscicoltura e mollusco-coltura sono fondamentalmente localizzate in aree lagunari in prossimità della costa o a mare e non comportano una pressione sullo stato quantitativo idroelettrici I volumi idrici turbinati ad usi idroelettrici sono generalmente riutilizzati dal SIMR, e, una pressione sullo stato quantitativo è data dalla condotta forzata che trasferisce i volumi turbinati dalla diga di Bau Muggeris (Bacino del Flumendosa) all invaso Sa Teula cave Per i tratti fluviali studiati nell ambito del Piano stralcio fasce fluviali (PSFF) sono stati censite le cave di movimentazione di inerti in alveo distinte tra cave in attività e cave dismesse navigazione Già nell ambito del primo ciclo di pianificazione non sono state rilevate pressioni inerenti a tale tipologia trasferimenti d'acqua Nel distretto idrografico della Sardegna sono presenti oltre al già citato trasferimento per usi idroelettrici dal Flumendosa al Riu Girasole, anche ulteriori due sistemi che trasferiscono ingenti volumi idrici da un bacino all altro, di cui il principale sistema collega il Fiume Tirso al Flumendosa, il secondo il Basso Sulcis al Bacino del Cixerri. Valutazione della significatività delle Pressioni Quantitative Prelievi Saranno definite delle soglie di significatività rapportando la portata derivata dal corpo idrico con la portata di riferimento. Sarà inoltre considerato l effetto cumulato di tutte le derivazioni insistenti sullo stesso corpo idrico. PRESSIONI MORFOLOGICHE 4.1- ricarica della falda Già nell ambito del primo ciclo di pianificazione non sono state rilevate pressioni inerenti a tale tipologia dighe idroelettriche Le dighe ad uso idroelettrico sono riportate nel database del SIMR invasi per approvvigionamento idrico Gli invasi per approvvigionamento idrico sono riportati nel database del SIMR dighe per difesa inondazioni Nel distretto idrografico della Sardegna sono censite due dighe per la difesa dalle inondazioni una sul Rio Mogoro e una sul Fiume Temo, che sono riportate sul database del censimento dighe SIMR regolazioni di flusso Per i tratti fluviali studiati nell ambito del PSFF sono stati censite: 4.6 diversioni - Sfioratori laterali; chiuse - Chiaviche; - Opere di immissione non regolate briglie Per i tratti fluviali studiati nell ambito del PSFF sono stati censite: - Traverse fluviali; - Briglie e soglie. GESTIONE FIUMI alterazioni fisiche dei canali Per i tratti fluviali studiati nell ambito del PSFF sono stati censiti: opere d'ingegneria - Difese di sponda longitudinali; ampliamento zone agricole - Canalizzazioni artificiali e tombini; ampliamento zone di pesca - Difese di sponda trasversali (pennelli o repellenti); 69/251

70 5.5 - infrastrutture - Muri o argini spondali; dragaggi - Argini. Valutazione della significatività delle Pressioni Morfologiche e Gestione Fiumi La sola presenza di dighe, sbarramenti e traverse è da considerarsi come pressione idro-morfologica significativa sui corpi idrici fluviali immediatamente a valle. Le altre pressioni morfologiche verranno considerate valutando la percentuale di alveo interessato da opere longitudinali e il numero opere puntuali per unità di lunghezza. L incidenza e la significatività delle pressioni correlate a una modificazione dell alveo, potranno inoltre essere considerate sulla base di un giudizio esperto adeguatamente motivato. GESTIONE DELLE ACQUE DI TRANSIZIONE E COSTIERE 6.1- dragaggi coste ed estuari infrastrutture costiere L incidenza e la significatività di tali pressioni sarà considerata caso per caso vasche di colmata nel singolo contesto sulla base delle criticità rilevate facendo ricorso anche a ripascimenti costieri precedenti studi elaborati o in corso di elaborazione nell ambito regionale barriere per la difesa dalle maree ALTRE PRESSIONI 8.1- discariche abusive smaltimento liquami in mare sfruttamento/rimozione di animali/ piante ricreazione L incidenza e la significatività di tali pressioni sarà considerata caso per caso pesca nel singolo contesto sulla base delle criticità rilevate facendo ricorso dove introduzione di specie necessario anche ad un giudizio esperto adeguatamente motivato in relazione 8.7- introduzione malattie allo stato di qualità del corpo idrico cambiamenti climatici aree di drenaggio Analisi degli impatti L analisi degli impatti verrà condotta sulla base dello stato di qualità dei corpi idrici definito a seguito dell analisi sui dati di monitoraggio. Le criticità emerse saranno quindi esaminate correlando lo stato di qualità del corpo idrico con la presenza di pressioni significative, singole o cumulate, determinate secondo la procedura precedentemente indicata Aggiornamento e valutazione della significatività delle pressioni incidenti sui corpi idrici sotterranei Pressioni significative approvate nel 2011 Nel documento Caratterizzazione, obiettivi e monitoraggio dei corpi idrici sotterranei della Sardegna approvato con Delibera del Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino Regionale n. 1 del 16 dicembre 2010 e con Delibera della Giunta Regionale n. 1/16 del 14 gennaio 2011 sono state determinate le pressioni significative su 114 corpi idrici sotterranei individuati. Nell Allegato al presente Progetto di Piano di Gestione Caratterizzazione, obiettivi e monitoraggio dei corpi idrici sotterranei, sono riportati i criteri utilizzati e i risultati dell individuazione delle pressioni significative approvate nel Nello stesso allegato sono inoltre riportati i progetti di aggiornamento per il Piano di Gestione 2015, sintetizzati nel paragrafo successivo. 70/251

71 Revisione delle pressioni significative per il Piano di Gestione 2015 Verrà rivista e aggiornata la valutazione delle pressioni significative secondo le seguenti direttrici: Allineamento delle categorie individuate a quelle previste per il reporting della Dir. 2000/60/CE ("WFD Reporting Guidance 2016")di seguito elencate; PRESSIONI PUNTUALI 1.1 puntuali - siti contaminati 1.2 puntuali - discariche 1.3 puntuali - industria petrolifera 1.4 puntuali - miniere 1.5 puntuali - scarichi sul terreno 1.6 puntuali - altre PRESSIONI DIFFUSE 2.1 Diffuse - agricoltura 2.2 Diffuse - popolazione non servita da fognatura 2.3 Diffuse - uso urbano del territorio 2.4 Diffuse - altre PRELIEVI 3.1 prelievi - agricoltura 3.2 prelievi - fornitura acqua potabile prelievi - industrie IPPC prelievi - industrie non-ippc 3.4 prelievi - cave 3.5 prelievi - altro RICARICA ARTIFICIALE DELLA FALDA 4.1 ricarica - ricarica con acque di scarico 4.2 ricarica - reimmissione in falda 4.3 ricarica - ricarica-acqua di miniera 4.4 ricarica - altro INTRUSIONE SALINA 5.1 intrusione salina 5.2 altre intrusioni Revisione/aggiornamento delle pressioni derivanti da scarichi sul suolo (per la definizione del carico potenziale si fa riferimento a quanto riportato per i corpi idrici superficiali nel paragrafo 7.2 ); Revisione/aggiornamento delle pressioni agricole e zootecniche (per la definizione del carico potenziale/effettivo si fa riferimento a quanto riportato per i corpi idrici superficiali nel paragrafo 7.2 ); Revisione/aggiornamento delle pressioni quantitative, anche mediante un perfezionamento dei dati relativi ai prelievi dai pozzi ad uso acquedottistico elencati nel NPRGA 11 ; Perfezionamento della procedura per la definizione delle pressioni significative. Riguardo quest ultimo punto l analisi finalizzata alla definizione delle pressioni significative verrà effettuata in tre step. 11 Piano Regolatore Generale degli Acquedotti della Sardegna Assessorato dei Lavori Pubblici della Regione Autonoma della Sardegna 71/251

72 1. Individuazione delle pressioni potenziali (per tipologia di pressione) a livello di corpo idrico sotterraneo; 2. Individuazione delle pressioni potenzialmente significative a livello di corpo idrico attraverso incrocio, mediante una matrice di valutazione, del dato relativo alle pressioni potenziali con il parametro vulnerabilità intrinseca. L analisi sarà integrata in alcuni casi con un giudizio esperto, ovvero una valutazione del gruppo di lavoro, per rendere conto di situazioni nelle quali l approccio analitico non è in grado di mettere in risalto talune problematiche. 3. individuazione delle pressioni significative che consiste nel verificare, sulla base dell analisi dei dati di monitoraggio, della classificazione dello stato dei corpi idrici e sulla presenza di eventuali trend in salita delle concentrazioni di determinati inquinanti, se le pressioni potenzialmente signicative individuate nello specifico corpo idrico stanno determinando o possono determinare un rischio per il raggiungimento o il mantenimento del buono stato. La valutazione delle pressioni significative verrà fatta nel 2015 a valle della conclusione dell aggiornamento dei dati sulle pressioni potenziali puntuali e diffuse e a valle della conclusione delle attività riguardanti la definizione dei valori di fondo (background) di determinati parametri di origine naturale. Infatti solo in tal modo sarà possibile valutare se determinati superamenti rilevati con il monitoraggio sono attribuibili a fattori naturali o determinati da pressioni antropiche. 72/251

73 7.4. Inventario delle emissioni, degli scarichi e delle perdite Al fine di pervenire alla progressiva riduzione dell'inquinamento dei corpi idrici causato dalle sostanze prioritarie e arrestare o eliminare gradualmente le emissioni, gli scarichi e le perdite di sostanze pericolose prioritarie, a norma di quanto previsto dalla Direttiva 2000/60/CE, in particolare all'articolo 4, paragrafo 1, lettera a) e all'articolo 16, paragrafi 1 e 8, sono istituiti gli inventari delle emissioni degli scarichi e delle perdite delle sostanze considerate. Gli inventari potranno essere utilizzati per quanto riguarda l analisi di significatività delle emissioni, scarichi e perdite di sostanze prioritarie di origine antropica. I termini di scadenza per la progressiva riduzione e l arresto o l eliminazione graduale saranno quindi correlati ad un inventario, comprendente carte topografiche, se disponibili, delle emissioni, degli scarichi e delle perdite di tutte le sostanze prioritarie e degli inquinanti inseriti nell allegato I, parte A, della Direttiva 2008/105/CE relativa agli standard di qualità ambientale (SQA) nel settore della politica delle acque; nell'inventario figureranno, ove opportuno, le concentrazioni di tali sostanze e inquinanti nei sedimenti e nel biota. Tale argomento è inoltre affrontato nella linee guida della comunità europea Common Implementation Strategy (CIS) Guidance No 28 che suggerisce un approccio a due step per la compilazione dell inventario. 1. Nel primo passo devono essere identificate le sostanze non rilevanti a livello di distretto idrografico sulla base delle informazioni dall analisi effettuata per l Articolo 5 della direttiva quadro sulle acque. 2. Il secondo step, prevede per le sostanze che superano i criteri di rilevanza un'analisi più dettagliata utilizzando un approccio a più livelli. Si dovrebbe mirare a fornire ulteriori stime delle emissioni, gli scarichi e le perdite da fonti puntuali e diffuse, così come i carichi trasportati nei fiumi. L'approccio generale, già seguito durante il primo ciclo di pianificazione per quanto riguarda l'indagine sulla potenziale presenza di sostanze pericolose nel territorio regionale, prevede quindi una valutazione delle pressioni su scala di Bacino, con l'obiettivo di prima fase di identificare quelle sostanze che sono chiaramente di scarsa rilevanza per il Bacino stesso attualmente e nel prossimo futuro e concentrare gli sforzi di sviluppo del successivo inventario sulle sostanze rimanenti. Questa valutazione di rilevanza attingerà alle fonti di informazione di cui all'articolo 5 della citata Direttiva 2008/105/CE(SQA), vale a dire i risultati del monitoraggio della conformità (Direttiva quadro) nonché le informazioni sulle restrizioni esistenti in materia di produzione e commercializzazione. In particolare, gli inventari conterranno informazioni riguardanti l'anagrafica e georeferenziazione degli scarichi di sostanze pericolose, gli estremi dei provvedimenti autorizzativi allo scarico, l'elenco delle sostanze presenti nella scarico, l'indicazione dei principali cicli produttivi che contribuiscono alla formazione dello scarico. Gli Enti competenti (in particolare Province e ARPAS), attraverso il rilascio dei provvedimenti autorizzativi, i controlli e monitoraggi delle sostanze in questione, sono incaricati di raccogliere le informazioni necessarie alla compilazione degli inventari e la loro trasmissione. 73/251

74 8. VALUTAZIONE, GESTIONE E CRITICITA DELLE RISORSE IDRICHE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA Il presente capitolo ripropone i contenuti del Piano di gestione vigente riguardanti l ordinamento istituzionale in merito al governo e alle modalità di gestione delle risorse idriche del Distretto idrografico. Nell attuale fase di aggiornamento del PdG, oltre ad alcune modifiche di carattere espositivo, si è proceduto ad aggiornare i dati relativi a risorse e volumi erogati dal Sistema Idrico Multisettoriale Regionale ai comparti civile, irriguo ed industriale nel sessennio Inoltre, vengono descritte le attività in corso per la definizione del bilancio idrico del Distretto idrografico della Sardegna Il bacino idrografico della Sardegna e gli schemi idraulici di approvvigionamento A seguito dell applicazione della L.R. n. 19 del Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici, è stato introdotto il concetto di Sistema Idrico Multisettoriale, intendendo con esso l insieme delle opere di approvvigionamento idrico e adduzione che, singolarmente o perché parti di un sistema complesso, siano suscettibili di alimentare, direttamente o indirettamente, più aree territoriali o più categorie differenti di utenti, contribuendo ad una perequazione delle quantità e dei costi di approvvigionamento. La stessa Legge stabilisce inoltre che la gestione unitaria del sistema idrico multisettoriale regionale è affidata all Ente Acque della Sardegna (ENAS). A seguito dell attività di ricognizione (prevista dalla citata Legge Regionale n. 19/2006), effettuata dallo stesso ENAS in collaborazione con l Assessorato Regionale LL.PP., sono state identificate le opere multisettoriali che progressivamente sono state trasferite sotto la responsabilità gestionale dell ENAS. Il sistema di fornitura dell acqua all ingrosso coincide quindi con le infrastrutture che sono gestite da ENAS, ente strumentale della Regione Sardegna come stabilito dal DPGR n. 135 del e dal DPGR n. 35 del Il territorio regionale è stato ripartito in sette zone idrografiche denominate Sistemi ; nella Figura 8-1 viene illustrato il territorio regionale suddiviso in sistemi idraulici: Sistema 1 SULCIS, km 2 Sistema 2 TIRSO, km 2 Sistema 3 NORD OCCIDENTALE, km 2 Sistema 4 LISCIA, km 2 Sistema 5 POSADA-CEDRINO, km 2 Sistema 6 SUD ORIENTALE, km 2 74/251

75 Sistema 7 FLUMENDOSA-CAMPIDANO-CIXERRI, km 2 Figura 8-1 Sistemi Idraulici della Sardegna Inoltre viene considerato un ulteriore sistema, il numero 8, che è costituito da due invasi destinati esclusivamente alla laminazione delle piene: la diga sul Rio Mogoro a Santa Vittoria e quella sul Temo a Monte Crispu. 75/251

76 All interno di ogni sistema le infrastrutture idrauliche esistenti sono state accorpate in diversi schemi idraulici in relazione all uso della risorsa. Si è stabilito di attribuire al medesimo schema idrico tutte le opere idrauliche che, pur se non direttamente interconnesse tra loro, concorrono al soddisfacimento dei fabbisogni idrici del medesimo territorio. Di seguito si riportano, tratte dal suddetto lavoro, le denominazioni degli schemi idraulici con le relative monografie. Schemi idraulici: Sistema 1 SULCIS: 1A - Schema idraulico Mannu di Narcao; 1B - Schema idraulico Rio Palmas Flumentepido. Sistema 2 TIRSO: 2A - Schema idraulico Taloro; 2B - Schema idraulico Torrei; 2C - Schema idraulico Tirso Mogoro Fluminimannu di Pabillonis. Sistema 3 NORD OCCIDENTALE: 3A - Schema idraulico Mannu di Pattada Alto Tirso; 3B - Schema idraulico Coghinas-Mannu di Porto Torres; 3C - Schema idraulico Alto e Medio Temo Cuga Bidighinzu - Mannu di Ozieri; 3D - Schema idraulico Mannu di Sindia. Sistema 4 LISCIA: 4A - Schema idraulico Liscia Padrongiano; 4B - Schema idraulico Pagghiolu. Sistema 5 POSADA-CEDRINO: 5A - Schema idraulico Posada; 5B - Schema idraulico Cedrino. Sistema 6 SUD ORIENTALE: 6A - Schema idraulico Alto Flumendosa - Sa Teula. Sistema 7 FLUMENDOSA-CAMPIDANO-CIXERRI 7A - Schema idraulico Medio e Basso Flumendosa Fluminimannu; 7B - Schema idraulico Campidano: Fluminimannu Mannu di Monastir; 76/251

77 7C - Schema idraulico Leni; 7D - Schema idraulico Cixerri Rio Casteddu; 7E - Schema idraulico Basso Cixerri Fluminimannu - S. Lucia. 77/251

78 Monografie degli schemi idraulici Schema idraulico 1A - Mannu di Narcao Il bacino idrografico del Rio Mannu di Narcao a Bau Pressiu ha una superficie di 28,73 km 2, delimitato dalla diga di Bau Pressiu sul Rio Mannu di Narcao, affluente in destra del Rio Palmas. Durante l emergenza idrica del periodo è stata realizzata l interconnessione con il bacino del Basso Cixerri che permette il trasferimento di risorsa dall invaso sul Cixerri a Genna Is Abis all invaso di Bau Pressiu; il collegamento, che ha una potenzialità di 500 l/s, è costituito da un impianto di sollevamento ubicato in prossimità della diga sul Cixerri ed una condotta del diametro di 700 mm e della lunghezza di circa 18,9 km, di cui 7,3 km in premente. Dall invaso di Bau Pressiu sono alimentate le utenze potabili mediante un opera di presa in torre dedicata che serve l impianto di potabilizzazione gestito da Abbanoa S.p.A. Schema idraulico 1B - Rio Palmas Flumentepido Il sistema idraulico considerato comprende la diga di sbarramento sul Rio Palmas a Monte Pranu e la traversa di derivazione sul Rio Flumentepido. La diga di Monte Pranu sbarra il corso del Rio Palmas a circa 5 km dalla sua foce nel golfo di Palmas. Il bacino idrografico totale sotteso dallo sbarramento ha una superficie di 435,28 km 2 dei quali 28,73 km 2 sottesi dalla diga di Bau Pressiu che sbarra il corso del Rio Mannu di Narcao affluente in destra del Rio Palmas. L invaso originariamente destinato all alimentazione irrigua dei comprensori del Consorzio di Bonifica del Basso Sulcis e alla laminazione delle piene del Rio Palmas, attualmente è fonte di alimentazione anche della zona industriale di Portovesme e fornisce una modesta integrazione di risorsa allo schema acquedottistico PRGA 45 (1983) servendo, attraverso le condotte industriali che da esso si dipartono, gli impianti di potabilizzazione di San Giovanni Suergiu (dalla condotta industriale che alimentava la Sardamag di Sant Antioco) e Portoscuso (dalla condotta industriale per Portovesme). Esiste inoltre un collegamento anche per l impianto di potabilizzazione di San Antioco, sempre dalla condotta industriale ex Sardamag, attualmente non in esercizio. Le risorse del Rio Palmas possono essere integrate con quelle derivate dal Rio Fluementepido mediante una traversa situata a circa 4 km dalla foce in località Conca is Angius. Le risorse derivate dal Flumentepido attraverso un impianto di sollevamento possono esser addotte alla zona industriale di Portovesme, e pertanto anche alla potabilizzazione di Portoscuso. Schema idraulico 2A - Taloro Il sistema di opere realizzate sul fiume Taloro nasce con l obiettivo di utilizzare ai fini idroelettrici, irrigui e industriali i deflussi del rio omonimo. Il sistema consta di tre sbarramenti: Gusana, Cucchinadorza e Benzone, gestiti dall ENEL, e tre impianti di produzione idroelettrica, di cui uno reversibile. 78/251

79 Lo sbarramento Gusana, che realizza l invaso principale del sistema, sottende un bacino imbrifero totale di 246,68 km 2. L invaso è dedicato alla regolazione dei deflussi funzionali alla produzione di energia delle centrali idroelettriche Cucchinadorza e Taloro. Il gruppo di produzione Taloro è reversibile. Da detto invaso, mediante due distinte prese, vengono integrate le risorse dello schema idraulico potabile n. 14 Govossai (PRGA 83). Lo sbarramento Cucchinadorza ha principalmente la funzione di regolare i volumi turbinati dalla centrale idroelettrica di Gusana nonché quelli del bacino idrografico residuo a valle dello sbarramento di Gusana di 107,55 km 2. Dal Cucchinadorza è alimentata la centrale idroelettrica di Baddu Ozzana. In coda all invaso è ubicata un opera di presa acquedottistica che, mediante sollevamento, si collega all impianto di potabilizzazione dello schema potabile n. 20 Barbagia - Mandrolisai (PRGA 04). La diga Benzone, terminale del sistema Taloro, cui afferisce un bacino imbrifero residuo di 89,37 km 2, costituisce il bacino di scarico del 2 salto Taloro ed è funzionale alla regolazione dei deflussi da destinarsi all alimentazione della centrale idroelettrica di Tumuele. Dal bacino Taloro vengono prelevate le risorse per le utenze del Comprensorio irriguo della Media Valle del Tirso del Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale e delle utenze industriali della zona di Ottana. Le risorse a servizio delle utenze irrigue e industriali vengono sollevate da quota di presa dal Benzone, 147 m s.l.m., ad una vasca di carico a quota 230 m s.l.m., tramite un impianto di sollevamento. La centrale di sollevamento e la condotta premente sono gestiti dall ENEL che deve fornire annualmente dall invaso di Benzone un volume di 40 Mm 3 all anno a quota 230 m. s.l.m. per gli usi potabili ed industriali della Media Valle del Tirso. Dalla vasca di carico la risorsa viene addotta tramite un canale nella vasca di compenso di Sa Ruxi ( m 3 di capacità). Una seconda condotta in pressione collega la vasca di carico con la presa dal bacino di compenso di Sa Ruxi, da cui si derivano le condotte per l alimentazione dell utenza agricola e industriale. Le risorse invasate nel sistema Taloro costituiscono, inoltre, la riserva strategica del sistema elettrico della Sardegna per il riavvio e la rimessa in carico della rete elettrica regionale in caso di spegnimento. Il volume d acqua da turbinare necessario per il riavvio del sistema elettrico è di 24 Mm 3, tale volume deve essere costantemente disponibile nell invaso di Gusana. Schema idraulico 2B - Torrei L invaso Torrei sul rio omonimo, affluente in sinistra idraulica del fiume Taloro, sottende un bacino imbrifero di 14,47 km 2. Dall invaso si diparte la condotta adduttrice per il potabilizzatore Torrei a servizio dello schema idropotabile n. 20 Barbagia - Mandrolisai. L impianto suddetto può essere approvvigionato anche con la risorsa derivabile da opportuna opera di presa e sollevamento in coda all invaso Cucchinadorza (schema idraulico 2A - Taloro) e condotta premente di adduzione. Schema idraulico 2C - Tirso - Fluminimannu di Pabillonis 79/251

80 Il sistema idraulico consente lo sfruttamento della risorsa del bacino del fiume Tirso (al netto di quella sfruttata dalle opere di regolazione dei sistemi alti di Sos Canales, Taloro, Govossai e Torrei), del rio Flumineddu di Allai, del Rio Mogoro e del Fluminimannu di Pabillonis. L invaso di Cantoniera rappresenta il fulcro del sistema di captazione e regolazione dei deflussi del fiume Tirso. Dalla diga di Cantoniera i volumi idrici vengono rilasciati in alveo (con l entrata in esercizio della centrale idroelettrica in prossimità della diga verranno prima turbinati) e intercettati dalla diga di Pranu Antoni, ubicata a valle della confluenza nel Tirso del rio Flumineddu. La diga Nuraghe Pranu Antoni ha una capacità limitata e pertanto i volumi non immediatamente utilizzabili dalle utenze di valle possono essere immessi, tramite l omonima centrale di sollevamento, nell invaso di Cantoniera. Attraverso un opera di presa nell invaso di Cantoniera e mediante una condotta in pressione viene alimentato l acquedotto potabile appartenente allo schema n. 18 PRGA. Dalla diga di Pranu Antoni i volumi per le utilizzazioni di valle vengono rilasciati in alveo e intercettati dalla diga sul Tirso a Santa Vittoria, da cui si dipartono i canali Destra e Sinistra Tirso, a servizio del Consorzio di Bonifica dell Oristanese. Prima di essere rilasciate in alveo le risorse derivate da Pranu Antoni possono essere turbinate dalla centrale di produzione idroelettrica. Sfruttando il canale in sinistra idraulica, mediante opportuna opera di presa che adduce alla vasca di compenso di Marrubiu, è possibile trasferire le risorse del bacino del fiume Tirso al sistema Flumendosa- Campidano. La linea di trasferimento dal sistema Tirso al sistema Flumendosa-Campidano è realizzata da: una condotta premente dalla centrale di sollevamento di Marrubiu al torrino Margiani; una condotta a gravità fino alla vasca di compenso di Sardara; centrale di sollevamento di Sardara; premente sino alla vasca di disconnessione di Corongiu; una tratta a gravità che si collega all adduttore Sa Forada - Sardara Sanluri attualmente gestito dal Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale. Tramite questa condotta la risorsa viene trasferita all invaso di Sa Forada. Attraverso la linea di trasferimento Tirso-Flumendosa, una volta realizzate le opere di presa, l adduttore dal rio Mogoro e l adeguamento della centrale di sollevamento esistente del Fluminimannu di Pabillonis, potranno essere trasferiti alle utenze del sistema Flumendosa- Campidano anche i deflussi del rio Mogoro e del rio Fluminimannu di Pabillonis. La linea di trasferimento Tirso - Sa Forada ha un funzionamento completamente bidirezionale, per cui le risorse del sistema Flumendosa possono essere trasferite dall invaso di Sa Forada al canale sinistra Tirso e da qui alle utenze irrigue da esso alimentate. Sul corso terminale del fiume Tirso, in prossimità dell abitato di Silì, è ubicata la traversa di Silì realizzata con lo scopo di fornire la risorsa alle utenze del Consorzio industriale di Oristano. Dalla traversa di Silì può essere derivata una portata integrativa all impianto di potabilizzazione di Silì a servizio dello Schema PRGA n. 18 Tirso, impianto che attualmente è ordinariamente alimentato da pozzi in sub alveo del Tirso (Pozzi Silì), ma che in futuro è previsto venga alimentato direttamente dalla diga di Cantoniera con una condotta in pressione. Schema idraulico 3A - Mannu di Pattada Sos Canales La diga di Monte Lerno regola i deflussi del rio Mannu di Pattada, affluente in destra idraulica del Coghinas. Alla sezione dello sbarramento resta sotteso un bacino imbrifero di 159,95 km 2. Dall invaso sono alimentate 80/251

81 le utenze potabili dello schema n. 3 Pattada (con possibilità di trasferimenti in emergenza allo schema n. 7 Goceano), le utenze irrigue del comprensorio di Chilivani del Consorzio di Bonifica del Nord Sardegna, la Zona Industriale di Ozieri - Chilivani e la centrale idroelettrica ENEL di Ozieri. La diga di Sos Canales sottende un bacino imbrifero di 15,95 km 2, sottobacino del Fiume Tirso. Alimenta l impianto di potabilizzazione di Sos Canales che serve lo schema potabile n. 7 Goceano e parte dello schema n. 3 Pattada. Schema idraulico 3B - Coghinas Mannu di Porto Torres Il bacino idrografico del Coghinas alla diga di Casteldoria ha una superficie di 2377 km 2 ; le risorse del Coghinas sono regolate dagli invasi sull asta principale a Muzzone e Casteldoria e alimentano le utenze potabili, irrigue ed industriali dell area nord occidentale della Sardegna. Dall invaso di Muzzone le acque vengono turbinate dalla centrale idroelettrica in prossimità della diga e quindi rilasciate in alveo. A circa 5 km dalla diga è ubicata la traversa di Donigaza Contra Cana da cui vengono derivate le risorse per l irrigazione del Comprensorio Irriguo di Perfugas del Consorzio di Bonifica del Nord Sardegna. Nella configurazione attuale lo schema Perfugas è servito dall impianto di potabilizzazione di Pedra Maiore alimentato da entrambe le condotte Coghinas 1 e 2 aventi origine dalla diga di Casteldoria. Tali adduzioni sono attualmente a servizio dell area di Sassari - Porto Torres - Alghero e dell area irrigua del Comprensorio della Bassa Valle del Coghinas del Consorzio di Bonifica del Nord Sardegna. Dalle condotte Coghinas 1 e 2 viene attualmente alimentato, con circa35 l/s, l impianto di potabilizzazione di Castelsardo (Schema 3 PRGA 1983); nell assetto futuro tale impianto verrà dismesso e sostituito dall impianto di Pedra Maiore. La condotta Coghinas 1 termina nella vasca di accumulo di Porto Torres da cui viene alimentata l area industriale omonima, mentre la condotta Coghinas 2 termina nella vasca di Truncu Reale. Una condotta con funzionamento bidirezionale, con utilizzo di un impianto di sollevamento nel verso Porto Torres Truncu Reale, collega i terminali dei due adduttori. Dalla vasca di Truncu Reale sono servite le zone industriali di Sassari, l impianto di potabilizzazione di Truncu Reale, e inoltre da tale vasca si diparte la condotta che termina nella vasca di compenso di Tottubella, a servizio del Consorzio di Bonifica della Nurra e dell area industriale di Alghero, e la condotta Truncu Reale Alghero che alimenta l impianto di potabilizzazione di Alghero Monte Agnese (Schema n. 6 PRGA). Nella condotta Truncu Reale-Tottubella possono essere immesse le risorse derivate dalla traversa sul rio Mannu di Porto Torres alla Crucca. Schema idraulico 3C - Alto e Medio Temo Cuga Bidighinzu - Mannu di Ozieri Il bacino idrografico sotteso dalla diga sul Temo a Monteleone Roccadoria (Alto Temo) ha una superficie di 142,52 km 2 ; l invaso, oltre alla regolazione dei deflussi del bacino idrografico diretto, regola anche quelli del 81/251

82 medio Temo intercettati dalle traverse sul Rio Badu Crabolu e sul Rio Cumone, e derivati con sollevamento verso l Alto Temo mediante un sistema di condotte e gallerie. Il bacino del Temo è collegato con quello del Rio Cuga attraverso l interconnessione idraulica che consta di quattro gallerie, tre traverse e della diga sul Cuga, dalla quale si diparte la rete di condotte per l utilizzazione irrigua e potabile della risorsa. La potenzialità del sistema di trasferimento Temo-Cuga è pari a 10 m 3 /s; il sistema è costituito da un primo tratto di galleria, lungo circa 10 km che rilascia sul Rio Sette Ortas, intercettato più a valle dall omonima traversa; da quest opera si diparte il secondo tratto di galleria, lungo circa 5,6 km, che consegna nell invaso determinato dalla traversa sul Rio Badde de Jana, da cui a sua volta parte il terzo tratto di galleria che consegna sul piccolo invaso determinato dalla traversa S Olia; da quest ultima traversa del sistema parte il quarto ed ultimo tratto del collegamento, sempre in galleria, di circa 1,3 km di sviluppo, che versa nell invaso del Cuga. L invaso sul Cuga realizza quindi una ulteriore capacità di regolazione del sistema aggiungendo ai deflussi del Bacino del Temo quelli del Rio Cuga che, alla sezione di sbarramento in località Nuraghe Attentu ha una superficie di 58,36 km 2. Dall invaso sull alto Temo a Monteleone Roccadoria è possibile trasferire risorse anche verso l invaso del Bidighinzu attraverso una condotta con sollevamento ubicato subito ai piedi della diga. Il bacino del Bidighinzu a Monte Ozzastru ha una superficie di 51,65 km 2 ; l invaso regola i deflussi del rio omonimo e quelli derivati, con sollevamento, dal bacino del Mannu di Ozieri intercettato dalla traversa Ponte Valenti. Quest ultimo riceve anche i deflussi del Rio Calambru, derivati da una traversa sullo stesso, ubicata in località S. Lucia, che li devia nel vicino rio omonimo, affluente destro del Mannu di Ozieri. Dall invaso Alto Temo sono alimentate direttamente le utenze potabili dello schema n. 9 Temo, mentre dall invaso del Cuga sono alimentate le utenze irrigue dei distretti del Consorzio di Bonifica della Nurra e possono essere alimentate le utenze potabili dello schema n. 6 Alghero PRGA 1983, alimentabili anche dal sistema Coghinas, attraverso la condotta Truncu Reale - Monte Agnese. Dall invaso del Bidighinzu sono alimentate le utenze potabili dello schema n. 7 PRGA 1983 e l area irrigua Valle dei Giunchi. È inoltre inclusa in questo schema idraulico la diga Surigheddu sul Rio Quidongias, con corso d acqua principale Rio Serra e superficie del bacino idrografico di 5,88 km 2. Schema idraulico 3D- Mannu di Sindia Lo schema adduce alle aree industriali di Macomer le risorse derivate dal Rio Mannu di Sindia con la traversa esistente alla sezione di Nuraghe Moresa. Il bacino totale sotteso dalla sezione suddetta è di 128,16 km 2. Il Rio Mannu di Sindia afferisce al bacino del Temo mentre le utenze da esso alimentate sono dislocate nel bacino del Tirso e, pertanto, le opere del presente schema trasferiscono risorsa tra due differenti sistemi multisettoriali. Schema idraulico 4A - Liscia - Padrongiano 82/251

83 La diga del Liscia a Punta Calamaiu regola i deflussi del fiume Liscia. Alla sezione dello sbarramento sottende un bacino imbrifero di 284,3 km 2. Da quest invaso sono alimentate le utenze potabili dello schema n. 2 Liscia, con possibilità di trasferimenti reversibili verso lo schema n. 1 Vignola Casteldoria - Perfugas e lo schema n. 8 Siniscola. Dalla diga si diparte il canale adduttore irriguo a servizio del Consorzio di Bonifica della Gallura, l opera si sviluppa sino in prossimità dell abitato di Olbia, servendo anche l utenza industriale della Z.I.R. di Olbia e svariate utenze civili (centri residenziali turistici, insediamenti alberghieri, insediamenti sportivi, etc.) servite direttamente dal Consorzio di Bonifica. L impianto di potabilizzazione a servizio dello schema acquedottistico del Liscia è quello dell Agnata. Schema idraulico 4B - Pagghiolu La diga di Monti di Deu sul rio Pagghiolu regola i deflussi del rio omonimo, affluente in destra del fiume Liscia. Alla sezione dello sbarramento sottende un bacino imbrifero di 10,47 km 2. Dall invaso di Monte di Deu saranno alimentate le aree irrigue del distretto di Padulo e le utenze industriali di Tempio, che allo stato attuale vengono servite da un impianto di sollevamento collegato alla presa realizzata nell alveo del Rio Pagghiolu. E inoltre prevista la realizzazione di una traversa sul rio Limbara che integrerà i deflussi diretti del bacino del rio Pagghiolu. Schema idraulico 5A - Posada Il bacino idrografico del Rio Posada a Maccheronis ha una superficie di 613,64 km 2 ; le risorse sono regolate dall invaso di Maccheronis. L invaso, nato per un uso irriguo e potabile, viene utilizzato oggi anche per l alimentazione di una centrale idroelettrica dell ENEL che utilizza i volumi sfiorati dall invaso. Dall adduzione irrigua del comprensorio irriguo di Posada del Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale, vengono attualmente alimentate anche le utenze industriali della zona industriale di Siniscola, altre attività produttive non irrigue essenzialmente di tipo turistico e gli impianti di potabilizzazione dello schema n. 11 Siniscola PRGA Nella configurazione futura prevista dal PRGA lo schema 8 verrà servito dall impianto di potabilizzazione di nuova realizzazione, denominato Posada (con una potenzialità di 250 l/s) previsto nelle vicinanze dell invaso. Schema idraulico 5B Cedrino Il bacino idrografico del Cedrino, delimitato dalla diga di Pedra e Othoni, ha una superficie di 631,23 km 2. Le risorse del Cedrino alimentano le utenze potabili, irrigue ed industriali dell area centro orientale della Sardegna. A valle dell invaso è situata la vecchia centrale idroelettrica sul fiume Cedrino, attualmente dismessa e sostituita con la nuova centrale, recentemente realizzata a circa 60 m dall invaso in sponda destra idraulica. 83/251

84 Dall invaso si dipartono la condotta ad uso irriguo per l alimentazione dei distretti del Comprensorio Irriguo del Cedrino del Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale e dalla torre di presa a uso potabile e l adduttore per l impianto di potabilizzazione dello schema n. 10 Cedrino PRGA (ex schema 13 PRGA 83). Dalla rete irrigua del Consorzio di Bonifica potrebbe essere alimentata la zona industriale di Sologo che attualmente non richiede risorse. È inoltre inclusa in questo schema la diga Minghetti sul Rio Istitti in agro del comune di Lula, realizzata agli inizi degli anni 60, a servizio delle attività estrattive della miniera di Lula non più inproduzione. La diga, di capacità utile 0,097 Mm 3, è gestita dal Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale ed ha ricevuto l ordine di svaso da parte del Servizio Dighe. La risorsa da essa recuperabile, una volta ripristinata, potrebbe essere utilizzata per l approvvigionamento dell area Industriale di Sologo o, in quanto a quota notevolmente più elevata rispetto a quella del Cedrino, per l alimentazione della zona industriale di Nuoro - Pratosardo. Schema idraulico 6A - Alto Flumendosa - Sa Teula Il sistema è costituito da cinque opere di sbarramento collegate in serie, di cui quattro gestite dall ENEL, nonché da tre impianti di produzione idroelettrica. Il sistema di opere è stato realizzato negli anni 40 per l utilizzo a scopi idroelettrici delle acque dell Alto Flumendosa e del Rio Bau Mela e Rio Bau Mandara; i deflussi dell alto Flumendosa e dei suoi affluenti vengono regolati dalla diga di Bau Muggeris e, attraverso le opere di utilizzazione idroelettrica, deviati dal loro bacino naturale e scaricati sul rio Sa Teula. Lo sbarramento principale del sistema, denominato Bau Muggeris sul Fiume Flumendosa, sottende un bacino imbrifero totale di 180,02 km 2. L invaso raccoglie anche i deflussi dei bacini del rio Bau e Mela e rio Bau e Mandara, delimitati dalle omonime opere di sbarramento collegati in serie mediante due gallerie di derivazione e aventi rispettivamente estensione di 94,71 km 2 e 24,07 km 2. Dall invaso Bau Muggeris una condotta forzata realizza il primo salto che alimenta la prima centrale dell Alto Flumendosa. La galleria di derivazione a valle della centrale restituisce le acque turbinate nella vasca di carico della seconda centrale dalla quale si diparte la condotta forzata che realizza il secondo salto idraulico per la produzione di energia elettrica. Dalla stessa vasca di carico viene prelevata la risorsa che alimenta l impianto di potabilizzazione di Villagrande a servizio dell acquedotto Ogliastra. La centrale del secondo salto, ubicata a monte della diga Sa Teula, mediante una condotta di restituzione versa i suoi scarichi nel piccolo invaso di Sa Teula da cui viene successivamente derivata la risorsa verso la terza centrale mediante una galleria in pressione. Le acque turbinate vengono quindi rilasciate nell alveo del Rio Sa Teula. Lo schema si completa con l opera di sbarramento sul Rio Sa Teula denominata Santa Lucia. L invaso, che sottende un bacino imbrifero, di 48,59 km 2, alimenta l intera rete irrigua consortile del Consorzio di Bonifica 84/251

85 dell Ogliastra, dalla quale vengono alimentate anche le utenze potabili e industriali dell area di Tortolì - Arbatax, oltre alle ulteriori utenze potabili dell ex schema 26 Bacu Turbina durante il periodo estivo. Schema idraulico 7A - Medio e Basso Flumendosa Fluminimannu Lo schema comprende le opere che permettono lo sfruttamento delle risorse idriche del medio e basso Flumendosa e di quelle del Fluminimannu a Is Barrocus. Le utenze alimentate dal sistema di opere sono prevalentemente quelle del Campidano di Cagliari, ed in misura minore, quelle del Sarcidano e del Sarrabus. Le risorse del Medio Flumendosa sono regolate dall invaso sul Flumendosa a Nuraghe Arrubiu e dall invaso sul Rio Mulargia a Monte Su Rei, collegati tra loro tramite galleria. Tale sistema riceve, inoltre, la risorsa, derivata mediante galleria idraulica, del rio Flumineddu, affluente del Flumendosa, il cui corso è sbarrato dalla diga a Capanna Silicheri. All invaso Mulargia vengono addotte, mediante sollevamento, anche le risorse del basso corso del Flumendosa derivate dalla traversa di S Isca Rena. Lungo il collegamento è localizzata la presa per l alimentazione delle aree irrigue recentemente attrezzate in agro di Ballao. Tali aree sono al di fuori del perimetro dei Consorzi di Bonifica esistenti e l intervento di infrastrutturazione irrigua, finanziato dalla regione, è stato realizzato dalla provincia di Cagliari; attualmente non esiste un gestore delle opere. Le risorse del Basso Flumendosa sono inoltre derivate ad Arcu Sa Rena con presa in sub alveo e sollevate verso l impianto di potabilizzazione di San Vito a servizio dello schema acquedottistico 27 Sud Orientale. Dall invaso sul Flumendosa sono derivabili le risorse per l alimentazione irrigua del Sarcidano: mediante sollevamento le acque dell invaso vengono addotte ad una vasca di carico dalla quale origina la rete di adduzione e distribuzione. Nella zona settentrionale dell invaso è ubicata la traversa di Ponte Maxia, in agro di Villanovatulo, che permette la derivazione di portata da destinare all alimentazione delle seguenti utenze: impianto di potabilizzazione di Is Barrocus dello schema acquedottistico 21 PRGA 2004; impianti di potabilizzazione di Pranu Monteri e di Perd e Cuaddu, appartenenti allo schema acquedottistico 32 PRGA 2004 (il piano acquedotti prevede di dismettere tale impianto e servire i centri ora alimentati da esso dall impianto di potabilizzazione di Is Barrocus); area irrigua di Isili, attrezzata con finanziamento CASMEZ nell ambito degli interventi compensativi per la realizzazione della diga di Is Barrocus; zona industriale di Perd e Cuaddu di Isili. Le acque derivate dall invaso sul Mulargia sono addotte verso il Campidano dopo lo sfruttamento idroelettrico con la centrale di Uvini. Allo sbocco della lunga galleria di adduzione è ubicata l opera di presa di Sarais che alimenta i distretti settentrionali del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale, lo schema acquedottistico n. 40 Campidano (PRGA 83) e l acquedotto Mulargia - Cagliari a servizio del sistema idropotabile del capoluogo regionale. I due acquedotti corrono pressoché paralleli e convergono in un unico tronco di galleria poco prima della derivazione per l impianto di potabilizzazione di Donori. 85/251

86 La linea di trasporto Mulargia - Cagliari è interconnessa al sistema multisettoriale del Campidano e, attraverso questa, alla linea Tirso - Flumendosa; pertanto le acque del bacino del fiume Tirso possono essere addotte agli impianti di potabilizzazione di Donori e di Cagliari. Inoltre le acque trasferite verso i due impianti di potabilizzazione di Cagliari, San Michele e Simbirizzi, possono alimentare i due impianti di recupero energetico di San Lorenzo e di Settimo San Pietro. A valle della presa di Sarais la risorsa dell invaso del Mulargia prosegue in canale a pelo libero fino all invaso di Sa Forada che costituisce il bacino terminale dell adduzione; lungo il tragitto del canale adduttore sono alimentate ulteriori utenze irrigue del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale. L invaso di Sa Forada con il vicino invaso di Casa Fiume, traversa fluviale che sbarra e deriva le acque del Fluminmannu, costituiscono gli invasi dai quali ha origine tutto il sistema di adduzione irrigua del Campidano di Cagliari, appartenente allo schema idraulico 7B. Schema idraulico 7B - Schema idraulico Campidano: Fluminimannu-Mannu di Monastir Lo schema ha origine dall invaso di Sa Forada che costituisce il terminale del Canale Adduttore Principale del Flumendosa (vedere schema 7A). Il sistema comprende tutte le opere per l adduzione e la distribuzione delle risorse derivate dal Medio e Basso Flumendosa verso il Campidano, integrate con quelle derivabili dal Rio Fluminimannu a Casa Fiume e Rio Mannu di Monastir. L invaso di Sa Forada regola inoltre gli eventuali volumi trasferiti dal sistema di interconnessione Tirso-Flumendosa. Dall invaso di Sa Forada ha origine la galleria di derivazione verso la traversa sul Fluminimannu a Casa Fiume, lungo la quale le acque vengono turbinate dalla centrale idroelettrica di Santu Miali. La traversa è il punto di partenza dei canali irrigui del Campidano di Cagliari e permette la derivazione delle acque del Fluminimannu e la loro immissione, con le acque provenienti dal sistema del Medio Flumendosa che transitano dall invaso di Sa Forada, nei canali irrigui Sud-Est ed Est Ovest. Il canale Sud-Est percorre il Campidano nella direzione Nord Ovest Sud Ovest, e lungo il suo percorso alimenta le varie utenze irrigue del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale. Presso l abitato di Monastir il canale raccoglie le acque del Rio Mannu intercettato da una traversa idraulica ed arriva fino all invaso del Simbirizzi, al quale adduce le acque non utilizzate lungo linea; nel secondo tronco, il tratto compreso tra la traversa di Monastir e il nodo San Lorenzo, può ricevere l apporto della acque del Cixerri a Genna Is Abis, trasferibili mediante la condotta di Interconnessione Cixerri - S.E., e le acque del Fluminimannu di Assemini trasferibili attraverso l acquedotto industriale; entrambe le interconnessioni appartengono allo schema idraulico 7E. Nell ultimo tratto, il cosiddetto 3 tronco compreso tra il nodo denominato San Lorenzo e l invaso di Simbirizzi, il ripartitore Sud Est è costituito da una tubazione in Cemento Armato Precompresso che può essere utilizzato in verso contrario per trasferire le risorse invasate dal Simbirizzi verso i distretti irrigui del Campidano e verso la zona industriale. Il canale Est-Ovest, che nell ultimo tratto è in sifone, alimenta lungo il suo percorso i distretti irrigui di ONC (Opera Nazionale Combattenti, gestito direttamente dall ENAS) e parte dei distretti del Consorzio di Bonifica 86/251

87 della Sardegna Meridionale; si dirama quindi nel canale Sud Ovest, che arriva a sud fino all invaso sul Cixerri a Genna Is Abis, e nel canale Nord Ovest. Il canale Nord Ovest, che si sviluppa fino ai limiti della provincia di Oristano, alimenta i distretti nordoccidentali del Consorzio, l impianto di potabilizzazione e la zona industriale di Villacidro, e l utenza potabile che in futuro sarà inserita nello schema acquedottistico n. 23 Marina di Arbus. L attuale alimentazione dell impianto di potabilizzazione di Villacidro dal canale Nord Ovest, integrativa a quella della fonte principale proveniente dall invaso Leni, nelle previsioni del PRGA è previsto che in futuro venga dismessa. Appartiene allo schema anche il Nuovo Ripartitore Sud-Est a servizio di numerosi distretti del Campidano, che permette, in inversione di flusso, il trasferimento delle acque provenienti da Simbirizzi. L opera costituisce, assieme al Ripartitore Serrenti, il proseguo della linea di trasferimento delle risorse del Tirso verso il Campidano e da essa si diparte, nel cosiddetto nodo Flumineddu, la condotta di interconnessione con l acquedotto Mulargia - Cagliari che, con la possibilità di funzionamento bidirezionale, aumenta la flessibilità dei trasferimenti di risorsa nel sistema. Il sistema 7B comprende, inoltre, le infrastrutture connesse all invaso di Simbirizzi che permettono: l introduzione nel sistema dei reflui depurati dell area di Cagliari; l immissione nell invaso delle acque del sistema Medio Flumendosa-Campidano; la derivazione verso la potabilizzazione di Settimo S. Pietro (Simbirizzi) delle acque del sistema Medio Flumendosa-Campidano; il soddisfacimento della domanda irrigua con le acque di Simbirizzi. Schema idraulico 7C Leni Il presente schema sfrutta fondamentalmente le risorse regolate dallo sbarramento sul rio Leni a Monte Arbus. Realizzato al fine di soddisfare i fabbisogni del distretto Alto Leni nonché della zona industriale di Villacidro, allo stato attuale, l invaso Leni è divenuto anche la fonte principale di approvvigionamento dello schema potabile n. 26 Villacidro, il quale può venire integrato anche dai deflussi derivabili dall invaso Coxinas sul rio omonimo e dalla traversa Cannisoni sul rio omonimo, affluente in sinistra del rio Leni. Quest ultima opera non appartiene al Sistema Idrico Multisettoriale Regionale. L invaso sul Rio Coxinas viene, inoltre, utilizzato dal comune di Villacidro per gli usi pubblici quali lavaggio strade e innaffiamento giardini. Schema idraulico 7D - Cixerri Rio Casteddu La diga di Punta Gennarta regola i deflussi del rio Canonica e quelli del Rio Spiritu Santu derivati dall omonima traversa. Alla sezione dello sbarramento si sottende un bacino imbrifero di 44,22 km 2 cui si allaccia quello del rio Spiritu Santu di 2,16 km 2. A monte della sezione dello sbarramento, sul rio Bellicai, affluente in destra idraulica del rio Canonica, è ubicato lo sbarramento Monteponi cui afferisce un bacino 87/251

88 diretto di 7,51 km 2. L invaso di Punta Gennarta è, inoltre, destinato alla regolazione dei volumi derivati dalle traverse di S. Giovanni e di S Acqua Frisca ad esso addotti tramite sollevamenti e dalle traverse di Monte Intru 1 e Monte Intru 2. Con le opere commissariali realizzate per fronteggiare l emergenza idrica di Cagliari sono state realizzate le infrastrutture idonee a consentire anche il trasferimento di portate dall invaso di Medau Zirimilis allo stesso invaso di Punta Gennarta. L invaso Medau Zirimilis regola i deflussi sul rio Casteddu e di quello allacciato del rio Sa Schina de sa Stoia. Alla sezione dello sbarramento principale il bacino sotteso si estende per 28,74 km 2 cui si aggiungono 11,13 km 2 del bacino allacciato. Dai due invasi vengono alimentate le utenze irrigue del Consorzio di Bonifica del Cixerri e lo schema idropotabile n. 44 Iglesias. Inoltre, mediante le opere commissariali si è proceduto alla realizzazione dell interconnessione che prevede il trasferimento delle risorse sotterranee educibili dal sistema dei pozzi minerari dell Iglesiente, oramai dismessi, al sistema idraulico del Basso Cixerri (schema 7E), consentendo di integrare i volumi volti al soddisfacimento dei fabbisogni dell area urbana di Cagliari. Schema idraulico 7E - Basso Cixerri Fluminimannu - Santa Lucia Lo schema Basso Cixerri realizza lo sfruttamento delle risorse dei bacini vallivi del Rio Cixerri e del Fluminimannu, integrate da quelle derivate dalle traverse sul rio Fanaris e sul rio Santa Lucia. La configurazione delle opere esistenti consente, tramite l interconnessione con le opere dello schema Campidano, di incrementare l erogabilità del sistema complessivo e la razionalizzazione del sistema di approvvigionamento delle utenze potabili, industriali ed irrigue dei territori da esso dominati. Infatti, le opere di collegamento tra il nodo di Macchiareddu ed il Ripartitore Sud-Est (canale e nuova condotta in pressione), consentono di trasferire risorsa nelle due direzioni assicurando notevole flessibilità gestionale e assicurando un maggior sfruttamento anche dei deflussi dei tratti vallivi dei corsi d acqua menzionati. La presa ad acqua fluente sul tratto vallivo del rio Monti Nieddu in agro di villa San Pietro contribuisce ad incrementare la risorsa disponibile per le utenze industriali e potabili di Sarroch. Come risulta dalle monografie finora illustrate, il sistema di approvvigionamento del bacino idrografico della Sardegna risulta alquanto complesso, la cui consistenza può essere riassunta come segue: 31 dighe, per un totale di milioni di m 3 di volume utile di regolazione; 23 traverse fluviali; 850 km di acquedotti con tubature di materiali e diametri diversi; 200 km di linee di trasporto principali in canale; 50 impianti di pompaggio, per un totale di circa 70 MW di potenza installata; 5 impianti di produzione di energia idroelettrica, per un totale di 47,5 MW di potenza installata. Nel quadro che segue è riportata la situazione degli invasi dell isola che, oltre ai serbatoi gestiti da ENAS, comprende altri serbatoi artificiali dell ENEL e del gestore unico del servizio idrico integrato (Abbanoa SpA). 88/251

89 Tabella 8-1 I serbatoi artificiali della Sardegna 89/251

90 8.2. Governo, gestione e controllo del comparto idrico regionale La Legge Regionale n. 19 del 6 dicembre 2006 individua le competenze e le funzioni da assegnare per il governo delle risorse idriche, sia in termini di controllo, istituzionalmente esercitato dall Amministrazione regionale, sia di affidamento dei servizi idrici, sia, infine, di fornitura della risorsa ai diversi comparti del bacino d utenza per i diversi usi. Nella stessa legge vengono individuate le competenze, le finalità e le funzioni degli Enti di seguito descritti Competenze della Regione Sardegna Competono alla regione, oltre ai compiti e alle funzioni assegnati dalla Legge Regionale 12 giugno 2006, n. 9 (Conferimento di funzioni e compiti agli enti locali): la disciplina del sistema idrico multisettoriale regionale e delle opere che lo costituiscono; la regolazione economica dei servizi idrici e la definizione degli indirizzi per i riversamenti dei corrispettivi per le forniture idriche tra i gestori dei diversi servizi idrici organizzati per le diverse parti del ciclo delle acque ed i diversi usi; il coordinamento delle attività attuate ai fini del perseguimento degli obiettivi fissati dalla pianificazione regionale in materia di risorse idriche, tutela delle acque e difesa del suolo, nel rispetto dei principi generali stabiliti per l erogazione dei servizi; il potere di vigilanza e di sostituzione nei confronti dei soggetti responsabili della redazione e dell attuazione della pianificazione regionale in materia di risorse idriche, tutela delle acque e difesa del suolo Finalità dell Autorità di Bacino L' Autorità di Bacino regionale, al fine di perseguire il governo unitario dei bacini idrografici, indirizza, coordina e controlla le attività conoscitive, di pianificazione, di programmazione e di attuazione, aventi per finalità: la conservazione e la difesa del suolo da tutti i fattori negativi di natura fisica e antropica; il mantenimento e la restituzione ai corpi idrici delle caratteristiche qualitative richieste per gli usi programmati; la tutela delle risorse idriche e la loro razionale utilizzazione; la tutela degli ecosistemi, con particolare riferimento alle zone d'interesse naturale, forestale e paesaggistico e alla promozione di parchi fluviali, ai fini della valorizzazione e del riequilibrio ambientale. 90/251

91 Finalità del Comitato Istituzionale Il Comitato istituzionale: a) definisce i criteri, metodi, tempi e modalità per l'elaborazione del Piano di bacino distrettuale e lo adotta; b) approva i programmi d'intervento attuativi del Piano di bacino, degli schemi previsionali e programmatici e ne controlla l'attuazione; c) adotta il Piano per il recupero dei costi relativi ai servizi idrici; d) adotta il Piano di Gestione del distretto idrografico della Sardegna, da svilupparsi con le modalità e i contenuti previsti dall'articolo 13 della Direttiva n. 2000/60/CE; e) propone e adotta normative omogenee relative a standard, limiti e divieti, inerenti alle finalità di cui all'articolo 1; f) predispone indirizzi, direttive e criteri per la valutazione degli effetti sull'ambiente degli interventi e delle attività con particolare riferimento alle tecnologie agricole, zootecniche ed industriali; g) attiva forme di informazione e partecipazione pubblica al fine di favorire un adeguato coinvolgimento dei portatori di interesse nella formazione degli atti di pianificazione Finalità e compiti della Direzione Generale dell Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna I suoi compiti sono quelli di garantire l'unitarietà della gestione delle attività di pianificazione, programmazione e regolazione nei bacini idrografici della regione. In particolare ha la funzione di segreteria tecnico-operativa, di struttura di supporto logistico-funzionale dell'autorità di Bacino e di struttura tecnica per l'applicazione delle norme previste dalla Direttiva n. 2000/60/CE. L'attività della suddetta Direzione generale è finalizzata a: proteggere e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e degli ecosistemi terrestri e delle zone umide direttamente dipendenti dagli ecosistemi acquatici per il fabbisogno idrico; agevolare un utilizzo idrico sostenibile fondato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche sostenibili; mirare alla protezione rafforzata e al miglioramento dell'ambiente acquatico; assicurare la graduale riduzione dell'inquinamento delle acque sotterranee; contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e delle siccità; contribuire a garantire una fornitura sufficiente di acque superficiali e sotterranee di buona qualità per un utilizzo idrico sostenibile, equilibrato ed equo. 91/251

92 La Direzione generale dell'agenzia regionale del distretto idrografico cura inoltre gli adempimenti dell'autorità di bacino fornendo il supporto tecnico e organizzativo per il suo funzionamento e predispone, per l'adozione dei successivi provvedimenti di competenza: i progetti di Piano di bacino, dei relativi Piani stralcio e il progetto del Piano di Gestione del distretto idrografico; un'analisi delle caratteristiche del distretto idrografico della Sardegna, con le modalità e i contenuti previsti dall'articolo 5 della Direttiva n. 2000/60/CE, per procedere ad un esame dell'impatto delle attività umane sullo stato delle acque superficiali e sotterranee e per definire un'analisi economica dell'utilizzo idrico; gli elaborati per istituire e aggiornare i registri delle aree protette, con le modalità e i contenuti previsti dall'articolo 6 della Direttiva n. 2000/60/CE; l'aggiornamento del Piano regolatore generale degli acquedotti; gli indirizzi e gli obiettivi per l'elaborazione, da parte del soggetto gestore del sistema idrico multisettoriale, dei programmi di interventi e del piano finanziario, relativi al servizio di approvvigionamento idrico; la carta dei servizi inerente al servizio idrico multisettoriale regionale, esercitando inoltre le attività di verifica e controllo riguardanti il raggiungimento dei requisiti e degli standard in essa fissati; il sistema regionale dei corrispettivi economici per la fornitura dell'acqua grezza all'ingrosso per gli usi multisettoriali; le attività operative ed istruttorie relative alle funzioni della Regione in materia di servizio idrico integrato a termini del D.Lgs. 152/06 e della Legge regionale 17 ottobre 1997, n. 29 (Istituzione del servizio idrico integrato, individuazione e organizzazione degli ambiti territoriali ottimali in attuazione della legge 5 gennaio 1994, n. 36) e successive modifiche ed integrazioni; i programmi di monitoraggio dello stato di qualità delle acque, con le modalità e i contenuti previsti dall'articolo 8 della Direttiva n. 2000/60/CE, anche ai fini della determinazione continua del bilancio idrico e della salvaguardia della sicurezza dei cittadini in condizioni di crisi e successiva emergenza idrica, concordandone l'attuazione con l'arpas; i pareri sulle domande di concessione idrica di particolare rilevanza, ai sensi dell'articolo 96 del D.Lgs. 152/06, i criteri e gli obblighi per l'installazione e manutenzione dei dispositivi per la misurazione delle portate e dei volumi d'acqua pubblica derivata o restituita e le norme sul risparmio idrico con particolare riferimento al settore agricolo; le prescrizioni necessarie per la conservazione e la tutela della risorsa e per il controllo delle caratteristiche qualitative delle acque destinate al consumo umano, ai sensi del comma 2 dell'articolo 94 del D.Lgs. 152/06; i pareri di cui ai commi 4 e 5 dell'articolo 91 del D.Lgs. 152/06. 92/251

93 La Direzione generale dell Agenzia del distretto idrografico inoltre, assicura: l'integrazione e la raccolta unitaria delle informazioni relative al sistema delle acque interne, compresi gli ambiti fluviali e lacustri; la condivisione delle informazioni da parte di tutti gli enti competenti in materia, al fine di favorire una gestione coerente e integrata delle risorse idriche; la raccolta omogenea delle informazioni necessarie per l'alimentazione delle banche dati nazionali ed europee; la realizzazione di strumenti informatici di supporto alle decisioni e di monitoraggio in ordine all'impatto degli interventi; la realizzazione di servizi informativi per la diffusione di dati ed elementi conoscitivi del territorio; il raccordo e l'integrazione dei dati e delle informazioni con il Sistema informativo regionale per il monitoraggio ambientale gestito dall'arpas Compiti dell Ente Acque della Sardegna (ENAS) L'attività dell'enas ha per oggetto: la gestione unitaria del sistema idrico multisettoriale regionale sia in modo diretto che indiretto; la progettazione, la realizzazione, la gestione dei relativi impianti ed opere e la manutenzione ordinaria e straordinaria e la valorizzazione delle infrastrutture, degli impianti e delle opere, del sistema idrico multisettoriale regionale; la predisposizione dei programmi di interventi ed il relativo piano finanziario inerenti al servizio di approvvigionamento idrico multisettoriale regionale; essi sono approvati dalla Giunta regionale; la riscossione dei corrispettivi per il recupero dei costi del servizio idrico, per il sistema di approvvigionamento multisettoriale dell'acqua all'ingrosso, dalle utenze idriche settoriali sulla base del Piano di recupero dei costi; l'espletamento di ulteriori compiti, funzioni ed attività conferiti dalla Regione, dagli enti locali e da altri soggetti pubblici e privati coerenti con la sua attività e con riferimento alle attività di realizzazione delle opere pubbliche. Nella figura seguente vengono illustrate, schematicamente, le competenze, le finalità e le funzioni degli Enti Regionali in accordo alla Legge Regionale n. 19/ /251

94 Figura 8-2 Competenze, finalità e funzioni degli Enti Regionali, L. R. n. 19/2006 Come finora illustrato, la Legge Regionale n. 19/2006 ha introdotto il sistema idrico multisettoriale che fornisce l acqua grezza all ingrosso a tutti i settori di valle: settore civile, irriguo, industriale ed idroelettrico. Di seguito si fornisce una descrizione dell organizzazione dei comparti a valle del multisettoriale Il settore Civile Per quanto concerne il settore civile, la Regione Sardegna ha dato attuazione alla Legge Galli (Legge 5 gennaio 1994, n. 36) con l emanazione della Legge Regionale n. 29/1997 che, nel disciplinare l istituzione, l organizzazione e la gestione del Servizio Idrico Integrato (art. 1 della Legge Regionale n. 29/1997) specificamente prevede: a) la delimitazione di un unico Ambito Territoriale Ottimale (art. 3); b) la previsione di un unico gestore d Ambito (art. 1, comma 3); c) la costituzione, quale forma di cooperazione, di un consorzio obbligatorio dei Comuni e delle Province della Sardegna denominato Autorità d Ambito (art. 5); 94/251

95 d) il trasferimento all Autorità d Ambito di tutte le funzioni amministrative esercitate dagli Enti Locali in materia di risorse idriche (art. 13). All Autorità d Ambito, in particolare, in conformità a quanto prescritto dal legislatore nazionale, sono attribuite le funzioni di programmazione, organizzazione e controllo sulla attività di gestione del servizio che specificamente riguardano: la ricognizione delle opere idriche destinate all erogazione del S.I.I.; la scelta del modello gestionale di erogazione e delle modalità di affidamento; l affidamento della gestione del servizio; la definizione del Piano d Ambito e della tariffa del S.I.I.; l aggiornamento annuale del programma degli interventi e del piano economico finanziario (Piano d Ambito); il controllo dei livelli dei servizi. La legale costituzione del consorzio obbligatorio dell Autorità d Ambito, quale forma di cooperazione tra i Comuni e le Province rientranti nell unico ATO della Regione, ha dato il definitivo avvio in Sardegna della riforma del Servizio Idrico Integrato. Tale riforma è stata improntata con l obiettivo di valorizzare il patrimonio di esperienza maturato dagli operatori del settore presenti nel territorio, con particolare riferimento alle potenzialità tecniche delle gestioni pubbliche; si è stabilito di conservare le capacità e professionalità esistenti attraverso la costituzione di un soggetto gestore che fosse la risultante della aggregazione delle società pubbliche al cui capitale sociale sono stati chiamati a partecipare i vari Comuni (di fatto soggetti affidanti e affidatari del Servizio). Il processo iniziale di aggregazione è stato concretamente realizzato attraverso la costituzione di SIDRIS, società consortile a responsabilità limitata, alla quale: è stato attribuito il compito di consorziare mediante fusione per incorporazione tanto UNIAQUE SARDEGNA S.p.A. soggetto inizialmente costituito dall Autorità per favorire l aggregazione -, quanto le gestioni pubbliche esistenti (ESAF S.p.A., GOVOSSAI S.p.A., SIM S.p.A., S.I.I.NO.S. S.p.A.); è stato affidato il Servizio Idrico Integrato (S.I.I.) con decorrenza dal 1 gennaio 2005 (Deliberazione dell Assemblea dell Autorità d Ambito n. 25 del 29 dicembre 2004). All esito della fusione, compiutasi a tutti gli effetti di legge nel dicembre 2005, è venuto a configurarsi un soggetto gestore avente la forma giuridica di società di capitali, unicamente partecipata dai Comuni rientranti nell unico Ambito e perfettamente configurata in house, che retroagisce alla data di decorrenza dell affidamento, 1 gennaio /251

96 All atto di sottoscrizione della fusione, SIDRIS, come già predeterminato, ha assunto la denominazione di Abbanoa S.p.A. I suoi soci altro non sono che i Comuni già soci delle società consorziate (in numero 299) e transitoriamente la Regione Sardegna. Recentemente il legislatore nazionale, con decreto legge 25 gennaio 2010, n. 2 Interventi urgenti concernenti enti locali e regioni, convertito con modificazioni dall'articolo 1, comma 1, della legge 26 marzo 2010, n. 42, ha avviato un intervento di radicale modifica del sistema di regolazione e governo del servizio, affidando il compito di autorità di regolazione nazionale alla Autorità dell Energia e del Gas e procedendo alla soppressione delle Autorità d Ambito territoriale Ottimale come istituite in origine dalla Legge Galli 36/1994 e, in ultimo, previste nel testo unico ambientale D.Lgs. 152/2006 agli articoli 148 e 201. La legge 42/2010 ha inoltre previsto che le Regioni attribuissero con legge le funzioni già esercitate dalle Autorità, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza. In attuazione della L. 42/2010 la Regione Sardegna ha emanato la Legge Regionale 8 febbraio 2013, n. 3 recante Soppressione dell'autorità d'ambito territoriale ottimale della Sardegna - Norma transitoria, disposizioni urgenti in materia di enti locali, di ammortizzatori sociali, di politica del lavoro e modifiche della legge regionale n. 1 del Tale norma è stata successivamente modificata e integrata dalla legge regionale 17 maggio 2013 n. 11. Il testo coordinato delle due leggi regionali citate, prevede che, nelle more dell'approvazione della legge regionale di riordino del servizio idrico integrato, le funzioni già svolte dall'autorità d'ambito Territoriale Ottimale della Sardegna siano affidate, a decorrere dal 1 gennaio 2013 sino alla data di entrata in vigore della suddetta legge di riordino, e comunque non oltre la data del 31 dicembre 2013, ad un commissario straordinario designato dal Consiglio delle Autonomie Locali, nominato con decreto del Presidente della Regione e scelto tra coloro che, alla data di entrata in vigore della legge n. 11/2013, esercitavano la carica di sindaco o di amministratore locale. Con la Legge Regionale n. 5 del 15 gennaio 2014 è stata prorogata fino al 31 dicembre 2014 la gestione commissariale straordinaria per la regolazione del Servizio Idrico Integrato della Sardegna. Il settore civile attua il principio del recupero dei costi previsto nella direttiva 2000/60/CE in quanto applica ai propri utenti il sistema tariffario in attuazione di quanto disposto dal D.Lgs 152/2006 artt. 154 (tariffa del servizio idrico integrato) e 155 (tariffa del servizio di fognatura e depurazione) Il settore Irriguo Per quanto concerne il comparto irriguo, esso rappresenta il più grande utilizzatore di risorsa idrica nell isola; l irrigazione collettiva in Sardegna è gestita da nove Consorzi di Bonifica, Enti pubblici al servizio dei consorziati sui quali l Amministrazione regionale esercita l attività di indirizzo, vigilanza e controllo (artt. 15 e 16 L.R. n. 6/08): Consorzio di Bonifica della Nurra; Consorzio di Bonifica Nord Sardegna; Consorzio di Bonifica della Gallura; 96/251

97 Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale; Consorzio di Bonifica dell Ogliastra; Consorzio di Bonifica dell Oristanese; Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale; Consorzio di Bonifica del Cixerri; Consorzio di Bonifica del Basso Sulcis. I consorzi di Bonifica, quale espressione delle autonomie funzionali, operano nell ambito delle materie Governo del Territorio e Valorizzazione dei beni ambientali di cui all art. 117 della Costituzione. Dalla stretta connessione della loro attività con i temi dell acqua e del suolo, nasce la polivalenza funzionale della Bonifica. Essi perseguono fondamentalmente: la valorizzazione ed il razionale uso delle risorse idriche; la difesa e la conservazione del suolo; la tutela dell ambiente e la valorizzazione del territorio. La Legge Regionale 23 maggio 2008 n. 6, disciplina le attività dei Consorzi di Bonifica nel quadro della legislazione e programmazione regionale, in coerenza con le disposizioni dell Unione europea e nel contesto dell azione pubblica nazionale, anche in applicazione dei principi contenuti nel D.Lgs. 152/06, e successive modifiche. La Legge Regionale n. 6/2008 è altresì finalizzata alla riorganizzazione delle funzioni dei Consorzi di Bonifica, al risanamento finanziario dei medesimi e al riordino dei relativi comprensori di bonifica. La citata legge affida ai Consorzi di Bonifica le seguenti funzioni: la gestione del servizio idrico settoriale agricolo; l attività di sollevamento e derivazione delle acque a uso agricolo; la gestione, la sistemazione, l adeguamento funzionale, l ammodernamento, la manutenzione e la realizzazione degli impianti irrigui e della rete scolante al diretto servizio della produzione agricola, delle opere di adduzione della rete di distribuzione dell acqua a uso agricolo e degli impianti di sollevamento, nonché delle opere di viabilità strettamente funzionali alla gestione e alla manutenzione della rete di distribuzione e della rete scolante; la realizzazione e la gestione delle opere di bonifica idraulica previa autorizzazione dell Assessore regionale competente in materia di agricoltura, sentito il parere della competente commissione consiliare; la realizzazione e la gestione degli impianti per l utilizzazione delle acque reflue in agricoltura ai sensi dell articolo 167 del D.Lgs. 152/06; il servizio di accorpamento e di riordino fondiario; 97/251

98 le opere di competenza privata, in quanto di interesse particolare dei fondi, individuate e rese obbligatorie dai consorzi di bonifica, di cui al titolo II, capo V, del regio decreto 13 febbraio 1933 n. 215 (Nuove norme per la bonifica integrale). Inoltre la stessa Legge definisce opere pubbliche di bonifica quelle opere, concernenti le funzioni precedentemente indicate, realizzate nei comprensori di bonifica e previste nel piano generale di bonifica e di riordino fondiario. Inoltre i Consorzi di Bonifica hanno anche la funzione di favorire e promuovere l utilizzo di tecniche irrigue finalizzate al risparmio idrico. I Consorzi di Bonifica recuperano parzialmente i costi finanziari dei servizi idrici, che comprendono gli oneri legati alla fornitura e gestione dei servizi erogati e quindi tutti i costi operativi e di manutenzione e i costi di capitale attraverso due fonti: trasferimenti dallo Stato e dalla Regione; tariffa applicata per i servizi erogati ai propri consorziati. Generalmente i Consorzi quantificano a consuntivo la totalità dei costi sostenuti e determinano la differenza tra questi e i contributi ricevuti. In questo modo stabiliscono le risorse da reperire attraverso il rientro da tariffa per ottenere il pareggio di bilancio. Utilizzando questo metodo, a causa della variabilità dei costi e delle entrate da contributi, talvolta si genera un accentuata variazione delle tariffe tra un anno e l altro anche all interno dello stesso Consorzio. Una volta determinato il fabbisogno finanziario per raggiungere il pareggio di bilancio, ciascun Consorzio lo ripartisce tra i consorziati secondo criteri propri. In merito alle tariffe è importante citare la Legge quadro della Regione Sardegna n. 6/2008 sulla riforma degli enti di bonifica. L art. 5 della citata legge riporta che la Regione contribuirà alle spese sostenute dai Consorzi per la manutenzione ordinaria delle opere di bonifica individuate dal piano regionale di bonifica e di riordino fondiario e delle spese sostenute per la manutenzione delle reti irrigue. Il contributo sarà pari all'80% dell'importo complessivo. La Regione, inoltre, si farà carico degli oneri di gestione di bonifica che non trovino copertura per assicurare agli agricoltori una contribuzione irrigua per il 2008 e il 2009 uguale a quella prevista lo scorso anno. La legge prevede anche la sospensione della riscossione dei contributi irrigui per gli anni 2006, 2007 e 2008 fino alla ridefinizione dell'importo. La citata legge regionale stabilisce che la Regione assicuri la fornitura idrica ai consorzi di bonifica tramite il soggetto gestore del sistema idrico multisettoriale regionale (ENAS) a valore energetico uniforme sul territorio regionale e tale da garantire l alimentazione in pressione delle reti irrigue. Sulla base di tale principio è prevista la rifusione integrale da parte di ENAS dei costi energetici effettivamente sostenuti per l erogazione in pressione dell acqua irrigua a favore dei Consorzi di Bonifica. 98/251

99 Il settore Industriale Con riferimento alla relazione esistente tra il governo delle risorse idriche, ivi compreso l aspetto degli scarichi, ed il comparto produttivo sono possibili diverse situazioni, di norma collegate alla diversa tipologia di insediamento possibile: Insediamento presso aree attrezzate: zone industriali ed artigianali dedicate; Insediamento nell ambito di aree urbane e di espansione; Insediamento in aree non comprese nelle due tipologie precedenti. Riguardo l utilizzo dell acqua le attività industriali possono presentare di norma tre situazioni: essere allacciate al pubblico acquedotto ed in tal caso ricadono nel servizio idrico integrato; disporre di concessioni di derivazione con approvvigionamento diretto; essere allacciate ad acquedotti consortili che possono trovarsi nella situazione di autoproduzione ovvero di utenti del multisettoriale. Riguardo gli scarichi: possono essere autorizzate allo scarico in pubblica fognatura e pertanto sono utenti del servizio di fognatura e depurazione del servizio idrico integrato; possono essere autorizzate allo scarico in corpo idrico superficiale ed in questo caso gestiscono in proprio il servizio sia di fognatura che di depurazione. possono essere autorizzate allo scarico nella rete fognaria di un consorzio industriale e pertanto sono utenti del servizio di fognatura e depurazione dell area industriale. In Sardegna sono in corso le procedure di riordino delle funzioni in materia di aree industriali che prevedono l introduzione dei Consorzi Industriali Provinciali secondo quanto disposto dalla Legge Regionale n. 3/2008 e dalla Legge Regionale n. 10/2008, alle quali si rimanda per maggiori dettagli. Lo stato di applicazione di tali leggi è estremamente diversificato presentando un grado di attuazione non omogeneo a livello regionale. A seguito del riordino il comparto industriale in Sardegna è rappresentato dai seguenti Consorzi: a) Consorzio Industriale Provinciale di Sassari; b) Consorzio Industriale Provinciale Nord Sardegna Gallura; c) Consorzio Industriale Provinciale Nuoro Sardegna Centrale d) Consorzio Industriale Provinciale Ogliastra e) Consorzio Industriale Provinciale Oristanese f) Consorzio Industriale Provinciale Cagliari (CACIP) g) Consorzio Industriale Provinciale Carbonia Iglesias (SICIP) 99/251

100 h) Consorzio Industriale Provinciale Medio Campidano Villacidro i) Consorzio per la Zona Industriale di Macomer j) Consorzio per la zona di sviluppo industriale Chilivani Ozieri. Le infrastrutture idriche dei consorzi industriali comprendono le fonti di risorsa proprie, come pozzi e sorgenti, gli impianti e le reti di adduzione e di distribuzione dell acqua, le reti fognarie, i collettori, i sollevamenti fognari e i depuratori per il trattamento delle acque reflue. I Consorzi industriali applicano il principio del recupero dei costi imponendo ai loro consorziati un sistema tariffario per il servizio di approvvigionamento idrico e per quello fognario/depurativo Il settore Idroelettrico Il sistema idrico sardo comprende anche centrali idroelettriche che utilizzano salti residui, cioè non utilizzati per la generazione del carico piezometrico necessario per l alimentazione delle utenze a valle. Alcune centrali, sulla base delle concessioni in essere, turbinano risorse idriche con scarico diretto in mare, e pertanto tali risorse non risultano più disponibili per gli altri usi. La tabella successiva riporta le centrali idroelettriche esistenti con il sistema idrico di appartenenza. Tabella 8-2 Centrali idroelettriche del sistema idrico della Sardegna Sistema idrico Schema idraulico Centrali idroelettriche Talora Cucchinedorza Tirso Taloro Baddu Ozzana Tumuele Tirso Mogoro Fluminimannu di Pabillonis Cantoniera Pranu Antoni Nord Occidentale Mannu di Pattada Alto Tirso Ozieri Muzzone Coghinas Mannu di Porto Torres Casteldoria Posada Cedrino Posada Posada Cedrino Cedrino Alto Flumendosa Sa Teula Alto Flumendosa I salto Sud - Orientale Alto Flumendosa II salto Alto Flumendosa III salto Uvini Flumendosa Campidano Medio e Basso Flumendosa - Fluminimannu San Lorenzo Cixerri Settimo San Pietro Campidano Fluminimannu Mannu di Santu Miali Monastir Basso Cixerri Fluminimannu S. Lucia Sarroch Alcune delle centrali sopraelencate (quelle appartenenti al Sistema idrico Flumendosa-Campidano-Cixerri) sono gestite dall Ente acque della Sardegna (ENAS), mentre le altre sono gestite dall ENEL. 100/251

101 8.3. La disponibilità di acque superficiali nel bacino idrografico della Sardegna In questo paragrafo vengono forniti alcuni cenni sui criteri che hanno portato alla definizione delle potenzialità delle risorse idriche superficiali nel bacino idrografico della Sardegna, rimandando, per un maggiore approfondimento, agli studi di pianificazione delle risorse idriche Piano d Ambito, Piano Stralcio Direttore (PSDRI), Piano Stralcio per l Utilizzo delle Risorse Idriche (PSURI) programmati dalla Regione Indagini pluviometriche I più recenti strumenti di pianificazione regionale delle risorse idriche hanno considerato le caratterizzazioni statistiche delle serie di deflusso per gli anni idrologici del periodo dal al (53 anni di Piano Acque) e del periodo successivo al (periodo recente di maggiore criticità). Tali analisi evidenziano una significativa differenza delle principali caratteristiche statistiche tra i due periodi ed a seguito di ciò è apparso evidente che le serie complete di deflusso non potevano essere considerate stazionarie ai fini della modellazione degli schemi multi-settoriali per l utilizzazione delle risorse idriche. Test statistici sui valori di media e scarto delle altezze di pioggia nei periodi / (N1=53 anni) e / (N2=16 anni) hanno permesso di affermare che tali parametri non possono più essere considerati stazionari Altezze di Pioggia Annue alle Stazioni Pluviometriche- Anni Idrologici SARDEGNA Pioggia Annua Media generale Media :: Media :: Kernel - lambda=0.20 Kernel - lambda= Figura 8-3 Altezze di pioggia annue - Sardegna (PSURI) Da tali studi si evince che le altezze di pioggia annue nell isola hanno subito una contrazione tra i due periodi del 18% come valor medio sull intera isola 101/251

102 (Figura 8-3), del 20% sul Flumendosa (Figura 8-4), del 17% sul Tirso (Figura 8-5) e del 13% sul Coghinas (Figura 8-6) Altezze di Pioggia Annue alle Stazioni Pluviometriche- Anni Idrologici FLUMENDOSA Pioggia Annua Media generale Media :: Media :: Kernel - lambda=0.20 Kernel - lambda= Figura 8-4 Altezze di pioggia annue - Flumendosa (PSURI) Altezze di Pioggia Annue alle Stazioni Pluviometriche- Anni Idrologici TIRSO Pioggia Annua Media generale Media :: Media :: Kernel - lambda=0.20 Kernel - lambda= /251

103 Figura 8-5 Altezze di pioggia annue - Tirso (PSURI) Altezze di Pioggia Annue alle Stazioni Pluviometriche- Anni Idrologici COGHINAS Pioggia Annua Media generale Media :: Media :: Kernel - lambda=0.20 Kernel - lambda= Figura 8-6 Altezze di pioggia annue - Coghinas (PSURI) La struttura delle precipitazioni ha modificato l andamento dei deflussi nei bacini regionali. Nella figura seguente, tratta dal PSDRI, si riportano a titolo di esempio, per il bacino aggregato del Medio Flumendosa netto (Flumineddu a Capanna Silicheri + Flumendosa a Nuraghe Arrubiu + Mulargia a Monte su Rei Bau e Mandara Bau e Mela Bau Muggeris) gli andamenti dei valori mensili dei volumi di deflusso della media / , della media / e di 4 anni singoli dal al /251

104 Figura 8-7 Volumi di deflusso mensili Bacino del Medio Flumendosa (PSDRI) La trasformazione afflussi-deflussi Lo Studio dell Idrologia Superficiale della Sardegna, redatto alla fine degli anni 70, ha riguardato la ricostruzione dei deflussi mensili con riferimento alla serie storica delle grandezze idrologiche del periodo , afferenti a un gran numero di sezioni di interesse, per una superficie complessiva dei bacini idrografici di km 2 (su una superficie complessiva dell isola di circa km 2 ). Il bilancio idrologico complessivo risultava il seguente: Afflussi Perdite Deflussi 779,3 mm 522,9 mm 256,4 mm Coefficiente di deflusso 0,33 Il quadro attuale è ben sintetizzato nella seguente tabella in cui sono messi a confronto afflussi, deflussi, perdite e coefficiente di deflusso nei due periodi con riferimento spaziale all intero territorio regionale ed ai principali bacini presenti. Tabella 8-3 Bilancio idrologico Valori dimensionali in mm Sardegna Coghinas Tirso Flumendosa Afflussi 779,3 766,2 799,7 871, / A / B Rapporto B/A Deflussi 256,4 266,4 244,4 427,8 Perdite 522,9 499,7 555,3 443,8 Coefficiente di deflusso 0,33 0,35 0,31 0,49 Afflussi 639,0 669,2 666,1 700,6 Deflussi 121,7 164,4 122,9 214,4 Perdite 517,3 478,6 543,2 486,2 Coefficiente di deflusso 0,19 0,25 0,18 0,31 Afflussi 0,820 0,873 0,833 0,804 Deflussi 0,475 0,617 0,503 0,501 Perdite 0,989 0,958 0,978 1,096 Coefficiente di deflusso 0,579 0,707 0,604 0,623 Sull intera isola il fenomeno è rappresentato dai seguenti parametri: riduzione delle precipitazioni del 18% e dei deflussi del 52-53%. Il problema più rilevante in termini di processo di pianificazione non è tanto la riduzione degli apporti naturali ai sistemi idrici che, una volta valutata, costituisce uno dei tanti elementi del sistema in esame, quanto che tale parametro appare connesso ad un alto grado di incertezza, trasferendo, in modo amplificato, detta incertezza agli scenari decisionali. Tale comportamento osservato della trasformazione afflussi-deflussi è coerente con le leggi generali che regolano il processo fisico, come si evince dal grafico della Figura /251

105 Trasformazione Afflussi-Deflussi Altezze di defluso medie annue (mm) Legge: D=P*e -ETP/P ETP=900 mm Altezze di Precipitazione medie annue (mm) Figura 8-8 Legge di trasformazione afflussi-deflussi Le caratteristiche idrologiche dell isola possono, pertanto essere così sintetizzate: Variabilità Temporale Le serie di precipitazioni mostrano una elevata variabilità temporale (l anno medio praticamente non si verifica mai), una persistenza significativa, fluttuazioni climatiche che evidenziano la non stazionarietà della media. Variabilità Spaziale Distribuzione spaziale dei periodi di siccità con indici territoriali anche significativamente differenti. Criticità della Trasformazione Afflussi-Deflussi A variazioni dei valori medi di precipitazione corrispondono variazioni percentualmente doppie di portate nei corsi d acqua. Nel grafico che segue è riportata la serie storica dei deflussi di uno dei più importanti bacini idrografici della Sardegna, alle sezioni dove sono stati realizzati grandi serbatoi di regolazione. 105/251

106 Figura 8-9 Deflussi Medio Flumendosa Dall analisi della serie storica sopra riportata emergono con evidenza i seguenti elementi caratterizzanti: le serie dei deflussi (ovvero delle portate dei corsi d acqua) mostrano con evidenza gli effetti dei fenomeni illustrati in precedenza e chiariscono l importanza dei serbatoi artificiali per la regolazione pluriennale dei deflussi (trasferimento nel tempo degli apporti naturali); risulta significativo, per cercare di leggere le caratteristiche idrologiche, analizzare l andamento della media mobile di ordine 7 (indicata in giallo nella Figura 8-9): si può rilevare che, nell ambito degli oltre 80 anni esaminati, la media di un settennio può presentarsi pari a circa 515 milioni di metri cubi (valore massimo, settennio che precede il 1964) ovvero pari a circa 155 milioni di metri cubi (valore minimo, settennio che precede il 2003); il settennio minimo vale circa il 57% in meno della media ottantennale, mentre quello massimo vale circa il 43% in più; è evidente la criticità di tali comportamenti in relazione agli impatti sui volumi erogabili dai sistemi idrici, indicando la necessità di governare tali sistemi con regole operative affidabili e giustamente cautelative per non mettere a rischio l alimentazione idropotabile e la struttura economica dei settori produttivi. Pertanto per la valutazione delle risorse idriche potenzialmente utilizzabili in Sardegna con opere di captazione di risorse superficiali, risulta opportuno assumere, come scenario idrologico di base, quello riferito ad una riduzione dei deflussi uniforme sull intero territorio regionale, in misura pari al 55% della media del periodo storico di 53 anni / , con, quindi, un nuovo valor medio pari al 45% di quello osservato in precedenza. Un altro aspetto, importante, riguarda l analisi del valore dello scarto delle serie temporali dei deflussi. 106/251

107 L esito delle analisi effettuate nell ambito dei citati strumenti di pianificazione hanno permesso di poter cautelativamente e coerentemente assumere, per la definizione dello scenario idrologico di base, quali nuovi parametri statistici per le serie dei deflussi alle sezioni di interesse, i seguenti valori: media = 0,45 x la media del periodo / scarto = 0,70 x lo scarto del periodo / Con procedure che hanno alla base tali valori, sono stati ricostruiti i dati di deflusso annuale per tutte le sezioni di interesse ri-scalando i dati storici o generando serie sintetiche. La definizione delle basi idrologiche consente quindi di verificare, per ciascuno schema idrico, la possibilità di erogazione, considerando le risorse (dighe e traverse), le utenze (settori idropotabile, irriguo ed industriale) e i vincoli dei rilasci ambientali L utilizzazione delle risorse idriche La grande variabilità mensile dell andamento dei deflussi, unita alla ben più importante variabilità interannuale della medesima grandezza, rendono di fondamentale importanza per la valutazione della possibilità di utilizzazione delle risorse idriche superficiali, lo studio del processo di regolazione dei deflussi naturali nei serbatoi di accumulo. 12 In un primo momento lo scarto era stato posto = 0,80 x lo scarto del periodo / La decisione di utilizzare 0,7 in luogo di 0,8 si è resa necessaria per correggere il coefficiente di variazione (CV = scarto/media) dei dati ricostruiti che in caso contrario si sarebbe attestata su valori di molto superiori rispetto al CV dei dati osservati. 107/251

108 Figura 8-10 Curva Capacità/Erogazione Il PSDRI riporta le curve (rese adimensionali sul valore del deflusso medio annuo ) che mettono in relazione la capacità di accumulo del serbatoio con il volume erogabile in media ogni anno. Tali diagrammi sono stati elaborati per i tre principali bacini idrografici dell isola: Coghinas, Tirso e Flumendosa. Dal diagramma presente nella successiva figura si può notare la drastica riduzione dei volumi erogabili in relazione alle attuali caratteristiche dei deflussi. Tale riduzione è analoga (50%) alla riduzione osservata nei deflussi medi. Per meglio rappresentare la complessità del fenomeno di regolazione, che deriva dall alta variabilità della serie temporale, appare più significativo il diagramma che segue, in cui il valore di erogazione annua è legato al periodo di regolazione, cioè all estensione temporale del periodo per cui è necessario trasferire la risorsa per servire l utenza. Come si può notare dal diagramma della Figura 8-11, nel quale sono stati assunti come coefficienti di utilizzazione 70% sul Tirso e 80% sul Coghinas, il periodo di regolazione valeva circa 4,5 anni. L analogo periodo nel Flumendosa valeva circa un anno in meno. Nella situazione aggiornata all anno 2002 (definita attuale nello studio PSDRI) tali valori sono confermati solo sul Coghinas. 108/251

109 Figura 8-11 Curve periodo di Regolazione/Erogazione Per i bacini del Tirso e del Flumendosa, con i coefficienti di utilizzazione correlati alla capacità dei serbatoi in esercizio al 2002, il periodo di regolazione sale a 10 anni per il Tirso ed a 14 anni per il Flumendosa. Tali risultati evidenziano l importanza di definire con maggiore attenzione le regole operative di gestione dei serbatoi. In primo luogo le decisioni che si assumono oggi hanno ripercussioni in un orizzonte temporale distante più di 10 anni, in secondo luogo, anche modesti sovrasfruttamenti annui, poiché si cumulano su un arco temporale molto esteso, possono determinare danni enormi alle utenze (una maggiore erogazione annua del solo 10% in più, rispetto al potenziale effettivo, lascia il sistema con scorte azzerate negli ultimi anni del periodo di regolazione). Tali due elementi fanno classificare il sistema idrico con valori elevati di vulnerabilità. Altro aspetto da tener presente riguarda il tempo per un nuovo riempimento del serbatoio: tale periodo è, in media, analogo al periodo di regolazione, cioè superiore ai 10 anni. Quindi il sistema ha una bassa capacità di recupero (bassa resilienza) in quanto le riserve idriche vengono ricostituite molto lentamente. Se, poi, in tale periodo non si attua una politica conservativa nella gestione della risorsa, la scarsità delle scorte potrebbe estendersi indefinitamente nel tempo facendo perdurare lo stato di crisi Stime sull utilizzo delle risorse idriche sotterranee Un quadro riassuntivo delle informazioni disponibili sugli usi idropotabili, irrigui ed industriali delle acque sotterranee è riportato nel Piano Stralcio per l Utilizzazione delle Risorse Idriche (PSURI) partendo dai dati 109/251

110 del Piano d Ambito, dai dati contenuti nel database del Sistema Informativo Regionale Risorse Idriche Sotterranee (SIRIS) e da dati derivanti da un approfondimento condotto dall EAF. Per quanto riguarda gli usi idropotabili delle acque sotterranee i dati PSURI forniscono complessivamente una portata di l/s corrispondenti ad un erogazione complessiva annua di circa 111,71 Mm 3. La portata complessiva emunta per gli usi irrigui ammonterebbe annualmente a circa 1784,33 l/s di acque sotterranee, corrispondenti ad un erogazione complessiva annua di circa 56,27 Mm 3, mentre quella emunta per scopi industriali ammonterebbe annualmente a circa 2039,91 l/s, corrispondenti ad un erogazione complessiva annua di circa 64,33 Mm 3. Nel PSURI viene sottolineato che i dati di approvvigionamento per gli usi irrigui e industriali sopra riportati non sono da considerarsi attendibili, in quanto, provengono in prevalenza da fonti di carattere storico e da dati di concessione idrica rilevati presso le sezioni del Genio Civile, e non da dati realmente misurati. Tuttavia, il dato complessivo di 56,27 Mm 3, riferito all uso irriguo, è ritenuto dal PSURI abbastanza rappresentativo della quantità d acqua prelevata annualmente dal sottosuolo per l irrigazione di grandi e piccole aziende tramite pozzi e sorgenti, mentre il dato relativo agli usi industriali è ritenuto sovradimensionato. Ai volumi sopra riportati va aggiunta, inoltre, la somma di tanti innumerevoli prelievi dalle varie migliaia di pozzi sparsi soprattutto nel Campidano, nella Nurra, nelle pianure minori, litoranee ed interne, e nei fondi valle dei corsi d acqua, dai maggiori ai più modesti, dove le risorse idriche di superficie vengono spesso a mancare in estate e soprattutto durante le ricorrenti annate siccitose: si tratta, in generale, di prelievi stagionali spesso protratti solo per qualche mese. A questi prelievi, che sfuggono a controlli e verifiche di portata da parte degli uffici del Genio Civile, una stima dell EAF assegna un volume d acqua totale di ulteriori 20 Mm 3 emunti ogni anno. La tabella seguente riporta, sulla base di quanto suesposto e con le cautele evidenziate, il riepilogo dei prelievi di acque sotterranee. Tabella 8-4. Prelievi di acque sotterranei stimati nel PSURI Usi Volumi complessivi prelevati (Mmc/anno) Idropotabile 111,71 Irriguo 76,27 Industriale 64,33 Totale 252,31 In realtà, come evidenziano una serie di studi a livello locale, si ha motivo di ritenere che anche il dato riferito agli usi irrigui sia sottostimato e che pertanto necessiti di ulteriori approfondimenti Acquisizione di nuove disponibilità: le acque di riuso L'approvvigionamento idrico a livello regionale è ottenuto principalmente dalle acque superficiali e in misura assai minore da acque sotterranee e non convenzionali. Sono proprio queste ultime, rappresentate principalmente dalle acque reflue recuperate, che possono contribuire in maniera significativa alla riduzione dei prelievi di acque superficiali. 110/251

111 Il riuso delle acque reflue nel bacino idrografico della Sardegna Il recupero dei reflui, apportando dei vantaggi diretti in termini di risparmio quantitativo e indiretti in termini di minor impatto qualitativo degli effluenti comunque sversati, ha ricadute estremamente positive sugli equilibri del sistema idrico migliorandone lo sfruttamento in termini di sostenibilità. In termini diretti infatti l aumentata disponibilità idrica limita, in primo luogo, la forte carenza nei comparti direttamente destinatari (principalmente quello irriguo) e in secondo luogo, limitando la pressione quantitativa sulla risorsa idrica primaria, determina una maggiore disponibilità di risorsa per altri usi quale quello potabile. D altra parte, la conseguenza indiretta del riuso dei reflui consiste nella migliorata tutela qualitativa del corpo idrico recettore consentendo il rilascio di un refluo con basso carico inquinante in assenza di riuso e l eliminazione degli scarichi durante la stagione irrigua. Inoltre il recupero di risorse, potendo determinare un aumento della superficie irrigata contribuisce a contrastare il pericolo della desertificazione, presente ormai in diverse zone della Sardegna. A tal fine la Giunta Regionale della Sardegna, su proposta dell Assessore della Difesa dell Ambiente, ha approvato con Delibera n. 75/15 del la direttiva sul riutilizzo delle acque reflue depurate, pubblicata sul supplemento straordinario del Buras n. 6 del Nel complesso e articolato quadro della normativa comunitaria e nazionale sull acqua, la Regione Sardegna intende, pertanto, promuovere una politica di governo con l obiettivo della tutela, riqualificazione e corretta utilizzazione, secondo principi di solidarietà, di salvaguardia delle aspettative e dei diritti delle generazioni future, di rinnovo e risparmio delle risorse e di uso multiplo delle stesse, con priorità di soddisfacimento delle esigenze idropotabili della popolazione e con attenzione alle peculiarità dei corpi idrici interni, marino costieri e sotterranei. Nel 2006 la Regione ha adottato il Piano di Tutela della Acque che costituisce il riferimento fondamentale per la tutela integrata e coordinata degli aspetti qualitativi e quantitativi della risorsa idrica. Tra le misure previste dal Piano di Tutela della Acque sono contemplate azioni di tipo normativo volte alla regolamentazione del comparto idrico e fognario regionale, tra le quali la definizione di un apposita normativa di disciplina del riutilizzo delle acque reflue recuperate. Il riuso delle acque reflue depurate per fini ambientali, irrigui, industriali e civili (non potabili) rappresenta una strategia prioritaria della Regione Sardegna volta al perseguimento dell obiettivo di promuovere l utilizzo razionale e sostenibile delle risorse idriche, che consente di dare risposte strutturali e non emergenziali al problema della gestione dell acqua e che si rivela in tutta la sua forza ed efficacia in particolare, ma non solo, nei periodi di siccità o di scarsa disponibilità. Il riutilizzo dei reflui depurati può contribuire al raggiungimento degli obiettivi volti alla tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche, alla limitazione dei prelievi di risorsa fresca dalle acque superficiali e sotterranee, alla riduzione degli impatti degli scarichi sui corpi idrici recettori Quantità potenzialmente disponibili Il contributo al soddisfacimento dei fabbisogni idrici da parte della risorsa idrica non convenzionale, derivabile dal riutilizzo di acque reflue depurate, è stimato in circa 114 Mm 3 /anno, recuperabili dai 33 impianti 111/251

112 di depurazione cosiddetti prioritari (elencati nell Allegato 1 alla Direttiva) distribuiti sull intero territorio regionale ed aventi potenzialità di trattamento superiore ai abitanti equivalenti. Molti degli impianti prioritari sono già realizzati, alcuni sono in costruzione, mentre altri necessitano di un implementazione del ciclo di trattamento, che troverà copertura finanziaria nella programmazione regionale. L elenco degli impianti prioritari potrà essere integrato mediante provvedimento regionale, a seguito di istanza motivata. La complessità relativa all attuazione del riuso dei reflui depurati deriva principalmente dalla molteplicità dei soggetti coinvolti: Gestore dei servizi idrici multisettoriali (ENAS), Autorità d Ambito territoriale Ottimale (AATO), Gestore unico del Servizio Idrico Integrato (SII), altri Gestori non inclusi nel SII, Consorzi di Bonifica, Consorzi Industriali provinciali, Province, Comuni, Enti gestori delle aree di interesse naturalistico e utilizzatori finali. Inoltre, la correlazione tra la sostenibilità di un progetto di riuso e le condizioni locali del territorio in cui si opera, ha portato necessariamente ad individuare un livello di pianificazione della gestione del riutilizzo sito-specifica. Per questi motivi la Direttiva regionale ha individuato il Piano di Gestione quale strumento attuativo del riutilizzo delle acque reflue recuperate per ogni singolo impianto di trattamento o gruppo di impianti. Ciascun Piano di Gestione sarà predisposto dai vari soggetti coinvolti, appositamente consorziati, attraverso uno specifico protocollo d intesa, sotto la responsabilità e il coordinamento di un unico soggetto, individuato sulla base della casistica prevista dalla stessa Direttiva. La predisposizione del Piano di Gestione è obbligatoria per gli impianti prioritari. Il Piano di Gestione verrà sottoposto ad un accordo tra la Regione Sardegna, il soggetto Gestore dell impianto di trattamento, e il soggetto Gestore della rete di distribuzione delle acque depurate, nonché, il soggetto responsabile della redazione del Piano di Gestione, attraverso il quale tutti i sottoscrittori si impegnano ad attuare quanto previsto nello stesso. Entro 6 mesi dall entrata in vigore della direttiva devono essere predisposti i piani di gestione per gli impianti prioritari. Nella tabella seguente si evidenziano gli impianti di depurazione prioritari, esistenti o comunque di cui è finanziata la realizzazione, dotati delle sezioni di affinamento del refluo. La quantificazione del volume complessivamente recuperabile è pari a circa 100 Mm3/anno, rimandando agli approfondimenti dei summenzionati Piani di Gestione, relativamente alle problematiche legate al completamento della filiera del riutilizzo (per es. accumulo del refluo affinato nei periodi di scarsa richiesta o individuazione dei comparti destinatari che siano già infrastrutturati per tale finalità o meno). Dell elenco fanno parte sia impianti di depurazione consortili (S) che singoli (SI) per i quali viene indicato lo stato di attuazione sia per la parte di depurazione convenzionale che per la parte relativa all affinamento per il riutilizzo. Per rappresentare sinteticamente lo stato di attuazione è stata utilizzata la seguente simbologia: R: opere già Realizzate; C: opere in Costruzione o parzialmente operative e soggette a Completamento; F: opere non realizzate ma inserite in un programma di Finanziamento a breve termine (APQ, POT). NF: opere Non inserite in un programma di Finanziamento a breve termine. 112/251

113 Prog. Codice Schema Tabella 8-5 Impianti prioritari da destinare al riutilizzo Nome Schema Tipo impianto Prov Carico Totale [A.E.] Stato attuazione depuratore Stato attuazione affinamento 1 1 Stintino Consortile SS R R 2 5 Sassari - Caniga Consortile SS R R 3 10 Sorso Consortile SS C NF 4 33 Alghero Singolo SS R R 5 47 Santa Teresa Gallura Consortile OT C C 6 49 Palau Singolo OT F F 7 50 Arzachena Consortile OT R R 8 57 Golfo Aranci Singolo OT R R 9 62 Olbia Singolo OT R R ZIR Tempio Consortile OT C C San Teodoro Consortile OT R R Budoni Consortile OT R R Posada Consortile NU R R Nucleo Ind. Oristano Consortile OR R R Terralba Consortile OR R R Arborea Singolo OR R R Curcuris 13 Consortile OR R R * Masullas * Consortile OR R R * Pabillonis Consortile VS C NF Nuoro Singolo NU C C Dorgali Singolo NU NF NF Cala Gonone Singolo NU R R Nucleo Ind. Tortolì Consortile OG F F Barisardo Consortile OG C C Muravera Consortile CA C F Villamar Consortile VS F F Serramanna Consortile VS R R Costa Rey Consortile CA R R Villasimius Singolo CA R R Cagliari - Is Arenas Consortile CA R R A.S.I. Cagliari - Machiareddu Consortile CA R R ZIR Iglesias Consortile CI R R San Giovanni Suergiu Consortile CI R C TOTALE VOLUMI RECUPERABILI m 3 TOTALE VOLUMI RECUPERABILI DA IMPIANTI DI AFFINAMENTO REALIZZATI m 3 La ripartizione dei volumi idrici recuperabili di acque reflue depurate, in funzione per i sette sistemi idrici regionali, è riportata nella seguente tabella: Tabella 8-6 Ripartizione volumi da acque reflue per sistema Sistema Totale volumi Totale volumi recuperabili da recuperabili [Mm 3 ] impianti realizzati [Mm 3 ] Sulcis 9,90 4,50 13 Attualmente è previsto lo scarico su corpo idrico in quanto l'impianto non è stato progettato con la finalità specifica del riutilizzo ma con modifiche minime potrebbe affinare i reflui per il riutilizzo, infatti ha una sezione di filtrazione, la destabilizzazione e la chiariflocculazione con rimozione combinata del fosforo e la disinfezione chimica mentre manca un opportuna sezione di disinfezione compatibile con il riutilizzo. 113/251

114 Sistema Totale volumi recuperabili [Mm 3 ] Totale volumi recuperabili da impianti realizzati [Mm 3 ] Tirso 21,88 11,36 Nord Occidentale 28,15 25,65 Liscia 15,50 8,50 Posada Cedrino 4,45 4,45 Sud Orientale 7,90 1,80 Flumendosa, Campidano, Cixerri 62,75 58,38 TOTALE 150,52 114, Gli usi della risorsa idrica nel bacino idrografico della Sardegna Come già evidenziato precedentemente il sistema di approvvigionamento idrico della Sardegna per il comparto civile, irriguo ed industriale utilizza, per la maggior parte, acque superficiali immagazzinate e regolate da invasi artificiali (32 dighe e 25 traverse fluviali). Le stesse acque sono utilizzate in alcuni casi anche per la produzione di energia idroelettrica. Lo schema generale dei flussi di risorsa che ne risulta è illustrato mediante lo schema sotto riportato. 114/251

115 Figura 8-12Flussi idrici principali nel sistema idrico della Sardegna La conoscenza della domanda idrica per i diversi usi è indispensabile per la predisposizione del bilancio idrico e per una corretta pianificazione e gestione delle risorse idriche. Nei paragrafi successivi vengono riportati i fabbisogni attuali (intesi come usi o utilizzi), distinti nei settori principali di utilizzazione potabile, irriguo ed industriale nonché la loro prevedibile evoluzione futura su un arco temporale di medio periodo, in 115/251

116 funzione anche delle strategie di risparmio idrico, di contenimento delle perdite e di eliminazione degli sprechi Gli usi dell acqua nel settore civile Il sistema idropotabile della Sardegna è caratterizzato prevalentemente dall impiego di risorse idriche superficiali derivate dagli invasi artificiali. La Legge Regionale n. 19/2006 introduce il concetto di Sistema Idrico Multisettoriale della Sardegna definito come l insieme delle opere di approvvigionamento idrico e di adduzione che, singolarmente o perché parti di un sistema complesso, siano suscettibili di alimentare direttamente o indirettamente più aree territoriali o più categorie di utenti, contribuendo ad una perequazione delle quantità e dei costi di approvvigionamento. La stessa legge pone la Regione ed un suo Ente (Ente Acque della Sardegna - Enas) a capo del sistema idrico multisettoriale, per la regolazione e la distribuzione della risorsa idrica grezza ai comparti civile, irriguo e industriale a valle del multisettoriale. Il sistema di invasi è pertanto funzionale ai diversi usi delle acque. Per analizzare i fabbisogni idrici del comparto civile della Sardegna, si può fare riferimento alla situazione rappresentata nel Piano Stralcio di Bacino (PSURI) e indicata nella Tabella 8-7 che riporta la domanda e l origine delle acque utilizzate riferite ai diversi sistemi idrici regionali, con un riferimento temporale corrispondente all anno Tabella 8-7Quadro della domanda sistema idropotabile (PSURI) SISTEMI IDRICI Richiesta residenti [Mm 3 /anno] Richiesta fluttuanti [Mm 3 /anno] Richiesta netta da risorse superficiali [Mm 3 /anno] Richiesta netta da risorse sotterranee [Mm 3 /anno] Totale richiesta [Mm 3 /anno] SULCIS 13,67 1,05 7,04 7,69 14,73 TIRSO 28,19 2,50 15,10 15,59 30,70 NORD OCCIDENTALE 67,23 11,41 51,69 26,95 78,64 LISCIA 10,69 6,65 16,18 1,15 17,33 POSADA-CEDRINO 5,07 4,13 4,99 4,21 9,20 SUD ORIENTALE 3,74 3,33 1,94 5,13 7,07 FLUMENDOSA- CAMPIDANO-CIXERRI 118,79 5,65 99,19 25,25 124,44 TOTALE 247,38 34,72 196,13 85,97 282,10 Da quanto riportato nel Piano Stralcio risulta quindi che la domanda dei centri connessi al multisettoriale è pari a 282,10 Mm 3 /anno. Considerando anche la quota di domanda soddisfatta dalle risorse locali, stimata nello stesso Piano a 15,02 Mm 3 /anno, il volume complessivo della domanda per uso potabile in Sardegna risulta pari a 297,12 Mm 3 /anno. 116/251

117 Se si analizzano i volumi di acqua grezza erogati dal Sistema Idrico Multisettoriale Regionale nel sessennio si osserva una riduzione di tale volume dovuta, principalmente, ai primi risultati delle attività di efficientamento delle reti idriche di distribuzione intraprese dal gestore del Servizio Idrico Integrato. La tabella seguente (Tabella 8-8) riporta, per Sistema Idrico, i volumi erogati dal Sistema Idrico Multisettoriale Regionale (SIMR) nel periodo per il settore civile (Servizio Idrico Integrato gestito da Abbanoa SpA). Tabella 8-8 Volumi di acqua grezza erogati dal SIMR ( ) per usi civili SISTEMI IDRICI Volume erogato 2008 [Mm 3 ] Volume erogato 2009 [Mm 3 ] Volume erogato 2010 [Mm 3 ] Volume erogato 2011 [Mm 3 ] Volume erogato 2012 [Mm 3 ] Volume erogato 2013 [Mm 3 ] 1-SULCIS 9,64 9,10 8,40 7,88 8,37 8,15 2-TIRSO 4,04 4,40 4,51 4,98 5,98 5,63 3-NORD OCCIDENTALE 77,37 75,87 73,97 71,67 74,17 74,80 4-LISCIA 27,50 27,34 25,16 28,39 29,36 29,44 5-POSADA-CEDRINO 8,38 10,01 8,77 9,73 9,08 9,86 6-SUD ORIENTALE 1,94 2,08 2,39 2,40 2,49 2,30 7-FLUMENDOSA-CAMPIDANO-CIXERRI 103,84 100,76 96,89 99,39 100,68 97,70 TOTALE USI CIVILI 232,71 229,57 220,09 224,44 230,13 227,88 Le fonti di approvvigionamento per il settore civile sono completate dai volumi propri gestiti direttamente da Abbanoa; si tratta di risorsa idrica proveniente da pozzi, da sorgenti e da acque superficiali immagazzinate nei laghi artificiali di Corongiu, Olai e Govossai (vedi Tabella 8-1). Suddetti volumi ammontano complessivamente a circa 80 Mm 3, di cui il 75% proveniente da pozzi e da sorgenti ed il restante 25% da acque superficiali Gli usi dell acqua nel settore irriguo L irrigazione collettiva in Sardegna, come indicato precedentemente nel paragrafo 8.2.7, è gestita da 9 Consorzi di Bonifica caratterizzati da una superficie irrigabile complessiva, riferita al 2013, pari a ettari e da una superficie irrigata, riferita allo stesso anno, di ettari. Sulla base di questi valori, il rapporto tra superficie irrigata e irrigabile si pone su valori piuttosto bassi, pari a 0,36. Alcune zone irrigue del territorio regionale, per una superficie irrigata di circa 830 ettari (ONC, Isili Nord e Valle dei Giunchi), sono gestite direttamente da ENAS. 117/251

118 118/251

119 Figura 8-13 Limiti territoriali dei Consorzi di Bonifica della Sardegna Figura 8-14 Comprensori irrigui dei Consorzi di Bonifica della Sardegna 119/251

120 La tabella seguente (Tabella 8-9) riporta, per Sistema Idrico, i volumi erogati dal Sistema Idrico Multisettoriale Regionale (SIMR) nel periodo per il settore irriguo. Tabella 8-9 Volumi di acqua grezza erogati dal SIMR ( ) per usi irrigui SISTEMI IDRICI Volume erogato 2008 [Mm 3 ] Volume erogato 2009 [Mm 3 ] Volume erogato 2010 [Mm 3 ] Volume erogato 2011 [Mm 3 ] Volume erogato 2012 [Mm 3 ] Volume erogato 2013 [Mm 3 ] 1-SULCIS 4,23 5,63 6,06 5,49 7,20 6,44 2-TIRSO 124,81 128,48 118,03 147,54 142,00 140,17 3-NORD OCCIDENTALE 34,16 47,93 42,22 57,57 58,40 60,55 4-LISCIA 23,80 22,67 21,92 24,01 25,53 23,78 5-POSADA-CEDRINO 42,32 39,58 39,53 46,39 46,05 42,43 6-SUD ORIENTALE 8,50 8,49 11,91 8,95 12,16 8,12 7-FLUMENDOSA-CAMPIDANO-CIXERRI 92,31 87,41 89,75 111,24 133,95 110,13 TOTALE USI IRRIGUI 330,13 340,19 329,42 401,19 425,29 391,62 Nella figura seguente viene illustrata la ripartizione, come media nel sessennio , delle erogazioni di risorsa idrica per gli usi irrigui, all interno dei 7 Sistemi Idrici regionali. Figura 8-15 Ripartizione percentuale del fabbisogno irriguo all interno dei 7 sistemi idrici regionali Il volume medio stagionale di irrigazione, comprensivo delle perdite tecniche di efficienza nel sistema di distribuzione e di erogazione in campo, è pari a circa m 3 /ha. Il comparto agricolo regionale è caratterizzato dalla presenza di seminativi e foraggere, che coprono il 51,6% delle aree effettivamente irrigate (figura successiva). In particolare si ha un ampia estensione di superficie a mais (la coltura più diffusa con ettari), ad erba medica e ad erbai. 120/251

121 0,5% 1,4% 4,4% 9,1% 0,2% 11,6% 51,6% 21,3% seminativi e foraggere colture orticole a pieno campo frutteti vigneti oliveti colture protette e vivai floreali-forestali-officinali altre colture Figura 8-16 Ripartizione percentuale delle superfici irrigate nei Consorzi di Bonifica sardi ( ) Tra i seminativi è da evidenziare la presenza della coltura del riso, limitata alla Piana del Campidano (per una superficie di ettari). Il 21,3% della superficie irrigua è ricoperto da colture orticole a pieno campo, tra le quali assume un importanza notevole il carciofo la cui superficie ammonta a ettari, a più del 57% della suddetta superficie. Una discreta rilevanza è data dalle coltivazioni arboree da frutto (in particolare agrumeti e pescheti) che rappresentano il 9,1% della superficie irrigata. Le aree vitate irrigue sono pari al 4,4% della superficie e le relative produzioni sono indirizzate a vini di accertato standard qualitativo. Scarsamente rappresentata è l olivicoltura irrigua con un estensione dell 1,4% in quanto viene condotta prevalentemente in regime asciutto. Il metodo irriguo più diffuso è l aspersione legato all irrigazione delle colture foraggere e cerealicole, seguito dalla microirrigazione per i frutteti e le ortive. In alcuni distretti irrigui dell Oristanese è presente l irrigazione per sommersione con riferimento alla coltivazione del riso. Diverse aree irrigue sono caratterizzate, a livello aziendale, dalla presenza di un sistema di misura, installato sull idrante, che permette di realizzare una distribuzione regolamentata dell acqua irrigua agli agricoltori. Nell isola la disponibilità idrica è il fattore produttivo che maggiormente condiziona le produzioni agricole. A tal proposito risulta importante procedere all efficientamento dei sistemi di irrigazione ma anche ad orientare gli ordinamenti colturali verso colture meno idroesigenti e con funzione principalmente di soccorso dell intervento irriguo, al fine di poter estendere le superfici irrigabili sfruttando meglio le superfici già attrezzate per l irrigazione. 121/251

122 Gli usi dell acqua nel settore industriale La domanda idrica del comparto industriale in Sardegna nel sessennio ammonta, mediamente, a circa 26 Mm 3 /anno. La tabella seguente (Tabella 8-10) riporta, per Sistema Idrico, i volumi erogati dal Sistema Idrico Multisettoriale Regionale (SIMR) nel periodo per il settore industriale. Tabella 8-10 Volumi di acqua grezza erogati dal SIMR ( ) per usi industriali SISTEMI IDRICI Volume erogato 2008 [Mm 3 ] Volume erogato 2009 [Mm 3 ] Volume erogato 2010 [Mm 3 ] Volume erogato 2011 [Mm 3 ] Volume erogato 2012 [Mm 3 ] Volume erogato 2013 [Mm 3 ] 1-SULCIS 4,67 2,86 2,22 3,01 2,61 3,23 2-TIRSO NORD OCCIDENTALE 10,10 7,22 6,14 5,09 4,04 3,69 4-LISCIA - 1,68 0,72 0,36 0,36 0,23 5-POSADA-CEDRINO - 0,04 0,02 0,02 0,03 0,04 6-SUD ORIENTALE - - 0,04 0,26 0,19 0,24 7-FLUMENDOSA-CAMPIDANO- CIXERRI 16,44 15,46 17,09 15,96 15,45 16,20 TOTALE USI INDUSTRIALI 31,20 27,24 26,22 24,71 22,69 23,63 Allo stato attuale si può affermare che la domanda idrica per gli usi industriali, minoritaria rispetto agli altri usi essendo pari a circa il 4% del complesso delle erogazioni, non dovrebbe subire, in un orizzonte temporale di breve periodo, sostanziali modifiche rispetto a quanto indicato precedentemente. Maggiori sforzi dovranno concentrarsi verso il riuso delle acque reflue e il controllo dell impiego di acque sotterranee Disponibilità e idroesigenze: il bilancio idrico Sulla base di quanto rappresentato nei paragrafi precedenti, si può affermare che il sistema di approvvigionamento idrico della Sardegna per il comparto civile, irriguo ed industriale utilizza, per la maggior parte, acque superficiali immagazzinate e regolate da invasi artificiali. Le stesse acque sono utilizzate in alcuni casi anche per la produzione di energia idroelettrica. Le acque sotterranee sono utilizzate soprattutto per fabbisogni locali. La valutazione della disponibilità di risorsa idrica e della sua compatibilità con gli usi delle acque, rappresenta un aspetto di primaria importanza per la definizione del bilancio idrico della regione Sardegna. Le attività inerenti il Bilancio Idrico della regione Sardegna sono tuttora in corso. Suddette attività sono state articolate in quattro principali argomenti: 1. Valutazione delle risorse idriche naturali; 2. Valutazione delle risorse idriche potenziali e utilizzabili; 3. Valutazione dei fabbisogni idrici; 122/251

123 4. Equilibrio del bilancio idrico. Con riferimento al primo argomento, allo stato attuale sono stati individuati i corpi idrici superficiali attraverso il censimento effettuato dal CeDoc, in attuazione del D.Lgs n. 152/06 come aggiornato dal D.M. n. 131/08, con particolare riferimento alle sezioni di interesse derivanti dalle elaborazioni dei dati presenti nello Studio sull Idrologia Superficiale della Sardegna - SISS, periodo Inoltre, è stata effettuata la perimetrazione dei bacini e dei sottobacini idrografici. Successivamente si dovrà effettuare l analisi del bilancio idrologico a scala annuale. A questo punto sarà possibile valutare le risorse idriche in condizioni naturali e si assumerà come valore della risorsa, riferito al periodo di tempo considerato, il volume medio relativo ad un numero di anni possibilmente lungo, valutando poi con metodi statistici le probabilità di scostamento da tale media. Sarà opportuno verificare la attualità dei deflussi storici, alla luce dell analisi dei trends statistici che evidenzino alterazioni significative delle medie mobili pluriennali, pervenendo eventualmente alla definizione di serie sintetiche dei deflussi che rappresentino cautelativamente le caratteristiche idrologiche da assumere per i prossimi decenni. Si giungerà quindi alla determinazione, per ogni sezione di interesse, delle portate e dei volumi idrici naturali (cioè non influenzati dall'intervento antropico), alla relativa distribuzione nel tempo con i parametri statistici (valori medi, massimi, minimi, deviazione standard) che costituirà l aggiornamento dello Studio sull Idrologia Superficiale della Sardegna - SISS. La seconda attività riguarderà la valutazione, per ogni bacino, delle risorse idriche potenziali e utilizzabili. Le esigenze di tutela delle acque e di salvaguardia e recupero degli ecosistemi, i vincoli di carattere socio economico, di compatibilità ambientale e di carattere tecnologico e infrastrutturale, rendono la risorsa naturale non interamente sfruttabile. L'utilizzabilità della risorsa dipende, inoltre, dalla possibilità di trasferimento della stessa nel tempo, con serbatoi di regolazione, oltre che nello spazio, tramite opere di adduzione, secondo l'andamento della richiesta. Con riferimento al Decreto 28 luglio 2004 del Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio. Linee guida per la predisposizione del bilancio idrico di bacino, comprensive dei criteri per il censimento delle utilizzazioni in atto e per la definizione del minimo deflusso vitale, di cui all'articolo 22, comma 4, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, la risorsa idrica potenziale è cosi quantificata: R pot1 R nat + R n.c. + V est ± V - V trasf Concorrono al soddisfacimento dei fabbisogni anche i volumi restituiti dopo l'utilizzo nonché quelli derivanti da acque reflue trattate in modo da consentire un successivo riutilizzo di cui si tiene conto nell'equazione che esprime le condizioni di equilibrio del bilancio idrico. La risorsa idrica utilizzabile è cosi quantificata: R ut R pot - V DMV 123/251

124 I termini delle disequazioni rappresentano i volumi totali, riferiti al periodo considerato (di norma l'anno, oppure periodi più brevi), con i significati seguenti: R pot R nat R n.c. V est V V trasf R ut V DMV risorsa idrica potenziale nel bacino o sottobacino; risorsa idrica naturale nella sezione di chiusura del bacino o sottobacino; risorsa idrica non convenzionale nel bacino o sottobacino; apporti idrici al bacino o sottobacino dovuti ad usi antropici provenenti da altri bacino; differenza tra i volumi idrici superficiali e sotterranei invasati nel bacino o sottobacino all'inizio ed alla fine del periodo (positiva se i primi sono maggiori); volumi idrici dovuti ad usi antropici trasferiti fuori del bacino o sottobacino; risorsa idrica superficiale e sotterranea utilizzabile nel bacino o sottobacino; volume del deflusso minimo vitale ottenuto come integrale della portata di deflusso minimo vitale nel periodo di riferimento. Più in dettaglio, la risorsa idrica potenziale è commisurata alla risorsa idrica naturale, deducendo da essa i volumi riferibili sia alle incertezze di stima della risorsa stessa legate alla qualità e quantità dei dati conoscitivi sia alle limitazioni di natura tecnologica. La risorsa idrica potenziale tiene inoltre conto della disponibilità aggiuntiva delle risorse non convenzionali e di quelle derivanti dal riuso. Con riferimento ai vincoli di tutela ambientale, nella determinazione della risorsa idrica superficiale utilizzabile occorre detrarre il volume riferibile al deflusso minimo vitale; analogamente, per la risorsa idrica sotterranea, l'utilizzabilità è da definirsi in relazione all'esigenza di evitare variazioni piezometriche tali da innescare fenomeni di degrado dell'acquifero e dei sistemi idraulicamente connessi. La terza attività riguarderà la valutazione dei fabbisogni idrici. I fabbisogni idrici verranno distinti nei seguenti settori principali di utilizzazione: a) uso potabile e civile non potabile; b) uso agricolo; c) uso industriale; d) uso idroelettrico; e) altri usi. A ciascun fabbisogno idrico dovrà essere associata una priorità di soddisfacimento in funzione dell uso e della zona, anche al fine dell ottimizzazione finale. Dovranno inoltre essere stabiliti i valori minimi dei fabbisogni il cui soddisfacimento deve essere sempre garantito e, per le quantità eccedenti, dovranno essere 124/251

125 determinate le entità (in termini assoluti e percentuali) e le frequenze dei deficit che possono ritenersi accettabili in relazione al tipo di utilizzazione. Questi elementi dovranno essere confrontati con i valori minimi e le relative frequenze probabili delle risorse utilizzabili, che si prevede possano verificarsi in occasione di periodi di siccità. L ultima attività riguarderà l equilibrio del bilancio idrico ed ottimizzazione della gestione. Una volta ricostruito il bilancio idrologico e valutata la risorsa idrica utilizzabile, la condizione di equilibrio del bilancio idrico di un bacino o sottobacino è espressa dalla seguente disuguaglianza: R ut - ΣF i + R riu + V rest 0 Tali termini rappresentano i volumi totali delle risorse e dei fabbisogni idrici, riferiti al periodo considerato (di norma l'anno, oppure periodi più brevi), con i significati seguenti: R ut R riu V rest F i risorsa idrica superficiale e sotterranea utilizzabile nel bacino o sottobacino risorsa idrica riutilizzata nel bacino o sottobacino volumi idrici restituiti al bacino da usi antropici interni nel bacino o sottobacino comprende tutti i fabbisogni di seguito richiamati: - fabbisogno per usi potabili e civili non potabili (utilizzo, se riferito allo stato attuale) - fabbisogni per usi agricoli (utilizzo, se riferito allo stato attuale) - fabbisogno per usi industriali (utilizzo, se riferito allo stato attuale) - fabbisogno per usi idroelettrici (utilizzo, se riferito allo stato attuale) - fabbisogno per altri usi - fabbisogni collettivi vari quali pesca, navigazione, ricreativi, ecc. (utilizzi, se riferiti allo stato attuale) La precedente disuguaglianza esprime la condizione di equilibrio del bilancio idrico di bacino in termini di programmazione qualora riferita ai fabbisogni, mentre esprime la condizione di equilibrio allo stato attuale quando riferita agli utilizzi. L attività sopra elencata sarà condotta per ciascun bacino e/o schema di approvvigionamento idrico multisettoriale previsto dal Piano Stralcio per l Utilizzo delle Risorse Idriche (PSURI), tenendo conto, tra l altro, delle interconnessioni e/o trasferimenti tra diversi bacini idrografici. Sulla base delle disponibilità, delle esigenze e dell architettura della rete (costituita da archi e nodi), sarà effettuata un ottimizzazione del sistema che preveda costi (es. sollevamenti, mancata erogazione per l irriguo in regime di carenza idrica, etc.) e benefici, per ciascuno degli scenari di progetto determinati. 125/251

126 8.7. Gestione della siccità La disponibilità di risorsa idrica è un fattore di primaria importanza che si ripercuote sulle attività umane, dal settore civile a quello agricolo, dal settore industriale a quello ricreativo, ed i fenomeni siccitosi possono avere un impatto rilevante sia sull'ambiente sia sull'economia regionale. Per siccità si intende un periodo sufficientemente prolungato caratterizzato da scarsità nella disponibilità della risorsa idrica da determinare un significativo squilibrio idrologico nel territorio ( Glossary of Meteorology ). Generalmente si fa riferimento a 4 tipi di siccità: meteorologica: scostamento negativo eccessivo di una variabile meteorologica (ad esempio la precipitazione) rispetto ai valori considerati normali; agricola: situazione in cui il contenuto idrico del terreno non è sufficiente per i fabbisogni delle colture; idrologica: scostamento negativo eccessivo di una variabile idrologica (ad esempio i deflussi, le risorse idriche sotterranee) rispetto ai valori considerati normali; socio-economica: si riferisce alla situazione che si determina quando la scarsità nella disponibilità della risorsa idrica inizia a creare disagi agli utilizzatori Monitoraggio risorse idriche e preallarme della siccità La Regione Sardegna ha avviato un attività di monitoraggio della siccità al fine di fornire un utile strumento per migliorare la gestione delle risorse idriche dell intero territorio regionale. È stato pertanto elaborato un modello che, sulla base delle informazioni acquisite continuativamente tramite il monitoraggio, raffronta le risorse disponibili con i fabbisogni ed elabora gli scenari di bilancio idrico prevedibili, nel breve e medio termine, per tutti i sistemi idrografici del territorio regionale. In particolare il modello mese per mese consente di determinare il valore assunto da un indicatore di siccità che, per ciascun sistema idrico, permette di valutare i rischi al fine di poter gestire proattivamente eventuali crisi idriche. I risultati di questa attività vengono riportati nel Bollettino dei serbatoi artificiali del sistema idrico multisettoriale della Sardegna" che la Regione, con cadenza mensile, pubblica nel sito dell Autorità di Bacino all indirizzo Di seguito si riportano, in estrema sintesi, le fasi con cui si sviluppa il sistema di analisi per la determinazione degli indicatori di siccità: a) implementazione di un modello di simulazione dell intero sistema regionale con passo temporale mensile; b) definizione della serie idrologica di input alle sezioni di interesse: serie storica (serie SISS) riscalata così da pervenire ad una serie, utilizzando i frattili storici, ma modificando la media 126/251

127 portandola al 45% della serie e fissando lo scarto al 70% dello scarto (distribuzione dei totali annui lognormale); c) definizione dei volumi erogabili da ciascun sistema e sub sistema con il modello di simulazione, ottimizzando le regole di gestione e stabilendo una scorta minima nei serbatoi pari ad almeno un anno della richiesta potabile; d) generazione di serie sintetiche alle 58 sezioni di interesse di 500 anni: al fine di rispettare la correlazione spaziale osservata sono state calcolate le componenti principali (trasformazione lineare dei dati osservati) tra loro indipendenti; sono stati generati 500 anni di componenti principali; mediante antitrasformazione delle componenti principali sono state generate le serie sintetiche di 500 anni alle sezioni di interesse che rispettano i parametri imposti (medie, scarti e matrice di correlazione spaziale); e) simulazione del sistema idrico multisettoriale regionale, con le serie sintetiche dei deflussi come variabili di input e con le erogazioni e le variabili di stato come uscite della simulazione: fra queste risulta di specifico interesse la serie sintetica dei volumi mensili di invaso ai 34 serbatoi di regolazione estesa per 500 anni; f) calcolo delle frequenze di non superamento dei volumi invasati nei singoli serbatoi (o della somma dei volumi invasati in più serbatoi interconnessi) per ciascun mese dell anno. L indicatore di siccità risulta quindi determinato dal calcolo della frequenza osservata nelle condizioni attuali. Gli indicatori così calcolati vengono interpretati sulla base di un Piano (Piano di gestione delle crisi) che definisce, in funzione del livello assunto dall indicatore, le procedure di gestione che consistono in: - interventi di restrizione e riduzione delle erogazioni; - interventi per l attivazione delle riserve strategiche e per l uso combinato di risorse superficiali e sotterranee; - interventi per la messa in atto di un complesso di misure di mitigazione. Nella tabella che segue si riporta il Piano di gestione delle crisi: Tabella 8-1 Piano di Gestione delle crisi - Puntatori di allerta in funzione degli indicatori di stato degli invasi REGIME ORDINARIO (normalità) I = 0,5-1 LIVELLO DI VIGILANZA (preallerta) I = 0,3-0,5 Gestione secondo gli indirizzi di pianificazione generale. E necessario monitorare i parametri climatici per stimare con prontezza l innesco di eventuali fluttuazioni; nel contempo è opportuno controllare i consumi portandoli ad un primo livello di riduzione che non determina svantaggi agli utenti. LIVELLO DI PERICOLO (allerta) I = 0,15-0,3 Il livello di erogazione deve essere ridotto in media, secondo le categorie di priorità degli usi, al fine di gestire in modo proattivo l eventuale persistenza del periodo secco; contestualmente devono essere attivate le previste misure di mitigazione. 127/251

128 LIVELLO DI EMERGENZA I = 0-0,15 In questo campo non si dovrebbe entrare, a seguito degli interventi di riduzione delle erogazioni di cui ai punti precedenti, è necessario, comunque, attivare ulteriori restrizioni nelle erogazioni; se si verificano livelli di emergenza e, in precedenza, le misure previste sono state puntualmente osservate, tale evento potrebbe significare che i parametri statistici delle serie si sono ulteriormente modificati e che quindi deve essere rivalutata l erogazione media ammissibile in regime ordinario. Nelle figure seguenti vengono riportati, per l intero territorio regionale e aggiornati al 30 ottobre 2014, il diagramma dei volumi invasati con il relativo valore dell indicatore di stato relativo al rischio di carenza idrica. Figura 8-16 Volumi invasati in Sardegna Figura 8-17 Indicatori di stato per il monitoraggio della siccità Altri Indicatori della siccità Altri indicatori che possono essere determinati per la misura della siccità si basano sulla statistica della sola precipitazione, come per esempio l indice SPI (Standardized Precipitation Index - McKee 1993).La finalità dello SPI è quella di quantificare la precipitazione locale in modo da rendere confrontabili regioni caratterizzate dai diversi regimi climatici. Il suo valore indica quanto la precipitazione si discosta dalla norma: valori positivi indicano una precipitazione maggiore della media, valori negativi una precipitazione minore della media. Ciò si ottiene tramite una normalizzazione della distribuzione di probabilità della pioggia, stimata dalla serie storica relativa al punto in esame. Conseguentemente, regioni a clima secco o umido sono monitorate nello stesso modo. I valori possono essere interpretati secondo la tabella seguente: 128/251

129 Tabella 8-8Valori SPI e relative Classi Valori SPI Classe >2 Estremamente umido da 1.5 a 1.99 Molto umido da 1.0 a 1.49 Moderatamente umido da a 0.99 Vicino alla norma da -1 a Siccità moderata da -1.5 a Siccità severa < -2 Siccità estrema Inoltre, lo SPI è definito in funzione della scala temporale: può mostrare, ad esempio, che una certa regione sperimenti condizioni secche su una scala temporale e condizioni umide su un altra. Per questo si calcolano separatamente i valori dello SPI per una serie di scale temporali (in genere 3, 6, 12 e 24 mesi). Il calcolo dell'indice SPI per il territorio regionale può essere effettuato utilizzando i dati della rete delle stazioni pluviometriche della Regione Sardegna. Le stazioni pluviometriche con la loro ubicazione sono indicate nella figura seguente. Figura 8-17 Stazioni pluviometriche della Sardegna Un esempio del calcolo dell indice SPI su scala temporale di 1, 3, 6, 9 e 12 mesi e su scala temporale dell anno idrologico, è riportato nelle seguenti figure. I risultati in figura fanno riferimento al 30 settembre /251

130 Figura 8-18 Rappresentazione dell indice SPI in Sardegna su scala temporale 1, 3, 6, 9 e 12 mesi 130/251

131 Figura 8-19 Rappresentazione dell indice SPI in Sardegna su scala temporale dell anno idrologico L ARPA regionale, ed in particolare il Dipartimento specialistico regionale idrometeoclimatico, elabora e fornisce, tramite sito web 14, il monitoraggio quantitativo del verificarsi di condizioni di siccità nel territorio regionale, aggiornato con cadenza decadale e mensile, basato su diversi indicatori. I bollettini riportano le analisi climatiche delle precipitazioni misurate nei diversi ambiti territoriali della regione e i relativi raffronti tra diverse annate, le mappe di evapotraspirazione potenziale e di bilancio idrometeorologico decadale, mensile e stagionale, le stime del contenuto idrico dei suoli ottenute per applicazione su base giornaliera di un bilancio idrologico semplificato /251

132 9. SPECIFICAZIONE DELLE AREE PROTETTE (ART. 117 D.LGS 152/06 E ART. 6 DIR. 2000/60/CE) Il presente capitolo ripropone i contenuti del Piano di gestione vigente riguardanti le aree protette del Distretto idrografico con gli aggiornamenti relativi all individuazione di nuove aree protette naturali e/o a loro riperimetrazione, in particolar modo quelle riguardanti Rete Natura 2000 Inoltre, nell Allegato 9.1, oltre all aggiornamento dei Siti di Importanza Comunitaria e delle Zone di Protezione Speciale sono stati individuati gli habitat e le specie legati all acqua secondo le linee guida dell ISPRA (rapporto107/2010) Sinergie fra la Direttiva Quadro sulle Acque e le Direttive Habitat e Uccelli per la tutela degli ecosistemi acquatici con particolare riferimento alle Aree Protette, Siti Natura 2000 e Zone Ramsar. Aspetti relativi alla Pianificazione - Con liste di specie e schede degli habitat Natura 2000 legati agli ambienti acquatici in rapporto all aggiornamento dei formulari standard ( ). Ulteriori modifiche intese ad attualizzare le informazioni del registro delle aree protette saranno riportate nell aggiornamento del PdG attualmente in corso Premessa La direttiva 2000/60/CE riporta, all articolo 6, le tipologie di aree che devono essere inserite nel registro delle aree protette, afferenti a ciascun distretto idrografico. Le aree protette sono rappresentate da tutti i corpi idrici individuati a norma dell'articolo 7, paragrafo 1, e tutte le aree di cui all'allegato IV della Direttiva 2000/60 e comprendono le seguenti categorie: tutti i corpi idrici utilizzati per l'estrazione di acque destinate al consumo umano che forniscono in media oltre 10 m3 al giorno o servono più di 50 persone e i corpi idrici destinati a tale uso futuro le aree designate per la protezione di specie acquatiche significative dal punto di vista economico aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili a norma della direttiva 91/676/CEE e le zone designate come aree sensibili a norma della direttiva 91/271/CEE aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione, compresi i siti pertinenti della rete Natura 2000 istituiti a norma della direttiva 92/43/CEE e della direttiva 79/409/CEE corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le aree designate come acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE 132/251

133 9.2. Aree designate per l estrazione di acque destinate al consumo umano L allegato IV della Direttiva 2000/60/CE riporta le tipologie di aree protette che devono essere inserite nel registro delle aree protette istituito dall art. 6 e tra queste vi sono le aree designate per l estrazione di acque destinate al consumo umano individuate a norma dell articolo 7. In particolare l articolo 7 (Acque utilizzate per l'estrazione di acqua potabile) prevede che gli Stati membri, all interno di ciascun bacino idrografico, debbano individuare tutti i corpi idrici utilizzati per l'estrazione di acque destinate al consumo umano che forniscono in media oltre 10 m 3 al giorno o servono più di 50 persone, e i corpi idrici destinati a tale uso futuro. Per ciascuno di tali corpi idrici gli Stati membri, oltre a conseguire gli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione, devono provvedere alla necessaria protezione al fine di impedire il peggioramento della loro qualità per ridurre il livello della depurazione necessaria alla produzione di acqua potabile. Gli Stati membri possono definire zone di salvaguardia per tali corpi idrici. Le aree di salvaguardia delle captazioni di acque sotterranee e superficiali costituiscono uno degli strumenti finalizzati a mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse, nonché per la tutela dello stato delle risorse (D.Lgs 152/2006, art. 94, comma 1). Nelle zone di salvaguardia si possono adottare misure relative alla destinazione del territorio interessato, limitazioni e prescrizioni per gli insediamenti civili, produttivi, turistici, agro-forestali e zootecnici da inserirsi negli strumenti urbanistici comunali, provinciali, regionali, sia generali sia di settore (D.Lgs 152/2006, art. 94, comma 7). Le aree di salvaguardia sono pertanto delle porzioni di territorio circostanti la captazione, opportunamente delimitate, sulle quali vengono vietate o regolamentate talune attività che possono rappresentare un rischio per la qualità delle acque destinate al consumo umano. Il D.Lgs 152/2006 prevede che le aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano siano suddivise in Zone a Tutela Assoluta (ZTA), Zone di Rispetto (ZR) e Zone di Protezione (ZP). I vincoli e le limitazioni sono progressivamente più blandi passando dalla ZTA alla ZP. In sintesi la ZTA è un area di piccola estensione immediatamente circostante la captazione (almeno dieci metri di raggio) all interno della quale sono consentite solo le attività e le infrastrutture funzionali alla captazione. La ZR è costituita dalla porzione di territorio circostante la ZTA ed ha estensione e forma variabile in relazione alla tipologia dell opera di presa e della vulnerabilità del corpo idrico. La ZP non è individuata in relazione ad una singola captazione ma abbraccia generalmente ampie porzioni del bacino imbrifero o delle zone di ricarica della falda e al loro interno si possono adottare misure finalizzate ad assicurare la protezione del patrimonio idrico. L eventuale delimitazione delle ZP deve essere fatta 133/251

134 nell'ambito del Piano di Tutela delle Acque o del Piano di gestione del distretto idrografico (allegato 3, lettera C, punto 1 dell accordo Stato-Regioni 12 dicembre 2002). L Art. 94, comma 7 del D.Lgs 152/2006 recita che le zone di protezione devono essere delimitate secondo le indicazioni delle regioni o delle province autonome per assicurare la protezione del patrimonio idrico mentre il comma 1 recita che su proposta delle Autorità d'ambito, le regioni,... individuano le aree di salvaguardia.... In sintesi prevede che, sulla base delle indicazioni metodologiche e procedurali emanate dalla Regione, l Autorità d Ambito (eventualmente con il coinvolgimento del Gestore del Servizio Idrico Integrato), provveda alla redazione di una proposta di definizione delle aree di salvaguardia delle singole captazioni ad uso acquedottistico. L approvazione della proposta spetta alla Regione. Per definire le procedure e le norme tecniche per l individuazione delle aree di salvaguardia sono state emanate a livello nazionale le Linee guida per la tutela della qualità delle acque destinate al consumo umano e criteri generali per l'individuazione delle aree di salvaguardia delle risorse idriche scaturite dall accordo del 12 dicembre 2002 nella Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni e le Province Autonome. Pertanto la Regione, sulla base di tali linee guida, deve emanare dei regolamenti che definiscono nel dettaglio i criteri e le metodologie per la perimetrazione delle aree di salvaguardia (ZTA e ZR) e le norme per la gestione di tali aree. Tale attività, in corso di realizzazione, rappresenta una delle misure del piano di gestione. In assenza dell'individuazione da parte della regione della zona di rispetto la medesima ha un'estensione di 200 metri di raggio rispetto al punto di captazione o di derivazione (D.Lgs 152/2006, art. 94, comma 6). Pertanto, allo stato attuale, le aree di salvaguardia sono costituite dalle superfici di forma circolare con un'estensione di 200 metri di raggio intorno a tutti i punti di captazione o di derivazione di acque destinate al consumo umano, erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse. La situazione più aggiornata per quanto riguarda il censimento delle captazioni di acque superficiali e sotterranee destinate alla produzione di acqua potabile è riportata nel Piano regolatore generale degli acquedotti della Sardegna (revisione 2006). Nella Tab.2.1 dell allegato 9.1 è riportato l elenco delle aree designate per l estrazione di acque superficiali destinate al consumo umano. Nella Tab.2.2 dell allegato 9.1 è riportato l elenco dei punti di captazione o di derivazione di acque sotterranee destinate al consumo umano (pozzi e sorgenti). Nella Tab.2.3 dell allegato 9.1 è riportato l elenco dei corpi idrici sotterranei utilizzati per l estrazione delle acque destinate al consumo umano. 134/251

135 9.3. Aree designate per la protezione delle specie significative dal punto di vista economico Le aree classificabili in questa tipologia sono quelle definite, nel D.Lgs 152/06, come Corpi idrici a specifica destinazione e comprendono le Acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci, ai sensi della Direttiva 2006/44/CE e Acque destinate alla vita dei molluschi, ai sensi della Direttiva 2006/113/CE Acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci La Regione Sardegna, con deliberazione della Giunta Regionale n 2964 dell 11 ottobre 1994, aveva effettuato la designazione delle acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci ai sensi del D.Lgs 25 gennaio 1992 n 130 che, con l entrata in vigore del D.Lgs 152/99, è stato abrogato recependone i contenuti e le finalità tra gli obiettivi di qualità delle acque a specifica destinazione. Attualmente la normativa di riferimento, articoli 84 e 85 del D.Lgs. 152/06, stabilisce i criteri per designare quei corpi idrici superficiali che possono risultare idonei alla vita dei pesci mediante azioni di protezione e/o miglioramento della qualità delle acque. La designazione delle acque dolci ritenute idonee alla vita dei pesci prende in considerazione, in via preferenziale, quei corpi idrici di particolare pregio ambientale, scientifico o naturalistico quali: corsi d acqua che attraversano il territorio di parchi nazionali e riserve naturali statali, nonché di parchi e riserve naturali regionali laghi naturali e artificiali, stagni ed altri corpi idrici situati nei predetti ambiti territoriali acque dolci superficiali comprese nelle zone umide dichiarate di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar, nonché quelle comprese nelle oasi di protezione della fauna acque dolci superficiali che, ancorché non comprese nelle precedenti categorie, presentino un rilevante interesse scientifico, naturalistico, ambientale e produttivo in quanto costituenti habitat di specie animali o vegetali rare o in via di estinzione, ovvero in quanto sede di complessi ecosistemi acquatici meritevoli di conservazione o, altresì, sede di antiche e tradizionali forme di produzione ittica, che presentano un elevato grado di sostenibilità ecologica ed economica. La designazione in acque dolci "salmonicole" o "ciprinicole si ha dopo il riscontro del valore dei parametri di qualità conformi con quelli imperativi previsti dalla tabella 1/B dell'allegato 2 del D.Lgs 152/06. La Regione ha proceduto alla revisione delle designazioni già effettuate in funzione di elementi imprevisti al momento della prima designazione; l elenco delle acque destinate alla vita dei pesci, attualmente prese in considerazione, viene riportato nella tabella 9.4. dell Allegato /251

136 Acque destinate alla vita dei molluschi La normativa di riferimento sulle acque destinate alla vita dei molluschi è il Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 (parte III) che negli articoli 87 e 88 stabilisce i requisiti di qualità delle acque destinate alla molluschicoltura. Per quanto riguarda la designazione di tali acque, la norma fa riferimento alle acque costiere e salmastre che sono sede di banchi e di popolazioni naturali di molluschi bivalvi e gasteropodi, oltre che di quelle destinate alla molluschicoltura, con la prerogativa di consentire la vita e lo sviluppo dei molluschi e per contribuire in tal modo alla buona qualità dei prodotti della molluschicoltura direttamente commestibili per l uomo. La qualità delle acque destinate alla vita dei molluschi è regolamentata dall Allegato 2 tabella 1/C del D.Lgs. 152/06. Prima dell entrata in vigore del D.Lgs. 152/06 e ai sensi dell allora vigente D.Lgs. 131/92, la Regione Sardegna, in data 7/10/92 e 13/12/95, ha provveduto a designare 11 aree, di cui 5 in acque marino-costiere e 6 in acque salmastre, sede di banchi e popolazioni naturali di molluschi bivalvi e gasteropodi. La Regione ha successivamente proceduto alla revisione delle designazioni già effettuate in funzione di elementi imprevisti al momento della prima designazione. Pertanto le acque destinate alla vita dei molluschi, attualmente prese in considerazione, sono riportate nella seguente tabella 9.5 dell allegato Aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili a norma della direttiva 91/676/CEE e le zone designate come aree sensibili a norma della direttiva 91/271/CEE Le aree sensibili rispetto ai nutrienti Le aree sensibili così come definite dalla direttiva sono quelle riferibili ad un sistema idrico classificabile in uno dei seguenti gruppi: laghi naturali, altre acque dolci, estuari e acque del litorale già eutrofizzati, o probabilmente esposti a prossima eutrofizzazione, in assenza di interventi protettivi specifici acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile che potrebbero contenere, in assenza di interventi, una concentrazione di nitrato superiore a 50 mg/l aree che necessitano, per gli scarichi afferenti, di un trattamento supplementare al trattamento secondario In una prima fase di individuazione si è proceduto a classificare come aree sensibili i corpi idrici destinati ad uso potabile e le zone umide inserite nella convenzione di Ramsar. Tale prima individuazione è stata incrementata di ulteriori aree sensibili e sono stati estesi i criteri di tutela anche ai bacini drenanti nell ambito del Programma Stralcio ex art. 141, comma 4, della Legge n. 388/2000 (Delib.12/14 del 16/04/02). L elenco delle aree sensibili, composto da 103 corpi idrici sensibili, è stato, in ultimo, ratificato dal Piano di Tutela delle 136/251

137 Acque con il quale si è proceduto alla delimitazione più precisa dei bacini drenanti sulla base di nuove indicazioni, relative a informazioni territoriali e morfologiche più dettagliate Le aree vulnerabili da nitrati Le aree vulnerabili da nitrati sono definite come zone di territorio che scaricano direttamente o indirettamente composti azotati di origine agricola o zootecnica in acque già inquinate o che potrebbero esserlo in conseguenza a tali scarichi. Un individuazione preliminare delle zone potenzialmente vulnerabili da nitrati di origine agricola, basata sul patrimonio informativo disponibile, include le aree interessate dai seguenti complessi acquiferi: a) 17-Acquifero Detritico-Alluvionale Plio-Quaternario del Campidano: i valori di vulnerabilità da nitrati variano all interno dell acquifero dalla classe elevata a quella alta. b) 32-Acquifero dei Carbonati Mesozoici della Nurra: i valori di vulnerabilità da nitrati rientrano nella classe alta. c) 16-Acquifero Detritico-Alluvionale Plio-Quaternario del Cixerri: i valori di vulnerabilità da nitrati variano all interno dell acquifero dalla classe elevata a quella alta. d) 02-Acquifero Detritico-Alluvionale Plio-Quaternario della Marina di Sorso: i valori di vulnerabilità da nitrati variano all interno dell acquifero dalla classe elevata a quella alta. e) 18-Acquifero delle Vulcaniti Plio-Pleistoceniche del Logudoro: i valori di vulnerabilità da nitrati rientrano nella classe media. Allo stato attuale, attraverso Delibera di Giunta regionale n. 1/12 del 18/01/2005, si registra la delimitazione e quindi la designazione di un unica zona vulnerabile da nitrati, corrispondente ad un area di circa 55 km 2, situata nel territorio del Comune di Arborea, delimitata dal Canale Acque Medie e comprendente lo stagno di Corru s Ittiri. La designazione per tale zona è dovuta, oltre che per l elevato grado di vulnerabilità intrinseca dell acquifero, per presenza di concentrazioni di nitrati superiori a 50 mg/l, per la presenza di allevamenti a carattere intensivo pari a circa capi bovini e del connesso sistema di smaltimento sul terreno della totalità degli effluenti zootecnici e dei reflui domestici delle aziende zootecniche. A seguito della designazione della zona vulnerabile è stato redatto un programma d azione contenente: periodi di divieto di spandimento di fertilizzanti capacità di stoccaggio per effluenti di allevamento limitazioni dell applicazione al terreno di fertilizzanti secondo il Codice di Buona Pratica Agricola (CBPA) e con il rispetto del limite di 170 kg/ha/anno di Azoto (N) da effluente zootecnico Il programma di azione approvato con DGR n. 14/17 del è in corso d attuazione. Nella tab.9.6 dell allegato 9.1 è riportato l elenco delle aree sensibili e delle zone vulnerabili da nitrati così come stabilito per il Distretto idrografico della Sardegna. 137/251

138 9.5. Corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le aree designate come acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE In questa categoria ricadono le zone idonee alla balneazione ai sensi del DPR 470/82 (Direttiva 76/160/CEE) e ai sensi del DLgs. 116/08 (Direttiva 2006/7/CE). La rete di monitoraggio delle acque destinate alla balneazione è attiva dal 1985 e, su uno sviluppo costiero di 1849 Km, circa 830 Km sono interessati da controllo della qualità in quanto zone destinate alla balneazione, con un totale di 662 punti di campionamento. Circa 280 Km di costa sono interdetti permanentemente alla balneazione per i motivi indipendenti dall'inquinamento, ovvero: ai sensi della circolare n 27 del 25/07/88 del Ministero della Sanità sono state individuate zone di interdizione permanente, costituite da porti, zone industriali e zone militari. Queste zone, delimitate con appositi segnali a cura delle Amministrazioni Comunali, non sono controllate da punti di campionamento. zone costiere già individuate nei Decreti istitutivi con vincolo di "Divieto di balneazione" nelle zone A di Riserva Integrale delle aree marino protette cui di seguito elencate Asinara Porto Conte Tavolara Capo Coda cavallo Penisola del Sinis - Isola di Mal di Ventre Capo Carbonara Zone soggette a fenomeni di erosione costiera a seguito dell ordinanza di capitaneria di porto (3 stazioni) Con l entrata in vigore della Direttiva 2006/7/CE, con l emanazione del DLgs. 116/2008, si prevede un radicale cambiamento relativamente al sistema di monitoraggio e classificazione delle acque, cambiamento che andrà a ridefinire i criteri di valutazione della qualità delle acque di balneazione, i parametri da monitorare. Tutto ciò porterà anche ad una revisione della rete di monitoraggio con possibilità di accorpare più aree di balneazione aventi caratteristiche geografiche e valutazioni di qualità paragonabili, fattori di rischio e pressioni in comune. Nell allegato aree protette vengono riportate le aree designate come acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE 138/251

139 9.6. Aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione, compresi i siti pertinenti della rete Natura 2000 istituiti a norma della direttiva 92/43/CEE e della direttiva 79/409/CEE In questa categoria ricadono tutte le aree di particolare interesse naturalistico che qui di seguito vengono elencate in funzione delle norme istitutive (di carattere nazionale, regionale o comunitario) Parchi e Aree marine protette Ai sensi della normativa nazionale (L. 6 dicembre 1991, n. 394 Legge quadro sulle aree protette, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 13 dicembre 1991, n. 292, S.O., e L. 979/82 Disposizioni sulla difesa del mare ) sono stati istituiti in Sardegna tre Parchi Nazionali e cinque Aree Marine Protette Nazionali, che sono: Tabella 9-1 Aree protette nazionali istituite in Sardegna Tipologia Denominazione Provvedimento Istitutivo Comuni Superficie (Ha) Parco Nazionale Arcipelago di La Maddalena L. n. 10 del 04/01/1994 (GU n.6 del ) La Maddalena Parco Nazionale Parco Nazionale Asinara Gennargentu e Golfo di Orosei D.P.R. del 03/10/2002 (G.U. n. 298 del 20/12/2002) Porto Torres 5170 Attualmente sospeso. Manca il provvedimento che ridelimita i confini perimetrali del Parco. Sentenza del T.A.R. Sardegna n. 626 del 07/04/2008. Il Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu è formalmente istituito ma non è operativo (gli organi non sono mai stati costituiti e la concreta applicazione della disciplina di tutela è stata rinviata a una nuova intesa tra Stato e Regione dalla legge DD.PP.RR.30/03/98; 23 dicembre 2005 n /11/98; comma 573 Area Marina Protetta Area Marina Protetta Area Marina Protetta Capo Caccia - Isola Piana Capo Carbonara Isola Asinara D.M. 20/09/2002 (G.U. n. 285 del 05/12/2002 Alghero 2631 D.M. 15/09/1998 modificato e sostituito con D.M. 03/08/1999 (G.U. n. 299 del 29/09/1999) D.M. 7/02/2012 (G.U. n.113 del 16/05/2012) Villasimius D.M. 13/08/2002 (G.U. n. 298 del 20/12/2002) D.P.R. P.N. Asinara del 03/10/2002 Porto Torres /251

140 Superficie (Ha) Tipologia Denominazione Provvedimento Istitutivo Comuni D.M. 12/12/1997 (G.U. n.45 del 24/02/1998) D.M. 06/09/1999 (G.U. n.255 del 29/10/1999) D.M. 17/07/2003 (G.U. n.262 del 11/11/2003) Area Marina Penisola del Sinis - Isola di D.M. 20 luglio 2011 (G.U. n. Protetta Mal di Ventre 266 del 15/11/2011) Cabras Area Marina Protetta Tavolara - Punta Coda Cavallo D.M. 12/12/1997 (G.U. n. 47 del 26/02/1998) D.M. 28/11/2001 (G.U. del 19/02/2002 Olbia - Loiri Porto S.Paolo; San Teodoro I Parchi Nazionali sono costituiti da aree terrestri, marine, fluviali, o lacustri che contengano uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, di interesse nazionale od internazionale per valori naturalistici, scientifici, culturali, estetici, educativi e ricreativi tali da giustificare l'intervento dello Stato per la loro conservazione. Le aree marine protette sono costituite da tratti di mare, costieri e non, in cui le attività umane sono parzialmente o totalmente limitate. La tipologia di queste aree varia in base ai vincoli di protezione. Rispetto alla pubblicazione del Piano di Gestione alcune Aree Marine Protette hanno subito una variazione della superficie: la AMP Penisola del Sinis-Isola di Mal di Ventre con D.M. del 20 luglio 2011 è passata a ha, mentre l AMP di Capo Carbonara ha registrato un ampliamento nel 2012 da a ha. Le Legge quadro sulle aree protette definisce, inoltre, i Parchi naturali regionali come quelle aree terrestri, fluviali lacuali ed eventualmente da tratti di mare prospicienti la costa, di valore naturalistico e ambientale, che costituiscono, nell'ambito di una o più regioni limitrofe, un sistema omogeneo individuato dagli assetti naturali dei luoghi, dai valori paesaggistici ed artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali. La L.R. 31/89 Norme per l istituzione e la gestione dei parchi, delle riserve e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza naturalistica ed ambientale., a suo tempo, definì un sistema di aree protette costituito da 9 parchi naturali (Sulcis, Linas - Marganai, Sarrabus - Gerrei, Monte Arci, Giara di Gestori, Gennargentu, Sinis - Montiferru, Marghine - Goceano, Limbara), 60 riserve naturali, ventiquattro monumenti naturali, 16 aree di rilevante interesse naturalistico con una superficie di ettari, circa il 17% dell intera superficie territoriale della Sardegna. Di fatto attualmente sono state istituite, ai sensi della L. 394/1991, due parchi regionali (che originariamente facevano parte delle sessanta aree da destinare a riserve naturali individuate dalla L.R. 31/89), 1 riserva naturale e 19 monumenti naturali. Le riserve naturali sono costituite da aree terrestri, fluviali, lacustri o marine che contengano una o più specie naturalisticamente rilevanti della fauna e della flora, ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per la diversità biologica o per la conservazione delle risorse genetiche. 140/251

141 La Regione Sardegna ha in corso di approvazione i disegni di legge inerenti l istituzione dei nuovi parchi regionali di Tepilora, di Gutturu Mannu e del Monte Arci. Tabella 9-2 Aree protette Regionali istituite in Sardegna Tipologia Denominazione Provvedimento Istitutivo Comuni Superficie (Ha) Parco Naturale Regionale Parco Naturale Regionale Molentargius - Saline Porto Conte L.R. n. 5 del 26/02/1999 Cagliari - Quartu S.Elena - Quartucciu - Selargius L.R. n. 4 del 26/02/1999 Alghero Zone umide di importanza internazionale Le Zone umide di importanza internazionale sono costituite da aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone naturali o artificiali d'acqua, permanenti o transitorie comprese zone di acqua marina la cui profondità, quando c'è bassa marea, non superi i sei metri che, per le loro caratteristiche, possono essere considerate di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar. La convenzione di Ramsar fu firmata a Ramsar in Iran il 2 febbraio del 1971 da un gruppo di paesi, istituzioni scientifiche ed organizzazioni internazionali partecipanti alla Conferenza internazionale relativa alle Zone Umide e ratificata dall Italia con D.P.R. 13 marzo 1976, n.448 e con D.P.R 11 febbraio 1987, n.184. In tale Convenzione le parti si sono impegnate, quali obiettivi specifici dell accordo, oltre che a designare le zone umide di importanza internazionale del proprio territorio ad: elaborare e mettere in pratica programmi che favoriscano l utilizzo razionale di tali zone nel proprio territorio; creare delle riserve naturali nelle zone umide, indipendentemente, dal fatto che queste siano o meno inserite nell elenco; incoraggiare le ricerche, gli scambi di dati e pubblicazioni relativi alle zone umide, alla loro flora e fauna; aumentare, con una gestione idonea ed appropriata il numero degli uccelli acquatici, invertebrati, pesci ed altre specie nonché della flora; promuovere delle conferenze; valutare l influenza delle attività antropiche nelle zone attigue alla zona umida, consentendo le attività eco-compatibili. Nel 1976, anno in cui l Italia ha aderito alla Convenzione, sono state designate 18 aree con una superficie complessiva di oltre ettari; nel corso degli anni il loro numero è aumentato sensibilmente fino al 1991, in cui si è raggiunta quota 46 aree. La superficie cumulata ha avuto un notevole incremento dal 1978 al 1991 passando da ettari a oltre ettari. Tale valore è rimasto invariato per diversi anni fino al 2003 quando, con l istituzione di 4 nuove aree, si è arrivati a un totale di 50 zone Ramsar, con una superficie totale di ettari. Dal 2007 al 2013 si sono aggiunte 14 nuove aree, che portano le zone designate a 64 e la superficie a ettari. In Sardegna sono state designate 8 aree con una superficie complessiva di ettari. Tutte le aree sono state istituite tra il 1977 e il Da allora non ci sono state più designazioni. Nonostante ciò la Sardegna è 141/251

142 al secondo posto, dopo l Emilia Romagna, tra le regioni italiane ad avere la superficie più estesa di zone Ramsar. Tabella 9-3 Zone umide di importanza internazionale istituite in Sardegna Tipologia Denominazione Provvedimento Istitutivo Comuni Sup. (Ha) Zona Umida di interesse internazionale Zona Umida di interesse internazionale Zona Umida di interesse internazionale Zona Umida di interesse internazionale Zona Umida di interesse internazionale Zona Umida di interesse internazionale Zona Umida di interesse internazionale Zona Umida di interesse internazionale Stagno di Cabras D.M.A.F. 3 aprile 1978 Riola Sardo, Cabras (OR) Stagno di Cagliari Peschiera di Corru S Ittiri, Stagni di San Giovanni e Marceddì D.M.A.F. 1 agosto 1977 D.M.A.F. 20 maggio 1978 D.M.A.F 3 settembre 1980 D.M.A.F. 3 aprile 1978 Assemini, Cagliari, Capoterra, Elmas (CA) Arborea (OR), Terralba (OR), Guspini (VS) Stagno di Mistras D.M.A.F. 4 marzo 1982 Cabras (OR) 680 Stagno di Molentargius Stagno di Pauli Maiori Stagno di S Ena Arrubia Stagno di Sale e Porcus D.M. 17 giugno 1977 Cagliari, Quartu S. E D.M.A.F. 3 aprile 1978 Palmas Arborea, (OR) 287 D.M.A.F. 17 giugno 1977 Arborea (OR) 300 D.M.A.F. 4 marzo 1982 San Vero Milis (OR) Zone Speciali di Conservazione Z.S.C.; Siti di Importanza Comunitaria - S.I.C. La Direttiva europea 92/43/CEE, la cosiddetta Direttiva "Habitat", ha come scopo quello di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri ai quali si applica il trattato. L obiettivo principale della direttiva è quindi quello di mantenere o ripristinare alcuni habitat e specie attraverso la creazione di una rete ecologica europea coerente di Zone Speciali di Conservazione (ZSC), denominata Natura 2000, al cui interno vengano adottate le misure di gestione necessarie alla conservazione in uno stato soddisfacente. L istituzione delle ZSC deve seguire una particolare procedura composta da diverse fasi: L iter procedurale inizia con una proposta elaborata dagli Stati membri, d intesa con le Regioni, di un elenco di Siti di Importanza Comunitaria (psic) per la conservazione della natura redatto secondo criteri ed informazioni scientifiche previste dalla stessa direttiva L elenco viene quindi trasmesso alla Commissione Europea la quale elabora un elenco definitivo dei Siti d importanza Comunitaria (SIC) 142/251

143 Entro sei anni dalla pubblicazione del suddetto elenco, lo Stato, d intesa con le regioni, designa i SIC come Zone Speciali di Conservazione mediante un regolare atto amministrativo, stabilendo le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino degli habitat e/o delle specie ll recepimento della Direttiva è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo In Sardegna nel 1997 furono individuate, con il progetto Bioitaly 114 aree da sottoporre a tutela ai sensi della sopra citata Direttiva Habitat. In seguito, questa prima individuazione è stata rivista attraverso un successivo studio conclusosi nel 2004, e si è arrivati all istituzione di 92 Siti di Interesse Comunitario per una superficie complessiva di circa ettari. È da sottolineare che, la Regione Autonoma della Sardegna, ha in atto il processo di istituzione di nuovi SIC. Successivamente all adozione della prima revisione del Piano di Gestione, sono stati istituiti 4 nuovi Siti di Importanza Comunitaria: il SIC ITB denominato Castello di Medusa e il SIC ITB denominato Corongiu de Mari sono stati istituiti nel 2012, mentre i SIC ITB Sa Rocca Ulari e ITB Grotta de Su Coloru sono stati istituiti nel Nella tabella seguente, oltre l elenco e l estensione dei SIC presenti in Sardegna, è stata riportata la sensibilità relativa di tali aree allo stato delle acque. La sensibilità è stata legata sia alla localizzazione del sito (denominazione e localizzazione palese del sito), sia alla presenza di habitat elencati nell allegato II della Direttiva Habitat della classe 1, 2, 3, 4 e 9 e/o specie (pesci, anfibi, rettili, e uccelli acquatici) di interesse comunitario direttamente legati all ambiente acquatico. I termini alto, basso, intermedio vogliono indicare il grado di sensibilità di tali siti alla presenza di habitat (in riferimento al numero e al grado di copertura nel sito) e delle specie legati direttamente all ambiente acquatico. I tipi di habitat e le specie legati strettamente all ambiente acquatico sono riportati nelle tabelle dell'allegato 9.1 e sono stati rivisti in base al Rapporto 107/2010 dell ISPRA comprendente le liste di specie e schede degli habitat Natura 2000 legati agli ambienti acquatici e in base all aggiornamento dei formulari standard avvenuto tra il 2012 e il Tabella 9-4 Siti di Importanza Comunitaria istituiti in Sardegna Codice Denominazione Area (Ha) Sensibilità allo stato delle acque Tipologia Localizzazione del sito Presenza di habitat e/o specie ITB Stagno di Pilo e Casaraccio 1882 Si Si (alta) Acque di transizione Acque marino costiere Corsi d acqua ITB Stagno e ginepreto di Platamona 1613 Si Si (alta) Acque di 143/251

144 Codice Denominazione Area (Ha) Sensibilità allo stato delle acque Tipologia Localizzazione del sito Presenza di habitat e/o specie transizione Acque marino costiere ITB Foci del Coghinas 2255 Si Si (alta) Acque di transizione Acque marino costiere ITB Monte Russu 1989 Si Si Acque marino costiere Corsi d acqua ITB Capo Testa 1216 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Arcipelago La Maddalena Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Capo Figari e Isola Figarolo 851 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Isole Tavolara, Molara e Molarotto Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Stagno di San Teodoro 820 Si Si (alta) Acque di transizione Acque marino costiere ITB Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio 7410 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Coste e Isolette a Nord Ovest della Sardegna 3741 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Isola dell Asinara Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Catena del Margine e del Goceano No Si (intermedia) Corsi d acqua ITB Monte Limbara No Si (bassa) Corsi d acqua ITB Campi di Ozieri e Pianure comprese tra Tula e Oschiri Si Si (alta) Laghi Corsi d acqua ITB Lago di Baratz Porto Ferro 1309 Si Si (alta) Laghi Acque marino costiere ITB Isola Rossa Costa Paradiso 5412 Si Si (alta) Acque marino 144/251

145 Codice Denominazione Area (Ha) Sensibilità allo stato delle acque Tipologia Localizzazione del sito Presenza di habitat e/o specie costiere - Acque di transizione Corsi d acqua ITB Berchida e Bidderosa 2660 Si Si (alta) Acque marino costiere - Acque di transizione ITB Palude di Osalla 985 Si Si (alta) Acque marino costiere - Acque di transizione Corsi d acqua ITB Golfo di Orosei Si Si (alta) Acque marino costiere - Corsi d acqua ITB Area del Monte Ferru di Tertenia 2625 Si Si (alta) Acque marino costiere - Corsi d acqua ITB Valle del Temo 1934 Si Si (intermedia) Corsi d acqua ITB Entroterra e zona costiera tra Bosa, Si Si (alta) Corsi Capo Marargiu e Porto Tangone d acqua - Acque marino costiere ITB Altopiano di Campeda 4634 No Si (intermedia) Corsi d acqua ITB Monti del Gennargentu Si Si (intermedia) Corsi d acqua - Laghi ITB Monte Albo 8843 No Si (bassa) Corsi d acqua ITB Monte Gonare 796 No Si (bassa) n.t. ITB Supramonte di Oliena, Orgosolo e No Si (alta) Corsi Urzulei Su Sercone d acqua ITB Lido di Orrì 488 Si Si (intermedia) Acque marino costiere ITB Riu Sicaderba 95 Si Si (alta) Corsi d acqua - Laghi ITB Su de Maccioni Texile di Aritzo 453 No No n.t. ITB Stagno di S Ena Arrubia e territori limitrofi 279 Si Si (alta) Acque di transizione 145/251

146 Codice Denominazione Area (Ha) Sensibilità allo stato delle acque Tipologia Localizzazione del sito Presenza di habitat e/o specie Acque marino costiere ITB Stagno Corru S Ittiri 5712 Si Si (alta) Acque marino costiere - Acque di transizione ITB Stagno di Pauli Maiori di Oristano 401 Si Si (alta) Acque di transizione Corsi d acqua ITB Stagno di Mistras di Oristano 1621 Si Si (alta) Acque di transizione Acque marino costiere ITB Stagno di Sale e Porcus 690 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Stagno di Cabras 4795 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Stagno di Santa Giusta 1147 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Stagno di Putzu Idu (Salina Manna e 598 Si Si (alta) Acque di Pauli Marigosa) transizione Acque marino costiere ITB Isola di Mal di Ventre e Catalano Si Si (alta) n.t. ITB Media Valle del Tirso e Altopiano di Abbasanta Rio Siddu 9054 Si Si (alta) Laghi Corsi d acqua 27 Si Si (intermedia) Corsi d acqua ITB Riu Sos Mulinos Sos Lavros M. Urtigu ITB Sassu - Cirras 251 Si Si (intermedia) Acque marino costiere ITB Is Arenas 4065 Si Si (intermedia) Acque marino costiere ITB Is Arenas S Acqua e S Ollastu 326 Si Si (intermedia) Acque marino costiere ITB San Giovanni di Sinis 2,82 No Si (bassa) n.t. ITB Castello di Medusa 493 Si ITB Stagni di Murtas e S Acqua Durci 744 Si Si (alta) Acque marino costiere Corsi d acqua ITB Foce del Flumendosa Sa Praia 519 Si Si (alta) Acque marino costiere 146/251

147 Codice Denominazione Area (Ha) Sensibilità allo stato delle acque Tipologia Localizzazione del sito Presenza di habitat e/o specie Acque di transizione Corsi d acqua ITB Stagni di Colostri e delle Saline 1151 Si Si (alta) Acque marino costiere Acque di transizione Corsi d acqua ITB Isola dei Cavoli, Serpentari e Punta Molentis 9281 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Costa di Cagliari 2624 Si Si (alta) Acque marino costiere Corsi d acqua ITB Stagno di Molentargius e territori limitrofi 1275 Si Si (alta) Acque di transizione Corsi d acqua ITB Stagno di Cagliari, Saline di Macchiareddu, Laguna di Santa Gilla 5983 Si Si (alta) Acque di transizione Corsi d acqua - Acque marino costiere ITB Isola Rossa e Capo Teulada 3715 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Promontorio, dune e zone umida di Porto Pino 2697 Si Si (alta) Acque di transizione Acque marino costiere ITB Isola del Toro 63 Si Si (alta) Acque marino costiere (n.t.) ITB Isola di San Pietro 9274 Si Si (alta) Acque marino costiere Acque di transizione ITB Punta S Aliga 694 Si Si (alta) Acque marino costiere Acque di transizione Corsi d acqua 147/251

148 Codice Denominazione Area (Ha) Sensibilità allo stato delle acque Tipologia Localizzazione del sito Presenza di habitat e/o specie ITB Costa di Nebida 8433 Si Si (alta) Acque marino costiere Acque di transizione Corsi d acqua ITB Capo Pecora 3823 Si Si (alta) Acque marino costiere Corsi d acqua ITB Monte Arcuentu e Rio Piscinas Si Si (intermedia) Acque marino costiere Corsi d acqua ITB Bruncu de Su Monte Moru - Geremeas 139 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Da Piscinas a Riu Scivu 2899 Si Si (alta) Acque marino costiere Corsi d acqua ITB Isola della Vacca 60 Si Si (alta) Acque marino costiere (n.t.) ITB Foresta di Monte Arcosu No Si (intermedia) Corsi d acqua ITB Monte dei Sette Fratelli e Sarrabus 9296 No Si (alta) Corsi d acqua ITB Monte Linas - Marganai No Si (intermedia) Corsi d acqua - Laghi ITB Giara di Gesturi 6396 No Si (intermedia) Corsi d acqua ITB Canale su Longuvresu 7,85 No No n.t. ITB Tra Poggio la Salina e Punta Maggiore 11 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB A Nord di Sa Salina (Calasetta) 4,74 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Punta Giunchera 54 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Capo di Pula 1576 Si Si (alta) Corsi d acqua ITB Stagno di Piscinnì 445 Si Si (alta) Acque marino costiere 148/251

149 Codice Denominazione Area (Ha) Sensibilità allo stato delle acque Tipologia Localizzazione del sito Presenza di habitat e/o specie ITB Serra Is Tres Portus (Sant Antioco) 261 Si Si (intermedia) Acque marino costiere ITB Stagno di Santa Caterina 625 Si Si (alta) Acque di transizione Acque marino costiere ITB Is Pruinis 94 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Stagno di Porto Botte 1222 Si Si (alta) Acque di transizione Acque marino costiere ITB Porto Campana 203 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Tra Forte Village e Perla Marina 0,32 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Punta di Santa Giusta (Costa Rei) 5,48 Si Si (intermedia) Acque marino costiere ITB Monte Mannu Monte Ladu (colline di Monte Mannu e Monte Ladu) 206 No No n.t. ITB Costa Rei 0,52 No No n.t. ITB Monte San Mauro 645 No No Corsi d acqua ITB Rio S. Barzolu 281 No No Corsi d acqua ITB Torre del Poetto 9,37 No No n.t. ITB Monte S. Elia, Cala Mosca e Cala Fighera 27 No No n.t. ITB Is Compinxius Campo Dunale di Buggerru - Portixeddu ITB Da Is Arenas A Tonnara Marina di Gonnesa ITB Corongiu de Mari Si Si (intermedia) Acque marino costiere 532 Si Si (intermedia) Acque di transizione Zone di Protezione Speciale - Z.P.S. La prima Direttiva comunitaria in materia di conservazione della natura è stata la cosiddetta Direttiva Uccelli (79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979) che ha lo scopo di proteggere gli habitat degli uccelli selvatici elencati negli allegati di tale Direttiva. Altre aree di particolare rilevanza naturalistico-ambientale sono le Zone di Protezione Speciale, più idonei alla tutela degli uccelli selvatici (specie elencate nell Allegato I e di quelle migratorie non elencate, ma che ritornano regolarmente), attraverso l istituzione di una rete coerente di Zone di Protezione Speciale (ZPS) tale da garantire le loro funzioni vitali nel tempo 149/251

150 (alimentazione, nidificazione, svernamento, migrazione )individuate ai sensi delle Direttive n. 79/409/CEE (Direttiva Uccelli) del Consiglio del 2 aprile La loro istituzione avviene attraverso una proposta, elaborata dagli Stati Membri d intesa con le Regioni, di un elenco di aree considerate idonee alla salvaguardia degli uccelli selvatici, in base a criteri e informazioni scientifiche previsti dalla stessa direttiva. Con la trasmissione dell elenco alla Commissione Europea le ZPS sono formalmente istituite. In Italia il recepimento della Direttiva Uccelli è avvenuto attraverso la Legge n. 157/1992 integrata dalla Legge n. 221/2003. Inoltre il D.P.R. n. 357/1997, modificato dal D.P.R. n. 120/2003, integra il recepimento della Direttiva Uccelli e della Direttiva della Commissione del 6 marzo 1991 che modifica la Direttiva 79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici (91/244/CEE). In Sardegna le prime 9 ZPS sono state istituite nel 1989 individuate nelle 8 zone Ramsar e all interno dell oasi del WWF di Monte Arcosu (ITB034001, ITB034004, ITB034005, ITB034006, ITB034007, ITB034008, ITB044002, ITB044003, ITB044009) e designate con D.M. del 3 aprile Altre 6 sono state istituite nel 2004 con Deliberazione di Giunta regionale n. 52/15 del , e ulteriori 22 nel 2007 con la Deliberazione di Giunta regionale n.9/17 del 7 marzo 2007 sulla base delle IBA (Important Birds Areas), individuate in uno studio del 1989 di Birdlife International. Pertanto le ZPS, attualmente, risultano essere 37 per un totale di circa ettari. Il D.M. 25 marzo 2009 recante "Elenco delle zone di protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE", sostituisce il precedente elenco approvato con il D.M. del 5 luglio Nella tabella seguente, oltre l elenco e l estensione delle ZPS presenti in Sardegna, è stata riportata la sensibilità relativa di tali aree allo stato delle acque. La sensibilità è stata legata sia alla localizzazione del sito (denominazione e localizzazione palese del sito), sia alla presenza di habitat elencati nell allegato II della Direttiva Habitat della classe 1, 2, 3, 4 e 9 e/o specie (pesci, anfibi, rettili, e uccelli acquatici) di interesse comunitario direttamente legati all ambiente acquatico. I termini alto, basso, intermedio vogliono indicare il grado di sensibilità di tali siti alla presenza di habitat (in riferimento al numero e al grado di copertura nel sito) e delle specie legati direttamente all ambiente acquatico. Codice Denominazione Tabella 9-5 Zone di Protezione Speciale istituite in Sardegna Area (Ha) Sensibilità allo stato Tipologia delle acque Localizzazi one del sito Presenza di habitat e/o specie ITB Isola Asinara 9669 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Arcipelago La Maddalena Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Isola Piana di Porto Torres 399 si si Acque marino costiere ITB Stagno di Pilo, Casaraccio e Saline di Stintino 1287 si Si (alta) Acque di transizione ITB Capo Figari, Cala Sabina, Punta Canigione e Isola 4054 si Si (alta) Acque marino Figarolo costiere ITB Isole del Nord Est tra Capo Ceraso e Stagno di San si Si (alta) Acque marino 150/251

151 Codice Denominazione Area (Ha) Sensibilità allo stato delle acque Localizzazi one del sito Presenza di habitat e/o specie Tipologia Teodoro costiere 4184 si Si (alta) Acque marino ITB Capo Caccia costiere Acque di transizione ITB Piana di Ozieri, Mores, Ardara, Tula e Oschiri si Si (alta) Corsi d acqua - Laghi si Si (alta) Acque marino ITB Golfo di Orosei costiere Corsi d acqua ITB Monti del Gennargentu no Si (alta) Corsi d acqua ITB Supramonte di Oliena, Orgosolo e Urzulei Su no Si Corsi d acqua Sercone (intermedia) 8222 si Si (alta) Acque marino ITB Costa ed Entroterra di Bosa, Suni e Montresta costiere Corsi d acqua ITB Monte Ortobene 2159 no Si (bassa) Corsi d acqua ITB Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali no Si Corsi d acqua (intermedia) ITB Altopiano di Abbasanta 8222 no Si (bassa) Corsi d acqua ITB Isole di Mal di Ventre 375 si Si (alta) Acque marino costiere ITB Costa di Cuglieri 2845 si Si (alta) Acque marino costiere ITB Stagno di S Ena Arrubia 298 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Corru S Ittiri, Stagno di San Giovanni e Marceddì 2652 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Stagno di Pauli Maiori 289 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Stagno di Mistras 702 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Stagno di Sali E Porcus 473 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Stagno di Cabras 3617 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Isola del Toro 63 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Isola della Vacca 60 Si Si (alta) Acque marino costiere 1918 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Stagni di Colostrai Acque marino costiere Corsi d acqua ITB Isola Serpentara 134 Si Si (alta) Acque marino costiere ITB Isola dei Cavoli 173 Si Si (alta) Acque marino costiere 867 Si Si (alta) Acque marino ITB Capo Carbonara e Stagno di Notteri Punta Mulentis costiere Acque di transizione 151/251

152 Codice Denominazione Area (Ha) Sensibilità allo stato delle acque Localizzazi one del sito Presenza di habitat e/o specie Tipologia ITB Isola di Sant Antioco, Capo Sperone 1785 Si Si Acque marino (intermedia) costiere ITB Costa ed Entroterra tra Punta Cannoni e Punta delle 1911 Si Si (alta) Acque marino Oche Isola di San Pietro costiere ITB Campidano Centrale 1564 No No ITB Monte dei Sette Fratelli No Si (alta) Corsi d acqua ITB Giara di Siddi 960 No Si (bassa) Corsi d acqua ITB Stagno di Molentargius 1307 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Stagno di Cagliari 3756 Si Si (alta) Acque di transizione ITB Foresta di Monte Arcosu 3132 No No 152/251

DELIBERA N. 4 DEL 18 DICEMBRE 2014

DELIBERA N. 4 DEL 18 DICEMBRE 2014 COMITATO ISTITUZIONALE DELIBERA N. 4 DEL 18 DICEMBRE 2014 Oggetto: Approvazione del Progetto di Aggiornamento del Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sardegna e del Rapporto preliminare per

Dettagli

RIESAME E AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA

RIESAME E AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA Direzione generale agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna Servizio tutela e gestione delle risorse idriche, vigilanza sui servizi idrici e gestione delle siccità RIESAME E AGGIORNAMENTO

Dettagli

Distretto del Fiume Serchio PRESENTAZIONE DEL PIANO

Distretto del Fiume Serchio PRESENTAZIONE DEL PIANO Distretto del Fiume Serchio PRESENTAZIONE DEL PIANO Dicembre 2015 Riferimenti normativi: Legge 27 febbraio 2009 n. 13 (articolo 1, comma 3-bis) Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio

Dettagli

REGIONE PIEMONTE BOLLETTINO UFFICIALE N. 13 DEL 01/04/2010

REGIONE PIEMONTE BOLLETTINO UFFICIALE N. 13 DEL 01/04/2010 REGIONE PIEMONTE BOLLETTINO UFFICIALE N. 13 DEL 01/04/2010 Autorità di bacino del fiume Po Parma Deliberazione24 febbraio 2010, n. 1/2010 Atti del comitato istituzionale - Adozione del Piano di Gestione

Dettagli

DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 27 ottobre 2016

DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 27 ottobre 2016 DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 27 ottobre 2016 Approvazione del secondo Piano di gestione delle acque del distretto idrografico della Sardegna. (17A00641) (GU n.25 del 31-1-2017) IL

Dettagli

La direttiva quadro acque 2000/60/CE: governo delle acque e partecipazione attiva

La direttiva quadro acque 2000/60/CE: governo delle acque e partecipazione attiva Corso sulla riqualificazione dei corsi d acqua e tecniche di ingegneria naturalistica - Provincia di Milano La direttiva quadro acque 2000/60/CE: governo delle acque e partecipazione attiva La politica

Dettagli

Distretto del Fiume Serchio PRESENTAZIONE DEL PIANO

Distretto del Fiume Serchio PRESENTAZIONE DEL PIANO Distretto del Fiume Serchio PRESENTAZIONE DEL PIANO Marzo 2016 1 Riferimenti normativi: Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 Legge 27 febbraio 2009 n. 13 (articolo

Dettagli

2. Il Piano di gestione delle acque del distretto idrografico

2. Il Piano di gestione delle acque del distretto idrografico 4. Il Piano di gestione delle acque del distretto idrografico della Sicilia è riesaminato e aggiornato nei modi e nei tempi previsti dalla direttiva 2000/60/CE e dallo stesso Piano. Art. 4. della Sicilia

Dettagli

Il ruolo dei CdF nell attuazione delle direttive comunitarie

Il ruolo dei CdF nell attuazione delle direttive comunitarie Contratti di fiume e di lago Napoli 18 Dicembre 2013 Il ruolo dei CdF nell attuazione delle direttive comunitarie Gabriela Scanu Direttiva 2000/60/CE Obiettivi prevenzione e riduzione dell inquinamento

Dettagli

Gestione sostenibile delle risorse idriche superficiali e sotterranee INQUINAMENTO DELLE ACQUE PROVOCATO DA NITRATI DI ORIGINE AGRICOLA

Gestione sostenibile delle risorse idriche superficiali e sotterranee INQUINAMENTO DELLE ACQUE PROVOCATO DA NITRATI DI ORIGINE AGRICOLA INQUINAMENTO DELLE ACQUE PROVOCATO DA NITRATI DI ORIGINE AGRICOLA Uno dei temi afferenti alla problematica della Gestione sostenibile delle acque sotterranee e di superficie è quello dell Inquinamento

Dettagli

Il Piano di gestione delle acque del distretto Alpi Orientali: contenuti e rapporto con il Piano Regionale di Tutela delle Acque

Il Piano di gestione delle acque del distretto Alpi Orientali: contenuti e rapporto con il Piano Regionale di Tutela delle Acque Il Piano di gestione delle acque del distretto Alpi Orientali: contenuti e rapporto con il Piano Regionale di Tutela delle Acque ANDREA BRAIDOT Autorità di Bacino UDINE 23 MARZO 2015 Aspetti innovativi

Dettagli

I l P re si d e n te del Consiglio dei ministri R ENZI

I l P re si d e n te del Consiglio dei ministri R ENZI Mn01: Manuale delle allerte ai fini di protezione civile Mn02: Censimento dei piani di protezione civile locali - aggiornamento dicembre 2015 Mn03: Linee Guida per la realizzazione degli interventi di

Dettagli

Milano, 23 aprile 2009

Milano, 23 aprile 2009 Milano, 23 aprile 2009 Il Piano di gestione del distretto idrografico del fiume Po via Garibaldi, 75-43100 Parma - tel. 0521 2761 www.adbpo.it - partecipo@adbpo.it Piano distrettuale di gestione delle

Dettagli

DISTRETTO DELL APPENNINO CENTRALE AUTORITA DI BACINO DEL FIUME TEVERE

DISTRETTO DELL APPENNINO CENTRALE AUTORITA DI BACINO DEL FIUME TEVERE CONSIGLIO NAZIONALE DELL ECONOMIA E DEL LAVORO Roma 10 giugno 2009 Consultazione e partecipazione pubblica delle parti sociali ai fini della Direttiva 2000/60/CE sul Piano di Gestione del Distretto Idrografico

Dettagli

DELIBERAZIONE N. 21/34 DEL

DELIBERAZIONE N. 21/34 DEL Oggetto: Disciplina Regionale di recepimento del D.M. 7 aprile 2006 Criteri e norme tecniche per l utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento di cui all art. 112 D.Lgs. 3 aprile 2006 n.152.

Dettagli

DELIBERAZIONE N. DEL. Direzione Regionale: AMBIENTE E SISTEMI NATURALI Area: CONSERVAZIONE E TUTELA QUALITA' DELL'AMBIENTE

DELIBERAZIONE N. DEL. Direzione Regionale: AMBIENTE E SISTEMI NATURALI Area: CONSERVAZIONE E TUTELA QUALITA' DELL'AMBIENTE REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEL 819 28/12/2016 GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N. 19910 DEL 20/12/2016 STRUTTURA PROPONENTE Direzione Regionale: AMBIENTE E SISTEMI NATURALI Area: CONSERVAZIONE E TUTELA QUALITA'

Dettagli

Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale

Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale PIANO DI GESTIONE DELLE ACQUE CICLO 2015-2021 (Direttiva Comunitaria 2000/60/CE, D.L.vo 152/06, L. 13/09) ELENCO ELABORATI ALLA RELAZIONE GENERALE Tav.1. Inquadramento territoriale Tav.2. Aggiornamento

Dettagli

Monitoraggio. Incontro tematico per la partecipazione pubblica a supporto dell elaborazione elaborazione del PBI. Parma, 6 luglio 2011

Monitoraggio. Incontro tematico per la partecipazione pubblica a supporto dell elaborazione elaborazione del PBI. Parma, 6 luglio 2011 Monitoraggio Incontro tematico per la partecipazione pubblica a supporto dell elaborazione elaborazione del PBI Parma, 6 luglio 2011 via Giuseppe Garibaldi, 75-43121 Parma - tel. 0521 2761 www.adbpo.it

Dettagli

Capitolo 3 Caratterizzazione delle aree protette

Capitolo 3 Caratterizzazione delle aree protette Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali Bacino dello slizza Capitolo 3 I INDICE 3. CARATTERIZZAZIONE DELLE AREE PROTETTE... 1 3.1. AREE PER L ESTRAZIONE DI ACQUE DESTINATE AL CONSUMO

Dettagli

Omissis. DELIBERAZIONE , n. 348: Legge 25 febbraio 1992 n. 215; affidamento. all Ente strumentale Abruzzo Lavoro;

Omissis. DELIBERAZIONE , n. 348: Legge 25 febbraio 1992 n. 215; affidamento. all Ente strumentale Abruzzo Lavoro; Pag. 18 Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo Anno XXXIX - N. 32 (30.05.2008) Omissis DELIBERAZIONE 24.04.2008, n. 348: Legge 25 febbraio 1992 n. 215; affidamento all Ente Strumentale Abruzzo Lavoro

Dettagli

Bollettino Ufficiale n. 12/I-II del 21/03/2017 / Amtsblatt Nr. 12/I-II vom 21/03/

Bollettino Ufficiale n. 12/I-II del 21/03/2017 / Amtsblatt Nr. 12/I-II vom 21/03/ Bollettino Ufficiale n. 12/I-II del 21/03/2017 / Amtsblatt Nr. 12/I-II vom 21/03/2017 0022 180766 Decreti - Parte 2 - Anno 2016 Stato DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI del 27 ottobre 2016

Dettagli

DECRETI PRESIDENZIALI

DECRETI PRESIDENZIALI DECRETI PRESIDENZIALI DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 27 ottobre 2016. Approvazione del secondo Piano di gestione delle acque del distretto idrografico della Sardegna. IL PRESIDENTE DEL

Dettagli

Provincia di Sassari SETTORE PROGRAMMAZIONE, AMBIENTE E AGRICOLTURA NORD OVEST, SERVIZI TECNOLOGICI

Provincia di Sassari SETTORE PROGRAMMAZIONE, AMBIENTE E AGRICOLTURA NORD OVEST, SERVIZI TECNOLOGICI Provincia di Sassari SETTORE PROGRAMMAZIONE, AMBIENTE E AGRICOLTURA NORD OVEST, SERVIZI TECNOLOGICI DETERMINAZIONE N 3747 del 27/12/2018 OGGETTO: PROCEDURA DI VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.)

Dettagli

Inquadramento nazionale nell applicazione delle Direttive 2000/60/CE e 2006/18/CE

Inquadramento nazionale nell applicazione delle Direttive 2000/60/CE e 2006/18/CE Inquadramento nazionale nell applicazione delle Direttive 2000/60/CE e 2006/18/CE Maurizio Pernice Scanu Gabriela Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare Ecomondo Rimini, 9 novembre

Dettagli

Reggio Emilia, 8 maggio 2009

Reggio Emilia, 8 maggio 2009 Reggio Emilia, 8 maggio 2009 via Garibaldi, 75-43100 Parma - tel. 0521 2761 www.adbpo.it - partecipo@adbpo.it Piano distrettuale di gestione delle acque Direttiva quadro sulle acque 2000/60/CE (DQA) D.

Dettagli

Delibera della Giunta Regionale n. 830 del 28/12/2017

Delibera della Giunta Regionale n. 830 del 28/12/2017 Delibera della Giunta Regionale n. 830 del 28/12/2017 Dipartimento 50 - GIUNTA REGIONALE DELLA CAMPANIA Direzione Generale 6 - Direzione Generale per l'ambiente, la difesa del suolo e l'ecosistema U.O.D.

Dettagli

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 03 novembre 2015, n. 1951

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 03 novembre 2015, n. 1951 48908 DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 03 novembre 2015, n. 1951 Corpi idrici superficiali. Designazione dei corpi idrici artificiali e dei corpi idrici fortemente modificati ai sensi del D.Lgs 152/2006

Dettagli

I Forum di informazione Legnaro, 29 aprile 2009

I Forum di informazione Legnaro, 29 aprile 2009 I Forum di informazione Legnaro, 29 aprile 2009 Il Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali e la direttiva 2000/60 Piano di gestione delle acque Direttiva Quadro sulle acque 2000/60/CE

Dettagli

DETERMINAZIONE PROT N. 8217/REP. N. 329 DEL 30 LUGLIO 2014

DETERMINAZIONE PROT N. 8217/REP. N. 329 DEL 30 LUGLIO 2014 DETERMINAZIONE PROT N. 8217/REP. N. 329 DEL 30 LUGLIO 2014 Oggetto: Procedura di selezione comparativa pubblica per titoli per l affidamento di n. 3 incarichi di collaborazione coordinata e continuativa

Dettagli

Piano Regionale di Tutela Acque

Piano Regionale di Tutela Acque Piano Regionale di Tutela Acque Fonte normativa: decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 Norme in materia ambientale articolo 121 Strutture coinvolte: Servizio infrastrutture civili e tutela acque dall'inquinamento

Dettagli

Valutazione Ambientale VAS PEAR. Conferenza di Valutazione finale e Forum pubblico. Milano, 19 gennaio 2015

Valutazione Ambientale VAS PEAR. Conferenza di Valutazione finale e Forum pubblico. Milano, 19 gennaio 2015 Valutazione Ambientale VAS PEAR Conferenza di Valutazione finale e Forum pubblico Milano, 19 gennaio 2015 Autorità competente per la VAS Struttura Fondamenti, Strategie per il governo del territorio e

Dettagli

Verso il Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po al 2015

Verso il Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po al 2015 2 ciclo di pianificazione 2015-2021 Regione Emilia-Romagna Verso il 2015: stato e prospettive nella gestione dell acqua in Emilia-Romagna Bologna, 4 giugno 2014 Verso il Piano di Gestione del distretto

Dettagli

BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA

BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA Anno LXIX Numero 10 REPUBBLICA ITALIANA BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA Cagliari, giovedì 23 febbraio 2017 Parte I e II DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: Presidenza della

Dettagli

Il percorso del Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po al 2015 e le sue criticità

Il percorso del Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po al 2015 e le sue criticità 2 ciclo di pianificazione 2015-2021 Workshop della Rete Ambientale I Piani di Gestione dei distretti idrografici e la qualità del corpo idrico Roma, 15 settembre 2014 Il percorso del Piano di Gestione

Dettagli

L inquadramento normativo e rapporti con il Piano di Gestione delle Acque e il Piano di gestione del rischio alluvioni

L inquadramento normativo e rapporti con il Piano di Gestione delle Acque e il Piano di gestione del rischio alluvioni IL PTA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA Obiettivi, contenuti e risultati attesi del Piano L inquadramento normativo e rapporti con il Piano di Gestione delle Acque e il Piano di gestione del rischio alluvioni

Dettagli

INDICE. Bacino dello Slizza I

INDICE. Bacino dello Slizza I Bacino dello Slizza I INDICE 5.1. OBIETTIVI AMBIENTALI PER LE ACQUE SUPERFICIALI... 1 5.1.2. Proroga dei termini fissati dall articolo 4, comma 1, della Direttiva 2000/60/CE allo scopo del graduale conseguimento

Dettagli

Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale

Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale 1.1 IL SISTEMA DELLE AREE NATURALI PROTETTE Le aree naturali protette costituiscono una delle tipologie di aree di cui al Registro delle aree protette: Aree designate per la protezione degli habitat e

Dettagli

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 27 ottobre 2016. Approvazione del Piano di gestione del rischio di alluvione del distretto idrografico dell Appennino meridionale. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Dettagli

Percorso partecipato alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS)

Percorso partecipato alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) Piano di Settore per la pianificazione delle risorse idriche (PPRI) con la finalità di garantirne l idoneitl idoneità qualitativa, la disponibilità quantitativa e la tutela dall inquinamento inquinamento

Dettagli

Valutazione Ambientale VAS. Programma Energetico Ambientale Regionale - PEAR. 1 a Conferenza di Valutazione e Forum aperto al pubblico

Valutazione Ambientale VAS. Programma Energetico Ambientale Regionale - PEAR. 1 a Conferenza di Valutazione e Forum aperto al pubblico Valutazione Ambientale VAS Programma Energetico Ambientale Regionale - PEAR 1 a Conferenza di Valutazione e Forum aperto al pubblico Milano, 12 novembre 2013 Autorità competente per la VAS Struttura Fondamenti,

Dettagli

NORMATIVA COMUNITARIA PER LA PROTEZIONE E LA GESTIONE DELLE ACQUE (selezione dei provvedimenti di interesse per il territorio italiano)

NORMATIVA COMUNITARIA PER LA PROTEZIONE E LA GESTIONE DELLE ACQUE (selezione dei provvedimenti di interesse per il territorio italiano) NORMATIVA COMUNITARIA PER LA PROTEZIONE E LA GESTIONE DELLE ACQUE (selezione dei provvedimenti di interesse per il territorio italiano) Una comunicazione della Commissione del 21 febbraio 1996 imposta

Dettagli

Regione Umbria. Giunta Regionale DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE N SEDUTA DEL 28/12/2016

Regione Umbria. Giunta Regionale DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE N SEDUTA DEL 28/12/2016 Regione Umbria Giunta Regionale DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE N. 1646 SEDUTA DEL 28/12/2016 OGGETTO: Piano Regionale di Tutela delle Acque Aggiornamento del Piano ai sensi dell articolo 121 del

Dettagli

AUTORITÀ DI BACINO REGIONALE COMITATO ISTITUZIONALE DELIBERAZIONE N.4 DEL

AUTORITÀ DI BACINO REGIONALE COMITATO ISTITUZIONALE DELIBERAZIONE N.4 DEL COMITATO ISTITUZIONALE DELIBERAZIONE N.4 Oggetto: Comune di Assemini Aggiornamento Studio compatibilità idraulica ai sensi dell art. 8 comma 2 delle Norme di Attuazione del P.A.I. - Recepimento cartografico

Dettagli

Delibera della Giunta Regionale n. 130 del 28/03/2015

Delibera della Giunta Regionale n. 130 del 28/03/2015 Delibera della Giunta Regionale n. 130 del 28/03/2015 Dipartimento 52 - Dipartimento della Salute e delle Risorse Naturali Direzione Generale 5 - Direzione Generale per l'ambiente e l'ecosistema U.O.D.

Dettagli

Introduzione dei Costi Ambientali nei canoni di concessione dell acqua pubblica per i diversi usi. 19 ottobre 2017 Alessia Giannetta

Introduzione dei Costi Ambientali nei canoni di concessione dell acqua pubblica per i diversi usi. 19 ottobre 2017 Alessia Giannetta Introduzione dei Costi Ambientali nei canoni di concessione dell acqua pubblica per i diversi usi 19 ottobre 2017 Alessia Giannetta 1 La Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE L articolo 9,comma 1 della

Dettagli

GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE

GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE Protezione degli ecosistemi: assicurarne l integrità attraverso una gestione sostenibile delle risorse idriche promuovere la cooperazione tra paesi nella gestione dei bacini

Dettagli

AUTORITÀ DI BACINO DISTRETTUALE DELL'APPENNINO CENTRALE

AUTORITÀ DI BACINO DISTRETTUALE DELL'APPENNINO CENTRALE AUTORITÀ DI BACINO DISTRETTUALE DELL'APPENNINO CENTRALE Decreto n. 57/2018 Piano di bacino del fiume Tevere- VI stralcio funzionale P.S.6 per l'assetto idrogeologico P.A.I. - aggiornamenti ex art. 43,

Dettagli

Capitolo 22. Valutazione di impatto ambientale, valutazione ambientale strategica e valutazione di incidenza

Capitolo 22. Valutazione di impatto ambientale, valutazione ambientale strategica e valutazione di incidenza Capitolo 22 Valutazione di impatto ambientale, valutazione ambientale strategica e valutazione di incidenza Valutazione d impatto ambientale La VIA è una procedura amministrativa che porta alla concessione

Dettagli

Ruolo del monitoraggio nella redazione dei piani di gestione

Ruolo del monitoraggio nella redazione dei piani di gestione Ruolo del monitoraggio nella redazione dei piani di gestione Scanu Gabriela Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare Segreteria tecnica Ministro scanu.gabriela@minambiente.it Giornate

Dettagli

GIUNTA REGIONALE. Omissis

GIUNTA REGIONALE. Omissis Pag. 160 Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo Anno XL - N. 48 (11.09.2009) GIUNTA REGIONALE Omissis DELIBERAZIONE 27.07.2009, n. 397: D.Lgs 152/06 e s.m.i. e D.M. 131/08 - Approvazione del documento

Dettagli

verifica preventiva di assoggettabilita' alla Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

verifica preventiva di assoggettabilita' alla Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) P.R.G.C. approvato con D.G.R. n. 31-9698 del 30.09.2008 Rettificata con D.G.R. n 16-10621 del 26/01/2009 - Variante n. 1, approvata con D.C.C. n. 65 del 26.11.2009; - Modifica n. 1, approvata con D.C.C.

Dettagli

BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 45 DELIBERAZIONE 8 ottobre 2003, n. 171

BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 45 DELIBERAZIONE 8 ottobre 2003, n. 171 DELIBERAZIONE 8 ottobre 2003, n. 171 Articolo 18 del decreto legislativo 11 maggio 1999 n. 152 concernente la tutela delle acque dall inquinamento. Individuazione delle aree sensibili del bacino regionale

Dettagli

REGIONE TOSCANA GIUNTA REGIONALE

REGIONE TOSCANA GIUNTA REGIONALE REGIONE TOSCANA GIUNTA REGIONALE ESTRATTO DAL VERBALE DELLA SEDUTA DEL 22-12-2003 (punto N. 24 ) Proponente TOMMASO FRANCI Decisione N.24 del 22-12-2003 DIPARTIMENTO DELLE POLITICHE TERRITORIALI E AMBIENTALI

Dettagli

Incontro tematico Industria Parma, 5 maggio via Garibaldi, Parma - tel

Incontro tematico Industria Parma, 5 maggio via Garibaldi, Parma - tel Incontro tematico Industria Parma, 5 maggio 2009 via Garibaldi, 75-43100 Parma - tel. 0521 2761 www.adbpo.it - partecipo@adbpo.it Piano distrettuale di gestione delle acque Direttiva quadro sulle acque

Dettagli

Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale

Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale SECONDO PIANO DI GESTIONE ACQUE DISTRETTO APPENNINO MERIDIONALE (Direttiva Comunitaria 2000/60/CE, D.L.vo 152/06, L. 13/09, D.L. 194/09) SINTESI PERCORSO VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ A VAS DEL PIANO (art.

Dettagli

PGUAP e PTA della PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO

PGUAP e PTA della PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO della PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO Stato di attuazione dei strumenti programmatici relativi alla gestione e alla tutela della risorsa idrica Iniziative di consultazione realizzate o in fase di realizzazione

Dettagli

Incontro di consultazione pubblica Venezia, 6 luglio 2017

Incontro di consultazione pubblica Venezia, 6 luglio 2017 Inquadramento norma-vo europeo: le linee guida europee sull ecological flow Il conceao di deflusso ecologico in Europa A Blueprint to safeguard Europe s water resources, 2012 (Piano per la salvaguardia

Dettagli

REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA DELIBERAZIONE N. 53/ 9 DEL

REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA DELIBERAZIONE N. 53/ 9 DEL DELIBERAZIONE N. 53/ 9 Oggetto: Procedura per l approvazione finale del Piano Forestale Ambientale Regionale redatto ai sensi del D.Lgs. 227/ 2001. L Assessore della Difesa dell Ambiente richiama la Delib.G.R.

Dettagli

Autorità di Bacino. DEI FIUMI ISONZO, TAGLIAMENTO, LIVENZA, PIAVE, BRENTA-BACCHIGLIONE (legge 18 maggio 1989 n.183 art.12)

Autorità di Bacino. DEI FIUMI ISONZO, TAGLIAMENTO, LIVENZA, PIAVE, BRENTA-BACCHIGLIONE (legge 18 maggio 1989 n.183 art.12) DELIBERA N. 5 Seduta del 03 marzo 2004 OGGETTO: D.Lgs. 152/99. Adempimenti previsti dall art. 44, comma 4. Definizione degli obiettivi e delle priorità di intervento per la redazione dei Piani di tutela

Dettagli

Processo di costruzione del progetto di Piano

Processo di costruzione del progetto di Piano Relazione Generale Capitolo 1 Processo di costruzione del progetto di Piano 1.1. Inquadramento normativo La legge 18 maggio 1989, n. 183, Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa

Dettagli

DIREZIONE GENERALE L AMBIENTE Regione Sardegna per l approvazione dei Piani di Gestione dei siti Natura 2000 predisposti a seguito dell invito a prese

DIREZIONE GENERALE L AMBIENTE Regione Sardegna per l approvazione dei Piani di Gestione dei siti Natura 2000 predisposti a seguito dell invito a prese Direzione Generale dell Ambiente Servizio della Sostenibilità Ambientale, Valutazione Impatti e Sistemi Informativi (SAVI) 16709/764 < Oggetto: 23 LUG. 2013 Procedura di Verifica di assoggettabilità a

Dettagli

Piano di Tutela delle Acque e Direttiva 2000/60/CE: Quali gli obblighi e le azioni per il futuro

Piano di Tutela delle Acque e Direttiva 2000/60/CE: Quali gli obblighi e le azioni per il futuro Piano di Tutela delle Acque e Direttiva 2000/60/CE: Quali gli obblighi e le azioni per il futuro Corrado Soccorso Dipartimento Difesa del Suolo Sezione Geologia e Georisorse Settore Tutela Acque Iniziativa

Dettagli

&'()''*+,-.(*/,&&*0,(1)-,+,--)&,+2')+,- ! " ## $#% ,3(,')(4*3,5,()-, 5(46,(47,5'*)--8*33,''*#-)425'),34*5)-,9)+4&/2&&*,+,-41,()'*:2)5'*&,32,;

&'()''*+,-.(*/,&&*0,(1)-,+,--)&,+2')+,- !  ## $#% ,3(,')(4*3,5,()-, 5(46,(47,5'*)--8*33,''*#-)425'),34*5)-,9)+4&/2&&*,+,-41,()'*:2)5'*&,32,; &'()''*+,-.(*/,&&*0,(1)-,+,--)&,+2')+,-! " ## $#%! " #,3(,')(4*3,5,()-, 5(46,(47,5'*)--8*33,''*#-)425'),34*5)-,9)+4&/2&&*,+,-41,()'*:2)5'*&,32,; Visto il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme

Dettagli

REGIONE SICILIANA IL PRESIDENTE

REGIONE SICILIANA IL PRESIDENTE D.P.Reg.. n. 26. REPUBBLICA ITALIANA REGIONE SICILIANA IL PRESIDENTE lo Statuto della Regione Siciliana; le leggi regionali 29 dicembre 1962, n. 28 e 10 aprile 1978, n. 2 e successive modifiche e integrazioni;

Dettagli

Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali INDICE GENERALE

Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali INDICE GENERALE INDICE GENERALE NOTA: Il presente indice è redatto in maniera schematica per agevolare la lettura dei documenti di piano. Si possono riscontrare delle differenze nella numerazione o nei titoli dei paragrafi,

Dettagli

IL VALORE AMBIENTALE DELL IRRIGAZIONE LA REGIONE DEL VENETO NELLA GESTIONE DELLA RISORSA IDRICA

IL VALORE AMBIENTALE DELL IRRIGAZIONE LA REGIONE DEL VENETO NELLA GESTIONE DELLA RISORSA IDRICA Con il patrocinio di IL VALORE AMBIENTALE DELL IRRIGAZIONE LA REGIONE DEL VENETO NELLA 14 SETTEMBRE 2015 LE RISORSE IDRICHE II paesaggio veneto è caratterizzato da una complessa e densa rete idraulica

Dettagli

DELIBERAZIONE N. 6 DEL 29 LUGLIO 2014

DELIBERAZIONE N. 6 DEL 29 LUGLIO 2014 COMITATO ISTITUZIONALE DELIBERAZIONE N. 6 DEL 29 LUGLIO 2014 Oggetto: Comune di Castiadas Studio di compatibilità idraulica, geologica e geotecnica nel territorio comunale di Castiadas in loc. Borgo San

Dettagli

AUTORITÀ DI BACINO REGIONALE COMITATO ISTITUZIONALE DELIBERAZIONE N. 1 DEL

AUTORITÀ DI BACINO REGIONALE COMITATO ISTITUZIONALE DELIBERAZIONE N. 1 DEL COMITATO ISTITUZIONALE DELIBERAZIONE N. 1 Oggetto: Misure di salvaguardia a tutela del bacino idrografico del fiume Tirso e dell invaso dell Omodeo - definizione di valori limite di emissione per le sostanze

Dettagli

SETTORE DIRETTIVE EUROPEE NORMATIVA NAZIONALE NORMATIVA REGIONALE NOTE

SETTORE DIRETTIVE EUROPEE NORMATIVA NAZIONALE NORMATIVA REGIONALE NOTE R.D. n. 1443/27 (ricerca e coltivazione di sostanze minerali e delle acque termali e minerali) R.D. n. 1775/33 (Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici) DIR 75/440/CEE

Dettagli

DETERMINAZIONE N. 15/664 DEL 19 Febbraio lo Statuto Speciale per la Sardegna e le relative norme di attuazione;

DETERMINAZIONE N. 15/664 DEL 19 Febbraio lo Statuto Speciale per la Sardegna e le relative norme di attuazione; Direzione Generale Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna Servizio tutela e gestione delle risorse idriche, vigilanza sui servizi idrici e gestione della siccità DETERMINAZIONE N. 15/664

Dettagli

PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE

PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE DIREZIONE TERRITORIO, URBANISTICA, BENI AMBIENTALI, PARCHI, Servizio Acque e Demanio Idrico PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE D.Lgs. 03.04.2006 n.152 e s.m.i ELABORATO N. TITOLO A1.1 SCALA PIANO DI TUTELA DELLE

Dettagli

PARCO NAZIONALE DELLE FORESTE CASENTINESI, MONTE FALTERONA, CAMPIGNA. PIANO del PARCO

PARCO NAZIONALE DELLE FORESTE CASENTINESI, MONTE FALTERONA, CAMPIGNA. PIANO del PARCO PARCO NAZIONALE DELLE FORESTE CASENTINESI, MONTE FALTERONA, CAMPIGNA PIANO del PARCO Rapporto Ambientale ai fini della Valutazione Ambientale Strategica (VAS): rinvii ai contenuti di cui all Allegato VI

Dettagli

Decreto n 058 / Pres.

Decreto n 058 / Pres. Decreto n 058 / Pres. Trieste, 19 marzo 2018 Copia dell'originale firmato digitalmente. oggetto: D.LGS. 152/2006. L.R. 34/2017. APPROVAZIONE DEL PIANO REGIONALE DI GESTIONE RIFIUTI. CRITERI LOCALIZZATIVI

Dettagli

Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali. Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali.

Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali. Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali. Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali Indice generale PREMESSA: il presente indice è redatto in maniera schematica per agevolare la lettura dei documenti di piano. Si possono riscontrare

Dettagli

Provincia Autonoma di Trento Assessorato all Urbanistica, enti locali e personale

Provincia Autonoma di Trento Assessorato all Urbanistica, enti locali e personale Provincia Autonoma di Trento Assessorato all Urbanistica, enti locali e personale DOCUMENTO PRELIMINARE Elementi per la redazione del documento al fine dell accordo-quadro di programma per l adozione del

Dettagli

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 03 novembre 2015, n. 1952

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 03 novembre 2015, n. 1952 48934 DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 03 novembre 2015, n. 1952 Corpi idrici superficiali. Classificazione triennale dello stato di qualità (ecologico e chimico) ai sensi del D.M. 260/2010. Assente

Dettagli

Regolamento Regionale 6/2019. Viviane Iacone Servizi Idrici DG Territorio e protezione civile

Regolamento Regionale 6/2019. Viviane Iacone Servizi Idrici DG Territorio e protezione civile Regolamento Regionale 6/2019 Viviane Iacone Servizi Idrici DG Territorio e protezione civile Risorse idriche: le politiche di tutela Regolamento Regionale 29 marzo 2019 n. 6 Disciplina e regimi amministrativi

Dettagli

ITER AMMINISTRATIVO DEL PTRA

ITER AMMINISTRATIVO DEL PTRA ITER AMMINISTRATIVO DEL PTRA PROCEDIMENTO di formazione, adozione e approvazione del PRTA Il Piano di tutela è lo strumento regionale di pianificazione della tutela e dell uso delle risorse idriche E sottoposto

Dettagli

Programma di attività di SERVIZIO PARCHI E RISORSE FORESTALI. Versione: 2/2013 (19/12/2013) Stato: Versione finale (consuntivo)

Programma di attività di SERVIZIO PARCHI E RISORSE FORESTALI. Versione: 2/2013 (19/12/2013) Stato: Versione finale (consuntivo) Programma di attività di SERVIZIO PARCHI E RISORSE FORESTALI Versione: 2/2013 (19/12/2013) Stato: Versione finale (consuntivo) Responsabile: VALBONESI ENZO Email: SegrPrn@regione.emilia-romagna.it Tel.

Dettagli

!"#$%& "'$"($ )!%$#$%%!$#*!#$%

!#$%& '$($ )!%$#$%%!$#*!#$% !"#$%& "'$"($ )!%$#$%%!$#*!#$%! " # $+ $!,"+$-$!%$ -,.$,/ $-"!%%0"++$" %!,*-!$+,"-!%$1!#,'*"$#$%,)$!"2*!-"$+*$3 Vista la Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione

Dettagli

Il Ministro dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Il Ministro dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Il Ministro dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare VISTA la legge 8 luglio 1986, n. 349, e successive modifiche ed integrazioni, recante Istituzione del Ministero dell ambiente e norme

Dettagli

VAS Piano Energetico Ambientale Regionale Misure per il monitoraggio REGIONE MOLISE. Servizio Programmazione Politiche Energetiche

VAS Piano Energetico Ambientale Regionale Misure per il monitoraggio REGIONE MOLISE. Servizio Programmazione Politiche Energetiche REGIONE MOLISE Servizio Programmazione Politiche Energetiche Valutazione Ambientale Strategica (Direttiva 42/2001/CE) del Piano Energetico Ambientale Regionale MISURE PER IL MONITORAGGIO D. Lgs. n. 152/2006

Dettagli

BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 32 IL CONSIGLIO REGIONALE APPROVA. I Segretari Daniela Lastri Gian Luca Lazzeri

BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 32 IL CONSIGLIO REGIONALE APPROVA. I Segretari Daniela Lastri Gian Luca Lazzeri 8.8.2012 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 32 IL CONSIGLIO REGIONALE APPROVA con la maggioranza prevista dall articolo 26 dello Statuto. DELIBERAZIONE 24 luglio 2012, n. 63 Il Presidente

Dettagli

SOMMARIO. pagina DECRETO LEGISLATIVO 3 APRILE 2006, N 152 NORME IN MATERIA AMBIENTALE PREMESSA 10

SOMMARIO. pagina DECRETO LEGISLATIVO 3 APRILE 2006, N 152 NORME IN MATERIA AMBIENTALE PREMESSA 10 DECRETO LEGISLATIVO 3 APRILE 2006, N 152 NORME IN MATERIA AMBIENTALE PREMESSA 10 PARTE PRIMA DISPOSIZIONI COMUNI E PRINCIPI GENERALI NOTE INTRODUTTIVE 11 ARTICOLI 1-3SEXIES 12 PARTE SECONDA PROCEDURE PER

Dettagli

EFFETTI DELLE DIRETTIVE COMUNITARIE SUL GOVERNO DELLE ACQUE IN ITALIA

EFFETTI DELLE DIRETTIVE COMUNITARIE SUL GOVERNO DELLE ACQUE IN ITALIA CONSIGLIO NAZIONALE DEI GEOLOGI Forum Nazionale sull Acqua Roma, 18-19 ottobre 2011 EFFETTI DELLE DIRETTIVE COMUNITARIE SUL GOVERNO DELLE ACQUE IN ITALIA Antonio Rusconi Università IUAV Venezia; Gruppo

Dettagli

Direzioni regionali - Programmazione Strategica, Politiche Territoriali ed Edilizia - Ambiente ARPA Piemonte. VAS nel processo di pianificazione

Direzioni regionali - Programmazione Strategica, Politiche Territoriali ed Edilizia - Ambiente ARPA Piemonte. VAS nel processo di pianificazione Direzioni regionali - Programmazione Strategica, Politiche Territoriali ed Edilizia - Ambiente ARPA Piemonte VAS significato e norme Lucia Brizzolara - Giuseppina Sestito Settore Sistema Informativo Ambientale

Dettagli

La Direttiva 2003/4/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2003 sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale;

La Direttiva 2003/4/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2003 sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale; Delib.G.R. 20 aprile 2011, n. 9/1587 (1). Approvazione del programma regionale di gestione dei rifiuti (PRGR) e della relativa valutazione ambientale strategica (VAS), c. 3, art. 19, L.R. 12 dicembre 2003,

Dettagli

REGIONE LAZIO GIUNTA REGIONALE STRUTTURA PROPONENTE. OGGETTO: Schema di deliberazione concernente: ASSESSORATO PROPONENTE DI CONCERTO

REGIONE LAZIO GIUNTA REGIONALE STRUTTURA PROPONENTE. OGGETTO: Schema di deliberazione concernente: ASSESSORATO PROPONENTE DI CONCERTO REGIONE LAZIO DELIBERAZIONE N. DEL GIUNTA REGIONALE PROPOSTA N. 4621 DEL 20/03/2019 STRUTTURA PROPONENTE Direzione: Area: SVILUPPO ECONOMICO, ATTIVITA' PRODUTTIVE E LAZIO CREATIVO ECONOMIA DEL MARE Prot.

Dettagli

INFRASTRUTTURE FERROVIARIE STRATEGICHE DEFINITE DALLA LEGGE OBIETTIVO N. 443/01e s.m.i.

INFRASTRUTTURE FERROVIARIE STRATEGICHE DEFINITE DALLA LEGGE OBIETTIVO N. 443/01e s.m.i. COMMITTENTE: PROGETTZIONE: INFRSTRUTTURE FERROVIRIE STRTEGICHE DEFINITE DLL LEGGE OBIETTIVO N. 443/01e s.m.i. U.O. RCHITETTUR, MBIENTE E TERRITORIO PRELIMINRE INTEGRZIONI RICHIESTE DLL COMMISSIONE TECNIC

Dettagli

Regione Umbria Giunta Regionale

Regione Umbria Giunta Regionale Regione Umbria Giunta Regionale DIREZIONE REGIONALE RISORSA UMBRIA. FEDERALISMO, RISORSE FINANZIARIE E STRUMENTALI Servizio Valutazioni ambientali, sviluppo e sostenibilità ambientale DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE

Dettagli

PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL PARCO NATURALE DEI COLLI DI BERGAMO

PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL PARCO NATURALE DEI COLLI DI BERGAMO PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL PARCO NATURALE DEI COLLI DI BERGAMO DICHIARAZIONE DI SINTESI FINALE ai sensi della L.R. 12/2005, della DCR 351/2007 e della DGR 761/2010 e dell art. 17 c. 1 lett.

Dettagli

Delibera della Giunta Regionale n. 762 del 05/12/2017

Delibera della Giunta Regionale n. 762 del 05/12/2017 Delibera della Giunta Regionale n. 762 del 05/12/2017 Dipartimento 50 - GIUNTA REGIONALE DELLA CAMPANIA Direzione Generale 6 - Direzione Generale per l'ambiente, la difesa del suolo e l'ecosistema U.O.D.

Dettagli

DELIBERAZIONE N X / 3233 Seduta del 06/03/2015

DELIBERAZIONE N X / 3233 Seduta del 06/03/2015 DELIBERAZIONE N X / 3233 Seduta del 06/03/2015 Presidente ROBERTO MARONI Assessori regionali MARIO MANTOVANI Vice Presidente VALENTINA APREA VIVIANA BECCALOSSI SIMONA BORDONALI MARIA CRISTINA CANTU' CRISTINA

Dettagli

Regione Siciliana PIANO ENERGETICO AMBIENTALE REGIONALE DELLA REGIONE SICILIANA MONITORAGGIO. (Misure adottate in merito al monitoraggio art.

Regione Siciliana PIANO ENERGETICO AMBIENTALE REGIONALE DELLA REGIONE SICILIANA MONITORAGGIO. (Misure adottate in merito al monitoraggio art. PIANO ENERGETICO AMBIENTALE REGIONALE DELLA REGIONE SICILIANA MONITORAGGIO (Misure adottate in merito al monitoraggio art. 10) VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (Dir. 42/2001/CE) 1 SISTEMA DI MONITORAGGIO

Dettagli

SOMMARIO. pagina DECRETO LEGISLATIVO 3 APRILE 2006, N 152 NORME IN MATERIA AMBIENTALE PREMESSA 10 AVVERTENZA 11

SOMMARIO. pagina DECRETO LEGISLATIVO 3 APRILE 2006, N 152 NORME IN MATERIA AMBIENTALE PREMESSA 10 AVVERTENZA 11 DECRETO LEGISLATIVO 3 APRILE 2006, N 152 NORME IN MATERIA AMBIENTALE PREMESSA 10 AVVERTENZA 11 PARTE PRIMA DISPOSIZIONI COMUNI E PRINCIPI GENERALI NOTE INTRODUTTIVE 13 ARTICOLI 1-3SEXIES 14 PARTE SECONDA

Dettagli

Diritto dell ambiente. Tutela delle acque dall inquinamento

Diritto dell ambiente. Tutela delle acque dall inquinamento Diritto dell ambiente Tutela delle acque dall inquinamento D. Lgs. 152/2006 Parte Terza: Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall inquinamento e di

Dettagli

Registro delle Aree Protette ai sensi della Direttiva 2000/60/CE. È istituito dagli stati membri ai sensi dell art. 6 comma 1 della Direttiva

Registro delle Aree Protette ai sensi della Direttiva 2000/60/CE. È istituito dagli stati membri ai sensi dell art. 6 comma 1 della Direttiva Registro delle Aree Protette È istituito dagli stati membri ai sensi dell art. 6 comma 1 della Direttiva È un registro di tutte le aree di ciascun Distretto idrografico alle quali è stata attribuita una

Dettagli

DELIBERAZIONE N. 21 DEL 29 LUGLIO 2014

DELIBERAZIONE N. 21 DEL 29 LUGLIO 2014 COMITATO ISTITUZIONALE DELIBERAZIONE N. 21 DEL 29 LUGLIO 2014 Oggetto: Comune di Guspini Studio di compatibilità idraulica e compatibilità geologica e geotecnica ai sensi dell art. 8 comma 2 delle Norme

Dettagli

Distretto dell Appennino Centrale

Distretto dell Appennino Centrale Autorità di Bacino del Fiume Tevere Distretto dell Appennino Centrale Giornata di Consultazione e Partecipazione pubblica ai fini della Direttiva 2000/60/CE e ai fini del processo di Valutazione Ambientale

Dettagli

RIESAME E AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA

RIESAME E AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI GESTIONE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SARDEGNA PRESIDENZA Direzione generale agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna Servizio tutela e gestione delle risorse idriche, vigilanza sui servizi idrici e gestione delle siccità RIESAME

Dettagli