COMUNE DI CESENA SETTORE TUTELA DELL AMBIENTE E DEL TERRITORIO SERVIZIO TUTELA DEL TERRITORIO E PROTEZIONE CIVILE

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2 COMUNE DI CESENA SETTORE TUTELA DELL AMBIENTE E DEL TERRITORIO SERVIZIO TUTELA DEL TERRITORIO E PROTEZIONE CIVILE VARIANTE AL P.A.E. DEL COMUNE DI CESENA MODIFICHE NORMATIVA TECNICA DI ATTUAZIONE Normativa Tecnica di Attuazione: - Parte I Indirizzi e norme generali - Art. 58 Poli e Ambiti estrattivi - Art. 60 Quote derivanti da interventi non finalizzati all attività estrattiva Adozione: Deliberazione del Consiglio Comunale n. 69 del 24 ottobre 2013 Approvazione: Deliberazione del Consiglio Comunale n. 22 del 20 marzo 2014 Staff Progettuale Dott. Geol. Claudio Turci Dott. Geol. Lucia Garaffoni Il Sindaco Paolo Lucchi L Assessore Lia Montalti Il Dirigente Gianni Gregorio ELABORATO P.A.E.

3 NORMATIVA TECNICA DI ATTUAZIONE PARTE I INDIRIZZI E NORME GENERALI Art. 58 Poli e Ambiti estrattivi La seguente tabella, oltre ad elencare le nuove zonizzazioni, individua e conferma tutti gli ambiti e/o i poli estrattivi previsti dal PIAE. ZONIZZAZIONE LOCALITÀ MATERIALE QUANTITA mc Polo 23 Cà Tana Ghiaia e Sabbia Polo 24 San Carlo Arenaria tenera ( tufo ) ,10 Polo 25 Il Molino Ghiaia e Sabbia Polo 26 Palazzina Ghiaia e Sabbia Polo 27 Montebellino Arenaria tenera ( tufo ) Polo 28 Cà Bianchi Ghiaia e Sabbia Ambito 1R Rio dell Eremo Arenaria tenera ( tufo ) omissis.. Art. 60 Quote derivanti da interventi non finalizzati all attività estrattiva Nel territorio comunale, al di fuori delle aree soggette a vincolo assoluto, riportate nella Carta delle Zone incompatibili del P.I.A.E., è consentita la commercializzazione di materiale inerte derivante, come risultato secondario, da interventi non finalizzati all attività estrattiva, come definiti dall art. 3 della L.R. n. 17/91, ma regolarmente dotati di autorizzazioni o concessioni relative ai rispettivi percorsi procedurali, nel rispetto dei disposti della L.R. 17/91 e s.m.i. In coerenza con l art. 21 delle N.T.A. del P.I.A.E., il volume complessivo di materiale ghiaioso-sabbioso derivabile dai suddetti interventi è fissato pari a mc Fino all esaurimento del quantitativo massimo sopra indicato, per ogni singolo intervento viene assegnata una quota di materiale estraibile e commercializzabile pari a mc Gli interventi non finalizzati all attività estrattiva ma regolarmente autorizzati relativamente ai rispettivi percorsi procedurali nel rispetto della L.R. n. 17/91 e s.m.i., ELABORATO P.A.E.

4 devono intendersi interventi privi di contiguità spaziale e continuità temporale per cui due interventi che si collocano in continuità, l uno rispetto all altro, anche se dotati di separati provvedimenti autorizzativi per la loro esecuzione, ai fini del presente articolo si configurano come intervento estrattivo unitario cui viene assegnata una quota di materiale commercializzabile pari a mc L esecuzione dei lavori è subordinata al rilascio, da parte dell Ente competente, del provvedimento autorizzativo relativo ai lavori principali da realizzare (laghetti irrigui, bonifiche agrarie, ecc.). Per i lavori di cui al presente articolo vale la direttiva per cui, per l utilizzo e la commercializzazione dei materiali ricavati, l Amministrazione comunale dovrà rilasciare un provvedimento autorizzativo ai sensi dell art. 14 della L.R. 17/91, e che i relativi progetti dovranno contenere oltre a tutta la documentazione prevista per il rilascio, da parte dell Ente competente, dell autorizzazione relativa ai lavori principali da realizzare, almeno gli elaborati previsti alle lettere a), b), c), d), e), f), e g), del comma 1 dell art. 13 della citata L.R. ELABORATO P.A.E.

5 COMUNE DI CESENA SETTORE TUTELA DELL AMBIENTE E DEL TERRITORIO SERVIZIO TUTELA DEL TERRITORIO E PROTEZIONE CIVILE VARIANTE AL P.A.E. DEL COMUNE DI CESENA MODIFICHE NORMATIVA TECNICA DI ATTUAZIONE Normativa Tecnica di Attuazione: - Parte II Indirizzi e Norme Particolari-Schede delle aree zonizzate - Area estrattiva San Carlo Polo 24 Adozione: Deliberazione del Consiglio Comunale n. 69 del 24 ottobre 2013 Approvazione: Deliberazione del Consiglio Comunale n. 22 del 20 marzo 2014 Staff Progettuale Dott. Geol. Claudio Turci Dott. Geol. Lucia Garaffoni Il Sindaco Paolo Lucchi L Assessore Lia Montalti Il Dirigente Gianni Gregorio ELABORATO P.A.E.

6 NORMATIVA TECNICA DI ATTUAZIONE PARTE II INDIRIZZI E NORME PARTICOLARI SCHEDE DELLE AREE ZONIZZATE AREA ESTRATTIVA SAN CARLO POLO INQUADRAMENTO Comune di: Località: Cesena San Carlo Stato dell area rispetto all attività estrattiva:area con attività in corso Inquadramento cartografico: Area già inserita nel PIAE vigente: Area già inserita nel PAE vigente: si (Polo 5T) Varianti rispetto al PIAE vigente: Tipo del Materiale da estrarre: Tipo di terreni interessati: Profondità massima di scavo: Tavola 255 SE - Borello Elemento San Carlo si nessuna arenaria poco cementata, sabbia di monte Formazione Marnoso-arenacea 2 metri sotto il piano campagna del piazzale esistente nella parte inferiore della cava, adiacente a via San Mamante. 2. ANALISI DELLA SITUAZIONE AMBIENTALE Elementi significativi del territorio desunti dall analisi cartografica del PTCP: parzialmente interessata da art. 27 del PTCP (Zone ed elementi caratterizzati da potenziale instabilità Coltri di depositi di versante, depositi alluvionali terrazzati); parzialmente interessata da art. 10 del PTCP (Sistema forestale e boschivo formazioni boschive del piano basale submontano, siepi meritevoli di tutela); rientra nel sistema dei crinali e nel sistema collinare, art. 20B e 9. Elementi significativi del territorio desunti dall analisi cartografica del PRG 2000: Territorio rurale: Ambito della collina (art. 69). Tutela dell identità culturale e fisica del territorio: Sistema forestale e boschivo (art. 72 NdA), Zone di crinale e di fondovalle (art. 75 NdA). ELABORATO P.A.E.

7 Piano stralcio per il rischio idrogeologico, aree a rischio idrogeologico: parzialmente interessata da rischio idrogeologico moderato, Art. 13 R1. Ulteriori vincoli ambientali: D.Lgs n. 42/2004 e successive modificazioni e integrazioni. Falda freatica nella zona interessata: non presente. Falda artesiana nella zona interessata: non presente. Importanza eventuale falda non protetta presente: nessuna. Posizione rispetto all idrografia superficiale: in sinistra idrografica del Rio della Busca e in destra idrografica del Rio delle Calanche, entrambi affluenti in sinistra del fiume Savio. Morfologia della zona di intervento: interessa un rilievo collinare con disposizione a dorsale ed orientamento appenninico. L attività in corso ha profondamente modificato l originaria morfologia dei luoghi. Attualmente il versante sud, interessato dall attività estrattiva, ha un profilo terrazzato di origine antropica. Andamento degli strati rispetto al pendio e/o fronte di scavo: a franapoggio più inclinato del pendio, giacitura ed inclinazione verso sud, sud-ovest. Condizioni di stabilità in atto nell area: alcuni fronti di scavo sono eccessivamente ripidi e alti, pertanto la loro disposizione è da rivedere secondo quanto presentato e stabilito nel nuovo progetto di coltivazione approvato dal Comune e del relativo rapporto sull impatto ambientale. Uso reale del suolo: Il versante sud è interessato da attività estrattiva, la parte centrale e sommitale della dorsale è occupata da un bosco, la rimanente da incolto, seminativi e colture specializzate. Distanza minima dal perimetro del territorio urbanizzato: m Viabilità: l area estrattiva è accessibile dallo svincolo della E45 di San Carlo, si attraversa l ex S.S. n.71, ora strada comunale, e si percorre un breve tratto di via San Mamante. Traffico esistente: La via San Mamante è utilizzata anche dai mezzi diretti alla discarica della Busca; le altre componenti del traffico sono pressoché trascurabili; lungo l ex S.S. 71 il traffico è modesto. Infrastrutture a rete rilevate: linea elettrica. ELABORATO P.A.E.

8 3. MODALITÀ DI ATTUAZIONE Modalità dell intervento estrattivo: arretramento del fronte di scavo a gradoni e addolcimento complessivo del pendio. Superficie complessiva interessata dalla previsione: ha 37,62 Quantitativi di materiali lavorabili: mc ,10 di Arenaria tenera ( tufo ), aggiornato alla data di adozione della Variante al P.A.E. (delib. di C.C. n. 69 del 24/10/2013). Tale quantitativo è suddiviso fra le Unità Minime di Intervento (U.M.I.) nel modo seguente: U.M.I. Area (mq) Volume utile (mc) Cianfano Giuseppe e Cianfano Vito , ,59 C.B.R. S.r.l , ,00 CI.BI. S.r.l , ,00 CO.GE.RO. S.r.l , ,00 Fabbri Ageo e Minarro Garcia Angela , ,51 TOTALE , ,10 Quantitativo di scarto (a stima): mc Zona di accumulo del materiale di scarto: nei piazzali della cava, ovvero in apposite aree individuate dal piano di coltivazione in coerenza con le caratteristiche geomorfologiche della zona. Durata dell attività estrattiva: 10 anni per la fase pianificata dal presente piano; si prevede un successivo proseguimento dell attività sulla base di ulteriori quantitativi da pianificare. Viabilità di accesso: svincolo E45 San Carlo, ex S.S. 71, via San Mamante. Destinazione finale: Zona agricola 4. IMPIANTI DI LAVORAZIONE E ATTREZZATURE DI SERVIZIO Il Polo può accogliere impianti di prima lavorazione intendendo gli impianti di trattamento per la frantumazione, macinazione, vagliatura, taglio, classificazione, lavaggio e accumulo dei materiali litoidi. Può accogliere gli impianti per il recupero del materiale inerte proveniente da scavi e demolizioni previo autorizzazione ai sensi della normativa. L attività di cava può presentare situazioni che rivestono una certa criticità dal punto di vista ambientale; il piano di coltivazione prevede un progressivo avvicinamento ad ELABORATO P.A.E.

9 insediamenti abitativi, perciò si rende necessaria la realizzazione di opere di mitigazione in grado di contenere le immissioni rumorose entro i limiti di legge. Inoltre come riportato nello studio di impatto ambientale relativo alle nuove richieste di autorizzazione, sono state individuate delle aree di rispetto all interno delle quali le lavorazioni possono avvenire solamente se la velocità del vento risulta 2m/s. Potranno essere realizzate attrezzature di servizio costituite da manufatti adibiti al ricovero dei mezzi impiegati e ai servizi del personale addetto, esclusivamente ad uso temporaneo. 4.1 Ditte e impianti esistenti Vengono qui di seguito elencate le ditte che operano attualmente oltre alla descrizione e localizzazione degli impianti che utilizzano in cantiere: C.B.R. Cooperativa Braccianti Riminese, via Emilia, Rimini Gruppo di frantumazione mobile cingolato marca REV mod. GCR 106 equipaggiato con motore diesel da 250 HP e circuito idraulico. L impianto è dotato di un sistema di abbattimento delle polveri, consistente in nebulizzatori di acqua posti nei punti di maggiore produzione delle stesse. L impianto sopra descritto viene spostato all interno dell area di cava, secondo le esigenze di lavorazione. CO.GE.RO. S.r.l., via Rosolato, Cesena Al momento non sono presenti impianti di frantumazione. CI.BI. S.r.l., viale del Commercio snc, Cesena Nell area di pertinenza della ditta è esistente un impianto di frantumazione mobile utilizzato nel piazzale di carico della cava. Piazzali ed opere connesse Le aree di servizio, di manovra e di deposito temporaneo dei materiali, relative alle ditte esercenti, sono contigue ed estese in prossimità della strada comunale. Ognuno dei tre esercenti ha installato, nel proprio settore, una pesa col relativo vano servizio. ELABORATO P.A.E.

10 5. IMPATTO SULL AMBIENTE Traffico indotto (a stima nel decennio): massimo 150 camion al giorno nel periodo estivo. Visibilità dell intervento: significativa, dalla via San Mamante, da limitati tratti del fondovalle del Savio (E45) ed in genere dai rilievi circostanti. Sistemazione finale e modifica morfologica permanente: Al completamento dello stralcio quinquennale verrà lasciata una superficie di abbandono provvisoria a gradoni; i fronti di scavo arretreranno e si abbasseranno con il procedere dell attività, a fronte di ogni autorizzazione rilasciata sarà previsto e garantito il recupero morfologico e agrovegetazionale dei versanti di cava esauriti. Entità della modifica permanente del paesaggio: significativa durante l attività della cava, alla conclusione della coltivazione dovranno essere considerate le modalità di reinserimento dell intero sito, o dei vari stralci, nel paesaggio circostante. A compensazione dell eliminazione del castagneto presente nella zona nord dell area di cava dovranno essere realizzati un minimo di 14 ha di bosco permanente. Utilizzazione del suolo ad area sistemata: seminativo, frutteto e vigneto nelle aree meno acclivi; bosco permanente con essenze tipicamente locali nelle aree rimanenti. 6. INDIRIZZI DI TUTELA AMBIENTALE Fermi restando i contenuti generali previsti dalla Normativa Tecnica di Attuazione, nella redazione del piano di coltivazione dovranno essere esaminati e valutati i seguenti fattori di impatto e pressione sulle risorse, e conseguentemente proposti e realizzati adeguati interventi, dispositivi e accorgimenti di mitigazione: Esposizione all inquinamento delle acque sotterranee e superficiali con adozione dei dispositivi atti ad assicurare un livello di protezione dell acquifero in nessun caso inferiore a quello esistente; l inacessibilità dei cantieri, in particolare negli orari e nei periodi in cui non si esercita l attività in cava e comunque quando sia assente il personale sorvegliante. Diffusione di rumori e polveri, evidenziando i ricettori sensibili e prevedendo idonei dispositivi di riduzione e mitigazione degli effetti indotti. Nei lavori di recupero potranno essere utilizzati esclusivamente i materiali provenienti dall interno della stessa, di copertura e/o di scarto opportunamente ELABORATO P.A.E.

11 accantonati, compresi quelli provenienti dalla decantazione delle acque di lavorazione del frantoio se esistenti. E ammessa l eventuale importazione di materiali dall esterno previa caratterizzazione qualitativa dei litotipi, indicazione delle quantità e della provenienza, solo ai fini della limitata necessità di una buona risistemazione morfologica e agrovegetazionale. 7. DISPOSIZIONI PARTICOLARI Nell area estrattiva San Carlo Polo 24, si procede alla suddivisione in unità minime d intervento coincidenti con le aree estrattive, di proprietà o in disponibilità. Tali unità si intendono come porzioni minime in cui viene suddiviso il polo estrattivo nell ambito delle quali è possibile autorizzare singoli piani di coltivazione e sistemazione finale sulla base di specifiche richieste nel rispetto delle disposizioni contenute nella scheda generale d intervento San Carlo Polo 24. Pur consentendo il rilascio di provvedimenti autorizzativi singoli l attività estrattiva complessiva dovrà avvenire in maniera coordinata evitando modalità di coltivazione che determinino superfici di fine scavo non più recuperabili dal punto di vista morfologico ed i fronti di scavo, nell approssimarsi alle zone di confine fra la varie U.M.I., dovranno avere morfologia a gradoni, con le pendenze e le altezze indicate agli artt. 36 e 37 della Normativa Tecnica di Attuazione Parte I Indirizzi e norme generali, evitando la realizzazione di scarpate a strapiombo di qualsiasi altezza. In calce alla presente scheda si individuano su base cartografica e nello stralcio della Tavola dei Sistema PS /17 del PRG, le Unità Minime di Intervento (U.M.I.) in cui viene suddiviso il Polo 24 San Carlo. Area già rimboschita: Sul margine ovest, nord ovest esiste un area in passato già oggetto di sistemazione finale; dovranno essere realizzati interventi di ingegneria naturalistica atti a conservare il suolo da forme di erosione superficiale, tipo fasciature, viminate ed eventualmente una integrazione della compagine arborea presente (pini) con arbusti, roverelle e carpino. Gestione del suolo: per contenere i rischi di erosione superficiale e per i movimenti di massa, le lavorazioni e sistemazioni dovranno osservare quanto segue: o nei suoli con pendenza superiore al 30% è vietata la lavorazione; o nei suoli con pendenza media compresa tra il 29% sino al 10%, la profondità massima di lavorazione non può superare 0,25 m.; inoltre, la lunghezza degli appezzamenti deve essere contenuta entro 60 m., mediante l apertura di fossi per la regimazione idrica. Copertura vegetale dei suoli per pendenze medie oltre il 10%, con le seguenti modalità: o colture arboree: obbligo inerbimento delle interfile nel periodo invernale; ELABORATO P.A.E.

12 o altre colture: obbligo presenza di copertura (con colture o cover crops) nel periodo autunno-invernale su almeno il 50% dei suoli aziendali. Si precisa che l obbligo di copertura è relativo all area omogenea ed agli appezzamenti interessati. Aria: si ritiene necessario prevedere una serie di misure di mitigazione operative durante le fasi di coltivazione e trasporto; si dovrà pianificare e predisporre un piano di monitoraggio in fase di esercizio della qualità dell aria in prossimità dei ricettori maggiormente prossimi alla cava, al fine di verificare le possibili variazioni della qualità dell aria nella zona in oggetto, di controllare il verificarsi di possibili situazioni di criticità e di fornire un insieme di dati rappresentativi relativi ai processi di inquinamento atmosferico nell area, allo scopo di avere un quadro conoscitivo che consenta di individuare le cause che determinano gli eventuali fenomeni inquinanti, le possibili azioni di mitigazione e risposta necessarie e una più efficace tutela della salute pubblica e del territorio. Rumore: si ritiene necessario pianificare una campagna di monitoraggio ante e post operam al fine di verificare i risultati dello studio e il rispetto dei limiti vigenti presso i ricettori presenti. Morfologia: nel corso dell attività estrattiva si dovrà evitare nel modo più assoluto di pervenire a superfici di fine scavo non più recuperabili dal punto di vista morfologico. Pertanto i fronti di scavo nell approssimarsi alla superficie morfologica finale dovranno progressivamente allinearsi a questa in modo che la superficie di fine scavo venga a coincidere con la superficie di sistemazione finale. ELABORATO P.A.E.

13 8. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA Zona occidentale; Vista da Via Montebellino, versante opposto. Zona centrale, Vista da Via Montebellno, versante opposto ELABORATO P.A.E.

14 Zona orientale, Vista da Via Montebellno, versante opposto ELABORATO P.A.E.

15 ELABORATO P.A.E.

16 COMUNE DI CESENA SETTORE TUTELA DELL AMBIENTE E DEL TERRITORIO SERVIZIO TUTELA DEL TERRITORIO E PROTEZIONE CIVILE VARIANTE AL P.A.E. DEL COMUNE DI CESENA MODIFICHE NORMATIVA TECNICA DI ATTUAZIONE Allegato A: Convenzione tipo per attività estrattive Adozione: Deliberazione del Consiglio Comunale n. 69 del 24 ottobre 2013 Approvazione: Deliberazione del Consiglio Comunale n. 22 del 20 marzo 2014 Staff Progettuale Dott. Geol. Claudio Turci Dott. Geol. Lucia Garaffoni Il Sindaco Paolo Lucchi L Assessore Lia Montalti Il Dirigente Gianni Gregorio ELABORATO P.A.E.

17 ALLEGATO A: CONVENZIONE TIPO PER ATTIVITÀ ESTRATTIVE. omissis. Art. 10 Garanzia per gli obblighi della convenzione A garanzia dell'adempimento degli obblighi derivanti dalla presente convenzione, predisposta ai sensi del primo comma, lettera e) dell'art. 12 della L.R. 17/91, e di quelli derivanti dalle prescrizioni contenute nel (v. nota 4) allegato alla delibera di Giunta Comunale n. del, la Ditta dovrà presentare al Comune, alla firma del presente atto, n. garanzie finanziarie nelle misure e con le prescrizioni appresso specificate. a1) a garanzia dell esecuzione dei lavori di sistemazione morfologica finale. a2) a garanzia della regolare esecuzione della manutenzione della via, per i tratti interessati dal maggior traffico stradale connesso all attività di cava. a3) a garanzia di. a4) b) Le garanzie di cui ai precedenti punti a1), sono state costituite in conformità delle prescrizioni del presente art. 10 e del successivo art. 11, rispettivamente a mezzo di n. distinte fideiussioni bancarie o assicurative per i relativi importi rilasciate da, in data, con i numeri. c) Entro quindici giorni dalla data di scadenza della fideiussione, la Ditta dovrà fornire al Comune idonea attestazione rilasciata dall istituto fideiussore che conferma la permanenza della fideiussione e specifichi il valore e la scadenza della garanzia prestata. d) La mancata attestazione di cui alla precedente lettera c) nei termini ivi previsti, comporta l avvio della procedura di decadenza dall autorizzazione prevista dall art. 16 della L.R. 17/91 e l eventuale successivo incameramento delle garanzie. e) Le fideiussioni bancarie o assicurative dovranno operare a prima richiesta e prevedere espressamente la rinuncia al beneficio della preventiva escussione del debitore principale e la sua operatività entro 15 giorni a semplice richiesta scritta del Comune. f) All inizio di ogni anno, sulla base della relazione annuale di cui al successivo art. 17 ed in relazione allo stato di avanzamento delle opere di sistemazione finale, si provvederà alla corrispondente eventuale riduzione del valore della garanzia fideiussoria.. omissis. ELABORATO P.A.E.

18 Progettisti Emanuela Antoniacci Otello Brighi Maria Chiara Magalotti Pierluigi Rossi Vincenzo Stivala Daniele Minotti Coordinatore aspetti ambientali Alessandro Biondi Coordinatore elaborazioni cartografiche e gestione dati Barbara Calisesi COMUNE DI CESENA PRG Settore Programmazione 2000 Urbanistica VARIANTE GENERALE Collaboratori al progetto Natascia Cantoni Luciana Battistini Elena Genghini Barbara Maggioli Alberto Pezzi Cristina Farnedi Collaboratori elaborazioni cartografiche e gestione dati Leonardo Pirini Mattia Brighi Barbara Santarelli DISCIPLINA DEL TERRITORIO COMUNALE STRALCIO Tavola dei Sistemi PS /17 scala 1 : CONTRODEDUZIONE - APPROVAZIONE VARIANTE 1/2013 PAE S.CARLO Adottata con delibera di C.C. n. 69 del 24/10/2013 Approvata con delibera di C.C. n. del Estremi approvativi: Adottato con delibera di C.C. n. 266 del Approvato con delibera di G.P. n. 348 del Integrazioni: 1^ PUBBLICAZIONE Approvata con delibera di G.P. n. 95 del ^ PUBBLICAZIONE Approvato con delibera di G.P. n. 372 del ^ PUBBLICAZIONE Approvato con delibera di G.P. n. 165 del Il Sindaco Paolo Lucchi L'Assessore Orazio Moretti Il Dirigente Emanuela Antoniacci ELABORATO P.A.E.

19 Tavola dei Sistemi PS scala 1:5000 SAN VIA DELLE MONTEGRANELLO MAMANTE Busca RIO VIA VIA della SAN C. Curbaia Cava di Tufo De Carolis Cava di Tufo Serbatoio MAMANTE C. M VIA M. GRANELLO CAL VIA Rio ELABORATO P.A.E.

20 Servizio Ambiente e Pianificazione Territoriale COMUNE DI CESENA AREA ESTRATTIVA "SAN CARLO" POLO INQUADRAMENTO Comune di: Cesena. Località: San Carlo. Cartografia di riferimento (C.T.R. 1: ): Tav. 255 SE Borello. Tipo di materiale di cui è prevista l'estrazione: arenaria tipo tufo (sabbia di monte). Formazione geologica interessata: Formazione Marnoso-arenacea. Area già inserita nel P.I.A.E. vigente: si (Polo 24 San Carlo ). Area già inserita nel P.A.E. comunale: si (Polo 24 San Carlo ). Varianti rispetto al vigente P.I.A.E.: nessuna. Stato dell area rispetto all'attività estrattiva: area con attività in corso. 2. ANALISI DELLA SITUAZIONE AMBIENTALE Elementi significativi del territorio desunti dall'analisi cartografica: parzialmente interessata da art. 10 del P.T.C.P. Sistema forestale e boschivo (formazioni boschive del piano basale submontano), Pianta, gruppo, filare meritevole di tutela (Siepi); parzialmente interessata da Formazioni non soggette alle disposizioni dell'art. 10 del P.T.C.P. (Formazioni boschive igrofile); art. 20B del P.T.C.P. Particolari disposizioni di tutela di specifici elementi: Crinali ; marginalmente interessata da art. 26 del P.T.C.P. Zone ed elementi caratterizzati da fenomeni di dissesto e instabilità (Aree interessate da frane attive, aree interessate da frane quiescenti); Zone di protezione delle acque sotterranee nel territorio di pedecollina-pianura del P.T.A. Regionale (Settore di ricarica di tipo C). Ulteriori vincoli ambientali: D. Lgs. 42/2004. Falda freatica nella zona interessata: non presente. Falda artesiana nella zona interessata: non presente. Importanza eventuale falda non protetta presente: nessuna. Posizione rispetto all'idrografia superficiale: sulla sinistra idrografica del Rio della Busca e sulla destra idrografica del Rio delle Calanche. Morfologia della zona di intervento: parte sommitale di una dorsale spartiacque avente asse con direzione sud est nord ovest. L attività estrattiva in corso ha profondamente modificato l originaria morfologia dei luoghi. Andamento degli strati rispetto al pendio e/o fronte di scavo: a franappoggio più inclinato del pendio rispetto al fronte di scavo. Condizioni di stabilità in atto nel terreno: non sono evidenti tracce di dissesti passati o in atto. Uso reale del suolo: interessato da attività estrattiva, boscato, incolto, seminativi, colture specializzate. Distanza minima dal perimetro del territorio urbanizzato: 480 mt. Viabilità: l area è accessibile dalla ex S.S. n. 71, ora strada comunale, attraverso la via San Mamante. Traffico esistente: il breve tratto della via San Mamante interessato è utilizzato anche dai mezzi diretti alla discarica della Busca; le altre componenti del traffico sono pressoché trascurabili. 64 ELABORATO P.I.A.E.

21 Servizio Ambiente e Pianificazione Territoriale Infrastrutture a rete rilevate: linea elettrica, linea telefonica. 3. MODALITA' DI ATTUAZIONE Modalità dell'intervento estrattivo: arretramento del fronte con scavo a gradoni e addolcimento complessivo del pendio. Superficie complessiva interessata della previsione: ha 39,14. Quantitativi di materiali lavorabili: mc di sabbia di monte. In merito ai quantitativi si applica quanto specificato all'art. 24 comma 3 delle N.T.A., relativo alle zonizzazioni con attività in corso. Materiale di scarto (a stima): quantitativo inferiore rispetto al volume utile. Zona di accumulo del materiale di scarto: nei piazzali della cava, ovvero in apposita area individuata dal P.A.E.. Durata dell'attività estrattiva: 10 anni per la fase pianificata dal presente piano; si prevede un successivo proseguimento dell attività sulla base di ulteriori quantitativi da pianificare. Viabilità d'accesso: strada comunale San Mamante. 4. IMPATTO SULL'AMBIENTE Traffico indotto (a stima nel decennio): veicoli al giorno. Visibilità dell'intervento: significativa, dalla via San Mamante, da limitati tratti del fondovalle del Savio (E45) ed in genere dai pendii circostanti. Sistemazione finale e modifica morfologica permanente: verrà lasciata una superficie di abbandono provvisoria a gradoni; i fronti di scavo arretreranno e si abbasseranno con il procedere dell attività, a fronte di ogni autorizzazione rilasciata sarà previsto e garantito il recupero agrovegetazionale dei versanti di cava esauriti. Entità della modifica permanente del paesaggio: significativa durante l attività della cava, alla conclusione della coltivazione dovranno essere considerate le modalità di reinserimento dell'intero sito, o dei vari stralci, nel paesaggio circostante. Utilizzazione del suolo ad area sistemata: seminativo, frutteto e vigneto nelle aree meno acclivi; bosco con essenze tipicamente locali nelle scarpate di raccordo. 5. DISPOSIZIONI PARTICOLARI Nelle fasi attuative successive al presente strumento sia considerata la seguente direttiva: - Il P.A.E. detti le linee guida e/o criteri volti alla predisposizione di piani di coltivazione e sistemazione integrati in una visione unitaria dell'intero polo. 65 ELABORATO P.I.A.E.

22 Servizio Ambiente e Pianificazione Territoriale 6. INDICATORI DI MONITORAGGIO Categoria Rumore Suolo Suolo Suolo Suolo Suolo Suolo Suolo Suolo Indicatore Livelli di rumore in corrispondenza di recettori sensibili vicini Quantitativi annui estratti di inerti Disponibilità residue (autorizzato-estratto) Percentuale di materiale estratto rispetto ai residui pianificati Percentuale di materiale commercializzato in Provincia Percentuale di materiale commercializzato fuori Provincia Superficie complessiva dell area estrattiva autorizzata Totale superficie scavata (planimetria) Totale superficie recuperata (planimetria) Unità di misura dba m 3 m 3 % % % m 2 m 2 m 2 Scopo Frequenza Fonte dati Verificare il rispetto dei valori limite in corrispondenza dei recettori sensibili Verifica attuazione Piano Verifica attuazione Piano Verifica attuazione Piano Verifica attuazione Piano Verifica attuazione Piano Verifica attuazione Piano Verifica attuazione Piano Verifica attuazione Piano Esercente Modalità di raccolta elettronica Annuale Esercente Elettronica Annuale Esercente Elettronica Annuale Esercente Elettronica Annuale Esercente Elettronica Annuale Esercente Elettronica Annuale Esercente Elettronica Annuale Esercente Elettronica Annuale Esercente Elettronica Suolo Totale superficie da recuperare m 2 Verifica attuazione Piano Annuale Esercente Elettronica Suolo Acqua Recupero inerti, quantitativo di materiali di recupero prodotti/utilizzati Richiesta di acqua (consumo di acqua per tonnellata di prodotto) Acqua Sorgenti l m 3 Verifica attuazione Piano Annuale Esercente Elettronica M3/ton Consumi idrici Annuale Esercente Elettronica Registrazioni delle portate delle sorgenti 4 misure/anno Esercente Elettronica 66 ELABORATO P.I.A.E.

23 Servizio Ambiente e Pianificazione Territoriale Categoria Infrastrutture Indicatore Numero di camion in entrata/uscita dalla cava Unità di misura n Scopo Frequenza Fonte dati Attività cava/congestione viaria Modalità di raccolta Annuale Esercente Elettronica 67 ELABORATO P.I.A.E.

24 Servizio Ambiente e Pianificazione Territoriale 7. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA 68 ELABORATO P.I.A.E.

25 Servizio Ambiente e Pianificazione Territoriale 8. INQUADRAMENTO CARTOGRAFICO 1: Sezione Borello 69 ELABORATO P.I.A.E.

26 Servizio Ambiente e Pianificazione Territoriale 9. STATO DI ATTUAZIONE DELLA PIANIFICAZIONE 70 ELABORATO P.I.A.E.

27 PTCP di Forlì-Cesena NORME APPENDICE A 125 ELABORATO APPENDICE A - N.T.A. P.T.C.P.

28 PTCP di Forlì-Cesena NORME 126 ELABORATO APPENDICE A - N.T.A. P.T.C.P.

29 PTCP di Forlì-Cesena NORME PREMESSA La definizione delle Unità di Paesaggio operata dal P.T.C.P. deriva dall'analisi di una vasta matrice territoriale, i cui elementi rappresentano i "fattori significativi", posti a valore o a disvalore, derivanti dalla valutazione dei tematismi costruiti nella fase di redazione del Piano stesso. Le unità sono definite dall'insieme degli aspetti morfologici, insediativi e di vulnerabilità che caratterizzano e determinano la tipicità di un ambito territoriale e si pongono come entità verso le quali è necessario produrre politiche adeguate di programmazione e di pianificazione alle varie scale; politiche in grado di favorire processi evolutivi e integrativi, in continuità con il consolidato della strutturazione antropica, individuando gli aspetti di rischio e le forme adeguate di intervento volte alla riqualificazione ambientale, attraverso un sistematico e diffuso processo di riuso dei sistemi intesi come potenziali elementi di una rinnovata e diversificata tipicità territoriale. Come evidenziato in Relazione Generale (cfr. Cap. "La componente paesistica" - "Unità di paesaggio"), tale loro definizione poggia principalmente su quattro fattori, ritenuti per questo determinanti, dei quali due, essenziali, sono "... strutturali di lungo periodo e/o, se si vuole, suscettibili di lentissima trasformazione: da una parte le strutture geomorfologiche che costituiscono e caratterizzano le diverse sezioni territoriali e dall'altra la trama e il sedimento delle diverse logiche insediative storiche che hanno prodotto l'assetto insediativo attuale...", e l'altra coppia, di riferimento fondamentale pur se gerarchicamente secondaria rispetto alla precedente, sono "... fattori di più breve periodo e/o, se si vuole, evolutivi: da un lato, sul versante geomorfologico, le dinamiche soggiacenti e recenti dei fenomeni di dissesto e di modificazione del reticolo idrografico, dall'altro le dinamiche di evoluzione degli usi dei suoli...". L'ordinamento gerarchico definito per gli elementi strutturanti il territorio, variamente espressi (e con varia evidenza) dai tematismi analizzati dal Piano è ovviamente conseguente ad ipotesi e scelte progettuali e politiche poste alla base del Piano stesso, impedisce, in questa fase, al sistema infrastrutturale di "influenzare" significativamente il processo d'individuazione delle Unità di Paesaggio. Ciò probabilmente anche a causa della mancanza di una "cultura" specifica - d'altronde ancora in embrione a tutti i livelli della pianificazione urbanistica corrente -, ossia di quella capacità di correlare i temi infrastrutturali (ad eccezione della viabilità, rappresentante da sempre l'unica "infrastruttura" presa in conto) a quelli consueti e propri della pianificazione urbanistica, ossia dei sistemi "ambientale" e "insediativo". Ciò premesso, in questa fase del processo di pianificazione alla scala provinciale può risultare realmente privo di senso il "ritagliare" i vari sistemi infrastrutturali considerati, ossia d'acquedotto, fognatura e depurazione, raccolta e smaltimento dei rifiuti, energia, viabilità e telecomunicazioni, "sulle" otto Unità di Paesaggio individuate, descrivendoli, in riferimento a queste, con un esercizio che risulterebbe effettivamente poco più che computistico, quanto meno, senza dubbio, relativamente ai sistemi a "rete fisica" (acquedotto, fognatura - depurazione, energia). Tuttavia, é possibile evidenziare per ciascuna Unità di Paesaggio alcuni aspetti infrastrutturali emergenti - comunque ritenuti tali più dal punto di vista relativo, nel confronto cioè con le altre Unità, piuttosto che non in assoluto - capaci di esprimere una specificità della singola Unità di Paesaggio e per questo capace di caratterizzarla in modo significativo. Le singole unità non vanno intese come ambiti rappresentati da una pervasiva omogeneità, ma come ambiti in cui sono riscontrabili e riconoscibili problematiche convergenti, cui dovrà fare riferimento lo sviluppo di politiche specifiche, in grado di interpretare momenti ulteriori di connotazione e di singolarità all'interno delle stesse unità omogenee e in condizione di fornire una assonante e integrata capacità evolutiva alle varie forme delle strutture ambientali e insediative. La preliminare descrizione che di seguito viene data delle unità di paesaggio individuate, si articola, fatta eccezione per l'udp7 che presenta caratteristiche peculiari e distintive, nei diversi aspetti geomorfologico, ambientale, insediativo e infrastrutturale, fornendone una prima base di lettura ed evidenziandone i principali profili e problematicità. La presente definizione delle Unità di Paesaggio provinciali rappresenta quindi un primo approccio che ha un valore essenzialmente ricognitivo, incentrato principalmente sugli aspetti fisico-ambientali. 127 ELABORATO APPENDICE A - N.T.A. P.T.C.P.

30 PTCP di Forlì-Cesena NORME Lo sviluppo delle scelte progettuali relative alle matrici infrastrutturale ed insediativa, oggetto della seconda parte del P.T.C.P., consentirà di completare il quadro delle vulnerabilità e delle problematiche territoriali di ciascuna di esse e ne individuerà più compiutamente il quadro delle azioni programmatiche e degli indirizzi di assetto territoriale di cui esse saranno riferimento. UDP1 - PAESAGGIO DI MONTAGNA E DELLA DORSALE APPENNINICA - CARATTERI GEOMORFOLOGICI L'unità é caratterizzata da un forte rilievo del paesaggio, con versanti molto acclivi e fortemente incisi e più rare zone a minore acclività, di norma costituite da accumuli di frana quiescente; rare sono invece le frane in evoluzione, concentrate per lo più nella porzione di N-O. Tutta l'unità é intensamente forestata e percorsa da torrenti, per lo più sviluppati in direzione SO- NE, ricchi di acque nel periodo primaverile e che mantengono portate apprezzabili anche durante i periodi di secca per la presenza di numerose sorgenti legate alla natura arenacea e all'intensa fratturazione degli ammassi rocciosi. I terreni infatti appartengono, pressoché per l'intera unità, alla formazione Marnoso-Arenacea romagnola, manifestandosi nell'affioramento di membri a diverso rapporto arenarie-peliti lungo fasce allungate in direzione NO-SE. La tettonica si manifesta con la presenza di numerose linee di sovrascorrimento e faglie anche di notevole estensione. Nella sua porzione di S-E, l'unità si estende a comprendere una parte di affioramento delle marne di Verghereto, ed una più piccola porzione appartenente ai complessi tosco-emiliani. - CARATTERI AMBIENTALI E' questo l'aspetto maggiormente caratterizzante l'unità. Infatti l unità si sviluppa pressoché per l'intera sua estensione all'interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna; il cui limite di pre-parco coincide, significativamente, con la perimetrazione verso Nord dell'unità stessa. La forte naturalità dell'unità, garantita con continuità sull'intera sua estensione, é altresì testimoniata dalla qualità dell'abbondante risorsa idrica, dalla varietà e ricchezza della copertura forestale e dalla estremamente rarefatta presenza antropica. - CARATTERI INSEDIATIVI Gli aspetti antropici sono caratterizzati dal forte legame col sistema territoriale dell'unità, sia dal punto di vista insediativo-morfologico che da quello socioeconomico. Infatti i sistemi insediativi, estremamente limitati in numero e dimensione, sono caratterizzati da un'assonanza morfologica con le emergenze territoriali, che hanno dato riconferma all'insediamento antico originario; ciò si riscontra frequentemente là dove si realizzano minori acclività dei versanti, ossia ove si manifestano principalmente la "rottura" nel sistema "impluviodispluvio" ed in corrispondenza delle zone di testata dei crinali. Il rapporto fra la struttura insediativa sparsa e gli aspetti socioeconomici dell'unità é testimoniato dalla contrazione del sistema insediativo antico - il quale risultava naturalmente più consistente di quello attualmente riscontrabile -, ciò in relazione al diverso valore che nel tempo hanno assunto le risorse naturali proprie del territorio. Unitamente ad un processo di forte riduzione dell'attività agricola e forestale, si é manifestato, per converso, un recupero dell'attività economica conseguente al nuovo interesse rivolto agli aspetti prettamente naturalistici e della loro fruizione che il territorio esprime. Tale inversione di valori ha rappresentato la perdita degli elementi tipici dell'antropizzazione consolidatasi in precedenza, che era in grado di garantire la forma più puntuale e diffusa di salvaguardia ed utilizzo delle risorse territoriali. - CARATTERI INFRASTRUTTURALI La sua forte naturalità é confermata dalla limitatissima infrastrutturazione. Rileva l'invaso artificiale di Ridracoli, confinato a Sud dal "Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna" con l'annesso impianto di potabilizzazione in località 128 ELABORATO APPENDICE A - N.T.A. P.T.C.P.

31 PTCP di Forlì-Cesena NORME Isola (S. Sofia), quale presenza forte per tutto il sistema acquedottistico provinciale; da qui ha origine il 70% circa di tutta l'acqua potabile immessa nella rete provinciale. I pochi centri urbanizzati, fra i quali si ricordano quelli dei comuni di Premilcuore e Verghereto - peraltro posti in posizione di confine con altre UDP - sono alimentati da sorgenti locali. La scarsa consistenza del sistema insediativo é ancora confermata dalla presenza di poche reti fognarie; queste sono di tipo unitario, ad eccezione di parte di quelle rilevate per il centro di Balze (Verghereto) che sono nere; figurano quattro impianti di depurazione centralizzati (S. Benedetto, Premilcuore, Corniolo, Balze) unitamente a poche fosse Imhoff a servizio degli scarichi pubblici di rete mista. Non figurano discariche attive, ma solo due esaurite (una di RSU ed un'altra di materiale inerte da demolizione). Di scarsissima consistenza é ovviamente la rete energetica; figurano solo linee di media tensione per l'energia elettrica ed una cabina primaria (AT-MT) in località Isola (S. Sofia) ossia prossima all'udp confinante a Nord (UDP3); la rete gas (sino a diametri di 4^ specie) figura in servizio ai soli centri di S. Benedetto, Verghereto e Balze. Sei sono i siti d'antenna radiotelevisiva; otto quelli a servizio del sistema delle comunicazioni a mezzo telefonia fissa e mobile. La rete stradale principale é quella tipica del sistema di valico, con assenza di collegamenti transvallivi. I valichi appenninici sul confine Sud dell'unità, quest'ultimo coincidente con grande parte del confine Provinciale (e Regionale), sono interessati dalle strade statali SS 67, SS 9ter ed SS tutte e tre in zona Parco - e dalla strada di grande comunicazione E45; figura altresì, sempre con collegamento transappenninico oltre provincia, le strada provinciale SP 137 (ex SS 71- "Umbro Casentinese " unitamente alla SP 138). UDP2 - PAESAGGIO DELL'EMERGENZA DEL COMERO-FUMAIOLO - CARATTERI GEOMORFOLOGICI Dal punto di vista geologico, questa unità si presenta estremamente complessa; vi affiorano infatti formazioni geologiche autoctone come pure formazioni che hanno subito un trasporto tettonico durante l'orogenesi appenninica. Partendo dalla sua porzione S-E si passa infatti dai terreni calcarei del monte Fumaiolo a quote superiori ai 1000 s.l.m. caratterizzati da ampie superfici a bassa acclività con deboli incisioni, a terreni calcarenitici con un brusco salto di quota a N-O della Ripa della Moia per salire di nuovo più dolcemente a quote da a quasi m. s.l.m. sui terreni arenacei della formazione di Monte Senario. Superato il crinale di Monte Comero, si torna a scendere rapidamente verso le più basse quote di fondo valle del fiume Savio in corrispondenza di San Piero in Bagno attraversando una delle più ampie frane quiescenti del territorio provinciale e incontrando in affioramento terreni argillosi appartenenti al Complesso Caotico. La fascia S-E dell'unità si differenzia per l'affioramento dei terreni appartenenti alla Formazione delle Marne di Verghereto e della Formazione Marnoso-Arenacea. Ad eccezione di quest'ultima porzione, l'unità é caratterizzata da un'acclività media moderata o bassa, e da incisioni poco marcate. La copertura forestale, pur se significativa, è accompagnata da ampie porzioni occupate dalle attività agricole e di pascolo favorite dalla morfologia dolce. Sia il complesso del Fumaiolo che quello del monte Comero rappresentano due corpi acquiferi molto significativi, dando luogo a numerose sorgenti perenni che costituiscono un'importante risorsa a livello locale. - CARATTERI AMBIENTALI L'unità presenta un buon grado di naturalità, favorito dalla bassa densità antropica e limitata infrastrutturazione del territorio che consentono una continuità ecologica all'interno dell'unità stessa. Il paesaggio é complessivamente caratterizzato da una diversificazione di ambiti naturali ed agricoli; tale caratterizzazione é anche manifesta nella presenza di specie arboree "coltivate" (principalmente castagno e cerro) che testimonia uno scenario ambientale diffusamente antropizzato. 129 ELABORATO APPENDICE A - N.T.A. P.T.C.P.

32 PTCP di Forlì-Cesena NORME L'unità, sulla base di evidenze geologiche e morfologiche, si caratterizza per una serie significativa di emergenze paesaggisticamente rilevanti, quali il Monte Fumaiolo, la Ripa della Moia, il Monte Comero, le Marne di Verghereto e le Balze di Verghereto, che, pur nella loro diversificazione, costituiscono un sistema organicamente omogeneo di emergenza naturalistica. - CARATTERI INSEDIATIVI La polarità morfologica come sopra definita, é tale anche in termini insediativi, in quanto costituisce, rispetto alla serialità dei pettini crinalizi definiti nella restante parte del territorio provinciale, un episodio di emergenza in grado di strutturare a proprio coronamento sistemi insediativi accentrati e sparsi, fortemente relazionati all'insieme radiale dei crinali locali. Le strutture insediative che si rilevano, in riferimento all'emergenza geomorfologica che si configura similmente ad un "altopiano", sono quelle tipiche di mezza costa, e costituiscono una struttura antropizzata di "cerniera" dei crinali insediativi in grado di raccogliere i percorsi di più ampia scala territoriale (controcrinali). La polarità del sistema in rapporto alla struttura connettiva di ambiti territoriali più vasti ha consentito la permanenza e la riconferma dell'insediamento accentrato e sparso, pur a fronte di fenomeni di depauperamento tuttavia qui minori rispetto ad ambiti territoriali simili. - CARATTERI INFRASTRUTTURALI I sistemi a rete circuitano l'emergenza con collegamento dei centri abitati che attorno ad essa si sono sviluppati. Numerose sono le sorgenti ed i serbatoi di accumulo della risorsa idrica. Il maggior sviluppo insediativo sul confine nord dell'unità, ossia verso valle, ha qui definito una più alta concentrazione di scarichi e impianti depurativi rispetto ad altre zone; tuttavia si evidenzia l'inconsistenza della rete fognaria e la totale mancanza di impianti di depurazione veri e propri, rilevando infatti la presenza di sole fosse Imhoff, che scaricano direttamente nel fiume Savio in quel lungo tratto dove questi confina con l'udp2 ovvero in punti più a valle, con attraversamento dell'udp confinante (UDP3), in particolare nella zona del Lago di Quarto. Non figurano discariche attive o dismesse. Il servizio gas é garantito a tutte le principali località; la rete ENEL perimetra l'emergenza morfologica, lasciandone praticamente liberi tutti i versanti; non figurano linee ad AAT o AT. UDP3, 3a e 3b - PAESAGGIO DELLA MEDIA COLLINA - CARATTERI GEOMORFOLOGICI Dal punto di vista geologico e morfologico anche questa unità presenta caratteri diversi su ampie porzioni. Risulta prevalentemente costituita da terreni appartenenti alla Formazione Marnoso- Arenacea pur suddivisi in membri a diverso rapporto arenarie-peliti che risulta generalmente crescere passando da ovest a est. L'unità è caratterizzata da una presenza diffusa ma non incisiva di fenomeni franosi, prevalentemente di tipo quiescente e da acclività media non particolarmente elevata. Un distinguo va fatto a questo proposito per la fascia che si estende tra il Monte Girone a NO e Spinello a SE (sottounità 3a) caratterizzata da acclività decisamente più alte (>50%) e da una presenza di fenomeni franosi che al contrario risulta molto ridotta. Anche la fascia sottostante, compresa tra Camposonaldo in Comune di Santa Sofia, a NO, e il Fiume Savio a San Piero in Bagno si distingue per alcuni caratteri fisici determinati dall'affioramento in tale fascia di terreni appartenenti ai Complessi Tosco-Emiliani, di natura geologica molto diversa. In questa porzione dell'unità infatti l'acclività media è generalmente più bassa che altrove con assenza di pronunciate linee di crinale; più elevato al contrario risulta qui l'aspetto del dissesto per la presenza di numerosi fenomeni, prevalentemente di tipo quiescente pur non mancando anche significativi movimenti in evoluzione anche di notevole estensione. La porzione occidentale dell'unità (sotto unità 3b), infine, risulta distinguibile in relazione ad aspetti particolari del paesaggio connessi alla geologia pur se anche qui risulta largamente prevalente la Formazione Marnoso-Arenacea. Un primo carattere distintivo è quello che ne caratterizza la porzione a sud del Fiume Savio, appartenente prevalentemente al sottobacino del Torrente Para, 130 ELABORATO APPENDICE A - N.T.A. P.T.C.P.

33 PTCP di Forlì-Cesena NORME che risulta fortemente marcata dalla presenza storica di attività estrattive della pietra arenaria che affiora in banchi regolari di buona qualità; tale attività ha dato luogo ad un paesaggio particolare di scarpate rocciose e accumuli di detrito che, pur se generato da attività antropiche, è oramai indissolubilmente legato al paesaggio naturale. La porzione a nord invece è caratterizzata dall'affioramento di terreni arenacei di grosso spessore ma più scarsa cementazione che attenuano in parte il paesaggio costituito dal susseguirsi di crinali "a schiena d'asino" tipico della Formazione Marnoso-Arenacea dando luogo ad un rilievo meno inciso e tormentato che altrove nell'unità. - CARATTERI AMBIENTALI Si mantiene anche in questa unità un buon grado di naturalità dell'ambiente, nonostante la più forte coesistenza con l'utilizzo antropico del territorio. Se l'insediamento risulta infatti maggiormente distribuito, é al contempo di intensità limitata e strettamente intrecciato con l'ambiente naturale; é pertanto dominante la continuità del sistema ecologico complessivo sull'intera sua estensione. L'unità si caratterizza per una forestazione varia e diffusa, con densità fondamentalmente omogenea al suo interno se si eccettua la sottounità 3a, nella quale se ne rileva un incremento significativo. Il sistema boschivo e quello agricolo sono fortemente compenetrati e al tempo stesso distinti, prevalendo decisamente il primo in considerazione della maggior superficie a forte acclività che ne consente lo sviluppo, le limitate zone in piano sono prevalentemente utilizzate a pascolo e coltivo. La natura geologica e geostrutturale dei terreni consentono lo sviluppo di modesti bacini idrogeologici che danno luogo a diffuse, pur se quantitativamente limitate, risorse idriche. - CARATTERI INSEDIATIVI Questa unità presenta una limitata conservazione di utilizzo della struttura insediativa diffusa, legata all'emergenza naturale, mentre si caratterizza per la concentrazione insediativa aggregata e sparsa prevalentemente nell'intorno del sistema di fondovalle. Solo alcuni insediamenti hanno mantenuto l'uso dell'emergenza orografica, in quanto ubicati su percorsi alti, in continuità col fondovalle. Il sistema connettivo trasversale é stato fortemente contratto a favore di un sistema misto, rappresentato dalle percorrenze più agevoli, legate alle emergenze integrate alle strutture dei fondovalle secondari. Tale processo, congiuntamente alla perdita di valenza produttiva del sistema territoriale, ha creato un'insieme fortemente squilibrato, il cui esito è una costante una regressione del sistema antropizzato. Forme diversificate di utilizzo, che siano in grado di costituire occasioni integrate di processi produttivi legati alle diverse tipicità presenti, potrebbero produrre, attraverso il riequilibrio e la rimessa in valore dell'intero sistema, forme idonee alla valorizzazione dell insediamento antropico e, per questa via, della salvaguardia territoriale. L'insieme delle politiche dovrà appartenere ad una matrice sistematica in grado di individuare la gradualità degli interventi e costituire il quadro di riferimento per le modificazioni compatibili. - CARATTERI INFRASTRUTTURALI L'UDP3 (unitamente alle sottounità 3a e 3b) si sviluppa su un'ampia fascia di territorio che interessa tutta l'area provinciale in direzione E-O, dal confine con la provincia di Rimini ad Est sino a quello con la provincia di Ravenna ad Ovest. Come già ricordato, la sua morfologia é quella di media e alta collina, caratterizzata dall'alternanza di pettini vallivi e crinali (crinali secondari). Tuttavia, l'identificazione fatta per i primi attraverso l'udp8 - "Paesaggio dei fondovalle insediativi", limita fortemente i "contenuti infrastrutturali" esprimibili per questa Unità, essendo necessariamente addensato nelle zone di fondovalle il sistema insediativo (residenza, produzione, attrezzature sociali) e dunque gran parte delle reti infrastrutturali ad esso asservite. Ciò premesso, alcune considerazioni possono comunque essere sviluppate anche per questa UDP. Innanzitutto si evidenzia che i centri urbanizzati di due soli comuni, sui dieci complessivamente individuabili unitamente all'udp8, ricadono interamente all'interno dell'unità: é il caso di Tredozio e di Sarsina, rispettivamente posti sui versanti estremi Ovest ed Est (quest'ultimo 131 ELABORATO APPENDICE A - N.T.A. P.T.C.P.

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