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2 Durantelaproiezionediquestadiapositivaildocentesipresentaedeffettuaun rapido giro di interviste per la conoscenza dell aula. Il docente deve entrare in aula con un idea precisa del livello di conoscenza dei discenti sugli argomenti oggetto del suo intervento; ad ogni modo il momento inizialedellepresentazionièfondamentalepertracciareunamappadell aulae saggiare il livello generale di conoscenze con qualche domanda o approfondendo un caso o una notizia da adottare come esempio. È quindi necessario spiegare che il rischio chimico è normato da un titolo specifico del D.Lgs. 81/08 e riguarda tutti gli ambienti di lavoro. 1

3 Il docente mostra all aula gli obiettivi da raggiungere durante il corso evidenziando che lo scopo finale è rendere consapevoli e capaci di identificare i contenuti minimi di un documento di valutazione del rischio chimico. Durante la presentazione di questa diapositiva si verifica se i concetti indicati sono conosciuti anche se solo superficialmente o assolutamente ignoti sondando quindi le preconoscenze possedute dall aula e l omogeneità delle esperienze degli uditori. 2

4 Il docente introduce gli argomenti che saranno trattati nel corso spiegando che tutti sono finalizzati alla corretta valutazione e gestione del rischio chimico e alla definizione delle misure di prevenzione e protezione generali e specifiche e alla redazione del documento di valutazione del rischio chimico.

5 Campo di applicazione del Titolo IX del D.Lgs. 81/08 Il docente spiega il concetto di pericolo associato al rischio chimico attraverso la definizione di sostanza e preparato/miscela comeleformepiùdiffusenelle qualisipossonotrovaregliagentichimiciincommercioenell utilizzocomune. In modo semplice e attraverso esempi pratici di vita quotidiana e negli ambienti di lavoro spiega il concetto di sostanza pura e di miscela evidenziando che con l introduzione del regolamento CLP il termine preparato presente nel D.Lgs. 81/08 viene sostituito dal termine miscela e che esiste di fatto la doppia nomenclatura attualmente vigente. Si può evidenziare che sostanze sono ad esempio l alcool etilico, l acetone, l acqua, mentre preparati intesi anche come miscele possono essere: vernici, colle, miscele di soventi ecc. Si accenna sempre in modo molto semplice alla possibilità della materia di presentarsi in diversi stati di aggregazione quali: solido, liquido, vapore e che lo stato in cui si presenta la materia influenza fortemente il rischio e le vie di esposizione. 4

6 In questa diapositiva viene introdotta la definizione di sostanza come definita dalla norma chiarendo che vengono considerate nel campo di applicazione del D.Lgs. 81/08, Titolo IX, anche le sostanze di origine naturale le quali possono essere anch esse pericolose e che quindi il pericolo di un agente chimico non dipende dall origine ma dalle sue caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche. Si riportano esempi quali il petrolio (origine naturale, ma pericoloso) alcuni coloranti di origine naturale ad esempio utilizzati anche nelle tinture per i capelli. 5

7 Vengono indicate le principali norme che riguardano la classificazione ed etichettatura di sostanze e preparati/miscele pericolose, è necessario spiegare che i D.Lgs. 52/97 e 65/2003 saranno sostituiti progressivamente dal regolamento CLP e che l entrata in vigore di tale regolamento obbliga il datore di lavoro ad aggiornare gli adempimenti in materia di rischio chimico.

8 Viene data la definizione di agente chimico pericoloso secondo il D.Lgs. 81/08 e si spiega che in questa definizione rientrano praticamente quasi tutte le sostanze-preparati/miscele pericolose in quanto è sufficiente che posseggano la capacità di recare danno alla salute o alla sicurezza del lavoratore indipendentemente dalla classificazione. In tale definizione vengono considerate sostanze/miscele etichettate ai sensi del D.Lgs. 52/97 e D.Lgs. 65/2003 e del regolamento CLP n.1272, ma anche sostanze/miscele non etichettate e i prodotti di processo.

9 Accanto alle norme di classificazione esistenti sono stati recepiti di recente dei regolamenti europei: come il Regolamento 1272 CLP che introduce nuovi criteri e modalità di classificazione e assume valenza mondiale. Questa nuova classificazione fornisce le informazioni omogenee per la circolazioni delle merci, ma richiede che i datori di lavoro si aggiornino e aggiornino la valutazione del rischio chimico e tutti gli adempimenti correlati. Il Regolamento 1272/08, entrato in vigore il 1/12/2010, per quanto concerne le etichette dei prodotti, di fatto modifica profondamente il modo di etichettare i prodotti immessi sul mercato che saranno distribuiti con nuove etichette e simbologie completamente diverse per molti pericoli.

10 I pittogrammi dei nuovi regolamenti sono diversi da quelli precedenti e devono essere presentati evidenziando le diversità. Sono diverse: le forme, i colori, i pittogrammi e i significati. Vengono introdotti simboli nuovi come i gas sotto pressioneeglieffettiabreveealungotermine. IlmodoincuisipresentanocomeformaèmoltodiversodaquellidelD.Lgs. 52/97 e D.Lgs. 65/03 in cui il pittogramma era quadrato arancione e nero. Questi hanno forma a rombo e sono di fondo bianco, pittogramma nero e cornice rossa. Mentre i pericoli per la salute mantengono almeno nel disegno centrale grafiche simili ai precedenti ad eccezione dei gas sotto pressione che sono di nuova introduzione. Gli effetti per la salute si differenziano profondamente dalla classificazione precedente che era basata sulla quantità, questa invece distinguere effetti a lungo periodo e a breve periodo, poi gli effetti lievi. I simboli sono del tutto nuovi. 9

11 VengonospiegatelediversitàtralaclassificazioneEUequellaCLPricordandoil significato dell etichettatura. Per imparare a riconoscere e diversificare i due diversi sistemi di etichettatura è bene metterle a confronto evidenziando di volta in volta cosa è cambiato.

12 Vengono analizzati i pittogrammi anche confrontandoli con i simboli della segnaletica utilizzata nel trasporto delle merci. Un aspetto positivo della nuova etichettatura è che è molto simile a quella dei trasporti e in tal modo favorisce un linguaggio unico di segnalazione del rischio.

13 La nuova classificazione diversifica i simboli di pericolo e di attenzione se ne da spiegazione, viene fatto il confronto con le frasi R ed S della vecchia classificazione e portati esempi. La nuova classificazione prevede l esistenza di più categorie di sostanze/miscele pericolose, categorie più pericolose e categorie meno pericolose.

14 Valutazione del rischio chimico: aspetti normativi, criteri e metodi Il relatore presenta all aula il significato dellavalutazioneaifinidellariduzione egestionedelrischio. La valutazione del rischio chimico, oltre a quella delle atmosfere esplosive, è obbligatoria che venga fatta preventivamente all inizio dell attività, secondo quanto previsto dai criteri espressi nell art. 223 del D.Lgs. 81/08, Titolo IX, Capo I e II. 13

15 Si spiega che verrà affrontata sia la parte normativa e gli adempimenti obbligatori che quella tecnica. Questa valutazione è obbligatoria in modo preventivo all inizio dell attività per gli agenti chimici pericolosi (sostanze/miscele) secondo quanto definito dal D.Lgs. 81/2008. Deve essere effettuata per ogni mansione, per la salute e per la sicurezza. 14

16 Si introduce il concetto di valutazione del rischio chimico e il percorso logico da seguire. Il percorso valutativo inizia identificando tutte le sostanze/miscele presenti in tutti i prodotti e processi che rientrano nella definizione di Agenti Chimici Pericolosi. Quindi vengono identificate tutte le frasi lavorative in cui tali sostanze/miscele sono presenti e le mansioni (gruppi omogenei che svolgono tali lavorazioni).

17 L art. 223 che introduce i contenuti minimi della valutazione del rischio chimico consente anche di giustificare se l entità dei rischi connessi all attività lo consentono di non procedere con una valutazione di dettaglio. Quando gli scenari di rischio sono chiari e ben definiti può non essere necessario approfondire ulteriormente le analisi di rischio.

18 Si rafforza il concetto per il quale la valutazione del rischio chimico deve avvenire in modo preventivo prima che inizi l attività quando sono già attuate le misure di prevenzione e protezione necessarie. Questa disposizione normativa deriva dal tipo di rischio che essendo meno percepibile e più complesso degli altri richiede un analisi preliminare. Solo dopo aver disposto tutte le misure preventive e protettive è possibile iniziare a lavorare.

19 L aggiornamento della valutazione del rischio è obbligatorio ogni volta che intervengono modifiche di qualunque tipo. Tale aggiornamento implica anche aggiornamento delle misure di prevenzione e protezione. L aggiornamento è un principio generale obbligatorio nel caso di ogni tipo di valutazione e quindi anche per il rischio chimico.

20 Si spiegano passo passo tutti gli obblighi fornendo esempi per ognuno. Eliminare e ridurre al minimo i rischi derivanti da agenti chimici pericolosi è la prima misura che può essere attivata già nella fase iniziale quando vengono acquisite le schede di sicurezza e valutati i prodotti ai fini dell acquisto. È possibile già nella fase dell approvvigionamento scegliere ciò che è meno pericoloso. Quindi si possono attuare le altre misure.

21 Si spiegano passo passo tutti gli obblighi fornendo esempi per ognuno. Ridurre gli agenti chimici pericolosi, le esposizioni, il numero degli esposti, i tempi e le intensità (quantità) degli agenti corrisponde a ridurre il più possibile la dose di inquinante che può entrare a contatto con l organismo del lavoratore. Anche le misure igieniche sono essenziali. Può accadere, ad esempio, che non lavandosi le mani o mangiando in un ambiente contaminato si portino alla bocca contaminazioni nocive.

22 Si spiegano passo passo tutti gli obblighi fornendo esempi per ognuno. Ridurre al minimo le quantità, anche ai fini dell immagazzinamento, è un principio generale di riduzione del rischio che consente poi una più semplice gestione. Quindi è necessario scegliere modalità di lavoro, trasporto e immagazzinamento opportune.

23 Si introduce il concetto di rischio irrilevante e/o basso e gli obblighi. Si spiega che la definizione del concetto di rischio irrilevante è da associarsi ad esposizioni che non determinano effetti sulla salute, mentre per basso si intende livelli di rischio incendio basso. Quando ci si trova in condizioni di rischio basso e/o irrilevante si attuano solo le misure generali di tutela e non quelle specifiche.

24 Nel caso di rischio irrilevante e/o basso si evidenziano gli obblighi che non si applicano. Chiarire questo obbligo è fondamentale anche ai fini della sorveglianza sanitaria.

25 Nel caso di rischio non irrilevante e/o basso si evidenziano gli obblighi che si applicano. Devono infatti essere applicate quelle che si definiscono misure specifiche di prevenzione e protezione quali: misure organizzative, processi, attrezzature e materiali adeguati, sorveglianza sanitaria, DPI (sistemi di captazione alla fonte), ecc.

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