CONCILIAZIONE TRA TEMPI DI VITA E TEMPI DI LAVORO
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- Adamo Mattioli
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1 CONCILIAZIONE TRA TEMPI DI VITA E TEMPI DI LAVORO Presentazione della principale legislazione di settore dalla Comunità Europea alla Regione Puglia Abstract Le politiche per la conciliazione rappresentano un importante elemento di innovazione dei modelli sociali, economici e culturali dei Paesi occidentali. Esse hanno soprattutto il compito di fornire e proporre strumenti che, rendendo compatibili sfera lavorativa e sfera familiare, consentano a donne e uomini di vivere al meglio i molteplici ruoli all interno di società complesse conciliando il ruolo produttivo e quello riproduttivo. Tali politiche si riferiscono ad una serie di azioni volte a migliorare l'organizzazione lavorativa o la qualità della vita in quei contesti in cui la donna e l'uomo svolgono attività professionali e di cura; in particolare cercano di creare presupposti e soluzioni normative o pratiche per soddisfare e venire incontro alle esigenze di vita familiare (es. assistenza agli anziani, bambini ecc.). Nelle politiche nazionali ed europee il termine conciliazione è oggi una delle parole chiave all intersezione delle politiche del lavoro e delle pari opportunità ed è legato all'evoluzione dei ruoli rispettivi delle donne e degli uomini delle società a capitalismo avanzato; in particolare è una questione legata alla partecipazione femminile al lavoro. L'obiettivo della ricerca desk è ripercorrere l'evoluzione legislativa delle politiche di conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro, raccogliendo e citando le principali linee guida e direttive europee e leggi nazionali, soffermandosi sugli aspetti fondamentali delle stesse. Inoltre si analizza in breve la legislazione della Regione Puglia in tema di conciliazione, attraverso la presentazione della legge principale n.7 del 2007 che affronta in maniera diretta la conciliazione dei tempi tra famiglialavoro-città. A livello europeo la Direttiva 96/34 sul congedo parentale è stata la prima a considerare l'importanza dell impiego da parte degli Stati membri di strumenti che favoriscano, per la donna, la 1
2 conciliazione dei tempi della vita professionale con quella familiare. Inoltre ogni anno la Commissione europea pubblica una relazione sulle pari opportunità, in cui si presenta lo scenario europeo sul tema e si tracciano nuovi percorsi programmatici nelle politiche di genere. Tra le ultime relazioni pubblicate una tra le più significative, dal punto di vista dei contenuti, è certamente la Relazione annuale sulle pari opportunità del 2004 che stabilisce due principi fondamentali per l'attivazione della parità di genere e di conciliazione: La parità fra le donne e gli uomini deve essere sistematicamente presa in considerazione in tutte le politiche e le azioni comunitarie. Il tema della conciliazione non riguarda esclusivamente il genere femminine. - Secondo il diritto comunitario, infatti, il successo delle strategie intese ad aumentare i tassi dell'occupazione dipende dalla possibilità offerta sia alle donne che agli uomini di trovare un equilibrio tra vita professionale e la vita familiare. L anno 2006 la legislazione europea segna un passaggio ulteriore con la redazione della Road Map (Mep) per le pari opportunità per gli anni , conosciuta come Tabella di marcia per gli Stati membri, e si basa sull esperienza della strategia quadro in tema di parità tra donne e uomini relativa al periodo e combina l avvio di nuovi interventi con lo scopo di individuare strategie coerenti con gli obiettivi di Lisbona in campo occupazionale 1, individuando tra le politiche di intervento quelle di riconciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare nella sua accezione più ampia. A tal fine si indicano le seguenti strategie: politiche volte a stabilire orari di lavoro flessibili per donne e uomini; aumentare i servizi di custodia; migliorare le politiche di conciliazione tra lavoro e vita familiare per donne e uomini, con una divisione equa delle responsabilità domestiche e familiari tra i due sessi di genere. Un contributo ulteriore la Commisiione europea lo fornisce agli Stati Membri attraverso il finanziamento di azioni e interventi che trovano concretezza nella programmazione comunitaria di gestione della DG Employment Social Affairs & Equal opportunities, il cui programma principale 1 Raggiungere almeno il 60% di tasso di occupazione femminile e il 70% di quello totale di uomini e donne insieme entro il Questi obiettivi, e specialmente il tasso globale del 70% possono essere raggiunti solamente attraverso un ulteriore e sostenuto impegno degli Stati membri nel programmare e attuare delle politiche volte all'incremento del tasso di occupazione delle donne. 2
3 d'interesse per l'occupazione e le pari opportunità è il Progress, che con la nuova programmazione sostituisce l'ex iniziativa comunitaria Equal. Tra gli altri interventi comunitari rientrano: il Fondo Sociale Europeo, il Fondo Sociale Europeo per le pari opportunità e il Programma occupazione, Affari sociali e pari opportunità ; l Agenda sociale europea ; i programmi d azione contro la discriminazione e per il riconoscimento dei diritti fondamentali; le misure attive di inclusione destinate a soggetti deboli. In Italia invece il tema della conciliazione si è evoluto durante il percorso legislativo nazionale a partire dagli anni '70, nel clima storico del movimento di emancipazione femminile. Tuttavia, un primo accenno alle politiche di conciliazione lo troviamo nella Legge n. 125 del 10 aprile Essa recepisce le Raccomandazione del Consiglio delle Comunità europee n. 635 del 13 dicembre 1984 sulla promozione di azioni positive a favore delle donne, istituendo lo strumento delle azioni positive da realizzare per favorire la presenza e la qualificazione delle donne nel mercato del lavoro, in modo da colmare il divario e ridurre gli ostacoli che impediscono la realizzazione delle pari opportunità tra donne e uomini nell'accesso al lavoro e nella carriera professionale. Ma qual'è in Italia la legge che ha attuato la direttiva europea n.96/34 sui congedi parentali e che disciplina la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro? E' con la Legge n.53 del 8 Marzo 2000 che il panorama giuridico italiano ha introdotto Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città. Si tratta di disposizioni rivolte ad una pluralità d'obiettivi che passano dai congedi di cura e congedi formativi alla conciliazione tra vita personale e vita lavorativa, fino ad arrivare alla tutela della madre lavoratrice e alla promozione del lavoro di cura materno e paterno. Con la legge n.53 avviene la modificazione più significativa dato che il diritto al congedo è riconosciuto autonomamente a ciascuno dei due genitori, a prescindere dalla condizione lavorativa dell'altro. In base a ultime ricognizioni sull'utilizzo dei congedi parentali in Italia il loro impiego è inferiore rispetto ai restanti paesi europei dotati di disciplina, così come scarse sono le forme di flessibilizzazione del lavoro da parte delle imprese. In riferimento, invece, al coordinamento dei tempi della città i punti principali 3
4 della disciplina chiamano in causa le Regioni nel compito di intervenire nel coordinamento, nella gestione e nella partecipazione finanziaria. La legge inoltre disciplina le banche del tempo al fine di favorire lo scambio sei servizi di vicinato e l'estensione della solidarietà nelle comunità locali. In attuazione delle disposizioni dell art. 22 della stessa legge 8 marzo 2000 n. 53, che impone alle Regioni l obbligo di definire con proprie leggi norme per il coordinamento da parte dei comuni degli orari degli esercizi commerciali, dei servizi pubblici e degli uffici periferici delle amministrazioni pubbliche, nonché per la promozione dell uso del tempo per fini di solidarietà sociale, la Regione Puglia interviene con la Legge Regionale n.7 del 21 marzo 2007 Norme per le politiche di genere e la conciliazione vita-lavoro in Puglia. L'obiettivo della legge è di definire i compiti della Regione, delle province, dei Comuni e delle altre amministrazioni per la progettazione e l attuazione dei Piani degli Orari. Il fine generale è quello di favorire la riorganizzazione dei tempi destinati all'attività lavorativa, alla cura e alla formazione delle persone, alla vita di relazione, alla crescita culturale e allo svago, per un maggior autogoverno del tempo di vita personale e sociale; favorire l'armonizzazione dei tempi di funzionamento delle città e riscoprire il valore del tempo per fini di solidarietà sociale e di impegno civile; garantire l'equilibrio tra responsabilità familiari e professionale tra i due sessi, attraverso una diversa organizzazione del lavoro. Prima di questa un'altra legge regionale della Puglia sempre di normativa sociale, la Legge Regionale n.19 del 10 luglio 2006 Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini in Puglia, affronta in parte il tema della conciliazione attraverso l'art. 28 Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e armonizzazione dei tempi delle città. E' da sottolineare che la legge n.7/2007 in Puglia giunge a distanza di sette anni dalla legge nazionale n.53 del 2000 e, tuttavia, la situazione italiana sull'adeguamento delle regioni alla normativa si presenta ancora a macchia di leopardo; non tutte le regioni hanno una disciplina regionale sulla conciliazione dei tempi tra lavoro famiglia e città. Al contrario ci sono delle eccezioni, cioè regioni che hanno legiferato in materia adeguandosi alla normativa nazionale poco dopo che quest'ultima è entrata in vigore, come è stato per le Marche con la L.R. 13 novembre 2001, n. 27 Interventi per il 4
5 coordinamento dei tempi delle città e la promozione dell'uso del tempo per fini di solidarietà sociale, o ancora il caso della Regione Lombardia con la legge regionale 28 ottobre 2004 n. 28 Politiche regionali per il coordinamento e l amministrazione dei tempi delle città. In conclusione, la stessa L.53/00 che ha segnato il cambiamento del nostro ordinamento giuridico - in adesione a quanto richiesto dalla disciplina di rango europeo che si sta realizzando grazie soprattutto al superamento del meccanismo della estensione al padre di segmenti di disciplina scritta per la madre, e all'attribuzione di un diritto originario al congedo parentale paterno, non ha tenuto conto di alcuni punti critici considerati nella prospettiva della redistribuzione dei ruoli e per questo presenta alcune incompletezze: in quanto è limitata la presenza di incentivi al lavoro part-time e reversibile, così come limitati sono gli incentivi alle imprese stesse, oltre al fatto che mancano previsioni di congedi parentali per altre categorie di lavoratori, soprattutto lavoratrici, quali liberi professionisti o collaboratori coordinata e continuativa. 5
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