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Virginia Ferrari
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di TITTI AGOSTINACCHIO Si prefigura come un'affascinante ed inedita indagine l'ultimo libro pubblicato dallo storico "Mario GIanfrate" che, senza mezzi termini ed il sangue che ribolle nelle vene, ci

1 di TITTI AGOSTINACCHIO Si prefigura come un'affascinante ed inedita indagine l'ultimo libro pubblicato dallo storico "Mario GIanfrate" che, senza mezzi termini ed il sangue che ribolle nelle vene, ci fa rivivere gli ultimi giorni del parlamentare e segretario del Partito Socialista Unitario, Giacomo Matteotti, brutalmente assassinato il 10 giugno del «Uccidete pure me, ma l idea che è in me non l ucciderete mai», disse Matteotti prima di morire, come riferir à uno degli assassini. 1 / 6

2 Sembra un romanzo quello che ci apprestiamo a leggere...è purtroppo la vivisezione di una terribile pagina della nostra politica che tristemente si annovera tra gli atti fondanti del ventennio fascista, terminato il 25 aprile di 63 anni fa. Quella mattina, Matteotti si stava dirigendo da casa a piedi verso Montecitorio, come era solito. Sotto i platani del lungotevere era parcheggiata un auto, con a bordo gli uomini della polizia politica allora denominata Ceka, Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo, che lo stavano aspettando. Al passaggio di Matteotti, lo pestarono e lo caricarono in macchina, di fronte allo sguardo allibito di due ragazzini, per poi ucciderlo a coltellate. Lo seppelliranno nella campagna romana, dove sarà ritrovato in stato di decomposizione solo il 16 agosto, da un guardiacaccia. Il 30 maggio del 1924, Matteotti aveva pronunciato alla camera un discorso nel quale denunciava apertamente i numerosi brogli dei quali si era reso autore il partito fascista durante le elezioni, contestandone la validità. Io il mio discorso l ho fatto, ora voi preparate l orazione funebre per me, sono le parole che disse ai compagni di partito subito dopo, quasi prefigurando come l'eroe iliadico Achille, la propria ineluttabile fine. 2 / 6

3 Non si seppe più nulla, invece, della sua borsa piena dei documenti che avrebbero dato prova della corruzione e dei traffici in cui il fascismo era coinvolto. Mario Gianfrate ripercorre con lucidità disarmante tutti quei momenti e con la meticolosità dello storico ne decifra i contenuti. Edito dalla "Suma", il libro contiene "l' Ultimo discorso del martire" e la postfazione "Attualità del pensiero politico di Matteotti" del prof. Nicola Colonna, docente presso la Facolt à di Scienze Politiche dell'universita di Bari. Dopo l assassinio di Matteotti i deputati dell opposizione decisero di non partecipare più ai lavori del Parlamento (la cosiddetta secessione dell Aventino ), ma la radicale protesta non scalf ì il consolidamento del potere del fascismo. Mussolini chiuse questo periodo con il celeberrimo discorso tenuto alla Camera dei deputati il 3 gennaio 1925, con il quale si assunse la responsabilità politica, morale e storica di quanto era avvenuto in Italia negli ultimi mesi. 3 / 6

4 Quel che è certo è che Mussolini nel discorso del 3 gennaio rivendicò il delitto Matteotti, con un atto di forza politica che è considerato da molti storici l'atto costitutivo del fascismo. Infatti dopo il discorso di Matteotti, Mussolini avrebbe detto al capo della polizia segreta fascista Marinelli: Cosa fa questa Ceka? Cosa fa Dumini? Quell uomo dopo quel discorso non dovrebbe pi ù circolare. Se le cose stessero così si può parlare di Mussolini come del mandante del delitto a tutti gli effetti. 4 / 6

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