Polo estrattivo n. 3 - Cascina Pioppaio 3a fase attuativa

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1 COMMITTENTE Bassanetti & C. s.r.l. UBICAZIONE Provincia di Piacenza Comune di Monticelli d Ongina OGGETTO Polo estrattivo n. 3 - Cascina Pioppaio 3a fase attuativa Via Nicolodi, 5/A Parma tel fax DIREZIONE TECNICA Dott. Giorgio Neri REDAZIONE Dott. Nat Alessandro Mucciolo Dott. Geol Adriano Biasia Dott. Amb. Ecol. Adelia Sabatino CODIFICA S N T / 1 4 ELABORATO DESCRIZIONE SNT Sintesi in linguaggio non tecnico 01 06/2016 A. Mucciolo A. Biasia F. Ravaglia G. Neri Emissione REV. DATA REDAZIONE VERIFICATO APPROV. DESCRIZIONE FILE COMMESSA 1588_01_SIA_SNT_RLT_01_

2 INDICE 1. INTRODUZIONE INQUADRAMENTO GEOGRAFICO VALUTAZIONE SINTETICA DELLA COERENZA DEL PROGETTO CON LE NORME VIGENTI E CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA CHE INTERESSANO L AREA DI INTERVENTO PRINCIPALI NORMATIVE NAZIONALI E REGIONALI IN MATERIA DI ATTIVITA ESTRATTIVE VALUTAZIONE SINTETICA DELLA COERENZA DEL PROGETTO CON LE NORME VIGENTI E CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA CHE INTERESSANO L AREA DI INTERVENTO SINTESI DEL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE INTRODUZIONE SINTESI DEI PROGETTI SISTEMAZIONE FINALE SINTESI DEL QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE QUALITÀ DELL ARIA IN CORRISPONDENZA DELL AREA DI STUDIO RUMORE ACQUE SUPERFICIALI ACQUE SOTTERRANEE SUOLO E SOTTOSUOLO INQUADRAMENTO VEGETAZIONALE DELL AREA D INTERVENTO E DELLE AREE AD ESSA LIMITROFE BENI ED EMERGENZE PAESAGGISTICHE E STORICO-CULTURALI BENESSERE DELL UOMO E RISCHI DI INCIDENTE SISTEMA INSEDIATIVO E INFRASTRUTTURALE SINTESI DELLE STIME DI IMPATTO FASE DI CANTIERE FASE DI ESERCIZIO MISURE DI MITIGAZIONE FASE DI CANTIERE FASE DI ESERCIZIO PIANO DI MONITORAGGIO RETE DI PUNTI QUOTATI MONITORAGGIO DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE MONITORAGGIO DELLE OPERE A VERDE MONITORAGGIO DELLA COMPONENTE FAUNISTICA MONITORAGGI ACUSTICO E ATMOSFERICO DIREZIONE LAVORI E COLLAUDO DELLE OPERE DI SISTEMAZIONE FINALE...97 ELABORATI CARTOGRAFICI Figura F01 Inquadramento territoriale - scala 1:20.000; Figura F02 Vincoli PTCP e PSC - scala 1:15.000; Figura F03 Vincoli di tutela naturalistica e paesaggistica - scala 1:15.000; Figura F04 Progetto di coltivazione - scala 1:10.000; Figura F05 Progetto di sistemazione finale - scala 1:10.000; Figura F06 Viabilità di trasporto inerti - scala 1: AMBITER s.r.l. 1

3 1. INTRODUZIONE Nel presente elaborato, denominato Sintesi non tecnica, è riportata una sintesi degli elaborati di seguito elencati, in cui sono descritte sinteticamente la conformità del progetto alle norme ambientali e agli strumenti di pianificazione territoriale, sono illustrate le principali caratteristiche del progetto, gli impatti generati dalla sua realizzazione, gli interventi di mitigazione e le attività di monitoraggio previste. Lo Studio di Impatto Ambientale è organizzato secondo la seguente struttura metodologica (elaborati costituenti il SIA): 1. Quadro di Riferimento Programmatico: fornisce gli elementi conoscitivi sulle relazioni tra l opera progettata e gli atti di pianificazione e programmazione territoriale e settoriale; questo elaborato ha lo scopo di verificare la congruità dell opera progettata con gli strumenti di pianificazione territoriale regionali, provinciali, comunali e di settore, oltre che con la vigente normativa internazionale, nazionale e regionale che regolamenta le attività estrattive e la materia ambientale; 2. Quadro di Riferimento Progettuale: fornisce una sintesi delle scelte progettuali, tecniche ed economiche dell opera proposta, al fine di documentare la natura dei servizi offerti, il valore qualitativo e quantitativo delle risposte alle domande attese, la qualità delle scelte tecniche adottate in relazioni alle prevedibili modificazioni indotte dalla realizzazione dell opera sull ambiente, sia durante la fase di cantiere che di esercizio; per ulteriori approfondimenti si rimanda alla documentazione del Progetto; 3. Quadro di Riferimento Ambientale: descrive lo stato di fatto delle componenti ambientali considerate allo scopo di: - definire l ambito territoriale e i sistemi ambientali interessati dal progetto, sia direttamente sia indirettamente, per i quali possano sussistere effetti significativi sulla loro qualità; - descrivere i sistemi ambientali interessati, ponendo in evidenza l eventuale criticità degli equilibri esistenti; - individuare le aree, le componenti ed i fattori ambientali e le relazioni tra essi esistenti, che manifestano un carattere di eventuale criticità; - documentare gli usi plurimi previsti delle risorse; - documentare i livelli di qualità preesistenti all intervento per ciascuna componente ambientale interessata e gli eventuali fenomeni di degrado delle risorse in atto; 4. Valutazione degli impatti ambientali del progetto: stima gli effetti generati dal progetto in relazione ai seguenti aspetti: - stima qualitativa e quantitativa degli impatti indotti dall opera sul sistema ambientale e sulle singole componenti; AMBITER s.r.l. 2

4 - modificazioni delle condizioni d uso e della fruizione potenziale del territorio, in rapporto alla situazione preesistente; - evoluzione, a seguito dell intervento, delle componenti e dei fattori ambientali, delle relative interazioni e del sistema ambientale complessivo; - stima delle modificazioni, nel breve e nel lungo periodo, dei livelli di qualità ambientale preesistenti; - definizione degli strumenti di gestione e di controllo e, ove necessario, delle reti di monitoraggio ambientale, documentando la localizzazione dei punti di misura e i parametri ritenuti opportuni; - descrizione delle misure di mitigazione e dei sistemi di intervento nell ipotesi di manifestarsi di emergenze particolari. Per ulteriori approfondimenti in merito agli aspetti trattati si rimanda alla consultazione degli specifici elaborati del SIA e del Progetto sottoposto a valutazione. 2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO La zona di intervento è localizzata nel settore settentrionale del territorio comunale di Monticelli d Ongina, in prossimità del confine amministrativo regionale con le provincie di Piacenza (a sud) e la provincia di Cremona (a nord-est). L'ambito territoriale in cui ricade il Polo n. 3 Cascina Pioppaio è situato lungo la sponda destra dell'ansa meandrica del F. Po di Isola Serafini. Le aree in esame ricadono interamente all interno del Sito SIC ZPS IT Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio. Sotto il profilo cartografico l area è individuabile nelle Sezioni C.T.R. N e N alla scala 1: e nella Carta Topografica Regionale 162NE alla scala 1: I centri abitati più vicini all area estrattiva sono Castelnuovo Bocca d Adda (2,8 km in direzione Ovest), Spinadesco (1,8 km in direzione Nord Est) e Isola Serafini (3,5 Km in direzione Sud). Il centro abitato di Monticelli d Ongina dista invece circa 4,2 km a Sud dalle aree di intervento. Nella figura sottostante è invece riportata la localizzazione dell area su foto aerea. AMBITER s.r.l. 3

5 Figura 2.1.1: Inquadramento su foto area delle aree oggetto di intervento (estratto da Google Earth TM) AMBITER s.r.l. 4

6 3. VALUTAZIONE SINTETICA DELLA COERENZA DEL PROGETTO CON LE NORME VIGENTI E CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA CHE INTERESSANO L AREA DI INTERVENTO Nel presente documento viene valutata la conformità del Piano di coltivazione e sistemazione finale del Comparto estrattivo con le indicazioni in materia territoriale, urbanistica, ambientale e paesaggistica contenute negli strumenti di pianificazione vigenti. - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) vigente; - Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE); - Piano Comunale delle Attività Estrattive (PAE); - Piano Strutturale Comunale; - Piano per l Assetto Idrogeologico (PAI); - Piano Regionale per la Tutela delle Acque (PTA); - Vincoli di tutela naturalistica e paesaggistica PRINCIPALI NORMATIVE NAZIONALI E REGIONALI IN MATERIA DI ATTIVITA ESTRATTIVE Nella seguente Tabella è riportato l elenco, non esaustivo, delle principali normative che regolamentano la materia delle attività estrattive e minerarie. Il progetto degli interventi estrattivi oggetto di analisi è stato condotto in coerenza con le indicazioni e le prescrizioni contenute nelle norme elencate in tabella. Tabella Elenco delle principali normative nazionali e regionali vigenti in materia di attività estrattive NORMA TITOLO OGGETTO DELLA NORMA R.D. 29 luglio 1927, n D.P.R. 9 aprile 1959, n. 128 D.P.R. 14 gennaio 1972, n. 2 (D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616) Legge 18 maggio 1989, n. 183 Norme di carattere legislativo per disciplinare la ricerca e la coltivazione delle miniere del regno Norme di polizia delle miniere e delle cave Trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di acque minerali e termali, di cave e torbiere e di artigianato e del relativo personale Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo E la prima norma nazionale che regolamenta la materia: si può considerare come legge quadro del settore estrattivo e minerario Disciplina le modalità di attuazione delle attività estrattive e minerarie, individua i compiti degli organi di vigilanza e le misure di salvaguardia per la salute dei lavoratori e di terzi, delle infrastrutture e delle opere antropiche Delega la materia attività estrattive alle Regioni, ai sensi dell art. 117 della Costituzione Nell ambito delle attività di difesa del suolo e di gestione del territorio, obbliga le attività estrattive e minerarie a rapportarsi con la pianificazione di bacino AMBITER s.r.l. 5

7 NORMA TITOLO OGGETTO DELLA NORMA D.P.R. 18 aprile 1994, n. 382 e s.m. L.R. 18 luglio 1991, n. 17 e s.m.i. D.Lgs. 25 novembre 1996, n. 624 D. Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81 D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112 L.R. 21 aprile 1999, n. 3 L.R. 18 maggio 1999, n. 9 ss.mm.ii. L.R. 24 marzo 2000, n. 20 e s.m.i. Delibera Giunta Regionale n del 2002 Decreto Ministeriale 1 aprile 2004 D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152 e s.m.i. D.G.R. 2117/2007 Disciplina dei procedimenti di conferimento dei permessi di ricerca e di concessione di coltivazione di giacimenti minerari di interesse nazionale e di interesse locale Disciplina delle attività estrattive Attuazione della direttiva 92/91/CEE relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive per trivellazione e della direttiva 92/104/CEE relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive a cielo aperto e sotterranee. Attuazione dell art. 1 della Legge 3 Agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle Regioni e agli EE.. LL. in attuazione del capo I della L. 15 marzo 1997 n. 59 Riforma del sistema regionale e locale Disciplina della procedura di valutazione dell impatto ambientale Disciplina generale sulla tutela e l uso del territorio Direttiva Generale sull attuazione L.R. 9/99 Disciplina della procedura di valutazione dell impatto ambientale e delle Linee guida generali per redazione e valutazione degli elaborati per la procedura di verifica (screening) e del SIA per la procedura di VIA Linee guida per l utilizzo dei sistemi innovativi nelle valutazioni di impatto ambientale Norme in materia ambientale Linee guida per il recupero ambientale dei siti interessati dalle attività estrattive in ambito golenale di Po nel tratto che interessa le province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia E la norma di riferimento principale del settore minerario, in attuazione al R.D. 1443/27 E la norma di riferimento per il settore estrattivo regionale Normativa fondamentale in materia di sicurezza e salute dei lavoratori e di terzi e di organizzazione dei luoghi estrattivi Normativa fondamentale in materia di sicurezza e salute dei lavoratori e di terzi e di organizzazione dei luoghi estrattivi Trasferisce alle Regioni le competenze in materia di miniere e polizia mineraria In attuazione al Decreto 112/98, delega alle Province la maggior parte delle funzioni in materia di polizia mineraria (per cave e miniere) e titoli minerari Individua i criteri e le procedure per l espletamento della valutazione di impatto ambientale nel settore estrattivo Modifica e riordina il sistema della pianificazione provinciale e comunale, compresi il PIAE ed il PAE Disciplina e detta le linee guida relative alla redazione e alla valutazione degli elaborati dello Screening e dello Studio di Impatto Ambientale Individua le linee guida per l utilizzo di sistemi innovativi per l abbattimento e la mitigazione dell inquinamento ambientale Ha dato attuazione alla delega conferita al Governo dalla legge n. 308 del 2004 per il riordino, il coordinamento e l integrazione della legislazione in materia ambientale Disciplina e detta le linee guida relative alla redazione dei progetti di recupero dei siti interessati da attività estrattive in golena di Po AMBITER s.r.l. 6

8 NORMA TITOLO OGGETTO DELLA NORMA D. Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81 ss.mm.ii. D.Lgs. 2008, 30 maggio 2008, n.117 Attuazione dell art. 1 della Legge 3 Agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Attuazione della direttiva 2006/21/CE relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie e che modifica la direttiva 2004/35/CE Normativa fondamentale in materia di sicurezza e salute dei lavoratori e di terzi e di organizzazione dei luoghi estrattivi Disciplina la gestione dei rifiuti provenienti dalle attività di estrazione 3.2. VALUTAZIONE SINTETICA DELLA COERENZA DEL PROGETTO CON LE NORME VIGENTI E CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA CHE INTERESSANO L AREA DI INTERVENTO Nella seguente Tabella è riportata una valutazione sintetica della coerenza del progetto con le norme vigenti e gli strumenti di pianificazione sovraordinata che interessano l area di intervento. Nella Figura F02 allegata alla presente relazione si riporta un inquadramento dei principali vincoli che interessano le aree oggetto di intervento. Tabella Valutazione sintetica della coerenza programmatica dell intervento estrattivo in progetto Norme, Piani e Strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore Norme e/o articoli di riferimento Valutazione sintetica di coerenza dell opera in progetto Le aree estrattive oggetto del presente studio (Comparto 2b, 3a e 3b) occupano esclusivamente aree agricole destinate alla coltivazione del pioppo a scopo produttivo (comma 1, lett. b). Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) 8 Assetto vegetazionale Art. 11 Fascia di deflusso Invasi ed alvei di laghi bacini e corsi d acqua Per tale motivo, ai sensi del comma 3, gli interventi in oggetto sono esclusi dalle disposizioni del presente articolo. Si evidenzia in ogni modo la necessità di salvaguardare le tessere forestali presenti nelle immediate vicinanze dei comparti estrattivi oggetto di studio sebbene le attività in progetto non prevedano interventi che possano comporatre impatti diretti nei confronti delle stesse. Per quanto riguarda invece l intervento che prevede la realizzazione del Canale est (riattivazione del ramo del F. Po prospicente l'area estrattiva), dalla Tavola S2 si evince che l intervento interessa un area forestale con forma di governo difficilmente identificabile o molto irregolare (comma 1) e con Salice bianco come specie principale. Ai sensi del comma 5 lettera b e del comma 6 l intervento è ammesso in quanto previsto dal Programma Generale di Gestione dei Sedimenti alluvionali dell alveo del F. Po, redatto dall'autorità di Bacino del F. Po, nonché dal vigente Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE 2011). I Comparti estrattivi oggetto di studio ricadono in Fascia A e, in particolare, in Zona A2 Alveo di piena. Nella Fascia di cui al presente articolo; fascia A, suddivisa in zona A1 (alveo attivo), zona A2 (alveo di piena), A3 (alveo di piena con valenza naturalistica), il Piano persegue l obiettivo di assicurare, ( ), il deflusso della piena di riferimento e il mantenimento o il recupero delle condizioni di equilibrio idraulico e geomorfologico dell alveo.( ). AMBITER s.r.l. 7

9 Norme, Piani e Strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore Norme e/o articoli di riferimento Art Zone ed elementi di interesse storico-architettonico e testimoniale Art. 52 Rete Natura 2000 Valutazione sintetica di coerenza dell opera in progetto Gli interventi in progetto interni ai Comparti estrattivi risultano conformi con le disposizioni del presente articolo, in quanto si tratta di attività estrattiva pianificata dal PIAE e connessa ad interventi finalizzati alla rinaturazione (comma 5m). In particolare, al termine della fase di escavazione sarà perseguito il miglioramento dell assetto ambientale complessivo dell area golenale, mediante la formazione di ambienti di lanca con zone lacustri e palustri, contornate da interventi di riforestazione di essenze pregiate tipiche degli habitat fluviali e perifluviali. Per quanto riguarda le aree individuate per la realizzazione del Canale est (riattivazione del ramo del F. Po prospicente il Comparto 2b) ricadono invece in Zona A1 "Alveo attivo". Tale intervento, il cui progetto è già stato sottoposto alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, conclusasi con esito positivo (Delib. di C.C. n 43 del 25/03/2010), è conforme con il comma 5n, che prevede tra gli interventi ammessi anche la realizzazione di accessi per natanti. Si evidenzia inoltre che, configurandosi la riapertura del canale come un'opera idraulica, ai sensi del Comma 5a essa è consentita nelle Zone A, in cui è ammessa "la realizzazione delle opere idrauliche e delle opere di bonifica e di difesa del suolo, comprese le attività di esercizio e manutenzione delle stesse, nonché gli interventi volti alla rinaturazione o ricostituzione degli equilibri naturali alterati e all'eliminazione, per quanto possibile, dei fattori incompatibili di interferenza antropica, solo se effettuati o autorizzati dalle Autorità Idrauliche competenti e dagli enti gestori del canale o dell'invaso, nel rispetto delle direttive tecniche di settore e di concerto con gli Enti gestori delle aree protette, qualora presenti". A tale proposito si osserva che la riattivazione del canale è conforme a queste indicazioni in quanto prevista dal Programma Generale di Gestione dei Sedimenti alluvionali dell alveo del F. Po, redatto dall'autorità di Bacino del F. Po. Dall esame della Tavola A1.3 del PTCP emerge che nell intorno di studio dell area di intervento (circa 500 metri a sud) sono presenti n. 2 costruzioni di architettura rurale (residenze coloniche ed annessi agricoli, tipologie dei vari ambienti antropici) in località C.na Bella Venezia. Tali strutture non sono inserite nell Allegato D.3 e pertanto non sono sottoposte alle disposizioni di tutela di cui al D.Lgs. n. 42/2004, Parte II (Comma 1). Le opere in progetto risultano compatibili con le disposizioni del presente articolo in quanto le strutture ubicate in loc. C.na Bella Venezia non saranno interessate dalle attività oggetto di studio. Le aree di intervento rientrano interamente entro i confini del Sito SIC-ZPS IT Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio ; si evidenzia inoltre che in territorio regionale lombardo sono presenti il Sito SIC IT20A0016 e Sito ZPS IT20A0501 "Spiaggioni di Spinadesco", che confina con il Comparto estrattivo 3a e il Sito ZPS IT "Castelnuovo Bocca d'adda", distante circa 3 km dalle aree di intervento. Essendo le aree di intervento interne al SIC-ZPS Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio, il progetto è sottoposto a valutazione di incidenza, ai sensi del D.P.R. 120/2003 e della L.R. 1191/2007, onde verificare i potenziali impatti sulle componenti ambientali sensibili del sopra indicato SIC-ZPS, a cui si rimanda per approfondimenti. AMBITER s.r.l. 8

10 Norme, Piani e Strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore Norme e/o articoli di riferimento Valutazione sintetica di coerenza dell opera in progetto Art. 53 Progetti di tutela, recupero, valorizzazione e aree di progetto Art. 54 Unità di paesaggio e sub Unità di rilevanza locale. Art 55 Aree e Beni soggetti a vincolo culturale e paesaggistico ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Art.67 Rete ecologica Art Attività estrattive e indirizzi al PIAE Nella tavola A1 il PTCP individua i perimetri di massima dei progetti di tutela, recupero e valorizzazione degli aspetti naturalistico-ambientali e storico-culturali. L intervento di progetto ricade all interno del Progetto di tutela, recupero e valorizzazione del F.Po. Il progetto in esame non risulta essere in contrasto con le disposizioni del presente articolo. L intervento in progetto rientra nell unità di paesaggio di rango provinciale n. 1 Unità di paesaggio di pertinenza del Fiume Po, ulteriormente specificata nell unità di paesaggio locale n. 1a Sub-unità del Fiume Po. Non si evidenziano elementi di incongruità con gli indirizzi generali che l allegato 6 detta per l unità di paesaggio interessata, ferma restando la necessità di salvaguardare per quanto possibile gli elementi vegetazionali esistenti nelle zone interessate dall intervento e nelle aree limitrofe. L area di intervento ricade per intero all interno della golena del F. Po, la cui fascia di tutela ai sensi dell art. 142, comma 1, lett. c del D. Lgs. 42/2004 è pari a 150 m dal piede dell argine maestro e, dove questo è assente, è costituita dall intera area golenale. In corrispondenza delle aree individuate la realizzazione del Canale est (riattivazione del ramo del F. Po prospicente l'area estrattiva), dalla Tavola S5 si evince che l intervento interessa un area definita come Territori coperti da foreste e da boschi (individuati ai sensi dell articolo 142 comma 1 lettera g). Si rileva la compatibilità delle opere di progetto con i disposti del presente articolo previo ottenimento dell autorizzazione paesaggistica ai sensi del D.Lgs 42/2004 e ss.mm.ii. Secondo quanto riportato nella Tavola A6 del PTCP, che individua i principali elementi funzionali della rete ecologica, in corrispondenza dell area di intervento è segnalata la presenza di un nodo ecologico ; il Fiume Po è inoltre riconosciuto come corridoio ecologico fluviale primario. Ai sensi del comma 12, gli interventi oggetto di studio sono compatibili con le disposizioni del presente articolo, in quanto si tratta di attività estrattiva pianificata dal PIAE (Polo estrattivo n. 3 Cascina Pioppaio ) e connessa ad interventi finalizzati alla riqualificazione naturalistica finale dell area. Ai sensi del comma 1 del presente articolo Il Piano infraregionale delle attività estrattive (PIAE) costituisce strumento di settore del PTCP ed è redatto in coerenza con il PTCP stesso, secondo quanto previsto dalla L.R. n. 17/1991 e successive modoficazioni, assumendo l obiettivo di garantire lo sviluppo sostenibile e il rispetto delle compatibilità ambientali e paesaggistica. I Piani di Coltivazione nei Comparti 2b, 3a e 3b sono redatti nel rispetto delle indicazioni contenute nel PIAE vigente, sia per quanto riguarda la localizzazione dell intervento che per quanto concerne la volumetria dei quantitativi estraibili ed il recupero ambientale dell area. L intervento risulta conforme con il presente articolo. AMBITER s.r.l. 9

11 Norme, Piani e Strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore Norme e/o articoli di riferimento Valutazione sintetica di coerenza dell opera in progetto Piano per l Assetto Idrogeologico (PAI) PSC di Monticelli d Ongina - Art. 10 Assetto vegetazionale Art. 10bis Esemplari arborei singoli, in gruppi isolati o in filari meritevoli di tutela ed elementi lineari Art. 11bis Fascia A fascia di deflusso Invasi ed alvei di laghi bacini e corsi d acqua Con la sottoscrizione dell intensa, tra l Autorità di Bacino del Fiume Po, la Provincia di Piacenza e la Regione Emilia Romagna, per la definizione di alcune incoerenze tra le fasce fluviali del PAI e quelle presenti all interno del PTCP; viene definito che per effetto della citata Intesa e per tutta la durata della stessa, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Piacenza assume il valore e gli effetti di piano settoriale di tutela e uso del territorio di propria competenza e trova applicazione in luogo del PAI vigente, art. 1 comma 2. Per tale motivo l intervento in progetto non presenta elementi di incongruità con il presente Piano in quanto conforme con le disposizioni dell art. 11 del PTCP. La tavola PSC 3.8 Assetto vegetazionale sulla base della ricognizione puntuale in loco di tutte le aree perimetrate nella tavola contrassegnata dalla lettera A2 del PTCP 2007, ha individuato gli elementi del sistema vegetazionale presenti nel territorio comunale di Monticelli d Ongina. In particolare vengono individuati: - le tipologie delle aree forestali e boschive - gli elementi lineari - gli esemplari arborei meritevoli di tutela Le attività estrattive attività estrattive previste nei Comparti oggetto di studio non interessano aree normate dal presente articolo. Si evidenzia tuttavia la presenza di boschi di latifoglie misti e di boschi di latifolgie misti salici e pioppi che lambiscono i comparti estrattivi oggetto di intervento. Tali aree non saranno comunque interessate dagli interventi in progetto. Per quanto riguarda l intervento di realizzazione del Canale sul Fiume Po, che interessa parzialmente un area boscata, si ribadisce che il progetto è già stato sottoposto alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, conclusasi con esito positivo (Delib. di C.C. n 43 del 25/03/2010). Il PSC del Comune di Monticelli d Ongina ha individuato gli esemplari singoli, in gruppi o in filari, non soggetti a vincolo ma meritevoli di tutela (Allegati A, B, C, D1, D2, D3, D4, D5, D6 e D7 al Quadro Conoscitivo). Ai sensi del comma 2 tutti gli esemplari arborei di maggior pregio, in gruppi o filari, sono assoggettati a specifica tutela, non potranno pertanto essere danneggiati e/o abbattuti, ma dovranno essere sottoposti esclusivamente ad interventi mirati al mantenimento del buono stato vegetativo. Si evidenzia che gli interventi in progetto non interessano aree normate dal presente articolo. Gli interventi in progetto interni ai Comparti estrattivi ricadono in Fascia A Fascia di deflusso, in particolare in Zona A2 o Alveo di piena così come definita dall articolo 11 del PTCP La realizzazione del Canale est (riattivazione del ramo del F. Po prospicente l'area estrattiva) ricade invece in Zona A1 "Alveo attivo". Per tale zonizzazione valgono quindi le medesime disposizioni dell art. 11 del PTCP. AMBITER s.r.l. 10

12 Norme, Piani e Strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore Norme e/o articoli di riferimento Valutazione sintetica di coerenza dell opera in progetto Art.24 Progetti di tutela, recupero, valorizzazione Art.25bis Unità di Paesaggio comunali Art. 26 Tutele storicopaesaggistiche Art 28 Rete ecologica Art. 37 Aree di valore naturale ed ambientale L area di intervento è ricompresa nel perimetro individuato per il Progetto di tutela, recupero e valorizzazione del Fiume Po (vedi Tavola PSC3.5 Condizionamenti della pianificazione sovraordinata ). Il progetto in esame non risulta essere in contrasto con le disposizioni del presente articolo. I Comparti estrattivi oggetto di intervento ricadono all interno dell Unità di paesaggio locale 1a-2 Aree perifluviali di Isola Serafini, mentre le aree afferenti al Canale di collegamento sul Fiume Po ricadono nell Unità di paesaggio locale 1a-1 Alveo fluviale del Fiume Po. Entrambe le unità di paesaggio locale individuate dal PSC ricadono nella subunità di paesaggio individuata dal PTCP Subunità del Fiume Po. Il progetto in esame non risulta essere in contrasto con le disposizioni del presente articolo. L area di intervento interessa per intero la zonizzazione inerente Fiumi, torrenti e corsi d acqua pubblici e relative sponde, (comma 1, lett. c. D.Lgs 42/2004). Ai sensi del comma 6 dell art. 26 sono individuate per una fascia di 150 metri dalle sponde, le zone di tutela dei corsi d acqua nelle quali, ai sensi degli art. 142 del D.L. 42/04, le trasformazioni sono subordinate a specifica autorizzazione paesaggistica comunale ( ). In corrispondenza delle aree individuate la realizzazione del Canale est (riattivazione del ramo del F. Po prospicente l'area estrattiva), l intervento interessa un area definita come Territori coperti da foreste e da boschi (individuati ai sensi dell articolo 142 comma 1 lettera g). Si rileva la compatibilità delle opere di progetto con i disposti del presente articolo previo ottenimento dell autorizzazione paesaggistica ai sensi del D.Lgs 42/2004 e ss.mm.ii. L area di intervento ricade per intero nelle zonizzazioni relative ai Nodi ecologici (comma 7), e ai Corridoi ecologici fluviali primari (comma 8), in particolare all interno del Sito SIC-ZPS Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio L intervento in progetto risulta compatibile con il presente articolo in quanto si tratta di attività estrattiva prevista dal PIAE e sottoposta alla procedura di Valutazione di Incidenza (comma 7). Per quanto riguarda i Biotopi umidi e gli elementi quali Siepi e Filari, pur essendo presenti nel contesto di intervento, non saranno interessati dall attività estrattiva oggetto di studio. L area di intervento ricade per intero in Aree di valore ambientale e naturale individuate nella tavola PSC3.7 Territorio rurale Carta della Macroclassificazione. L intervento in progetto non presenta elementi di incongruità con il presente articolo in quanto conforme con le disposizioni dell art. 11 del PTCP. AMBITER s.r.l. 11

13 Norme, Piani e Strumenti di pianificazione territoriale, urbanistica e di settore Vincoli di tutela naturalistica Vincoli di tutela paesaggistica Vincoli di tutela archeologica Norme e/o articoli di riferimento Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli), sostituita dalla Direttiva 2009/147/CEE Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat). DPR n /09/1997 D.Lgs 42/2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio - Valutazione sintetica di coerenza dell opera in progetto L area di intervento ricade all'interno dei confini del Sito SIC- ZPS IT "Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio". Dal momento che gli interventi in progetto sono non direttamente connesse e necessarie al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nei siti ; gli stessi devono quindi essere sottoposti a procedura di Valutazione di Incidenza ai sensi del D.P.R. 120/2003 e della L.R. 1191/2007. L area di intervento è ricompresa in zone soggette a vincolo paesaggistico secondo quanto stabilito dal D.Lgs. 42/2004 s.m.i. Nell area di studio restano individuati quali beni soggetti a tutela ai sensi del Decreto sopra citato: - il Fiume Po e relative aree a vincolo paesaggistico ai sensi della lettera c del primo comma dell art. 142 del D.Lgs 42/2004; - Territori coperti da foreste e da boschi (art. 142, comma 1, lettera g); alcune aree oggetto di tutela sono interessate dagli interventi per la realizzazione del Canale sul Fiume Po. Per l esecuzione dell attività estrattiva occorre quindi ottenere specifica Autorizzazione paesaggistica, come disposto dal D.Lgs. 42/2004 e s.m.i Il progetto è corredato da apposita Relazione paesaggistica che evidenzia la compatibilità del intervento in progetto. Il PCTP di Piacenza (Allegato C1.3 (R) al Quadro conoscitivo) ed il PSC di Monticelli d Ongina (Tavola QC 2.3.1) hanno cartografato ed individuato le aree di interesse archeologico, senza rilevare zone di potenziale presenza in corrispondenza delle aree oggetto di intervento. Tuttavia, non potendosi escludere a priori il potenziale interesse archeologico dell area di ubicazione degli interventi in progetto ovvero un potenziale impatto dei lavori di escavazione su eventuali depositi archeologici ancora conservati nel sottosuolo, è stata redatta una Verifica preventiva dell interesse archeologico allegata al Progetto sottoposto a V.I.A Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE 2011) La Provincia di Piacenza ha approvato con Deliberazione C.P. n. 124 del 21/12/2012 il nuovo Piano provinciale delle Attività Estrattive (PIAE). Il nuovo Piano persegue il soddisfacimento dei fabbisogni di materiali inerti per la realizzazione delle opere pubbliche e la reintegrazione dei quantitativi estratti nel periodo , con particolare attenzione al fabbisogno degli impianti di trasformazione (fabbisogno industriale) a sostegno di un importante settore dell economia piacentina, mettendo però in primo piano la compatibilità delle attività estrattive con il territorio e con l ambiente, nel rispetto quindi di uno sviluppo sostenibile. Il PIAE 2011 della Provincia di Piacenza conferma il Polo 3 Cascina Pioppaio come area estrattiva in Comune di Monticelli d Ongina su un estensione di circa m²; assegnando un obiettivo di quantità AMBITER s.r.l. 12

14 complessivo di m 3 di inerti ( m³ di ghiaie, m³ di sabbie e m³ di limi argillosi per rilevati). Di seguito si riporta lo stralcio della Tavola di progetto P6 del PIAE Poli estrattivi di sabbia. Superficie m 2 Materiali estraibili Ghiaie alluvionali Sabbie silicee Limi argillosi per rilevati Potenzialità estrattiva iniziale sfruttabile m m m 3 Pianificati dal PIAE '93 e dalla Variante ' m m 3 - Pianficati dal PAE comunale m m 3 - Incremento PIAE m m m 3 Pianficati dal PAE comunale m m m 3 Incremento PIAE 2011 con valenza di PAE m m m 3 Potenzialità residua sfruttabile da attivare con successivi PAE m m m 3 Sistemazione finale Naturalistica con creazione di zone umide diversificate, secondo quanto indicato nell'allegato 6 alle NTA. Dovranno essere garantite le seguenti superfici minime di rinaturazione: m 2 di zone umide a ridotto battente idrico e m 2 di aree a recupero naturalistico con alternanza di zone boscate a componente mesofila e igrofila, zone a machia-radura, siepi e filari arboreo-arbustivi, aree prative. Prescrizioni particolari Per il trasporto per via fluviale dovrà essere realizzato il canale di collegamento con l'alveo di magra del F. Po, ove previsto l'intervento di riapertura del ramo secondario del F. Po definito dal Piano di Gestione dei Sedimenti dell'autorità di Bacino del F. Po AMBITER s.r.l. 13

15 3.2.2 Piano Comunale delle Attività Estrattive (PAE 2011) di Monticelli d Ongina A seguito di una specifica intesa tra l Amministrazione Provinciale e l Amministrazione Comunale è stato stabilito che il PIAE assuma valore e gli effetti del PAE comunale ai sensi dell art. 23 della L.R. 7/2004, consentendo in questo modo una notevole riduzione dei tempi necessari all attuazione delle previsioni estrattive in esso contenute. Attualmente quindi il Comune di Monticelli d Ongina è provvisto di una Variante parziale allo strumento pianificatorio vigente (Variante PAE 2008), che specifica pertanto solo le caratteristiche e le modalità di attuazione delle nuove previsioni estrattive del PIAE 2011 e di quelle da quest ultimo modificate. Per tutte le previsioni non variate si rimanda quindi alla Variante PAE Il Polo n. 3 Cascina Pioppaio si estende su un area di circa m², con una potenzialità estrattiva di m³, suddivisibili indicativamente in m³ di ghiaie, m³ di sabbie e m³ di limi argillosi. Il PIAE 2011 rende disponibili m³ complessivi (suddivisi in m³ di sabbie, m³ di limi e m³ di ghiaie), che consentono l attivazione dei Comparti 3a e 3b. La cartografia di PIAE individua inoltre due comparti di futura attuazione (4a e 4b) che saranno attivate a seguito di future varianti di PIAE. La superficie complessiva coinvolta dai nuovi Comparti (3a e 3b) è pari a m³ per l estrazione di un quantitativo di risorsa pari a m³, con una profondità di escavazione di circa 13 m dal p.c. Si evidenzia inoltre che, in coerenza con il Programma di Gestione dei Sedimenti dell Autorità di bacino (v. Intervento 17) e la Variante PAE 2008, è prevista anche la realizzazione di un canale di collegamento tra i bacini estrattivi interni al Polo e il F. Po, che sarà utilizzato per il trasporto via fiume degli inerti estratti. Il canale in progetto sarà realizzato in corrispondenza della barra laterale prospiciente il Polo estrattivo e comporterà la movimentazione di circa m³ di sabbie silicee; di queste m³ saranno miscelati con acqua e movimentati in corrispondenza dell alveo del Fiume Po; i rimanenti m³ saranno estratti a seguito di apposita concessione da parte del Servizio Tecnico dei Bacini degli Affluenti del F. Po e successivamente commercializzati. Il progetto di realizzazione del Canale, congiuntamente ai piani di coltivazione e sistemazione finale relativi ai Comparti 2a e 2b, è stato sottoposto alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, conclusasi con esito positivo (Delib. di C.C. n 43 del 25/03/2010). Di seguito si riporta invece la scheda tecnica riportata nell art. 55 delle NTA del PAE. AMBITER s.r.l. 14

16 POLO 3 Cascina Pioppaio Perimetrazione: Vedere Tav. 3 del PAE 2011 Superficie: m 2 Materiali estraibili Ghiaie alluvionali Sabbie silicee Limi argillosi per rilevati Argille per laterizi Potenzialità estrattiva iniziale sfruttabile m m m 3 Pianificati dal PIAE 93 e dalla Variante m m 3 Pianificati dal PAE comunale m m 3 Incremento PIAE m m m 3 a) Pianificati dal PAE comunale m m m 3 Incremento PIAE 2011 con valenza di PAE m m m 3 Comparto Comparto 2a Di cui Comparto 2b Comparto 3a m m m 3 Comparto 3b m m m 3 AMBITER s.r.l. 15

17 b) Impianti di lavorazione inerti: Potrà essere istallato un impianto di trasformazione inerti temporaneo all interno del Polo estrattivo, nel rispetto delle prescrizioni delle NTA del PAE 2011, se ritenuto compatibile dallo Studio di Impatto Ambientale. L impianto dovrà essere rimosso dall area al termine dell attività estrattiva. All interno del Polo è possibile movimentare macchinari e attrezzature utili alla mitigazione degli impatti ambientali (quali impianti per abbattimento polveri, silos di contenimento sabbie, barriere antirumore, pannellature fonoassorbenti ecc.). I macchinari e attrezzature dovranno essere mobili, o facilmente amovibili senza demolizioni, e le loro fondazioni non dovranno emergere dal piano campagna oltre 0,5 m. I macchinari e le attrezzature dovranno essere possibilmente mascherati e dovranno comunque essere conformi alle prescrizioni di legge per la sicurezza e per le emissioni sonore ed in atmosfera. La movimentazione, sostituzione ed implementazione dei macchinari e delle attrezzature all interno del Polo dovrà essere comunicata al Comune con un preavviso di almeno 20 giorni. Decorso tale termine, senza che il Comune intervenga in senso negativo, la movimentazione è da ritenersi autorizzata. All interno del Polo è ammessa la realizzazione di costruzioni accessorie a servizio dell attività estrattiva e dell impianto di lavorazione inerti, secondo le prescrizioni delle NTA del PAE del c) Destinazione finale delle aree oggetto di attività estrattiva: Naturalistico-ricreativa Modalità di coltivazione: Coltivazione a fossa con utilizzo di escavatori meccanici e draga aspirante, con più fronti attivi. d) e) Modalità di sistemazione finale: La sistemazione finale deve essere di tipo naturalistico e deve essere effettuata secondo le indicazioni dell'allegato 6 delle NTA del PIAE e secondo i criteri contenuti nelle delle Linee guida per il recupero ambientale della attività estrattive in ambito golenale di Po nel tratto che interessa le province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Dovranno essere garantite le seguenti superfici minime di rinaturazione: m 2 di zone umide a ridotto battente idrico e m 2 di aree a recupero naturalistico con alternanza di zone boscate a componente mesofila e igrofila, zone a macchia e radura, siepi e filari arboreo-arbustivi, aree prative. Modalità di gestione: Le opere di manutenzione e conservazione delle aree verdi dovranno essere garantite per almeno 5 anni dalla messa a dimora senza oneri a carico dell Amministrazione comunale. In sede di collaudo dei lavori dovranno quindi essere formalmente individuati i soggetti preposti alla gestione delle aree rinaturalizzate. La ditta e/o i proprietari delle aree potranno impegnarsi direttamente nella gestione o affidarla al Soggetto indicato dal Comune. Il Progetto esecutivo (piano di coltivazione) dovrà essere corredato da un Piano di gestione (Piano di manutenzione dell'opera di sistemazione finale e delle sue parti) nel quale dovranno essere indicati chiaramente: la superficie interessata, le cure colturali, il governo, le ipotesi di taglio con la previsione degli assortimenti legnosi ritraibili, i reimpieghi nell area, i computi metrici delle operazioni e gli interventi di miglioramento. Il Piano di gestione dovrà contenere un rilievo periodico agro-vegetazionale dello stato di fatto, definendo con precisione le attività di manutenzione di tutte le opere presenti nell area, indicando i tempi di intervento e di sostituzione. Entro il 31 gennaio di ogni anno, il Comune deve presentare alla Provincia, all ARPA e all AUSL un rapporto annuale in cui deve essere illustrato lo stato di avanzamento delle opere di sistemazione finale con una valutazione relativa alla corretta esecuzione degli interventi di carattere vegetazionale. In fase di convenzione la Ditta dovrà impegnarsi nella gestione dell area nel rispetto del Piano di gestione, che dovrà inoltre definire con precisione le attività di manutenzione di tutte le opere presenti nell area, indicando i tempi di intervento e di sostituzione. AMBITER s.r.l. 16

18 Azioni per ridurre al minimo gli impatti: rif. Rapporto Ambientale del PAE rif. Studio di Incidenza sul Sito Natura 2000 SIC-ZPS IT Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio del PAE Rif. Relazione Idraulica. Qualora il monitoraggio ambientale ne evidenzi la necessità, dovranno essere previsti interventi volti a limitare il fenomeno dell anossia dell ipolimnio. Dovrà essere vietata la pesca sportiva e gli allevamenti intensivi di pesce, nonché l introduzione di specie esotiche. La Direzione lavori dovrà essere assistita da esperti in tecniche di sistemazione naturalistica in grado di indirizzare opportunamente gli interventi seguendo la filosofia di ripristino complessiva. Norme tecniche di riferimento: Norme tecniche di Attuazione del PIAE 2011 Prescrizioni generali: rif. Prescrizioni generali Tav. P3 del PAE 2011 f) Prescrizioni particolari: - Il trasporto degli inerti estratti è previsto in parte utilizzando la viabilità individuata in Tavola 5 e in parte via fiume. In attesa della realizzazione del canale di collegamento idraulico, ove previsto l intervento di riapertura del ramo secondario del F. Po definito dal Piano di Gestione dei Sedimenti dell Autorità di Bacino del F. Po, e della conca di navigazione, i materiali estratti saranno trasportati esclusivamente via terra. A seguito della realizzazione del canale e della messa in funzione della conca di navigazione, i materiali estratti potranno essere trasportati in parte anche via fiume. - Al fine di fornire un ristoro ambientale per i disagi provocati da escavazioni in zone demaniali nel territorio comunale, anche per la realizzazione del canale di accesso al polo estrattivo, dovrà essere corrisposto al Comune un contributo commisurato al volume del materiale estratto. L'importo del contributo dovrà tener conto dell'impatto dell'intervento sul territorio e potrà essere corrisposto in un'unica soluzione o scaglionato in base alla durata della prevista attività. Tale contributo dovrà essere definito forfetariamente, con atto unilaterale d'obbligo, in sede di richiesta di autorizzazione alla realizzazione degli interventi di escavazione o in sede di convenzione per l'attività estrattiva Modalità di sistemazione finale Le modalità di recupero dei Comparti estrattivi previsti nella presente Variante 2011 dovranno rispettare le indicazioni progettuali e metodologiche previste dall Allegato 6 delle NTA del PIAE e dalle Linee guida per il recupero dei siti interessati dalle attività estrattive in ambito golenale di Po nel tratto che interessa le Province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia, approvate in data 27 dicembre 2007 con Deliberazione n dalla Giunta della Regione Emilia Romagna. In particolare, il recupero naturalistico delle aree interessate dalle attività estrattive dovrà prevedere la realizzazione di bacini lacustri a profondità differenziate con una morfologia in grado di garantire un adeguato indice di sinuosità (definito come rapporto tra il perimetro bagnato effettivo e la circonferenza racchiudente una superficie equivalente) utile ad una maggiore diversificazione ambientale dei bacini stesso. A corredo dei bacini lacustri dovrà essere garantita la presenza di zone umide ad acque basse con l insediamento di vegetazione idrolitica ed elofitica; esternamente a tali zone saranno inoltre realizzate adeguate fasce arboreo-arbustive che ricalcano la zonazione vegetazionale caratteristica delle zone umide planiziali e, in generale, degli ambienti golenali originari del Fiume Po. AMBITER s.r.l. 17

19 Complessivamente, per i Comparti 3 A e 3 B, dovranno essere garantite le seguenti superfici minime di rinaturazione: m 2 di zone umide a ridotto battente idrico e m 2 di aree a recupero naturalistico con alternanza di zone boscate a componente mesofila e igrofila, zone a macchia e radura, siepi e filari arboreo-arbustivi, aree prative, secondo le prescrizioni indicate dall Allegato 6 delle NTA del PIAE 2011 e dalle Norme del presente Piano. Nella Tavola 4 tali superfici sono ripartite in funzione dei singoli Comparti estrattivi. Dovrà essere inoltre preservata la vegetazione esistente a ridosso dell alveo del Fiume Po che, allo stato attuale, è caratterizzata dalla presenza di habitat di interesse comunitario, così come individuati dal PTCP vigente della Provincia di Piacenza. Tali aree dovranno essere preservate e oggetto di mirati interventi di potenziamento vegetazionale al termine delle attività estrattive previste. Le modalità di recupero dovranno attuarsi contestualmente alle operazioni di escavazione, mediante lotti successivi e funzionali alle attività di escavazione. Di seguito si riporta la tabella con indicate le superfici minime di rinaturazione che dovranno essere realizzate all interno dei Comparti 3a e 3b. COMPARTO Superficie complessiva (m²) Zone umide a ridotto battente idrico (m²) Aree a recupero naturalistico (m²) 2b a b Totale Si osserva che il Progetto di Coltivazione e di Sistemazione dei Comparti estrattivi 2b, 3a e 3b - Unità di cava A, B e C, è stato redatto in conformità con quanto previsto dalla Variante PAE 2011 del Comune di Monticelli d Ongina. Al riguardo si evidenzia che sono state rispettate anche le superfici minime di rinaturazione previste nel PAE (cfr. Allegato 6 delle NTA e Tavola 4 del PAE), mediante la realizzazione m 2 di zone umide a ridotto battente idrico e m 2 aree a recupero naturalistico (m²). Relativamente a quest ultime si evidenzia che è stato necessario interessare anche un area, con superficie di circa m 2, esterna ai comparti estrattivi, ma ricadente all interno del perimetro del Polo n.3 Cascina Pioppaio. AMBITER s.r.l. 18

20 4. SINTESI DEL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE 4.1. INTRODUZIONE Nel presente capitolo vengono descritte le caratteristiche progettuali degli interventi estrattivi di 3a fase attuativa, previsti all interno dei Comparti 3a, 2b e 3b nel Polo Estrattivo n. 3 Cascina Pioppaio e dell intervento denominato Canale di collegamento tra i laghi di cava nella golena di Isola Serafini e il Fiume Po (Stralcio Est), già previsto dal progetto della 2a fase di attuazione del polo estrattivo. Il Polo estrattivo n. 3 Cascina Pioppaio è individuato dal vigente PIAE 2011 della Provincia di Piacenza, che definisce le caratteristiche generali dell intervento. Il Piano delle Attività Estrattive del Comune di Monticelli d Ongina (Variante PAE 2011), approvato con deliberazione C.P. n.124 del 21/12/2012 a seguito dell intesa sottoscritta tra la Provincia di Piacenza e il Comune di Monticelli d Ongina il 21/12/2012 n. 112 di reg. (Atto di Consiglio Comunale n 42 del 19/12/2012), definisce i Comparti estrattivi e specifica ulteriormente le caratteristiche dell intervento estrattivo. L intervento per la realizzazione del canale di collegamento tra i laghi di cava e il Fiume Po è invece delineato dal vigente PTCP, oltre che dal Programma Generale di Gestione dei Sedimenti del Fiume Po (Intervento 17), ed è confermato dal PAE 2011 del Comune di Monticelli d Ongina. Per quanto riguarda i volumi estraibili di nuova previsione, il PAE 2011 rende disponibili per i Comparti 3a e 3b ulteriori m³ complessivi di inerti (suddivisi in m³ di sabbie, m³ di limi e m³ di ghiaie alluvionali), che si aggiungono ai volumi già pianificati dai PIAE e PAE precedenti e già autorizzati nelle precedenti fasi attuative. Si prevede inoltre lo spostamento dei volumi estraibili dal Comparto 3a (pari a m³) al Comparto 3b, effettuato ai sensi del comma 4 dell art. 5 delle NTA del PIAE 2011, che prevede che [ ] Il PAE assegna ai vari comparti i volumi estraibili, che possono essere modificati in accordo con i soggetti attuatori in sede di screening o di VIA nel rispetto dei volumi complessivi assegnati dal PIAE al Polo estrattivo, garantendo comunque le modalità di sistemazione finale previste dal PAE. I comparti interessati dagli spostamenti dei volumi estraibili, prima della loro attuazione, devono essere sottoposti congiuntamente alle procedure di screening o di VIA.). Tale trasferimento dei volumi al Comparto 3b consentirà un più razionale sfruttamento della risorsa, garantendo comunque le superfici e le caratteristiche dell intervento di sistemazione previste dal PAE. Per approfondimenti in merito alla coerenza degli interventi in oggetto con gli strumenti territoriali e di settore si rimanda al Quadro di Riferimento Programmatico (QRP). AMBITER s.r.l. 19

21 Tabella Volumi estraibili delle varie fasi attuative nel Polo estrattivo n. 3 Cascina Pioppaio Zona di intervento Volumi di inerti estraibili 1 a fase attuativa Comparto m³ 2 a fase attuativa Comparto 2a m³ Comparto 2b m³ 3 a fase attuativa Comparto 3a m³ Comparto 3b m³ 4 a fase attuativa Comparto 4a (futura attuazione) - Comparto 4b (futura attuazione) m³ L intervento estrattivo all interno dei Comparti 2b e 3b, che rappresenta l ampliamento del bacino estrattivo in corso di realizzazione all interno del Comparto 2b, è articolato in 3 Unità di cava, che garantiranno le modalità di sistemazione finale previste dalla Variante PAE Il progetto relativo al Comparto 2b è stato sottoposto a procedura di Valutazione di impatto ambientale congiuntamente al Comparto 2a e al Progetto del Canale di collegamento al F. Po, che si è conclusa positivamente con Delibera di Giunta Comunale n. 43 del 25 marzo Successivamente l attività estrattiva nella cava Comparto 2b è stata autorizzata con atto n del 11/08/2011 ed è attualmente in corso. Le opere in progetto, sottoposte a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, si articolano quindi in 4 interventi descritti dalla seguente documentazione progettuale: 1. Piano di coltivazione e sistemazione finale dell Unità di Cava A, che ingloba e modifica parzialmente il progetto autorizzato in data 11/08/2011 ed attualmente in corso (ex Comparto 2b); 2. Piano di coltivazione e sistemazione finale dell Unità di Cava B; 3. Piano di coltivazione e sistemazione finale dell Unità di Cava C; 4. Progetto Esecutivo del Canale di collegamento tra i laghi di cava nella golena di Isola Serafini e il Fiume Po (Stralcio Est), già valutato positivamete nell ambito della procedura di VIA conclusasi con Del. G.C. n. 43 del 25 marzo Il Piano di coltivazione e sistemazione finale dell Unità di Cava A prevede l escavazione di m³ di inerti (ghiaie, sabbie e limi), di cui m³ assegnati al Comparto 3b di nuova previsione e m³ AMBITER s.r.l. 20

22 residui al novembre 2015 del Comparto 2b, secondo quanto dichiarato dalla Ditta in occasione della Relazione Annuale. Il Piano di coltivazione e sistemazione finale dell Unità di Cava B prevede l escavazione di m³ di inerti (ghiaie, sabbie e limi) assegnati al Comparto 3b di nuova previsione. Il Piano di coltivazione e sistemazione finale dell Unità di Cava C prevede l escavazione di m³ di inerti (ghiaie, sabbie e limi), di cui m³ di nuova previsione relativi al Comparto 3b e m³ di nuova previsione relativi al Comparto 3a. Il progetto esecutivo del canale di collegamento al F. Po, definito come stralcio Est dell intervento n. 17 Meandro Isola Serafini e previsto dal Piano sedimenti approvato con Deliberazione 20/2006 dall'autorità di bacino, prevede la movimentazione di circa m³ di inerti (sabbie) su una superficie di circa m² (18 Ha). Di tali quantitativi, m³ saranno asportati e m³ saranno miscelati con acqua e movimentati in corrispondenza dell alveo del Fiume Po per il ripascimento dell alveo. L intervento è finalizzato al collegamento delle aree estrattive con il Fiume Po per consentire il trasporto via fiume degli inerti estratti. Il relativo Progetto Esecutivo, che si presenta nuovamente in questa fase senza alcuna modifica, era corredato da apposita relazione idraulica redatta dal Prof. Ing. Brath ed è stato sottoposto alla Valutazione di Impatto Ambientale relativa alla precedente fase attuativa, che si è conclusa positivamente con Delibera di Giunta Comunale n. 43 del 25/3/2010. Nell ambito di tale procedura l Agenzia Interregionale per il Fiume Po (AIPo) ha espresso parere preliminare favorevole con nota n dell 11/2/2010. Il presente Studio considera quindi gli impatti derivanti dall intervento estrattivo nei Comparti 2b e 3b, che prevede l estrazione dei m 3 resi disponibili dal PIAE 2011 (comparti 3a e 3b) e dei circa m 3 residui del Comparto 2b al 18/11/2015, e dall intervento di realizzazione del Canale di collegamento fra i laghi di cava nella golena di isola Serafini ed il fiume Po - stralcio est, che prevede l estrazione di circa m³ di materiali sabbiosi inerti (di cui solo m³ asportati). La massima durata delle singole autorizzazioni estrattive, come previsto dalla L.R. 17/91 e s.m.i., sarà di 5 anni. Tali unità di cava saranno attuate in modo susseguente, per una durata totale di 15 anni. Per garantire la continuità delle operazioni le cave seguenti potranno essere attivate nella fase terminale delle cave precedentemente autorizzate. Le singole autorizzazioni potranno essere eventualmente prorogate secondo quanto previsto dal comma 2 dell art. 15 della L.R. 17/91 e s.m.i. Il Canale di collegamento, come previsto dal Progetto Esecutivo, sarà realizzato durante l attuazione delle Unità di cava. La sistemazione finale, ai sensi del PAE vigente, dovrà essere di tipo naturalistico-ricreativo e finalizzata al mantenimento, ampliamento e ricostituzione di zone tampone ripariali (riparian buffer zones), di biotopi umidi e di aree boscate o complessi macchia radura. In particolare si prevede la realizzazione di un bacino lacustre a batimetria di fondo differenziata al fine di garantire anche la creazione di zone umide a ridotto battente idrico in grado di aumentare la biodiveristà floristica e faunistica del bacino di neoformazione. Esternamente a tali zone saranno inoltre realizzate adeguate fasce arboreo-arbustive che ricalcheranno la zonazione vegetazionale caratteristica delle zone umide planiziali, con inserimento di formazioni vegetazionali a carattere sia igrofilo che mesofilo e, nelle aree più esterne, aree prative, siepi e filari arborei. AMBITER s.r.l. 21

23 I piani di Coltivazione delle Unità di Cava e il Progetto Esecutivo del Canale di collegamento recepiscono integralmente le Misure di Mitigazione individuate dal presente Studio di Impatto nella sezione Valutazione degli Impatti e Misure di Mitigazione. Il presente Quadro di Riferimento Progettuale descrive sinteticamente le caratteristiche generali dell intervento complessivo in progetto, l organizzazione delle fasi di coltivazione e di sistemazione finale, le soluzioni adottate per la riduzione dei possibili impatti connessi con l attività estrattiva e per la valorizzazione ambientale e paesaggistica delle aree di intervento. Si rimanda ai singoli Piani di coltivazione e al Progetto esecutivo del Canale di collegamento per approfondimenti SINTESI DEI PROGETTI Assetto catastale I Comparti 2b, 3a e 3b ricadono in corrispondenza dei fogli catastali n. 1 e n. 39 del catasto terreni del Comune di Monticelli d Ongina. La seguente tabella riporta l assetto catastale dei Comparti estrattivi previsti dal PAE. Tabella Mappali catastali interessati dai Comparto 2b, 3a e 3b interni al Polo estrattivo n. 3 Cascina Pioppaio Comune Comparti Foglio Particella Classamento Consistenza (m²) Proprietà Superficie interna ai comparti (m²) Monticelli (PC) 2b e 3b Seminativo Seminativo Seminativo Seminativo Seminativo Bolzoni Diego Pietro e Bolzoni Seminativo Loris Seminativo Seminativo Seminativo Seminativo Il Canale di collegamento tra i laghi di cava nella golena di Isola Serafini e il Fiume Po ricade completamente in area di demanio idraulico Opere preliminari preparazione dell area di cava L area destinata alle attività estrattive all interno dei Comparti occupa una superficie complessiva pari a circa m² e ricalca il perimetro dei Comparto 2b e 3b. AMBITER s.r.l. 22

24 L area di cantiere di ogni Unità di cava dovrà necessariamente essere dotata di tutte le opere che concorrono alla corretta organizzazione e gestione del cantiere (opere preliminari). La funzione delle opere preliminari è quella di assicurare la salvaguardia delle persone e delle cose. Tali opere devono essere realizzate in conformità alle NTA del PAE ed in osservanza alle norme di polizia mineraria inerenti alle condizioni di sicurezza Opere preliminari Per ciascuna Unità di cava dovranno essere realizzate le opere di seguito descritte prima dell inizio dei lavori Cancelli di ingresso ai cantieri e orari di apertura del cantiere Il cantiere dovrà essere dotato di uno o più cancelli o sbarre, disposti in continuità con la recinzione. Per tali elementi dovrà essere garantita le fuzionalità ed essere effettuata la mantenenzione per tutta la durata degli interventi. Gli accessi dovranno essere chiusi negli orari e nei periodi in cui non si esercita l'attività estrattiva e ogni qualvolta sia assente il personale sorvegliante i lavori di coltivazione. Gli orari di apertura dei cantieri seguiranno principalmente l andamento annuale delle ore di luce Recinzione L area di cantiere dovrà essere recintata, al fine di precludere il libero accesso di mezzi e di persone non autorizzate e la discarica indiscriminata di rifiuti. Le recinzioni saranno realizzate con rete e/o fili metallici con altezza non inferiore a 1,8 m (come deciso dal Direttore Responsabile) e dovranno essere sollevate dal suolo di circa 30 cm, in modo da consentire alla fauna selvatica che frequenta abitualmente la zona di transitare liberamente. La posizione della recinzione dovrà essere chiaramente individuata sul terreno, attraverso la collocazione di cippi fissi inamovibili. Il cantiere dei Comparti 1, 2a e 2b è attualmente delimitato da una recinzione, che verrà parzialmente mantenuta (lato occidentale e meridionale) e ampliata per ricomprendere il Comparto estrattivo 3b. Prima dell inizio dei lavori dovrà essere verificato lo stato di manutenzione della recinzione esistente e, nei tratti in cui questa sia deteriorata, si dovrà provvedere con la riparazione o la sostituzione della stessa. In fase di sistemazione finale, la recinzione dovrà essere mantenuta e, dove mancante o danneggiata, ripristinata Cartelli monitori L area del cantiere dovrà essere segnalata da appositi cartelli monitori, con la funzione di evidenziare la presenza del cantiere, delle scarpate di cava e dei rischi connessi. I cartelli dovranno essere collocati sulla AMBITER s.r.l. 23

25 recinzione perimetrale. Si dovrà comunque garantire la loro presenza continua lungo tutta la recinzione in modo che siano visibili l'uno dall'altro e comunque a distanza reciproca non superiore a 40 metri. Per i tratti di recinzione esistente prima dell inizio dei lavori si dovrà verificare la presenza dei cartelli e in caso di mancanza o danneggiamento si provvederà alla sostituzione o al ripristino degli stessi. Figura 4.1.1: Esempi di cartelli monitori da porre sulla recinzione dell area di cava Cartelli con i dati significativi degli interventi Nella zona di accesso all area di cantiere dovranno essere predisposti i cartelli contenenti i seguenti dati, alcuni dei quali saranno definiti in sede di autorizzazione o di denuncia di esercizio: Tabella 4.1.1: Comune di Dati significativi dell intervento da riportare nell apposito cartello Monticelli d Ongina (PC) Tipo e quantità di materiale estratto.. m³ di cui: -.. m³ di sabbie silicee -.. m³ di ghiaie alluvionali -.. m³ di limi argillosi Massima profondità di scavo dal piano campagna Denominazione della cava Progettisti Ditta esercente Direttore responsabile dei lavori e relativi recapiti telefonici Circa 13 m (quota minima 25 m s.l.m.) Polo Estrattivo n. 3 Cascina Pioppaio COMPARTI ESTRATTIVI 2b e 3b Unità di Cava. AMBITER s.r.l. Bassanetti & C. Gruppo Bassanetti (...) Sorvegliante (...) Estremi dell'atto autorizzativo (...) Estremi di approvazione del Piano Particolareggiato (...) Responsabile dell'amministrazione Comunale e recapito telefonico (...) Scadenza autorizzazione convenzionata (...) Fossi di scolo perimetrali I fossi di scolo dovranno essere realizzati a contorno delle aree destinate al cantiere, parallelamente ed internamente alla recinzione, a breve distanza da quest ultima. AMBITER s.r.l. 24

26 La funzione dei suddetti fossi è quella di raccogliere le acque dilavanti provenienti dai terreni circostanti interessati dall attività agricola per convogliarle alla rete di smaltimento naturale o artificiale esistente. La pendenza dei fossi di guardia deve garantire un regolare deflusso delle acque senza provocare l'insorgere di processi erosivi. La realizzazione di un fosso di scolo perimetrale all area di cava consentirà infatti di limitare anche il rischio di erosione delle scarpate, minimizzando l intrusione delle acque di scorrimento superficiale (soprattutto quelle meteoriche) sui cigli dei fronti di scavo. I fossi di scolo perimetrali verranno mantenuti in fase di sistemazione dell area per evitare l ingresso delle acque meteoriche all interno del vuoto di cava. Tali opere di regimazione dovranno essere sempre tenute in perfetta efficienza sarà inoltre vietato fare accumuli di terreno vegetale e/o di scarto di cava nei fossi o canali limitrofi interrompendo e/o deviando lo scorrimento naturale delle acque superficiali a monte ed a valle della cava Piezometri All interno del Polo Estrattivo sono presenti 3 piezometri per il monitoraggio della falda superficiale. Il primo (Pz1) è ubicato nel settore settentrionale del Comparto 2b, il secondo (Pz2) è ubicato lungo il confine occidentale del Comparto 2a e il terzo (Pz3) localizzato nello spigolo sud-orientale del Comparto 2a. Ad essi andranno aggiunti due piezometri di nuova realizzazione (Pz4 e Pz5), posizionati rispettivamente negli spigoli nord e sud del lato orientale del Comparto 3b (si veda tavola P01). Per il monitoraggio saranno quindi utilizzati, alternativamente, le coppie di piezometri Pz1/Pz3 e Pz4/Pz5 con le periodicità di seguito indicate. Precedentemente ai lavori di coltivazione, si dovrà provvedere a rendere operativi tali piezometri, e a verificare lo stato di efficienza dei piezometri esistenti, provvedendo ad eventuale manutenzione e/o sostituzione. I piezometri in progetto dovranno essere del tipo a tubo fessurato, rivestiti per tutta la lunghezza di geotessile e/o di materiale drenante di opportuna pezzatura, esente da frazione limo-argillosa, e saranno di tipo e dimensioni tali da consentire, oltre alla misura del livello piezometrico, anche il prelievo di campioni di acqua. I pozzi di alloggiamento dovranno essere perforati fino ad una profondità di circa 18 metri dal piano campagna (per raggiungere una quota di fondo pari a circa 20 metri s.l.m.). Nei piezometri dovranno essere effettuate tutte le misure e i campionamenti stagionali previsti nel paragrafo 7.2 Monitoraggio delle falde sotterranee Area per manutenzione e sosta automezzi La sosta dei mezzi al termine delle giornate lavorative e l eventuale manutenzione di emergenza sarà effettuata nei piazzali della Cascina Bella Venezia, caratterizzati dalla presenza di idonea area dedicata. AMBITER s.r.l. 25

27 Gli interventi di manutenzione programmata saranno invece effettuati presso officine specializzate esterne all area di intervento Locale ad uso ufficio, servizi igienici e spogliatoio Per garantire la sicurezza e la funzionalità dei siti di lavoro saranno utilizzati locali ad uso ufficio, servizio igienico e spogliatoio appositamente ricavati all interno di Cascina Bella Venezia, ubicata alla distanza di circa 800 m a S dell area di intervento. Tali locali, attualmente in uso a servizio dell attività estrattiva all interno del Polo, dovranno essere mantenuti in stato di buona manutenzione ed efficienza e dovranno essere conformi alle normative vigenti. Il locale, oltre agli elementi di arredo ufficio, dovrà essere provvisto di un servizio igienico chimico, mezzi per detergersi e per asciugarsi, uno spogliatoio opportunamente arredato nel quale ogni lavoratore avrà a disposizione il proprio armadietto con comparto separato per gli indumenti di lavoro e quelli puliti. I locali di servizio dovranno essere dotati dei seguenti elementi, tutti facilmente accessibili e collocati in modo ben visibile: 1. il pacchetto di medicazione, contenente tutti gli elementi necessari per garantire un adeguato servizio di pronto soccorso; 2. un estintore segnalato con apposita cartellonistica; 3. un punto telefonico, anche cellulare; 4. un cartello con indicati chiaramente visibili i numeri telefonici da utilizzare in caso di necessità e di pronto intervento. Presso i locali descritti dovrà inoltre essere disponibile, per la vigilanza da attuarsi da parte del personale autorizzato, tutta la documentazione inerente l attività estrattiva specificata nel successivo apposito paragrafo. Non è previsto un impianto di riscaldamento perché l attività nella cava si svolge prevalentemente nel periodo estivo, tardo primaverile e inizio autunno Stoccaggio del cappellaccio Il materiale derivante dalle operazioni di splateamento e scolturamento (rimozione del terreno vegetale e del cappellaccio) sarà principalmente riutilizzato direttamente per la creazione delle zone umide, nelle aree dove è stata terminata l attività estrattiva. Nelle prime fasi di escavazione o dove non sia possibile il riutilizzo diretto, tale materiale sarà provvisoriamente stoccato in prossimità dei luoghi di utilizzo, in attesa del suo recupero per la sistemazione morfologica finale. Si evidenzia che lo splateamento deve procedere per lotti, in modo da evitare di interessare contemporaneamente tutta l'area di coltivazione e limitare gli effetti negativi sul paesaggio ed i danni alle colture e/o alla vegetazione. AMBITER s.r.l. 26

28 Occorre in ogni caso precisare che sarà compito del Direttore Responsabile organizzare razionalmente le modalità di splateamento, riutilizzo diretto o stoccaggio, nonché definire la collocazione dei vari cumuli di materiale in relazione allo stato di avanzamento del cantiere. I cumuli di cappellaccio dovranno presentare altezze e pendenze in grado di garantirne la stabilità Accumuli temporanei di inerti La risorsa estratta mediante draga aspirante, se non caricata direttamente su chiatte per il trasporto fluviale, sarà temporaneamente stoccata in apposite vasche, in attesa del caricamento su autocarri tramite pala. Il suddetto stoccaggio avverrà esclusivamente in apposite aree delimitate da cordoli perimetrali (vasche). L utilizzo delle vasche varierà in funzione della posizione del fronte d escavazione. Ad oggi è realizzata la vasca ubicata in posizione A (collegata all estrazione degli inerti dell attività autorizzata nel Comparto 2b). Con il procedere delle attività estrattiva sarà realizzata in posizione B e successivamente in posizione C Modalità di trasporto della risorsa estratta La risorsa estratta sarà trasportata prevalentemente (circa il 90%) all impianto della Ditta esercente ubicato in località S. Nazzaro di Monticelli d Ongina (PC). Il rimanente 10% sarà invece trasportato direttamente (non lavorato) ai cantieri di utilizzo. Successivamente alla realizzazione del canale di collegamento tra i laghi di cava e il fiume Po per il trasporto dei materiali estratti potranno essere utilizzate anche le chiatte via fiume. In attesa della completamento del suddetto canale, il trasporto dovrà necessariamente avvenire via terra mediante autocarri Trasporto via terra Il trasporto via terra all impianto sito in loc. San Nazzaro avverrà attraverso la viabilità pubblica esistente lungo l argine del F. Po (S.C. di Isola Serafini). Gli autocarri in uscita percorreranno la viabilità di servizio esistente ubicata lungo il confine orientale del comparto 1, attualmente utilizzata per il trasporto dei materiali afferenti il Comparto 2a e 2b. Si immetteranno su S.C. di isola Serafini percorrendola in direzione S fino a C.na Isola Serafini, svoltando a sinistra (direzione E) fino a raggiungere il ponte per l attraversamento della Conca di navigazione; successivamente svolteranno nuovamente a destra (direzione W) su strada Conca di navigazione, che conduce direttamente all impianto di destinazione mediante apposita rampa. Si evidenzia che la viabilità pubblica utilizzata è completamente asfaltata e presenta un fondo stradale idoneo al transito dei mezzi pesanti. AMBITER s.r.l. 27

29 Il percorso descritto, che è stato scelto per evitare il passaggio dei mezzi d opera in prossimità delle unità abitative presenti nell area, sarà utilizzato in senso inverso dai mezzi diretti alle unità di cava. Il tragitto in un senso di marcia misura circa 7,2 Km. La Ditta esercente l'attività estrattiva è tenuta ad evitare in ogni modo che mezzi in uscita ed entrata nelle aree di cava imbrattino le strade pubbliche; nel caso ciò avvenga accidentalmente nonostante le precauzioni anzidette, esso deve farsi carico della tempestiva pulitura della superficie stradale pubblica Trasporto via fiume Il trasporto via fiume sarà possibile non appena realizzato il canale di collegamento tra i laghi di cava e il fiume Po. Le chiatte per il trasporto degli inerti usciranno dall area estrattiva in corrispondenza del collegamento al canale presente sul lato settentrionale del Comparto stesso. Percorreranno poi il canale in direzione Est fino a immettersi nel fiume Po in corrispondenza della progressiva 367 su cui proseguiranno verso valle fino alla progressiva 370.5, dove svolteranno in direzione W imboccando il ramo del fiume Po a sud di isola Serafini. Proseguendo per circa 5 Km in direzione W si rimmetteranno nell asta principale del fiume Po, in corrispondenza della progressiva 357. Le motonavi procederanno poi verso monte per circa 1 Km (progressiva 356) e attraccheranno all impianto della Ditta esercente in località S. Nazzaro o, in caso di vendita a terzi, fino ai cantieri dei propri clienti Viabilità di servizio interna al cantiere Dalle zone di estrazione del materiale fino alla zona d accesso ai cantieri deve essere prevista la realizzazione di una pista per il transito dei mezzi di trasporto e dei mezzi d opera. Essendo le fasi lavorative strettamente legate alla posizione dei fronti di scavo, la viabilità di cantiere, nell arco temporale dell attività estrattiva, dovrà essere adeguata alle varie situazioni di lavoro, e pertanto sarà più volte modificata. Il Direttore Responsabile dei lavori ha infatti il compito di organizzare la viabilità di cantiere in relazione all andamento dei lavori di coltivazione. Anche durante le fasi di sistemazione finale (inerbimenti e messa a dimora di essenze arboreo - arbustive) devono essere previsti dei percorsi per il transito dei mezzi (agricoli e di trasporto) e per il passaggio del personale a piedi. Essendo molte delle operazioni di recupero dell area contestuali a quelle di scavo occorrerà, da parte del Direttore Responsabile dei lavori, organizzare i percorsi in modo tale che le diverse fasi lavorative non comportino interferenze tra loro. Nell area di cava dovranno quindi essere previste tre tipologie di percorsi: per i pedoni, per i mezzi addetti alle operazioni di coltivazione e per i mezzi addetti alle operazioni di sistemazione finale. Le piste di cantiere dovranno presentare le seguenti caratteristiche: - larghezza maggiore di almeno 70 cm oltre la sagoma dei mezzi in transito nel caso di percorsi con un unico senso di marcia; AMBITER s.r.l. 28

30 - larghezza non inferiore a 7 metri nel caso di percorsi con doppio senso di marcia; - è vietato il transito sul ciglio dei fronti di scavo e sulle rive della zona umida; - il fondo stradale, se il terreno di fondazione è rappresentato da argille e limi (cappellaccio) deve essere costituito da macadam a strato sottile, utilizzando i materiali ghiaiosi reperiti in cava; se invece il terreno di fondazione è costituito da materiale sabbioso compattato (o ghiaioso) sarà sufficiente livellare il fondo; - la pendenza della carreggiata non deve essere superiore al 11%. Il transito dei mezzi di cava sulle scarpate definitive è subordinato alla verifica di stabilità delle stesse, tale controllo dovrà essere effettuato periodicamente dal Direttore Responsabile e, in particolare, dopo eventi eccezionali di piena del Fiume Po. Le strade di cantiere durante lo svolgimento delle attività estrattive dovranno essere periodicamente umidificate per mitigare la produzione delle polveri, che non dovranno essere superiori agli standard previsti dalla vigente normativa. In assenza del Direttore Responsabile o del Sorvegliante, ai quali compete la gestione della sicurezza e sono a conoscenza delle fasi lavorative in corso e dei relativi pericoli, deve essere precluso l accesso alle aree di cantiere ai non addetti ai lavori. Per gli spostamenti degli addetti ai lavori a piedi, frequenti nelle operazioni di sistemazione finale per la messa a verde delle superfici di cantiere, il Direttore Responsabile dovrà individuare percorsi alternativi a quelli normalmente utilizzati dai mezzi di escavazione e dagli autocarri per il trasporto del materiale inerte Modalità di scavo e mezzi utilizzati Secondo quanto previsto dal vigente PAE ed in relazione alla conformazione morfologica della zona di specifico interesse, l intervento sarà attuato con la modalità a fossa. a) Predisposizione del cantiere: realizzazione e adeguamento delle opere preliminari (recinzione, fossi di scolo, piezometri, ecc.). b) Asportazione del cappellaccio nell area destinata all'escavazione: scorticamento dei terreni di copertura procedendo per lotti d intervento, utilizzando ruspe o pale gommate e loro stoccaggio temporaneo o definitivo; in caso di stoccaggio temporaneo tali materiali (terreno vegetale e cappellaccio), dello spessore di circa 2 m, dovranno essere posizionati, nelle aree non ancora interessate da escavazione o già sistemate dal punto di vista morfologico, in cumuli con altezze e inclinazioni in grado di garantire condizioni di stabilità e sicurezza, mantenedo sempre idonea distanza di rispetto dai fronti di scavo e dalle scarpate definitive. c) Estrazione della risorsa con escavatore: sarà attuata procedendo per livelli orizzontali ( a gradoni ) con spessori indicativi di 1,5 metri; la distanza orizzontale minima tra i cigli inferiore e superiore degli strati AMBITER s.r.l. 29

31 sarà di 2,5 metri; l inclinazione complessiva delle scarpate, calcolata dal ciglio superiore (a p.c.) alla base della scarpata a fondo scavo, non dovrà superare i 20. d) Estrazione della risorsa con draga: sarà attuata attestando il fondo a quote minime di 25 m s.l.m.; l avanzamento del fronte di escavazione avverrà per franamento, dovrà pertanto essere delimitata la zona di intervento mediante apposita transennatura atta ad evitare la presenza di persone e mezzi per un adeguata fascia di sicurezza rispetto al possibile arretramento del fronte di scavo, secondo le indicazioni contentute nel Documento di Salute e Sicurezza e nella Relazione di Stabilità dei fronti di scavo; successivamente si dovrà provvedere alla messa in sicurezza delle scarpate mediante riprofilatura delle stesse secondo le indicazioni progettuali e comunque con pendenze non superiori a 20 ; il materiale sarà convogliato dalla draga alle vasche di raccolta, dove sarà caricato sugli autocarri per il trasferimento all'impianto di lavorazione inerti o ai luoghi di utilizzo; successivamente alla realizzazione del canale di collegamento con il Fiume Po, parte del materiale estratto sarà convogliato direttamente dalla draga alle chiatte per il trasporto via fiume. e) Trasporto dei materiali estratti via terra: il materiale estratto sarà caricato su autocarri tramite escavatore e trasportato via terra, prioritariamente (per circa 90%) all impianto della Ditta esercente sito in località San Nazzaro; una frazione minoritaria (circa 10%) sarà trasportata direttamente ai cantieri di destinazione; via nave: non appena realizzato il canale di collegamento il trasporto del materiale estratto con draga avverrà anche via fiume; le motonavi raggiungeranno il suddetto impianto di destinazione percorrendo il canale di collegamento e il fiume Po. f) Interventi di sistemazione morfologica: saranno impiegati escavatori e pale gommate al fine di effettuare tutte le operazioni di creazione delle zone umide e riprofilatura delle scarpate; tali lavorazioni saranno realizzate attraverso il riposizionamento del materiale superficiale, precedentemente asportato e stoccato. I lavori di sistemazione morfologica dovranno essere eseguiti, per quanto possibile, preferibilmente contestualmente a quelli di splateamento, così da ridurre la movimentazione di tali materiali e i conseguenti impatti. Per la realizzazione dei lavori di coltivazione della risorsa e di sistemazione finale saranno utilizzati generalmente non più di 5 mezzi d opera (2 escavatori, 2 pale gommate e 1 draga); per il trasporto dei materiali saranno utilizzati autocarri (sia di proprietà delle ditte del Gruppo Bassanetti che esterne) e chiatte. Tutte le operazioni di manutenzione programmata dei mezzi saranno eseguite all esterno del Comparto estrattivo, in officine autorizzate. La sosta prolungata dei mezzi e l eventuale manutenzione di emergenza sarà effettuata nei piazzali della Cascina Bella Venezia, caratterizzati dalla presenza di area impermeabilizzata. I rifornimenti dei mezzi d opera dovranno essere effettuati tramite un carro cisterna equipaggiato con erogatore di carburante a tenuta che impedisca il rilascio accidentale di sostanze nell ambiente. AMBITER s.r.l. 30

32 Nel caso in cui durante le fasi di escavazione dovessero essere intercettati strati significativi di materiali di scarto deve essere data comunicazione immediata della consistenza, ai fini della modificazione dell'onere derivante dalle tariffe di cui all apposito articolo della Convenzione. Tale materiale non potrà essere ceduto a terzi. Nel caso in cui, durante i lavori di coltivazione, dovessero essere rinvenuti reperti di interesse storico, archeologico e paleontologico, sarà necessario interrompere i lavori di coltivazione e comunicare entro 24 ore l avvenuto rinvenimento all Autorità competente, che fornirà adeguate indicazioni sulla prosecuzione delle attività. Infine, come prescritto dal PAE 2011 del comune di Monticelli d Ongina, all interno dei Comparti e del Canale di collegamento con il F. Po si dovrà prevedere che, a partire da aprile per il periodo di riproduzione dell avifauna (periodo di riferimento per la nidificazione: aprile-agosto), vengano periodicamente rilevate eventuali nidificazioni da parte di tecnico competente in materia e adottate le misure di salvaguardia per le specie stesse in modo che non sia compromessa la stagione riproduttiva dell avifauna di interesse comunitario eventualmente nidificante Superfici e volumi di scavo Si riportano di seguito le aree e i volumi interessati dal presente progetto all interno dei Comparto 2b e 3b (Unità di cava UCA, UCB e UCC). Il calcolo dei volumi è stato eseguito mediante l utilizzo di DTM (modelli digitali del terreno). Le aree sono state arrotondate alle centinaia, i volumi alle migliaia. I quantitativi netti (risorsa estraibile) sono stati calcolati considerando: - uno spessore dei materiali di scarto superficiali (cappellaccio e terreno vegetale) pari a circa 2,0 metri; il dato è definito sulla base delle evidenze emerse dai sondaggi effettuati in sito; - presenza di risorsa fino alla quota assoluta di 25 m s.l.m. (profondità dal piano campagna di circa 13 metri). Sulla base della campagna di sondaggi eseguita e dalle escavazioni effettuate si è definita una percentuale di scarti trascurabile. AMBITER s.r.l. 31

33 Tabella 4.1.2: Volumi e superfici sottoposte ad escavazione. Unità di cava interne ai Comparti 2b e 3b Residui al 11/2015 del Comparto 2b* Unità di cava A Unità di cava B Unità di cava C Di nuova attuazione comparto 3b Di nuova attuazione comparto 3b Di nuova attuazione comparto 3b e 3a Superficie di intervento m² Volume m³ Spessore cappellaccio m Volume cappellaccio e scarti m³ Volume netto m³ Subtotali Unità di cava m³ di cui di sabbia m³ Totali di cui di limo m³ di cui di ghiaia m³ * i quantitativi effettivamente residui dal Comparto 2b precedentemente alla data di autorizzazione saranno comunicati dalla Ditta al Comune di Monticelli d Ongina per permettere l aggioranemento dei volumi da autorizzare Cronoprogramma La seguente tabella riassume la cronologia dei lavori di coltivazione e sistemazione finale. Tabella 4.1.3: Tabella riassuntiva tempi di escavazione e di sistemazione finale anno 1 anno 2 anno 3 anno 4 anno 5 anno 6 anno 7 anno 8 anno 9 anno 10 anno 11 anno 12 anno 13 anno 14 anno 15 anno 16 anno 17 anno 18 anno 19 anno 20 Unità di cava A Coltivazione e sistemazione finale Manutenzione opere a verde Unità di cava B Coltivazione e sistemazione finale Manutenzione opere a verde Unità di cava C Coltivazione e sistemazione finale Manutenzione opere a verde Come previsto dalla L.R. 17/91 e s.m.i., i lavori di escavazione e sistemazione finale per ogni Unità di Cava dovranno essere attuati in un periodo massimo di 5 anni, eventualmente prorogabili secondo quanto previsto dal comma 2 dell art. 15 della L.R. 17/91, [ ] nel solo caso in cui alla data della domanda di proroga non siano state estratte le quantità autorizzate. Potrà essere variato l ordine di escavazione dei lotti; nel tal caso sarà compito del Direttore Responsabile comunicare la variazione al Comune di Monticelli d Ongina. AMBITER s.r.l. 32

34 4.2.9 Realizzazione del canale di collegamento tra i laghi di cava nella golena di Isola Serafini e il F. Po L intervento è finalizzato alla realizzazione del collegamento tra i bacini di cava previsti all interno del Polo Sovracomunale n. 3 Loc. Pioppaio ed il Fiume Po. Tale collegamento consentirà il trasporto via fiume del materiale estratto dal Polo stesso. L intervento in oggetto è delineato dal vigente PIAE della Provincia di Piacenza, dal vigente PTCP e previsto, oltre che dal Programma Generale di Gestione dei Sedimenti del Fiume Po (Intervento 17), dal vigente PAE di Monticelli d Ongina. La coerenza con gli strumenti territoriali e di settore è trattata nel seguente capitolo Inquadramento Programmatico. Il Progetto Esecutivo del canale riproposto in questa fase senza alcuna modifica, è stato sottoposto alla Valutazione di Impatto Ambientale relativa alla precedente fase attuativa, che si è conclusa positivamente con Delibera di Giunta Comunale n. 43 del 25/3/2010. Nell ambito di tale procedura l Agenzia Interregionale per il Fiume Po (AIPo) ha espresso parere preliminare favorevole con nota n dell 11/2/2010. Il canale in progetto, dell estensione complessiva di circa m², sarà realizzato in corrispondenza della barra laterale prospiciente il Polo estrattivo, interamente in area demaniale. Per la realizzazione del canale, che presenterà una larghezza media pari a circa 85 m, una lunghezza pari a circa m e una profondità pari a circa 6 m da piano campagna, sarà necessaria la movimentazione di circa m³ di sabbie silicee. Di questi, m³ saranno miscelati con acqua e movimentati in corrispondenza dell alveo del Fiume Po; i rimanenti m³ saranno estratti a seguito di apposita concessione da parte della Regione e successivamente commercializzati. Nella seguente tabella sono riepilogate le principali caratteristiche tecniche del canale. AMBITER s.r.l. 33

35 Tabella 4.1.4: riepilogo delle principali caratteristiche del canale Il Canale di sviluppa escusivamente in area demaniale. Disponibilità delle aree Lunghezza Larghezza media alla base Larghezza media in sommità La ditta Bassanetti dispone di tutti i terreni prospicienti all area interessata dal canale m 50 m 85 m Inclinazione scarpate 18 Quota di fondo canale Quota media piano campagna Volume da movimentare di cui 26 m s.l.m. 33 m s.l.m. circa m³ di sabbie circa m³ di sabbie da riposizionare in alveo per intervento di ripascimento circa m³ di sabbie da aportare e commercializzare Come opera di compensazione ambientale è stata prevista la piantumazione di un bosco che nel tempo possa volgere verso le caratteristiche proprie dell Habitat 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Popolus alba). Tale opera di compensazione, individuata nell ambito della procedura di VIA precedente, era stata prevista in quanto l intervento prevede l interessamento di alcune porzioni di habitat di interesse comunitario, in particolare il suddetto Habitat 92A0 (Foreste a galleria di Salix alba e Popolus alba) oltre al mosaico di Habitat 3240, 3270 (Vegetazione arbustiva dei sabbioni fluviali). Si evidenzia che tali habitat non sono stati confermati dal Piano di gestione del sito SIC-ZPS di recente approvazione. In particolare, l intervento consisterà nella messa a dimora di specie rigorosamente autoctone, rispondenti alle potenzialità della zona e compatibili con le caratteristiche pedologiche e di altezza della falda. Per approfondimenti si rimanda al Progetto esecutivo, che dettaglia le caratteristiche dell intervento, recependo in particolare le misure di mitigazione e le prescrizioni derivanti dalla sopracitata procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. AMBITER s.r.l. 34

36 4.3. SISTEMAZIONE FINALE Il Piano comunale delle Attività Estrattive (PAE 2011), approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 124 del 21/12/2012, prevede che la destinazione finale dell intero Polo estrattivo n. 3 Cascina Pioppaio dovrà essere naturalistico-ricreativa, secondo le indicazioni e le modalità definite nella Tavola 4 del PAE stesso. In particolare, ai sensi dell art. 48 delle NTA del PIAE 2011, la sistemazione finale deve essere prevalentemente di tipo naturalistico e finalizzata al mantenimento, ampliamento e ricostituzione di zone tampone ripariali (riparian buffer zones), di biotopi umidi e di aree boscate o complessi macchia radura. Le modalità di sistemazione finale inoltre [ ] devono essere effettuate secondo le indicazioni dell Allegato 6 delle NTA del PIAE e secondo i criteri contenuti nelle Linee guida per il recupero dei siti interessati dalle attività estrattive in ambito golenale di Po nel tratto che interessa le Province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia, approvate in data 27 dicembre 2007 con Deliberazione n dalla Giunta della Regione Emilia Romagna. Gli indirizzi e le indicazioni metodologiche contenute nelle suddette Linee guida hanno l obiettivo di ripristinare gli equilibri naturali alterati, di favorire la conservazione e lo sviluppo della biodiversità vegetale ed animale e di migliorare le funzioni e le valenze ambientali e paesaggistiche dell ambito golenale; esse propongono un modello di recupero e di riattivazione delle lanche perifluviali semi-naturali, ormai fortemente degradate, che non costituisce solo una forma di mitigazione o di recupero estetico di una attività fortemente invasiva, quale quella di escavazione, quanto piuttosto il catalizzatore di nuove forme organizzative del territorio ad esso strettamente integrate, tanto da costituire un opportunità concreta di miglioramento ambientale, secondo una logica multi-obiettivo e di gestione integrata della regione fluviale del Po. L insieme delle cave recuperate mediante la realizzazione di zone umide lungo il fiume Po rappresenta inoltre il punto nodale per la creazione di una Rete Ecologica di interconnessione dei vari ambiti a valenza ambientale e paesaggistica della fascia fluviale del Po. La ricostruzione di un ecosistema di transizione (laghi e zone umide adiacenti), come quello in progetto, rappresenta pertanto un occasione unica per la rinaturazione di un ampia porzione di territorio fortemente antropizzata, riconducendola alla sua naturale vocazione di ambito di pertinenza fluviale. A tal proposito il presente progetto prevede la realizzazione di un bacino lacustre a batimetria di fondo differenziata al fine di garantire anche la creazione di zone umide a ridotto battente idrico in grado di aumentare la biodiveristà floristica e faunistica del bacino di neoformazione. Esternamente a tali zone saranno inoltre realizzate adeguate fasce arboreo-arbustive che ricalcheranno la zonazione vegetazionale caratteristica delle zone umide planiziali, con inserimento di formazioni vegetazionali a carattere sia igrofilo che mesofilo e, nelle aree più esterne, di aree prative, siepi e filari arborei. Per la realizzazione delle zone umide e degli interventi di sistemazione esterni al bacino lacustre, l Allegato 6.2 delle NTA del PIAE 2011 stabilisce per il Polo n. 3 Cascina Pioppaio le superfici minime che devono AMBITER s.r.l. 35

37 essere raggiunte a conclusione della coltivazione delle volumetrie assegnate; tali superfici, riportate nella Tabella 4.2.1, sono anche riportate nella Tavola 4 del PAE del Comune di Monticelli d Ongina. Tabella 4.2.1: Indici di intervento riportati nell Allegato 6.2 alle NTA del PIAE 2011 COMPARTO Zone umide a ridotto battente idrico (m²) Aree a recupero naturalistico (m²) 2b a b Totale Il Progetto complessivo relativo ai Comparti 2b e 3b ha pertanto provveduto a rispettare le superfici minime di rinaturazione previste PAE (Allegato 6 delle NTA e Tavola 4 del PAE), mediante la realizzazione m 2 di zone umide a ridotto battente idrico e m 2 aree a recupero naturalistico. Relativamente a quest ultime, al fine di raggiungere le superfici minime previste, è stato necessario interessare anche un area, con superficie di circa m 2, esterna ai comparti estrattivi, ma ricadente all interno del perimetro del Polo n.3 Cascina Pioppaio (vedi Tavola P02). Tale intervento è conforme a quanto previsto dall art. 42 comma 3 delle NTA del PIAE e dall art. 39 comma 3 del PAE, Le opere a verde possono in parte essere spostate in aree esterne a quelle oggetto di attività estrattiva, al fine di favorire l attuazione dei Piani di gestione dei siti Rete Natura 2000, di potenziare la rete ecologica definita dal PTCP e approfondita a scala di maggior dettaglio dal PSC per il raggiungimento degli obiettivi contenuti nell art. 67 delle NTA del PTCP. Gli obiettivi principali assunti dal progetto di sistemazione finale qui riportato sono di seguito elencati: - proseguire il progetto di recupero naturalistico-ricreativo del Polo già realizzato (Comparto 1 e 2a) accrescendone la valenza ambientale; - migliorare l inserimento paesaggistico-ambientale dell invaso derivante dall attività estrattiva; - aumentare la variabilità delle fitoassociazioni presenti in ambiente planiziale (boschi igrofili, boschi mesofili, ecc.); - costituire, insieme alle altre aree limitrofe e alle colture agrarie circostanti, un sistema integrato di habitat in grado di incrementare il valore di biodiversità locale; - ricreare siti idonei per l alimentazione, la nidificazione e la riproduzione di specie appartenenti all avifauna di passo e stanziale. Gli interventi di sistemazione naturalistica e floristico-vegetazionale previsti all interno dei Comparti 2b e 3b sono sintetizzati nella seguente tabella, in cui si riportano anche le rispettive estensioni. AMBITER s.r.l. 36

38 Tabella 4.2.2: Tipologie di ripristino e rispettive estensioni previste dal presente Progetto di sistemazione finale. Destinazioni finali e interventi di ripristino floristico-vegetazionale Estensione (m² arrotondati alle centinaia) Subtotali Totali Bacino lacustre ad acque profonde Zone a ridotto battente idrico con inserimento di nuclei di vegetazione elofitica Fascia ripariale con vegetazione arboreo-arbustiva a componente igrofila Aree boscate a componente mesofila Siepe arboreo-arbustiva Filare arboreo 200 Aree prative Totale interventi di sistemazione finale Nei paragrafi seguenti si descrivono in dettaglio gli interventi di sistemazione morfologica e di recupero floristico-vegetazionale in progetto. Per approfondimenti in merito alle modalità di sistemazione delle singole Unità di cava si rimanda ai rispettivi Piani di coltivazione e sistemazione finale Sistemazione morfologica Bacino lacustre Nelle zone del bacino lacustre con acque libere profonde i fondali saranno caratterizzati da batimetrie il più possibile differenziate e avranno letti irregolari. La quota massima di approfondimento sarà pari a 25 m s.l.m. (circa 13 metri dal piano campagna), in modo che, in condizioni di magra fluviale del F. Po, si abbiano battenti idrici minimi di circa 5 metri (considerando il livello idrico minimo a 30 m s.l.m.). Il perimetro di questa zona di acque profonde sarà delimitato da una scarpata degradante verso il centro del lago, con pendenza non superiore ai 20. Questo per garantire quelle condizioni di stabilità necessarie, in qualsiasi condizione idrometrica. L ingombro planimetrico del bacino lacustre al termine delle attività estrattive previste è pari a circa m Zone umide Attraverso il riposizionamento dei materiali superficiali, nelle zone già interessate da attività estrattiva, saranno realizzate le zone umide, tale intervento sarà prevalentemente realizzato in fase di splateamento dei lotti, in maniera da ridurre la movimentazione dei materiali superficiali e in fase di sistemazione finale. Le zone umide a basso battente idrico saranno realizzate a quote comprese tra circa 30 e 32 m s.l.m. AMBITER s.r.l. 37

39 Per il calcolo dei volumi di riempimento è stata considerata una quota media di 31 m s.l.m. L ingombro planimetrico delle zone umide al termine delle delle attività estrattive previste e degli interventi di recupero morfologico sono pari a circa m 2 ; tale superficie risulta coerente con le superfici minime di rinaturazione previste dall Allegato 6 alle NTA del PIAE e dalla Tavola 4 del PAE vigente Modalità di gestione delle acque superficiali In fase di sistemazione finale i fossi di scolo, paralleli alla recinzione, verranno mantenuti in efficienza per garantire il corretto drenaggio delle acque superficiali esterne all area. In particolare dovrà essere verificato lo stato di manutenzione nei suddetti fossi di scolo (previsti in fase di allestimento del cantiere) e garantita la loro manutenzione anche a intervento estrattivo ultimato Sistemazione floristico-vegetazionale Zone umide a profondità differenziata con inserimento di vegetazione elofitica In relazione all importante ruolo ecologico ed ecosistemico attribuito alle zone umide (canneti, tifeti, aree palustri, etc.), a contorno del bacino lacustre ad acque profonde si prevede la realizzazione di zone morfologiche costituite da depressioni poco profonde e superfici comunque ondulate, localmente irregolari. In particolare saranno realizzate zone con quote variabili tra un minimo di 30 m s.l.m. ed un massimo 32 m s.l.m. in modo da consentire l insediamento di associazioni vegetazionali il più possibile variegate (vedi Tavola F05). L intervento in programma ha inoltre come scopo la ricostituzione di una fascia discontinua in grado di fornire rifugio e habitat per la nidificazione dell avifauna acquatica, consentendo inoltre una ricolonizzazione vegetazionale rapida ed idonea ad ospitare specie animali caratteristiche dell ittiofauna e dell erpetofauna. Tali zone infatti costituiscono ambienti importanti per la fitodepurazione naturale e potranno fornire, se correttamente gestiti, siti idonei alla nidificazione e all alimentazione di specie avifaunistiche rare, fra le quali si ricordano l Airone rosso (Ardea purpurea), il Tarabusino (Ixobrychus minutus), lo Svasso maggiore (Podiceps cristatus) ed il Tuffetto (Tachybaptus ruficollis), oppure piccoli silvidi come il Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), la Cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris) e l Usignolo di fiume (Cettia cetti). A conclusione del riassetto morfologico dell area, si provvederà pertanto alla piantumazione di quelle specie igrofile caratteristiche del fragmiteto, del tifeto e, nelle zone più esterne ed affrancate dall acqua, del cariceto che nel tempo potranno ricreare habitat tipici delle zone umide presenti nelle lanche di Po. L area complessiva interessata da queste tipologie ambientali è pari a circa m 2, mentre l area su cui sarà effettivamente realizzata la messa a dimora presenta una superficie pari a circa m 2, equivalente al 10% dell intera superficie. Occorre infatti considerare che, data la rusticità e la velocità di colonizzazione di AMBITER s.r.l. 38

40 alcune specie appartenenti al canneto, le aree direttamente interessate dall intervento diverranno nuclei di propagazione anche per le zone spondali limitrofe. Tra le elofite saranno trapiantate esclusivamente specie autoctone appartenenti ai generi Typha, Phragmites, Scirpus, Juncus e Carex. Tale associazione vegetale darà origine alla zona a canneto, che contribuirà in modo determinante al corretto equilibrio ecologico dell areale umido. Così come previsto dal vigente PIAE (Allegato 6), l intervento potrà essere eseguito mediante la messa a dimora di zolle di terreno contenenti rizomi di specie elofitiche che saranno prelevati nelle zone interne al Polo estrattivo, senza tuttavia compromettere la vitalità della vegetazione esistente. Nel caso in cui non sia possibile reperire zolle di terreno contenenti rizomi all interno del Polo estrattivo, si provvederà ad acquistare in appositi vivai le specie appartenenti ai generi sopra indicati, prevedendo una densità d impianto pari a 2 piantine/m 2 nelle aree individuate Fascia ripariale con vegetazione arboreo-arbustiva a componente igrofila L'intervento di messa a dimora della fascia ripariale igrofila avverrà in corrispondenza delle scarpate che risultano affrancate dall acqua per buona parte dell anno. Tale intervento si rende necessario al fine di conferire più velocemente stabilità ai terreni movimentati salvaguardando le sponde appena modellate da potenziali fenomeni di erosione. A tale scopo saranno messe a dimora specie arboree ed arbustive con caratteristiche pioniere e di rapido accrescimento (Salix sp., Populus sp., ecc) per conferire maggiore stabilità alle scarpate di neoformazione, nonché specie con caratteristiche igrofile in grado di sopportare sommersioni temporanee a seguito delle escursioni di falda e/o eventi piena. L impiego dei salici è inoltre favorito dalla buona capacità di attecchimento delle talee e dalla straordinaria adattabilità agli ambiente fortemente disturbati, caratteristiche che rendono possibile l impiego in un ampia gamma di situazioni e che risultano di primaria importanza nella messa in sicurezza delle scarpate di bacino e nel contrastare la corrente durante gli eventi di piena grazie alla flessibilità del fusto e dei rami. L intervento in esame sarà realizzato su una superficie pari a circa m 2, corrispondente alle scarpate esterne del bacino lacustre di neo formazione, con un ampiezza pari a circa 20 metri, così come previsto dall Allegato 6 alle NTA del PIAE; tale intervento sarà realizzato lungo tutto il perimetro del bacino lacustre di neoformazione (Vedi Tavola F05). Per la realizzazione di tale fascia vegetazionale è auspicabile l utilizzo di talee di salice (Salix sp.) prelevate nella zona e, in alternativa, talee radicate acquistate in vivaio. Il sesto d impianto utilizzato è rappresentato graficamente nella figura sottostante e prevede una densità pari a circa una pianta ogni 3,5 m 2 e di piante/ha; tale densità d impianto è simile a quella riportata nell Allegato 6 alle NTA del PIAE (2.664 piante/ha). AMBITER s.r.l. 39

41 Figura 4.2.1: Modulo e sesto d impianto della fascia riparia a componente igrofila La composizione specifica e le quantità previste per l intervento complessivo sono descritte nella seguente tabella. Tabella 4.2.3: Caratteristiche e composizione specifica della fitoassociazione igrofila e ripariale in progetto Specie Arboree Superficie Larghezza modulo Lunghezza modulo Area modulo (m²) 12 (m) 5 (m) 60 (m²) n. moduli 811 Numero piante per modulo Numero totale piante Alnus glutinosa Fraxinus oxycarpa Populus alba Salix alba Totale specie arboree Arbustive Cornus sanguinea Farngula alnus Salix eleagnos Salix purpurea Sambucus nigra Viburnum opulus Totale specie arbustive Totale intervento AMBITER s.r.l. 40

42 Zona mesofila di transizione Così come previsto dall Allegato 6 alle NTA del PIAE, esternamente alla fascia igrofila ripariale dovrà essere realizzata la zona mesofila di transizione, all interno della quale sono previsti interventi diverisficati tra cui zone boscate, zone prative alternate a macchie arbustive (macchia-radura), siepi arboreo-arbustive, siepi arbustive, filari arborei, aree prative polifite. Di seguito si riporta una descrizione dettagliata delle tipologie di recupero previste dal presente progetto all interno della zona mesofila di transizione Aree boscate a componente mesofila Con il termine bosco mesofilo si intende la tipologia forestale che ricoprirebbe il livello fondamentale della pianura in assenza di attività e disturbo da parte dell uomo. Si tratta del bosco planiziale che originariamente ricopriva l intera pianura padana: una formazione forestale complessa e pluristratificata, composta da diverse specie arboree ed arbustive, tra le quali primeggiano la Farnia ed il Carpino bianco (Quercocarpineto della bassa pianura). Obiettivi della realizzazione di questi ambienti boschivi sono: - innalzare la variabilità della copertura vegetale; - aumentare e differenziare la valenza naturalistica e paesaggistica dell area; - migliorare e differenziare la disponibilità di cibo per la fauna. La scelta delle essenze è ricaduta sia su piante a rapido accrescimento, in grado di creare condizioni ecologiche utili sia al controllo dello sviluppo della vegetazione spontanea sia alla protezione delle specie a più lento sviluppo, sia su specie a più lento sviluppo, importanti per il ruolo ecologico, come ad esempio Quercus robur, che è in grado da solo di fornire una ricchezza di micro-ambienti differenti per il rifugio e la nidificazione delle specie faunistiche. L intervento di ricostituzione di aree boscate a componente mesofila sarà complessivamente realizzato su una superficie pari a circa m 2. La messa a dimora di specie arboree ed arbustive è realizzata con una disposizione spaziale a gruppi che ha lo scopo di creare macchie di vegetazione capaci di evolversi nel tempo e nello spazio e, contestualmente, assolvere alla funzione di nuclei di propagazione, accelerando i dinamismi naturali. All interno delle aree boscate a componente mesofila, ogni singolo modulo dovrà essere ripetuto con disposizioni diverse e a distanze variabili e non fisse, al fine di limitare l'artificialità nella realizzazione dell'impianto. Inoltre, per aumentare il grado di diversità ambientale, all interno dell Unità di cava C si prevede di garantire la presenza di radure per circa il 20% della superficie di intervento. AMBITER s.r.l. 41

43 La disposizione delle piante, dovrà privilegiare una disposizione naturaliforme, senza tuttavia ostacolare le normali operazioni di manutenzione all interno dell area. Occorre infine evidenziare che l irregolarità delle nuove aree rinaturate sarà garantita dal diverso grado di sviluppo e pollonazione delle varie specie vegetali, le quali nel processo di competizione, concorreranno alla formazione di un ecosistema in grado di autosostenersi ed autoregolarsi. La selezione naturale, coadiuvata dall attecchimento selettivo e dai sesti d impianto, garantirà quella diversificazione dei fattori microclimatici richiesta, a vantaggio della biodiversità sia vegetazionale che faunistica. Il disegno sottostante ha la funzione di raffigurare graficamente il modulo d impianto previsto. Figura 4.2.2: Modulo e sesto d impianto delle aree boscate a componente mesofila La composizione specifica e le quantità previste per l intervento in oggetto sono invece descritte nella seguente tabella. AMBITER s.r.l. 42

44 Tabella 4.2.4: Caratteristiche e composizione specifica delle aree boscate a componente mesofila Specie Arboree Superficie (m²) Superficie effettivamente piantumata Larghezza modulo Lunghezza modulo Area modulo 9 (m) 10 (m) 90 (m²) n. moduli 658 Numero piante per modulo Numero totale piante Acer campestre Carpinus betulus Populus nigra Quercus robur Ulmus minor Totale specie arboree Arbustive Cornus sanguinea Corylus avellana Ligustrum vulgare Prunus spinosa Rhamnus cathartica Viburnum lantana Totale specie arbustive Totale intervento Si evidenzia che non è stata considerata tra le essenze utilizzate per la realizzazione dell intervento in esame la specie Crataegus monogyna (biancospino) in seguito alla Determina n del 29/12/2015, emessa dal Servizio fitosanitario della Regione Emilia Romagna, che vieta la messa a dimora delle specie appartenenti al genere Crataegus fino al Il provvedimento, adottato in applicazione alla L.R. n. 3/2004, ha lo scopo di limitare la diffusione del colpo di fuoco batterico a cui i biancospini sono particolarmente sensibili, costituendo una potenziale fonte di inoculo e di propagazione della malattia verso le colture di alberi da frutto appartenenti alla famiglia delle Pomacee. Tale accorgimento dovrà essere applicato fino a quando il Servizio fitosanitario della Regione Emilia Romagna manterrà le attuali limitazioni. AMBITER s.r.l. 43

45 Siepe arboreo-arbustiva Al fine di creare una barriera-filtro tra le aree oggetto di recupero ambientale e le aree agricole circostanti, si prevede la realizzazione di una siepe arboreo-arbustiva lungo il perimetro meridionale del Comparto estrattivo 3b (vedi Tavola F05). Tale intervento avrà inoltre lo scopo di potenziare la rete ecologica locale, reintroducendo un elemento vegetazionale che ormai è sempre più raro a causa della meccanizzazione agricola. In generale, nell agricoltura convenzionale si è innescato un effetto a spirale, in cui la riduzione dei predatori naturali ha accentuato il ricorso all uso massiccio di insetticidi aspecifici che agiscono indistintamente sia sull entomofauna dannosa alle colture agrarie sia su quella utile. La reintroduzione di siepi nell ecosistema agrario rappresenta quindi una gestione più razionale dell attività agricola poiché svolgono anche funzione di aree rifugio e serbatoio naturale per numerose popolazioni di entomofauna utile (es. coccinellidi) durante i momenti critici del loro ciclo biologico (es. l autunno). I benefici dati da questi elementi naturali sono molti, tra cui l azione frangivento, la prevenzione dell erosione del suolo, la fornitura di prodotti utili, l aumento della biodiversità, l abbattimento della CO 2, le produzioni apistiche, la riduzione dell inquinamento diffuso d origine agricola, l intercettazione delle polveri sottili tramite la chioma, ecc.. Il modulo d impianto sarà costituito da due filari sfalsati, distanziati di circa 2 metri l uno dall altro, con una larghezza complessiva pari a circa 2 m; lungo le file ogni esemplare arboreo ed arbustivo sarà distanziato di circa 2 m. Figura Sesto e modulo di impianto della siepe arboreo-arbustiva in progetto. La composizione specifica e le quantità previste per l intervento in oggetto sono invece descritte nella seguente tabella. AMBITER s.r.l. 44

46 Tabella 4.2.4: Caratteristiche e composizione specifica della siepe arboreo-arbustiva in progetto. Specie Arboree Superficie Larghezza modulo Lunghezza modulo Area modulo (m²) 2 (m) 16 (m) 32 (m²) n. moduli 53 Numero piante per modulo Numero totale piante Acer campestre Populus nigra 1 53 Quercus robur Totale specie arboree Arbustive Corylus avellana 1 53 Euonymus europaeus Ligustrum vulgare Prunus spinosa Rhamnus cathartica Viburnum lantana Totale specie arbustive Totale intervento Filare arboreo Lungo il confine occidentale del Comparto estrattivo 3b, lungo la viabilità esistente di accesso al cantiere (vedi Tavola F05), si prevede la realizzazione di un filare arboreo mediante la messa a dimora di esemplari arborei di Pioppo nero (Populus nigra) e Farnia (Quercus robur). Tale filare è il proseguimento di quello previsto all interno dell Unità di cava UCB. Al fine di ottenere un effetto paesaggistico pressochè immediato, saranno messi a dimora esemplari arborei a pronto effetto con una circonferenza compresa tra 10 e12 cm (misurata ad un 1 m da terra). Saranno complessivamente destinati a filare arboreo circa 224 m lineari e, considerando una distanza di impianto tra un esemplare e l altro pari a circa 8 metri, saranno messi a dimora 14 esemplari di Pioppo nero (Populus nigra) e 14 esemplari di Farnia (Quercus robur). Per la puntuale localizzazione dei filari in progetto si rimanda alla Tavola P02, mentre il modulo d impianto previsto è rappresentato graficamente nella figura sottostante. AMBITER s.r.l. 45

47 Figura Modulo e sesto d impianto del filare arboreo in progetto Nella tabella seguente sono infine descritte le quantità previste per l intervento in oggetto. Specie arborea distanza di impianto (m) lunghezza complessiva(m) numero piante Populus nigra Quercus robur 14 Totale piante 28 Tabella Caratteristiche e composizione specifica dell intervento in oggetto Aree prative L intervento si basa sulla semina di miscugli di specie erbacee annuali e perenni o perennanti. La superficie destinata a prato nel complesso sarà pari a circa m². Per la realizzazione di tale intervento si dovrà procedere alle attività preparatorie delle singole aree (pulitura da eventuali specie arbustive pioniere, eventuale riporto di terreno vegetale, lavorazioni agronomiche, ecc.) ed alla successiva semina del miscuglio con modalità a spaglio. La semina sarà effettuata utilizzando in prevalenza graminacee e leguminose (ca 80%), con la preferenza di miscugli composti da specie ben adattate all ambiente secco e/o indifferenti al contenuto di acqua nel terreno. In ogni caso dovranno essere utilizzate specie rigorosamente autoctone. Dovrà in particolare essere utilizzata una miscela di specie erbacee pioniere e competitive, che possono svolgere un adeguata funzione di copertura e di contrasto all affermazione di una vegetazione alloctona (soprattutto esotiche invadenti); Inoltre dovranno essere utilizzate specie adatte a vegetare in zone soggette a periodiche inondazioni (ad es. Festuca arundinacea). Così come riportato nelle Linee guida per il recupero dei siti interessati dalle attività estrattive in ambito golenale di Po nel tratto che interessa le Province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia (Del G.R. n G.R. del 27/12/2007), in cave silicee (sabbie), su terreni poco fertili e con climi caratterizzati da aridità estiva le graminacee (ad es. Bromus sterilis, Alopecurus myosuroides) danno performance migliori e vanno perciò privilegiate rispetto alle leguminose (tra queste ultime quelle più rustiche sono Lotus corniculatus, Melilotus AMBITER s.r.l. 46

48 alba e M. officinalis, Trifolium repens e T. campestre, Onobrychis sativa e O. viciifolia, Vicia sp.pl.), in quanto più competitive nelle prime fasi d impianto. Nelle suddette Linee guida, inoltre, al fine di evitare nella formazione ex novo di aree prative le dominanze monospecifiche e pertanto favorire la biodiversità floristica ed ambientale, si afferma che sono preferibili miscugli polifitici costituiti da almeno 10 specie. Tra le graminacee (Poacee), potranno essere impiegate specie quali Festuca arundinacea, Lolium italicum, Lolium perenne, Poa pratensis, Dactylis glomerata, Alopecurus myosuroides, Bromus sterilis; tra le leguminose (Fabacee), potranno essere impiegate specie quali Trifolium pratense, Trifolium repens, Lotus corniculatus. Oltre a graminacee e leguminose, al fine di aumentare la biodiveristà floristica dell area, nonché l attrattività nei confronti dell entomofauna, potranno essere inserite (max 20%) specie appartenenti ad altre famiglie (ad es. Composite, Labiate, Crucifere,ecc.) quali Saponaria officinalis, Salvia pratensis, Ranunculus acris, Ranunculus bulbosus, Leucanthemum vulgare, Matricaria chamomilla, Tanacetum vulgare, Centaurea sp., Linaria vulgaris, Lysimachia vulgaris e Hypericum perforatum. Si evidenzia che nelle zone probabilmente interessate dall attuazione della 4a fase attuativa del Polo estrattivo è stata prevista la presenza di aree prative, al fine di non dover prevedere successivamente il taglio di vegetazione strutturata, fermo restando il carattere pienamente funzionale degli interventi previsti nella 3a fase attuativa Piste per la manutenzione e la fruzione dell area È prevista la realizzazione di percorsi interni all area che dovranno assolvere la funzione di collegamento tra le diverse aree interne al Comparto nel rispetto della naturalità dei luoghi. Essi hanno inoltre lo scopo di permettere la manutenzione delle aree interessate dal recupero ambientale. Il transito sarà consentito unicamente ai pedoni e alle biciclette; potranno comunque transitare i mezzi di lavoro a servizio dell impianto per le normali operazioni di pulizia, manutenzione e giardinaggio, e i mezzi di pronto soccorso. La larghezza dei percorsi dovrà essere pari a circa 2 metri e i tracciati realizzati come indicativamente rappresentato nella Tavola F05. Si evidenzia tuttavia che tali percorsi saranno realizzati esclusivamente al termine delle attività di cantiere previsti all interno dei Comparti estrattivi 2b e 3b, al fine di evitare eventuali situazioni di pericolo da parte degli eventuali frequentatori dell area. Per la realizzazione dei sentieri in oggetto non saranno eseguite pavimentazioni impermeabilizzanti con bitumi od asfalti, ma si procederà alla sola compattazione e livellamento del terreno. Nei settori in cui i sentieri attraversano le aree boscate si prevede di lasciare una fascia di ampiezza pari a 0,5 m, da entrambe le parti del sentiero stesso, in cui non effettuare alcun tipo di piantumazione al fine di agevolare maggiormente l eventuale transito dei mezzi di soccorso. AMBITER s.r.l. 47

49 Lungo i percorsi potranno essere collocati dei segnavia in legno recanti indicazioni relative alla disposizione dei luoghi, e cartelli indicanti il nome delle specie faunistiche e delle essenze arboree ed arbustive di nuovo impianto AMBITER s.r.l. 48

50 5. SINTESI DEL QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Il Quadro di Riferimento Ambientale (QRA) contiene l analisi di dettaglio delle condizioni iniziali (ante operam) dell ambiente fisico, biologico ed antropico dell area geografica oggetto di intervento. Le sue finalità sono quelle di analizzare, in modo completo e particolareggiato, le varie componenti ambientali direttamente o indirettamente coinvolte dal progetto. In particolare, le componenti ambientali considerate sono quelle previste dalla normativa vigente in materia di valutazione di impatto ambientale, ovvero: 1. Qualità dell aria; 2. Rumore e vibrazioni; 3. Acque superficiali e sotterranee; 4. Suolo e sottosuolo; 5. Vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi; 6. Paesaggio e patrimonio storico-culturale; 7. Benessere dell uomo e rischi di incidente; 8. Sistema insediativo e infrastrutture, condizioni socio-economiche e beni materiali. Nella presente relazione sintetica vengono brevemente delineate le caratteristiche salienti dell area oggetto di intervento. Per ulteriori approfondimenti sulle singole componenti ambientali precedentemente elencate si rimanda alla consultazione dello specifico elaborato di SIA QUALITÀ DELL ARIA IN CORRISPONDENZA DELL AREA DI STUDIO 1 La normativa di riferimento per la qualità dell aria è costituita dal D. Lgs. n. 155 del 13/8/2010. La nuova zonizzazione della Regione Emilia Romagna elaborata ai sensi dell art.3 del D.Lgs. 155/10 ed approvata con la D.G.R. n del 27/12/2011, vede il territorio regionale suddiviso in quattro aree: il comune di Gragnano Trebbiense appartiene alla zona IT Pianura Ovest. All interno del territorio comunale di Monticelli d Ongina non sono presenti centraline fisse per il monitoraggio della qualità dell aria; in considerazione della tipologia ambientale presente in corrispondenza dell area di studio (fondo rurale), sono stati presi in esame i dati relativi alla stazione di Besenzone, che ha dati disponibili per il Biossido d azoto (NO 2 ), l Ozono (O 3 ) e i PM 2,5 dal 2010 al Nella tabella seguente si riportano i valori limite degli inquinanti presi in considerazione. La normativa di riferimento è costituita dal D.Lgs. 13 agosto 2010, n. 155, successivamente modificato dal D.Lgs. n. 250 del 24/12/ Fonte: Qualità dell aria nella provincia di Piacenza Report A cura di: ARPA Sezione Provinciale di Piacenza - Servizio Sistemi Ambientali Area Monitoraggio e Valutazione Aria AMBITER s.r.l. 49

51 Tabella Valori limite di PM 2,5,NO 2 e O 3 Inquinante Riferimento Limiti Valore limite annuale (dal 1/1/2015): 25 µg/m 3 Polveri fini PM 2,5 D. Lgs. n. 155 del 13/8/2010 Valore limite annuale + margine di tolleranza per il 2014: 26 µg/m 3 Valore obiettivo annuale: 25 µg/m 3 Inquinante Riferimento Limiti Valore limite orario: 200 µg/m 3 da non superarsi più di 18 volte per anno civile Biossido di azoto (NO 2) D. Lgs. n. 155 del 13/8/2010 Valore limite annuo: 40 µg/m 3 Inquinante Riferimento Limiti Soglia di allarme: 400 µg/m 3 per tre ore consecutive in una stazione con rappresentatività >100 Km 2 Ozono (O 3) D. Lgs. n. 155 del 13/8/2010 Valore obiettivo per la protezione della salute: 120 µg/m 3 massimo giornaliero della media mobile di 8 ore da non superare più di 25 volte per anno civile come media su 3 anni Soglia di informazione: 180 µg/m 3 (media oraria) Soglia di allarme: 240 µg/m 3 (media oraria) per tre ore consecutive Nella figura seguente si riportano i dati relativi al PM 2,5 dove si evidenzia che nel periodo considerato è stato sempre rispettato il valore limite annuale di 26 µg/m 3 e non viene superato neppure il valore di 25 µg/m 3 (valore obiettivo annuale). AMBITER s.r.l. 50

52 Per quanto riguarda il Biossido di azoto (NO 2 ) si evidenzia come nel periodo di indagine sono stati registrati valori inferiori ai limiti di riferimento: i dati rilevati presentano valori più contenuti rispetto alle stazioni presenti nel capoluogo provinciale in qunato il Biosssido di azoto è un inquinante prodotto dal traffico veicolare, dagli impianti di riscaldamento, dalle combustioni industriali. Di seguito si riportano i dati annuali nel periodo compreso tra il 2008 e il 2014, dove si registra una notevole diminuzione delle medie annuali, che passano da 30 µg/m 3 nel 2008 a 16 µg/m 3 nel Per quanto riguarda infine l Ozono (O 3 ), di seguito si riportano infine i dati annuali nel periodo compreso tra il 2008 e il 2014, in cui si evince un generale peggioramento delle concentrazioni di Ozono rispetto al 2008 e un lieve miglioramento rispetto al triennio in conseguenza del fatto che non si sono presentate condizioni meteorologiche favorevoli alla formazione di ozono. AMBITER s.r.l. 51

53 La situazione per questo inquinante di origine secondaria, tipicamente estivo, permane critica a scala provinciale come in tutta la regione, anche se risulta decisamente migliore rispetto agli anni precedenti grazie alle condizioni meteorologiche dell estate 2014, in cui si è registrata la percentuale di giorni favorevoli alla formazione dell ozono più bassa dell ultimo decennio. Il valore obiettivo per la protezione della salute (media su tre anni ) risulta superato in tutte le stazioni di monitoraggio della rete provinciale, in misura più consistente in area urbana (stazione di Parco Montecucco), rispetto alle aree rurali di pianura (Besenzone) RUMORE Il Piano di Zonizzazione acustica comunale, redatto ai sensi della Legge n. 447 del 26/10/1995, classifica le unità produttive previste nel presente documento previsionale d impatto acustico come segue: Polo 3 di Cascina Pioppaio: prevalentemente in classe I (aree particolarmente protette) con limite diurno di 50 dba e limite notturno di 40 dba e secondariamente in classe III (aree di tipo misto) con limite diurno di 60 dba e limite notturno di 50 dba e in classe IV (aree d intensa attività umana) con limite diurno di 65 dba e limite notturno di 55 dba; Comparti estrattivi: gli ambiti di cava del Polo 3 sono quasi interamente collocati in classe IV (aree d intensa attività umana) con limite diurno di 65 dba e limite notturno di 55 dba. AMBITER s.r.l. 52

54 Figura Stralcio Tavv. 12 e 13 del Documento di Classificazione acustica del Comune di Monticelli d Ongina. In blu i Comparti estrattivi oggetto di intervento Conclusioni dello studio di impatto acustico Sulla base delle valutazioni e considerazioni effettuate nel documento di impatto acustico allegato al SIA, sono possibili le seguenti conclusioni che confermano la compatibilità acustica dell attività estrattiva nell ambito del Polo Estrattivo 3: dalle registrazioni fonometriche effettuate si evince che i livelli d immissione acustica presenti nell area in esame sono conformi alla classe III Aree di tipo misto ; i livelli emessi dall unità produttiva, fatte salve le ipotesi assunte e i livelli di emissione acustica considerati in sede di calcolo previsionale, sono conformi sia ai limiti di zona stabiliti dal D.P.C.M. 01/03/91 sia al livello differenziale di 5 dba (diurno), di cui all art. 2 comma 3 lettera b) della L. N. 447 del 26/10/1995; per il trasporto della risorsa dalla cava all impianto di selezione, situato a San Nazzaro in fregio al Fiume Po, si utilizzerà la S.C. Isola Serafini per un tragitto complessivo pari a 6.6 km; i livelli emessi dal traffico, fatte salve le ipotesi assunte e i livelli di emissione acustica considerati in sede di calcolo previsionale, sono conformi ai limiti di zona stabiliti dal D.P.C.M. 01/03/91. AMBITER s.r.l. 53

55 5.3. ACQUE SUPERFICIALI 2 L area oggetto del presente Studio di Impatto Ambientale è situata in corrispondenza dell alveo del Fiume Po, la cui presenza condiziona significativamente l area di intervento. Il F. Po è influenzato dalle caratteristiche dei suoi affluenti, sostanzialmente di due tipi: di origine alpinaglaciale ed appenninica. La prima è caratterizzata da regime fluviale con apporto idrico regolato, dato dallo scioglimento delle nevi, con picco di deflusso estivo; la seconda da regime torrentizio, alimentato tipicamente dal flusso superficiale e sotterraneo prodotto dalle precipitazioni, accompagnato da notevole trasporto solido, con minimo stagionale in estate, spesso con siccità assoluta. Il F. Po raccoglie nel suo percorso da ovest verso est tutti gli affluenti piacentini di destra, corsi d acqua appenninici: i tratti montani di questi torrenti cedono grandi quantità d acqua all acquifero sotterraneo in corrispondenza del margine della pianura alluvionale, caratterizzata da elevata permeabilità con effetto drenante. Nel tratto piacentino l asta fluviale ha una connotazione prevalentemente artificiale a causa delle opere di difesa e di sistemazione idraulica. Nell area golenale di Isola Serafini non si rileva l esistenza di altri corsi d acqua, rogge o canali. Sono presenti tuttavia alcuni tracciati di paleo alveo che vengono saltuariamente interessati dalla presenza di acqua durante gli eventi di piena del Fiume Po Qualità della acque del Fiume Po ai sensi del DM 260/2010 Con il report ARPA è presentato il quadro relativo allo stato delle acque interne superficiali fluviali con riferimento al primo ciclo triennale di monitoraggio condotto in attuazione della Direttiva 2000/60/CE, recepita dal Decreto Legislativo 152/2006. I risultati della classificazione dei corsi d acqua sono stati elaborati per stazione di misura e successivamente per corpi idrici. Le stazioni di monitoraggio considerate sono ubicate a monte (S.S. Piacenza Lodi) e a valle (Ragazzola - Roccabianca) delle aree oggetto di studio, la prima in provincia di Piacenza e la seconda in provincia di Parma. Per ogni stazione si riportano le informazioni relative a: STATO ECOLOGICO - la classe di LIMeco complessiva del triennio (media dei LIMeco annuali disponibili); - lo Stato Ecologico derivante dall integrazione del LIMeco, degli elementi chimici a sostegno (tab.1b All.1 DM 260/2010), degli elementi biologici disponibili (diatomee, macrobenthos, macrofite acquatiche), degli elementi idro-morfologici quando previsto; - l elemento o gli elementi che presentano la classe peggiore nella stazione o che comunque determinano il giudizio finale di Stato Ecologico. 2 Fonte: Arpa e Regione Emilia Romagna Report sullo stato delle acque sotterranee triennio (dicembre 2013). AMBITER s.r.l. 54

56 Per la valutazione dello Stato Ecologico, al momento la Regione Emilia-Romagna, di concerto con ARPA, ha scelto di non utilizzare i risultati dell indice ISECI relativo alla fauna ittica, in attesa della validazione definitiva e della taratura del metodo. STATO CHIMICO - il giudizio di Stato Chimico valutato in base alla presenza di sostanze appartenenti all elenco di priorità (tab.1a All.1 DM 260/2010), derivante dal peggiore tra i risultati annuali del triennio ; - gli elementi chimici che determinano, per superamento degli standard normativi, il non raggiungimento dello stato chimico buono in almeno un anno del triennio. La Direttiva 2000/60/CE prevede che venga definita una stima del livello di fiducia e precisione dei risultati forniti dal programma di monitoraggio. Pertanto alla proposta di classificazione dello Stato Ecologico (SE) e dello Stato Chimico (SC) del triennio viene associato un livello di confidenza relativamente alla classe dello SE e SC e non ai singoli elementi di qualità. La definizione del livello di confidenza si basa sul giudizio di attendibilità/affidabilità della classificazione individuando tre livelli: alto, medio e basso. Tabella Stato ecologico e stato chimico delle stazioni di monitoraggio considerate (triennio ). Codice Asta Toponimo LIMeco STATO ECOLOGICO Elemento critico Livello confidenza STATO CHIMICO Elemento critico Livello confidenza F. Po F. Po S.S. 9 Piacenza - Lodi Ragazzola - Roccabianca 2 Sufficiente MB basso BUONO - alto 1 Sufficiente L,MB medio BUONO - alto Stato ecologico e LIMeco Elevato Buono Sufficiente Scarso Cattivo L MB LIMeco Macrobenthos Stato chimico Buono Non Buono Il livello di confidenza è stato attribuito in funzione di molteplici aspetti, tra cui il numero di dati presenti, la stabilità dei risultati ottenuti, la completezza o la parziale assenza degli elementi biologici disponibili, la tipologia (ai corpi artificiali è stato attribuito uno stato con basso livello di confidenza per l attuale assenza di un potenziale ecologico di riferimento). Si evidenzia che le stazioni di monitoraggio considerate presentano uno stato ecologico sufficiente, per la presenza di elementi critici quali macrobenthos e LIMeco, con un livello di confidenza che risulta tuttavia basso o medio; il LIMeco risulta essere di classe 1 nella Stazione di Roccabianca-Ragazzola e di classe 2 AMBITER s.r.l. 55

57 nella stazione S.S. 9 Piacenza Lodi. In entrambe le stazioni lo stato chimico risulta invece essere buono, senza elementi critici e con un livello di confidenza alto. Il passaggio successivo richiesto dalla Direttiva è estendere la valutazione dello stato delle acque a livello di corpo idrico, unità di base rispetto al quale valutare anche il raggiungimento degli obiettivi di qualità. Si riportano in Tabella le informazioni, organizzate per distretto e per bacino idrografico di appartenenza, relative a: - asta fluviale di appartenenza del corpo idrico; - valutazione del rischio; - codice identificativo del Corpo Idrico (CI) regionale; - raggruppamento territoriale di riferimento per l accorpamento; - tipizzazione; - stazione di monitoraggio; - stato ecologico e stato chimico attribuiti per il triennio Il F. Po risulta essere caratterizzato da uno stato ecologico sufficiente e da uno stato chimico buono (vedi Tabella seguente). Tabella Stato ecologico e stato chimico dei corpi idrici fluviali considerate (triennio ). Asta Valut. rischio Codice CI Gruppo Tipo+caratteri Stazione monitoraggio STATO ECOLOGICO STATO CHIMICO F. Po R N00814IR SUFFICIENTE BUONO F. Po R N00816IR SUFFICIENTE BUONO 5.4. ACQUE SOTTERRANEE 3 Sulla base dei criteri dettati dal D.Lgs. 30/2009 e delle informazioni disponibili nel quadro conoscitivo del Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Emilia-Romagna (2005), sono stati individuati i nuovi corpi idrici sotterranei ai sensi delle Direttive 2000/60/CE e 2006/118/CE. L area in esame ricade all interno del Complesso idrogeologico formato dalle alluvioni delle depressioni quaternarie (DQ) caratteristiche della pianura alluvionale del Fiume Po ed in particolare nell Acquifero freatico fluviale di Pianura (Cod. 9010ER-DQ1-FPF). Tale acquifero sovrasta tutta la porzione di pianura del territorio regionale per uno spessore che al massimo raggiunge i metri ed è caratterizzato prevalentemente dai depositi fluviali attuali e di paleoalveo (vedi Figura 5.4.1). 3 Fonte: Valutazione dello stato delle acque sotterranee ARPA Emilia Romagan. A cura di Dott.ssa Donatella Ferri, Dott. Marco Marcaccio AMBITER s.r.l. 56

58 Figura Corpi idrici freatici di pianura. In rosso l area oggetto di studio. A profondità maggiori rispetto all acquifero freatico fluviale di Pianura è presente l acquifero Pianura Alluvionale Padana - confinato superiore (Cod. 0630ER-DQ2-PPCS) e l acquifero Pianura Alluvionale - confinato inferiore (Cod. 2700ER-DQ2-PACI) Stato quantitativo e qualitativo dei corpi idrici sotterranei Per verificare il raggiungimento degli obiettivi di stato buono al 2015, la direttiva europea 2000/60/CE prevede il monitoraggio dei corpi idrici per la definizione sia dello stato quantitativo sia di quello chimico Monitoraggio quantitativo Il monitoraggio per la definizione dello stato quantitativo viene effettuato per fornire una stima affidabile delle risorse idriche disponibili e valutarne la tendenza nel tempo, al fine di verificare se la variabilità della ricarica e il regime dei prelievi risultano sostenibili sul lungo periodo. Lo stato quantitativo dei corpi idrici di pianura è stato attribuito utilizzando tutte le misure di piezometria, sia misurate manualmente che in modo automatico, dal 2002 (revisione precedente della rete di monitoraggio) al Il D. Lgs. 30/2009 indica come indicatore per il buono stato quantitativo dei corpi idrici di pianura la variazione media annua della piezometria (trend piezometria), su periodi significativamente lunghi con valori maggiori o uguali a zero. Lo stato quantitativo dei corpi idrici freatici di pianura è stato individuato in classe di buono per la pressoché assenza di pozzi ad uso industriale, irriguo e civile, e per il rapporto idrogeologico con i corpi idrici superficiali, sia naturali che artificiali, che ne regolano il livello per gran parte dell anno. AMBITER s.r.l. 57

59 Per quanto riguarda gli acquiferi sottostanti all acquifero freatico fluviale di Pianura, nella tabella seguente si riporta la valutazione dello stato quantitativo dei corpi idrici sotterranei (SQUAS) nel 2013 rilevata nelle stazioni di monitoraggio presenti in corrispondenza dell area di studio, calcolato in base al trend del livello piezometrico. Tabella Stato quantitativo dei corpi idrici sotterranei che ricomprendono l area in esame Codice Corpo Idrico sotterraneo Corpo Idrico sotterraneo Codice RER Comune Stato quantitativo (SQUAS) 2013 Livello di confidenza (Alto, Medio, Basso) 0630ER-DQ2-PPCS Pianura Alluvionale Padana - confinato superiore PC09-01 Caorso Buono A PC10-01 Monticelli d Ongina Buono A PC45-01 San Pietro in Cerro Buono M PC80-00 Monticelli d Ongina Buono M PC11-02 Castelvetro Piacentino Scarso A PC12-01 Villanova sull Arda Scarso A Monitoraggio qualitativo Lo stato chimico dei corpi idrici sotterranei viene rappresentato con le classi buono e scarso, viene utilizzato per evidenziare impatti antropici di tipo chimico che possono La qualità delle acque sotterranee può essere influenzata sia dalla presenza di sostanze inquinanti, attribuibili principalmente ad attività antropiche, ed in questo caso lo stato è scarso, sia da specie chimiche presenti naturalmente negli acquiferi (ad esempio, ione ammonio, solfati, ferro, manganese, arsenico, boro) derivanti da meccanismi idrochimici di scambio con la matrice solida in grado di modificarne significativamente la qualità. In questo ultimo caso lo stato chimico risulta buono, purchè siano stati definiti i valori di fondo naturale di ciascuna specie chimica riscontrata come significativamente presente per ciascun corpo idrico interessato dal fenomeno naturale. Di seguito si riporta la valutazione dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei (SCAS) nel triennio e nel quadriennio rilevata nelle stazioni di monitoraggio presenti in corrispondenza dell area di studio. AMBITER s.r.l. 58

60 Codice Corpo idrico sotterraneo 9010ER-DQ1- FPF Tabella Stato qualitativo dei corpi idrici sotterranei che ricomprendono l area in esame Codice RER Corpo idrico sotterraneo Comune SCAS SCAS Livello confidenza SCAS (Alto, Medio, Basso) Specie chimiche critiche SCAS PC-F05-00 San Pietro in cerro Buono Buono M Freatico fluviale di Pianura PC-F09-00 Castelvetro Piacentino Scarso Scarso A Arsenico PC09-01 Caorso Buono Buono A PC10-01 Monticelli d Ongina Buono Buono A 0630ER-DQ2- PPCS PC11-02 Pianura Alluvionale Castelvetro Piacentino Buono Buono A Padana - confinato PC12-01 superiore Villanova sull Arda Buono Buono A PC45-01 San Pietro in Cerro Buono Buono A PC80-00 Monticelli d Ongina Buono Buono A I corpi idrici profondi e confinati di pianura risultano in stato di buono grazie alla individuazione dei valori di fondo naturale di ione ammonio, arsenico, boro e cloruri che sono presenti naturalmente. La valutazione dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei al 2013, rispetto la classificazione del triennio , non evidenzia corpi idrici con modifica di classe, in quanto lo SCAS del triennio pesa di più rispetto il contributo del solo anno 2013, dato che il criterio di classificazione prevede la classe prevalente nel periodo temporale considerato. Le minime differenze che sono state riscontrate per alcuni corpi idrici hanno invece modificato il livello di confidenza della classificazione del quadriennio rispetto il triennio Nitrati Tra le sostanze chimiche potenzialmente presenti nelle acque sotterranee con concentrazioni significative, i nitrati sono di sicura origine antropica, derivanti dall uso di fertilizzanti azotati e dallo smaltimento di reflui zootecnici, oltre che da potenziali perdite delle reti fognarie e da scarichi urbani e industriali puntuali. La presenza di nitrati è stata riscontrata nei corpi idrici freatici di pianura caratterizzati da elevata vulnerabilità, essendo acquiferi collocati nei primi 10 metri di profondità, ed essendo in relazione diretta con i corsi d acqua e i canali superficiali. Non risulta alcuna criticità per i corpi idrici di pianura profondi in quanto il chimismo delle acque è naturalmente riducente, tipico di ambiente confinato, e quindi l azoto si presenta nella forma ammoniacale che risulta di origine naturale. Composti organoalogenati I composti organoalogenati non sono presenti in natura, il loro utilizzo è di tipo industriale e domestico; alcuni di essi si formano anche a seguito del processo di disinfezione delle acque con cloro. La presenza di composti organoalogenati costituisce una criticità per alcune stazioni del corpo idrico freatico di pianura fluviale, mentre non costituisce una criticità per i corpi idrici di pianura alluvionale profondi. AMBITER s.r.l. 59

61 Fitofarmaci Diversi fitofarmaci fanno parte dell elenco delle sostanze pericolose da monitorare con particolare attenzione nelle acque sotterranee. Essendo usati prevalentemente in agricoltura, con distribuzione sul terreno agrario nei diversi periodi dell anno in relazione alle colture, rappresentano una fonte di inquinamento diffusa sull intero territorio regionale e, di conseguenza, i controlli relativi alla loro presenza vengono condotti in tutta la rete di monitoraggio delle acque sotterranee. Dai controlli effettuati negli ultimi anni, risulta che le stazioni maggiormente interessate dal superamento delle concentrazioni limite per queste sostanze sono ubicate negli acquiferi freatici di pianura. I principali composti rilevati sono: Acetoclor, Bentazone, Dieldrin, Etofumesate, Metamitron, Metolaclor, Penconazolo, Terbutrina, Terbutilazina, Terbutilazina Desetil SUOLO E SOTTOSUOLO Sotto il profilo geologico tutta l'area in esame risulta impostata su depositi alluvionali di età quaternaria, in giacitura sub-orizzontale, che ricoprono un substrato marino piegato e fagliato appartenente all ambiente morfologico dell appennino. L area golenale in esame è interessata da depositi riferibili alla fascia di meandreggiamento del Fiume Po Tali terreni rappresentano il prodotto della deposizione delle alluvioni golenali attuali e recenti, entrambe databili all Olocene. La genesi di tali depositi è ascrivibile essenzialmente a due processi distinti: effetti della successione delle fasi delle piene straordinarie e ordinarie che si sono ripetute nel tempo; riempimento dei canali abbandonati in seguito sia alle opere di sistemazione idraulica, sia alla naturale evoluzione a cui sono soggetti i corsi d acqua con caratteristiche di bassa energia. Dal punto di vista litologico si tratta di depositi sabbiosi, con presenze di discontinue di lenti di ghiaietto e ghiaia, nonché di intercalazioni limose e argillose. In superficie é presente una coltre di alterazione (suolo pedogenetico) di natura limoso-argillosa, di spessore metrico. La distribuzione delle unità litologiche oltre ai citati processi deposizionali risulta fortemente influenzata da fattori propriamente antropici. I rilevati arginali rappresentano di fatto un limite fisico che divide le zone golenali, soggette ad una continua evoluzione, relativamente all alternanza degli eventi di piena del corso d acqua, dalle aree extragolenali dove invece si registra un effettivo congelamento degli eventi stessi. Nella fascia golenale prevalgono infatti litologie prevalentemente sabbiose, in ragione delle elevate energie di sedimentazione, che caratterizzano gli ambienti deposizionali durante il manifestarsi delle piene straordinarie. Contrariamente le aree extragolenali, ampiamente antropizzate e difese contro le piene dalle citate opere idrauliche, riflettono un panorama litologico relativo ai processi deposizionali manifestatisi antecedentemente ai massicci interventi di regimazione del Fiume Po. AMBITER s.r.l. 60

62 Occasionalmente la sedimentazione può interessare anche queste aree extragolenali, qualora durante piene fluviali di estrema entità si verifichino fenomeni di esondazione o addirittura la rottura degli argini Aspetti giacimentologici Per una corretta definizione delle caratteristiche litologiche dei terreni oggetto d escavazione, sono stati effettuati sopralluoghi atti a verificare ed integrare le analisi disponibili in letteratura (in particolare si è fatto riferimento alle indagini geognostiche effettuate a supporto del Piano Particolareggiato di Iniziativa Privata - Ambito Estrattivo di diretto intervento individuato dal PAE 98 Comune di Monticelli d Ongina ; consistita in 13 sondaggi con prelievo di campioni, che hanno raggiunto la profondità massima di 15 m). Dall analisi dei sondaggi realizzati, la stratigrafia dell area risulta caratterizzata, nei primi 15 m di profondità, da un andamento litostratimetrico sostanzialmente omogeneo, costituito da una successione di sabbie prevalenti alternate a strati discontinui di limo, ghiaia e ghiaietto. Il giacimento sabbioso è ricoperto da una copertura di materiali fini di spessore mediamente pari a 2 metri. Lo spessore del suolo agrario può essere valutato pari a 50 cm Inquadramento geomorfologico L'attuale assetto geomorfologico dei Comparti estrattivi oggetto di studio, è il risultato dell'effetto combinato di alterne vicende climatiche di varia intensità, lente deformazioni tettoniche ed interventi antropici, che si sono imposti negli ultimi millenni ed hanno direttamente interagito sulla rete idrografica. All interno dell area golenale in esame, l evoluzione morfologica viene condizionata principalmente dagli episodi di sedimentazione e di erosione che si manifestano in occasione degli eventi di piena, capaci di sommergere l intera area anche con battenti di qualche metro. L uomo, da parte sua, si è attivato in interventi di regolarizzazione del corso d acqua sia a difesa dalle esondazioni dei territori rivieraschi (rilevati arginali) sia al fine di rendere il fiume navigabile (difese spondali e pennelli). La connotazione morfologica principale dell'area in esame è senza dubbio identificabile nella sua conformazione subpianeggiante, si presenta infatti come un ampio ripiano lievemente inclinato in direzione SO-NE con una acclività molto blanda ed uniforme, che mediamente si attesta intorno a valori medi di 0,05-0,02 %. La mutualità tra i fattori morfogenetici, ha generato un paesaggio relativamente omogeneo e costante che raggiunge un spiccata monotonia allontanandosi dal corso d acqua, nel quale possono essere individuate due unità territoriali morfologicamente distinte: - Alveo attivo del Fiume Po; - Zona golenale L alveo attivo del Fiume Po occupa la parte incisa della golena. Esso risulta fortemente influenzato dagli interventi, realizzati a partire dagli anni 30, al fine di stabilizzare il fiume secondo un tracciato costituito da AMBITER s.r.l. 61

63 curve paraboliche e tratti rettilinei in modo da limitarlo ad una larghezza massima di 200 m e di ottenere fondali minimi di 2,5 m. Gli interventi di regimazione hanno avuto successo, tanto che il corso del fiume ha perso la sua caratteristica struttura a canali intrecciati, per tendere ad una struttura monocursale, con pressoché completo abbandono dei canali secondari e progressivo interrimento delle lanche. Questa tendenza, considerata positiva nella prima metà del secolo in funzione della navigazione, viene vista oggi come un grave impoverimento degli ambienti e degli ecosistemi che un tempo caratterizzavano il Po. L unità morfologica golenale si sviluppa nella fascia di meandreggiamento del fiume Po, limitata dagli argini maestri. Tale zona è periodicamente interessata dagli eventi di piena che la possono sommergere anche con battenti di qualche metro com è capitato con le recenti piene eccezionali del 1994 e Nonostante la forte pressione antropica la zona golenale rappresenta l ambito con maggiori elementi testimoniali della morfogenesi del territorio, si possono ancora riscontrare alcuni elementi morfologici di spiccata naturalità che interrompono la monotonia del piano campagna, come il sistema lanchivo ed i paleoalvei medio recenti del Fiume Po, che rappresentano i principali elementi morfologici di pregio dell area considerata. Nell intorno dell area di studio si possono osservare due esempi significativi di lanche relitte di forma arcuata e con locale affioramento della superficie freatica; che vengono in collegamento idraulico con il corso d acqua solo per condizioni idrometriche significative. Più frequenti sono invece le tracce storiche dei meandri che rappresentano l ultimo stadio di evoluzione delle lanche, nel senso di un progressivo interrimento dell alveo abbandonato, con conseguente perdita delle connotazioni morfologiche e naturalistiche tipiche degli ambienti umidi e palustri. Figura Antiche anse fluviali presenti nel territorio comunale di Monticelli d Ondina (Fonte PSC) AMBITER s.r.l. 62

64 5.5.3 Sismicita del territorio Il Comune di Monticelli d Ongina, così come tutti i comuni rivieraschi della Provincia di Piacenza è interessato da una sismicità che può essere definita bassa, con terremoti storici che hanno causato, solo danni inferiori al V grado di Intensità della scala MCS. La Provincia di Piacenza risente soprattutto della sismicità di aree limitrofe, in particolare del Parmense, della Liguria occidentale e della Toscana nord-occidentale; queste aree sismogenetiche sono interessate da una sismicità notevolmente maggiore che è in grado di influenzare, nonostante la distanza, anche il territorio piacentino. La sismicità locale è sostanzialmente dovuta, per quanto riguarda il margine appenninico-padano e la pianura, all attività delle strutture tettoniche del fronte pedeappenninico e delle Pieghe Emiliane, sepolte dai depositi padani, mentre nel medio e alto Appennino e lungo il crinale tosco-emiliano si risente soprattutto dell attività di strutture profonde della Garfagnana e della Lunigiana. Figura Schema di sintesi sull attività neotettonica in Emilia-Romagna (da Carta sismotettonica della Regione Emilia- Romagna di Boccaletti et al., 2004) Con l Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n del 20 marzo 2003 Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica, pubblicata sulla G.U. n. 105 dell 8 maggio 2003 Supplemento ordinario n. 72, vengono individuate, in prima applicazione, le zone sismiche sul territorio nazionale, e fornite le normative tecniche da adottare per le costruzioni nelle zone sismiche stesse. Secondo tale ordinanza il territorio nazionale è suddiviso 4 zone sismiche, ciascuna delle quali è stata definita in funzione di determinati intervalli dei valori dell accelerazione orizzontale massima del suolo, espressa come frazione dell accelerazione di gravità g = 9,81 m/s 2 (ag, amax o PGA - Peak Ground Acceleration) riferita ad un substrato rigido assimilabile al bedrock ( suolo di categoria A ) e associata ad una probabilità di superamento del 10% in 50 anni, cioè ad un tempo di ritorno di 475 anni. AMBITER s.r.l. 63

65 Il Comune di Monticelli d Ongina ricade nella Zona 4, definita come zona a sismicità minima (S=6 secondo la precedente Normativa); l accelerazione massima di riferimento, per il sito oggetto di studio, raggiunge valori massimi di PGA pari a 0,05g INQUADRAMENTO VEGETAZIONALE DELL AREA D INTERVENTO E DELLE AREE AD ESSA LIMITROFE 4 In corrispondenza dell area oggetto del presente studio sono attualmente presenti alcune aree interessate da attività estrattiva (comparti estrattivi 2a e 2b), in cui si ha la presenza di bacini lacustri derivanti dall attività di scavo e aree prive di vegetazione a causa della presenza del cantiere. Le aree interne ai perimetri dei Comparti estrattivi oggetto di studio, Comparti 3a e 3b, sono invece interamente interessati dalla presenza di aree coltivate a pioppeto e da aree agricole soggette a rotazione colturale. Le uniche aree a maggior connotazione naturale sono relegate lungo le sponde del Fiume Po, dove sono presenti alcune fasce boschive lineari che si sviluppano parallelamente alle sponde fluviali. Di seguito si riporta una descrizione delle aree omogenee dal punto vista vegetazionale presenti nelle zone limitrofe alle aree oggetto di studio, anche se alcune di tali aree non sono direttamente interessate dall attività di escavazione. ARENILI DEL FIUME PO Si trovano nelle parti convesse delle anse o dei meandri fluviali e sono caratterizzati da distese sabbiose parzialmente prive di vegetazione. Lo stress ambientale indotto dai frequenti allagamenti, nonché da suoli molto permeabili privi di materiali fini, non consente l insediamento di comunità vegetali stabili ma solamente la presenza di alcune specie erbacee ed arbustive pioniere fortemente adattabili alle diverse condizioni di ristagno idrico. In estate, le porzioni topograficamente più elevate degli arenili, dove peraltro si rileva la presenza di una maggiore percentuale di materiale fine, possono essere colonizzate da specie pioniere quali i salici arbustivi. In generale le specie floristiche che riescono a colonizzare tale tipologia ambientale sono pochissime e altamente specializzate. Crescono generalmente isolate, lontane le une dalle altre, con apparati radicali molto sviluppati in modo tale da poter esplorare una vasta porzione di suolo alla ricerca di acqua e di sostanze nutritive. Specie caratteristiche di questa fase colonizzativa sono Xanthium italicum, Cyperus spp., Cycloloma atriplifolium, Corispermum marschalli, ecc. Successivamente altre specie floristiche si insediano a costituire formazioni vegetazionali più compatte (ad es. Amaranthus spp., Chenopodium spp., Polygonum spp., ecc.). L ingresso delle specie suddette rivestono un ruolo molto importante nella colonizzazione degli arenili del Fiume Po, modificando la struttura del suolo 4 Fonte: Manuale per lo studio della flora e della vegetazione delle zone umide della pianura padana a cura di Giorgio Persico e Andrea Teruzzi, 2008 AMBITER s.r.l. 64

66 ed arricchendolo di humus, favorendo l accumulo di humus durante le periodiche sommersioni e durante il deflusso delle acque, e permettendo l insediamento di altre piante relativamente più esigenti. BOSCHI RIPARIALI In provincia di Piacenza (così come nella maggior parte della pianura Padana), dei boschi ripariali che un tempo caratterizzavano ampiamente le zone rivierasche del Fiume Po restano solo isolati lembi, confinati in aree marginali dove la meccanizzazione agricola è impedita dalle asperità del terreno. Tali formazioni vegetazionali sono costituite in prevalenza da salici arborei (Salix alba) e da esemplari di pioppo nero e bianco (Populus nigra e Populus alba), oltre a specie importate, quali la Robinia (Robinia pseudoacacia) e l Indaco bastardo (Amorpha fruticosa). La componente erbacea è per lo più rappresentata da specie quali Poa annua, Agropyron repens, Dactylis glomerata, Urtica dioica, Solanum nigrum, Clematis vitalba, e da alcune specie appartenenti alle famiglie delle Compositae, Cruciferae e Cariophyllaceae. SIEPI E FILARI ARBOREI La meccanizzazione agricola e la successiva urbanizzazione della campagna coltivata ha relegato la vegetazione naturale o paranaturale, un tempo abbondante e diffusa, lungo la rete idrica secondaria, lungo i confini poderali e al margine delle strade di interesse locale. In generale si possono riconoscere le seguenti tipologie di siepi e filari: - siepi arboreo-arbustive a dominanza di specie autoctone, con presenza di una buona diversità sia nello strato arboreo (Quercus sp., Carpinus betulus, Prunus avium, Ulmus minor) sia nello strato arbustivo (Corylus avellana, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Rhamnus cathartica, ecc.). Tale tipologia è ormai sempre più rara nel territorio in esame; - siepi a dominanza di specie alloctone dove domina la Robinia pseudoacacia, specie esotica invasiva facilmente adattabile alle diverse condizioni ambientali; tali siepi sono perlopiù arboree e sono caratterizzate dall assenza di un vero e proprio strato arbustivo; - filari arborei lungo i confini poderali o ai margini delle carraie, costituiti da specie autoctone come Quercus robur (Farnia), Populus nigra (Pioppo nero) e Salix alba (Salice bianco); - filari arborei costituiti da specie di interesse paesaggistico come Populus nigra var Italica (Pioppo cipressino) o specie coltivate per la produzione di frutta come il Gelso (Morus sp.) e il Noce comune (Juglans regia); - filari a prevalenza di pioppi ibridi clonali, derivanti dall incrocio tra il Pioppo nero (Populus nigra) e il Pioppo nordamericano (Populus deltoides). PIOPPETI Gli ambienti di golena, per i loro terreni freschi spesso interessati dalle esondazioni del fiume Po, costituiscono i suoli più vocati per l arboricoltura da legno. Le piante che costituiscono questa particolare coltura sono pioppi ibridi, ottenuti dalla ibridazione tra il Populus nigra e il Populus deltoides americano e selezionato in numerose varietà. AMBITER s.r.l. 65

67 Essendo una coltura agricola, il pioppeto è caratterizzato dalla estrema omogeneità degli alberi, dal governo dell uomo attraverso trattamenti antiparassitari e dalle frequenti lavorazioni del terreno. Così, in questo ambiente controllato, la varietà di vita è alquanto scarsa. Generalmente il suolo tra le file e sulle file viene mantenuto nudo mediante ripetute lavorazioni; tale utilizzo del suolo consente lo sviluppo di poche specie effimere a carattere esclusivamente infestante. Questa vegetazione viene inoltre condizionata anche dalle acque di piena del Fiume Po che possono sommergere in alcuni periodi dell anno la maggior parte dei suoli golenali. Tra le specie erbacee più comuni che si possono riscontrare in questi ambienti, si possono citare Matricaria camomilla, Sonchus asper, Cirsium arvense, Veronica persica, Convolvulus arvensis, Rumex hydrolapathum, Ranunculus sceleratus, Rorippa amphibia, Oenanthe acquatica, Typhoides arundinacea, Urtica dioica, Aristolochia clematis ed altre. AREE AGRICOLE Le aree agricole, comprese le aree coltivate a pioppeto, caratterizzano quasi integralmente le zone golenali e perifluviali. I terreni sono parcellizzati in appezzamenti regolari, quadrati o rettangolari, dove la vegetazione presente è costituita principalmente da colture rotazionali a seminativi. Nel complesso le aree coltivate sono organizzate in appezzamenti regolari a morfologia piana (con ottime possibilità di apporti irrigui) destinati in massima parte a seminativi di tipo estensivo, spesso rappresentati da produzioni foraggere legate al settore zootecnico. All interno dell area in esame sono presenti esclusivamente aree coltivate a erba medica e frumento, probabilmente soggette a rotazione colturale con il pioppeto. In tali aree spesso si sviluppa una vegetazione erbacea annuale e nitrofila, ricca di specie di Stellarietea mediae, con molte trasgressive dai Bidentetalia, ma decisamente più svincolate dall acqua: Amaranthus retroflexus, Amaranthus tuberculatus, Cirsium arvense, Cuscuta scandens ssp. cesatiana, Datura stramonium, Digitaria sanguinalis, Echinochloa crus-galli, Eragrostis pilosa, Erigeron canadensis, Mercurialis annua, Oxalis stricta, Panicum capillare, Panicum dichotomiflorum, Persicaria dubia, Persicaria lapathifolia, Persicaria maculosa, Portulaca oleracea, Rorippa sylvestris, Setaria viridis, Solanum nigrum, Sorghum halepense, Symphyotrichum subulatum, Veronica hederifolia, Veronica persica, Xanthium orientale ssp. italicum BENI ED EMERGENZE PAESAGGISTICHE E STORICO-CULTURALI L'analisi del sistema dei vincoli territoriali è stata effettuata mediante la raccolta e lo studio degli strumenti di pianificazione (Piano Territoriale Paesistico Regionale, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Piano Infraregionale delle Attività Estrattive, Piano Comunale delle Attività Estrattive, Piano Strutturale Comunale), di cui si è trattato nel Quadro di Riferimento Programmatico del presente Studio di Impatto. Nell'area oggetto del presente studio non sono presenti particolari emergenze storico-culturali di tipo archeologico e storico-architettonico, né risultano presenti eventuali biotopi di particolare rilevanza. AMBITER s.r.l. 66

68 Nel territorio della Bassa Pianura, in cui è ubicato Monticelli d Ongina, le aree naturali costituiscono una percentuale relativamente bassa. Negli ultimi vent anni la banalizzazione del territorio è aumentata, in seguito alle opere di bonifica delle zone umide residuali, al taglio delle formazioni vegetali marginali ai corsi d acqua ed ai canali, dei filari maritati e delle siepi interpoderali, dei boschetti ripariali e di tutte le associazioni arbustive che ostacolavano la coltivazione meccanizzata. Inoltre si è assistito ad un aumento degli insediamenti residenziali ed industriali e delle infrastrutture viarie, in genere progettati senza prevedere adeguate misure mitigative pensate come integrazione alla rete ecologica stessa. La presenza nel territorio comunale del F. Po limita la presenza di sistemi ripari a vegetazione arborea ed arbustiva con rilevanza a livello di bacino; preponderante è il ruolo del bacino del Po nel definire, negli ambienti dell asta principale e dei rami laterali del Po e dei suoi affluenti, la presenza delle specie faunistiche che utilizzano i diversi habitat in successione lungo l asta; nel Comune di Monticelli d Ongina, la presenza della diga dell Isola di Serafini ha tuttavia influito negativamente in particolare sulla popolazione di storioni e sui movimenti riproduttivi di anguille e altri pesci. Le siepi presenti lungo i confini interpoderale hanno una rilevanza locale; sono costituite da filari alberati con strutturazione verticale incompleta (piano dominante ed erba) e completa (strato arboreo-arbustivo-erbaceo). Si tratta generalmente di filari relitti degli antichi confini interpoderali degli ambiti agricoli e di quelli impiantati lungo le scoline e le canalette di irrigazione e devono la loro importanza alla connessione generata tra il livello di bacino della rete ecologica, le buffer zones ed il resto del territorio. Nell'area oggetto del presente studio non sono presenti particolari emergenze storico-culturali di tipo archeologico e storico-architettonico, né risultano presenti eventuali biotopi di particolare rilevanza; sono invece presenti le seguenti emergenze paesaggistiche: - Fiume Po e aree golenali interne all argine maestro, sottoposte a vincolo paesaggistico ai sensi della lettera c), comma 1 dell'art. 142 del D.Lgs 42/2004; - territori coperti da foreste e da boschi, sottoposte a vincolo paesaggistico ai sensi della lettera g), comma 1 dell'art. 142 del D.Lgs 42/2004. Per quanto riguarda le aree coperte da foreste e boschi, si evidenzia che risultano essere limitrofe ai comparti estrattivi oggetto di studio, senza tuttavia essere interessate dagli interventi in progetto (vedi Figura seguente). AMBITER s.r.l. 67

69 Figura Stralcio Tavola D3a Nord del PTCP Aree e beni soggetti a vincolo culturale e paesaggistico ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 22 Gennaio 2004 n.42). In blu le aree oggetto di intervento Il territorio in cui saranno realizzati gli interventi estrattivi oggetto di studio rientrano nell Unità di Paesaggio di livello regionale (Piano Territoriale Paesistico Regionale) n 11 Fascia fluviale del Po e nell Unità di Paesaggio di rango provinciale n. 1 Unità di paesaggio di pertinenza del F. Po, ulteriormente specificata nell Unità di Paesaggio locale: n. 1a Sub-unità del F. Po. Il PSC del Comune di Monticelli d Ongina ha infine individuato l Unità di Paesaggio comunale (Upc) n. 1a-2 Aree perifluviali di Isola Serafini, in cui ricafono le aree di intervento. AMBITER s.r.l. 68

70 5.8. BENESSERE DELL UOMO E RISCHI DI INCIDENTE Nella zona in esame non sono presenti stabilimenti a rischio di incidente rilevante ai sensi del D. Lgs. 334/99 e s.m.i. e del D.Lgs. 21 settembre 2005, n. 238; è importante tuttavia segnalare la presenza, a circa 6 km di distanza lineare dall area in esame, della centrale nucleare presente nel Comune di Caorso, attualmente in fase di dismissione, ma in cui il nucleo è ancora attivo ed in cui sono presenti rilevanti stoccaggi di materiali radioattivi. Si segnala inoltre la presenza delle seguenti fonti di radiazioni non ionizzanti: - linea elettrica ad alta tensione (AT) a circa 300 m lineari dal punto più vicino del Comparto 3b, in direzione sud-est; - centrale idroelettrica di Isola Serafini, ubicata a circa 4 km dall area oggetto del presente studio Tali elementi non interferiscono con l attività estrattiva in esame SISTEMA INSEDIATIVO E INFRASTRUTTURALE Sistema insediativo La forte pressione antropica esercitata nel tempo (disboscamento, interventi di bonifica agraria, attività estrattiva, canalizzazione e deviazione di corsi d acqua, edificazione, ecc.) ha fortemente condizionato l uso del suolo, che oggi è destinato prevalentemente (oltre il 70% del territorio comunale) al seminativo irriguo di colture erbacee annuali. Buona parte della superficie comunale è poi occupata dal Fiume Po con le sue acque, i greti ed i sabbioni e dalla vegetazione boschiva ed arbustiva in stadio evolutivo, mentre i boschi riparali veri e propri sono relegati a ristrette fasce. Notevole importanza dal punto di vista della copertura del suolo rivestono anche i pioppeti e la aree estrattive, entrambi localizzati prevalentemente nell Isola Serafini, nella parte settentrionale del Comune. La superficie edificata risulta distribuita in maniera difforme all interno del territorio comunale. Si hanno quindi: - due aree in cui si riconosce un tessuto urbanizzato continuo (abitati di Monticelli e di San Nazzaro) sviluppatisi lungo il vecchio asse della S.S. n 10 (Padana Inferiore); - diversi nuclei con caratteristiche di urbanizzato discontinuo, tra cui i più estesi risultano essere Fogarole, Olza e Borgonovo, ed altri di minor estensione come le località S. Pietro in Corte, Baracchino ed Isola Serafini, Casarza, Boschi, Tinazzo, ecc., collegati alcuni dalla S.P. n 462 (della Val D Arda), altri dalla viabilità secondaria; - un elevato numero di nuclei minori composti da cascine o sviluppatisi intorno ad esse, talvolta insediamenti rurali a corte chiusa con edifici di pregio storico - architettonico testimoni dell antica e radicata vocazione agricola del territorio. AMBITER s.r.l. 69

71 Le aree a destinazione industriale e commerciale sono in massima parte disposte lungo la S.S. n 10, nei complessi situati ad est dell abitato di Monticelli, ad est ed a sud di San Nazzaro. Le aree utilizzate per le attività agricole interessano la maggior parte del territorio con circa 3400 ha, corrispondenti ad oltre il 70% del comune. I territori modellati artificialmente, tra cui le aree urbanizzate, le infrastrutture e le aree per attività estrattiva, interessano all incirca il 10% del territorio comunale, mentre una frazione del tutto analoga è interessata dai territori boscati e dagli ambienti seminaturali (tra cui risultano dominanti le spiagge sabbiose del F. Po, la vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione e i pioppeti produttivi). Infine, il 5% circa del territorio comunale è interessato da corsi d acqua. I Comparti estrattivi oggeto di studio sono ubicati nella zona golenale di Isola Serafini a ridosso dell alveo del Fiume Po e si inseriscono in una zona a vocazione agricola dove prevale la coltivazione del pioppo a scopo produttivo Sistema infrastrutturale Il Polo estrattivo e i Comparti estrattivi oggetto del presente studio sono attualmente raggiungibili mediante la strada che collega il Ponte sul fiume Po e le località denominate Speranza, Cascina Pioppaio e Cascina Bella Venezia. La carreggiata, che attualmente risulta asfaltata fino a località Speranza, presenta una larghezza variabile da 4 a 5 m, con una limitata banchina (di larghezza pari a circa 0,5-1 m). Da rilevare la presenza, ogni circa 100 m a lato della carreggiata, di piccole piazzole di scambio delle dimensioni di circa 8 x 4 m. Si osserva infine che nell area di intervento non sono rilevati elementi infrastrutturali che possono interferire con l attività estrattiva, quali ad es.: - pozzi ad uso idropotabile della rete acquedottistica; - linee elettriche ad alta, media e bassa tensione; - oleodotti e metanodotti. AMBITER s.r.l. 70

72 6. SINTESI DELLE STIME DI IMPATTO Il procedimento di individuazione delle azioni di progetto, delle tipologie di impatto e la loro successiva tipizzazione (qualitativa e quantitativa) è sviluppato con riferimento a due differenti fasi dell opera: 1. Fase di cantiere (che nel caso di una cava coincide anche con la fase di esercizio dell attività estrattiva); 2. Fase di dismissione o decomissioning (che nel caso di una cava riguarda le attività di sistemazione delle aree escavate e la loro restituzione alla destinazione d uso finale prevista dal progetto) FASE DI CANTIERE La Tabella riporta i punteggi di impatto attesi in fase di cantiere a carico delle componenti ambientali indagate; i punteggi sono calcolati utilizzando i metodi descritti nel capitolo 2 del VIM. Il giudizio di impatto permette di definire in modo oggettivo le tipologie di impatto per le quali si ritiene necessario prevedere l adozione di specifiche misure di mitigazione, che saranno descritte in dettaglio nel capitolo 7. Tabella Punteggi di impatto e Giudizi di impatto suddivisi per componenti ambientali bersaglio. (Fase di cantiere). 1. FASE DI CANTIERE Componente ambientale bersaglio Tipologia di impatto (fattori primari e/o secondari di interferenza sull ambiente) Tipizzazione dell impatto P=positivo; N=negativo; PS=possibile; C=certo; BT=Breve termine; LT =Lungo termine; R=reversibile; I=irreversibile; NS=non strategico; S=strategico P N PS C BT LT R I NS S Sinergie di impatto ambientale SP=sinergie positive; SN=sinergie negative SP SN Punteggio di impatto Giudizio di impatto (+) (-) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (+0,5) (-0,5) Produzione e diffusione di polveri nel cantiere di cava ( ) -2,5 Impatto negativo "basso ; misure di mitigazione comunque necessarie Atmosfera e clima ( 3.1) Emissioni gassose prodotte dalle macchine operatrici impiegate nell attività di asportazione del cappellaccio, escavazione, caricamento e sistemazione finale ( ) -2,5 Impatto negativo "basso ; misure di mitigazione comunque necessarie Emissioni gassose lungo la viabilità di servizio (camion) ( ) -2,5 Impatto negativo "basso ; misure di mitigazione comunque necessarie AMBITER s.r.l. 71

73 1. FASE DI CANTIERE Componente ambientale bersaglio Tipologia di impatto (fattori primari e/o secondari di interferenza sull ambiente) Tipizzazione dell impatto P=positivo; N=negativo; PS=possibile; C=certo; BT=Breve termine; LT =Lungo termine; R=reversibile; I=irreversibile; NS=non strategico; S=strategico P N PS C BT LT R I NS S Sinergie di impatto ambientale SP=sinergie positive; SN=sinergie negative SP SN Punteggio di impatto Giudizio di impatto (+) (-) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (+0,5) (-0,5) Propagazione di emissioni acustiche all interno dell area di cantiere ( ) -3,5 Impatto negativo "alto ; misure di mitigazione necessarie Propagazione di emissioni acustiche all esterno dell area di cantiere ( ) -2,5 Impatto negativo "basso ; misure di mitigazione non necessarie Rumore e vibrazioni ( 3.2) Propagazione di vibrazioni all interno dell area di cantiere ( ) -3,5 Impatto negativo "alto ; misure di mitigazione necessarie Propagazione di vibrazioni all esterno dell area di cantiere ( ) -2,5 Impatto negativo "basso ; misure di mitigazione non necessarie Eventuali sversamenti accidentali in acque superficiali ( ) -3,0 Impatto negativo "medio ; misure di mitigazione necessarie Acque superficiali e sotterranee ( 3.3) Realizzazione del canale di collegamento con il F. Po ( ) -2,5 Impatto negativo "basso ; misure di mitigazione non necessarie Eventuali sversamenti accidentali in acque sotterranee ( ) -3,5 Impatto negativo "alto ; misure di mitigazione necessarie Scarichi idrici di cantiere ( ) Impatto nullo AMBITER s.r.l. 72

74 1. FASE DI CANTIERE Componente ambientale bersaglio Tipologia di impatto (fattori primari e/o secondari di interferenza sull ambiente) Tipizzazione dell impatto P=positivo; N=negativo; PS=possibile; C=certo; BT=Breve termine; LT =Lungo termine; R=reversibile; I=irreversibile; NS=non strategico; S=strategico P N PS C BT LT R I NS S Sinergie di impatto ambientale SP=sinergie positive; SN=sinergie negative SP SN Punteggio di impatto Giudizio di impatto (+) (-) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (+0,5) (-0,5) Interazioni con l assetto idraulico ( ) +3,5 Impatto positivo Modifica dell assetto morfologico del suolo ( ) +3,5 Impatto positivo Suolo e sottosuolo ( 3.4) Recupero del terreno vegetale ( ) +3,0 Impatto positivo Prelievo di risorse non rinnovabili ( ) -3,5 Impatto negativo "alto ; non mitigabile Distruzione di habitat ed elementi vegetazionali preesistenti ( ) -3,0 Impatto negativo "medio ; misure di mitigazione necessarie Flora, vegetazione, fauna ed ecosistemi ( 3.5) Eliminazione di siti di alimentazione e rifugio delle specie avifaunistiche che frequentano l area di intervento ( ) -3,0 Impatto negativo "medio ; misure di mitigazione necessarie Introduzione di elementi di disturbo a carico degli agroecosistemi limitrofi all area di intervento ( ) -2,5 Impatto negativo basso ; misure di mitigazione comunque necessarie Paesaggio e patrimonio storicoculturale ( 3.6) Perdita o alterazione di elementi caratterizzanti il patrimonio paesaggistico e storico-culturale locale ( ) Rischio di ritrovamenti di interesse storico o archeologico ( ) -3,0-2,5 Impatto negativo "medio ; misure di mitigazione necessarie Impatto negativo "basso ; misure di mitigazione comunque necessarie AMBITER s.r.l. 73

75 1. FASE DI CANTIERE Componente ambientale bersaglio Tipologia di impatto (fattori primari e/o secondari di interferenza sull ambiente) Tipizzazione dell impatto P=positivo; N=negativo; PS=possibile; C=certo; BT=Breve termine; LT =Lungo termine; R=reversibile; I=irreversibile; NS=non strategico; S=strategico P N PS C BT LT R I NS S Sinergie di impatto ambientale SP=sinergie positive; SN=sinergie negative SP SN Punteggio di impatto Giudizio di impatto (+) (-) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (+0,5) (-0,5) Produzione di rifiuti ( ) -3,0 Impatto negativo "medio ; misure di mitigazione necessarie Benessere dell uomo e rischi di incidente ( 3.7) Rischio di incidenti per i lavoratori impiegati nel cantiere e per frequentatori non autorizzati dell area di escavazione ( ) -3,5 Impatto negativo "alto ; misure di mitigazione necessarie Sistema insediativo, condizioni socioeconomiche e beni materiali ( 3.8) Impatti sul sistema produttivo e socioeconiomico ( ) +3,0 Impatto positivo AMBITER s.r.l. 74

76 6.2. FASE DI ESERCIZIO La Tabella riporta i punteggi di impatto attesi al termine delle operazioni di sistemazione finale a carico delle componenti ambientali indagate, con riferimento rispettivamente agli effetti indotti dall escavazione nel Comparto estrattivo Molinazzo Sud. Il giudizio di impatto permette di definire in modo oggettivo le tipologie di impatto per le quali si ritiene necessario prevedere l adozione di specifiche misure di mitigazione, che saranno descritte in dettaglio nel capitolo 7. Tabella Punteggi di impatto e Giudizi di impatto suddivisi per componenti ambientali (fase di esercizio). 2. FASE DI ESERCIZIO Componente ambientale bersaglio Tipologia di impatto (fattori primari e/o secondari di interferenza sull ambiente) Tipizzazione dell impatto P=positivo; N=negativo; PS=possibile; C=certo; BT=Breve termine; LT =Lungo termine; R=reversibile; I=irreversibile; NS=non strategico; S=strategico P N PS C BT LT R I NS S Sinergie di impatto ambientale SP=sinergie positive; SN=sinergie negative SP SN Punteggio di impatto Giudizio di impatto (+) (-) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (+0,5) (-0,5) Atmosfera e clima ( 3.1) Nessun impatto significativo 0 Impatto nullo Rumore e vibrazioni ( 3.2) Nessun impatto significativo 0 Impatto nullo Acque superficiali e sotterranee ( 3.3) Dilavamento e percolazione di sostanze inquinanti provenienti dalle aree limitrofe aventi destinazione d uso agricola ( ) Rischio di degradazione della qualità dell acqua e dell integrità ecologica del bacino lacustre di neoformazione ( ) -3,5-2,5 Impatto negativo "alto ; misure di mitigazione necessarie Impatto negativo "basso ; misure di mitigazione comunque necessarie Suolo e sottosuolo ( 3.4) Nessun impatto significativo 0 Impatto nullo Flora, vegetazione, fauna ed ecosistemi ( 3.5) Recupero naturalistico dell area ( ) +3,5 Impatto positivo AMBITER s.r.l. 75

77 2. FASE DI ESERCIZIO Componente ambientale bersaglio Tipologia di impatto (fattori primari e/o secondari di interferenza sull ambiente) Tipizzazione dell impatto P=positivo; N=negativo; PS=possibile; C=certo; BT=Breve termine; LT =Lungo termine; R=reversibile; I=irreversibile; NS=non strategico; S=strategico P N PS C BT LT R I NS S Sinergie di impatto ambientale SP=sinergie positive; SN=sinergie negative SP SN Punteggio di impatto Giudizio di impatto (+) (-) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (0,5) (1) (+0,5) (-0,5) Diffusione di specie infestanti ( ) -2,5 Impatto negativo basso ; misure di mitigazione comunque necessarie Paesaggio e patrimonio storicoculturale ( 3.6) Riqualificazione di elementi caratterizzanti il patrimonio paesaggistico e storico-culturale locale ( ) +3,5 Impatto positivo Benessere dell uomo e rischi di incidente ( 3.7) Rischi dovuti alla presenza del bacino lacustre ( ) Produzione di rifiuti ( ) -3,5-2,5 Impatto negativo alto ; misure di mitigazione necessarie Impatto negativo basso ; misure di mitigazione non necessarie Sistema insediativo, condizioni socioeconomiche e beni materiali ( 3.8) Nessun impatto significativo 0 Impatto nullo AMBITER s.r.l. 76

78 7. MISURE DI MITIGAZIONE Nei paragrafi successivi si riportano le misure di mitigazione sia in fase di cantiere che in fase di sistemazione finale FASE DI CANTIERE Misure di mitigazione per la produzione e diffusione di polveri nel cantiere di cava A tutela della salute dei lavoratori operanti nel cantiere devono essere osservate le seguenti prescrizioni: - le principali attività lavorative devono essere condotte all interno dei mezzi d opera; - i mezzi d opera devono essere opportunamente cabinati e climatizzati; - gli sportelli dei mezzi d opera devono rimanere chiusi; - obbligo d utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) per i lavoratori impiegati nelle mansioni che comportano la produzione di polveri (maschere con filtri antipolvere di classe adeguata); - gli addetti ai lavori devono essere sottoposti a controlli medici nei tempi e nei modi previsti dalla normativa vigente; particolare attenzione sarà posta al rischio di contrazione della silicosi a causa dell esposizione alla polvere di silice; - per i lavoratori è obbligatoria l'assicurazione per la silicosi. Per quanto riguarda la diffusione della polverosità verso l esterno, si ricorda che i recettori più prossimi all area di escavazione sono situati a distanze notevoli dai Comparti estrattivi (il più vicino si trova a circa 500 m). In queste condizioni gli impatti indotti dalla polvere prodotta in cava a carico del sistema insediativo locale possono ritenersi irrilevanti. Per limitare ulteriormente la diffusione di polveri all interno del cantiere di cava la velocità dei mezzi dovrà essere limitata (max. 15 km/h). In ogni caso, per limitare la diffusione delle polveri nel cantiere e verso l esterno deve essere garantita un umidificazione delle aree e delle piste bianche interessate dal transito dei mezzi d opera; l umidificazione potrà essere attuata mediante un carro-botte trainato da trattore che assolverà anche all umidificazione dei cumuli di deposito temporaneo dei materiali inerti. A tale proposito si evidenzia che le informazioni disponibili in bibliografia indicano che la bagnatura delle piste, dei cumuli e dei piazzali può comportare una riduzione delle emissioni di polveri totali di oltre il 97% ed una riduzione delle polveri fini (PM10) di oltre il 95%. AMBITER s.r.l. 77

79 7.1.2 Misure di mitigazione per la produzione e diffusione di polveri lungo la viabilità di servizio Per limitare la diffusione di polveri prodotte dal trasporto dei materiali saranno adottate le seguenti misure di mitigazione: - periodica umidificazione della viabilità di servizio non asfaltata esterna al cantiere estrattivo, che potrà essere attuata mediante un carro-botte trainato da trattore; - periodica pulizia della viabilità pubblica utilizzata per il trasporto degli inerti; - impiego di autocarri telonati per il trasporto dei materiali sulla viabilità di servizio e pubblica verso gli utilizzatori finali; per i mezzi non dotati di dispositivi idonei, i materiali trasportati suscettibili di dispersione aerea dovranno comunque essere opportunamente umidificati; - imposizione limite di velocità pari a 50 km/h sulla viabilità pubblica e di servizio esterna al cantiere estrattivo Misure di mitigazione per le emissioni gassose inquinanti delle macchine operatrici impiegate nelle attività di escavazione Allo scopo di limitare la produzione e diffusione di emissioni inquinanti in cava il motore diesel montato sulla draga aspirante e sulla pala gommata saranno dotati di filtro anti-particolato (F.A.P.). I mezzi operanti in cantiere saranno riforniti con gasolio classificato a basso tenore di zolfo, allo scopo di contenere le emissioni gassose di SO 2. Per quanto riguarda le misure mitigative/compensative per le emissioni di CO 2, che non è un inquinante ma un gas serra, si rimanda alla consultazione del relativo Allegato al S.I.A. (piantumazioni in grado di compensare nel tempo le emissioni di anidride carbonica) Misure di mitigazione per la produzione e diffusione di inquinanti lungo la viabilità di servizio esterna al cantiere estrattivo Per quanto attiene alle emissioni provenienti da traffico veicolare, sarà considerato preferenziale il trasporto degli inerti con mezzi che siano rispondenti almeno ai requisiti fissati per la categoria Euro III. Si ritiene inoltre indispensabile che il trasporto dei materiali estratti sia sempre effettuato con mezzi dotati di cassoni telonati per limitare ulteriormente il sollevamento e la dispersione di polveri e frazioni fini. Si sottolinea infine che, per quanto riguarda le emissioni gassose di CO 2, la valutazione delle piantumazioni compensative riportate nell Allegato del SIA tiene conto anche degli impatti indotti dal traffico veicolare dei camion. AMBITER s.r.l. 78

80 7.1.5 Misure di mitigazione per la propagazione di emissioni acustiche all interno dell area di cantiere Ai sensi del titolo VIII del D.Lgs. 81/2008 s.m.i., art. 190, il Datore di lavoro dovrà effettuare una Valutazione del Rischio derivante dall esposizione degli operatori al rumore in ambiente di lavoro. La Valutazione dovrà essere effettuata con cadenza almeno quadriennale da parte di personale qualificato, anche considerando la presenza di eventuali interazioni ed effetti sinergici che possono incrementare il rischio, quali ad es. l esposizione a vibrazioni, la presenza nel cantiere di rumori impulsivi, l effetto e la percezione dei segnali acustici di sicurezza installati sulle macchine operatrici, l eventuale esposizione a sostanze ototossiche. Per quanto riguarda quest ultimo aspetto, si ricorda a titolo indicativo che tra le sostanze ototossiche sono incluse diverse tipologie di diluenti, i combustibili, l acquaragia, ecc., il cui eventuale utilizzo in cantiere dovrà essere valutato da parte del Datore di lavoro (rif. bibliografici: Morata, T.C., Chemical exposure as a risk factor for hearing loss. JOEM 2003; 45 (7): ; Gobba, F., Occupational exposure to chemicals and sensory organs: a neglected research field. Neurotoxicology 2003; 24: ; sito WEB La Valutazione del Rischio e l adozione di tutte le misure tecniche e gestionali finalizzate alla riduzione al minimo del rischio stesso dovranno essere effettuate in ogni caso, anche qualora i parametri siano inferiori al valore di azione stabilito dalla normativa vigente. A tale proposito si ricorda che i parametri acustici di riferimento da prendere in considerazione nella Valutazione del Rischio sono il Livello di esposizione giornaliera (LEX,8h, dba), definito come il livello equivalente di pressione sonora a cui è esposto il lavoratore riferito ad un esposizione normalizzata di 8 ore, ed il Livello di picco (L peak, dbc), che fornisce un indicazione dell esposizione del lavoratore a singoli eventi acustici particolarmente intensi, potenzialmente dannosi per l udito. In caso di superamento del valore inferiore di azione stabilito dalla normativa (LEX,8h > 80 dba e/o L peak > 135 dbc) sarà obbligatoria la misurazione dei parametri acustici con metodi e apparecchiature adeguate, l informazione e la formazione dei lavoratori sui temi inerenti, i controlli sanitari (da effettuarsi solo su esplicita richiesta del lavoratore e/o del medico competente), la fornitura dei Dispositivi di Protezione Individuale uditivi (DPI-u). In caso di superamento del valore superiore di azione (LEX,8h > 85 dba e/o L peak > 137 dbc) sarà necessaria la misurazione, l informazione e la formazione dei lavoratori sui temi inerenti, i controlli sanitari obbligatori, l utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale uditivi (DPI-u), la segnalazione, la perimetrazione e la limitazione all accesso delle aree in cui il valore limite viene superato, nonché l adozione di uno specifico programma di bonifica finalizzato a contenere il rischio derivante dall esposizione al rumore. In caso di superamento del valore limite di esposizione (LEX,8h > 87 dba e/o L peak > 140 dbc, tenuto conto dell effetto dei DPI-u), vi sarà l obbligo di adottare misure immediate per riportare l esposizione al di sotto del limite ed evitare che il superamento si ripeta. AMBITER s.r.l. 79

81 Nel caso in cui gli esiti della Valutazione del rischio lo richiedano, gli addetti ai lavori impiegati nel cantiere dovranno essere tutelati con l adozione di Dispositivi di Protezione Individuale uditivi (DPI-u) adeguati. I criteri di scelta dei DPI-u possono essere diversi: - metodo OBM, per il quale è necessario conoscere il livello equivalente di pressione acustica del rumore per banda d ottava, L oct, eq ; - metodo HML, per il quale è necessario conoscere il L Aeq ed il L Ceq o, in alternativa, non pesato (L Lin, eq ); - metodo SNR, per il quale è necessario conoscere il L Ceq o, in alternativa, non pesato (L Lin, eq ); Questi metodi consentono di effettuare una valutazione di efficienza dei DPI-u, ovvero una valutazione di quanto (a livello teorico) i DPI-u possono proteggere il lavoratore. In termini operativi si ritiene che la valutazione di efficienza dei DPI-u, da attuarsi già nel momento in cui sia riscontrato il superamento dei valori inferiori d azione ed il conseguente obbligo di mettere a disposizione i DPI-u, possa essere effettuata con queste attenzioni: 1) utilizzare il metodo SNR (L Ceq SNR), fissando il valore massimo di L Aeq (livello sonoro attenuato dall impiego dei DPI-u) in 80 dba e il valore minimo in 65 dba; il range ottimale è compreso tra 70 e 75 dba (vedi tabella 6.1.1); 2) se il livello attenuato è oltre gli 80 o sotto i 65 dba gli otoprotettori vanno sostituiti con altri più adeguati. Tabella DPI uditivi. La protezione corretta (EN 458/93). Livello attenuato all orecchio L Aeq (dba) Stima della protezione L Aeq > 80 Insufficiente 75 < L Aeq 80 Accettabile 70 < L Aeq 75 Buona 65 < L Aeq 70 Accettabile L Aeq 65 Troppo alta (iperprotezione) Si ritiene inoltre necessario che venga effettuata una valutazione di efficacia (ovvero della reale capacità di protezione dei DPI-u), verificando sulla relazione sanitaria che non si siano determinati peggioramenti nel tempo della funzionalità uditiva dei lavoratori e, nel caso, affrontando il problema con il medico competente verificando che esista un sistema di informazione e controllo sul corretto uso e manutenzione dei DPI-u. In relazione alla modalità di redazione della Valutazione del Rischio, per una corretta individuazione delle misure tecniche e gestionali più appropriate finalizzate a minimizzare l esposizione al rumore e all individuazione dei DPI-u adeguati sarà consultato il Manuale di buona pratica Metodologie e interventi tecnici per la riduzione del rumore negli ambienti di lavoro, redatto a cura dell Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL), dell Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro e della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome. Rimandando alla AMBITER s.r.l. 80

82 Valutazione del Rischio le analisi e le considerazioni richieste dalla normativa, in questa sede è sufficiente indicare in via preliminare alcuni principi (alcuni dei quali sono espressamente richiamati nella normativa vigente) ed accorgimenti tecnico/gestionali che possono essere efficaci per limitare gli effetti dell esposizione dei lavoratori al rumore in ambiente di lavoro: - il Datore di lavoro deve scegliere, al momento dell acquisto, l attrezzatura che nelle normali condizioni di funzionamento produce il più basso livello di rumore, considerando che la scelta è agevolata dalla consultazione di apposite targhette ( label acustiche ); a tale proposito si ricorda che fino a tutto il 2002 le macchine di movimento terra potevano essere dotate di targhette indicanti il L pa (esposizione dell utilizzatore della macchina o del conduttore del mezzo espressa in termini di L Aeq ) o il L WA (livello di potenza sonora emesso dalla macchina); attualmente questa situazione è stata superata, in quanto ne mezzi nuovi la label acustica deve indicare il solo livello di potenza sonora prodotto dalla macchina impiegata in cantiere; ciò premesso si sottolinea che la scelta della macchina meno rumorosa va effettuata per confronto, nelle stesse condizioni operative, in primo luogo sulla base del L WA ; se questo non è indicato, la valutazione sarà fatta sull L pa ; è comunque sempre importante confrontare gli L pa in posizione operatore, in quanto si può verificare che macchine a maggior potenza acustica adottino soluzioni migliori a tutela del posto di lavoro che vanno premiate; - obbligo di verificare per ogni attrezzatura la marcatura CE e la dichiarazione di conformità che l accompagna; - per le macchine operatrici, prevedere l impiego di mezzi d opera cabinati e climatizzati e tenere chiusi gli sportelli; - verificare periodicamente l adeguato fissaggio di elementi di carrozzeria, carter, ecc., in modo che non emettano vibrazioni; - evitare i rumori inutili che possono aggiungersi a quelli dell attrezzo di lavoro che non sono di fatto riducibili; - vietare la sosta di operai non addetti a lavorazioni rumorose nelle zone interessate dal rumore; - segnalare a chi di dovere l eventuale diminuzione dell efficacia dei dispositivi silenziatori. Per quanto riguarda i DPI-u, compatibilmente con il livello di approfondimento proprio di uno Studio di impatto, si ritiene che i sistemi utilizzabili nel cantiere debbano essere poco ingombranti, pratici, non debbano costituire ostacolo di sorta al normale espletamento delle mansioni lavorative ed abbiano un assorbimento selettivo (i migliori sono quelli che proteggono l'orecchio dalle alte frequenze, lasciando inalterate quelle del parlato). Nel caso specifico, ferma restando la necessità di effettuare una valutazione di efficienza e di efficacia dei DPI-u nell ambito della Valutazione del Rischio, da attuarsi secondo le indicazioni fornite precedentemente, è consigliabile l uso delle seguenti categorie di dispositivi di protezione individuale: AMBITER s.r.l. 81

83 - gli inserti: protettori acustici che sono introdotti nel meato acustico esterno, in modo da interrompere le onde sonore a livello della membrana timpanica; possono essere costituiti di gomma, di lana di vetro, di cotone misto a cera; sono in grado di ridurre il livello sonoro di db; - le cuffie: sono costituite da due orecchianti rigidi di plastica che si adattano ai padiglioni auricolari, collegati da un archetto elastico e rivestiti di poliuretano espanso; sono degli ottimi protettori acustici ed attenuano il rumore da 25 a 40 db, per cui trovano impiego in tutti gli ambienti particolarmente rumorosi Misure di mitigazione per la propagazione di vibrazioni all interno dell area di cantiere Il D. Lgs. 81 del 9 Aprile 2008 prescrive le misure per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori che sono esposti o possono essere esposti a rischi derivanti da vibrazioni meccaniche, partendo dalla definizione di valori limite di esposizione e valori di azione (Tabella 7.1.2). Tabella Valori limite giornalieri di esposizione e valori d azione (D.Lgs. 187/2005). Vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio Livello d azione giornaliero di esposizione A(8) = 2,5 m/s 2 Valore limite giornaliero di esposizione A(8) = 5 m/s 2 Vibrazioni trasmesse al corpo intero (condizioni più facilmente riscontrabile in un cantiere di cava) Livello d azione giornaliero di esposizione A(8) = 0,5 m/s 2 Valore limite giornaliero di esposizione A(8) = 1,15 m/s 2 Ai sensi dell art. 4 del Decreto summenzionato il datore di lavoro valuta e, nel caso non siano disponibili informazioni relative ai livelli di vibrazione presso banche dati dell ISPESL, delle Regioni, del CNR o direttamente presso i produttori o fornitori, misura i livelli di vibrazioni meccaniche a cui i lavoratori sono esposti. In osservanza alle disposizioni di legge il datore di lavoro deve eliminare i rischi alla fonte o ridurli al minimo e, in ogni caso, a livelli non superiori ai valori limite di esposizione. Il datore di lavoro aggiorna la valutazione dei rischi periodicamente e in ogni caso senza ritardo se vi sono stati significativi mutamenti ai fini della sicurezza e salute dei lavoratori che potrebbero averla resa superata, oppure quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne richiedano la necessità. La valutazione dell esposizione dei lavoratori alle vibrazioni trasmesse al sistema mano - braccio e al corpo intero è valutata o misurata in base alle disposizioni di cui all Allegato XXXV, parte A e parte B del summenzionato Decreto. Nella valutazione si dovrà tener conto in particolare dei seguenti elementi (art. 202): AMBITER s.r.l. 82

84 a) il livello, il tipo e la durata dell esposizione, ivi inclusa ogni esposizione a vibrazioni intermittenti o a urti ripetuti; b) dei valori limite di esposizione e i valori d azione specificati nella precedente tabella; c) degli eventuali effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rischio; d) degli eventuali effetti indiretti sulla sicurezza dei lavoratori risultanti da interazioni tra le vibrazioni meccaniche e l ambiente di lavoro o altre attrezzature; e) delle informazioni fornite dal costruttore dell attrezzatura di lavoro; f) dell esistenza di attrezzature alternative progettate per ridurre i livelli di esposizione alle vibrazioni meccaniche; g) del prolungamento del periodo di esposizione a vibrazioni trasmesse al corpo intero al di là delle ore lavorative, in locali di cui è responsabile; h) delle condizioni di lavoro particolari, come le basse temperature; i) delle informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria, comprese, per quanto possibile, quelle reperibili nella letteratura scientifica. La valutazione del livello di esposizione alle vibrazioni trasmesse al sistema corpo intero (quello maggiormente impattato se si considera la tipologia di lavorazioni previste in un cantiere di cava) si basa principalmente sulla determinazione del valore di esposizione giornaliera, normalizzato ad 8 ore di lavoro A(8) (m/s 2 ), calcolato sulla base del maggiore dei valori numerici dei valori quadratici medi delle accelerazioni ponderate in frequenza, determinati sui tre assi ortogonali (1.4 x a wx ; 1.4 x a wy ; 1.4 x a wz ), in accordo con quanto prescritto dallo standard ISO :2001. In base alle risultanze delle valutazioni svolte è possibile individuare 3 casi distinti, che richiedono l adozione di adeguate misure di limitazione del rischio. Caso 1 Livello di esposizione alle vibrazioni meccaniche inferiore ai valori di azione Il datore di lavoro garantisce che i lavoratori esposti a rischi derivanti da vibrazioni meccaniche sul luogo di lavoro ricevano informazioni ed una formazione adeguata. L informazione dei lavoratori deve riguardare, così come espresso dall articolo 184: a) le misure adottate volte a eliminare o a ridurre al minimo i rischi derivanti dalle vibrazioni meccaniche; b) la comunicazione dei valori limite e valori d azione; c) i risultati delle valutazioni e misurazioni delle vibrazioni meccaniche dei livelli di esposizione ai singoli agenti fisici e sui potenziali rischi associati derivanti dall esposizione a questi ultimi e dalle attrezzature di lavoro utilizzate. La formazione dei lavoratori deve riguardare le corrette procedure di lavoro per la prevenzione del rischio ed in particolare: AMBITER s.r.l. 83

85 a) corrette modalità di prensione e di impugnatura degli utensili o metodi corretti di guida (postura, regolazione del sedile, ecc.); b) impiego di guanti durante le operazioni che espongono a vibrazioni; c) adozione di procedure di lavoro idonee al riscaldamento delle mani prima e durante i turni di lavoro e nelle pause; d) prevenzione del mal di schiena (es. stretching); e) ulteriori fattori di rischio per disturbi a carico della colonna vertebrale (es. movimentazione manuale di carichi pesanti, movimenti ripetitivi degli arti superiori); f) sull utilità e sul modo di individuare e di segnalare sintomi di lesioni; g) sulle circostanze nelle quali i lavoratori hanno diritto a una sorveglianza sanitaria; h) sulle procedure di lavoro sicure per ridurre al minimo l esposizione a vibrazioni meccaniche. Caso 2 Livello di esposizione alle vibrazioni meccaniche superiore ai valori di azione ma inferiore al valore limite Nel caso in cui siano superati i valori d azione il datore di lavoro elabora e applica un programma di misure tecniche od organizzative, volte a ridurre al minimo l esposizione e i rischi che ne conseguono. I contenuti del programma sono riassumibili come segue (art. 203): a) adozione di altri metodi di lavoro che richiedono una minore esposizione a vibrazioni meccaniche; b) la scelta di attrezzature di lavoro adeguate concepite nel rispetto dei principi ergonomici e che producono, tenuto conto del lavoro da svolgere, il minor livello possibile di vibrazioni; c) la fornitura di attrezzature accessorie per ridurre i rischi di lesioni provocate dalle vibrazioni, quali sedili che attenuano efficacemente le vibrazioni trasmesse al corpo intero e maniglie o guanti che attenuano la vibrazione trasmessa al sistema mano-braccio; d) adeguati programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, del luogo di lavoro e dei sistemi impiegati sul luogo di lavoro; e) adeguata informazione e formazione dei lavoratori sull uso corretto e sicuro delle attrezzature di lavoro, in modo da ridurre al minimo la loro esposizione a vibrazioni meccaniche; f) la limitazione della durata e dell intensità dell esposizione; g) l organizzazione di orari di lavoro appropriati, con adeguati periodi di riposo; h) la fornitura, ai lavoratori esposti, di indumenti per la protezione dal freddo e dall umidità. Tra le misure pratiche per la tutela e riduzione del rischio, ed in particolar modo per le vibrazioni trasmesse al corpo intero (tipologia di impatto riconducibile alle condizioni di lavoro riscontrabili nel cantiere di cava) è possibile prevedere: 1) scelta di attrezzi ergonomici (confronto con Banche Dati ISPSEL e/o valori forniti dai costruttori); 2) utilizzo di macchine che consentono un basso livello di esposizione alle vibrazioni (es. impiego di supporti antivibranti, aggiunta o sostituzione degli ammortizzatori); AMBITER s.r.l. 84

86 3) uso di sedili antivibranti (ad elevata attenuazione), passivi (meccanici, idraulici, pneumatici) o attivi (AVC); 4) sostituzione dei sedili rigidi con sedili ammortizzati idonei (a tale proposito occorre sottolineare che i sedili possono anche non essere adeguati allo scopo di ridurre le vibrazioni trasmesse al conducente, in quanto nell intervallo 1-20 Hz possono, per effetto di risonanze, amplificare le vibrazioni anche di un fattore 2-3; si ricordi che nella regione 2 Hz 4 Hz il corpo umano è molto sensibile agli effetti negativi delle vibrazioni); 5) organizzazione del lavoro con limitazione del tempo di esposizione e introduzione di pause di riposo attivo (stretching); 6) organizzazione del lavoro evitando di associare alla guida di mezzi vibranti la movimentazione di carichi manuali o quantomeno riducendo i carichi al massimo e/o fornendo ausiliatori meccanici; 7) organizzazione del lavoro garantendo un microclima e una vestizione idonea per evitare stress termici; 8) manutenzione regolare e periodica dei veicoli (sospensioni, sedili, cabina di guida); 9) idoneo livellamento dei percorsi di transito e di lavoro nel cantiere; 10) adozione di cicli di lavoro che consentano di alternare periodi di esposizione a periodi di riposo; 11) adozione di procedure per la limitazione dei tempi di esposizione soprattutto nei climi freddi. E inoltre prevista la sorveglianza sanitaria nei lavoratori esposti, con: a) informazione e formazione dei lavoratori sui potenziali rischi derivati dalle vibrazioni meccaniche; b) valutazione dello stato di salute generale dei lavoratori; c) individuazione precoce dei sintomi e dei segni clinici correlati all esposizione a vibrazioni meccaniche. Caso 3 Livello di esposizione alle vibrazioni meccaniche superiore al valore limite Se, pur avendo adottato le misure indicate precedentemente, il valore limite di esposizione è superato, il datore di lavoro: a) prende misure immediate per riportare l esposizione al di sotto di tale valore; b) individua le cause del superamento e adotta di conseguenza le misure di protezione e prevenzione per evitare un nuovo superamento. Dal punto di vista medico, all'atto della assunzione, sarebbe opportuno non adibire a mansioni che espongano al rischio di vibrazioni individui con patologie reumatiche, neurolabili, individui con familiarità per patologie di tipo vasculitico o che già presentino il fenomeno di Raynaud, i forti fumatori. Limitare per quanto possibile le attività operative svolte al freddo (impiego di mezzi d opera cabinati e climatizzati) rappresenta, infine, il più semplice ed intuitivo accorgimento preventivo. AMBITER s.r.l. 85

87 7.1.7 Misure di mitigazione per gli eventuali sversamenti accidentali in acque superficiali e sotterranee Le operazioni di escavazione e trasporto dei materiali escavati richiedono l impiego dei mezzi precedentemente descritti (draga, escavatore, pala gommata, autocarri), con l espletamento di un attività estrattiva che prevede l interessamento della falda. In relazione alla presenza in cantiere di diverse macchine operatrici, è possibile che si verifichino sversamenti accidentali di liquidi inquinanti (quali carburanti e lubrificanti) dagli stessi mezzi d opera in azione (es. nel corso di operazioni di rifornimento o di eventuali manutenzioni o in caso di rottura di parti meccaniche o idrauliche); occorre inoltre considerare l esondabilità delle aree golenali interessate dall attività estrattiva pianificata nel corso dell attività lavorativa. Per evitare l insorgenza di impatti dovranno pertanto essere osservati alcuni accorgimenti progettuali e gestionali: - il perimetro di scavo prima dell'inizio delle attività dovrà essere delimitato da un adeguata rete di fossi di guardia, posti intorno al ciglio superiore di coltivazione per evitare l afflusso nel bacino di cava di acque di dilavamento provenienti dai terreni esterni; tale rete dovrà essere collegata alla rete di smaltimento naturale e/o artificiale esistente; - i rifornimenti dei mezzi d opera all interno dell area di cantiere saranno effettuati tramite un carro cisterna equipaggiato con erogatore di carburante a tenuta, che impedisca il rilascio accidentale di sostanze nell ambiente; - per quanto riguarda la sosta degli automezzi durante i periodi di inattività, al termine della giornata lavorativa i mezzi saranno ricoverati presso un apposito piazzale esistente nel toponimo C.na Bella Venezia, situato all esterno dell argine a circa 700 m dal Comparto 3b; - al fine di evitare lo sversamento sul suolo di carburanti e olî minerali o altre sostanze inquinanti le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria dei mezzi impiegati in cantiere saranno effettuate in aree esterne all'ambito estrattivo (officine autorizzate); - sui mezzi d opera o nel locale ad uso ufficio dovranno essere presenti appositi sistemi per il contenimento di eventuali sversamenti accidentali; tali sistemi dovranno essere impiegare tempestivamente in caso di incidente (ad es. contenitori per la raccolta dei liquidi, panni oleoassorbenti per tamponare gli eventuali sversamenti di olio dai mezzi in uso); - in caso di sversamenti accidentali di sostanze inquinanti dovuta alla rottura dei mezzi in opera si dovrà intervenire tempestivamente asportando la porzione di suolo interessata e conferendola a trasportatori e smaltitori autorizzati; - nel corso dell attività estrattiva è previsto il monitoraggio della falda al fine di evidenziare tempestivamente l insorgenza di fenomeni di inquinamento, secondo le modalità previste dal PIAE (Allegato 8 alle NTA). AMBITER s.r.l. 86

88 7.1.8 Misure di mitigazione per gli scarichi idrici di cantiere L impatto è stato considerato nullo in quanto, per evitare scarichi incontrollati di inquinanti microbiologici nelle acque superficiali, i lavoratori presenti in cava usufruiranno dei servizi igienici esistenti presso la C.na Bella Venezia, situata nei pressi dell area di cantiere Misure di mitigazione per la distruzione di habitat ed elementi vegetazionali preesistenti Il progetto di recupero nei Comparti estrattivi 2b e 3b prevede la realizzazione di un bacino lacustre ad uso prevalentemente naturalistico e ricreativo a basso impatto ambientale; a tale scopo è prevista per l intero bacino di cava una sistemazione caratterizzata dalla creazione di zone umide a profondità differenziata con la messa a dimora di essenze elofitiche tipiche del canneto. Esternamente a tali zone saranno realizzate idonee fasce con formazioni vegetazionali a caratteristiche sia igrofile che mesofile. Gli ambienti ripristinati consentiranno di compensare ampiamente per qualità ed estensione gli elementi vegetazionali perduti durante la coltivazione della cava, che si caratterizzano essenzialmente come incolti ed aree agricole. Gli interventi di valorizzazione ambientale consisteranno in: - Zone ad acque profonde (quota min. fondo bacino 25 m s.l.m.) - Zone a ridotto battente idrico (quota compresa tra 30 e 32 m s.l.m.), con messa a dimora di essenze elofitiche; - Zona riparia con vegetazione arboreo-arbustiva a componente igrofila, di ampiezza non inferiore a 20 m; - Aree boscate con messa a dimora di essenze mesofile esternamente alla fascia ripariale; - Siepi arboreo-arbustive, al fine di creare una barriera-filtro tra le aree oggetto di recupero ambientale e le aree agricole circostanti; - Filare arboreo; - Aree prative. Una descrizione maggiormente dettagliata del progetto di sistemazione finale, corredata da cartografia descrittiva, da computo dei costi di intervento e dalla definizione delle specifiche tecniche di impianto è contenuta negli elaborati di progetto Misure di mitigazione per l eliminazione di siti di alimentazione e rifugio delle specie faunistiche che frequentano l area di intervento La Direzione Lavori dovrà essere affiancata da un Tecnico competente deputato ad individuare, durante lo svolgimento dei lavori, l eventuale presenza sull area di siti di nidificazione e/o riproduzione delle specie tutelate dal Sito SIC-ZPS; nel caso di riscontri positivi in merito il Tecnico dovrà fornire indicazioni quali: AMBITER s.r.l. 87

89 - eventuale dirottamento degli scavi in zone adiacenti in attesa che termini il periodo di nidificazione delle specie protette (generalmente compreso tra aprile e luglio); - suggerimenti in merito ai comportamenti da tenere da parte di chi frequenta il cantiere; - sospensione momentanea dei lavori in caso sia effettivamente verificata la nidificazione e la riproduzione di specie protette e tutelate dal Sito SIC-ZPS; - definizione di distanze di rispetto dal sito di nidificazione e/o riproduzione durante il periodo riproduttivo, affinché questi ambienti non siano distrutti o disturbati dai lavori di escavazione. Inoltre, allo scopo di ricreare siti idonei per l alimentazione, la nidificazione e la riproduzione di specie appartenenti all avifauna di passo e stanziale saranno realizzati alcuni interventi atti ad aumentare, fin da subito, la potenzialità faunistica dell area. Tra questi interventi si possono menzionare: o o realizzazione di zone umide, in modo da consentire l insediamento di associazioni vegetazionali il più possibile variegate e da ricreare una fascia discontinua in grado di fornire rifugio e habitat per la nidificazione dell avifauna acquatica, consentendo inoltre una ricolonizzazione vegetazionale rapida ed idonea ad ospitare specie animali caratteristiche dell ittiofauna e dell erpetofauna; messa a dimora di specie baccifere utili al foraggiamento di numerose specie selvatiche Misure di mitigazione per l introduzione di elementi di disturbo a carico degli agroecosistemi limitrofi all area di intervento Al fine di evitare i potenziali impatti provocati dalle operazioni di cantiere nei confronti delle aree agricole circostanti, dovranno essere adottate tutte le misure gestionali atte a limitare un eccessiva propagazione di polveri dall area di cantiere e dalla viabilità di servizio, nonché l eventuale inquinamento delle acque superficiali e sotterranee Misure di mitigazione per la perdita o alterazione di elementi caratterizzanti il patrimonio paesaggistico e storico-culturale locale Nel caso considerato le misure indicate per il recupero naturalistico ed ambientale valgono anche come indicazioni per il recupero paesaggistico dell area; si vedano a tale proposito le considerazioni svolte nei paragrafi 6.1.9, Misure di mitigazione per il rischio di ritrovamenti di interesse storico o archeologico Qualora, durante le fasi di escavazione o di sistemazione dell'area d'intervento, venissero alla luce reperti d'interesse storico, archeologico o paleontologico, l'esercente l'attività estrattiva è tenuto a sospendere autonomamente ed immediatamente i lavori ed a comunicare entro 48 ore l'avvenuto ritrovamento AMBITER s.r.l. 88

90 all Autorità competente ai sensi di legge. La stessa comunicazione, per conoscenza, dovrà essere trasmessa anche al Sindaco (art. 35 del PAE vigente). I lavori potranno essere ripresi solo previo benestare scritto dell'autorità competente. In tale ipotesi, trattandosi di causa di forza maggiore, potrà essere concessa una proroga dell autorizzazione Misure di mitigazione per la produzione di rifiuti Come evidenziato in fase di analisi degli impatti, i rifiuti derivanti dall attività di cantiere possono essere: 1. imballaggi delle specie vegetali utilizzate nelle operazioni di sistemazione finale della cava: sono costituiti generalmente da carta, legno e plastica; in parte saranno recuperati per essere riutilizzati per altre essenze vegetali, mentre quelli che andranno a rifiuto saranno raccolti in appositi contenitori e smaltiti da ditte convenzionate; 2. rifiuti solidi urbani derivanti dall eventuale consumo di bevande ed alimenti da parte del personale operante in cava: si tratta di carta, vetro, plastica e materiale organico che saranno raccolti in appositi contenitori e smaltiti da ditte convenzionate. I quantitativi di rifiuti, la loro destinazione e la possibilità di riutilizzo in questa fase non sono noti, perché non si conoscono né le tipologie e le modalità d imballaggio del materiale verde (strettamente dipendente dai vari fornitori presenti sul mercato), né i consumi degli addetti ai lavori. Si evidenzia che all interno del cantiere estrattivo non potranno essere effettuate operazioni di manutenzione, né ordinaria né straordinaria, per le quali saranno individuate officine autorizzate, perciò si esclude a priori la formazione di rifiuti quali olî esausti, filtri, ecc Misure di mitigazione per il rischio di incidenti per i lavoratori impiegati nel cantiere e per frequentatori non autorizzati dell area di cava Nei paragrafi seguenti si riportano gli accorgimenti da rispettare al fine di evitare l'insorgenza di cause di rischio per i lavoratori impiegati in cava e per eventuali frequentatori non autorizzati Requisiti della viabilità interna al cantiere La viabilità interna dovrà essere resa sicura ed idonea al traffico pesante per quanto concerne pendenze, scarpate, fondo e tipo di tracciato. In particolare le caratteristiche delle strade di cantiere dovranno rispondere ai seguenti requisiti: - larghezza maggiore di almeno 70 cm oltre la sagoma dei mezzi in transito nel caso di percorsi con un unico senso di marcia; - larghezza non inferiore a 7 metri nel caso di percorsi con doppio senso di marcia; - è vietato il transito sul ciglio dei fronti di scavo attivi; il transito sulle scarpate definitive è subordinato alla verifica di stabilità delle stesse; AMBITER s.r.l. 89

91 - la pendenza delle carreggiate dovrà essere adeguata per consentire il transito in sicurezza dei mezzi di cava Delimitazione ed accessibilità dell area di cantiere L'area di cava deve essere opportunamente segnalata da appositi cartelli monitori, collocati in modo che siano visibili l'uno dall'altro e comunque a distanza non superiore a 40 m e protetta con recinzione in rete o in fili metallici di altezza non inferiore a 1,8 m o con altro mezzo idoneo a precludere l'accesso di mezzi e di persone non autorizzate e la discarica indiscriminata di rifiuti. Gli accessi alla cava saranno custoditi da apposite cancellate o sbarre che dovranno essere chiuse negli orari e nei periodi in cui non si esercita attività estrattiva e comunque in caso di assenza del personale sorvegliante i lavori di coltivazione Misure di sicurezza In cava o nelle immediate vicinanze deve essere presente un punto telefonico mobile a disposizione delle maestranze impiegate nel cantiere. I mezzi operanti in cava dovranno essere dotati di cassetta di pronto soccorso. La viabilità interna dovrà essere resa sicura ed idonea al traffico pesante per quanto attiene a scarpate, pendenze, fondo e tipo di tracciato. L area di cava e le modalità di coltivazione saranno concepite in modo che gli addetti possano operarvi senza compromettere la propria sicurezza e salute Rinvenimento di ordigni e materiale bellico Ai sensi dell art.28 del vigente PAE, qualora durante le fasi di escavazione o di sistemazione della cava venissero alla luce ordigni bellici od oggetti ritenuti tali, oppure qualora si abbia notizia relativa alla loro reale o presunta esistenza, la Ditta titolare della autorizzazione estrattiva ne darà tempestiva comunicazione alla competente Autorità Militare. All'atto dell'eventuale ritrovamento di ordigni bellici o comunque di oggetti ritenuti tali, la Ditta ha l'obbligo di sospendere immediatamente i lavori e di comunicare tale ritrovamento, oltre che all'autorità Militare, anche al Sindaco. I lavori potranno essere ripresi solo col benestare scritto dell'autorità Militare Ulteriori disposizioni di sicurezza per la conduzione dei lavori di scavo e di sistemazione finale Allo scopo di evitare l insorgenza di condizioni di rischio dovranno essere adottate tutte le misure di sicurezza previste dalle leggi di polizia mineraria (in particolare D.P.R. n. 128/59 e D.Lgs. 624/96), sia per quanto riguarda la conduzione dei lavori di scavo, carico e trasporto, che per la segnaletica nei confronti di terzi. In particolare, nel corso dell attività lavorativa devono essere osservate le seguenti prescrizioni: - pendenze di scavo nelle aree di cava adeguate a garantire la massima sicurezza dei lavoratori; - il ciglio superiore dello scavo deve essere sempre raggiungibile con apposite piste o rampe percorribili con mezzi meccanici cingolati o gommati; le rampe devono essere conservate anche per facilitare le opere di sistemazione finale. AMBITER s.r.l. 90

92 Il cappellaccio asportato dalle future aree estrattive sarà immediatamente reimpiegato per la riprofilatura delle sponde; nel caso si rendesse necessario lo stoccaggio temporaneo dovranno essere garantite le condizioni di stabilità e sicurezza, con pendenze poco accentuate e dimensioni non eccessive. È comunque vietato depositare il cappellaccio sul ciglio dei fronti di scavo Direttore dei lavori Ai sensi dell art. 24 delle NTA del vigente PAE e coerentemente con le indicazioni della normativa vigente, fatte salve le responsabilità del titolare dell'autorizzazione e del proprietario del terreno, spetta al direttore responsabile di cava rispettare e far rispettare le norme PAE e le prescrizioni del Piano di coltivazione e di sistemazione finale, della Valutazione d'incidenza e dei pareri degli Enti e della Convenzione Documento di salute e sicurezza Come specificato nell art. 25 delle NTA del vigente PAE, ai sensi del 1 comma dell art.18 del D.Lgs 624/96, all atto della presentazione della denuncia di esercizio il Titolare allega il Documento di Salute e Sicurezza (DSS) relativo all attività denunciata; il DSS deve essere coerente con il Piano di coltivazione. Sul datore di lavoro di aziende estrattive gravano vari obblighi specifici quali la designazione del sorvegliante nei luoghi di lavoro, l'adozione di misure e precauzioni adatte al tipo di attività al fine di prevenire e combattere gli incendi ed impedire i rischi derivanti alla salute dalle sostanze esplosive o nocive presenti nell'atmosfera, la predisposizione di adeguati mezzi di evacuazione e di salvataggio nonché di sistemi di comunicazione, di avvertimento e di allarme, l'informazione ai lavoratori ed ai rappresentanti delle misure da prendere in materia di sicurezza e di salute nei luoghi di lavoro, la sorveglianza sanitaria ai lavoratori per i quali la valutazione dei rischi abbia evidenziato un rischio per la salute. L'obbligo principale è la redazione di uno specifico "Documento di Sicurezza e Salute" (DSS) strumento essenziale di prevenzione. Questo va esaminato nella riunione di prevenzione e protezione dai rischi, da tenersi per ogni luogo di lavoro con più di 5 addetti. Il DSS contiene la valutazione dei rischi e deve descrivere le misure idonee di tutela, in situazioni sia normali che critiche, dimostrando che i luoghi di lavoro e le attrezzature sono stati progettati e vengono utilizzati e mantenuti in efficienza in modo sicuro Relazione di stabilità dei fronti di scavo La pendenza delle scarpate e l'altezza del fronte di scavo durante la fase di coltivazione ed in seguito al ripristino finale deve essere tale da garantire le condizioni di massima sicurezza, in rapporto ai metodi di scavo adottati. I Piani di coltivazione contengono ai sensi dell'art. 52 del D.L. 624/96 una specifica "Relazione di Stabilità dei Fronti di Scavo", che sarà allegata alla denuncia di esercizio e dovrà essere aggiornata annualmente, che contiene le verifiche di stabilità per le scarpate e le gradonature di scavo e di abbandono finale (ai sensi del DM ), nelle condizioni geotecniche più sfavorevoli che si possano presentare in cava durante la coltivazione. AMBITER s.r.l. 91

93 7.2. FASE DI ESERCIZIO Misure di mitigazione per il dilavamento e la percolazione di sostanze inquinanti provenienti dalle aree limitrofe aventi destinazione d uso agricola Per limitare gli impatti derivanti dal dilavamento superficiale di sostanze inquinanti nei terreni ad uso agricolo e la successiva percolazione di sostanze inquinanti il progetto prevede la realizzazione di fasce vegetazionali arboreo-arbustive e di zone umide perimetrali al bacino lacustre, aventi le funzioni di fascia tampone (buffer strip). Queste elementi vegetazionali sono in grado di abbattere le concentrazioni di nutrienti dilavati dalle zone agricole verso il lago (in particolare Azoto, Fosforo e materiali in sospensione). È inoltre prevista la realizzazione ed il mantenimento di un fosso perimetrale in grado di convogliare le acque provenienti dalle zone agricole, lontano dalle zone umide di nuova formazione Misure di mitigazione per il rischio di degradazione della qualità dell acqua e dell integrità ecologica del bacino lacustre di neoformazione La corretta progettazione e gestione del bacino lacustre sono strumenti fondamentali per il mantenimento di una buona qualità delle acque ed un importante occasione di riqualificazione della rete idrografica superficiale. Oltre al fenomeno naturale della circolazione sotterranea, un fattore che concorre in modo sostanziale ad attenuare il rischio di anossia delle acque di fondo lago è la conformazione geometrica del bacino lacustre ed in modo particolare il rapporto volumetrico intercorrente tra le acque superficiali e le acque profonde. In sede di progettazione si è quindi ritenuto opportuno realizzare, perimetralmente al bacino lacustre di neoformazione, alcune aree umide ad acque basse di altezza variabile (altezza massima della lama d acqua pari a 1 m); tale scelta progettuale garantisce l incremento di volume delle acque superficiali ossigenate ed una conseguente diminuzione della vulnerabilità ecologica del lago di cava. In fase gestionale si è ritenuto opportuno escludere le pratiche dell itticoltura intensiva e della pesca sportiva, anche in funzione della presenza di un Sito SIC-ZPS facente parte della Rete Natura Le attività suddette richiedono infatti l utilizzo di notevoli quantità di mangimi artificiali al fine di sostentare adeguatamente la fauna ittica introdotta; la grande quantità di sostanza organica in eccesso tende ad accumularsi sul fondo causando un ulteriore consumo di ossigeno ed accentuando le condizioni anossiche dell ipolimnio, come alcuni studi sperimentali condotti dal Dipartimento di Scienze Ambientali dell Università degli Studi di Parma hanno confermato. In accordo con le indicazioni del PIAE e del PAE si è quindi prevista una destinazione d uso dell area di tipo naturalistico, con modalità di fruizione a basso impatto ambientale (es. attività saltuarie di birdwatching), escludendo quindi la pratica della pesca sportiva. AMBITER s.r.l. 92

94 7.2.3 Misure di mitigazione per la diffusione di specie infestanti Allo scopo di limitare la diffusione di specie infestanti ed indesiderate, gli interventi di piantumazione dovranno essere condotti nel rispetto delle specifiche tecniche contenute nel Progetto. A tale proposito vengono riportate le modalità di realizzazione e manutenzione degli ambienti ripristinati, con particolare attenzione alle tecniche per la realizzazione e la manutenzione delle opere a verde (in coerenza con quanto previsto dalla relazione di progetto). Tali accorgimenti sono finalizzati al controllo e al contenimento del diffondersi di specie infestanti nei luoghi destinati alla piantumazione di nuove essenze arboreo-arbustive. La messa a dimora del postime, dei semi, dei rizomi e delle talee, dovrà essere effettuata preferenzialmente in autunno, ma non oltre la fine della stagione invernale per evitare i fenomeni di siccità che frequentemente si verificano nel periodo primaverile, i quali risultano negativi ai fini del buon esito delle operazioni di messa a dimora, soprattutto per le specie più esigenti dal punto di vista idrico. Risulta inoltre indispensabile evitare le operazioni di messa a dimora durante i periodi in cui le gelate risultano statisticamente più probabili (ovvero dalla 2 a decade di dicembre alla 3 a decade di gennaio). Anche se le operazioni di piantumazione sono strettamente dipendenti dall'andamento climatico stagionale, si riporta di seguito il calendario di massima delle più importanti operazioni colturali che dovrebbero essere effettuate: 1) ottobre-novembre: messa a dimora e semina di tutte le specie compresa la posa di pali tutori e dei dischi pacciamanti; 2) febbraio-marzo: eventuale messa a dimora e semina di essenze che l'andamento meteorologico autunno - vernino dell anno di impianto non ha permesso; successivamente alla ripresa vegetativa risarcimento delle eventuali fallanze e potature di formazione ove necessario; 3) giugno-settembre: eventuale risagomatura e preparazione del terreno con eventuale correzione delle pendenze; 4) ottobre-novembre degli anni successivi (2 e 3 anno): verifica della percentuale di attecchimento di tutte le essenze e risarcimento delle eventuali fallanze. Qualsiasi variazione di rilievo rispetto alle disposizioni iniziali di progetto dovranno essere concordate con i progettisti e comunicate al Sindaco, che dovrà informare la Ditta almeno 60 giorni prima dell esecuzione. Per ulteriori dettagli in merito alle modalità di esecuzione e manutenzione delle opere a verde si rimanda alla consultazione delle specifiche tecniche di progetto Misure di mitigazione per i rischi dovuti alla presenza del bacino lacustre Al termine dei lavori di sistemazione finale, per evitare il rischio di cadute accidentali nei bacini lacustri che permarranno al termine degli interventi estrattivi, le recinzioni perimetrali dell area dovranno essere mantenute (recinzioni in rete o in fili metallici). AMBITER s.r.l. 93

95 Lungo tutto il perimetro della recinzione saranno mantenuti anche i cartelli monitori che segnalano la presenza del bacino idrico ed il pericolo di caduta accidentale. Ad opere ultimate le scarpate dei bacini dovranno presentare pendenze idonee a garantire la stabilità delle stesse anche in condizioni dinamiche (sismiche). In particolare il progetto prevede che al termine dell attività estrattiva le scarpate siano riprofilate con angoli non superiori a 20, secondo le indicazioni del Documento di stabilità dei fronti di scavo (DSFS). AMBITER s.r.l. 94

96 8. PIANO DI MONITORAGGIO 8.1. RETE DI PUNTI QUOTATI Ai sensi dell art. 21 del PAE vigente, l area estrattiva deve essere chiaramente individuata sul terreno attraverso la collocazione di punti fissi inamovibili di misurazione, chiaramente individuabili sulla Carta tecnica regionale scala 1: Tali punti devono essere collocati in posizione topografica favorevole e comunque in maniera tale che da ognuno di essi si possa traguardare quello precedente e quello successivo. Devono inoltre essere collocati in posizione tale da essere facilmente individuati sulla carta topografica della zona e sul terreno. Il piano quotato di tali punti e dei relativi caposaldi di riferimento devono essere riportati nel Progetto di coltivazione tramite specifiche monografie, prima del rilascio dell autorizzazione all attività estrattiva MONITORAGGIO DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE Ai sensi dell Allegato 8 del PIAE 2011, per il controllo della falda il Piano di monitoraggio ambientale deve prevedere le misure delle quote piezometriche e dei valori di alcuni parametri fisico-chimici (potenziale redox, ossigeno disciolto, ph, conducibilità elettrica, temperatura dell acqua), da effettuarsi con rilevazioni in situ secondo le cadenze di seguito indicate: Misure quantitative (livello della falda) Parametro Parametri fisico-chimici: (ph, temp., cond. elettr., pot. redox, O 2 disciolto) Frequenza di monitoraggio Mensile Mensile Parametri di base ai sensi del D.Lgs. n. 30/2009 e deliberazione della Giunta regionale n. 350/2010 (profili B1-B2) e parametri addizionali quali gli Idrocarburi totali e oli minerali Semestrale 8.3. MONITORAGGIO DELLE OPERE A VERDE Per il monitoraggio del verde dovrà essere effettuata una campagna di caratterizzazione del sito prima dell'inizio della coltivazione della cava per censire le specie esistenti ed il loro stato vegetativo. In fase di collaudo e ad attività ultimate, allo scopo di valutare la riuscita degli eventuali interventi di piantumazione previsti dal progetto, il monitoraggio deve essere eseguito suddividendo la superficie complessivamente interessata dal progetto di coltivazione in un reticolo a maglie quadrate, in cui ogni maglia deve presentare un area minima di 100 m 2 (10 m x 10 m), salvo diversa valutazione adeguatamente motivata dallo specialista incaricato del rilievo. All interno di questo reticolo dovranno essere individuate almeno quattro maglie elementari che costituiranno le aree di campionamento (plot) da sottoporre ad analisi. AMBITER s.r.l. 95

97 Considerato che il progetto prevede la realizzazione di zone umide, le aree di campionamento dovranno essere individuate in modo che due di esse siano posizionate nella zona di transizione tra ecosistema acquatico e terrestre (ricomprendendo anche la parte dello specchio d acqua colonizzata da elofite ed idrofite), mentre le rimanenti dovranno essere posizionate in una zona più periferica rispetto ai corpi d acqua, ovvero in ambito più propriamente terrestre. Le aree di campionamento individuate dovranno essere sempre le stesse nel corso dell intero programma di monitoraggio, per consentire di seguire tramite i rilievi eseguiti l evoluzione temporale del sistema recuperato. L esecuzione del rilievo dovrà essere svolta riportando per ogni stazione la località, l inquadramento cartografico, la data del rilievo, il numero d ordine, la superficie rilevata, il tipo di substrato, il livello della falda e altre informazioni opzionali ritenute eventualmente indispensabili. All interno di ogni area di rilevamento dovrà essere condotta un analisi della struttura della vegetazione con riferimento allo strato arboreo, arbustivo ed erbaceo. Per ciascuno strato dovranno essere stimate altezza e copertura percentuale e, per lo strato arboreo ed arbustivo, dovrà inoltre essere valutata l età delle piante, il diametro medio dei tronchi, il numero di soggetti morti o caduti e la presenza o meno di comunità epifitiche. All interno dell area di rilevamento deve inoltre essere condotta un analisi floristica consistente in un inventario dei taxa presenti, elencati per strato (arboreo, arbustivo, erbaceo). Per ciascun taxon dovrà essere eseguita una stima quantitativa della presenza nell area di rilevamento, tramite la valutazione del grado di abbondanza e di copertura. Dovrà essere posta particolare attenzione alla valutazione del grado d attecchimento delle essenze piantumate durante la fase di sistemazione finale e alle misure di risarcimento delle fallanze ritenute necessarie, segnalando altresì la presenza di nuove comparse d origine autoctona e lo stato di salute delle piante preesistenti preservate dall intervento estrattivo. Dovrà inoltre essere evidenziata la presenza di specie esotiche infestanti che potrebbero compromettere la riuscita dell intervento di recupero, individuando le eventuali azioni di contenimento ritenute opportune. I campionamenti devono essere eseguiti preferibilmente in primavera alla ripresa dell attività vegetativa, uno ogni anno a partire dall inizio degli interventi di sistemazione finale fino a cinque anni dal termine della fase di coltivazione. Agli anni zero e quinto dal collaudo delle opere a verde previste dal Piano di sistemazione finale potranno essere previsti dei campionamenti integrativi realizzati a tappeto, in modo da ottenere una panoramica completa della riuscita degli interventi di sistemazione finale su tutta la superficie interessata dall attività estrattiva MONITORAGGIO DELLA COMPONENTE FAUNISTICA Il monitoraggio faunistico, che dovrà essere realizzato da parte di un tecnico competente in materia, dovrà essere condotto durante il periodo riproduttivo della maggior parte delle specie potenzialmente presenti (aprile-luglio) al fine di accertare le eventuali nidificazioni e, di conseguenza, adottare le misure di AMBITER s.r.l. 96

98 salvaguardia per le specie stesse in modo che non sia compromesso il successo riproduttivo dell'avifauna d'interesse comunitario eventualmente presente. Il Tecnico competente incaricato potrà fornire indicazioni quali: - eventuale dirottamento degli scavi in zone adiacenti in attesa che termini il periodo di nidificazione delle specie protette (generalmente compreso tra aprile e luglio); - suggerimenti in merito ai comportamenti da tenere da parte di chi frequenta il cantiere; - sospensione momentanea dei lavori in caso sia effettivamente verificata la nidificazione e la riproduzione di specie protette e tutelate dal Sito SIC-ZPS; - definizione di distanze di rispetto dal sito di nidificazione e/o riproduzione durante il periodo riproduttivo, affinché questi ambienti non siano distrutti o disturbati dai lavori di escavazione. I rilevamenti dovranno essere eseguiti ogni anno per tutta la durata dell intervento estrattivo fino al termine dell attività di escavazione. I risultati del monitoraggio faunistico dovranno essere sempre disponibili per eventuali verifiche da parte degli Enti Competenti MONITORAGGI ACUSTICO E ATMOSFERICO Per i monitoraggi acustico e atmosferico non si prevedono potenziali criticità che possano creare emergenze dovute alla produzione di rumore e di polveri; non sono quindi previste campagne di verifica di tali componenti ambientali DIREZIONE LAVORI E COLLAUDO DELLE OPERE DI SISTEMAZIONE FINALE Direzione lavori Ai sensi dell art. 48 del PAE vigente, essendo l esito del recupero ambientale dei luoghi strettamente connesso all'attenzione posta nelle singole operazioni di sistemazione finale morfologica e vegetazionale, la Direzione dei lavori deve avvalersi, per le specifiche aree di competenza, di geologi, agronomi e/o forestali, laureati in scienze ambientali o naturali, di comprovata esperienza in materia di riqualificazione ambientale a carattere naturalistico, in grado di indirizzare puntualmente gli interventi seguendo la filosofia di sistemazione finale complessiva, definendo le eventuali modifiche ritenute necessarie in corso d'opera. In fase di autorizzazione, devono essere individuati i tecnici di cui si avvallerà la Direzione lavori, i cui nominativi devono essere comunicati al Comune e alla Provincia con la denuncia di inizio lavori. Il Comune potrà inoltre incaricare un tecnico di propria fiducia per la supervisione delle opere di sistemazione finale. AMBITER s.r.l. 97

99 8.6.2 Garanzie Termini dei lavori di recupero Collaudi Ai sensi dell art. 49 del PAE, con la convenzione di cui all'art. 12 della L.R. n. 17/1991, il soggetto richiedente l'autorizzazione all'esercizio dell'attività estrattiva si impegna anche all'esecuzione delle opere previste nel Progetto di sistemazione finale della cava secondo le prescrizioni tecniche e nei termini indicati nell'atto di autorizzazione. La convenzione deve prevedere idonee e congrue garanzie finanziarie per l'adempimento degli obblighi derivanti dalla convenzione stessa. A garanzia della fattibilità del recupero, il Progetto di sistemazione finale presentato dalla ditta interessata deve essere corredato da computo metrico estimativo da cui si evinca il costo globale dell'intervento e della sua manutenzione. Tale valore, una volta valutato congruo dall ufficio tecnico comunale, eventualmente anche sulla base delle indicazioni della Commissione infraregionale delle attività estrattive, rispetto ai prezzi di mercato riportati nei tariffari della Camera di Commercio e/o degli Elenchi prezzi regionali ufficiali e scorporato per lotti funzionali, deve equivalere al valore della cauzione o della fidejussione versata dalla ditta al momento della firma della convenzione e sarà eventualmente utilizzato in tutto o in parte dal Comune per assicurare il recupero in caso di inadempienza. Le opere di recupero devono essere ultimate nei termini previsti dal provvedimento di autorizzazione. L'esecuzione dell'intervento di sistemazione finale sarà oggetto di collaudo da parte del Comune. I tecnici incaricati del collaudo potranno essere, per le specifiche aree di competenza, geologi o agronomi e/o forestali o laureati in scienze ambientali o naturali, di comprovata esperienza in materia di riqualificazione ambientale a carattere naturalistico e dovranno certificare la corretta esecuzione delle opere prima del collaudo finale e dello svincolo delle fidejussioni. La certificazione relativa agli interventi di carattere vegetazionale deve essere effettuata annualmente nell ambito della relazione prescritta dalla convenzione da presentarsi entro il 30 novembre di ogni anno. Collaudi parziali inerenti le opere di modellazione morfologica o di istallazione di attrezzature devono comunque essere eseguiti entro 6 mesi dal termine dei lavori. I collaudi parziali permetteranno lo svincolo delle garanzie fidejussiorie relative alle opere correttamente realizzate. Collaudi parziali inerenti le opere di sistemazione finale potranno essere svolti a seguito della certificazione di cui al precedente comma 7 e comporteranno la riduzione del valore della relativa garanzia fidejussoria tenendo conto degli oneri manutentivi residui. Nel caso in cui, a lavori di sistemazione finale ultimati, fossero riscontrate difformità rispetto agli atti di progetto, il Comune concede un termine di 180 giorni per la regolarizzazione: Trascorso detto termine il Comune potrà procedere d'ufficio alla regolarizzazione dei lavori eseguiti utilizzando le garanzie finanziarie prestate di cui al precedente art. 17 e facendo gravare sull'esercente l'eventuale maggiore spesa. La Ditta, in tal caso, deve provvedere a prolungare, di un periodo uguale a quello concesso, la durata della fidejussione, dandone attestazione al Comune entro 15 giorni dalla notifica del provvedimento comunale. AMBITER s.r.l. 98

100 8.6.3 Documenti da rendere disponibili in cava Oltre alla documentazione prevista dalle vigenti norme di polizia mineraria (D.P.R. n. 128 del 09/04/1959), in accordo con quanto previsto dall art. 23 delle NTA del PAE presso l area di cava dovranno essere disponibili per la vigilanza, da attuarsi da parte del personale autorizzato, i seguenti documenti in copia autentica: - Autorizzazione comunale; - Convenzione; - Piano di coltivazione e sistemazione finale; - Eventuali provvedimenti sindacali; - Documento di Sicurezza e Salute; - Documento sulla stabilità dei fronti di scavo e relativi aggiornamenti annuali. AMBITER s.r.l. 99

101 Elaborati cartografici AMBITER s.r.l.

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