L A S V O L T A. Carico (e sovraccarico) lavorativo Roland Bart ricorda quando per lui il lavoro era un difficile equilibrismo

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1 L A S V O L T A Informazioni sulla depressione e sui disturbi d ansia I Edizione 13 PAGINA 3 I DEPRESSIONE PAGINA 6 I DEPRESSIONE PAGINA 8 I REINSERIMENTO Problemi sul lavoro causati da malattie psichiche Il Dr. Hans-Peter Eberhard espone le elevate esigenze dell ambiente lavorativo Carico (e sovraccarico) lavorativo Roland Bart ricorda quando per lui il lavoro era un difficile equilibrismo Come riuscire a reintegrarsi nel mondo del lavoro Il Dr. Joachim Leupold spiega perché è necessario sostenere le persone colpite Lundbeck (Schweiz) AG Dokument letztmals geprüft:

2 EDITORIALE INDICE EDITORIALE 2 DEPRESSIONE 3 Lavoro, professione e reddito influiscono sulla salute 3 Intervista con il Dr. Hans-Peter Eberhard «Pensavo: se lavoro, vuol dire che sto bene» 6 Gestire professione e malattia il racconto di chi ci è passato La Sua opinione ci interessa 7 Partecipi e vinca! REINSERIMENTO 8 «Parlare della depressione con il datore di lavoro» 8 Un colloquio con il Dr. Joachim Leupold «Sul piano umano c è sempre da imparare» 10 Riet Pfister, direttore del Grand Resort Bad Ragaz AG, sul reinserimento nel lavoro IN BREVE 12 Centri di riferimento e link 12 Gentili lettrici, cari lettori, Idati raccolti nel 2012 dall Osservatorio sulla salute psichica in Svizzera indicano che appena un terzo di tutti gli svizzeri colpiti da depressione si sottopone a trattamento. 1 Ciò ha vari motivi: non solo ai medici, ma agli stessi interessati risulta difficile riconoscere la malattia. Per di più, spesso i malati vengono stigmatizzati dal proprio ambiente, e per questa ragione non si rivolgono al medico. La depressione però colpisce l intero essere, compresa la sua cerchia familiare, sociale e professionale. Anche quando il trattamento si svolge in modo soddisfacente, la convalescenza richiede tempo. Spesso permangono sintomi residui come disturbi di concentrazione, mancanza di energia, disturbi del sonno e stanchezza, le cui conseguenze professionali sono particolarmente negative. Ciò può notevolmente complicare il reinserimento nella vita lavorativa, perché oggi il mondo del lavoro esige dal lavoratore, oltre alle qualifiche professionali, buone capacità di comunicazione, competenza sociale e spirito di gruppo. Queste sono però aspettative che chi soffre di malattie psichiche non sempre riesce a soddisfare. Il ritratto di un malato di depressione come Roland Bart, offerto alle pagine 6 e 7 illustra efficacemente le difficoltà e le esperienze, sia negative che positive, incontrate sul lavoro a causa della depressione. Eppure quanto afferma il Dr. Joachim Leupold, psichiatra, nell intervista a pagina 8 permette di sperare. Di solito, se ricevono informazioni esaurienti sulla depressione del dipendente, i datori di lavoro reagiscono in modo molto favorevole. Lo dimostra anche il reportage alle pagine 10 e 11. Riet Pfister è direttore del Grand Hotel Quellenhof & Spa Suites e dell Hof Ragaz. L articolo è una dimostrazione convincente di come sia possibile reinserire con successo un dipendente colpito da depressione. Anche il Dr. Hans-Peter Eberhard, psichiatra, conferma nell intervista alle pagine 3-5 che la franchezza fra il dipendente, la sua famiglia e il datore di lavoro è determinante ai fini del reinserimento. Così, infatti, si comprendono le reciproche posizioni, ci si aiuta a vicenda e si riesce a valutare qual è la capacità lavorativa del malato nelle varie fasi della malattia. Altrimenti aumenta il rischio di sovraccarico e di una recidiva della malattia con tutte le conseguenze negative che comporta. Abbiate anche voi il coraggio della franchezza. Vi auguriamo una lettura interessante e stimolante. Colophon La Svolta Informazioni sulla depressione e sui disturbi d ansia PD Dr. Rico Nil Medical Director Lundbeck (Svizzera) SA Editore Lundbeck (Svizzera) SA Cherstrasse 4, Casella postale, 8152 Glattbrugg info@lundbeck.ch, Concetto e redazione: Giger Com GmbH Autrice: Annegret Czernotta Realizzazione grafica: Logo 108 GmbH Stampa: dfmedia Bibliografia: 1 Schuler D. Vilpert S.: Diagnose von Depressionen in Hausarztpraxen (Diagnosi delle depressioni negli studi medici). Osservatorio svizzero della salute, Ufficio federale di statistica, 2010, Neuchâtel. 2

3 Lavoro, professione e reddito influiscono sulla salute DEPRESSIONE OGGIGIORNO IL MONDO DEL LAVORO ESIGE OTTIME CAPACITÀ DI COMUNICAZIONE, COMPETENZA SOCIALE E SPIRITO DI GRUPPO. CHI SOFFRE DI DEPRESSIONE FA FATICA A SODDISFARE QUESTI REQUISITI. IN QUESTO COLLOQUIO IL DR. HANS-PETER EBERHARD, PSICHIATRA CON STUDIO A SCIAFFUSA, SPIEGA COME DIPENDENTI E DATORI DI LAVORO POSSANO GESTIRE UNA SITUAZIONE DI QUESTO TIPO IN MODO DA RENDERE POSSIBILE UN REINSERIMENTO. Qual è la frequenza dei problemi sul lavoro causati da malattie psichiche? In Svizzera mancano dati certi a questo riguardo. Dai dati dell Osservatorio svizzero della salute risulta tuttavia che svizzeri si rivolgono al medico di famiglia in seguito ad una depressione. 1 Si tratta di 3,2 persone su 1000: un bel numero! La metà di queste prime consultazioni è occasionata da una depressione di media gravità. Lo «Studie zur Gesundheit Erwachsener in Deutschland» (Studio sulla salute degli adulti in Germania) offre dati leggermente più precisi per quanto riguarda la situazione sul lavoro: circa l 8% degli intervistati soffriva di depressione, con i giovani colpiti con più frequenza degli anziani. Per il burnout il quadro è diverso: con una percentuale di quasi il 7%, esso colpisce maggiormente i lavoratori più anziani. Esistono anche motivazioni sociali per l aumento di persone con malattie psichiche? Una malattia psichica non ha un unica causa. Anche fattori genetici, biologici e psicosociali portano alla malattia o ne aumentano il rischio (vedere pagina 5). Al moltiplicarsi dei casi di depressione contribuisce sicuramente la fine della famiglia multigenerazionale, che offriva sicurezza e coesione. Un influsso altrettanto negativo viene dall elevata percentuale di separazioni, con conseguente perdita della sicurezza affettiva data da una partnership solida e durevole. Anche la continuità professionale non è più garantita. Ormai anche professionalmente il «lavoro per la vita» è diventato più raro, e per di più dai collaboratori ci si aspetta una flessibilità sempre maggiore riguardo a luoghi e tempi. PROFILO PERSONALE Su cosa si basano oggigiorno le richieste dell economia? Esistono fattori chiave? Nell attuale mondo del lavoro si esigono dai dipendenti ottime capacità di comunicazione, competenza sociale e spirito di gruppo, spesso con orari pressanti. Per di più i dipendenti devono adattarsi alle condizioni di lavoro e tenere il passo in un contesto di concorrenza sempre più aspra a livello mondiale. Ecco che si pretende, ad esempio, che nel bel mezzo della notte persone di vari continenti prendano parte a una teleconferenza. Aspettative di questo tipo risultano facilmente eccessive per i malati psichici, che spesso soffrono di Il Dr. Hans-Peter Eberhard è specialista di psichiatria e psicoterapia FHM, neurologia FMH e medicina del sonno SGSSC. Esercita in uno studio privato a Sciaffusa. 3

4 DEPRESSIONE sintomi residui come stanchezza e disturbi della concentrazione, e non sono in grado di adattarsi in modo abbastanza rapido e flessibile alla situazione lavorativa. Era forse diverso qualche anno o decennio fa? Per evidenziare i cambiamenti voglio risalire al passato remoto. Nel Medioevo la gente dormiva quando era stanca, e si rimetteva a lavorare dopo essersi riposata e aver dormito. Era l individuo stesso a determinare il ritmo di avvicendamento di lavoro e sonno. Oggigiorno il mercato del lavoro subisce l influenza delle moderne tecnologie dell informazione. Per fare un esempio, nell industria automobilistica i processi di controllo sono completamente automatizzati e i processi di produzione razionalizzati. In una tale struttura il dipendente non gode di alcuna flessibilità a livello individuale. Per di più si pretende che le persone siano capaci di multitasking e funzionino come computer: devono cioè ricevere varie informazioni, assegnare le priorità ed elaborarle, tutto allo stesso tempo. Ciò crea stress e può provocare una sindrome da burnout. Poi esiste una fascia sempre crescente di lavoratori che deve svolgere la propria attività in condizioni lavorative minime ed è esposta a forti pressioni economiche, come i dipendenti dei servizi di recapito pacchi o dei supermercati. La pressione non è tanto a livello fisico quanto a livello emozionale, e deriva dalle limitate possibilità di miglioramento finanziario e/o di carriera. Per ragioni economiche queste persone spesso hanno più di un lavoro, cosa che può ugualmente favorire i disturbi da stress o il burnout. In che misura i fattori chiave sono una limitazione per i malati di depressione? Oltre ai principali sintomi di depressione come tristezza, stanchezza e disperazione, ben un terzo dei depressi soffre anche di sintomi residui, come disturbi della memoria (35%) e idee deliranti (33%), e nel 15% si arriva a tentativi di suicidio. Ciò può limitare le prestazioni lavorative. Inoltre, di solito il depresso è al mattino che tocca il fondo. Ciò dipende dalla struttura del sonno notturno. La depressione altera infatti importanti fasi del sonno notturno le cosiddette fasi REM comprometten- do così la qualità del sonno. Al mattino si è poco riposati e inefficienti. Sul lavoro le malattie psichiche continuano a essere stigmatizzate? Si presume di sì. Persino all interno del corpo medico la depressione è oggetto di stigma, come dimostra uno studio inglese del Quasi un medico su due ha ammesso di aver subito nella vita un episodio depressivo, tuttavia nessuno ha chiesto aiuto. Più della metà dei medici infatti ha dubitato della confidenzialità della diagnosi e oltre il 15% ne ha persino temuto le conseguenze sulla propria carriera. Se lo stigma è così diffuso fra i medici una categoria professionale che dovrebbe essere sensibilizzata in materia allora a maggior ragione anche fra le persone comuni. Questa è una situazione che va assolutamente cambiata! Quali sono i problemi per il datore di lavoro? La depressione viene spesso ancora interpretata a torto non come una malattia grave, bensì come una malattia «di moda». Invece il rischio di suicidio è elevato, e quasi un depresso su cinque ha pensieri di suicidio. Anche dopo una terapia adeguata il tasso di ricadute è del 40% dopo un anno, del 60% dopo due anni e dell 80% dopo cinque anni (depressione monopolare). Il problema risiede nel fatto che la depressione spesso non viene riconosciuta come tale neanche dalla persona stessa, e quando finalmente si interpella il medico di famiglia che è il primo contatto nel 70-90% dei casi la diagnosi è corretta solo nel 50-75% dei casi. Una percentuale non indifferente di pazienti non viene trattata affatto o riceve un trattamento con molto ritardo. Prima però i sintomi depressivi possono già aver influito negativamente sui rapporti lavorativi. Che cosa può fare il datore di lavoro? L ideale sarebbe che il datore di lavoro cercasse di parlare di questo argomento con il collaboratore, in un colloquio improntato al rispetto e alla fiducia. La mancanza di rispetto potrebbe altrimenti provocare un brusco rifiuto da parte dell interessato, danneggiando inutilmente il rapporto di fiducia. È anche il mondo del lavoro ad aumentare il rischio di depressione? Specialmente nei lavori di ufficio il mobbing rappresenta un potenziale pericolo da non sottovalutare per l insorgenza di depressione. Non si tratta necessariamente di un conflitto fra dipendente e datore di lavoro, perché molto spesso il conflitto si situa piuttosto fra dipendenti, di pari grado o di grado diverso. Anche in periodi di difficoltà economica un datore di lavoro con senso di responsabilità dovrebbe adoperarsi per creare un clima aziendale armonico. Infatti lo stress economico si aggiunge a quello di base ed incrementa l irritabilità, aumentando perciò anche la predisposizione al mobbing. Esistono fattori che agiscono come protezione? Per ridurre al minimo i conflitti strutturali fra i vari gradi gerarchici una possibilità da considerare sarebbe una gerarchia il più possibile orizzontale, caratterizzata da un alto grado di autoresponsabilizzazione e autonomia unite ad un adeguato sistema di ricompense. Inoltre, va sviluppata e curata una cultura anti-mobbing. In che modo le aziende potrebbero venire incontro e offrire supporto ai dipendenti malati di depressione? Malgrado il trattamento, dopo una depressione il rischio di recidive rimane elevato. Sebbene gli antidepressivi siano molto efficaci, negli ultimi 20 anni il tasso di recidive è rimasto invariato. Anche dopo un episodio depressivo trattato con successo, nel 35% dei casi permangono sintomi residui che possono creare difficoltà sul lavoro. Nelle persone più anziane questa percentuale arriva addirittura a oltre l 80%. I pazienti con sintomi residui presentano un rischio tre volte maggiore di subire un ulteriore episodio depressivo. La terapia cognitivo-comportamentale contribuisce a ridurre il numero di pazienti con sintomi residui e perciò può essere nell interesse del datore di lavoro consentire al dipendente una terapia di questo tipo. Come devono comportarsi gli interessati? Lavoro, professione e livello di reddito hanno un notevole influsso sulla salute. 4

5 DEPRESSIONE Al giorno d oggi si esige un permanente impegno nel perfezionamento professionale e nella qualificazione. Il maggior desiderio dei dipendenti a fronte del lavoro svolto, invece, è riconoscimento e senso di appartenenza. L importante è imparare a valutare realisticamente le proprie capacità. In più ci vuole una certa dose di autodeterminazione, cioè la sensazione di poter cambiare qualcosa, di non essere controllato come una macchina. Questa autocompetenza si acquisisce da bambini, nel migliore dei casi tramite i genitori. Eventuali deficit in materia possono essere colmati con addestramenti e coaching. L importante è recepire il feedback e soprattutto metterlo in pratica. Da parte del datore di lavoro, invece, la spinta verso rendimento e concorrenzialità non dovrebbe diventare eccessiva. Ciò vale anche per le richieste di flessibilità e adattabilità nei confronti dei processi aziendali. Non si tratta certo di creare il paradiso terrestre, bensì una convivenza realistica e corretta. A mio parere è di estrema importanza che l interessato trovi il coraggio di rivelare al datore di lavoro la propria depressione. Solo a questo punto è possibile un trattamento veramente efficace. Non va trascurata la possibilità di fare opera di divulgazione all interno dell azienda, tramite coach od offerte formative, per sensibilizzare sul pericolo per la salute rappresentato dalla depressione. Le attuali misure di reinserimento sono sufficienti? In linea di massima il problema del reinserimento è ben gestito. Si può procedere per gradi, iniziando con un carico lavorativo parziale del 50%. Tuttavia, spesso ci si aspetta dal dipendente sin dall inizio la piena funzionalità, cosa del tutto impossibile, e quando questa viene a mancare ne consegue purtroppo il licenziamento. Per un reinserimento ottimale è perciò indispensabile coinvolgere sin dall inizio il servizio sanitario aziendale e l assicuratore, in modo da pianificare la gestione del reinserimento. In linea generale all inizio gli interessati devono limitarsi a mansioni con poche responsabilità, e gli incarichi dovrebbero essere semplici e chiari. Gli influssi ambientali incrementano il rischio di depressione Nel dibattito sulla depressione si trascura spesso l importanza degli influssi ambientali, che non hanno nulla a che vedere con lo stress o la situazione lavorativa. L ipotiroidismo può aumentare il rischio di depressione. Nei pazienti che presentano un deficit tiroideo la depressione insorge con frequenza cinque volte maggiore. Ciò potrebbe derivare anche dal sempre minor consumo di sale iodato fra la popolazione svizzera. Il deficit di iodio aumenta infatti il rischio di ipotiroidismo. La ragione della rinuncia al consumo di sale iodato è probabilmente da ricercare nell intenzione, in particolare da parte delle donne attente alla salute, di prevenire l ipertensione arteriosa. Tuttavia, gli studi hanno indicato che questa causalità non sussiste, cioè che il sale da cucina non aumenta la pressione arteriosa. Un problema probabilmente più rilevante è il deficit di vitamina D, i cui precursori vengono sintetizzati nella pelle sotto l azione dei raggi ultravioletti (UV-B). Nell alimentazione questa vitamina si trova specialmente nei pesci grassi (aringa, sardina, salmone, sgombro ecc.) e nelle uova. Nel cervello la vitamina D controlla importanti sostanze messaggere che partecipano alla regolazione dell umore. Se il tasso di vitamina D nel sangue è basso (inferiore a 75 nmol/l) il rischio di depressione aumenta. Nelle persone sovrappeso la produzione dei precursori della vitamina D si riduce di un ulteriore 40%. Studi clinici indicano che esiste una stretta correlazione fra bassi livelli di vitamina D e aumento del tasso di depressione nella fascia di età dei giovani e degli anziani. Probabilmente negli individui sani l assunzione di vitamina D durante i mesi invernali migliorerebbe alquanto l umore. Nei pazienti depressi, come indicano gli studi, i sintomi della malattia migliorano notevolmente grazie all assunzione di vitamina D. L Ufficio federale della sanità pubblica fa notare che, se d estate il fabbisogno di vitamina D è coperto nell 80% della popolazione, in inverno si registra un deficit nel 60% delle persone. I disturbi del sonno hanno un notevole influsso sull incidenza di depressione: la depressione può portare all insonnia e, viceversa, i disturbi del sonno aumentano il rischio di depressione. Nel mondo del lavoro i disturbi del sonno sono in aumento a causa del lavoro in turni o a orario flessibile (attività lavorativa anche notturna). Anche le malattie neurologiche, come il morbo di Parkinson, aumentano il rischio di depressione, come pure i medicamenti che provocano un alterazione del rilascio di sostanze messaggere nel cervello, come ad esempio i preparati contro l ipertensione arteriosa. Inoltre, occorre chiedere al dipendente stesso quali siano le sue esigenze e il suo grado di rendimento. Il reinserimento di dipendenti in malattia beneficiari di rendita AI può significare per i datori di lavoro la possibilità di percepire sovvenzioni. Bibliografia: 1 Schuler D. Vilpert S.: Diagnose von Depressionen in Hausarztpraxen (Diagnosi delle depressioni negli studi medici). Osservatorio svizzero della salute, Ufficio federale di statistica, 2010, Neuchâtel. 5

6 «Pensavo: DEPRESSIONE selavoro, vuol dire bene» che sto ROLAND BART (56 ANNI) È SVILUPPATORE DI SOFTWARE DI COLLAUDO IN UNA GRANDE AZIENDA DI ZUGO. CIRCA 20 ANNI FA SUBÌ IL PRIMO EPISODIO DEPRESSIVO. A CAUSA DI QUESTA MALATTIA PSICHICA PER UN CERTO PERIODO HA POTUTO LAVORARE SOLO A TEMPO PARZIALE. MALGRADO IL SUPPORTO RICEVUTO DAL DATORE DI LAVORO, L ESPERIENZA DEL REINSE- RIMENTO LAVORATIVO NON È STATA DEL TUTTO POSITIVA. Come ex presidente del gruppo di auto-aiuto per la depressione di Zugo, Roland Bart si è trovato spesso a parlare di depressione, anche con la stampa. Nel colloquio personale tuttavia si intuisce subito che il tema, malgrado l abitudine, tocca molto da vicino quest uomo dall aspetto robusto e sportivo. Infatti Roland Bart ha sofferto di ripetuti episodi depressivi. Pensieroso, dà risposte sommesse e meditate alle domande e racconta contro quali difficoltà ha dovuto lottare, ma anche quali aiuti ha ricevuto per il reinserimento sul lavoro. Roland Bart ha subìto la prima crisi depressiva nel Dopo una formazione professionale nel campo della meccanica, per gli studi universitari Roland Bart sceglie il moderno campo dell elettronica: «Questo presuppone conoscenze teoriche del tutto diverse. All inizio sul lavoro mi sono sentito un po in alto mare», racconta. Dopo il lavoro però poteva almeno ritrovare energia nel privato: a casa lo attendevano la moglie e la bambina. Orfano di padre da quando aveva 11 anni, Roland Bart ha un rapporto molto profondo con la madre, che lo ha sempre sostenuto in ogni difficoltà e gli è stata vicina anche in questo periodo difficile. «Conoscevo solo superficialmente il termine depressione» Il riorientamento professionale esige però un prezzo elevato: neanche due anni dopo, la stanchezza prende il sopravvento, e dopo il lavoro Roland Bart non può far altro che rimanere sdraiato sul divano al buio. Ancora energia gli costa un corso di specializzazione post-laurea. Quando è tormentato da pensieri di suicidio, sua moglie lo fa ricoverare in clinica. La diagnosi dei medici è depressione da esaurimento (oggi si direbbe burnout). Roland Bart rimane ricoverato per tre settimane, poi decide di tornare al lavoro. «Pensavo: se lavoro, vuol dire che sto bene.» Solo con riluttanza arriva ad ammettere che questa decisione è stata uno sbaglio. Dopo la degenza Roland Bart cade in una spirale emotiva discendente. Nella sua qualità di capo progetto è suo compito portare a termine i progetti con puntualità, ma i suoi collaboratori sono impegnati anche in altri incarichi. I ritardi gli causano un enorme stress, ma non riesce a organizzare diversamente il lavoro o addirittura a delegare. È invece convinto di dover fare e decidere tutto da solo. «A lungo non mi sono accorto di ciò che mi succedeva, del perché alcune situazioni mi provocavano un tale stress», racconta. «Conoscevo solo superficialmente il termine depressione, perché allora non c erano né divulgazione né informazione 6

7 DEPRESSIONE al riguardo.» Per sopravvivere si costruisce una strategia personale: «Non mostrare debolezze, perché il mercato del lavoro è duro», questa la sua filosofia. Sul lavoro si presenta come un duro, mentre interiormente soffre in modo atroce per lo stress derivante dalle condizioni di lavoro. E continua così fino alla successiva fase depressiva, che sfocia di nuovo nell incapacità lavorativa. «Ora sto più attento a me stesso» Solo con la terapia cognitivo-comportamentale la situazione si è finalmente sbloccata. Essa gli ha consentito di identificare gli stressori e di capire perché ha reagito in modo così eccessivo. Per la prima volta impara anche a parlare apertamente della propria depressione con il datore di lavoro e a rivendicare i propri bisogni. Come risultato, Roland Bart lavora a metà tempo e gli vengono concesse anche le ferie già garantite. Lentamente, la situazione si stabilizza. Quando però nel 1997 si presentano le prime avvisaglie di una nuova crisi interiore, il datore di lavoro gli rimprovera di non seguire le prescrizioni mediche. «Dovevo fare ogni giorno una passeggiata di almeno un ora, ma me ne mancava proprio l energia». Il datore di lavoro gli consiglia di cercare un altro impiego. Roland Bart invia domande e viene invitato a presentarsi. «Tuttavia non sono andato ai colloqui, perché al solo pensiero avevo sudore freddo e palpitazioni.» Questo impegno ha trovato però riconoscimento da parte del datore di lavoro. Roland Bart può mantenere il suo impiego, ad una condizione: il suo stipendio viene decurtato. «Mi è stato detto chiaramente sin dall inizio che avrei comunque dovuto dimostrare rendimento e disponibilità», osserva con una certa amarezza. Da quel momento la famiglia inizia a tirare la cinghia. Anche lo sport gli ha offerto forza e supporto. Già da ragazzo era iscritto a un club di pallamano. «Il nostro fun team è stato una fonte di energia. Buona parte della mia cerchia di conoscenze viene da lì», osserva Roland Bart. In più è stato funzionario del club a titolo volontario ed ha svolto mansioni di arbitro. Quando il fun team si è sciolto, sono riemersi i problemi: «All improvviso mi è mancata la valvola di sfogo per aggressività, stress e frustrazione.» Anche le prestazioni arbitrali lo sovraffaticavano. Nel 2000 è stata adeguata la terapia di Roland Bart. Sebbene all inizio non ne volesse sapere del nuovo medicamento a causa degli effetti collaterali, da quel momento le sue condizioni si sono stabilizzate. Ha poi tirato le conseguenze sul piano sia personale che lavorativo. «Ora sto più attento a me stesso», dice. «Se perdo l appetito e la concentrazione, mi rendo conto che pretendo troppo da me stesso e riduco le attività.» Anche in campo professionale segna i confini. «Per ogni incarico valuto se è importante e urgente. In caso contrario mi prendo più tempo.» Dopo essersi rivolto nel 2000 all AI, ora ha ripreso a lavorare a tempo pieno. Inoltre, quattro volte all anno ha una seduta presso uno psichiatra, con il quale discute questioni impellenti. Sebbene lavori da decenni nella stessa azienda, ha sentimenti contrastanti nei confronti del datore di lavoro: «A quel tempo mi sono sentito abbandonato a me stesso, i contatti che avevo erano principalmente con la consulenza sociale interna», osserva, «oggi nell azienda si fa parecchio in tema di prevenzione, e questo è un bene!» I suoi colleghi più giovani sono all oscuro della sua depressione, sul lavoro nessuno si preoccupa più, perché ora sta bene. Il suo primo matrimonio però è finito, anche a causa della depressione. «Per il partner è estenuante veder ripetersi sempre gli stessi schemi. Io ero uno che non sapeva dire di no, anzi si sentiva onorato quando lo caricavano di lavoro, e questo in definitiva mi ha fatto ammalare», ammette francamente Roland Bart durante il colloquio. Nei momenti più brutti e difficili però la sua prima moglie è stata sempre al suo fianco. Attualmente La Sua opinione ci interessa Ha davanti a sé il nuovo numero di «La Svolta» e conoscere la Sua opinione in proposito ci interesserebbe molto: Le piace questa rivista, che diffonde informazioni sul quadro clinico della depressione e dei disturbi d ansia? Ci invii suggerimenti o eventuali critiche accompagnate dai Suoi dati (cognome, nome, indirizzo) all indirizzo wendepunkt@lundbeck.ch tramite un con oggetto «La Svolta». Parteciperà così automaticamente ad un concorso a premi e potrà vincere un buono acquisto per libri del valore di 100 CHF. ABBONAMENTO A «LA SVOLTA»? Se desidera abbonarsi gratuitamente alla rivista, che esce due volte all anno, basta registrarsi presso il sito sotto «Kontakt». ha un nuovo legame, nel quale entrambi si danno tempo e si lasciano spazio. Dopo la separazione Roland Bart è tornato ad abitare a casa della madre. Là è cresciuto e si sente in pace. Lo sguardo cade sul paesaggio collinare della regione di Zugo, splendido quanto rilassante. Però ora deve lottare con la malattia della madre, che è stata colpita da Alzheimer. Dato il loro stretto rapporto, i cambiamenti di questa persona amata lo fanno molto soffrire. Così sarebbe possibile anche una ricaduta nella depressione. «Oggi però riesco a gestire meglio la mia malattia», dice Roland Bart, che ha imparato la lezione dalle molte crisi. Non avrebbe neanche più remore a parlarne sul lavoro. 7

8 REINSERIMENTO «Parlare della depressione datore con il di lavoro» MALGRADO IL TRATTAMENTO, I MALATI DI DEPRESSIONE POSSONO SOFFRIRE DI SINTOMI RESIDUI: MANCANZA DI CONCEN- TRAZIONE, STANCHEZZA O DISTURBI DEL SONNO, CHE RENDONO PIÙ DIFFICILE IL REINSERIMENTO PROFESSIONALE. IL DR. JOACHIM LEUPOLD, PSICHIATRA CON STUDIO PRIVATO A BAD RAGAZ, AFFERMA CHE LA REINTEGRAZIONE È COMUNQUE QUASI SEMPRE POSSIBILE. Perché i malati di depressione lamentano sintomi residui malgrado il trattamento? Intensità e gravità dei sintomi residui dipendono dallo stadio in cui è iniziata la terapia e dalla risposta del paziente. Prima viene avviato, più il trattamento è efficace nel curare la depressione e meno sintomi residui lascia dietro di sé. Per il fatto che inizialmente prevalgono i disturbi fisici, come dolori o problemi gastrici, l interessato spesso non si rende conto di essere colpito da depressione. È importante però che il trattamento antidepressivo inizi tempestivamente e/o che il paziente sia indirizzato senza indugi ad uno psichiatra. Come si manifestano i sintomi residui di una depressione? I sintomi residui vanno da apatia, fiacchezza e disturbi della concentrazione fino a disturbi del sonno e altri disturbi fisici. In una piccola percentuale di pazienti questi sintomi residui permangono malgrado un trattamento adeguato, come avviene anche nel trattamento dell ipertensione arteriosa, dove non tutti i pazienti rispondono altrettanto bene ai medicamenti. «Intensità e gravità dei sintomi residui dipendono dalla stadio in cui è iniziata la terapia e dalla risposta del paziente» In che misura i sintomi residui influiscono sull attività lavorativa? Più la depressione è grave, più tempo ci vuole prima che il pazienze possa riprendere a lavorare. O nel caso in cui le difficoltà di concentrazione persistano dopo il trattamento ospedaliero e ambulatoriale. Per il reinserimento dovrebbe tuttavia essere possibile un attività a tempo parziale. Però sarebbe un errore medico reinserire nel mondo lavorativo senza altri supporti un paziente subito dopo il trattamento ospedaliero: sul lavoro infatti dovrà affrontare quei fattori di stress che hanno in parte contribuito all insorgenza della depressione, e nel peggiore dei casi la ricaduta può essere immediata. Nella terapia il paziente impara ad affrontare questo stress. L inabilità parziale al lavoro è un tema frequente nel suo studio? È sempre parte integrante della fase iniziale del trattamento. Molto spesso chi soffre di depressione teme di informarne il datore di lavoro. In alcune aziende e uffici i malati di depressione sono purtroppo ancora soggetti a stigmatizzazione. Io però ho potuto constatare che nel 99% dei casi i datori di lavoro reagiscono 8

9 REINSERIMENTO molto bene quando vengono informati in modo adeguato circa la depressione di un dipendente. Perciò incoraggio sempre i dipendenti a parlarne sul posto di lavoro. Spesso invito ad un colloquio a tre: il datore di lavoro (oppure un addetto al personale), il dipendente ed io ci riuniamo per discutere dei problemi attuali e decidere il successivo modo di procedere. La terapia antidepressiva prevede ad esempio attività fisica e passeggiate. La maggior parte degli interessati non desidera farlo nei giorni lavorativi e in pieno giorno, per timore che il datore di lavoro o anche i colleghi pensino che vogliano sottrarsi al lavoro. Se invece al datore di lavoro viene spiegato che il moto è l antidepressivo migliore, in genere il conflitto si risolve da sé. Il paziente è costretto a convivere con i sintomi residui? Non bisogna assolutamente rassegnarsi alla situazione, che potrebbe celare un altro quadro clinico o problema risolvibile con un intervento psichiatrico o psicoterapeutico. I disturbi della personalità o d ansia, oppure quelli di tipo ossessivocompulsivo sono per così dire i «fratelli» della depressione, e si manifestano solo dopo che questa è stata trattata efficacemente. Anch essi possono però essere curati con medicamenti adatti e soprattutto grazie alla psicoterapia, oppure affrontati con strategie di superamento. La depressione è curabile? La cosiddetta remissione, cioè la guarigione, rappresenta sempre l obiettivo del trattamento, ed è possibile! Per ottenerla però sono necessari trattamenti medicamentosi e psicoterapici, con il supporto dell ambiente sociale. La terapia antidepressiva deve essere proseguita per almeno sei mesi dopo scomparsa dei sintomi, e anche per un anno se si tratta di una ricaduta. Quali sono le conseguenze se il paziente sospende gli antidepressivi? Una volta raggiunta la guarigione, è necessaria una terapia continuativa per evitare una ricaduta. Molti pazienti vorrebero sospendere gli antidepressivi pensando di essere ormai del tutto guariti. Questo però è un atteggiamento sbagliato. A questo stadio del trattamento i pazienti prendono antidepressivi non perché sono malati, ma per fare esperienze correttive senza rischiare ricadute grazie alla protezione dei medicamenti, che sono come una rete di sicurezza per affrontare la vita di tutti i giorni. Molti malati di depressione sono estremamente fragili e ansiosi, e con gli antidepressivi possono «resistere meglio» nella vita lavorativa. Gli antidepressivi hanno un effetto coadiuvante e col tempo aiutano anche a eliminare pian piano i sintomi residui. «La cosiddetta remissione, cioè la guarigione, rappresenta sempre l obiettivo del trattamento, ed è possibile» In che modo il malato può coadiuvare il processo di guarigione? Nel processo di guarigione sono utili e di valido aiuto le tecniche di rilassamento, che aiutano ad affrontare o a ridurre lo stress. L importante è sviluppare un sistema di allarme personale precoce, una «spia rossa», che si accende ad esempio quando sul lavoro emergono fattori di stress noti all interessato come potenzialmente pericolosi. Si può trattare di dolori gastrici dovuti allo stress, tensione dei muscoli del collo o comparsa di macchie da agitazione sul viso. Occorre imparare a riconoscere e accettare questi segnali di allarme: sono infatti spiacevoli PROFILO PERSONALE ma innocui, e di grande aiuto per proteggere la salute una volta che si sappia riconoscerli come tali. Sono necessari nuovi approcci terapeutici nel trattamento della depressione? A seconda della gravità della depressione, si sono dimostrati efficaci trattamenti psicoterapeutici come la terapia cognitivo-comportamentale, le metodologie della psicologia del profondo e gli approcci terapeutici sistemici, da soli o in combinazione con un antidepressivo. Sebbene questi metodi siano efficaci, permangono spesso sintomi residui e il tasso di recidiva è elevato. Il miglioramento che andrebbe introdotto, a mio parere, è fare in modo che nei malati di depressione questi metodi siano impiegati precocemente e a lungo termine. Il reinserimento è sempre possibile? Dopo un episodio depressivo, il completo reinserimento e l assenza di disturbi sono persino la regola. Solo per i pazienti con depressione cronica ciò si presenta difficile, ma questi sono una netta minoranza. Più la recidiva viene individuata e trattata con prontezza, migliore è la prognosi, anche e soprattutto per l eventuale reinserimento, necessario nel caso che si arrivi all inabilità lavorativa. È a questo che servono i segnali di allarme precoci: a far sì che le persone colpite si muovano in tempo. Il Dr. med. Joachim Leupold è specialista in psichiatria e psicoterapia e lavora nel campo della prevenzione e trattamento delle malattie da stress in stretta collaborazione con il centro medico del Grand Resort Bad Ragaz AG. Inoltre è membro del consiglio di amministrazione di PizolCare, una rete di medici regionale, nonché perito medico certificato (Swiss Insurance Medicine). 9

10 REINSERIMENTO «Sul uman impa IL GRAND RESORT BAD RAGAZ È UN LUSSUOSO STABILIMENTO A CINQUE STELLE. PER LA SODDISFAZIONE DEI CLIENTI IL SERVIZIO DEVE PERCIÒ ESSERE PERFETTO. QUANDO UN COLLABORATORE SOFFRE DI DEPRESSIONE NON PUÒ PIÙ SVOLGERE MANSIONI A CONTATTO CON GLI OSPITI. RIET PFISTER, DIRETTORE DELL HOTEL, FA RICORSO A UN COACH. IN COLLABORAZI- ONE IL DIPENDENTE VIENE REINSERITO AL SUO POSTO DI LAVORO, DOVE HA RIPRESO INTEGRALMENTE LE PROPRIE MANSIONI. Nel parco «nuotano» pesci di pietra. Dai cespugli fanno capolino buffe figure di metallo. Vari gruppi di visitatori ammirano gli oggetti d arte esposti nei giardini del Grand Resort Bad Ragaz, conversando a bassa voce e scambiandosi vivacemente le proprie impressioni. Angoli appartati invitano a passeggiare o a sedersi sulle eleganti panchine. «Il responsabile della dirigenza habisogno di rimanere in sintonia con i dipendenti» L Hotel Quellenhof troneggia nel cuore delle montagne grigionesi. Varcando la soglia si entra in un mondo di eleganza e comfort. Il grande scalone interno, ornato di figure artistiche, conduce a camere splendidamente arredate. Alla reception il concierge accoglie gli ospiti dedicando loro la propria completa attenzione: «Cosa posso fare per voi?», è la gentile domanda dell impiegato in abito blu. Lusso, stile ed eleganza traspaiono ovunque. Eppure anche il lusso non protegge dalla malattia. Quando un collaboratore della reception soffre di depressione, diventa difficile decidere in quale settore impiegarlo: certo non con mansioni di accoglienza degli ospiti. Per questo incarico gli mancano energia e concentrazione, indispensabili in qualsiasi azienda di servizi, ma di particolare importanza per la clientela di un hotel a cinque stelle. «In un esercizio alberghiero ogni settore è addentellato con tutti gli altri, come gli ingranaggi di un orologio», spiega il direttore dell hotel, Riet Pfister. «L attività quotidiana deve svolgersi senza intoppi, altrimenti l ospite non si sente in buone mani.» E ciò diventava impossibile con quel collaboratore di servizio alla reception. Riet Pfister si è dunque occupato personalmente dell organizzazione. Intanto il collaboratore è stato spostato a mansioni di sfondo: non solo a vantaggio della clientela con la quale per il momento non doveva più avere contatti ma anche del collaboratore stesso, che così era esposto a uno stress minore. Subito si è parlato di reinserimento. E anche qui il coinvolgimento di Riet Pfister è stato determinate. Dall esterno la decisione poteva sembrare incomprensibile: qual è infatti il direttore, o il quadro dirigenziale, che si occupa di ogni singolo dipendente? Niente di più normale, invece, per Riet Pfister. «Il responsabile della dirigenza ha bisogno di rimanere in sintonia con i dipendenti», così Pfister, «inoltre è l espressione dell apprezzamento verso i collaboratori, e il mio modo di concepire la dirigenza.» Il reinserimento è stato organizzato da una équipe formata dal Dr. Joachim Leupold, psichiatra a Bad Ragaz (v. intervista alle 10

11 piano DEPRESSION REINSERIMENTO & DIABETES c è sempre da are» INFORMAZIONI SULL AZIENDA La Grand Hotels Resort Bad Ragaz AG riunisce alberghi di eccellenza, gastronomia, salute, business e sport. Il resort di lusso è stato l hotel dell anno 2009 e vanta complessivamente 58 punti nella guida Gault Millau. Nell intero resort sono impiegate le circa 750 persone. pagg. 8/9), dal responsabile del settore risorse umane dell hotel, dal dipendente e da sua moglie. «La partecipazione del Dr. Joachim Leupold ha significato poter contare su coach in grado di spiegarci quali sono le conseguenze della depressione e in che modo affrontarle.» All inizio il concierge ha lavorato a metà tempo, supportato nella sua rinascita alla vita e al lavoro dalla propria famiglia. Ora è ritornato a essere pienamente operativo. A Riet Pfister è rimasto il ricordo di un esperienza che ha suscitato sentimenti positivi. «Il confronto fra tutti i partecipanti ha mostrato che sul piano umano c è sempre da imparare.» Non avrebbe mai creduto che il reinserimento potesse andare così liscio, e immaginava che la gestione di una malattia psichica fosse più difficile. «Si ha un immagine sbagliata di queste malattie, a cui troppo spesso si reagisce con un pregiudizio», dice Riet Pfister. «In qualche modo sono molto difficili da cogliere.» Quando, dopo essersi rotto una gamba, ha camminato con una stampella, ha potuto contare sulla compassione dei clienti. Nelle malattie psichiche invece, osserva Pfister, non c è niente di visibile. Ecco cosa rende tanto difficile accettarle. Anche i clienti non si accorgono se qualcuno è malato, e così possono nascere conflitti. «La netta separazione fra lavoro e vita privata diventata sempre più difficile» Alcuni anni fa, in un altra azienda, Riet Pfister ha cercato di impiegare giovani con disturbi psichici: «Purtroppo non ha funzionato. Un azienda alberghiera non funziona come un laboratorio protetto.» Non ha una grande opinione neanche delle stanze di riposo per dipendenti con problemi psichici. «Sono ambienti stigmatizzati, su cui grava un aura negativa», è la sua convinzione. Tuttavia è certo che i prossimi anni vedranno sorgere un ondata di malattie psichiche. PROFILO PERSONALE «La netta separazione fra lavoro e vita privata diventa sempre più difficile», osserva Pfister. «Siamo sempre online, sempre raggiungibili. Non può funzionare.» A livello dirigenziale ha notato il moltiplicarsi dei burnout. Finora nel Grand Resort Bad Ragaz non è stata fatta opera di prevenzione presso i collaboratori, cioè corsi di formazione su come proteggersi dalle malattie, che siano fisiche o psichiche. «La prevenzione delle malattie è compito dello stato», ritiene Riet Pfister. Tuttavia, si tengono già conferenze mediche sul burnout per gli ospiti dell hotel. «In questo campo occorre assistenza e sostegno, specialmente per i dirigenti, non se ne potrà fare a meno», di questo è del tutto sicuro. Ma prima di arrivarci passerà del tempo. Intanto il pianista siede al suo strumento, risuonano sommessamente le prime note. Dopo il piacere degli occhi dato dall elegante arredamento dell atrio, ora tocca all orecchio godere di una musica soave. Così dovrebbe essere sempre una serata: rilassante, fuggevole e serena. Riet Pfister è responsabile direttivo del Grand Hotel Quellenhof & Spa Suites e dell Hof Ragaz, entrambi a Bad Ragaz. In precedenza ha ricoperto posizioni direttive in aziende alberghiere nel Medio Oriente, Europa ed in Svizzera. Ha fatto parte del consiglio direttivo dello Zürich Tourismus e della Stiftung Kongresshaus Zürich. Queste attività hanno fatto nascere la sua passione per la cultura e la musica, che si rispecchia anche nell hotel da lui diretto. 11

12 CIP592 La Svolta 12 / I IN BREVE CENTRI DI RIFERIMENTO E LINK

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