PROCESSO PER LA REALIZZAZIONE DEL PIANO
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- Uberto Foti
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1 PROCESSO PER LA REALIZZAZIONE DEL PIANO Il Piano Sociale e Sanitario regionale pone l accento su una nuova visione del welfare rispetto ad una società che negli ultimi anni è profondamente cambiata e fa emergere nuovi bisogni e nuove esigenze, particolarmente connesse con l aumento della povertà e dell emarginazione sociale, a cui occorre rispondere in maniera trasversale consolidando le buone prassi e con interventi sociosanitari innovativi. Si intende promuovere un welfare comunitario, in cui, nel rispetto delle rispettive competenze, siano chiamate a partecipare le persone significative e le risorse presenti nel territorio. La programmazione rappresenta lo strumento con cui si definiscono priorità e obiettivi, interventi e risorse, si scelgono processi e procedure di attuazione. L approccio deve essere fortemente trasversale per favorire l integrazione degli interventi sociali e sanitari, ma anche educativi, formativi, per il lavoro, per la casa. Il primo incontro tenutosi a Castel san Giovanni in data 11 dicembre 2017 ha avuto come obiettivo quello di illustrare le finalità del nuovo Piano Sociale e Sanitario regionale e le procedure necessarie alla definizione della programmazione triennale, ed è stato preliminare al lavoro di più gruppi integrati che si sono formati intorno ad interessi sanitari, sociosanitari e per il benessere sociale, costruendo relazioni significative tra i diversi livelli istituzionali e i soggetti pubblici e privati, nel rispetto delle relative competenze. L intento era quello di concorrere alla costruzione di un Piano che si facesse carico delle esigenze di tutti e di strutturare una programmazione partecipata per un welfare pubblico di Comunità. A questo proposito l Ufficio di Piano e i Servizi socio-sanitari hanno ricevuto sollecitazioni e proposte di intervento, raccolto dati sul bisogno, monitorato i progetti e i percorsi già in atto per verificarne l attuale rispondenza alle necessità segnalate. Si sono individuati così oggetti di lavoro trasversali a tutte le aree, che si è inteso affrontare con l apporto di Amministratori, operatori sociali e sanitari, educativi, scolastici, del privato sociale, del volontariato, dei cittadini, tenendo conto della peculiarità dei territori che caratterizzano il nostro Distretto. Le aree trasversali individuate sono le seguenti: 1. Area contrasto alla povertà, all impoverimento, alla marginalità 2. Area domiciliarità 3. Area della genitorialità e di sostegno alle reti comunitarie
2 La metodologia adottata ha previsto pertanto la realizzazione di incontri tecnici finalizzati all organizzazione di focus group su tematiche specifiche e di tavoli allargati coinvolgenti la comunità, al fine di avviare una programmazione locale partecipata. Il tavolo tecnico tenutosi in data 29 marzo 2018 a cui hanno partecipato diversi servizi specialistici tra cui SERT, NPIA, Psicologia di collegamento, Centro per le Famiglie, ha evidenziato l importanza di programmare partendo dai progetti in essere sul territorio, dai punti di forza e dalle risorse presenti per poi raccogliere il fabbisogno emerso e le criticità rilevate. In tale data è stato fissato un ulteriore incontro in data 11 aprile sul tema della disabilità in cui sono stati coinvolti non solo i servizi ma anche le associazioni del territorio, le famiglie e il Centro per l impiego. Il tavolo si è incentrato sul tema del passaggio da minore a giovane adulto, sul tempo extra-scolastico, sulla socializzazione legata alla gestione del tempo libero, sull inserimento nei servizi e il relativo progetto di vita degli utenti, sull inserimento lavorativo. Il tavolo tecnico sul tema dell impoverimento del 4 aprile ha costituito un momento di riflessione sullo stato dell arte dei servizi rivolti alla popolazione adulta. La Responsabile di Area ha posto alcuni quesiti al fine di definire un quadro di partenza per programmare gli interventi da attivare. I punti di forza emersi consistono nella collaborazione tra i servizi e gli operatori di diverse professionalità, ma anche tra i servizi e le associazioni del territorio e la formazione degli operatori sul tema della fragilità adulta. Le criticità riguardano invece la mancanza di una rete strutturata e di un contenitore strutturato programmato. Tra gli obiettivi comuni emersi c è quello di perseguire l inclusione sociale dell adulto fragile nel contesto di appartenenza. Per quanto concerne i tavoli allargati alla comunità, sono state attuate le linee guida regionali relative alla programmazione partecipata per un welfare pubblico di comunità, seguendo le fasi indicate: denominazione tavoli territorializzazione dell'oggetto di lavoro mappatura dei gruppi e delle risorse locali coinvolgibili
3 Area contrasto alla povertà, all impoverimento, alla marginalità Dallo sguardo altrove all accoglienza 19 aprile 2018 presso il Comune di Travo per il territorio comprendente Val Trebbia e Alta Val Luretta; al tavolo hanno partecipato soggetti che a vario titolo svolgono un ruolo nei servizi sociali, del lavoro (REI, RES, L.R. 14/2015), sanitari (APS, Psichiatria di collegamento, ecc.), educativi e del terzo settore (contrasto gioco d azzardo, integrazione giovani e famiglie straniere, progetti FAMI, ecc.), ma anche Parrocchie e Caritas. Le linee progettuali che sono emerse a seguito della raccolta dei bisogni sono l istituzione di tavoli di lavoro come elementi stabili delle progettualità e progettualità che tengano conto delle esigenze del territorio. 14 maggio 2018 presso il Comune di Castel san Giovanni, per il territorio comprendente Val Tidone e Val Luretta. Dall incontro è emerso che i Servizi al momento si stanno interrogando sulla vulnerabilità e sui percorsi di avvicinamento di chi non arriva a loro attraverso i canali tradizionali della presa in carico pertanto si evidenzia la necessità di introdurre attività di prevenzione che prevedano il coinvolgimento attivo della comunità e che siano inserite in un sistema più strutturato di servizi la cui regia è gestita dai Servizi stessi. Si sottolinea una forte esigenza di ascolto e il bisogno di creare una rete di volontariato famigliare che accompagni la persona, una sorta di volontario orientatore. Importante risulta essere la condivisione della progettualità con la persona stessa in un ottica di lavoro integrato.
4 Viene sottolineata la trasversalità di tutti i tavoli della tematica del volontariato e la creazione di una comunità competente. Area domiciliarità Assistenza a KM zero 02 maggio presso il Comune di Castel San Giovanni per il territorio comprendente Val Tidone e Val Luretta; al tavolo hanno partecipato i soggetti che a vario titolo svolgono un ruolo nei servizi sociali, sanitari (Case della Salute, Cure Palliative, servizi di Assistenza domiciliare socio-sanitari, assistenziali ed educativi; Consultorio demenze, Caffè Alzheimer, Centri diurni per Disabili ed anziani, progetti territoriali e domiciliari educativi per minori e giovani con disabilità, interventi L.R. 29, ecc.). Il tema dalla domiciliarità, intesa come intervento personalizzato basato sui bisogni della persona, è stato affrontato ponendo l accento sulla necessità di lavorare nell ottica di integrazione socio-sanitaria. CAREGIVER TEMATICHE DA AFFRONTARE VOLONTARIATO E RELATIVI SERVIZI DI PROSSIMITA INFORMAZIONE CAPILLARE
5 03 maggio presso il Comune di Bobbio, per il territorio comprendente Val Trebbia e alta Val Luretta. L aspetto che maggiormente viene sottolineato è l importanza di tutelare il diritto di autodeterminarsi tramite le seguenti azioni: 1. monitoraggio sociale delle persone anziane e fragili; 2. rafforzamento delle reti di volontariato; 3. supporto al caregiver tramite formazione e informazione; 4. informazione al cittadino sui servizi presenti sul territorio Area della genitorialità e di sostegno alle reti comunitarie Famiglie che fanno centro 08 maggio presso il Comune di Rottofreno per il territorio comprendente Val Tidone e Val Luretta. Al tavolo hanno partecipato i soggetti che a vario titolo svolgono un ruolo nei servizi socio-sanitari e scolastici (operatori del Programma PIPPI, Centri educativi, progetto Home visiting, Equipe di Psicologia distrettuale, progetto guadagnare salute, operatori che lavorano in modo integrato nell ambito della Tutela Minori, su casi complessi L.R. 1102, adozione e affido, UONPIA, Terzo settore, Volontariato). L incontro si è dimostrato un significativo momento di confronto sui vari interventi e progetti rivolti alle famiglie attivi sul territorio. Si è pertanto evidenziata la necessità di strutturare un lavoro di rete tra i vari attori coinvolti che possa incentivare lo sviluppo delle competenze di comunità sul tema. 10 maggio presso il Comune di Rivergaro per il territorio comprendente Val Trebbia e alta Val Luretta. Dal tavolo sono emerse le seguenti criticità: 1. assunzione di responsabilità da parte dei genitori e degli adulti 2. nuovo tipo di famiglia non etichettabile con conseguente difficoltà di presa in carico 3. paura di crescere e del giudizio 4. maggiori disturbi comportamentali in età precoci 5. non autoconsapevolezza delle fragilità 6. lavorare sui punti di forza dei genitori, in piccoli gruppi 7. lavoro di rete 8. tema delle autonomie ed emozioni 9. difficoltà ad attirare i genitori
6 I punti di forza espressi dai tavoli sulla genitorialità sono i seguenti: risorse energie partecipazione motivazione interesse linguaggi comuni presenza operatori sociali del pubblico e del privato obiettivo comune: benessere della famiglia presenza della scuola
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