Fig, 47 L OPERA DELLA GONDRAND IN A.O.I.

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1 RIVISTE ILLUSTRATE. Proprio per il grande interesse che il conflitto del1936 aveva destato nella popolazione della penisola, la propaganda fascista organizzò una massiccia ( allora si diceva : oceanica ) campagna propagandistica. Ovviamente tutti i giornali nazionali quotidianamente davano notizie delle operazioni in corso, ma ciò che il pubblico voleva di più vedere ( allora, ricordiamo, non c era la TV ) erano disegni e foto dal vivo, per cui i settimanali illustrati andavano a ruba, raggiungendo tirature record. Ecco quindi un florilegio di tali riviste, i cui disegni erano delle mani artistiche più note del momento, come Achille Beltrame, Vittorio Pisani ecc. I settimanali più in voga erano la Domenica del Corriere ed il Mattino Illustrato ( Figg. dal n. 39 al n. 42 ) : Domenica del Corriere del ( attacco coi carri armati) ; Idem del ( attacco con le bombe a mano ) ; Idem, con la resa di alti dignitari etiopici che vengono a far atto di sottomissione; Il Mattino illustrato del Fig. 39 Fig. 40 1

2 Fig. 41 Fig. 42 E concludiamo con l ingresso delle truppe di Badoglio ad Addis Abeba ( 5 maggio 1936 ) e conseguente proclamazione dell Impero ; nonché con la testata del Secolo XIX di Genova del 1936 che evidenzia Le opere della pace messe in atto per lo sviluppo agricolo e stradale dei nuovi territori africani. Fig. 43 Fig. 44 Si desidera chiudere il paragrafo presentando due delle decorazioni istituite in occasione della guerra italo- etiopica, ossia la Croce al merito di guerra ( Fig. 45 ) e la medaglia commemorativa della campagna con il piccolo gladio ( la spada dei legionari romani ) incorporata ( Fig. 46 ): 2

3 Fig. 45 Fig. 46 Infine, ecco la cartolina illustrata d epoca raffigurante il Cantiere della Ditta Gondrand a Gimma ( AOI ) nel 1938 ( Fig. 47 ), che ci serve per introdurci nella narrazione delle opere civili svolte dalla citata Società in terra d Africa : Fig, 47 L OPERA DELLA GONDRAND IN A.O.I. Talvolta il Caso si compiace di fare un piccolo regalo a noi poveri ricercatori di storie in rete, nelle biblioteche e perfino tra le bancarelle ; è stato così per chi scrive, il quale si è imbattuto in un vero tesoro di materiale competente, specificamente inerente all argomento qui trattato. Infatti, mi è stato messo a disposizione l album personale di foto d epoca del sig. Pietro ( Piero ) Mestroni di Trieste, dipendente appunto - della Soc. Gondrand, con la quale lavorò in Eritrea ed Etiopia dal 1935 al Premetto che a tale avventuroso personaggio dedicherò qualche pagina nell Appendice al presente testo ; ma quello che conta è che ho qui fra le mani una vera miniera d oro : un album fotografico 3

4 coevo con circa 200 scatti ; un vero filone ai fini del supporto tematico da dare al racconto qui in corso. Sono ovviamente foto da dilettante qual egli era, ma l importanza deriva dal fatto che in ogni foto si può cogliere un momento di vita quotidiana degli autisti, dei meccanici e degli operai della Ditta triestina. Il Mestroni era un meccanico di colonna ; oggi lo chiameremmo responsabile della manutenzione del gruppo di camion e di autovetture di una delle colonne nazionali che accompagnò l avanzata delle nostre truppe dall Eritrea fino ad Addis Abeba. Onde dare un senso compiuto alla marea di foto disponibili, lo scrivente pensa di suddividerle come qui appresso segue : Scene di vita quotidiana nei cantieri o negli auto-parchi della Gondrand ; Narrazione di alcuni dei viaggi delle varie colonne di camion nella marcia attraverso le poche piste carovaniere esistenti, i passi di montagna dell acrocoro etiopico, il guado dei fiumi impetuosi incontranti durante il tragitto, l orrido dei burroni che costeggiavano quella che non può neppure definirsi una strada, la costruzione del fondo stradale, lo smussamento di angoli ed ostacoli vari incontrati onde poter proseguire, e via di seguito. VITA QUOTIDIANA NELL AUTOPARCO GONDRAND. Tanto per cominciare, diciamo che andare in colonia con la Gondrand significava guadagnare trequattro volte più del normale contratto di lavoro per gli operai o gli autisti in Italia. Ma chi sceglieva non di leva o richiamato di andare in Abissinia, non andava considerato un mercenario o un avventuriero o peggio ancora un ingordo approfittatore. Erano tempi, quelli, d emigrazione in massa, quando intere cittadine venete o calabresi si svuotavano ed i giovani migliori partivano per le Meriche. Andare in Abissinia aveva un significato più ottimistico : si lasciava il paese solo per qualche anno ( e non per sempre ), si mandavano a casa ogni mese delle belle lirette e, finita la guerra, si rientrava a baita. Scattavano anche inconsci sentimenti d avventura : si sarebbero visti paesi esotici, belle giovani seminude ( Faccetta nera, bella abissina, allora si cantava per le strade ), ambienti ed animali selvatici così diversi dall habitat del paesello nativo. Ecco, era questo lo scenario di fondo dell avventura con la Gondrand! Naturalmente c era da metter in conto un certo rischio : gli attacchi improvvisi degli sciftà ( banditi etiopici ) le sanguinose rivolte degli indigeni ; ma quelli che partivano erano giovani, baldi, forti e decisi a raggranellare il gruzzoletto che potesse in futuro migliorare le condizioni di vita della propria famiglia. E così si partiva. Anzitutto, per capirci, su ogni camion vi erano piccone e vanga perché le strade, talvolta, te le dovevi materialmente costruire. Poi ti davano il moschetto o la pistola per la difesa personale, ossia in pratica ti militarizzavano in quanto non sempre si poteva contare su una scorta effettiva, per cui la difesa di te, dei compagni e degli automezzi, te la dovevi fare da solo come tutti in colonna. Quindi ogni cantiere, autoparco o colonna mobile della Gondrand, rappresentava un piccolo contingente armato nazionale ed il moschetto non lo mollavi mai, soprattutto se eri in zona di guerra, ossia se stavi trasportando un carico di viveri o di munizioni per i reparti al fronte, o un carico di merci di natura civile per i pochi mercati esistenti nelle zone cosiddette già pacificate. Ecco quindi un primo lotto di foto, tanto per conoscere l ambiente quotidiano in cui i dipendenti della Gondrand operavano in Abissinia. Per ragioni di composizione digitale, le immagini da ora in poi ripartono col n.1 di numerazione e sotto ognuna di esse verrà apposta idonea didascalia : 4

5 1 = Aprile/ maggio 1935, in navigazione verso Massaua. 2 = Il porto di Massaua

6 Da notare, cari lettori, la foggia paramilitare degli autisti, e le note di colore dei primi contatti con gli indigeni ; un mondo tutto nuovo si presentava loro davanti. 6

7 IN VIAGGIO VERSO DESSIE. Iniziamo dall ottobre 1935, in pieno conflitto. Il carico civile della colonna viene prelevato direttamente dai magazzini del porto di Massaua. Due parole d arricchimento. Massaua, città dell Eritrea sul Mar Rosso, di fronte alle isole Dahlac, già nel XVI secolo fu oggetto delle mire dei Portoghesi che la dominarono in varie riprese, attirati dal porto vasto e facile agli ormeggi. Nel 1557 venne conquistata dai Turchi che ne fecero la base per la conquista non riuscita dell Etiopia cristiana ( copta ). In seguito ebbe una guarnigione egiziana, essendo una tappa del tragitto via Canale di Suez verso le Indie. Acquistata dalla Soc. armatoriale genovese dei Rubattino, venne ceduta al Regno d Italia che l occupò materialmente ( ottobre 84 ) con proprie truppe. Da lì la lenta penetrazione dell Italia in Etiopia. Nel gennaio 1890 venne ufficialmente costituita la Colonia Eritrea, di cui Massaua rappresentò il capoluogo fino al 1897, quando subentrò ad essa la città di Asmara. Oltre alle installazioni portuali, Massaua aveva cementifici e stabilimenti per la lavorazione del pesce. Esportava sale, pesci, pelli, caffè, gomma arabica e semi oleosi. Collegamenti : la ferrovia Massaua Asmara Adigrat, ed una teleferica fino ad Asmara. Nel corso del 2 conflitto mondiale, venne occupata dagli inglesi che la tennero fino al Le autocolonne partite da Massaua passavano necessariamente da Nefasit, sempre in Eritrea, una piccola località dove la Gondrand aveva un auto- parco per ricambi e riparazioni, per cui era una tappa direi quasi obbligata. Nefasit, ad est di Asmara, è a metri d altezza ; ricordiamo che l intera Etiopia è in pratica un altopiano. Il paese è dominato dal massiccio del monte Bizen, sulla cui vetta si trova il convento della Visione, fondato verso la metà del sec. XIV. Tuttora ben conservate le celle dei monaci scavate nella roccia, oltre ad una ricca biblioteca. Le foto ci dicono che ad Asmara muore, poco dopo l arrivo dell autocolonna, per malattia tropicale, un autista della Gondrand ; i compagni, commossi e tristi, partecipano al funerale. Dopo Nefasit le tappe sono Zola e Dexemhare sul Mareb. 7

8 10 = Villaggio indigeno Asmara 12 = Riunione prima del funerale. 14 = L uscita dalla chiesa ( notare che la medesima è in una baracca ). 11 = Folla al locale mercato. 13 = Il feretro portato a spalla dai colleghi autisti della Gondrand. 15 = M. nel cantiere Gondrand di Nefasit. 8

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10 Il fiume Mareb rappresenta lo storico e naturale confine fra l Eritrea e l Abissinia. Esso nasce dall altopiano dell Hamasien, a SO di Asmara e costituisce il corso superiore del fiume Gash, il quale si perde a NO di Kassala, nel Sudan. Il Mareb ha un corso perenne, discretamente fornito d acqua. La strada poi porta ad Adua, località storicamente importante per l Italia. Appare quindi opportuno soffermarci un attimo per presentare alcune foto che il Mestroni scattò sul posto. Figg = Ottobre 1935 ; l autocolonna Gondrand giunge ad Adua ; Mestroni ed altri autisti vanno a visitare il cippo / monumento per i caduti del Un po più avanti vi è un posto avanzato italiano ; a dimostrazione che le autocolonne Gondrand erano sempre in prima linea, con viveri e munizioni per le nostre truppe. Vedi sotto fig. 24 :

11 Adua si trova nel Tigrè ( spesso è scritto : Tigrai ) in una conca verdeggiante a metri d altezza; fra le chiese, caratteristica è quella di Enda Medaniè Alem, a base circolare. La città, che non superò mai i abitanti, è un centro commerciale ed artigianale ( cuoio, metalli, tessuti ). Nei pressi, a Dahrò Conat, vi è il grande monumento ossario dei Caduti italiani, morti nella battaglia del 1 marzo Solo due righe : il Corpo di spedizione italiano, guidato dal gen. Oreste Baratieri, venne sconfitto dall esercito del Negus Menelik. Rimasero sul campo due generali ( Arimondi e Dabormida ), 268 ufficiali e militari italiani e circa ascari. Altri duemila nazionali caddero prigionieri e negli anni successivi vennero riscattati. Adua rappresentò per decenni una macchia sull esercito italiano, per il cattivo esempio di comando dall alto. Numerosi gli episodi eroici di ufficiali e soldati nazionali, che si sacrificarono sul posto. Terribile e spietata la vendetta degli abissini, che mutilarono orrendamente ( perfino con evirazioni ) gli avversari caduti in loro mani. A tutti gli ascari venne amputato il piede sinistro e la mano destra. Ricordiamo che la sconfitta fece cadere l allora governo Crispi, e che ci vollero 40 anni per il nostro ritorno in quella città ( De Bono la occupò nel novembre 1935 ). Abbiamo già visto che l autocolonna Gondrand era giunta a Dessiè, dove c era un campo- base della Società con cantiere ed auto- parco ( vedasi sopra foto 17/ 21 ). Dessiè è il capoluogo della regione dell Uollo a metri s.l.m. ai piedi del monte Tossà. E un ricco mercato commerciale ed un notevole nodo stradale. A Dessiè il Mestroni ( marzo 1936 ) subì un infortunio sul lavoro ; il che ci consente di vedere dal vivo il locale ospedaletto da campo n. 410 in cui fu medicato, unitamente ad altri infortunati

12 VIAGGIO DA DESSIE AL FRONTE DI ADDIS ABEBA. Questa volta la lunga e fitta autocolonna della Gondrand trasporta viveri, munizioni e materiale bellico per i Corpi d Armata che stringono ormai da presso l antica capitale negussita. Questo viaggio ci consente inoltre di incontrare lungo il percorso località di memoria storica, per cui appare necessario procedere nel racconto un po più lentamente, come peraltro accadeva nella realtà di quei giorni ai camion della colonna lungo le tortuose ed impervie piste dell acrocoro abissino. Dopo Dessiè bisogna svalicare a metri d altezza, dove perfino l aria è rarefatta. Nelle pagine seguenti mostreremo tutta una serie di foto relative alla lenta salita verso il passo dell Amba Alagi ( poi denominato Passo Toselli) a ben metri s.l.m. Dal vivo, ancora una volta, l occhio attento del Mestroni ci consente non solo di vedere lo stato delle strade come erano all atto della campagna del 36, ma evidenzia l andiirivieni dei tornanti, il precipizio dei burroni, l impervietà del manto stradale. Già guidare un camion per quelle piste, era un impresa da veri signori dello sterzo! ( più avanti, figure dal n. 29 al n. 44 ). Ricordiamo ancora che nella nostra storia coloniale l Amba Alagi si presenta due volte, pur se a distanza di anni ; e tutte e due le volte fra quelle cime scoscese le nostre truppe nazionali e coloniali si coprirono di gloria ed intrisero il suolo col loro giovane sangue. La prima battaglia avvenne nel novembre 1895 ed il valico ( che si trova sulla strada Massaua Addis Abeba ) venne occupato, secondo gli ordini del gen. Arimondi, ma in contrasto con le direttive del comandante in capo gen. Baratieri, dal maggiore Pietro Toselli con uomini, in maggioranza ascari eritrei del IV Battaglione, e 4 cannoni. Toselli, pensando di ricevere aiuti dal gen. Arimondi il 7 dicembre 1895 accettò un impari battaglia contro circa abissini al comando di ras Maconnen. Toselli ed i suoi resistettero l intera mattinata, poi furono letteralmente sommersi dall orda etiopica. Toselli cadde sul campo coi suoi 17 ufficiali e mille ascari. I sopravvissuti che raggiunsero fortunosamente le nostre linee, risultarono solo 300. Ancora una volta i soldati sul campo avevano versato il loro sangue e si erano battuti valorosamente, mentre i nostri comandi, ed i loro generali, presi da diatribe interne, li avevano abbandonati al loro destino. Nella campagna del 1936 in corso, ricordiamolo, il passo era stato occupato dalle truppe del I Corpo d Armata del gen. Santini ( febbraio 1936 ). Il secondo episodio bellico avvenne circa 40 anni dopo, nella primavera del 1941, e vide il Viceré Amedeo d Aosta con un pugno di uomini resistere fino allo stremo su quelle rocce scoscese contro le preponderanti forze del generale britannico Platt. Resistettero dal 17 aprile al 17 maggio ; poi senza più una galletta né una cartuccia, dovettero arrendersi al nemico ( 19 maggio 1941 ) che colpito dal loro eroismo concesse loro l onore delle armi. Ed ecco le fotografie ( nn. 29 / 43 ) dell avventuroso percorso della autocolonna Gondrand sopra già accennato : 12

13 Foto nn

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15 La straordinarietà delle ultime fotografie esposte suggerisce di apporre almeno delle succinte didascalie ad illustrazione delle medesime ; per cui : 38 = Inizio della salita verso il passo dell Amba Alagi ; 39 = Ecco i primi tornanti verso l A.A., il cui valico ha il nome di Passo Toselli ; 40 = Passo Toselli visto dall alto ; 41 = Passo Toselli, metri sul livello del mare ; 42 = I tornanti verso l Amba Aradam ; 43 = L Amba Aradam. Proseguiamo nel nostro viaggio e dopo l Amba Alagi e l Amba Aradam scendiamo verso la piana del Gobò e quella di Dulciali. La colonna è ormai giunta a ridosso della linea del fronte ; da lontano si intravedono le montagne che cingono la capitale sotto assedio. Il rombo dei cannoni è continuo ed insistente. Siamo ormai agli sgoccioli della battaglia e Badoglio, assillato quotidianamente da Mussolini, sta esercitando la massima pressione sull armata etiopica che difende la capitale. Sappiamo tutti che infine, il 5 maggio 1936, le truppe di Badoglio sfonderanno le linee nemiche ed entreranno nella città. Adua era vendicata! Nelle pagine seguenti troviamo ancora una serie di fotografie che illustrano scene del citato viaggio, partendo dalla piana del Gobò, cui segue quella di Dulciali. Poi la strada si inerpica verso il passo Mussolini per poi discendere verso la capitale assediata. Il carico è militare, ossia i camion portano munizioni, armi e viveri alle truppe schierate attorno ad Addis Abeba. Ecco anticipate le didascalie di otto immagini relative all avventuroso viaggio ( dal n. 44 al 51 ) : 44 = La piana di Dulciali con le miniere di carbone fossile ; 45 = Gli operai ed i meccanici Gondrand con le funi disimpegnano un pesante camion affondato nella melma ; tutto a forza di braccia ; 46 = la colonna lungo i tornanti; 47 = uno dei ponti da poco costruiti dal Genio militare e dalla Gondrand ; 48 e 49 = la colonna attraversa zone paludose e boscaglie. Il percorso era tutta una avventura. 50 e 51 = Prima in salita verso Passo Mussolini e poi in discesa verso la capitale. Fig. 44 Fig

16 Figg = Nell ultima si vede il convoglio che si dirige verso la capitale assediata. 16

17 VIAGGIO NEL SENAFE, VERSO GONDAR. Siamo già nel 1937 ; la guerra italo- etiopica è terminata, anche se la guerriglia negussita continua a rendere pericolosa la vita di retrovia. Tutto sommato però è un momento tranquillo e dovunque fervono lavori di apertura di nuove strade e d ampliamento di quelle già esistenti ; il Duce ha dato ordine di ampliare la rete stradale dell Impero e si lavora con vanghe e badili, tenendo ad ogni buon conto - pronte le armi di difesa. Il problema maggiore è rappresentato dalle acque dei fiumi, in quanto spesso non vi sono ponti per attraversare un corso d acqua, da riva a riva. Gli operai della Gondrand lavorano fianco a fianco coi reparti di genieri del Regio Esercito. Dalla serie di foto qui appresso esposte, andiamo a vedere dal vivo, nell ottobre del 1937, com è la situazione dopo circa un anno e mezzo dalla fine del conflitto. Più che le parole, osservate voi stessi la situazione del guado di un fiume, lo Zelimà nel Tembien dove gli automezzi della Gondrand lottano contro l impetuosa corrente del fiume, ingrossato dalle recenti massicce piogge monsoniche. Presentiamo le foto dal n. 52 al n. 55 relative al guado dello Zelimà : Foto nn. 52 / 55. Gli uomini hanno l acqua alle ginocchia ed i camion guadano con l acqua ai mozzi delle ruote! Ma si va avanti. 17

18 Finalmente si va verso Senafè. Questa località si trova al centro dell Eritrea, a SE di Asmara, a metri d altezza. Da lì parte la strada verso la città di Gondar, meta dell autocolonna che trasporta viveri e merci per i mercati etiopici. Fondata verso la metà del XVI secolo, Gondar divenne la capitale dell Abissinia ( 1635 ) sotto Fasiladas il Grande. Il Negus Teodoro II nel 1868 però la distrusse durante la sua campagna di conquista e passarono parecchi decenni prima che riprendesse il suo antico splendore. In atto Gondar era il capoluogo dell Amhara, secondo la nuova organizzazione territoriale dell AOI e rappresentava il più grosso centro ( mercato ) commerciale nella zona attorno al lago Tana, posto a nord della città. Gondar ( a metri s.l.m. ) era stata occupata durante la campagna del 1936 dalla famosa colonna autocarrata di Achille Starace ( 1 aprile 1936 ) ; essa tuttora conservava i resti dei grandiosi palazzi fortificati ( cosiddetti Castelli di Gondar ) e parecchie chiese copte dei secoli XVI-XVIII. Era un ricco mercato artigianale ( arredi sacri, strumenti musicali, oreficeria ecc. ) ed agricolo, nonché un importante nodo stradale. I nostri genieri vi avevano recentemente costruito perfino un piccolo aeroporto Foto 55 = In località Socotà, mentre un camion lotta con la corrente ; e foto 56 : lungo gli impervi tornanti della strada. Le nove foto successive, sempre del 1937, evidenziano l ultima parte del viaggio verso Gondar, con la salita e lo svalicamento dell Amba Madre ; i lavori di manutenzione che si facevano nel cantiere/ autoparco che la Gondrand aveva in quella località, ed infine le varie perdite subite con la caduta dei camion nei burroni lungo le impervie strade. Per fortuna, spesso l autista intuiva il pericolo e si lanciava a terra aprendo la portiera lato strada. Altre volte, oltre al camion si perdevano ( o si infortunavano ) anche gli uomini. ( Foto dal n. 57 al 65 ) : 18

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20 Foto = Nell ultima si vede il consulto tra tecnici e meccanici per decidere cosa si può recuperare dal camion rovesciato ( i pezzi di ricambio erano rari, per cui si cannibalizzavano gli automezzi usurati o ormai da considerare perduti ). Scene di vita vissuta intensamente! Nei campi Gondrand poteva succedere di tutto, come vedremo dal paragrafo seguente e dalla serie di belle fotografie esposte nella pagina successiva. LA VISITA A SORPRESA DEL GEN. PIRZIO BIROLI. Un bel giorno, all improvviso, il campo- base della Gondrand a Gondar venne visitato dal gen. Alessandro Pirzio Biroli, Governatore della regione dell Amhara. Egli nella recente campagna d Etiopia aveva comandato il Corpo d Armata Indigeni, ma dal 1937 svolgeva, come detto, le funzioni governatoriali dell Ahmara ( dal al ). Logicamente l ispezione suscitò curiosità ed un po d apprensione, ma la verifica venne superata brillantemente. Il campo della Gondrand godeva di un presidio militare molto consistente, misto di nazionali ed ascari, ma in atto le condizioni ambientali erano di assoluta tranquillità. Ecco le simpatiche foto che il Mestroni ed i suoi compagni ci hanno lasciato a ricordo dell avvenimento. Ricordiamo che P.B. ( Bologna Roma ), fascista convinto, proveniente da una famiglia di militari e di esploratori, combattè nella 1^ e nella 2^ G.M. ; in quest ultima fu al comando della 9^ Armata nei Balcani. In gioventù era stato un valido sportivo, conquistando per l Italia alle Olimpiadi di Londra del 1908 la medaglia d argento nella sciabola. Foto nn.57/ 63. Nella n.62 ( penultima ) si vede proprio uno dei Castelli di Gondar. 20

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22 TEMBIEN E LAGO ASCIANGHI. I nomi stessi suscitano memoria di scontri armati fra le nostre truppe e gli abissini, sin dai primi tentativi di allargamento della Colonia eritrea. Anzitutto, qualche rigo su tali località geografiche. Il Tembien è una regione settentrionale etiopica inglobata nel Tigrè e delimitata dai vari torrenti che si versano nel Tacazzè. E suddiviso morfologicamente in due zone totalmente diverse : una zona montuosa al centro ( T. Degà) con parecchie ambe superiori ai metri, ed una fascia pianeggiante ( T. Quollà ) con altezze non superiori a metri s.l.m. Sempre nel Tigrè vi è poi il piccolo Lago Ascianghi ( 15 kmq. ) a sud di Macallè ed a metri d altezza. Le sue acque sono salmastre e stagnanti, non avendo emissari. Sia il Tembien che il Lago Ascianghi erano stati teatro di combattimenti sanguinosi durante il recente conflitto italo- etiopico (1^ battaglia del Tembien 20/ , e 2^: 27/ , e batt. del L Ascianghi 31/1-5/4-1936). Presentiamo, estrapolandola dall album del Mestroni, due foto d epoca veramente interessanti ed originali che ci mostrano appunto il Lago Ascianghi dal vivo. Foto 64 e 65 ; quest ultima coglie il tramonto sul lago. VITA RELIGIOSA AL CAMPO. Gli operai e gli autisti della Gondrand beneficiavano, alla domenica e nella altre feste comandate ( Natale, Pasqua ecc. ) dell assistenza religiosa a cura dei Cappellani militari in transito o, spesso, lì di stanza. Presentiamo alcune foto della Santa Messa al campo- base Gondrand di Addis Abeba. A proposito di Cappellani, il Mestroni nelle sue foto fa vedere il Monumento eretto a Passo Uarieu per i caduti di quella battaglia, compreso il noto Cappellano militare padre Reginaldo Giuliani. Due parola su questo eroe di guerra e martire della fede. R.Giuliani ( Torino P Uarieu / AOI ) aveva partecipato anche alla Grande Guerra con gli Arditi della III Armata, venendo insignito per il suo coraggioso comportamento in trincea di una medaglia d Argento e di 2 di bronzo. A Passo Uarieu, mentre assisteva i feriti e recuperava le salme dei caduti, veniva ucciso dagli abissini a colpi di scimitarra. Ricevette la Medaglia d Oro al v.m. 22

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24 Foto nn. 66 / 70 = La tomba di Padre Giuliani. Foto : S.Messa al campo Gondrand di Addis Abeba ( Settembre 1937 ). VITA. MILITARE. Per ragioni di sicurezza, come è comprensibile, spesso la vita quotidiana dei dipendenti Gondrand si intrecciava con quella dei presidi militari incontrati lungo le varie tappe dei viaggi, o con quella delle guarnigioni poste a difesa dei cantieri della società. Ecco quindi dal vivo un assortimento di fotografie di quella necessaria e simpatica convivenza fra gondrandini e militari di guardia. Le foto vanno dal n. 73 al n. 88 e per alcune abbiamo preferito creare una didascalia nuova, onde sottolineare un qualche elemento straordinario o particolarmente interessante. Vedasi le pagine seguenti. 24

25 Foto nn

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27 Foto n. 85 = Elementi della tribù Barìa ; i Barìa sono una leggendaria popolazione dell Eritrea, la più antica dell altopiano. Già nel 1937 ne restavano pochi membri. Avevano fama di grandi guerrieri e di abili cacciatori di giraffe. Foto n.86 = Un campo di Bilene ; i Bilene sono un altra tribù dell Eritrea montana. 27

28 Foto n. 87 = Corso Vittorio Emanuele III ad Addis Abeba. Scena di vita cittadina in quella che era ormai ( 1937 ) la Capitale dell Etiopia. Foto n. 88 = L accampamento del Comando Genio Militare ad Asmara. Gli uomini della Gondrand continuavano ad operare fianco a fianco coi genieri coloniali. 28

29 MONKULLO. Durante un viaggio, la colonna Gondrand si soffermò a Monkullo, grosso villaggio sulla linea ferroviaria Massaua Saati ( Km. 26,885 ). Questa linea, inizialmente servita con binari a scartamento ridotto, sistema Decauville, venne costruita ( 1887 ) per ragioni militari, costituendo la via più veloce che dal Mar Rosso portava all altopiano etiopico. A Saati ( significa semplicemente : pozzi d acqua ) vi erano le ( allora ) nostre ultime fortificazioni di fronte all armata del Negus. Da Monkullo e poi dai fortini di Saati visibili anche nelle foto scattate dal Mestroni, vedi più sotto era partita la colonna del Col. Tommaso De Cristoforis che a Dogali il 26 gennaio 1887 si immolerà gloriosamente sotto la enorme pressione dell armata di Ras Alula ( uomini contro soli 548 nostri militari ). Vi morirono 430 italiani, compreso De Cristoforis; un ottantina di feriti, lasciati sul campo dagli abissini che li credevano morti, vennero salvati dalla colonna di soccorso partita da Massaua, accorsa appunto con la citata ferrovia. Quanta storia coloniale nelle poche immagini del Mestroni! Ecco alcuni scatti di estremo interesse ; visibili le sopra menzionate fortificazioni, un tratto di binario e l immagine di un gruppo di palme. ( Foto nn. 89 / 93 ). Nell ultima, poi, notare il villaggio di Monkullo con le tipiche abitazioni circolari abissine, i tukul ( pareti di fango e legni, e tetto spiovente di rami ). Seguono le fotografie nn. 89 /

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31 STATO DEL SISTEMA STRADALE IN AOI. Con buona pace degli anti- colonialisti italiani, necessita ricordare che l Italia lasciò in Etiopia una situazione di comunicazioni stradali e ferroviarie veramente encomiabile ; il Negus anche dopo il suo rientro fece ben poco per migliorarla ; è come la questione stradale in Libia : Gheddafi non fece nulla per migliorarla, e la Balbia è tuttora l unica arteria camionabile funzionante. Abbiamo sempre dato alle nostre colonie, ma non abbiamo ricevuto nulla in cambio : è la semplice verità. Ecco quindi un esempio del miglioramento apportato dagli operai e dai genieri italiani nel sistema prima medievale etiopico. Prendiamo la Strada Statale Asmara Addis Abeba ( per l Anas : S.S.2 o della Vittoria ; lunghezza km ; ossia più lunga per capirci dell intera penisola italiana ) che congiungeva le due più importanti città dell AOI fra loro e col porto di Massaua. Seguiva in pratica l orlo nordorientale dell altopiano etiopico. Era completamente asfaltata con due banchine laterali per il piccolo traffico appiedato. Erano state costruite numerose gallerie ( fra le quali quella del monte Termaber ), e 64 ponti. Il tutto a tempo di record, dal 1935 al 38, impiegando decine di migliaia di operai nazionali, abissini e dello Yemen. Dal 1938 venne attivato sul citato percorso un servizio di autobus settimanale affidato proprio alla Soc. Naz. Trasporti F.lli Gondrand che impiegava cinque giorni a superare il percorso, con tappe predisposte ed ospitali. Purtroppo il viaggio avveniva soltanto nelle ore diurne, in quanto ancora era viva in loco la guerriglia negussita. Nell aprile del 1940, quando stava iniziando ormai il 2 conflitto mondiale e la guerriglia era stata repressa, il percorso si era ridotto a sole 18 ore! Altro che colonialismo italiano! Inutile dire che ai tempi d oggi questa strada rimane ancora l unica via di comunicazione fra la capitale etiopica ed il nord del paese. L Eritrea, come si sa, è ormai uno Stato indipendente. Quanto sopra, però, frutto del lavoro e dell ingegno italiano, non viene neanche ricordato dagli scrittori di sinistra, che preferiscono sputare nel piatto nazionale a beneficio di popolazioni che non hanno dato nulla in cambio degli atti di civiltà ricevuti! SCENE DI VITA LOCALE. A parte le foto scattate in occasione dei viaggi di lavoro compiuti, il Mestroni che evidentemente aveva l occhio pronto del fotografo nato, ha colto parecchie scene di vita locale, contemporaneamente vivaci e di gusto esotico. Presentiamo qui sotto la n. 94 ( intitolandola : Il baobab ) e la n.95 che ci mostra l incontro con un gruppo di indigeni presso il fiume Olgerà, nei pressi di Addis Abeba

32 Soffermiamoci sul gigantesco baobab della foto, sotto i cui possenti rami i furbetti della Gondrand avevano piazzato le tende del loro campo, onde goderne l ampio abbraccio che consentiva vaste zone d ombra nella calura etiopica! Dovete sapere che il baobab, conosciuto anche col nome di Albero della vita (nome scientifico : Adansonia digitata ), è una pianta tropicale appartenente alla famiglia delle Bombacacee che cresce spontaneamente lungo le rive del Mar Rosso, ma anche in Madagascar. Si ritiene che i frutti del baobab fossero noti sin dall antichità agli egizi ; c è infatti una iscrizione ad Aswan datata a.c., presso la tomba del capo-carovana ( e ti pareva! ) Harkhuf. La caratteristica di tali frutti commestibili è che sono degli integratori naturali contenenti decine di vitamine, per cui gli indigeni li usano appunto ad integrazione del loro cibo, talora scarsamente nutritivo. Le successive foto ( dal n. 96 al 100 ) meritano un minimo di didascalia, essendo veramente interessanti. Per cui : - n. 96 = un gruppo di notabili indigeni coi loro sontuosi abiti di cerimonia ; n. 97 =un battibecco ( è il caso di dirlo ) fra una scimmietta ed un vispo galletto! n. 98 = un gruppo di genieri telegrafisti che stendono le prime linee telefoniche dell AOI ; n.99 = un superbo falco etiopico ; n.100 = una scena di macellazione pubblica di animali. Ricordiamo che anche i copti abissini hanno recepito le regole bibliche della sacralità dei cibi ; per cui essi non mangiano carni se non provenienti da animali macellati secondo le rigide regole ( rituale sacro ) tramandate da oltre due millenni. Ecco nella pagina seguente le citate fotografie : 32

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