LETTERATURA CRISTIANA TERTULLIANO E SANT AGOSTINO GSCATULLO

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1 LETTERATURA CRISTIANA TERTULLIANO E SANT AGOSTINO GSCATULLO

2 La Letteratura Cristiana Contesto Storia da Settimio Severo a Teodosio Dopo il regno di Claudio salì al potere l imperatore Settimio Severo, militare, sotto il quale non fu dato grande spazio alla cultura. Gli succedette Caracalla cui si deve nel 212 d.c. l importante Costituzione Antoniana un editto che conferiva la cittadinanza a tutti gli abitanti dell Impero Romano, probabilmente con l intendo di estendere a tutti il pagamento della tassa legata alla successione. Sotto Eliogabalo fu praticato il culto del Sole, mentre con Alessandro Severo si concluse la dinastia dei Severi con un nuovo successivo periodo di anarchia militare. Nel 260 d.c. fu imperatore Aureliano che costruì le mura aureliane per difendere Roma dall avanzata gotica. Nel 274 d.c. Diocleziano divise l impero in quattro parti (Oriente-Egitto, Balcani, Italia-Spagna-Africa Settentrionale, Britannia-Gallia), governandola come una tetrarchia: sia nella parte occidentale che in quella orientale sarebbe stato presente un Augusto e un Cesare, alla morte del primo il secondo gli sarebbe succeduto eleggendo un nuovo Cesare e così via. La tetrarchia non si mostrò adeguata alle esigenze dell Impero che ricadde in una nuova guerra civile (304 d.c.) che vide vittorioso l augusto Costantino nella Battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre 312) che divenne imperatore in Italia. Durante la battaglia avvenne, secondo la leggenda, la famosa visione della Croce, apparsa all Imperatore con la scritta In Hoc Signo Vinces. Nel febbraio 313 Costantino concordò con l augusto d Oriente, Licino, il rescritto di tolleranza, anche conosciuto come editto di Milano dal luogo dove gli imperatori si accordarono nell emanarlo, con cui si conferiva libertà di culto a tutti i cittadini dell Impero. Costantino condusse una politica di unificazione, che divenne formale nel 324 quando sconfisse Licino nella battaglia di Adrianopoli e si proclamò unico imperatore, e culturale con la diffusione del Cristianesimo. Costantino dedicò grande cura a risanare le fratture interne la Chiesa che si andavano creando con le dispute teologiche, intervenendo personalmente nella vita ecclesiastica tanto da meritarsi in Oriente il titolo di Isapostolo, convocò e presiedette il Concilio di Nicea nel 325 d.c. nel quale si condannò l eresia ariana, che negava la natura divina di Cristo pari a quella del Padre. Tra il 361 e il 363 l imperatore Giuliano l Apostata rinnegando il Cristianesimo tentò di restaurare a Roma il culto pagano, ma senza successo. Vent anni dopo, nel 380, l imperatore Teodosio dichiarava il Cristianesimo religione di Stato, i Cristiani entrarono nelle istituzioni romane dove venivano apprezzate per l integrità morale e l onestà. Alla morte di Teodosio l Impero venne diviso in due parti, nel 410 i barbari invasero una Roma ormai non più capitale dell Impero, ma sede della crescente Chiesa Cattolica. Cultura Nel terzo e quarto secolo la società classica fu in decadenza: rinunciando a scrivere in prosa, fatte le dovute eccezioni come lo storico Appiano Marcellino, ci si adoperava per la conservazione delle opere classiche, mentre la poesia era ridotta al virtuosismo. La religione cristiana si diffuse dalla Palestina tra le popolazioni più umili, che ricercavano una speranza di riscatto. Il primo apostolo a diffondere la fede cristiana a Roma fu S. Paolo. Con la diffusione del Cristianesimo si sentì l esigenza di codificare la dottrina, furono scritti i Vangeli e la Bibbia fu tradotta in latino. A causa della diffusione delle eresie nacque inoltre il genere dell apologetica per difendere la fede e vennero scritti gli Acta Martyrom come testimonianza delle persecuzioni. Rispetto la letteratura pagana ci fu un atteggiamento duplice: alcuni autori non la rifiutavano totalmente, cercando invece punti di contatto con il Cristianesimo, è il caso di S. Agostino; altri invece, come Tertulliano, volevano

3 una separazione netta. L integrazione tra il Cristianesimo e la cultura e le istituzioni preesistenti (l Impero, il Servizio Militare, ecc.) fu oggetto di dibattiti e riflessioni per la Chiesa dell epoca. Eresie Con la codificazione dottrinale furono messe in evidenza alcune eresie del periodo, se ne riportano alcune delle più rilevanti: - L Arianesimo, che nega la consustanzialità del Padre e del Figlio, e afferma quest ultimo come creato dal Padre. È una dottrina trinitaria elaborata dal presbitero e teologo alessandrino Ario. - Il Donatismo, che nega la reintegrazione dei lapsi nella Chiesa. I lapsi erano quanti, Cristiani, avevano abiurato alla loro fede per sfuggire alle persecuzioni, specie sotto Diocleziano. Prende il nome da Donato, vescovo di Numidia, che si oppose all elezione di un lapso come vescovo di Cartagine, ottenendo egli stesso l elezione a vescovo da parte della popolazione. Trovò l opposizione di Costantino, che si rivolse a papa Milziade, e fu esiliato. - Il Marcionismo, eresia nata da Marcione (circa 160 d.c.), che in prospettiva dualista considerava il Dio dell Antico e quello del Nuovo Testamento due principi diversi, uno iracondo e l altro misericordioso. - Il Monarchianismo, legato al vescovo Paolo di Samosata, affermava che il Figlio e lo Spirito fossero manifestazioni di Dio Padre in momenti diversi della rivelazione agli uomini. Tertulliano Con il suo Apologeticus, Tertulliano è uno dei primi autori della letteratura cristiana, assieme a Marco Minucio Felice, autore del dialogo Octavius, che ha però cercato un maggior contatto con la letteratura e la cultura pagana. Tertulliano invece riteneva la letteratura un mezzo di glorificazione di Dio, al suo servizio, in particolare nella difesa della retta dottrina con l apologia. Vita Quinto Settimio Tertulliano nacque da genitori pagani a Cartagine intorno al 155, non stupisce la provenienza africana, regione all epoca di incontro tra etnie diverse e fiorente per economia e cultura. Intraprese la professione di avvocato e si trasferì a Roma nel 180 dove praticava nel Foro. Ritornato a Cartagine si convertì al Cristianesimo, intorno al 195, probabilmente ammirando i martiri. Scrisse contro lo gnosticismo, ricevette gli ordini sacri e adottò posizioni molto intransigenti che lo portarono nel 213 all adesione al montanismo, una setta religiosa molto rigida i cui membri auspicavano il martirio. Negli ultimi anni di vita abbandonò il gruppo per fondarne uno nuovo, i cui seguaci furono tertullianisti. S. Agostino afferma di aver riportato il tertullianisimo sulla retta dottrina. Tertulliano morì dopo il 230. Opere Tertulliano scrisse moltissimo, le sue opere si dividono in tre periodi: Cristiano ( ) Influenzato dal Montanismo ( ) Montanista ( ) Ma possono anche essere suddivise su base tematica in apologetiche, dottrinali e morali (di morale cristiana evidentemente). Principali opere apologetiche o Nel 197 scrisse la Ad Nationes, sua prima opera di difesa del Cristianesimo contro i pagani. Si divide in due libri, il primo di carattere apologetico, il secondo invece aggressivo verso la fede e la cultura pagana.

4 o L Apologeticum, dello stesso anno, è probabilmente la sua opera più famosa. È un orazione strutturata come una difensiva ma con un tono esplicitamente accusatorio verso i pagani. Parla come a dei magistrati difendendo i cristiani dalle accuse loro rivolte, in nome della libertà di coscienza (es. il mancato servizio militare) e attaccando i crimina occulta (incesti, infanticidi, ecc.) pagani. Rispetto all Impero Tertulliano non si pone in maniera aggressiva, i cristiani sono leali e pregano per l imperatore (pur non venerandolo come una divinità), e l Impero è la forma stabilita da Dio in tutela della pace. o De testimonio animae (198/200) afferma che solamente un anima semplice può testimoniare Dio e raggiungerlo. o Nell orazione Ad Scapulam del 212 Tertulliano si rivolge al governatore dell Africa proconsolare che stava conducendo una campagna contro i cristiani ricordandogli che Dio avrebbe punito quanti perseguitano il Suo popolo. Le opere sulla dottrina cristiana vedono Tertulliano affermare l inconciliabilità con il Paganesimo. o Adversus Iudaeos scritta prima del 207 è un opera dottrinale polemica contro gli ebrei in cui si afferma che l Antico Testamento necessita di essere letto alla luce del Nuovo per essere compreso. o De Prescriptione haereticorum è un opera che indirizza contro i cristiani che contaminano la fede con false dottrine o scorrette interpretazioni della Bibbia: la cui lettura è affidata alla sola autorità della Chiesa. La prescriptio era un opera compilata dagli avvocati prima dei processi per evidenziare i vizi formali. Le ultime opere sono riguardanti la morale cristiana o Nel 197 scrisse l Ad Martyras, discorso indirizzato ai martiri per confortarli. Riprende il genere della consolatio ed afferma come il martirio sia una sorta di prova per la fede del Cristiano, per dimostrare la supremazia dell anima sul corpo, qui considerato come una prigione (tema antico del soma sema). o Nel De fuga in persecutione del 212 Tertulliano sostiene l eresia montanista e incoraggia i cristiani catturati a non fuggire anche se gli si presentasse la possibilità, ma ad accettare serenamente il martirio. o Il De corona tratta invece il tema del servizio militare, prendendo spunto dal caso di un soldato cristiano che si rifiutò di indossare la corona d alloro processionale e fu per questo martirizzato. Per Tertulliano, vicino in questo periodo al montanismo, il Servizio Militare era incompatibile con la dottrina cristiana. o Nel De spectaculis Tertulliano si scaglia contro la crudeltà degli spettacoli di gladiatori, condannando con essi però anche quelli teatrali. o Nel De cultu feminarum rifiuta il trucco e l abbigliamento femminile, ritenendo la donna inaua diaboli, porta del Diavolo, e dunque della tentazione. o Nel De Pallio Tertulliano espone i motivi per cui preferire il pallio greco alla toga romana, forse un opera allegorica in cui il pallio greco rappresenta la lingua dei Vangeli ed è da preferire dunque al culto pagano. Temi In Tertulliano si nota una forte intransigenza su qualsiasi argomento e una condanna nettissima della cultura pagana - cosa che non farà S. Agostino - trattando i non cristiani in maniera denigratoria e violenta. Questo atteggiamento di chiusura fu probabilmente causato dall esigenza di impedire un sincretismo tra la cultura cristiana e quella pagana per difendere l identità della Chiesa nascente. Del resto corse il rischio di chiudere una Chiesa che necessitava invece di relazionarsi con l istituzione imperiale. Si nota inoltre una paura della comunità, da cui il montanismo ed il tertullianismo, e l esigenza di sacrificare la propria persona per definirsi cristiano: nell ascetismo o nel martirio.

5 Stile Paradossalmente Tertulliano è un retore, cioè esperto di quell arte, la retorica, tipica della cultura classica e quindi pagana. Si giustifica però asserendo come essa possa essere uno strumento necessario alla diffusione della fede, ma questa rifunzionalizzazione è solamente formale poiché sostanziale ne è il cristianesimo. Il suo stile è asiano, il periodare è vario e barocco. Tertulliano incorre inoltre nel problema della Letteratura Cristiana degli inizi: conciliare uno stile dotto con l esigenza della diffusione. Mentre ai termini tecnici (teologici) del Cristianesimo assenti nella lingua latina sopperì importandoli dal greco. S. Agostino Vita Aurelio Agostino nacque a Tageste in Numidia figlio di Patrizio, pagano poi convertito, e di S. Monica, fervente cristiana, dispiaciuta per la situazione del figlio non ancora convertito cristiano. Agostino studiò retorica a Cartagine e l esse l Orthensius di Cicerone che gli istillò dei dubbi circa la vita: nell Orthensius Cicerone si interroga sull inconsistenza della vita mondana non illuminata dalla sapienza. Nel 373 Agostino, interessandosi di problemi profondi, approdò al manicheismo appassionandosi per l aspetto di ricerca della Verità e per la lotta tra Bene e Male presenti nell Universo e nell Uomo. Nel 374 lasciò Cartagine, dove conviveva con una donna, portando con sé il figlio Adeodato. Si recò a Roma nel 383 e l anno successivo ottenne una cattedra di retorica a Milano. Qui, affascinato dalla predicazione di Sant Ambrogio si avvicinò al Neoplatonismo (che proponeva una dottrina filotrinitaria nella credenza nell Uno-Intelletto-Anima) come filosofia ascetica, sino a convertirsi nel 386 al Cristianesimo. Decise di tornare in Africa, la madre morì mentre lui si imbarcava al porto di Ostia, in pace dopo la conversione del figlio. Dapprima asceta ad Icona, fu ad Ippona dove fu ordinato sacerdote da Valerio Massimo, il vescovo, che lo volle anni dopo come suo vescovo coadiutore. Morì ad Ippona nel 430. Opere minori S. Agostino scrisse un corpus molto vasto, tra le opere minori si menzionano: I Soliloquia, un opera vicina al neoplatonismo, in cui Agostino immagina un dialogo tra lui e la ragione sulla conoscenza di Dio e dell Anima. Vicina al Cristianesimo è la concezione della preghiera come un modo di entrare in contatto con Dio. Il De Gestae Pelagiae in cui Sant Agostino condanna l idea di Pelagio, monaco, che riteneva inutile il battesimo per la salvezza dell uomo e sufficienti le opere: il santo ribatte la necessità della Grazia. Il De Doctrina Christiana con cui S. Agostino fonda la semiologia: nella Sacra Scrittura bisogna andare oltre il significato letterale e stare attenti ai signa di Dio. Le Confessioni La sua opera più importante è però indubbiamente le Confessiones in 13 libri, i primi nove autobiografici, il decimo dedicato alla memoria e gli ultimi tre come commento alla Genesi. Alcuni critici accusano il testo di mancanza di uniformità, in realtà due elementi sono costanti: le citazioni bibliche e la ricerca di Dio, prima nella vita del santo, poi nella memoria e infine nella Creazione, trattata dal primo libro della Bibbia. Agostino giunge a comprendere ci come tutta la sua esistenza sia teocentrica e finalizzata al servizio di Dio. Il titolo confessio, dichiarazione, è derivato da confiteor traduzione del verbo greco ἐξομολογέι, dichiarare. Il termine ha una triplice valenza: confessio peccatorum; confessio fidei, pratica propria dei martiri dei secoli precedenti; confessio Dei nel senso di lode. È presente il genere autobiografico, di poco successo in ambito greco-romano, specie a Roma, se non in ambiente aristocratico per la ricerca delle origini nobili. Sarebbe stato raro del resto l atteggiamento che

6 assume Agostino, che da rilevanza anche alla sua infanzia alla ricerca dei signa Dei. Prima dell introspezione tipica della mistica cristiana si segnala un accenno di autobiografia in Marco Aurelio con il suo A se stesso. Quello che affascina di S. Agostino è la ricerca di Dio inconclusa sino alla morte, il dubbio e l umanità nel comprendere le debolezze proprie e altrui. Nel testo è centrale l amore: ama e fa ciò che vuoi afferma il santo. La struttura sintattica è basata sulla paratassi e si alternano parti liriche e contemplative tipiche della preghiera con altre narrative proprie del genere biografico. De Civitate Dei Il De civitate Dei in 21 libri è un opera apologetica composta tra il 413 e il 427, periodo che copre il sacco dei Goti a Roma. I Pagani incolparono i cristiani di aver causato, con l abbandono della religione romana, il sacco dell Urbe. S. Agostino risponde che le disgrazie son capitate anche durante il periodo in cui l Impero aveva il paganesimo per religione di Stato e lascia intendere che è invece la mancata conversione dei pagani a causare le sventure. Gli ultimi 12 libri sono sul pensiero cristiano: Agostino parla di due città, quella di Dio e quella dell Uomo, riprendendo il donatista Ticomio e cita altre città ideali pagane: Platone e Cicerone, e bibliche, Gerusalemme e l opposta Babilonia. Afferma che esiste una città terrestre, caratterizzata dall amor sui (l amore di sé) che scavalca l amor Dei, quest ultimo caratterizzante la città celeste. Alla contrapposizione tra queste città ideali aggiunge una demistificazione della storia di Roma, fondata sul fratricidio della vicenda di Romolo e Remo, e dell Impero che, caduco, è in piedi per volere provvidenziale di Dio perché si potesse diffondere universalmente il messaggio di Cristo e perché il Figlio potesse incarnarsi, morire e risorgere in un periodo di pace. Questa concezione verrà ripresa da Dante. L Impero è dunque accettato, con il servizio militare e il pagamento delle tasse, in funzione del piano di Dio. Va aggiunto che la città di Dio per Agostino non coincide pienamente con la Chiesa terrestre: non è la sola appartenenza ad essa a garantire la salvezza ma è necessario lo sforzo per far tendere l anima a Dio. Lo stile è argomentativo, ipotattico e la struttura del periodo armonica, sono presenti molte citazioni bibliche. Temi S. Agostino riteneva l uomo un pellegrino che vive nel tempo terreno percorrendo un cammino che ha per meta ultima Dio: non bisogna lasciarsi distrarre dalle cose terrene. A dar sollievo agli uomini buoni è l amicizia disinteressata, quella possibile per Seneca tra sapientes è per Agostino propria dei cristiani, innamorati anzitutto di Dio. Riflessione chiave in s. Agostino è poi quella sul tempo: esso è la dimensione tipica dell Uomo dopo la Caduta: solo Dio è eterno e immutabile, tutto il resto è nel tempo. Il tempo però non è oggettivo ma soggettivo poiché può essere colto e interpretato solo dalla coscienza. Questa concezione di tempo si differenzia da quella degli antichi per cui il tempo aveva valenza etica (Socrate), pericolosa (la vecchiaia in Mimnermo), o circolare come per gli storici. Il tempus è un extensio animae: l anima avverte il futuro come ciò che non è ancora, il passato come ciò che non è più e il presente come momento inafferrabile e mutevole tra questi due non-essere che scorre nel passato. Il tempo allora esiste solo nella coscienza umana che lo anticipa (futuro), e nell attesa vivono le cose che ancora non sono, lo vive (presente), prima che diventi passato, o lo rievoca (passato), pensando alle cose che vivono nel ricordo. Agostino parla allora di consapevolezza del presente, aspettativa del futuro e memoria del passato. Proprio la memoria è un altro tema caro a S. Agostino: la immagina come un palazzo mentale dove sono custodite le immagine di tutto ciò che si è vissuto con l esperienza, è il luogo dell incontro con Dio nel quale si possono leggere i signa della Sua presenza nella propria storia. Altro tema importante è quello dell interiorità, nello studiare i meccanismi psicologici Agostino supera tutti i suoi contemporanei: nell interiorità l uomo può sentire se non distratto la voce di Dio, Lo può cogliere

7 tramite un epifania, un illuminazione improvvisa, dopo essersi liberati di tutti i falsi beni. Tema centrale, come già detto, è quello dell Amore, una forza che non deve essere controllata, a differenza di quanto dicono gli stoici, poiché tiene unita la società: è l Amore verso Dio. Testo: la Conversione Il testo è una delle pagine più famose delle Confessiones (VIII, 12, 28-29) in cui Agostino narra la sua conversione. Anno 386, Agostino sta leggendo in un libro le lettere di S. Paolo con il suo amico e confidente Alipio, l inquietudine di un periodo giunge ad un punto tale da provocare in Agostino il bisogno di piangere, per questo si ritira per dar sfogo alle lacrime. Sente una cantilena che dice Prendi e leggi, prendi e leggi e si sente chiamato a prendere e leggere il primo passo del libro che sfogliava con Alipio: è un invito alla conversione che si realizza in S. Agostino. La conversione è un fenomeno sconociuto prima del cristianesimo poiché la religione era legata alla popolazione di appartenenza, un fatto pubblico e sociale, mentre alla sfera privata era riservata la conversione filosofica. Testo latino 28 Ubi vero a fundo arcano alta consideratio traxit et congessit totam miseriam meam in conspectu cordis mei, oborta est procella ingens ferens ingentem imbrem lacrimarum. et ut totum effunderem cum vocibus suis, surrexi ab Alypio (solitudo mihi ad negotium flendi aptior suggerebatur) et secessi remotius quam ut posset mihi onerosa esse etiam eius praesentia. sic tunc eram, et ille sensit: nescio quid enim, puto, dixeram in quo apparebat sonus vocis meae iam fletu gravidus, et sic surrexeram. mansit ergo ille ubi sedebamus nimie stupens. ego sub quadam fici arbore stravi me nescio quomodo, et dimisi habenas lacrimis, et proruperunt flumina oculorum meorum, acceptabile sacrificium tuum, et non quidem his verbis, sed in hac sententia multa dixi tibi: 'et tu, domine, usquequo? usquequo, domine, irasceris in finem? ne memor fueris iniquitatum nostrarum antiquarum.' sentiebam enim eis me teneri. iactabam voces miserabiles: 'quamdiu, quamdiu, ''cras et cras''? quare non modo? quare non hac hora finis turpitudinis meae?' 29 Dicebam haec et flebam amarissima contritione cordis mei. et ecce audio vocem de vicina domo cum cantu dicentis et crebro repetentis, quasi pueri an puellae, nescio: 'tolle lege, tolle lege.' statimque mutato vultu intentissimus cogitare coepi utrumnam solerent pueri in aliquo genere ludendi cantitare tale aliquid. nec occurrebat omnino Traduzione Quando però una profonda considerazione fece emergere dal fondo segreto dell Anima e radunò tutta la mia miseria alla presenza del mio cuore 1, sono una grande tempesta 2 che porò una grande pioggia di lacrime e per farla scaricare tutta co i suoi lamenti alzandomi mi allontanai da Alipio (la solitudine mi si prestava più adatta al bisogno di piangere) e mi appartai più lontano di quanto potesse essere a me fastidiosa anche la presenza di quello. Così allora mi sentivo e quello capì: non so infatti che cosa, penso, avevo detto in cui il suono della mia voce appariva già pieno di pianto e così mi ero alzato. Allora quello rimase dove sedevamo profondamente meravigliato, io mi gettai a terra sotto un albero di fico, non so in che modo, e lasciai andare la briglia alle lacrime e dilagarono i fiumi dei miei occhi sacrificio gradito a te 3, e non certamente con queste parole ma con questo significato Ti dissi molte parole: «E Tu o Signore, fino a quando? Fino a quando, o Signore, si protrarrà la Tua ira? Non serbare memoria delle nostre antiche malvagità». Sentivo infatti che io ero posseduto da quelle, emettevo voci disperate: «Per quanto tempo, per quanto tempo, domani e domani? Perché non ora? Perché non adesso la fine della mia turpitudine?» Dicevo queste cose e piangevo con una dolorosissima contrizione del mio cuore. Ed ecco ascolto la voce da una casa vicina di uno che diceva cantando e ripeteva continuamente, come di un bambino o di una bambina, non so: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Subito cambiata l espressione del volto, concentrato iniziai a pensare semmai i bambini fossero solii 1 Espressione di eco biblico. 2 Come la seguente pioggia e più avanti fiumi è una metafora. 3 Sul pentimento come sacrificio cfr. Sal 51, 21.

8 audisse me uspiam, repressoque impetu lacrimarum surrexi, nihil aliud interpretans divinitus mihi iuberi nisi ut aperirem codicem et legerem quod primum caput invenissem. audieram enim de Antonio quod ex evangelica lectione cui forte supervenerat admonitus fuerit, tamquam sibi diceretur quod legebatur: 'vade, vende omnia quae habes, et da pauperibus et habebis thesaurum in caelis; et veni, sequere me,' et tali oraculo confestim ad te esse conversum. itaque concitus redii in eum locum ubi sedebat Alypius: ibi enim posueram codicem apostoli cum inde surrexeram. arripui, aperui, et legi in silentio capitulum quo primum coniecti sunt oculi mei: 'non in comessationibus et ebrietatibus, non in cubilibus et impudicitiis, non in contentione et aemulatione, sed induite dominum Iesum Christum et carnis providentiam ne feceritis in concupiscentiis.' nec ultra volui legere nec opus erat. statim quippe cum fine huiusce sententiae quasi luce securitatis infusa cordi meo omnes dubitationis tenebrae diffugerunt canticchiare qualcosa di simile in qualche tipo di gioco. Non mi venne affatto in mente di averla udita da qualche parte. Represso il desiderio di piangere mi alzai interpretando che mi veniva indicato dalla Divinità di aprire il libro 4 e di leggere il primo capoverso che avessi trovato. Avevo udito infatti su S. Antonio che era stato ammonito da una lettura evangelica alla quale si era trovato per caso presente, come se quello che veniva letto fosse detto a lui: «Va, vendi tutto ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; vieni e seguimi», e grazie a questo oracolo 5 immediatamente si è convertito a Te. Così in fretta ritornai in quel luogo dove sedeva Alipio: lì infatti avevo posto il libro dell Apostolo 6 quando mi ero alzato di lì, lo presi, lo aprì e lessi in silenzio 7 il capoverso sul quale dapprima caddero i miei occhi: «Non vivete tra banchetti e ubriachezza, né nella impudicizia dei letti, né nella rivalità, né nell invidia, ma indossate il Signore Gesù Cristo e non prendetevi cura del corpo nei desideri sensuali» 8. Non volli leggere di più né era necessario, subito con la fine di questa frase, come se vi si fosse accesa nel mio cuore la luce della certezza si dissolsero le tenebre del dubbio. Realizzato da Paolo Franchi il 09/06/2016, 5 BC A.S. 2015/2016. Traduzione e appunti dalle spiegazioni della prof.ssa Angela Preziosi. AMDG 4 Il codex è il libro come lo conosciamo oggi, con fogli in successione rilegati su un lato, che all epoca di S. Agostino si andava imponendo sul rotolo di papiro avvolto intorno ad un bastone. 5 Oracolo nel senso di messaggio rivolto personalmente ad Antonio. 6 S. Paolo è l Apostolo per eccellenza per l impegno nel convertire i Gentili. 7 Nell antichità si era soliti leggere ad alta voce o, per le famiglie agiate, far leggere ad uno schiavo istruito. 8 Passo tratto da 1Rm 13,13-14.

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