Quadro Comunitario di Sostegno per le Regioni Italiane dell Obiettivo Programma Operativo Nazionale per la Pesca

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1 Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio Direzione per lo Sviluppo Sostenibile Autorità Ambientale per i Fondi Strutturali Quadro Comunitario di Sostegno per le Regioni Italiane dell Obiettivo Programma Operativo Nazionale per la Pesca Nuova Stesura della Valutazione ex ante ambientale Roma, aprile 2003

2 Indice Indice (*) INDICE (*)...1 PREMESSA ANALISI DELLA SITUAZIONE AMBIENTALE DI RIFERIMENTO LA FLOTTA PESCHERECCIA IL PRELIEVO DI RISORSE BIOLOGICHE STATO DELLE RISORSE BIOLOGICHE MARINE QUALITÀ DELL AMBIENTE MARINO Qualità delle acque marino costiere Stato di conservazione delle praterie di Posidonia TUTELA DELLE RISORSE MARINE: GESTIONE DELLA FASCIA COSTIERA...30 PRINCIPALI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI EFFETTI ATTESI E DISPOSIZIONI AMBIENTALI SOTTOASSE 1 ADEGUAMENTO DELLO SFORZO DI PESCA SOTTOASSE 2 RINNOVO E AMMODERNAMENTO DELLA FLOTTA ASSE 5 ASSISTENZA TECNICA...40 SCHEDE - EFFETTI AMBIENTALI ATTESI E DISPOSIZIONI PER L INTEGRAZIONE DELLA DIMENSIONE AMBIENTAL E DEGLI INTERVENTI...41 Misura 1.1 Demolizione...41 Misura 1.3 Società miste...42 Misura 2.1 Costruzione di nuove navi...43 Misura 2.2 Ammodernamento di navi esistenti...45 Misura 5.1 Assistenza tecnica...47 ALLEGATO I - Tabelle statistiche e grafici 48 ALLEGATO II Stato di attuazione della normativa ambientale 65 (*) Il documento è stato predisposto dalla Task Force Progetto Operativo Ambiente del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio. Il documento è a cura di Patrizia Pucci, in coordinamento con Federico Falcitelli (responsabile del Gruppo di Lavoro Metodologie e valutazione ex-ante ). In particolare, Eleonora Bianchi (Gruppo di Lavoro Metodologie e valutazione ex ante ) ha curato l impostazione e la stesura della Premessa e del Capitolo 1. Patrizia Pucci ha curato il Capitolo 2. Marcella Pennetta ha curato l Allegato II. PON Pesca

3 Premessa Premessa La Valutazione Ex-Ante Ambientale (di seguito VEA) è una procedura tecnica necessaria a supportare le scelte di sviluppo sostenibile presenti nei Programmi e nei Complementi di Programmazione (di seguito CdP) dei quali è parte integrante, secondo quanto prescritto dall art. 41 del Regolamento CE n. 1260/1999. La Commissione Europea ha giudicato non completamente soddisfacente la prima stesura della VEA allegata al Programma Operativo Nazionale (di seguito PON) della Pesca, ed ha fissato la data del quale termine ultimo entro il quale predisporre una nuova e più completa stesura della VEA, integrata con indicatori pertinenti. 1 La metodologia è stata definita dalla Commissione con specifici documenti tecnici 2 e ripresa a livello nazionale dal Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio, in particolare attraverso la predisposizione dei documenti Indirizzi tecnici e metodologici per la valutazione ambientale dei Programmi Operativi e Integrazione della Valutazione Ex-Ante Ambientale entro il : indirizzi per la stesura della nuova versione del documento (luglio 2002) 3. Obiettivo della VEA è quello di integrare l aspetto ambientale negli interventi previsti dai Programmi valutandone la rispondenza con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, la potenziale incidenza sulla qualità dell ambiente e lo stato di attuazione della normativa in materia ambientale. Nel presente documento tale processo di valutazione è effettuato a partire dall analisi dettagliata della situazione ambientale dell area territoriale interessata, ovvero le Regioni italiane dell Obiettivo 1, oggetto degli interventi previsti dal PON Pesca, evidenziando in particolare: le pressioni ambientali più rilevanti riconducibili (direttamente/indirettamente) agli interventi stabiliti dal programma; le iniziative/azioni che dovrebbero essere intraprese al fine di eliminare ovvero mitigare le pressioni ambientali potenzialmente prodotte dall attuazione degli interventi del PON. Le informazioni contenute nella VEA risulteranno, tra l altro, funzionali e strumentali alla valutazione intermedia, prevista per il 2003, nonché alla valutazione finale del programma, rispetto a quanto e come il programma, nel raggiungimento degli obiettivi prefissati, ha perseguito e garantito uno sviluppo sostenibile del territorio coinvolto. 1 Quadro Comunitario di Sostegno per le Regioni italiane dell Obiettivo Documento di lavoro 1 Commissione Europea Vademecum per i piani e i documenti di programmazione dei Fondi Strutturali. Documento di lavoro 2, Commissione Europea DG XVI Valutazione ex-ante degli interventi dei Fondi Strutturali. Commissione Europea, DG XI Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali dell Unione Europea. 3 Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio Valutazione ex-ante ambientale, note di commento per la predisposizione. Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio, GdL 2 Indirizzi tecnici e metodologici per la valutazione ambientale dei Programmi Operativi Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio Linee guida VAS dei Fondi Strutturali per Assi del QCS. Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio Integrazione della Valutazione Ex-Ante Ambientale entro il : indirizzi per la stesura della nuova versione del documento, luglio PON Pesca

4 Premessa Il primo passo per la stesura del presente documento è consistito nell individuazione e nel popolamento di indicatori di contesto per le Regioni Obiettivo 1 necessari alla descrizione dello stato dell ambiente e relativi alle componenti ambientali interessate dagli effetti attesi dall attuazione degli interventi previsti dal PON. I dati reperiti sono riferiti all inizio della programmazione e, in alcuni casi, aggiornati a periodi successivi, laddove tale aggiornamento risultava di supporto ad un analisi più esaustiva della situazione ambientale. L esposizione dei dati di cui sopra viene effettuata nel Capitolo 1 Analisi della situazione di riferimento, a partire dalla descrizione dell attività antropica e delle pressioni sull ambiente da essa originate, ovvero la flotta peschereccia e il prelievo di risorse ittiche, per poi analizzare lo stato degli stock ittici e degli ecosistemi marini, sia dal punto di vista biologico che di qualità chimicofisica. Relativamente a ciascun aspetto ambientale viene trattato l argomento I dati a disposizione fornendo indicazioni di sintesi circa la disponibilità dei dati e le fonti utilizzate nel documento. Vengono quindi analizzate quelle risposte di governo attuate per fronteggiare gli impatti delle attività umane sull ambiente considerato, consistenti principalmente in forme di tutela di ecosistemi marini e di risorse alieutiche, ovvero le aree marine protette, le zone di tutela biologica e i provvedimenti di fermo biologico. La disamina delle analisi di cui sopra è funzionale alla determinazione degli effetti attesi del programma nonché all individuazione delle disposizioni atte alla mitigazione degli impatti, descritti in generale nel Capitolo 2 Effetti attesi e disposizioni ambientali. Tali effetti (positivi e negativi) vengono specificati per ogni singola misura attraverso una serie di tabelle, con indicazione dei settori ambientali sui quali gli interventi programmati avranno maggiore impatto. Infine, vengono proposte ulteriori disposizioni utili ad una maggiore integrazione della componente ambientale nel PON e indicatori ambientali di programma, che, in base all analisi, si ritiene opportuno prendere in considerazione al fine di monitorare gli effetti sull ambiente dell attuazione delle diverse tipologie di azioni. Seguono in allegato il quadro giuridico di riferimento della normativa comunitaria e nazionale relativo al settore della pesca e le tabelle i cui dati sono commentati nel testo. PON Pesca

5 1. ANALISI DELLA SITUAZIONE AMBIENTALE DI RIFERIMENTO 1.1. La flotta peschereccia I dati a disposizione I dati necessari alla descrizione dell entità e delle caratteristiche delle imbarcazioni da pesca nelle Regioni Obiettivo 1 sono stati in parte forniti dall Istituto Ricerche Economiche per la Pesca e l'acquacoltura (IREPA) e dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, e in parte tratti dal VI piano triennale della pesca e dell'acquicoltura " (G.U. n. 172 del 25 luglio 2000). I dati si riferiscono alle componenti principali dello sforzo di pesca: il numero dei battelli, la stazza (Tonnellate di Stazza Lorda, TSL), la potenza (KW) e la lunghezza delle imbarcazioni, il numero di giorni di pesca. I dati sono suddivisi per sistemi di pesca e relativi agli anni , ma sono mancanti quelli riguardanti il Molise e la Basilicata. Il Molise ha come unico approdo peschereccio il porto di Termoli, e i dati relativi all attività di questo comparto vengono generalmente accorpati, nella rilevazione dei dati dell IREPA, a quelli dell Abruzzo. L attività di pesca in Basilicata è poco significativa e riferibile all unico porto tirrenico di Maratea, i cui dati sono anche in questo caso aggregati a quelli delle Regioni limitrofe, Campania o Calabria. Pertanto, nel calcolo dei totali vengono incluse tutte le Regioni tranne il Molise; la valutazione che ne deriva è quindi da considerarsi come indicativa della situazione delle Regioni Obiettivo 1, anche se non del tutto esaustiva. Dal VI Piano Triennale sono stati reperiti i dati relativi alla classi dimensionali e all età della flotta riferiti al 1998, in questo caso disponibili a livello disaggregato anche per la Regione Molise. La situazione nelle Regioni Obiettivo 1 La fauna ittica costituisce una risorsa naturale, rinnovabile e mobile, che fa parte del patrimonio comune degli Stati. La sovraccapacità delle flotte pescherecce rispetto alle risorse disponibili è all origine di numerosi problemi che interessano attualmente il settore della pesca, primo tra tutti lo sfruttamento eccessivo degli stock ittici. Tale eccesso riduce la capacità di ciascun peschereccio di rimanere redditizio, il che a sua volta limita la possibilità di sostenere i costi di ammodernamento necessari al mantenimento della competitività. Una delle principali priorità dell Unione Europea consiste nell aiutare il settore della pesca a trovare un equilibrio ecologicamente sostenibile ed economicamente redditizio, attraverso politiche di pianificazione specifiche intraprese già da diversi anni. Il ridimensionamento della flotta italiana volto al raggiungimento del valore dello sforzo di pesca fissato dalla UE, previsto, prima, dai Programmi di Orientamento Pluriennali (POP III) e (POP IV), e poi dalla programmazione comunitaria , ed estrinsecatosi nei Programmi Operativi Nazionali (PON) e nei PON Pesca

6 Programmi Operativi Regionali (POR), va inquadrato proprio nella necessità di raggiungere un equilibrio duraturo tra capacità di pesca e disponibilità di risorse ittiche. L esame dell andamento dello sforzo di pesca permette di analizzare i risultati conseguiti nell ambito della politica di riduzione della flotta e delle misure di razionalizzazione delle attività pescherecce. Lo sforzo di pesca viene calcolato come prodotto della capacità di pesca del complesso della flotta (a sua volta misurata come prodotto della stazza e della potenza motrice del totale dei natanti) per i giorni trascorsi in mare 4 ; tutti questi parametri sono riportati in Tabella 1 per le Regioni Obiettivo 1 dal 1996 al L andamento dello sforzo di pesca, calcolato sulla base dei dati riportati nella Tabella 1, è indicatore della capacità della flotta di prelevare risorse dal mare, quindi della pressione esercitata sulle risorse alieutiche. Dal 1996 al 1999 lo sforzo di pesca nelle Regioni Obiettivo 1 appare incrementato (Figura 1), e la diminuzione registrata nel 2000 non risulta ancora centrare gli obiettivi parziali definiti nel POP IV per i segmenti interessati (Complemento di Programmazione PON Pesca, febbraio 2001). Tabella 1. Andamento delle principali componenti dello sforzo di pesca della flotta peschereccia delle Regioni Obiettivo 1, anni Anno N. natanti TSL (t) KW Giorni (n.) Fonte: Istituto Ricerche Economiche per la Pesca e l'acquacoltura, IREPA Figura 1. Andamento dello sforzo di pesca della flotta peschereccia Regioni Ob. 1, anni sforzo di pesca Fonte: Istituto Ricerche Economiche per la Pesca e l'acquacoltura, IREPA 4 La politica comune della pesca DG XIV CE, 1998, ( PON Pesca

7 I valori delle componenti dello sforzo di pesca e le percentuali rispetto ai dati nazionali, riportati in Tabella 2, evidenziano che nell anno 2000 nelle Regioni Obiettivo 1 è presente oltre il 59,3% dei battelli da pesca italiani, rappresentanti il 61,6% del tonnellaggio complessivo. Le flotte siciliane e pugliesi costituiscono il 36,4% di quella nazionale (corrispondente al 46,4% del tonnellaggio della flotta italiana), mentre nelle altre Regioni è presente una concentrazione di battelli in tutti i casi inferiore al 10%. In particolare, la consistenza della flotta da pesca siciliana rappresenta quasi un quarto di quella nazionale in termini di numero di battelli e un terzo per quanto riguarda le tonnellate di stazza lorda. Tabella 2. Valori delle principali componenti dello sforzo di pesca per Regione, anno 2000 Regioni N. natanti TSL (t) Potenza (Kw) N. giorni LFT (m) Campania ,6% ,7% ,0% ,1% ,2% Sardegna ,1% ,1% ,8% ,0% ,4% Calabria ,2% ,5% ,2% ,7% ,3% Sicilia ,5% ,7% ,3% ,6% ,6% Puglia ,9% ,7% ,5% ,4% ,3% Totale Regioni Obiettivo ,3% ,6% ,8% ,9% ,8% Italia ,0% ,0% ,0% ,0% ,0% Fonte: Istituto Ricerche Economiche per la Pesca e l'acquacoltura, IREPA La consistenza della flotta delle Regioni Obiettivo 1 ha avuto un incremento dal 1996 al 1998, sia per numero di imbarcazioni, che per tonnellate di stazza lorda (TSL) e forza motrice (KW); successivamente si è registrato un lieve decremento dal 1998 al 2000, passando dai circa battelli ( TSL) a battelli ( TSL) (Tabella 1), in linea con l andamento del numero dei pescherecci a livello nazionale (Figura I.1 e I.2 in Allegato I). Durante il lavoro di revisione dell Archivio Licenze di Pesca, avviata in collaborazione con i servizi della Commissione Europea, dopo l approvazione del POP IV, sono stati inseriti circa battelli di piccole dimensioni operanti con motore fuori bordo inferiore a 25 KW precedentemente non presenti negli archivi, anche se in possesso di licenza di pesca ( VI piano triennale della pesca e dell'acquicoltura ). L aumento dello sforzo di pesca tra il 1997 e il 1998, evidente in Figura 1, potrebbe essere determinato dalla suddetta riorganizzazione, che ha modificato numericamente la consistenza della flotta. Ad ogni modo, ciò impedisce una corretta valutazione degli effetti delle politiche nazionali volte alla riduzione del numero dei pescherecci e dello sforzo di pesca, intraprese già dagli anni precedenti. La flotta viene suddivisa, in funzione del tipo di licenza di pesca, in vari segmenti: la pesca a strascico, la circuizione, la piccola pesca artigianale, le draghe e i pescherecci polivalenti. Peculiarità della flotta italiana, ed in particolare dell area Obiettivo 1, è la connotazione produttiva prettamente artigianale, che si evince da diverse caratteristiche, quali: PON Pesca

8 la ridotta dimensione media (Tabella 3) delle imbarcazioni (oltre l 85% è inferiore alle 10 tonnellate, e il tonnellaggio medio dei battelli è pari a 11,7 t); l elevata concentrazione della flotta nei segmenti della piccola e piccolissima pesca costiera (Tabella 4); l età media della flotta piuttosto alta (Tabella 6); la considerevole frammentazione dei punti di sbarco e di vendita del pescato lungo i litorali nazionali (Figura I.3 in Allegato I). Tabella 3. Distribuzione della flotta per classi dimensionali e per Regioni dell Obiettivo 1, anno 1998 Regioni Classi di TSL 0-5,99 6-9, , >100 N. N. N. N. N. Campania Sardegna Calabria Sicilia Puglia Molise Totale Regioni Obiettivo ITALIA Fonte: VI piano triennale della pesca e dell'acquicoltura " La tecnica a strascico, pur essendo utilizzata da circa il 13,7% (Tabella 4) dei pescherecci rappresenta oltre la metà del tonnellaggio lordo totale (Tabella 5 e Figura 2), quindi è utilizzata dai battelli aventi le dimensioni maggiori. Il numero di imbarcazioni che praticano la pesca a strascico risulta lievemente in aumento dal 1996 al 2000 in tutte le Regioni Obiettivo 1, ad eccezione della Puglia. Tale aumento risulta particolarmente consistente in Sicilia, dove si è passati da 433 a 661 unità tra il 1999 e il 2000 (Figura I.4 in Allegato I). Il motivo di tale incremento potrebbe essere anche in questo caso la revisione degli archivi precedentemente descritta. Le imbarcazione dedite alla piccola pesca sono per definizione battelli di lunghezza inferiore ai 12 metri, e di conseguente basso tonnellaggio. Il fatto che nelle Regioni dell Obiettivo 1 esse ammontino complessivamente a TSL (solo il 17% delle TSL totale), per un totale di oltre pescherecci, rende l idea del peso economico e sociale di questo sistema di pesca nelle aree considerate (cfr. Tabelle 4 e 5 e Figura 2). Il numero di imbarcazioni per la piccola pesca ha raggiunto in tutte le Regioni del Mezzogiorno il valore massimo nel 1998, rimasto successivamente per lo più stabile (Figura I.5 in Allegato I). PON Pesca

9 Tabella 4. Numero dei battelli per sistema di pesca per Regioni dell'obiettivo 1, anno 2000 Sistemi di pesca Campania Sardegna Calabria Sicilia Puglia N. totale battelli per sistema di pesca Regioni Obiettivo 1 % di sistemi di pesca utilizzati Strascico % Volante Circuizione % Draghe Piccola pesca % Polivalenti % N. battelli totale per Regione % Fonte: Istituto Ricerche Economiche per la Pesca e l'acquacoltura, IREPA Tabella 5. TSL per sistema di pesca per Regioni dell'obiettivo 1, anno 2000 Sistemi di pesca Campania Sardegna Calabria Sicilia Puglia TSL Totale per sistema di pesca Regioni Obiettivo 1 Strascico Volante Circuizione Draghe Piccola pesca Polivalenti TSL Totale per Regione Fonte: Istituto Ricerche Economiche per la Pesca e l'acquacoltura, IREPA L artigianalità è strettamente correlata con l esistenza di una molteplicità di tecniche di pesca e realtà produttive che discendono dall adattamento alle caratteristiche ambientali, dalla disponibilità e consistenza delle risorse biologiche, dalla morfologia dei fondali di una determinata area. Tali elementi, da un lato, rappresentano un punto di debolezza della struttura produttiva della pesca, in quanto eccessivamente dipendente dalle condizioni ambientali; da un altro punto di vista, invece, la flessibilità delle strutture produttive è fondamentale per la sopravvivenza delle unità produttive in quanto permette di adeguarsi rapidamente alle mutate condizioni biologiche e gestionali. L andamento del numero delle imbarcazioni dotate di sistemi di pesca polivalenti, presenta nel 2000, ad eccezione che per la Sardegna, il valore più basso registrato dal 1996; in particolare in Sicilia il loro numero ha visto una notevole diminuzione a partire dal 1997 (Figura I.6 in Allegato I). PON Pesca

10 Figura 2. TSL rispetto ai vari sistemi di pesca utilizzati nelle Regioni dell'obiettivo 1, anno 2000 Polivalenti 22% Strascico Piccola pesca 17% Draghe 1% Circuizione 8% Volante 1% Strascico 51% Volante Circuizione Draghe Piccola pesca Polivalenti Fonte: Istituto Ricerche Economiche per la Pesca e l'acquacoltura, IREPA L elevata età media dei natanti (pari a 23 anni) è indice del basso grado di rinnovamento del capitale che caratterizza il settore: col passare del tempo si registra una perdita di efficienza delle imbarcazioni che si traduce in una progressiva riduzione di efficienza della flotta. La percentuale di natanti con età inferiore ai 10 anni è nel complesso modesta e corrisponde a circa il 16% dei battelli e al 17% del tonnellaggio totale, mentre i battelli con un età maggiore di 20 anni rappresentano il 55% dei natanti complessivi (Tabella 6). In relazione al tipo di pesca, è la classe degli strascicanti a presentare un maggior grado di vetustà: il 65% di queste imbarcazioni, infatti, supera i vent anni. I natanti più moderni, invece, sono quelli che operano con draghe e circuizione. L età media in questo caso è pari a 16 anni. La flotta più recente è quella localizzata nel basso Adriatico; infatti, all incirca il 54% dei battelli pugliesi presenta una età media inferiore ai 20 anni; nel Molise circa il 28% dei battelli è stato costruito da meno di 10 anni. Le flotte che, al contrario, esprimono il maggior grado di invecchiamento sono quella siciliana e quella sarda (rispettivamente il 59% e il 57% delle imbarcazioni di queste Regioni ha un età superiore ai 20 anni) ( VI piano triennale della pesca e dell'acquicoltura "). PON Pesca

11 Tabella 6. Distribuzione della flotta per classi di età (anni) e per Regioni dell Obiettivo 1, anno 1998 Regioni <10 da 11 a 20 da 21 a 30 >30 Totale N. N. N. N. N. Campania Sardegna Calabria Sicilia Puglia Molise Totale Regioni Obiettivo Italia Fonte: VI piano triennale della pesca e dell'acquicoltura " La vetustà e l'artigianalità della flotta da pesca delle Regioni Obiettivo 1 è indice in generale della carenza di dinamicità imprenditoriale e della mancanza di condizioni di sfruttamento redditizie che caratterizza questo settore. La bassa efficienza gestionale ed operativa delle unità produttive determina elevati costi per unità di prodotto e risultati reddituali insoddisfacenti, che hanno come conseguenza l insenilimento degli operatori del settore. L'età in cui viene presa la decisione di investire nell'acquisto di una imbarcazione è stata stimata, da un'indagine condotta ad hoc, intorno ai 38 anni. Questo implica che la decisione di lavorare nel settore della pesca non risponde ad una scelta libera ma è conseguente alla difficoltà di trovare impieghi in altri settori dell'economia ritenuti più interessanti. PON Pesca

12 1.2. Il prelievo di risorse biologiche I dati a disposizione I dati delle catture nei compartimenti marittimi delle Regioni Obiettivo 1 sono stati forniti dall Istituto Ricerche Economiche per la Pesca e l'acquacoltura (IREPA), e si riferiscono alle principali specie pescate per sistema di pesca utilizzato, relativamente agli anni Anche in questo caso sono mancanti i dati riguardanti il Molise e la Basilicata, per i motivi già trattati nel paragrafo 1.1. I dati relativi alla produzione complessiva della pesca per Regione e per specie sono tratti dalla pubblicazione dell Istat Statistiche sulla pesca e la zootecnia 1999, e riguardano il prodotto ittico sbarcato dalla flotta italiana relativo alla pesca effettuata nel Mediterraneo. Tali dati derivano dalle segnalazioni mensili degli Enti interessati alle rilevazioni (Cooperative di pescatori, mercati ittici costieri, Capitanerie di Porto e Uffici dipendenti). La situazione nelle Regioni Obiettivo 1 Nei quattro Stati membri del Mediterraneo (Francia, Grecia, Italia e Spagna) la filiera pesca dà lavoro a circa pescatori (40% di tutti i pescatori comunitari) su pescherecci (quasi la metà dei pescherecci comunitari). Le catture totali annue ammontano ad oltre un milione di tonnellate, pari a quasi il 15% del volume della produzione comunitaria ( La politica comune della Pesca (PCP) 5, CE 1998). Nel considerare la pressione esercitata dal prelievo delle risorse alieutiche non può essere trascurata l organizzazione gestionale esistente nel Mediterraneo, sul cui bacino si affacciano 20 paesi, di cui solo quattro appartenenti alla Comunità Europea. Di conseguenza, è da tenere presente che sugli stessi stock ittici insistono flotte di diversa nazionalità e che solo per quelle europee sono applicate regole che hanno carattere cogente, mentre la gran parte delle flotte che pescano nelle aree mediterranee non sono tenute al rispetto delle stesse obbligazioni. Oltre alle flotte dei Paesi rivieraschi, operano nel Mediterraneo navi provenienti dall esterno, ed in particolare dai paesi asiatici (Giappone, Corea, ecc.), che esercitano nelle acque internazionali del bacino uno sforzo di pesca non indifferente, soprattutto se si considera la loro dimensione e l impatto che esse provocano sugli stock, in particolare quelli dei grandi pelagici. La piattaforma continentale assai stretta del Mediterraneo ha condizionato la natura della pesca nella regione. Le attività di pesca si svolgono prevalentemente nella fascia litoranea e sono praticate da numerose navi di piccole dimensioni. Alcune specie altamente migratrici come il tonno vengono pescate anche in alto mare. La maggior parte della produzione si concentra sulle specie 5 PON Pesca

13 ittiche, seguite da molluschi e crostacei (Figura 3). Le specie ittiche maggiormente pescate sono il cosiddetto pesce azzurro (alice, sardina, sgombro), la triglia, il merluzzo, il tonno rosso, il tonno bianco e il pesce spada (Tabella I.1 in Allegato I). Tra i molluschi, i polpi, le seppie e le vongole, tra i crostacei i gamberi bianchi, i gamberi rossi e gli scampi (Statistiche sulla pesca e la zootecnia - Istat, 1999). Figura 3. Ripartizione delle catture per gruppi di specie nelle Regioni Obiettivo 1, anno 1999 Crostacei 10% Alici, sarde, sgombri 17% Altri molluschi 17% Tonni 6% Calamari, polpi, seppie 10% Altri pesci 40% Fonte: Statistiche sulla pesca e la zootecnia - ISTAT, 1999 La distribuzione geografica della produzione risulta fortemente concentrata nei litorali siciliani e pugliesi, dove, rispetto alle Regioni Obiettivo 1, nel 1999 è stato pescato oltre il 70% delle principali specie economicamente rilevanti, ovvero circa un quarto del pescato nazionale (Tabella 7). Le differenziazioni delle quantità di pescato nei diversi litorali ed effettuati tramite i diversi sistemi di pesca è da imputarsi anche alla normativa nazionale che, recependo le Direttive comunitarie, limita di anno in anno la pesca attraverso il fermo biologico per determinati periodi e in determinate aree. Tabella 7. Ripartizione delle catture delle principali specie pescate per sistemi di pesca e Regioni, tonnellate, anno 1999 Regione Strascico Volante Circuizione Draghe Piccola pesca Polivalenti Totale % regionale sul totale del pescato Campania ,6% Sardegna ,4% Calabria ,3% Sicilia ,7% Puglia ,9% Totale Regioni Obiettivo ,0% Fonte: Istituto Ricerche Economiche per la Pesca e l'acquacoltura, IREPA PON Pesca

14 Secondo le rilevazioni dell IREPA, l andamento delle catture di pesci (Figura I.7 in Allegato I), così come quelle medie giornaliere, hanno subito una riduzione dal 1998 al 2000, particolarmente accentuata in Sicilia e Puglia. In alcuni periodi la causa della ridotta attività dei battelli che operano nelle acque del Tirreno centro-meridionale e nell Adriatico è consistita nella presenza di aggregati mucillaginosi; la mucillagine, ostruendo reti e motori e provocando danni alle attrezzature, in alcuni casi ha ostacolato l'attività di pesca. Dal grafico relativo all andamento dal 1996 al 2000 della produzione ittica nelle Regioni Obiettivo 1 con riferimento ai principali sistemi di pesca (Figura 4) è possibile rilevare come la produzione del pescato segua l andamento del numero di pescherecci già esaminata nel paragrafo 1.1. Figura 4. Andamento catture per i principali sistemi di pesca nelle Regioni dell'obiettivo 1, anni Tonnellate Strascico Piccola pesca Polivalenti Circuizione Fonte: Istituto Ricerche Economiche per la Pesca e l'acquacoltura, IREPA Appare evidente il decremento costante delle catture effettuate da battelli che utilizzano sistemi polivalenti, mentre risulta per lo più stabile il prelievo ittico ad opera delle imbarcazioni di piccola pesca e con sistemi a strascico. Nel 1999 l ammontare delle catture compiute con queste due tecniche di pesca presenta valori simili (rispettivamente a e tonnellate, vedi Tabella 7), ma è da osservare il fatto che i pescherecci di piccola pesca rappresentino il 69,5% del totale, a fronte del 13,7% di battelli che pescano a strascico (cfr. Tabella 4). La pesca a strascico, che rappresenta il 13.7% del totale dei battelli (cfr. Tabella 4) e oltre la metà del tonnellaggio (cfr. Tabella 5), svolge un ruolo di primaria importanza per il settore, particolarmente nei compartimenti siciliani e pugliesi dove si concentra il maggior numero di battelli che praticano questa tecnica. Un adeguato monitoraggio e controllo su questo particolare sistema di pesca è essenziale, dato che il suo impatto sull ambiente marino può risultare particolarmente sensibile nei casi in cui questo sistema di pesca viene adottato da imbarcazioni illegali e non soggette a controllo. PON Pesca

15 Rientrando tra i metodi di pesca non selettivi, lo strascico può infatti contribuire al depauperamento indiretto delle risorse sfruttabili dalla piccola pesca. La pressione delle attività alieutiche sulle specie e sugli habitat marini viene esercitata anche attraverso effetti indiretti, quali ad esempio le catture involontarie di individui di specie non bersaglio, che restano impigliati nelle reti o sono catturati da reti da traino, lenze o nasse. Tali catture possono modificare l entità di popolazioni di specie diverse, spesso protette, come le tartarughe marine, i cetacei, gli uccelli marini, o gli invertebrati bentonici. 6 In qualsiasi attività di pesca accade generalmente che una parte delle catture, non potendo essere commercializzata o tenuta a bordo, venga rigettata in mare. Per molte specie il tasso di sopravvivenza dopo il rigetto in mare è assai scarso o addirittura nullo. Se è vero che i rigetti possono costituire una fonte di nutrimento per alcune specie, essi rappresentano tuttavia una perdita sia per l'ecosistema marino che per l'economia del settore della pesca. Le conseguenze ecologiche sono particolarmente gravose quando si tratta di specie vulnerabili e il danno economico è rilevante se i rigetti sono costituiti da giovani individui di specie economicamente pregiate. L incremento delle dimensioni di base delle maglie e la maggiore selettività delle reti (esclusivamente in funzione delle specie considerate) previsti dai Regolamenti comunitari 7 dovrebbero comportare una forte riduzione dei rigetti in mare di pesci e di altri organismi involontariamente catturati. 8 Un cenno a parte deve essere fatto per le cosiddette pesche speciali, che, sebbene non rivestano un ruolo produttivo e remunerativo fondamentale nel settore peschereccio nazionale, a livello locale possono assumere un importanza vitale per i notevoli risvolti sociali, economici e occupazionali. Si tratta di attività di antica tradizione, in grado di coinvolgere intere unità familiari nelle fasi di produzione e di trasformazione del prodotto pescato. Tra le pesche speciali, assume particolare rilievo la pesca del novellame da consumo, dato che oltre l 80% dei natanti da pesca è abilitato ad operare entro la fascia delle 6 miglia dalla costa. Tale pesca viene praticata in Italia in due dei quattro mesi invernali, quando le condizioni climatiche avverse rendono difficile lo svolgimento delle consuete operazioni di pesca. Infatti, la pesca al novellame è disciplinata da specifica normativa che limita i periodi e gli attrezzi consentiti, ed i cui termini devono essere necessariamente in relazione con gli studi di rinnovamento degli stock ittici. 9 Questo tipo di disposizioni previste dalla normativa è finalizzato a tutelare il mantenimento degli stock. In effetti l'elevato numero di pescherecci, sempre più efficaci grazie ai progressi tecnici, ha provocato un intenso sfruttamento delle risorse del mare. La quantità di pesci adulti e di grossa taglia è rapidamente diminuita e la pesca si è concentrata progressivamente sugli 6 Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo del Gestione alieutica e conservazione della natura in ambiente marino. 7 Reg. CE n. 850/98 del Consiglio del 30 marzo 1998 per la conservazione delle risorse della pesca attraverso misure tecniche per la protezione del novellame Decreto del 11 gennaio 2002 del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (G.U. del 18 gennaio 2002, n. 15) Disciplina della pesca professionale del novellame da consumo e del rossetto per l'anno Vedi inoltre nota 8. PON Pesca

16 individui più piccoli, riducendo così il numero delle femmine che raggiungono l'età riproduttiva e minacciando in tal modo la sopravvivenza delle popolazioni. 10 Nelle Regioni Obiettivo 1 sono da menzionare la pesca del novellame di sarda (bianchetto), la pesca speciale del rossetto, la pesca speciale dei latterini e la pesca speciale del cicerello. La pesca speciale del bianchetto è diffusa e praticata in molte Regioni del Mezzogiorno; nel Tirreno le pesche speciali sono concentrate soprattutto nell area salernitana e in Calabria, mentre in Adriatico la maggiore concentrazione produttiva è localizzata a Manfredonia. Per quanto riguarda il litorale ionico, i maggiori livelli di produzione sono registrati nell area del crotonese ( VI piano triennale della pesca e dell'acquicoltura "). 10 Commissione Europea 1999 Tutelare il novellame per garantire la sopravvivenza della pesca. Nota informativa sul regolamento del Consiglio per la conservazione delle risorse ittiche mediante la protezione del novellame. ( PON Pesca

17 1.3. Stato delle risorse biologiche marine I dati a disposizione Le valutazioni dello stato degli stock ittici riportate in questo paragrafo sono tratte in parte dal VI piano triennale della pesca e dell'acquicoltura " (G.U. n. 172 del 25 luglio 2000), e in parte dal Libro verde sul futuro della politica comune della pesca, adottato nel mese di marzo 2001 dalla Commissione Europea con l'obiettivo di analizzare i vari aspetti dell'attuale politica per identificare i principali miglioramenti da apportare. Il Libro verde riporta una descrizione dei principali stock sfruttati nella zona mediterranea, sulla base di studi specifici. Le valutazioni relative alle piccole specie pelagiche e demersali provengono da sintesi redatte e adottate dallo Scientific Technical and Economic Committee for Fisheries (STCEF) e dal sottocomitato (Scientific Advisory Committee, SAC) per la valutazione degli stock della General Fisheries Commission for the Mediterranean (GFCM). Esse contengono anche i risultati degli studi MEDITS (studi sulle reti da traino utilizzate nel Mediterraneo), benché le serie cronologiche non siano ancora sufficientemente lunghe per permettere di identificare tendenze valide e affidabili relative alle modifiche nei tassi di reclutamento e nell abbondanza relativa delle frazioni demografiche disponibili. Le valutazioni relative alle grosse specie pelagiche provengono dall International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas (ICCAT). La valutazione delle risorse alieutiche riportate dal VI Piano triennale raccolgono invece i risultati di una serie di ricerche effettuate da numerosi istituti. Questi operano in maniera coordinata tra loro, su quattro grandi gruppi di risorse: i Molluschi Bivalvi, i Piccoli pesci Pelagici, i Grandi Pelagici e le specie demersali. La situazione nelle Regioni Obiettivo 1 L evoluzione di uno stock ittico dipende da quattro fattori biologici fondamentali: reclutamento, crescita, mortalità naturale e mortalità per pesca. Lo stock ittico, espresso in numero di pesci, aumenta in funzione del numero di reclute che vi si aggiungono, mentre la biomassa dello stock si evolve per l effetto combinato di questo numero e della crescita individuale dell insieme dei pesci dello stock medesimo. Il saldo netto tra i fattori che promuovono l aumento di uno stock, quali il reclutamento e la crescita, e quelli che ne provocano la riduzione, quali la mortalità naturale e la mortalità per pesca, determina l evoluzione dello stock nel tempo. Qualora le perdite risultino sistematicamente più elevate del reclutamento e della crescita lo stock si ridurrà e viceversa. Lo stock diminuisce proporzionalmente al numero di pesci che muoiono per cause naturali e per pesca; quest ultimo fattore è in genere il principale responsabile del depauperamento della maggior parte degli stock. L effetto principale della mortalità sulle specie bersaglio è la riduzione dell età e della PON Pesca

18 dimensione media dei pesci dello stock e, di conseguenza, la riduzione della biomassa globale dello stock, in particolare di quella dello stock riproduttore. La maggior parte delle specie ittiche produce molte uova e può sopportare forti riduzioni della biomassa dei pesci in età riproduttiva. In certi casi, tuttavia, il tasso di mortalità dovuto alla pesca può ridurre lo stock riproduttore a un livello in cui la produzione di uova è insufficiente a garantire il successivo reclutamento (Consiglio internazionale per l'esplorazione del mare, CIEM). Gli stock per i quali si dispone di informazioni sufficienti sono classificati dagli esperti in tre categorie: a rischio di esaurimento: stock per i quali la biomassa dei riproduttori è attualmente al di sotto dei Livelli Biologici Minimi Accettabili (LBMA) o che potrebbe rapidamente trovarsi in questa situazione se permangono gli attuali livelli di mortalità per pesca; sovrasfruttati: stock per i quali è possibile ottenere un aumento significativo delle rese a lungo termine diminuendo la mortalità per pesca o per i quali esiste il rischio, a medio termine, che la biomassa dei riproduttori scenda al di sotto dei LBMA; totalmente sfruttati: stock per i quali non è possibile ottenere nessun miglioramento sostanziale aumentando o diminuendo la mortalità per pesca. Il bacino del Mediterraneo è caratterizzato da una carenza di dati completi alla base dei calcoli per la riduzione dello sforzo di pesca, al contrario di altre aree, quali il Baltico e il Mare del Nord, dove si ha maggiore disponibilità di informazioni sullo stato delle risorse. In assenza di un analisi scientifica relativa agli stock delle specie ittiche importanti nel Mediterraneo, le valutazioni possono fondarsi solo su alcuni studi. In via precauzionale, la Valutazione intermedia del POP IV afferma che gli stock che non possono essere classificati per mancanza di dati o perché gli Stati membri non hanno trasmesso i dati in questione secondo la Commissione dovrebbero essere considerati stock a rischio di esaurimento. Il Libro verde sul futuro della politica comune della pesca (Commissione Europea, 2001), pur sottolineando che per il Mediterraneo si dispone di dati meno completi, afferma che è opinione diffusa che molti stock importanti per il Mar Mediterraneo siano sovrasfruttati. Il Libro verde prosegue mettendo in evidenza che in termini di conservazione, per molte popolazioni ittiche è stato superato o si sta per superare il limite biologico di sicurezza. Sono troppo sfruttate o hanno percentuali troppo basse di pesci adulti, quando non presentano entrambi i fenomeni. Al momento la situazione della maggior parte degli stock non è catastrofica. Se però non si invertono le tendenze attuali, molte popolazioni rischiano di esaurirsi. La situazione di molti stock richiede urgentemente un intervento correttivo. Un ulteriore fenomeno di cui tener conto nell analisi dello stato delle risorse alieutiche è quello delle moríe, segnalate ormai quasi ogni anno ai danni di specie diverse. Una serie di ricerche, finanziate pochi anni fa dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, hanno cercato di PON Pesca

19 individuarne le cause. Purtroppo però non si è ancora chiarito esattamente quale sia l agente scatenante, anche se si è propensi a credere a più concause, come ad es. parassiti, virus, ipossie, inquinanti riconosciuti ma non ancora quantificati (es. Tributilstagno), stress ambientali. Di seguito viene riportata una descrizione dello stato degli stock delle principali specie pescate, riferita genericamente all area del Mediterraneo. Lo stato degli stock dell alice (Engraulis encrasicholus) nel bacino mediterraneo varia da una zona all altra. Nel mare Adriatico, l andamento delle CPUE (catture per unità di sforzo) ha subito un calo dal 1978 al 1987, per poi stabilizzarsi in seguito o aumentare leggermente fino al L alice nel Mediterraneo presenta un ciclo biologico abbastanza breve, di circa tre anni, con una taglia massima di circa cm, la maturità sessuale è raggiunta al termine del 1 anno di vita e la mortalità naturale è stimata tra il 60 e 90%. Le valutazioni analitiche indicano un netto aumento della biomassa nel corso degli ultimi dieci anni. Anche il reclutamento risulta assai variabile ed ha una forte incidenza sui tassi di cattura, con i quali è strettamente correlato in questo tipo di pesca. La sardina (Sardina pilchardus) è presente nell insieme del Mediterraneo e viene sfruttata dalle flotte di tutti i paesi rivieraschi. La sardina è una specie pelagica costiera, pescata sia allo stadio di novellame che allo stadio adulto con ciancioli e reti da traino pelagiche a coppie. La frazione del pescato rappresenta il 10-15% della biomassa stimata dalla ricerca. Le ricerche svolte hanno confermato per questa specie biomasse abbastanza stabili sia pure con contenute fluttuazioni. Nel 1993 si è avuto un minimo di biomassa, con una ripresa negli ultimi anni. La taglia di prima riproduzione è raggiunta al 2 anno di età nel Mediterraneo, il ciclo vitale è di 5-6 anni, la mortalità per le classi adulte è stimata pari al 60-80%. Esiste una pesca tradizionale e localizzata del novellame di sardine (bianchetti) mediante sciabiche da spiaggia e, soprattutto, sciabiche da natante, praticata nel periodo invernale. Il tasso di sfruttamento generale di questa specie risulta tuttavia poco elevato. Nel mare Adriatico, l andamento delle catture negli ultimi 15 anni rivela un calo della disponibilità di sardine. La triglia (Mullus barbatus) è una risorsa molto sfruttata nelle acque mediterranee. Le flotte di Spagna, Francia, Italia e Grecia pescano questa specie, ampiamente diffusa nell intero bacino mediterraneo. Le valutazioni regionali indicano che gli stock sono sovrasfruttati e vittime di un crescente eccesso di pesca. I tassi di cattura indicati nello studio MEDITS, benché considerevolmente variabili da una zona all altra, sono coerenti e relativamente stabili all interno delle singole zone. Il nasello (Merluccius merluccius) viene catturato in tutto il Mediterraneo e costituisce la principale risorsa demersale sfruttata commercialmente nella regione. Sono state effettuate valutazioni a livello locale ma non esistono informazioni sullo stato generale degli stock. Nel mar Ligure e nel Tirreno, in Corsica e in Sardegna lo stock è pienamente sfruttato o sovrasfruttato. Nello PON Pesca

20 stretto di Sicilia e in Tunisia, lo stock appare sovrasfruttato. Nel mare Adriatico, tutti gli indicatori rivelano un sovrasfruttamento della specie. Le informazioni disponibili per il mar Ionio indicano un sovrasfruttamento del nasello nella parte nord-occidentale e un pieno sfruttamento nella parte sudoccidentale. Le informazioni disponibili per il mare Egeo sono a volte contraddittorie, ma la maggior parte degli studi rivelano che la specie è sovrasfruttata o pienamente sfruttata. Il tonno rosso (Thunnus thynnus) presente nelle acque orientali viene catturato da diversi tipi di navi ed attrezzi da pesca ed è sbarcato in diversi paesi. La maggior parte dei dati che consentono la valutazione degli stock sono estremamente incerti (compresi quelli relativi al totale delle catture recenti e alle tendenze in materia di abbondanza). Le proiezioni effettuate dall International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas (ICCAT) nel 1998 indicavano che l attuale tasso di catture non è sostenibile e che una riduzione del 75% del livello del 1994 non è sufficiente ad arrestare il declino permanente della biomassa dello stock riproduttivo. Un volume di catture di t consentirebbe di interrompere a medio termine il calo dello stock riproduttivo, ma la biomassa di tale stock non riuscirà a tornare ai livelli storici stimati. L unico elemento positivo è che, malgrado il basso livello dello stock riproduttivo, i livelli di reclutamento si mantengono elevati (non esistono cioè prove evidenti di un sovrasfruttamento delle reclute). Il tonno rosso è una specie longeva (vengono sfruttate circa 20 classi di età) che gode di una biomassa particolarmente consistente ma la cui produttività biologica è piuttosto ridotta. Queste caratteristiche biologiche e l assenza di una valutazione affidabile relativa agli stock dovrebbero incoraggiare una gestione più prudente. Il forte aumento della domanda di tonno ha portato ad una maggiore attività di prelievo. Nel corso degli ultimi tre anni, gli sbarchi annuali hanno probabilmente superato le t. Le limitazioni internazionali alle catture, in un contesto difficile da controllare e con un sistema di quote che non rientra nella tradizione italiana, provocano uno stato di profondo disagio nei pescatori. Nel 1998 il Consiglio dei Ministri Europeo ha deciso di vietare l'uso di reti da posta derivanti per la cattura del tonno nel Mediterraneo a decorrere dal 1 gennaio 2002, tenendo conto di una serie di fattori di natura biologica, economica e sociale. 11 L Italia e la Grecia sono i principali paesi dediti alla pesca del tonno bianco (Thunnus alalunga) nel Mediterraneo. I rapporti indicano che il volume delle catture di tonno bianco nel Mediterraneo continua ad essere ridotto e oscilla tra e t dal I dati più recenti sulle catture restano incompleti perché vari paesi (compresi alcuni Stati membri dell UE) non hanno presentato alcun rapporto, impedendo la valutazione degli stock da parte dell ICCAT. La mancanza di dati ha finora impedito qualsiasi tentativo di analisi dello stato dello stock. Nel 1997, i principali produttori di pesce spada (Xiphias gladius) nel Mediterraneo sono stati l Italia (43%), il Marocco (33%) e la Spagna (7%). Altri paesi hanno altresì dichiarato catture occasionali di pesce spada. Attualmente, i principali attrezzi utilizzati sono i palangari e le reti da 11 PON Pesca

21 posta derivanti (spadare). Nel 1997 è stato portato a termine un piano per la razionalizzazione e la riconversione delle spadare 12 per proteggere i mammiferi marini e mantenere le scorte di pesce spada. Attraverso l assistenza finanziaria comunitaria, il piano offriva incentivi considerevoli ai pescatori e ai proprietari delle imbarcazioni per utilizzare altri metodi di pesca (su base volontaria) oppure cercare altri tipi di occupazione, unitamente ad un piano pensionistico. Nonostante tali provvedimenti nazionali, nei Paesi mediterranei non Comunitari lo sforzo di pesca su questa specie sta di fatto aumentando, vanificando i benefici degli interventi europei ( VI piano triennale della pesca e dell'acquicoltura "). Nessuna valutazione dello stock di pesce spada è stata più effettuata a partire dal 1995, in parte a causa di un insufficiente miglioramento dei dati forniti. Il fatto di ignorare lo stato dello stock, il tasso di sfruttamento presumibilmente elevato (tenuto conto dell ingente volume di circa t pescate in una zona ridotta), il numero considerevole e incerto di catture di piccolissima taglia e i segnali di allarme provenienti dall attività di pesca sono motivo di seria preoccupazione. Nel caso delle risorse bentoniche si osserva un modello economico generale di sovrasfruttamento, ma a livello biologico la situazione non può considerarsi sistematicamente grave. Alcuni tipi di fondali marini o di flora e fauna bentoniche costituiscono ambienti importanti per lo sviluppo delle uova, delle larve o delle forme giovanili di una determinata varietà di organismi viventi. Eventuali danni a tali bentos possono avere ripercussioni sull intero ecosistema. Inoltre alcuni organismi bentonici, costituendosi in comunità, consolidano i depositi sui quali crescono; danneggiando tali comunità, pertanto, si può provocare l erosione dei depositi sottostanti. Lo scampo (Nephrops norvegicus) è una risorsa assai preziosa, pescata da imbarcazioni specializzate con reti a strascico a divergenti provenienti da Spagna, Francia, Italia e Grecia. La pesca è caratterizzata da un modello stagionale: le catture diminuiscono in inverno ed aumentano in primavera e in estate. Essa è soggetta al rispetto di misure tecniche quali la taglia minima di sbarco e, in alcune Regioni, la presenza di zone chiuse. In diverse Regioni si ignora lo stato degli stock. In generale, tuttavia, diverse analisi indicano che la situazione varia da uno sfruttamento moderato a un leggero sovrasfruttamento. I gamberi rossi mediterranei (Aristeus antennatus e Aristeomorpha foliacea) vengono pescati da pescherecci con reti a strascico le cui specie bersaglio sono appunto il gambero rosso e lo scampo. L A. antennatus è più abbondante nel Mediterraneo occidentale, mentre l A. foliacea viene catturata prevalentemente nel Mediterraneo centrale (acque italiane). Registrazioni storiche, ma locali, indicano che in alcune zone queste risorse presentano notevoli fluttuazioni in termini di abbondanza dello stock. Non si conosce lo stato degli stock di gamberi rossi nel Mediterraneo. Sono state effettuate valutazioni a livello regionale per l A. antennatus, ma non esistono informazioni 12 Decreto del 23 maggio 1997, Modalità tecniche di attuazione del fermo di razionalizzazione e riconversione delle unità abilitate alla pesca con reti da posta derivante, recante modalità tecniche di attuazione del piano per la razionalizzazione e la riconversione delle spadare. PON Pesca

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