CORSO DI FORMAZIONE PER ADDETTI ANTINCENDIO. (All. IX D.M. 10/03/98)

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1 CORSO DI FORMAZIONE PER ADDETTI ANTINCENDIO (All. IX D.M. 10/03/98) Docente Dott.ssa Ing. Sabrina Bartolucci GEM BB S.r.l. Via XXVIII Luglio 212 Borgo Maggiore Tel Fax:

2 INTRODUZIONE Gli argomenti del corso sono: 1. L incendio e le sue caratteristiche; 2. La Prevenzione: si elencano e discutono le azioni, gli accorgimenti, le strategie, i controlli che si riassumono normalmente sotto il nome di attività di prevenzione e che sono mirati: alla riduzione della probabilità di insorgenza di situazioni di emergenza ed in particolare di incendi, in conformità ai dettami dell allegato II del D.M. 10/03/1998; a garantire che, in caso sia necessario fronteggiare un emergenza, i presidi di sicurezza siano realmente disponibili ed utilizzabili, in conformità ai dettami dell allegato II del D.M. 10/03/1998 nonché alle Norme tecniche specifiche (UNI 10779, UNI 9994, ecc); 3. La Protezione. Vengono analizzati i seguenti temi: Sistemi di protezione attiva e passiva e loro mantenimento in efficacia, in conformità a quanto disposto dall allegato III e IV del D.M. 10/03/1998; Il Piano di Emergenza Interno visto e strutturato ai sensi dell allegato VIII del D.M. 10/03/1998; Il registro delle attrezzature antincendio redatto ai sensi dell art. 5 del D.P.R. 37/ La formazione ed il coinvolgimento del personale. Verrà analizzata l attività informativa e formativa, volta sia a sensibilizzare tutto il personale relativamente alla prevenzione ed alla protezione antincendio, sia all informazione specifica in materia di antincendio per addetti alla gestione dell emergenza. 1. Generalita sull incendio 1.1 LA COMBUSTIONE La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. Affinché essa si verifichi devono essere contemporaneamente presenti tre elementi: 1. il combustibile (materiale in grado di prendere parte al processo di combustione, cioè in grado di bruciare, quale carta, solventi, plastiche, ecc.) 2. il comburente (sostanza che permette al combustibile di bruciare: p. es. l ossigeno) 3. la fonte di innesco (l energia necessaria a innescare la reazione tra combustibile e comburente, diversa da combustibile a combustibile, quale fonte di calore, fiamma, scintille, ecc.) L assenza di uno solo di questi tre fattori evita o interrompe il processo di combustione: a tal proposito, però, si consideri che l ossigeno (comburente) è sempre presente nell aria e che quindi la presenza di una sostanza combustibile o, ancor meglio, infiammabile (solventi, vernici, GPL, ecc.) costituisce già di per sé una potenziale fonte di pericolo in quanto sono molteplici le situazioni in cui si possano creare scintille o altri tipi di innesco (cicca di sigaretta accesa, utilizzo di apparecchiatura elettrica del tipo non antideflagrante, ecc.) in grado di dar luogo alla reazione di combustione tra comburente e combustibile, in grado cioè di dare origine ad un principio di incendio. Le sostanze combustibili non prendono facilmente fuoco come le sostanze infiammabili (per le sostanze infiammabili, infatti, può costituire un sufficiente innesco la fiamma di un accendino), ma anch esse si incendiano, se in presenza, però, di una notevole quantità di energia. Pagina 1 di 41

3 TRIANGOLO DEL FUOCO : Combustibile Comburente Temperatura/calore Dunque, solo la compresenza dei tre fattori (combustibile comburente sorgente di innesco) può consentire il processo di combustione: di conseguenza per interrompere la reazione di combustione, ovvero estinguere un incendio, è sufficiente provvedere all eliminazione di almeno uno dei tre elementi, ricorrendo ai sistemi sottoelencati: separazione, ossia allontanamento del combustibile dal comburente, previa adozione di barriere non infiammabili, getti d acqua, mezzi meccanici, sabbia, ecc.; soffocamento, ossia eliminazione del contatto tra comburente e combustibile, con l uso di schiuma, coperta antifiamma, ecc.; raffreddamento, ossia riduzione della temperatura del focolaio al di sotto del valore di accensione, ottenibile investendo la zona dell incendio con sostanze (p.e. acqua) che, riscaldandosi e/o trasformandosi, sottraggono grandi quantità di energia alla reazione di combustione; reazione chimica, ossia aggiunta di apposite sostanze in grado di arrestare le reazioni a catena che avvengono durante la combustione. Dato che, nella quasi totalità dei casi, la sostanza comburente è rappresentata dall ossigeno contenuto nell aria, gli incendi vengono caratterizzati dal tipo di combustibile e dalla sorgente d innesco. 1.2 definizione d incendio e classificazione Viene definito incendio una combustione sufficientemente rapida e non controllata che si sviluppa senza limitazioni nello spazio e nel tempo. In particolare, vengono distinte quattro classi di incendi a seconda della natura dei materiali combustibili, contrassegnate da una lettera, che viene tra l altro riportata sull estintore al fine di identificarne l uso più appropriato: classe A incendi di materiali solidi con formazione di braci classe B incendi di liquidi infiammabili classe C incendi di gas infiammabili classe D incendi di metalli combustibili incendi di natura elettrica: la norma europea EN2, essendo basata sui materiali che bruciano, non comprende i fuochi di impianti ed attrezzature elettriche sotto tensione (vecchia classe di fuoco E) in quanto l essere sotto tensione è solo una condizione, e pertanto tale lettera non viene riportata sull involucro dell estintore. Pagina 2 di 41

4 1.3 PARAMETRI FISICI DELLA COMBUSTIONE I principali parametri che caratterizzano la combustione sono definiti in seguito. Temperatura di accensione o di autoaccensione E la temperatura minima alla quale la miscela combustibile comburente inizia spontaneamente a bruciare senza bisogno di innesco. SOSTANZE T DI ACCENSIONE ( C) Benzina Gasolio Carta Alcool metilico Idrogeno Temperatura di infiammabilità E la temperatura minima alla quale i liquidi combustibili emettono vapori in quantità tali da incendiarsi in caso di innesco. Ogni combustibile ha una propria temperatura di infiammabilità: vi sono combustibili che, già a temperatura ambiente, sono capaci di accendersi in presenza di una fiamma (es. benzina), altri che richiedono un riscaldamento più o meno forte prima di iniziare a bruciare in presenza di innesco (es. gasolio). LIQUIDO TEMPERATURA D INFIAMMABILITA (C ) CATEGORIA ACETONE 18 A BENZINA 20 A GASOLIO 65 C ALCOOL ETILICO 13 A Limiti di infiammabilità Tali limiti individuano il campo di infiammabilità all interno del quale si ha, in caso di innesco, l accensione e la propagazione della fiamma nella miscela combustibile comburente. SOSTANZE CAMPO DI INFIAMMABILITA' (%) IN VOLUME LIMITE INFERIORE LIMITE SUPERIORE ACETONE 2,5 13 AMMONIACA BENZINA 1 6,5 GASOLIO 0,6 6,5 IDROGENO 4 75,6 METANO 5 15 Limiti di esplosività Sono la più bassa e la più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto o al di sopra della quale non si ha esplosione in presenza di innesco. I limiti di infiammabilità e di esplosività riguardano esclusivamente i combustibili liquidi e gassosi. Pagina 3 di 41

5 Temperatura teorica di combustione È la massima temperatura che può essere raggiunta nei prodotti di combustione di una sostanza. Aria teorica di combustione È la quantità di aria necessaria per la combustione completa dell unità di massa o di volume di un dato combustibile. Potere calorifico E la quantità di calore prodotta dalla combustione completa dell unità di massa o di volume di una determinata sostanza combustibile. 1.4 I COMBUSTIBILI I combustibili sono tutte quelle sostanze che, in presenza di aria, se fornite di un opportuna energia, diversa da sostanza a sostanza, sono in grado di prendere parte al processo di combustione, cioè sono in grado di bruciare. A seconda dello stato fisico in cui si trovano, i combustibili si distinguono in: Combustibili solidi:il processo di combustione delle sostanze solide ha come risultato la formazione di residui solidi costituiti da:residui carboniosi,ceneri, ecc. Combustibili liquidi. I liquidi vengono classificati in base alla temperatura di infiammabilita nelle seguenti categorie: CATEGORIA A LIQUIDO CON PUNTO D INFIAMMABILITA INFERIORE A 21 C CATEGORIA B LIQUIDO CON PUNTO D INFIAMMABILITA COMPRESO TRA 21 C e 65 C CATEGORIA C LIQUIDO CON PUNTO D INFIAMMABILITA COMPRESO TRA 65 C e 125 C Combustibili gassosi I gas in funzione delle loro caratteristiche fisiche possono essere classificati come segue: GAS LEGGERO Gas avente densità rispetto all aria inferiore a 0,8 (idrogeno, metano, etc.) Un gas leggero quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare verso l alto. GAS PESANTE Gas avente densità rispetto all aria superiore a 0,8 (GPL, acetilene, etc.) Un gas pesante quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare ed a permanere nella parte bassa dell ambiente. In funzione delle loro modalità di conservazione possono essere anche classificati come segue: GAS COMPRESSO Gas che vengono conservati allo stato gassoso ad una pressione superiore a quella atmosferica in appositi recipienti detti bombole o trasportati attraverso tubazioni. La pressione di compressione può variare da poche centinaia millimetri di colonna d acqua (rete di distribuzione gas metano per utenze civili) a qualche centinaio di atmosfere (bombole di gas metano e di aria compressa) Pagina 4 di 41

6 GAS PRESSIONI DI STOCCAGGIO(bar) Metano 300 Ossigeno 250 Aria 250 Anidride carbonica( CO2) 20 GAS LIQUEFATTO Gas che per le sue caratteristiche chimico fisiche può essere liquefatto a temperatura ambiente mediante compressione (butano, propano, ammoniaca, cloro). Il vantaggio della conservazione di gas allo stato liquido consiste nella possibilità di detenere grossi quantitativi di prodotto in spazi contenuti, in quanto un litro di gas liquefatto può sviluppare nel passaggio di fase fino a 800 litri di gas. I contenitori di gas liquefatto debbono garantire una parte del loro volume geometrico sempre libera dal liquido per consentire allo stesso l equilibrio con la propria fase vapore; pertanto è prescritto un limite massimo di riempimento dei contenitori detto grado di riempimento. Lo stato di aggregazione della materia è importante ai fini della combustione di un materiale perché i combustibili gassosi potendo, per loro natura, miscelarsi quasi istantaneamente ed intimamente con l aria bruciano assai più facilmente. Invece i liquidi ed i solidi necessitano di un riscaldamento preliminare onde promuovere il contatto tra i loro vapori e l ossigeno dell aria. 1.5 SORGENTI D INNESCO le principali sorgenti d innesco degli incendi sono le seguenti: Fiamme: Fiamme libere, fornelli, forni, caldaie, saldatrici, accendisigari, fiammiferi, ecc Scintille: Scariche elettrostatiche, scariche atmosferiche, scintille da sfregamento, urto, scarichi di motore a scoppio, ecc. Materiali caldi: Superfici calde, braci, metalli incandescenti, filamenti elettrici roventi, ecc. 1.6 PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE I principali effetti dell incendio sull uomo sono: anossia (a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell aria); azione tossica dei fumi; riduzione della visibilità; azione termica. Essi sono determinati dai prodotti della combustione:gas di combustione (ossido di carbonio, anidride carbonica, idrogeno solforato, ecc.); fumi; fiamme; calore. Gas di combustione I gas di combustione, definiti come quei prodotti che rimangono allo stato gassoso anche quando raggiungono la temperatura di riferimento (15 C), costituiscono una fonte di pericolo per la salute umana: basti pensare che, nella Pagina 5 di 41

7 maggior parte dei casi di incendio, sono i responsabili della mortalità. A seconda del tipo di combustibile, del quantitativo di ossigeno presente, della temperatura raggiunta durante la combustione, si possono sviluppare gas diversi, quali: anidride carbonica; ossido di carbonio (è presente se la combustione non avviene in maniera completa per carenza di ossigeno); ossido d azoto; anidride solforosa (in presenza di combustibili contenenti zolfo, come lana, gomma, pelli, carne, con abbondanza d aria); ammoniaca (si sviluppa quando bruciano materiali contenenti azoto come lana, seta, materiali acrilici e fenolici, ecc.); fosgene; acido cloridrico (si produce nella combustione di tutti quei materiali che contengono cloro, come la grande maggioranza delle materie plastiche oggi largamente impiegate); acido cianidrico, ecc. Occorre sottolineare che molti dei gas suddetti si sviluppano negli incendi di materie plastiche, oggi assai diffuse. Fumi Durante la combustione si sviluppano fumi neri, composti da piccolissime particelle solide costituite da sostanze incombuste, e fumi bianchi, ossia nebbie ed aerosol originati dalla condensazione del vapore acqueo, al di sotto dei 100 C. I più comuni pericoli derivanti dai fumi di combustione sono: diminuzione della visibilità (in certi casi si può annullare completamente); tossicità (narcosi, irritazione, avvelenamento, soffocamento); trasporto di notevoli quantità di calore (circa il 75% del calore totale). Fiamme Le fiamme sono costituite dall emissione di luce conseguente alla combustione di gas sviluppatesi in un incendio. Calore Il calore è la causa principale della propagazione degli incendi. Realizza l aumento della temperatura di tutti i materiali e corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione. Il calore è dannoso per l uomo in quanto può causare la disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione e scottature. È di fondamentale importanza prendere visione delle tipologie di materiali presenti nei propri ambienti di lavoro al fine di conoscere e prevedere, seppure a grandi linee, la pericolosità dei prodotti di combustione che si possono sviluppare in un eventuale incendio. 1.7 SOSTANZE ESTINGUENTI IN RELAZIONE AL TIPO D INCENDIO Come già accennato, l estinzione di un incendio si ottiene per raffreddamento, sottrazione del combustibile, soffocamento, reazione chimica. Tali azioni possono essere ottenute singolarmente o contemporaneamente mediante l uso delle sostanze estinguenti, che vanno scelte in funzione della natura del combustibile e delle dimensioni del fuoco. Le principali sostanze estinguenti sono le seguenti: Acqua; Schiuma; Polveri; Gas inerti; Idrocarburi alogenati (halons); Agenti estinguenti alternativi agli halons. Acqua Pagina 6 di 41

8 L acqua è la sostanza estinguente più conosciuta in quanto è facilmente reperibile ad un costo limitato. La sua azione estinguente si esplica con le seguenti modalità: abbassamento della temperatura del combustibile per assorbimento del calore; azione di soffocamento per sostituzione dell ossigeno con il vapore acqueo; diluizione di sostanze infiammabili solubili in acqua fino a renderle non più tali; imbevimento dei combustibili solidi. L uso dell acqua come mezzo estinguente è particolarmente indicato per incendi di combustibili solidi, mentre è assolutamente sconsigliato per incendi di liquidi infiammabili leggeri (per es. benzina, gasolio, ecc.) al fine di evitare lo spandimento del combustibile e, di conseguenza, l aumento della superficie interessata alle fiamme. L acqua essendo un buon conduttore di energia elettrica non è impiegabile su impianti e apparecchiature in tensione. Schiuma La schiuma è un agente estinguente costituito da una soluzione di uno schiumogeno in acqua. È efficace su fuochi di Classe A e B. Per evitare situazioni di pericolo è necessario non adoperare tali sostanze estinguenti su: apparecchiature elettriche sotto tensione, sostanze tossiche (cianuri, cloro, fluoro), sostanze che reagiscono violentemente con l'acqua (sodio, magnesio, zinco, alluminio, acido solforico). In base al rapporto tra il volume della schiuma prodotta e la soluzione acqua schiumogeno d origine, le schiume si distinguono in: alta espansione 1:500 1:1000 media espansione 1:30 1:200 bassa espansione 1:6 1:12 Polveri Le polveri estinguenti sono costituite da particelle solide finissime, costituite da sali alcalini od organici ed additivi (che ne migliorano le caratteristiche). Possono essere impiegati per l estinzione degli incendi di classe A, B, C, E, mentre per quelli di classe D occorrono polveri speciali. Le polveri esercitano un azione di soffocamento aumentata dallo sviluppo di anidride carbonica prodotta, a seguito del riscaldamento delle polveri stesse a contatto con il fuoco. Gas inerti I gas più comunemente utilizzati per l estinzione degli incendi in ambienti chiusi sono l anidride carbonica (CO 2 ) e l azoto (N 2 ). L uso di CO 2 è indicato per incendi di classe B, C, E. L anidride carbonica è molto efficace sugli incendi di piccole dimensioni perché raffredda rapidamente e soffoca il fuoco separando il combustibile dal comburente (ossigeno). La CO 2 è molto adatta per impianti elettrici sotto tensione perché non lascia residui. Bisogna tenere presente che il getto esce a circa 80 sotto zero, dunque, il getto diretto può causare danni a dispositivi delicati e soprattutto non deve essere indirizzato sulle persone. Idrocarburi alogenati (halons) Questi prodotti,costituiti da composti alogenati, cioè da composti contenenti nelle loro molecole il Fluoro (F), il Bromo (Br) o il Cloro (Cl), rappresentano i mezzi estinguenti più sicuri ed efficaci. Agiscono per via chimica rallentando il processo di combustione fino al suo completo arresto (si parla di catalisi negativa ). Sono efficaci in ambienti chiusi e poco ventilati, anche se sussiste il rischio che, per effetto delle alte temperature, si decompongano liberando gas tossici per l uomo. Sono adatti per tutte le classi d incendio. Non danneggiano i materiali con i quali vengono a contatto, ragion per cui sono particolarmente adatti per spegnere incendi su motori di macchinari. L impiego degli halons nel settore antincendio è stato vietato a partire dal 1 gennaio 1999 per la protezione della fascia d ozono. Pagina 7 di 41

9 Agenti estinguenti alternativi agli halons Gli agenti sostitutivi degli halons, anch essi costituiti da idrocarburi alogenati, realizzano un compromesso tra le istanze di salvaguardia ambientale e la conservazione della capacità estinguente propria degli halons. La seguente tabella indica il tipo di estinguente idoneo per ciascuna classe d incendio. CLASSE DI FUOCO MATERIALI PRESENTI ESTINGUENTE MATERIALE SOLIDO CON FORMAZIONE DI BRACI (carta, legno, carboni, gomma, ecc.) ACQUA SCHIUMA POLVERE AGENTI SOSTITUTIVI DELL HALON LIQUIDI INFIAMMABILI (benzina, solventi, oli, vernici, ecc.) SCHIUMA POLVERE AGENTI SOSTITUTIVI DELL HALON ANIDRIDE CARBONICA ACQUA GETTO FRAZIONATO GAS INFIAMMABILI (metano, GPL, acetilene, ecc.) POLVERE ANIDRIDE CARBONICA AGENTI SOSTITUTIVI DELL HALON METALLI LEGGERI (sodio, potassio, manganese, ecc.) POLVERE SPECIALE IMPIANTI ED ATTREZZATURE ELETTRICHE TENSIONE (trasformatori, motori, interruttori, ecc.) SOTTO POLVERE ANIDRIDE CARBONICA AGENTI SOSTITUTIVI DELL HALON N.B.: GLI ESTINGUENTI IN GRASSETTO SONO QUELLI CONSIGLIATI. 1.8 DINAMICA DELL INCENDIO Nel seguente grafico sono evidenziate le quattro fasi che si possono individuare nell evoluzione nel tempo di un incendio: Pagina 8 di 41

10 TEMPERATURA FLASH-OVER TEMPO IGNIZIONE PROPAGAZIONE INCENDIO GENERALIZZATO ESTINZIONE Fase d ignizione E la prima fase dell incedio ed è caratterizzata dai seguenti fattori: infiammabilità del combustibile; possibilità di propagazione della fiamma; grado di partecipazione al fuoco del combustibile; geometria e volume degli ambienti; possibilità di dissipazione del calore nel combustibile; ventilazione dell ambiente; caratteristiche superficiali del combustibile; distribuzione nel volume del combustibile, punti di contatto Fase di propagazione E la seconda fase in cui l incendio comincia a svilupparsi ed è caratterizzata da: produzione dei gas tossici e corrosivi; riduzione di visibilità a causa dei fumi di combustione; aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi; aumento rapido delle temperature; aumento dell energia di irraggiamento. Incendio generalizzato (Flash over) E la seconda fase in cui l incendio comincia a svilupparsi ed è caratterizzata da: brusco incremento della temperatura; crescita esponenziale della velocità di combustione; Pagina 9 di 41

11 forte aumento di emissioni di gas e di particelle incandescenti, che si espandono e vengono trasportate in senso orizzontale, e soprattutto in senso ascensionale; si formano zone di turbolenze visibili; i combustibili vicini al focolaio si autoaccendono, quelli più lontani si riscaldano e raggiungono la loro temperatura di combustione con produzione di gas di distillazione infiammabili. Estinzione Quando l incendio ha terminato di interessare tutto il materiale combustibile ha inizio la diminuzione della temperatura all interno del locale a causa del progressivo diminuzione dell apporto termico residuo e della dissipazione di calore attraverso i fumi e di fenomeni di conduzione termica. Le temperature che possono essere raggiunte nel corso di un incendio dipendono dalle caratteristiche dei materiali presenti. A titolo indicativo, quella dei materiali solidi coinvolti nella combustione è compresa tra i 700 C ed i 1200 C. La temperatura delle fiamme può variare, in base al tipo di combustibile e alla ventilazione, tra i 1700 C ed i 2500 C, mentre quella al soffitto, in un locale chiuso, si mantiene tra i 300 C ed i 400 C per un certo tempo e poi raggiunge velocemente i 1000 C. In pratica, le temperature medie raggiunte sono in genere inferiori a causa delle aperture che, prodotte da rottura di vetri e da crolli, permettono lo sfogo dei fumi e del calore e l afflusso di aria fresca: normalmente non si superano, salvo in limitate aree, i 700 C. 1.9 EFFETTI DELL INCENDIO SULL UOMO I principali effetti dell incendio sull uomo sono: ANOSSIA (a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell aria) AZIONE TOSSICA DEI FUMI RIDUZIONE DELLA VISIBILITÀ AZIONE TERMICA Essi sono determinati dai prodotti della combustione: GAS DI COMBUSTIONE FIAMMA CALORE FUMO GAS DI COMBUSTIONE E I LORO EFFETTI I principali gas prodotti dalla combustione sono: ossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2),idrogeno solforato (H2S),anidride solforosa (SO2),ammoniaca (NH3),acido cianidrico (HCN),acido cloridrico HCl),perossido d azoto (NO2),aldeide acrilica (CH2CHCHO),fosgene (COCl2). OSSIDO DI CARBONIO L ossido di carbonio si sviluppa in incendi covanti in ambienti chiusi ed in carenza di ossigeno è un gas incolore inodore e non irritante. Negli incendi risulta il più pericoloso tra i tossici del sangue sia per l elevato livello di tossicità, sia per i notevoli quantitativi generalmente sviluppati. Il monossido di carbonio viene assorbito per via polmonare; attraverso la parete alveolare passa nel sangue per combinazione con Pagina 10 di 41

12 l emoglobina dei globuli rossi formando la carbossi emoglobina. Tale azione blocca i legami che la stessa ha con l ossigeno che in condizioni normali forma l ossiemoglobina. La presenza di ossido di carbonio nell aria determina un legame preferenziale tra questo e l emoglobina, in quanto l affinità di legame che intercorre tra l ossido di carbonio e l emoglobina è di circa 220 volte superiore a quella tra l emoglobina e l ossigeno. Gli effetti principali sull uomo sono: cefalea, nausea, vomito, palpitazioni, astenia, tremori muscolari ANIDRIDE CARBONICA L anidride carbonica è un gas asfissiante in quanto, pur non producendo effetti tossici sull organismo umano, si sostituisce all ossigeno dell aria. Quando ne determina una diminuzione a valori inferiori al 17% in volume, produce asfissia. Inoltre è un gas che accelera e stimola il ritmo respiratorio; con una percentuale del 2% di CO2 in aria la velocità e la profondità del respiro aumentano del 50% rispetto alle normali condizioni. Con una percentuale di CO2 al 3% l aumento è del 100%, cioè raddoppia. ACIDO CIANIDRICO L acido cianidrico si sviluppa in modesta quantità in incendi ordinari attraverso combustioni incomplete (carenza di ossigeno) di lana, seta, resine acriliche, uretaniche e poliammidiche. Possiede un odore caratteristico di mandorle amare. L acido cianidrico è un aggressivo chimico che interrompe la catena respiratoria a livello cellulare generando grave sofferenza funzionale nei tessuti ad alto fabbisogno di ossigeno, quali il cuore e il sistema nervoso centrale. I cianuri dell acido cianidrico a contatto con l acidità gastrica presente nello stomaco vengono idrolizzati bloccando la respirazione cellulare con la conseguente morte della cellula per anossia. I sintomi provocati dall acido cianidrico sono: iperpnea (fame d aria), aumento degli atti respiratori, colore della cute rosso, cefalea, ipersalivazione, bradicardia, ipertensione. EFFETTI DEL CALORE Il calore è dannoso per l uomo potendo causare la disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione e scottature. Una temperatura dell aria di circa 150 C è da ritenere la massima sopportabile sulla pelle per brevissimo tempo, a condizione che l aria sia sufficientemente secca. Tale valore si abbassa se l aria è umida. Purtroppo negli incendi sono presenti notevoli quantità di vapore acqueo. Una temperatura di circa 60 C è da ritenere la massima respirabile per breve tempo. L irraggiamento genera ustioni sull organismo umano che possono essere classificate a seconda della loro profondità in: Ustioni primo grado superficiali e facilmente guaribili, ustioni di secondo grado quando si ha sulla pelle formazione di bolle e vescicole ustioni di terzo grado che richiedono urgente ospedalizzazione in quanto più profonde delle precedenti ESPLOSIONE L esplosione è il risultato di una rapida espansione di gas dovuta ad una reazione chimica di combustione. Gli effetti della esplosione sono: produzione di calore, una onda d urto ed un picco di pressione. Quando la reazione di Pagina 11 di 41

13 combustione si propaga alla miscela infiammabile non ancora bruciata con una velocità minore di quella del suono la esplosione è chiamata DEFLAGRAZIONE. Quando la reazione procede nella miscela non ancora bruciata con velocità superiore a quella del suono la esplosione è detta DETONAZIONE. Gli effetti distruttivi delle detonazioni sono maggiori rispetto a quelli delle deflagrazioni. Una esplosione può aver luogo quando gas, vapori o polveri infiammabili, entro il loro campo di esplosività, vengono innescati da una fonte di innesco avente sufficiente energia. In particolare in un ambiente chiuso saturo di gas, vapori o polveri l aumento della temperatura dovuto al processo di combustione sviluppa un aumento di pressione che può arrivare fino ad 8 volte la pressione iniziale. Il modo migliore di proteggersi dalle esplosioni sta nel prevenire la formazione di miscele infiammabili nel luogo ove si lavora, in quanto è estremamente difficoltoso disporre di misure che fronteggiano gli effetti. 2. LA PREVENZIONE DEGLI INCENDI 2.1 Definizione di Rischio e sua gestione Il rischio d incendio, come il rischio di tutti i fenomeni accidentali, è definito dalla seguente formula: RISCHIO=FREQUENZA X MAGNITUDO Dove la Frequenza indica la probabilità che l evento si verifichi in un determinato lasso di tempo e la Magnitudo indica l entità delle perdite e dei danni conseguenti all incendio. Al fine di ridurre il più possibile il rischio bisogna quindi agire su due fronti che equivale a intervenire sulla prevenzione per ridurre la frequenza, e a disporre misure di protezione, attive o passive per limitare la magnitudo. In particolare le misure di Protezione Antincendio possono essere di tipo ATTIVO o PASSIVO, a seconda che richiedano o meno un intervento di un operatore o di un impianto per essere attivate. Ovviamente le azioni Preventive e Protettive non devono essere considerate alternative ma complementari tra loro nel senso che, concorrendo esse al medesimo fine, devono essere intraprese entrambe proprio al fine di ottenere risultati ottimali. In questa sede interessa in maniera particolare evidenziare anche che gli obiettivi della Prevenzione Incendi devono essere ricercati anche con Misure di esercizio. Tali misure, comunque riconducibili in uno schema di azioni Preventive o protettive, sono state in questo contesto separate, proprio allo scopo di farne comprendere la rilevanza ai fini della sicurezza. Il miglior progetto di sicurezza può essere vanificato da chi lavora nell ambiente, se non vengono applicate e tenute nella giusta considerazione le MISURE PRECAUZIONALI d ESERCIZIO. PREVENZIONE INCENDI PREVENZIONE PROPRIAMENTE DETTA PROTEZIONE MISURE PRECAUZIONALI D ESERCIZIO PROTEZIONE ATTIVA PROTEZIONE PASSIVA Pagina 12 di 41

14 2.2 PRINCIPALI CAUSE DI INCENDIO Nella grande maggioranza dei casi di incendi disastrosi, con gravi conseguenze per i beni e/o per le persone, gli accertamenti successivi evidenziano che (trascurando naturalmente gli eventi di origine dolosa) le cause dell incendio sono quasi sempre riconducibili a due motivazioni: Impianti a rischio specifico (impianti elettrici, impianti termici, impianti tecnologici con presenza di fluidi o materiali infiammabili in condizioni di temperatura e/o pressione superiori a quelle ordinarie, etc) non realizzati in piena conformità alle specifiche regole tecniche esistenti. Fattore umano, cioè comportamenti umani errati, dovuti a negligenza, superficialità, disinformazione, o anche sottovalutazione del pericolo. Spesso tali motivi si sovrappongono, e cioè si verificano comportamenti umani errati in presenza di impianti a rischio specifico privi dei necessari requisiti di sicurezza, e quindi privi di dispositivi di sicurezza capaci di minimizzare le conseguenze degli errori commessi (es.: un eccesso di utenze elettriche può provocare l anomalo riscaldamento dei conduttori di un impianto, e l assenza di dispositivi di protezione di sensibilità adeguata può impedire il tempestivo disinserimento automatico dell impianto, favorendo così l incendio di eventuali materiali combustibili [es.: strutture lignee] contigui ai conduttori surriscaldati). Un elenco sintetico ed esemplificativo di alcune delle più comuni cause e pericoli di incendio può essere il seguente: deposito o manipolazione non idonea di sostanze infiammabili o combustibili; accumulo di rifiuti, carta o altro materiale combustibile che può essere facilmente incendiato (accidentalmente o deliberatamente); negligenza nell'uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore; inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delle apparecchiature; impianti elettrici o utilizzatori difettosi, sovraccaricati e non adeguatamente protetti; riparazioni o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate; apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando inutilizzate; utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili; ostruire la ventilazione di apparecchi di riscaldamento, macchinari, apparecchiature elettriche e di ufficio; fumare in aree ove è proibito, o non usare il posacenere; negligenze di appaltatori o di addetti alla manutenzione. 2.3 Misure preventive per limitare il rischi d incendio Le principali misure di prevenzione incendi, finalizzate alla riduzione della probabilità di accadimento di un incendio, riguardano: Pagina 13 di 41

15 impianti elettrici e attrezzature elettriche Gli impianti elettrici costituiscono circa il 30% delle cause di incendio. Pertanto appare evidente la grande importanza che deve essere data a questa misura di prevenzione che, mirando alla realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte (DM 37/08, norme CEI ), consegue lo scopo di ridurre drasticamente le probabilità d'incendio, evitando che l impianto elettrico costituisca causa d innesco. La realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte (DM 37/08, norme CEI ) ed una corretta ed attenta manutenzione degli stessi e delle apparecchiature elettriche utilizzate, rappresenta una norma basilare di prevenzione. Numerosissima è la casistica delle anomalie degli impianti elettrici le quali possono causare principi d'incendio: corti circuiti, conduttori flessibili danneggiati, contatti lenti, surriscaldamenti dei cavi o dei motori, guaine discontinue, mancanza di protezioni, sottodimensionamento degli impianti, apparecchiature di regolazione mal funzionanti ecc. Collegamento elettrico a terra La messa a terra di impianti, serbatoi ed altre strutture impedisce che su tali apparecchiature possa verificarsi l'accumulo di cariche elettrostatiche prodottesi per motivi di svariata natura (strofinio, correnti vaganti ecc.). La mancata dissipazione di tali cariche potrebbe causare il verificarsi di scariche elettriche anche di notevole energia le quali potrebbero costituire innesco di eventuali incendi specie in quegli ambienti in cui esiste la possibilità di formazione di miscele di gas o vapori infiammabili. Impianti di condizionamento e ventilazione Vista sotto l'aspetto preventivo, la ventilazione naturale o artificiale di un ambiente dove possono accumularsi gas o vapori infiammabili evita che in tale ambiente possano verificarsi concentrazioni al di sopra del limite inferiore del campo d'infiammabilità. Naturalmente nel dimensionare e posizionare le aperture o gli impianti di ventilazione é necessario tenere conto sia della quantità che della densità dei gas o vapori infiammabili che possono essere presenti. Il problema fondamentale nella scelta e nell installazione di tali apparecchiature risiede nella pericolosità che queste attrezzature presentano in relazione alla propagazione degli incendi e soprattutto dei prodotti tossici della combustione. Gli accorgimenti tecnici e di sicurezza vertono, pertanto, principalmente intorno ai seguenti punti: atossicità e non infiammabilità dei gas refrigeranti impiegati; rispetto delle classi di reazione al fuoco dei materiali impiegati (soprattutto per i canali di distribuzione aria); non inficiamento delle caratteristiche di resistenza al fuoco delle strutture attraversate dai condotti di aerazione (rispetto delle compartimentazioni) monitorizzazione dell interno delle condotte di aerazione, sia per fumi caldi che per fumi freddi, interconnesso con il sistema di compartimentazione a serrande tagliafuoco e con i motori di immissione forzata dell aria, in modo che un eventuale passaggio di fumo non venga propagato ad altri locali. Installazione di impianti parafulmine Le scariche atmosferiche costituiscono anch'esse una delle principali cause d'incendio. Per tale motivo specialmente in quelle zone dove l'attività ceraunica é particolarmente intensa risulta necessario provvedere a realizzare impianti di Pagina 14 di 41

16 protezione da tale fenomeno, impianti che in definitiva consistono nel classico parafulmine o nella "gabbia di Faraday". Entrambi questi tipi di impianto creano una via preferenziale per la scarica del fulmine a terra evitando che esso possa colpire gli edifici o le strutture che si vogliono proteggere. Impiego di strutture e materiali incombustibili Quanto più é ridotta la quantità di strutture o materiali combustibili presente in un ambiente tanto minori sono le probabilità che possa verificarsi un incendio. Pertanto potendo scegliere tra l'uso di diversi materiali dovrà sicuramente essere data la preferenza a quelli che, pur garantendo analoghi risultati dal punto di vista della funzionalità e del processo produttivo, presentino caratteristiche di incombustibilitá. 2.4 ACCORGIMENTI, NORME DI ESERCIZIO E MISURE COMPORTAMENTALI PER PREVENIRE GLI INCENDI In ogni attività è necessario imporre, e far rispettare, norme di esercizio finalizzate al mantenimento delle condizioni di sicurezza antincendio, e procedure organizzative finalizzate ad una efficace gestione della sicurezza. L attuazione di tali norme è da considerarsi requisito indispensabile per la sicurezza antincendio dell'esercizio, e la loro corretta e scrupolosa applicazione è demandata alla diretta responsabilità del titolare dell attività (o persona da lui designata). L obiettivo principale dell adozione di misure precauzionali di esercizio è quello di permettere, attraverso una corretta gestione, di non aumentare il livello di rischio reso a sua volta accettabile attraverso misure di prevenzione e di protezione. Le misure precauzionali di esercizio si realizzano attraverso: Analisi delle cause di incendio più comuni Informazione e Formazione antincendio Controlli degli ambienti di lavoro e delle attrezzature Manutenzione ordinaria e straordinaria Molti incendi possono esser prevenuti richiamando l attenzione del personale sulle cause e sui pericoli di incendio più comuni. Il personale dipendente di ogni azienda deve adeguare i propri comportamenti, ponendo particolare attenzione agli aspetti riportati nel seguito: Deposito ed utilizzo di materiali infiammabili e facilmente combustibili Stoccaggio adeguato Nei luoghi di lavoro quantitativi che servono strettamente all attività giornaliera e/o settimanale Utilizzo di fonti di calore Le cause più comuni di incendio al riguardo includono: depositare materiali combustibili sopra o in vicinanza degli apparecchi di riscaldamento; utilizzo di apparecchi in ambienti non idonei (presenza di infiammabili, alto carico di incendio, etc.); utilizzo di apparecchi in mancanza di adeguata ventilazione degli ambienti (norme UNI CIG). Pagina 15 di 41

17 I condotti di aspirazione di cucine, devono essere tenuti puliti con frequenza adeguata per evitare l'accumulo di grassi o polveri. Rifiuti combustibili I rifiuti non debbono essere depositati, neanche in via temporanea, lungo le vie di esodo (corridoi, scale, disimpegni) o dove possono entrare in contatto con sorgenti di ignizione. Impianti ed attrezzature elettriche Il personale deve essere istruito sul corretto uso delle attrezzature e degli impianti elettrici e in modo da essere in grado di riconoscere difetti. Restano sempre fondamentali alcune norme di sicurezza generali: non sovraccaricare le linee con ciabatte multipresa, non utilizzare spine multiple, non utilizzare prolunghe, non "soffocare" apparecchiature ad alimentazione elettrica (compresi computer) con materiali disposti sopra o accanto, ecc. Nel caso debba provvedersi ad una alimentazione provvisoria di una apparecchiatura elettrica, il cavo elettrico deve avere la lunghezza strettamente necessaria e posizionato in modo da evitare possibili danneggiamenti. Aree non frequentate Uno degli strumenti più efficaci di lotta contro atti dolosi di vandalismo o comportamenti che inconsapevolmente portano all insorgere di situazioni di emergenza consiste nella limitazione degli accessi alle zone non costantemente presidiate: magazzini, seminterrati, archivi, locali tecnici, reparti non utilizzati, aree di cantiere, ecc. Fumo Nei luoghi di lavoro è vietato fumare. 2.5 INFORMAZIONE E FORMAZIONE ANTINCENDIO DEL PERSONALE È fondamentale che i lavoratori conoscano come prevenire un incendio e le azioni da attuare a seguito di un incendio. È quindi obbligo del datore di lavoro fornire al personale una adeguata informazione e formazione al riguardo di: rischi di incendio legati all'attività svolta nell'impresa ed alle specifiche mansioni svolte; misure di prevenzione e di protezione incendi adottate in azienda; procedure da adottare in caso di incendio; i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di prevenzione incendi, lotta antincendi e gestione delle emergenze e pronto soccorso; il nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dell'azienda. L'informazione deve essere basata sulla valutazione dei rischi, essere fornita al lavoratore all'atto dell'assunzione ed essere aggiornata nel caso in cui si verifichi un mutamento della situazione del luogo di lavoro che comporti una variazione dei rischi di incendio. Pagina 16 di 41

18 2.6 VERIFICHE DI SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO E REGISTRO DEI CONTROLLI DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO Per mantenere nel tempo un adeguato livello di sicurezza, è necessario predisporre ed attuare un programma di verifiche periodiche, che comprenda tutti i presidi di sicurezza essenziali. Scopo dell attività di controllo e manutenzione deve essere quello di rilevare e rimuovere qualunque causa, deficienza, danno od impedimento che possa pregiudicare il corretto funzionamento ed uso di apparecchiature o dei presidi antincendio, e deve essere eseguita da personale competente e qualificato. Il DPR 37/98, all art. 5 (obblighi connessi con l esercizio dell attività), prevede che i controlli, le verifiche, gli interventi di manutenzione su impianti, attrezzature e situazioni finalizzate alla sicurezza antincendio, l informazione e la formazione del personale, che vengono effettuati, devono essere annotate in un apposito registro a cura dei responsabili dell attività. Tale registro deve essere mantenuto aggiornato e reso disponibile ai fini di controlli di competenza del comando. Pertanto, in tutte le attività tenute a tale adempimento obbligatorio, deve essere predisposto a cura del responsabile dell'attività, ed utilizzato da personale da lui incaricato, un REGISTRO DEI CONTROLLI DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO, su cui siano registrati la data; il nominativo del personale che ha effettuato il controllo e/o la manutenzione; l'esito degli interventi; il ripristino delle regolari condizioni di efficienza. Gli inconvenienti riscontrati durante l attività periodica di controllo e la manutenzione ordinaria vanno registrati e comunicati. È altresì consigliabile che tutti i lavoratori ricevano adeguate istruzioni in merito alle operazioni da attuare prima che il luogo di lavoro sia abbandonato, al termine dell'orario di lavoro, affinché lo stesso sia lasciato in condizioni di sicurezza. 3. LA PROTEZIONE ANTINCENDIO E LE PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO 3.1 LA PROTEZIONE ANTINCENDIO La protezione antincendio consiste nell insieme delle misure finalizzate alla riduzione dei danni, alle cose ed alle persone, conseguenti al verificarsi di un incendio. Gli interventi si suddividono in misure di protezione attiva o passiva in relazione alla necessità o meno dell intervento di un operatore o dell azionamento di un impianto. Protezione PASSIVA (NON c'è bisogno di un INTERVENTO) Protezione ATTIVA (c'è bisogno di un INTERVENTO) MISURE DI PROTEZIONE PASSIVA Le misure di protezione passiva non necessitano dell intervento di un operatore e/o dell azionamento di un impianto, ed hanno l obiettivo di limitare gli effetti dell incendio (impedirne l estensione, salvaguardare la salute umana, contenere i danni alle strutture, ecc.). Le più comuni misure di protezione passiva adottate sono le seguenti: Pagina 17 di 41

19 Barriere antincendio; Strutture aventi caratteristiche di resistenza a fuoco (REI) proporzionate ai carichi d incendio; Compartimentazione; Sistemi di vie d uscita; Materiali classificati per la reazione a fuoco. Barriere antincendio La protezione passiva realizzata con il metodo delle barriere antincendio è basata sul concetto dell interposizione, tra aree potenzialmente soggette ad incendio, di spazi scoperti (isolamento di edifici, distanze di sicurezza) o di strutture (muri tagliafuoco, schermi, ecc.); Resistenza al fuoco delle strutture e dei sistemi di compartimentazione La resistenza al fuoco delle strutture rappresenta il comportamento al fuoco degli elementi strutturali degli edifici (muri, pilastri,travi, ecc.), siano essi portanti o separanti. In termini numerici la resistenza al fuoco rappresenta l intervallo di tempo, espresso in minuti primi (15, 30, 45, 60, 90, 120, e 180), di esposizione dell elemento strutturale ad un incendio, durante il quale l elemento costruttivo conserva i requisiti di stabilità meccanica (R), tenuta ai prodotti della combustione (E), ed isolamento termico (I). Le classifiche di resistenza sono: R, E, ed I R rappresenta la stabilità ossia l attitudine a mantenere le proprie capacità meccaniche sotto l azione termica di uno sviluppo di incendio conforme alla curva standard e per il tempo in minuti dichiarato. E indica la capacità dell elemento strutturale di impedire, ed al tempo stesso non produrre, il passaggio di fiamme, vapori, e gas caldi oltre il lato non esposto all incendio per un tempo non superiore alla indicazione in minuti. I definisce poi la prerogativa di impedire, nel tempo non superiore alla indicazione in minuti primi, il passaggio di calore anche sotto forma di irraggiamento; questo parametro rappresenta l innalzamento della temperatura della faccia non esposta. Dire che una porta è REI 120 significa avere la certezza di resistenza, impermeabilità e barriera al calore per 120 minuti. Dire che una parete in muratura è R 180 significa che la struttura rimane indenne alla esposizione dell incendio per 180 minuti, ma non garantisce dalla possibilità del passaggio di fumi e del calore attraverso di essa. Sistemi di vie d uscita I sistemi di vie di esodo debbono essere commisurate al massimo affollamento ipotizzabile dei luoghi di lavoro ed alla pericolosità delle lavorazioni. Materiali classificati per la reazione a fuoco. La reazione al fuoco di un materiale è il comportamento al fuoco del medesimo materiale che per effetto della sua decomposizione alimenta un fuoco al quale è esposto, partecipando così all incendio. La reazione al fuoco assume particolare rilevanza nelle costruzioni, per la caratterizzazione dei materiali di rifinitura e rivestimento, delle Pagina 18 di 41

20 pannellature, dei controsoffitti, delle decorazioni e simili, e si estende anche agli articoli di arredamento, ai tendaggi e ai tessuti in genere. Ai materiali sono assegnati sei classi: ; a partire da quelli di classe 0 che risultano incombustibili (es.: il ferro è incombustibile, cioè di classe 0, non prende parte al fuoco) fino a 5 con l aumentare della loro partecipazione alla combustione MISURE DI PROTEZIONE ATTIVA Le misure di protezione attiva sono invece finalizzate alla pronta rilevazione dell incendio, alla segnalazione ad allo spegnimento dello stesso. Le principali misure di protezione attiva sono: Estintori; Rete idrica antincendio (naspi ed idranti); Impianti di rivelazione automatica d incendio e allarme incendio; Impianti di spegnimento automatici; Illuminazione di sicurezza; Evacuatori di fumo e di calore. 3.2 ESTINTORI Gli estintori, che costituiscono i mezzi estinguenti più usati per il primo intervento su di un incendio, si suddividono in portatili e carrellati. L estintore portatile è un estintore concepito per essere portato e utilizzato a mano e che, pronto all'uso, ha una massa minore o uguale a 20 kg. L estintore carrellato è un estintore trasportato su ruote, di massa totale maggiore di 20 kg e contenuto di estinguente fino a 150 kg. Pagina 19 di 41

21 Capacità estinguente degli estintori: Sugli estintori vengono applicati adesivi con riportata una sigla alfanumerica che ne definisce la capacità estinguente, riferita sia al tipo di incendio che alla potenza dell'estintore. ESEMPIO: sigla 34A 144B C descrive la capacità di intervento di un estintore avente le seguenti proprietà: 34A E' associato al potere di spegnimento di un estintore relativo a una catasta di legno delle dimensioni di 0,56x0,50x3,40 m 144B E' associato al potere di spegnimento di un estintore relativo ad un liquido infiammabile composto per 2/3 di benzina e per 1/3 di acqua, contenuto in una vasca circolare con diametro 1,90 m; la quantità di liquido totale è 144 litri, da cui il codice. C Indica che tale estintore è adatto allo spegnimento degli incendi derivati da gas infiammabili. caratteristiche generali degli estintori portatili Gli estintori si dividono in base all agente estinguente che contengono: Estintore idrico Estintore a schiuma Estintore a polvere Estintore ad anidride carbonica (CO 2 ) Estintore ad idrocarburi alogenati Tuttavia è opportuno evidenziare subito che gli estintori idrici ed a schiuma sono di scarsa efficacia in dimensione portatile e non vengono più praticamente adoperati, e pertanto possono essere trascurati. I tipi di estintori di più comune uso sono quelli a polvere e quelli ad anidride carbonica, in quanto sono indicati per quasi tutti i tipi d incendio. Recentemente è stato vietato l uso degli estintori ad idrocarburi alogenati in quanto tali composti sono risultati dannosi per l ozono dell atmosfera; al loro posto sono impiegati agenti sostitutivi che conservano circa le stesse proprietà e sono, di conseguenza, idonei per le medesime tipologie d incendio. Per norma gli estintori devono essere rossi; qualora l agente estinguente sia un gas compresso, la parte superiore dell estintore deve essere verniciata nel colore distintivo del gas (es. grigio nel caso di CO 2 ). Sono costituiti da: un involucro esterno metallico di forma cilindrica, nel cui interno viene generata una pressione necessaria per l erogazione dell estinguente Una valvola di erogazione Un estintore portatile può contenere un quantitativo di sostanza estinguente variabile da 1 a 12 Kg, ha una gittata utile variabile da 5 ad 8 metri, ed un tempo massimo di erogazione (autonomia) variabile da 8 a 15 secondi. Nel prospetto seguente sono riportate alcuni esempi di caratteristiche di riferimento degli estintori portatili. Pagina 20 di 41

22 Gli estintori portatili, se prontamente ed appropriatamente utilizzati, sono mezzi antincendio estremamente versatili ed efficaci, sia perché gli estinguenti adoperati hanno una notevole efficacia di spegnimento, sia anche perché l estintore consente ad una persona addestrata di intervenire in modo rapido e localizzato su un principio di incendio, evitando nella maggioranza dei casi la propagazione dell incendio, e quindi contenendo al minimo i danni conseguenti. È bene ricordare che i primi minuti possono essere determinanti nello sviluppo (e quindi nelle conseguenze) di un incendio; l utilizzo di un estintore può essere molto più rapido dell impiego di un impianto fisso di estinzione (es.: idranti), ed a volte l'uso massiccio di sostanze estinguenti (es.: acqua) può a sua volta provocare danni anche consistenti. Tuttavia è opportuno evidenziare che, in linea generale, gli estintori portatili devono essere considerati come mezzi antincendio esclusivamente di primo intervento, in quanto consentono di intervenire solo su piccoli focolai o su principi d'incendio, e divengono praticamente inefficaci se il fuoco ha avuto la possibilità di superare lo stadio iniziale, ed ha quindi assunto dimensioni notevoli. Criteri di scelta degli estintori portatili Pertanto, per un uso efficace dell estintore portatile d incendio, è indispensabile sfruttarne appieno le caratteristiche e le potenzialità, rispettando le seguenti regole fondamentali: la scelta del tipo di estintore più adatto deve essere effettuata principalmente in base alla sua efficacia, alla tipologia di incendio prevedibile, ed alla compatibilità della sostanza estinguente impiegata con i materiali ed i luoghi in cui presumibilmente può svilupparsi l'incendio. il numero di estintori, la loro capacità e la loro ubicazione devono essere adeguati alle dimensioni e caratteristiche dei luoghi, ed alla potenzialità prevedibile dell incendio, al fine di consentire un impiego rapido ed efficace in caso di necessità. Protezione ambiente con estintori portatili La protezione ambiente con estintori portatili, cioè la dislocazione ed il dimensionamento degli estintori in relazione alle situazioni di rischio esistenti, può essere attuata secondo le seguenti indicazioni: Gli estintori devono essere ubicati in posizione visibile, e segnalati con appositi cartelli che devono facilitarne l'individuazione anche a distanza. Gli estintori devono essere comunque facilmente e sicuramente raggiungibili, per cui deve essere vietato nei pressi degli estintori il posizionamento di macchinari, di attrezzature, o di materiali ingombranti che possano comunque ostacolare il rapido raggiungimento degli stessi. Gli estintori devono essere protetti da urti accidentali e dagli effetti immediati di un incendio, e collocati preferibilmente su apposita staffa di sostegno, indicativamente ad una altezza dal suolo di 1,5 metri. Gli estintori possono anche essere poggiati a terra, ma a condizione che la loro posizione sia ben segnalata, che non creino intralcio o restringimento dei passaggi, che siano protetti da urti accidentali, e che siano adottati accorgimenti atti ad evitare la corrosione del fondo del recipiente. Pagina 21 di 41

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