COSA SI PROTEGGE? PERCHE SI PROTEGGE? COME SI PROTEGGE? DA COSA SI PROTEGGE? COME SI MISURANO GLI IMPATTI?

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1 Le Aree Protette: COSA SI PROTEGGE? PERCHE SI PROTEGGE? COME SI PROTEGGE? DA COSA SI PROTEGGE? COME SI MISURANO GLI IMPATTI? Eleonora Bianchi Parco Regionale del Beigua marzo 2010

2 Le Aree Protette: COSA SI PROTEGGE?

3 2010: Anno internazionale della BIODIVERSITA Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2010 International Year of Biodiversity - Anno Internazionale della Biodiversità. Le attività umane stanno causando gravi danni e impoverendo le risorse naturali, le perdite sono irreversibili, per questo motivo è necessario impegnarsi nella prevenzione. Obiettivo dell'iniziativa: riaffermare i valori della Convenzione internazionale della diversità biologica e del Countdown 2010 (l'impegno preso nel 2002 da alcune nazioni, tra cui l'italia, di ridurre significativamente la perdita di biodiversità entro il 2010), e aumentare la consapevolezza dei governi e del grande pubblico dell'importanza della diversità biologica per la vita sulla Terra.

4 Cosa è la Biodiversità? E un concetto dinamico, che sfugge a facili definizioni. Rappresenta l insieme della specie animali e vegetali, ma si possono considerare ulteriori livelli di organizzazione : Diversità genetica: le diverse forme di ciascun gene presente nel DNA degli individui. Diversità degli organismi: le variazioni di comportamento, morfologia e fisiologia di ogni individuo. Diversità delle popolazioni: le variazioni delle caratteristiche quantitative e spaziali delle popolazioni animali e dei popolamenti vegetali. Diversità specifica: la variabilità di forme viventi, riconoscibile come specie distinte grazie alla loro capacità di essere inter-feconde. Diversità delle comunità: le variazioni in termini di struttura e composizione delle relazioni ecologiche tra organismi, popolazioni e specie che condividono un ambiente. Diversità degli ecosistemi: la variabilità dell interdipendenza tra comunità di viventi e le condizioni abiotiche dell ambiente. Diversità tra contesti ecologici terrestri e acquatici: la diversità degli ecosistemi di questi due tipologie ambientali. Diversità biogeografiche: la variabilità della storia evolutiva delle forme viventi di una regione in relazione alla storia geologica, geografica e climatica.

5 Cosa è la Biodiversità? In un ottica di sviluppo sostenibile della società, la tutela degli ecosistemi naturali diventa un obiettivo imprescindibile. A tal proposito negli ultimi anni una particolare attenzione è stata dedicata alla conservazione della biodiversità, oggetto anche di convenzioni internazionali. Nella convenzione di Rio de Janeiro sulla Diversità Biologica nel giugno del 1992 la biodiversità è stata definita come: variabilità tra gli organismi viventi di tutte le forme includendo gli ecosistemi acquatici, marini e terrestri ed i complessi ecologici di cui sono parte La biodiversità può essere divisa in tre principali categorie gerarchiche Specifica Genetica Ecosistemica riferita al numero di specie e alla consistenza della popolazione di specie presenti su un territorio; è il livello a cui normalmente si fa più riferimento quando si parla di sostenibilità intesa come patrimonio di geni di una specie considerando tutti gli ecosistemi presenti sulla terra.

6 La Biodiversità La biodiversità è il risultato della capacità d adattamento dei viventi alla varietà degli ambienti esistenti. La biodiversità specifica si manifesta: come differenza di forma e di funzioni tra gli individui di una data specie (efficienza nell utilizzazione delle risorse) come eterogeneità di forme e di funzioni tra specie diverse (efficienza nell occupare e difendere la nicchia ecologica)

7 Elementi necessari per quantificare la diversità In una comunità biologica, di cui vogliamo quantificare la biodiversità specifica, è necessario riconoscere: le categorie (es. le specie) le abbondanze (es. il numero di individui)

8 Definizioni HABITAT L habitat è il luogo fisico in cui vive un organismo o una specie. NICCHIA ECOLOGICA Comprende non solo lo spazio fisico occupato da una specie, ma tutti t i microambienti all interno dei quali una specie può svolgere tutte le proprie funzioni vitali (alimentazione, rifugio, corteggiamento e riproduzione, ecc.) e il ruolo della specie in questi ambienti. POPOLAZIONE Gruppo di individui appartenenti alla stessa specie che vive in una data area (areale( areale) ) e ha la possibilità di incrociarsi. ECOSISTEMA Complesso dinamico di comunità vegetali, animali e microorganismi e dell ambiente non biotico che le circonda, che interagiscono come un unit unità funzionale. COMUNITA Include tutte le popolazioni di specie diverse che occupano una data area.

9 La dimensione della biodiversità globale specie catalogate: 1,8 milioni specie stimate: 3-30 milioni Ricchezza specifica dei principali gruppi di organismi. La torta nel suo complesso mostra il numero di specie stimate per ciascun gruppo, l area centrale di ogni fetta mostra la proporzione delle specie che sono state formalmente descritte. Da Purvis & Hector (2000) Nature 405:

10 La biodiversità in Italia: la fauna L estensione longitudinale, l orografia e la posizione geografica dell Italia hanno consentito al nostro Paese di sviluppare il più alto livello di biodiversità in Europa: oltre 1/3 delle specie animali distribuite in Europa e quasi il 50% della flora europea su una superficie di circa 1/30 di quella del continente. Le specie animali sono circa , con una elevata incidenza di endemiche (circa il 30%). La fauna include circa specie di Invertebrati e 1812 specie di Protozoi, che assieme rappresentano circa il 98% della ricchezza di specie totale, e 1265 specie di Vertebrati (2%). Il phylum più ricco è quello degli Artropodi (oltre specie terresti e marine), di cui specie (circa il 65%) appartengono alla classe degli Insetti. Tra questi, prevalgono gli ordini dei Coleotteri ( specie, pari a oltre il 20% della biodiversità totale presente in Italia), gli Imenotteri (7.500), i Ditteri (6.600) e i Lepidotteri (5.100). Per quanto riguarda la fauna marina censita nelle acque italiane, ammonta a specie, di cui Protozoi.

11 La biodiversità in Italia: la flora La flora italiana terrestre comprende specie, a cui si aggiungono le alghe marine e delle acque dolci dei fiumi, dei laghi, degli stagni delle pozze, etc. per le quali non esistono, a tutt'oggi, delle pubblicazioni di sintesi a cui riferirsi. Le specie vegetali endemiche in Italia rappresentano il 15,26% della flora totale. In Sicilia e Sardegna più dell 11% della flora è rappresentato da specie endemiche. Per quanto riguarda i funghi, in Italia sono conosciute circa specie di Macromiceti e Mixomiceti (funghi visibili a occhio nudo), tuttavia si tratta di cifre molto lontane dalla realtà perché, a tutt oggi, ogni anno, vengono pubblicate almeno 20 specie nuove per il territorio italiano (Associazione Micologica Bresadola, ). La checklist dei licheni italiani (Nimis & Martellos., 2002) annovera 2323 taxa e pone l Italia fra i paesi europei con la massima diversità lichenica, corrispondente a più del 14% della flora lichenica mondiale (Nimis & Martellos, 2005).

12 Specie endemiche

13 Specie rare

14 La perdita di biodiversità In Europa assistiamo ad un degrado costante e accelerato della biodiversità, alla frammentazione sempre più spinta degli ecosistemi ed alla perdita di una parte del patrimonio genetico europeo. In un recente studio della Commissione Europea (2007) si stima che negli ultimi decenni, 39 delle 293 specie di mammiferi, 29 delle 833 specie di uccelli, 14 delle 116 specie di rettili, 16 specie di anfibi, 64 di pesci di acqua dolce, 174 di molluschi, 164 specie di altri invertebrati e 53 specie di piante sono classificate in pericolo. Delle specie minacciate di estinzione in Europa vivrebbero in Italia: mammiferi: 12 su 39 uccelli: 15 su 29 rettili: 4 su 14 anfibi: 5 su 16 pesci: 17 su 81 molluschi: 16 su 174 altri invertebrati: 42 su 164 piante: 3 su 53.

15 Le liste rosse La Lista rossa IUCN rappresenta il più ampio database di informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali di tutto il mondo. La lista rossa è considerata come il più autorevole e obiettivo sistema di classificazione delle specie a rischio di estinzione. (Threatened) Extinct (EX) Extinct in the Wild (EW) Critically Endangered (CR) Endangered (EN) Categorie a livello regionale (Evaluated) Vulnerable (VU) Near Threatened (NT) Least Concern (LC) Data Deficient (DD) Not Evaluated (NE)

16 La lista rossa IUCN Le specie vengono suddivise in alcune categorie che dipendono da descrittori ben precisi: 1. la popolazione, in questo caso definita sia come numero totale di individui di un taxon, che come quantità di individui maturi; 2. il tempo di generazione, definito come l età media dei riproduttori in una popolazione e non come il tempo della prima riproduzione; 3. l areale (o range), diviso in estensione, cioè l area totale nella quale la specie è presente, ed area, l area effettiva occupata all interno dell estensione; 4. la località, cioè l area nella quale è presente una popolazione che un singolo evento catastrofico può portare alla scomparsa.

17 Gli aggiornamenti attuali includono le valutazioni dello stato di conservazione di specie. Nel corso dell ultimo assessment sono state registrate 869 estinzioni, di cui 804 specie estinte e 65 elencate come estinte in natura. Il numero di estinzioni arriva a se si includono anche le 290 specie in pericolo critico catalogate come probabili estinte. La Lista lista rossa rossa IUCN IUCN specie sono considerate a rischio di estinzione (3.246 sono in pericolo critico (CR), sono considerate in pericolo (En) e sono giudicate come vulnerabili (Vu) specie sono catalogate come quasi in pericolo (Near Threatened) sono le specie sulle quali si hanno scarse informazioni per determinarne lo stato di minaccia ( Data Deficient, DD).

18 Specie minacciate in Italia Dalle valutazioni del grado di minaccia, effettuate secondo le categorie IUCN, è risultato che la percentuale di specie minacciate di Vertebrati oscilla in media, in relazione ai diversi autori, dal 47,5% al 68,4%. In particolare per i Ciclostomi e i Pesci d acqua dolce oltre il 40% delle specie minacciate risulta in condizione particolarmente critica (categorie CR critically endangered ed EN endangered). Per gli Anfibi il 14% delle specie minacciate appaiono in pericolo (categoria EN). Per i Rettili il 5% delle specie minacciate sono in pericolo in modo critico (categoria CR), mentre per gli Uccelli e i Mammiferi rispettivamente il 23% e il 15% di specie minacciate sono risultate a forte rischio di estinzione (categoria CR e EN). Inoltre più del 13% delle specie minacciate (categorie CR, EN e VU) sono endemiche, di cui la situazione più critica è degli Anfibi per i quali la percentuale di specie minacciate endemiche sale a oltre il 66%. Per quanto riguarda la flora vascolare le specie a rischio sono il 15,2% della flora italiana.

19 La lista rossa dei licheni d Italia (Nimis, 1992) annovera 276 specie che risultano rare e/o in forte regresso nel Paese. La categoria di licheni più minacciati sono gli epifiti suboceanici, che hanno il loro optimum ecologico in vegetazione forestale di tipo seminaturale. Questi sono i più sensibili all inquinamento atmosferico e risentono della distruzione dei loro habitat ottimali. Seguono i licheni terricoli della zona mediterranea, che risentono dell intenso sfruttamento turistico, della pastorizia e degli incendi. Anche i licheni costieri sono in grave rischio per il generale degrado degli ambienti litoranei (Nimis & Martellos, 2005). I licheni

20 Alcune specie a rischio in Italia Orso bruno Lontra Chirotteri Cetacei Aquila del Bonelli Capovaccaio Lanario Pernice bianca Gallina prataiola Testuggine comune Tartarughe marine Pesci delle acque interne Tonno rosso Abete dei Nebrodi Aquilegia di Barbagia Primula di Palinuro

21 Specie in miglioramento Molte specie, fino a poco tempo fa minacciate oggi hanno un stato di conservazione in ripresa, anche se non bisogna abbassare l attenzione e il livello di tutela. Molte di esse sono state oggetto di iniziative mirate, spesso di successo, ad esempio: Camoscio appenninico Stambecco alpino Lupo Capriolo italico Falco pellegrino Cervo sardo

22 Sono quelle che aiutano nell opera di conservazione attirando l interesse e la simpatia della gente per le campagne di sensibilizzazione sulla perdita di biodiversità o la necessità di tutelare un ecosistema. Purtroppo in passato, l ambiente naturale non era tenuto in considerazione, arrivando all assurdo che veniva protetta la specie ma non il suo habitat. Caratteristiche per essere specie bandiera: 1. La tassonomia deve essere ben conosciuta 2. Deve riscuotere la simpatia del pubblico. Pochi gruppi sono «carismatici» come i mammiferi e gli uccelli. 3. Deve essere rappresentativa dell ambiente in cui vive, legata al territorio, magari endemica, eventualmente utilizzata anche per il monitoraggio della salute del habitat. 4. Deve frequentare un ampia gamma di ambienti differenti ma nello stesso tempo rispondere in maniera puntiforme e prevedibile alle variazioni dell ambiente. Specie bandiera

23 Specie chiave Specie chiave: specie (es. predatori, impollinatori) che svolgono un ruolo importante nel mantenere la struttura della comunità. Se, per un certo motivo, una specie chiave viene a mancare, la struttura della comunità cambia drasticamente (e quindi anche le funzioni ecosistemiche). Il classico esempio di specie chiave è quello della stella marina (genere Pisaster) nelle comunità intertidali dove, nel caso vengano rimosse, i mitili diventano dominanti a discapito delle altre specie animali e vegetali (es: molluschi e balani).

24 Specie indicatrici Qualsiasi specie indica o descrive un particolare insieme di condizioni ambientali che soddisfano al meglio le caratteristiche biologiche della specie stessa. Il ruolo delle specie indicatrici nella conservazione della natura è soprattutto legato alla possibilità di indicare i livelli di disturbo o di cambiamento della comunità rispetto ad aree non soggette alla protezione. Caratteristiche: 1. avere un ampia distribuzione geografica o ecologica per comprendere andamenti di dati provenienti da diverse situazioni. 2. un areale ristretto può essere utile se la fonte di variazione è vicina. Le specie migratorie non sono utilizzabili. 3. la sua presenza in un area importante (ad esempio una riserva) può servire come sorgente di informazioni utili sull area stessa. 4. possibilità di usare la specie come sonda di un particolare aspetto dell ambiente o fenomeno (bisogna avere ben chiaro cosa si vuole monitorare). 5. facilità di trovare ed identificare la specie, anche da parte di non-specialisti.

25 Specie indicatrici 1. specie sentinella, che vengono introdotte in un ambiente come «sistemi di avvertimento precoce» o per determinare l effetto di un inquinamento (es. le api). 2. specie rivelatrici, viventi naturalmente in un area, mostrano una risposta misurabile ai cambiamenti ambientali. 3. specie sfruttatrici, la cui presenza indica un disturbo e che possono diventare abbondanti perché i loro competitori sono stati eliminati. Sono taxa «inquinamento-tolleranti» che non necessariamente ricadono nel concetto di specie a larga valenza. 4. specie accumulatrici, che raccolgono ed accumulano sostanze chimiche dall ambiente in quantità misurabili. 5. specie «biosaggio», che vengono usate nei test di laboratorio per determinare gli inquinamenti o calcolare i livelli di tossicità delle sostanze.

26 Un esempio di uso di bioindicatori: l indice IBE L'IBE (INDICE BIOTICO ESTESO) è un indicatore dell effetto della qualità chimica e chimico-fisica delle acque mediante l'analisi delle popolazioni di fauna macrobentonica che vivono nell alveo dei fiumi. Si basa sulla diversa sensibilità agli inquinanti di alcuni gruppi faunistici e sulla ricchezza complessiva in specie della comunità di macroinvertebrati. L'ambiente acquatico costituisce l'habitat naturale di numerose comunità animali e vegetali, tra queste la comunità dei macroinvertebrati è composta da organismi molto diversi (insetti, in particolare larve, crostacei, molluschi) ma tutti di piccole dimensioni (da 0.5 mm a qualche cm). Un corso d'acqua non inquinato è caratterizzato dalla presenza di specie sensibili all'inquinamento ed alla carenza di ossigeno, in quello inquinato invece riusciranno a vivere solo le specie più resistenti. Questi aspetti offrono la possibilità di ottenere un indice biotico che attesti la qualità del corso d'acqua. Larva di plecottero: acque fresche e ossigenate Larva di chironomide: acque inquinate, povere di ossigeno

27 Alcuni risultati del 2 Rapporto Nazionale art. 17 Direttiva Habitat (periodo )

28 Il monitoraggio degli habitat e delle specie di interesse comunitario Il monitoraggio degli habitat e delle specie di interesse comunitario è indispensabile per valutare: lo stato di conservazione delle specie e degli habitat di interesse comunitario l efficacia della gestione dei siti Natura 2000 e delle altre misure previste l incidenza di piani e progetti sui siti Natura 2000 il contributo dato alla conservazione della biodiversità le priorità nella politica di conservazione l impatto delle deroghe concesse alla protezione delle specie

29 Stato di conservazione dei 130 habitat di interesse comunitario presenti in Italia

30 Stato di conservazione degli habitat di interesse comunitario per tipologia n. valutazioni per bioregione Habitat costieri e vegetazioni alofitiche 2. Dune marittime e interne 3. habitat d'acqua dolce 4. Lande e arbusteti temperati 5. Macchie e boscaglie di sclerofille 6. Formazioni 7. Torbiere alte, erbose naturali torbiere basse e seminaturali e paludi basse 8. Habitat rocciosi e grotte 9. Foreste tipologia di habitat FAV INAD BAD UNKNOWN

31 Stato di conservazione delle 113 specie di flora di interesse comunitario presenti in Italia

32 Stato di conservazione delle 212 specie animali di interesse comunitario presenti in Italia Stato di conservazione delle specie marine in Direttiva Habitat

33 Esempio: stato di conservazione dei chirotteri (2 Rapporto Nazionale Direttiva Habitat) Principali indicazioni per la conservazione: Per i Rinolofi: impedire l accesso agli ambienti ipogei sede delle maggiori colonie, in collaborazione con i gruppi speleologici locali. Per i Vespertili: piantumazione di siepi, conservazione dei vecchi alberi cavi e della vegetazione ripariale, protezione degli ambienti ipogei e dei rifugi negli edifici, soprattutto quelli storici e rurali. Per le Nottole: mantenimento di una struttura forestale adeguata (vecchi alberi, piantumazione di essenze autoctone, conservazione di stagni e laghetti) e posizionamento, nei boschi degradati, di rifugi artificiali per pipistrelli (bat-box).

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