OSSERVATORIO SULLA GIURISPRUDENZA PENALE AGGIORNATO AL 31 LUGLIO 2014 A cura Epifania Ferro

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1 OSSERVATORIO SULLA GIURISPRUDENZA PENALE AGGIORNATO AL 31 LUGLIO 2014 A cura di Epifania Ferro CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. I PENALE, SENTENZA 1 luglio 2014, n Sul discrimen tra aberratio ictus monolesiva e plurilesiva Con la sentenza indicata in epigrafe, il Consesso della Prima Sezione ribadisce che nella lettura dell'art. 82 cod. pen. il concetto di 'offesa' deve essere inteso nel senso di lesione materiale, sicché quando la vittima designata del reato è rimasta illesa, mentre è stata offesa una terza persona, si verte in ipotesi di aberratio ictus monolesiva secondo lo schema legale del primo comma dell'art. 82 (Sez. 1 n del 14/10/1992, Rv ) - e non già plurilesiva ai sensi del secondo comma della norma (ipotesi che si verifica invece quando entrambi i soggetti, vittima designata e terzo, siano stati materialmente offesi dalla condotta unitaria dell'agente) - con conseguente realizzazione di un unico reato doloso di cui il colpevole deve rispondere come se lo avesse commesso in danno della persona che voleva offendere. CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. I PENALE, SENTENZA 1 luglio 2014, n Sulla ricorrenza del reato tentato omicidio Nel confermare la giurisprudenza costante, la pronuncia in esame afferma che in tema di omicidio volontario, in mancanza di circostanze che evidenzino 'ictu oculi l'animus necandi', la valutazione dell'esistenza del dolo omicidiario può essere raggiunta attraverso un procedimento logico d'induzione da altri fatti certi, quali i mezzi usati, la direzione e l'intensità dei colpi, la distanza del bersaglio, la parte del corpo attinta, le situazioni di tempo e di luogo che favoriscano l'azione cruenta (Cass., Sez. I, 08/06/2007, n ; Cass., Sez. I, 16/12/2008, n. 5029; Cass., Sez. I, 14/02/2006, n ). 1

2 Ciò posto, con riferimento specifico all'ipotesi dell'omicidio solo tentato, ai fini dell'accertamento della volontà omicidiaria assume valore determinante l'idoneità dell'azione, che va apprezzata in concreto, senza essere condizionata dagli effetti realmente raggiunti, dovendosi diversamente l'azione ritenersi sempre inidonea, per non aver conseguito l'evento, sicché il giudizio di idoneità è una prognosi, formulata 'ex post', con riferimento alla situazione così come presentatasi al colpevole al momento dell'azione, in base alle condizioni umanamente prevedibili del caso particolare (Cass., Sez. I, 23/09/2008, n ). Ricorre, pertanto, la fattispecie di tentato omicidio, e non quella di lesioni personali, se il tipo di arma impiegata e specificamente l'idoneità offensiva della stessa, la sede corporea della vittima raggiunta dal colpo di arma e la profondità della ferita inferta inducano a ritenere la sussistenza in capo al soggetto agente del cosiddetto 'animus necandi' (Cass., Sez. I, 22/09/2010, n ). CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. II PENALE, SENTENZA 3 luglio 2014, n Sul delitto di cui all'art. 643 c.p. Con l arresto in commento, la Suprema Corte puntualizza che l'art. 643 c.p., inserito fra i delitti contro il patrimonio mediante frode, tutela il patrimonio del minorato ossia di colui che, non necessariamente interdetto o inabilitato, si trovi in una minorata condizione di autodeterminazione in ordine ai suoi interessi patrimoniali. In particolare, la legge individua tre categorie di soggetti passivi: 1) i minori; 2) l'infermo psichico; 3) il deficiente psichico. Ciò posto, la condotta penalmente rilevante dell'agente è varia e si realizza quando: nei confronti dei minori, abusi dei loro bisogni, passioni o inesperienza ; nei confronti dell'infermo psichico o del deficiente psichico, abusi del loro stato. Invero, per infermità psichica deve intendersi ogni alterazione psichica derivante sia da un vero e proprio processo morboso (quindi catalogabile fra le malattie psichiatriche) sia da una condizione che, sebbene non patologica, menomi le facoltà intellettive o volitive ; mentre la deficienza psichica è un'alterazione dello stato psichico che, sebbene meno grave della infermità, tuttavia, è comunque idonea a porre il soggetto passivo in uno stato di minorata capacità in quanto le sue capacità intellettive, volitive o affettive, fanno scemare o diminuire il pensiero critico. Rientrano in 2

3 tale categoria, fra l'altro, ad es., l'emarginazione ambientale (Cass. 20/3/1979, Tintinaglia), la fragilità e la debolezza di carattere (Cass. 9/10/1973, Ced ). Peraltro, il minimo comun denominatore che si può rinvenire nelle due predette situazioni, consiste nel fatto che, in tanto il reato può essere configurato in quanto si dimostri l'instaurazione di un rapporto squilibrato fra vittima ed agente nel senso che deve trattarsi di un rapporto in cui l'agente abbia la possibilità di manipolare la volontà della vittima a causa del fatto che costei si trova, per determinate situazioni da verificare caso per caso, in una minorata situazione e, quindi, incapace di opporre alcuna resistenza a causa della mancanza o diminuita capacità critica. Tale situazione di minorata capacità dev'essere oggettiva e riconoscibile da parte di tutti in modo che, chiunque possa abusarne per raggiungere il suoi fini illeciti (Cass. 15/10/1987, Rv ). L'art. 643 c.p., infine, al fine di ritenere integrata la fattispecie criminosa, prevede (in aggiunta alla minorata capacità di cui si è detto) altri due elementi oggettivi : l'induzione a compiere un atto che importi, per il soggetto passivo e/o per altri, qualsiasi effetto giuridico dannoso e l abuso dello stato di vulnerabilità. Nel dettaglio, per induzione s intende un'apprezzabile attività di pressione morale e di persuasione [Cass , Di Falco, CED ] che si ponga, in relazione all'atto dispositivo compiuto, in un rapporto di causa ed effetto ; mentre l'abuso si verifica quando l'agente, ben conscio della vulnerabilità del soggetto passivo, ne sfrutti la debolezza per raggiungere il suo fine ossia quello di procurare a sé o ad altri un profitto. In conclusione, i Giudici di Legittimità sostengono che nelle ipotesi in cui parte offesa del delitto di cui all'art. 643 c.p., sia una persona affetta da una grave forma di deficienza psichica (anche a causa dell'età avanzata) che la privi gravemente della capacità di discernimento e di autodeterminazione, e il soggetto attivo non abbia nei suoi confronti alcun particolare legame di natura parentale, affettivo o amicale, l'induzione può essere desunta in via presuntiva potendo consistere anche in un qualsiasi comportamento o attività da parte dell'agente (come ad es. una semplice richiesta) alla quale la vittima, per le sue minorate condizioni, non sia capace di opporsi e la porti, quindi, a compiere, su indicazione dell'agente, atti che, privi di alcuna causale, in condizioni normali non avrebbe compiuto e che siano a sé pregiudizievoli e a lui favorevoli (v. Cass /2009 Rv ; Cass. sez II, udienza 26/05/2009, Voglino; Cass. 4816/2010 Rv ). 3

4 CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. IV PENALE, SENTENZA 18 LUGLIO 2014, n Sulla posizione di garanzia dell allenatore La vicenda posta al vaglio dei Giudici di Piazza Cavour riguarda la responsabilità penale dell allenatore per le lesioni riportate dall atleta nel corso dell allenamento. A tal proposito, in una precedente pronuncia, gli Ermellini hanno sostenuto che l'allenatore di una disciplina sportiva è titolare di una posizione di garanzia, ai sensi dell'art. 40 cod. pen., comma 2 a tutela della incolumità degli atleti, sia in forza del principio del 'neminem laedere', sia, quando ci si trovi di fronte ad una attività da qualificarsi pericolosa, ai sensi dell'art cod. civ.. (Cass n ). In sostanza, l'omessa adozione di accorgimenti e cautele idonei al suddetto scopo in presenza dei quali l'incidente non si sarebbe verificato od avrebbe cagionato pregiudizio meno grave per l'incolumità fisica dell'atleta, costituiscono altrettante cause dell'evento. Alla luce di quanto suddetto, posto che l attività sportiva del 'taekwondo'(benché non assimilabile alle discipline qualificabili come 'sport estremi' ovvero all'automobilismo od al motociclismo od all'alpinismo) è attività pericolosa, deve affermarsi che la posizione di garanzia di cui l'allenatore è investito implichi la sicura imposizione di porre in atto quanto è possibile per impedire il verificarsi di eventi lesivi per coloro che praticano detto sport. CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. II PENALE, SENTENZA 31 luglio 2014, n La Suprema Corte si esprime su due questioni di diritto: 1. Il concorso formale fra il reato di turbata libertà degli incanti e quello di truffa; 2. l ammissibilità della confisca per equivalente per i reati di truffa In punto di diritto, i Giudici di Legittimità ammettono la possibilità del concorso formale fra il reato di turbata libertà degli incanti e quello di truffa, attesa la loro diversa obiettività giuridica (essendo rivolto l'uno alla tutela del regolare svolgimento dei pubblici incanti e delle licitazioni private, l'altro alla difesa della integrità patrimoniale del soggetto passivo), e differenziandosi inoltre gli stessi sotto il profilo degli elementi strutturali che li compongono (v. Cass. n /2004). 4

5 La pronuncia de qua rileva, altresì, per il richiamo alle SS.UU. n /2005, secondo cui l art. 640 quater c.p. sancisce l applicabilità dell art. 322 ter c.p. anche alle fattispecie di cui agli artt. 640 bis e 640 ter cod. pen.. Successivamente, tale indirizzo è stato ripreso da Cass. n /2011, la quale ha precisato che la 'o' che separa, nel primo comma dell'art. 323 ter cod. pen, i termini di profitto e prezzo, debba intendersi come congiunzione, essendo entrambi i predetti valori acquisiti in ragione dell'illecito commesso. In questo senso, non sarebbe nemmeno decisivo il riferimento dell'art. 640 quater all'intera disposizione dell'art. 322 ter, perché la soluzione interpretativa dell'ammissibilità del sequestro per equivalente del profitto dei reati considerati dall'art. 640 quater sarebbe stata compatibile anche con il primo comma della norma di riferimento dell'art. 322 ter. Deve, infine, aggiungersi che nella chiusura del comma uno dell'art. 322 ter la chiarezza e l'esclusività del riferimento al prezzo come oggetto della confisca per equivalente, erano non di poco intorbidate, non solo sotto il profilo grammaticale, ma anche sotto il profilo logico, dall'espressione 'tale' immediatamente precedente. Peraltro, rispetto al coordinamento tra le due disposizioni dell'art. 322 ter e dell'art. 640 quater cod. pen., la L. 190/2012 non ha carattere innovativo. 5

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