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1 SCEGLIERE DI ANIMARE: PERCORSI DI DISCERNIMENTO PER PARROCCHIE E TERRITORI INCONTRI DI CARITAS ITALIANA CON I 16 GRUPPI REGIONALI ANIMATORI CARITAS STRUMENTO DI LAVORO

2 INCONTRI DI CARITAS ITALIANA CON I 16 GRUPPI REGIONALI ANIMATORI CARITAS LE ESIGENZE Da oltre due anni Caritas Italiana e le Caritas diocesane hanno in atto un percorso sull animazione pastorale che le impegnerà fino al 2009/2010: /2007: animare al senso della carità (cfr. scheda 1) /2008: animare attraverso le opere (cfr. scheda 2) /2009: animare attraverso il discernimento (cfr. scheda 3) /2010: animare attraverso l accompagnamento formativo Il percorso ha già illuminato, almeno in parte, la figura dell animatore pastorale: è colui che partendo da qualsiasi ambito di impegno (il CdA o la mensa, il Laboratorio o lo sportello immigrati, il Servizio civile o l educazione alla mondialità, ecc.) è capace di utilizzarlo, a mo di leva, per animare al senso della carità la comunità e il territorio. Caritas Italiana avverte l esigenza di: - incontrare e conoscere questi animatori, membri delle équipe delle Caritas diocesane; - condividere con loro una visione unitaria sull animazione; - per progettare nel futuro specifiche proposte di formazione e accompagnamento. LA PROPOSTA Lo spazio più funzionale all incontro con gli animatori, al confronto con essi e al loro pieno coinvolgimento nel percorso sull animazione è il livello regionale. La proposta di lavoro per il 2008/2009 consiste in un incontro con i membri delle équipe delle Caritas diocesane, impegnati con ruoli di responsabilità nel servizio ai poveri, alla Chiesa, al mondo (Gruppi regionali Animatori Caritas). L incontro si propone come occasione per: a. maturare una visione unitaria sull animazione del senso della carità, a partire dalla condivisione degli esiti dei percorsi realizzati negli ultimi due anni; b. fermarsi insieme sul senso e sulle prassi del discernimento realizzato attraverso il rafforzamento, la cura e la corretta valorizzazione del CdA, dell OPR e del Laboratorio. PROSPETTIVE DI LAVORO Gli esiti degli incontri con i Gruppi regionali animatori Caritas rappresenteranno la piattaforma su cui innestare una seconda fase di lavoro, finalizzata alla individuazione di possibili prospettive di accompagnamento e valorizzazione dei luoghi pastorali in ordine all animazione. Tre appuntamenti caratterizzeranno questa seconda fase: - l Incontro nazionale sui Centri di Ascolto, gli Osservatori e i Laboratori (22/24 gennaio 2009); - gli incontri annuali di Caritas Italiana con le 16 Delegazioni regionali Caritas (febbraio/aprile2009); - il 33 Convegno nazionale delle Caritas diocesane (22/25 giugno 2009). 1

3 METODO E LUOGHI PER L ANIMAZIONE IN ITALIA opere, servizi, progetti, CdA-OPR-LAB per assumere tutti il METODO per l ANIMAZIONE ASCOLTARE-OSSERVARE-DISCERNERE CON i poveri, la Chiesa, il Mondo NEL MONDO opere, servizi progetti, per arrivare ad ANIMARE attraverso -le opere - il discernimento -l accompagnamento formativo crescendo come ANIMATORI nella promozione della testimonianza comunitaria della carità nelle parrocchie e nei territori 2

4 - 1 - L ANIMAZIONE PASTORALE L ANIMAZIONE PASTORALE L animazione pastorale è la capacità della Chiesa di uscire da se stessa, collocarsi in modo attivo nella storia e, con uno stile di dialogo e condivisione, costruire proposte che fanno emergere la fede in Gesù Cristo. Il Vangelo è il contenuto prioritario dell animazione, ne è insieme la fonte e la finalità. Animare pastoralmente, allora, non significa creare servizi o registrare un aumento del numero di volontari, ma annunciare Cristo, evangelizzare: passare parole e impegni di vangelo. L accoglienza del Vangelo, il suo innesto nel modo di vivere, nella cultura delle persone e delle comunità provoca le scelte e i cambiamenti che costituiscono gli esiti dell animazione. L animazione non è il prodotto di un azione o l esito di un progetto. Ma il processo che si sviluppa dentro più di un azione, più attività tra loro ben collegate e - elemento fondamentale - precisamente finalizzate. È l elemento da far entrare in tutte le azioni, come stile per realizzare tutti i progetti. È il modo in cui si offre una proposta, si realizzano gli incontri, si accompagnano le decisioni, si curano le persone, si realizza un servizio; nel tipo di incontri che facciamo, nelle modalità che scegliamo per accompagnare le decisioni, nel modo con cui si curano le persone. UN PROCESSO COMPLESSO L animazione, l evangelizzazione non può essere ridotta soltanto a lezioni in aula o a lavori in gruppo. È pedagogia dei fatti. Si tratta di un processo molto complesso che richiede almeno tre passaggi principali: a. la conoscenza della realtà. L animazione richiede relazioni corte, la possibilità di chiamare le persone per nome, di riconoscerne i volti, di conoscerne le storie, almeno in parte. Per animare occorre conoscere e comprendere le persone e le comunità. b. la condivisione delle esperienze. Per animare non basta conoscere le persone, bisogna vivere qualcosa insieme a loro. Animare è un verbo riflessivo. Nessuno può essere animato da qualcun altro Ciascuno si anima. Perciò, solo dall interno si possono cogliere le dinamiche di una comunità (anche in forma di gruppo) e facilitarne l attivazione. La capacità di essere inseriti in un contesto è, dunque, il primo elemento di animazione. c. la proposta di esperienze dirette e concrete in grado di portare singoli e comunità/gruppi a vedere, toccare, valutare e quindi a decidere scegliere con piena consapevolezza e piena soggettività la costruzione e realizzazione del proprio modo di vivere il Vangelo. ANIMAZIONE E TESTIMONIANZA La finalità dell organismo pastorale Caritas è l animazione della testimonianza comunitaria della carità. Si tratta di aiutare la Chiesa a crescere nella capacità di comunicare il Vangelo, l amore di Dio e la salvezza per l uomo (animare), attraverso la testimonianza, oltre che attraverso l annuncio e la celebrazione. L efficacia educativa di una Caritas diocesana non si misura con il numero di Centri di Ascolto promossi, di ricerche pubblicate, di opere gestite, di Caritas parrocchiali costituite, 3

5 ... ma nella capacità di attivare nei contesti normali (il lavoro, la scuola, la famiglia, il Consiglio pastorale parrocchiale, l opera segno, il catechismo, ) i valori e i comportamenti che rendono i singoli fedeli, ma anche i gruppi, le comunità che si costituiscono dentro la parrocchia, capaci di: a. vedere, conoscere i bisogni dei fratelli e donare del loro, in risposta a queste esigenze (la raccolta di viveri, l adozione a distanza, la festa di beneficenza, ); b. cercare, di incontrare i poveri e servirli impegnandosi in prima persona (la visita agli ammalati, il Centro di Ascolto, il doposcuola, ); c. scegliere di condividere con loro la propria vita, mettendoli al centro (ad esempio con la vocazione ad uno specifico ministero, istituito o di fatto). IL METODO PER L ANIMAZIONE Per promuovere tutto questo la Caritas sceglie il metodo, mutuato dal Concilio, che definisce lo stile della relazione Chiesa/Mondo per l evangelizzazione: l incontro e il dialogo, la conoscenza e la comprensione, la scelta e l azione per il bene comune. In breve, ascoltare, osservare, discernere. Centro di Ascolto, Osservatorio Povertà e Risorse e Laboratorio promozione Caritas parrocchiali sono i luoghi/strumenti pastorali ordinari in cui e con cui sperimentare, acquisire, allenare e promuovere il metodo. L animazione è lo stile e la finalità di ogni azione. L animazione è dentro l ascolto, l osservazione, il discernimento, l azione. È l esito non tanto dell accostamento, quanto dell impasto di queste azioni per i poveri, la comunità e il territorio. ASCOLTARE ANIMAZIONE DISCERNERE OSSERVARE Per animare una comunità occorre accompagnarla in esperienze concrete e dirette di ascolto, osservazione, discernimento, servizio. È il compito dell animatore pastorale. L ANIMATORE PASTORALE A quale profilo tendere? Quali atteggiamenti coltivare? Quali competenze sostenere? È l uomo/la donna della speranza: a. fortemente radicato nella Parola, nell Eucaristia, nella Carità; b. profondamente segnato dalla gratuità; c. capace di vivere in prima persona, e promuovere e valorizzare nella comunità (anche a partire dai luoghi pastorali) azioni di ascolto, relazioni significative, osservazione e comprensione della realtà; d. testimone nelle scelte di impegno concrete e quotidiane: i gesti, le azioni, le opere di condivisione e servizio, da utilizzare come punto di partenza, non come riferimento assoluto; e. capace di accompagnare nella comunità la maturazione della consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse, la graduale apertura al cambiamento, il protagonismo e responsabilità; f. e di mostrare, di restituire alla comunità il proprio patrimonio, per la verifica e il costante discernimento a partire dal quale moltiplicare sensibilità, attenzioni, azioni concrete. 4

6 - 2 - OPERE E ANIMAZIONE LE OPERE ECCLESIALI La tradizione cristiana indica come opere di misericordia alcuni gesti in risposta a bisogni concreti, del corpo e dello spirito, così come vengono colti nell immediatezza dei rapporti quotidiani. Le opere non sono solo le strutture o i servizi organizzati. Sono azioni che considerano l uomo nei suoi bisogni e nelle sue risorse materiali, relazionali e di senso. E considerano nello stesso modo la comunità, mirando alla formazione dei suoi membri. Sono i gesti di amore e bontà che rendono diversa la vita. Un opera ecclesiale non è tale solo perché ispirata ai valori evangelici, perché riferita al Vescovo per gli orientamenti, il mandato o le tavole di fondazione, ma perché inserita in modo vitale nella comunione ecclesiale. OPERE E ANIMAZIONE Senza le opere dell amore la fede è morta (Gc 2,17). Ma l opera non è vera se non ridice la Parola di Cristo, se non celebra il suo Mistero d amore, se non costruisce una Comunità di comunione. Le opere non solo sono della comunità, ma anche per la comunità. Le opere buone sono capaci di edificare la vita del cristiano e della comunità al pari della Parola e dell Eucaristia. Senza opere non si anima, non si forma la coscienza, non si plasmano i vissuti, gli stili e le scelte di vita. La qualità del servizio, il rapporto con la comunità e il territorio, la valenza educativa, la capacità di stare in rete e soprattutto la qualità degli operatori condizionano la possibilità delle opere ecclesiali di evangelizzare. Alle Caritas non compete la realizzazione di opere migliori delle altre, ma di azioni e opere che aiutino la Chiesa a vivere opere buone. Si tratta di riempire di nuovi significati il termine coordinamento, attivandosi per conoscere, curare, tessere in rete le opere della Chiesa. Il recupero di un forte radicamento territoriale delle opere (decentramento) può facilitare il senso di appartenenza nei confronti di un esperienza di carità da parte delle persone che abitano un territorio. CONOSCERE La mancanza di conoscenza delle opere espone al rischio di creare doppioni, sprecare risorse, concentrare risposte su territori e bisogni senza percepire i vuoti di attenzione. Conoscere le opere non significa solo contarle, ma capire come sono. Vuol dire investire tempo e risorse nell ascolto, nella relazione, nell osservazione; mettersi alla scuola del loro patrimonio di esperienza; dar loro luce, visibilità, coinvolgimento e valore nella comunità. Il IV Censimento delle opere ecclesiali realizzato dalla Consulta nazionale delle opere socioassistenziali può diventare una preziosa occasione di conoscenza porta a porta delle opere. 5

7 CURARE Occorre custodire la capacità delle opere, piccole e strutturate, di testimoniare un modo diverso nell interpretare la vita e nel farsi carico dei bisogni dell uomo. L ordine delle opere ecclesiali non può essere dettato solo dalla disponibilità dei contributi. La questione economica va posta in termini di responsabilità comunitaria: se un opera è ecclesiale, è anche la comunità che direttamente deve farsene carico (colletta e gestione 8xmille diocesano). Le opere buone si adoperano per la giustizia. Alla tutela dei diritti, la denuncia delle oppressioni, la lotta alle «strutture di peccato», la liberazione e promozione dei poveri occorre aggiungere l educazione dell intelligenza e la volontà delle persone perché le esigenze della giustizia diventino comprensibili e realizzabili. Attraverso i CdA, gli OPR ed i Laboratori, le Caritas hanno molto da offrire alle opere in termini di competenze relazionali, supporto alla progettazione, capacità di lettura del contesto e verifica delle prassi. Ma anche molto da attingere e da valorizzare in termini educativi e di discernimento. TESSERE IN RETE Per la Chiesa la rete non ha solo un valore efficientista in ordine alla risposta ai bisogni. Lavorare in rete e di rete è una precisa scelta pastorale, improntata alla comunione, alla corresponsabilità, alla collaborazione (cfr. Rigenerati per una speranza viva). All organismo pastorale Caritas è chiesto di assumere uno sguardo complessivo sulle opere non per ricondurle a sé, ma per aiutare il Vescovo a ricondurle all unità e alla comunione ecclesiale, valorizzando le diverse specificità. Per questo è necessario scongiurare i rischi di entrare in concorrenza con le altre realtà ecclesiali sul piano della gestione dei servizi. Facilitare l incontro, l espressione, il protagonismo delle opere ecclesiali è parte essenziale del mandato di animazione del senso della carità affidato all organismo Caritas. Occorre promuovere spazi nei quali opere simili condividono valori, linee, impostazioni, metodo, fatiche, a volte anche progetti unitari. ANIMATORI E OPERATORI L animatore pastorale è chiamato a far parlare le opere ecclesiali e renderle simboliche per i poveri, la comunità e il territorio. Accompagna la capacità delle opere di generare ed educare nuovi cristiani. La figura dell animatore pastorale (che orienta il suo servizio prevalentemente alla comunità) e quella dell operatore (prevalentemente speso nel servizio diretto ai poveri) sono complementari. Gli operatori non solo realizzano, ma sono essi stessi l opera. Per garantire la bontà di un opera è necessario educare e accompagnare la bontà dell operatore, capace di testimoniare nel servizio, di condividere prima che di erogare una prestazione. 6

8 - 3 - DISCERNIMENTO E ANIMAZIONE IL DISCERNIMENTO Discernere significa distinguere, vedere chiaramente. Non si discerne in un momento. Occorre stare dentro un percorso che matura a partire dalla considerazione, dalla conoscenza, dalla comprensione della realtà. Nella pastorale, il discernimento è l azione di riconoscimento della presenza e del volto di Dio nella storia di ogni giorno. Tutto nasce da una domanda: dov è Dio, dov è l uomo? Il discernimento, quindi, implica la ricerca. Non basta raccogliere dati e informazioni, né elaborare documenti e riflessioni. Il discernimento è un atto di giudizio sulla realtà che permette di scegliere, di decidere come cambiare, in termini molto concreti (azioni, opere), la vita personale, pastorale e sociale. DISCERNIMENTO, ANIMAZIONE E OPERE L animazione/evangelizzazione è possibile solo in quanto frutto del discernimento. Il discernimento, a propria volta, è frutto dell animazione. Senza opere non si anima. Ma se l opera non è frutto di discernimento, non può animare. Un opera buona è capace di comunicare l amore di Dio e di rivelarne il volto al mondo. Un opera buona, dunque, provoca discernimento nei singoli e nella comunità. DISCERNIMENTO E LUOGHI PASTORALI CdA, OPR e Laboratori sono i luoghi ordinari in cui le Caritas diocesane sperimentano e promuovono il metodo per l animazione. Senza questi strumenti è impensabile essere ed esprimere, come Caritas diocesana, la propria identità e i propri compiti pastorali. Nonostante il patrimonio maturato in questi anni, ciò che le Caritas diocesane realizzano in termini di ascolto, osservazione, discernimento e opere rischia di rimanere nei dossier. Fatica ad entrare nell anima delle comunità, ad incidere nelle relazioni ordinarie, a muovere processi di discernimento che portino all ascolto, all osservazione, alle scelte/opere in termini comunitari. Sembra più facile comunicare ciò che la Caritas diocesana realizza in termini di ascolto, osservazione, discernimento, opere; piuttosto che restituire ciò che le comunità realizzano, ed offrirlo come occasione di verifica, possibilità per la parrocchia e il territorio di rileggere il proprio cammino e scegliere come agire (chi non incontriamo? chi non conosciamo? chi ha bisogno? ). PER RIFLETTERE Esistono in ogni Caritas diocesana i luoghi pastorali? Si ritengono davvero essenziali per l animazione del senso di carità? Perché? In che misura offrono, servono il metodo per l animazione ai progetti, ai servizi, alle opere della Caritas diocesana? E alle parrocchie, alle opere ecclesiali, al territorio? Attraverso quali forme e quali esperienze le Caritas diocesane realizzano il discernimento? In che modo, in quali luoghi lo promuovono presso la comunità diocesana, le parrocchie, le opere ecclesiali, gli animatori, gli operatori? Quali sono i limiti e le fatiche di queste esperienze? In che misura le opere ecclesiali sono frutto di discernimento? In che misura ne sono causa? In che modo le Caritas diocesane accompagnano questi processi? 7

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