13) CONSISTENZA FAUNISTICA E GESTIONE PER LE SINGOLE SPECIE 13.1) LINEE GUIDA PER LA GESTIONE FAUNISTICA

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1 13) CONSISTENZA FAUNISTICA E GESTIONE PER LE SINGOLE SPECIE 13.1) LINEE GUIDA PER LA GESTIONE FAUNISTICA ) Criteri generali Per gestire la fauna dobbiamo porci degli obiettivi, operando prima attraverso una attenta analisi della situazione esistente, poi dei risultati raggiunti, valutando contestualmente i metodi operativi adottati al fine di migliorarli sempre di più. La gestione faunistica è così un processo logico-temporale con quattro fasi distinte ma interdipendenti: analisi storica ed attuale, individuazione degli obiettivi, applicazione delle operazioni gestionali, valutazione dei risultati. Questo vale per tutta la fauna, cacciabile e non. Obiettivo principale e predominante per l Amministrazione Provinciale è la conservazione e l incremento di tutte le specie autoctone di mammiferi ed uccelli, stanziali e migratori, ovviamente in modo compatibile con il massimo rispetto possibile per le produzioni agricole. Per le specie cacciabili, per le quali si parla di gestione faunistico venatoria, obiettivo secondario è quello di garantire un prelievo venatorio sostenibile ma sempre più soddisfacente e commisurato alle popolazioni presenti. Trattandosi di specie soggette a prelievo, la Provincia ritiene opportuno porvi particolare attenzione, proprio nel rispetto dell obiettivo primario, cioè la conservazione, che deve essere garantita nell interesse di tutta la comunità ma anche in quello degli stessi cacciatori. Anche le specie non cacciabili e quelle particolarmente protette necessitano però di attenzione e di gestione faunistica e questa può essere già intrapresa con l ordinaria attività degli A.T.C., ad esempio nei miglioramenti ambientali che riversano anche su queste specie una grossa utilità. Base essenziale per la conoscenza delle popolazioni selvatiche sono i censimenti; per molte specie già da anni questi vengono effettuati nelle varie modalità previste anche con l ausilio dei cacciatori. E stato ampiamente notato che alcuni metodi sono da affinare e migliorare, così come le stime di consistenza e densità che ne derivano. Questo è un punto fondamentale per il P.F.V.P : miglioramento delle tecniche di censimento e valutazione dei parametri di popolazione. Per le specie cacciabili ad esempio, a completamento dei censimenti, sarà importantissimo iniziare seriamente a valutare i carnieri, sia in termini quantitativi sia qualitativi (sesso, classi di età, periodo di abbattimento, biometria, ecc.). I dati sui carnieri sono infatti sia un utilissimo strumento di valutazione dei risultati di prelievo conseguiti, ma possono anche costituire un buon indice di conoscenza di una popolazione. Infatti l esame dei carnieri, di qualsiasi specie, può garantire una serie di informazioni non raggiungibili (ad esempio il sesso e l età di animali altrimenti non distinguibili in natura), con una distribuzione capillare sul territorio, che addirittura, grazie ai moderni S.I.T., può essere georeferenziata, con ricadute gestionali impensabili fino a pochi anni fa. È ovvio che per alcune specie il monitoraggio dei capi abbattuti dovrà essere esteso anche agli interventi di controllo, come ad esempio per lo Storno, il Cinghiale o la Volpe. Il passo successivo, quello che veramente darà completezza ad una moderna ed avanzata gestione faunistica, dovrà essere la correlazione dei dati faunistici (censimenti, carnieri, abbattimenti, ecc.) con le caratteristiche ambientali, per capire approfonditamente dove e come intervenire con i miglioramenti ambientali. Infine, ma non certo ultimo per importanza, l unico futuro possibile per un attività venatoria sostenibile, corretta, programmata e socialmente spendibile è il passaggio, per tutte le specie oggetto di caccia, ai piani di prelievo commisurati alle popolazioni. Per fare questo dovranno essere ideate forme di gestione più aderenti alle necessità e soprattutto, per alcune specie, unità di gestione commisurate alla biologia della specie, mantenendo gli A.T.C. come unità di coordinamento gestionale, come centro di attività amministrativa per le funzioni ad esso delegate. In pratica il processo già avvenuto e consolidato per i distretti di caccia di selezione, seppure con le necessarie differenze tecnico-pratiche e nella difficoltà di modificare tradizioni venatorie molto radicate.

2 13.1.2) Criteri per la fauna migratoria Si descrivono di seguito gli obiettivi ed i metodi generali di gestione della fauna migratrice, rimandando ai paragrafi successivi le indicazioni relative alle singole specie della fauna stanziale. Gestire popolazioni di uccelli migratori è attualmente molto più difficile rispetto alla fauna stanziale per i seguenti motivi: - il numero di animali è spesso elevatissimo ed i loro areali si estendono per milioni di chilometri quadrati; - gli animali compiono spostamenti anche notevoli e in diversi periodi dell anno, e sono pertanto oggetto di gestione (e anche di prelievo) a livello transnazionale. La scala provinciale è quindi non idonea per prendere decisioni che viceversa devono essere frutto di accordi internazionali. Questo non esime una Provincia da dare il proprio contributo nell ambito di corretti piani di gestione; - ogni specie è composta da diverse metapopolazioni che occupano areali di nidificazione, aree di svernamento, rotte migratrici diverse e con diverso comportamento migratorio: stanziali o erratiche, migratrici parziali, migratrici totali; - per molte specie sono scarse o nulle le conoscenze e gli studi scientifici sulla biologia, lo status, le popolazioni ecc.; - in molti casi è assai difficile censire o conteggiare i selvatici, sia per le loro caratteristiche comportamentali sia per i periodi di tempo limitati durante i quali sono contattabili; - sono assai scarse le informazioni sul prelievo venatorio e sul disturbo da esso causato. In questo quadro poco esaltante è però doveroso sottolineare alcuni aspetti positivi: - spesso anche pochi dati, raccolti con poco sforzo, risultano estremamente significativi; - in molti casi alcuni dati campione sono estremamente rappresentativi di fenomeni più ampi; - il coinvolgimento dei cacciatori specialisti è una preziosa fonte di informazioni capillarmente diffusa sul territorio; - la tecnologia e la scienza hanno messo a punto tecniche e mezzi avanzati di ricerca (radiotracking, termocamera, inanellamento, DNA, ecc.) che consentono di approfondire le tematiche di maggior interesse gestionale. Nella gestione dell avifauna migratrice il maggior numero di informazioni raccolte consente un miglior approccio alla specie interessata; in particolare qui di seguito si elencano i parametri e i dati necessari per una buona conoscenza delle popolazioni: - suddivisione in popolazioni ed individuazione di quelle che interessano la Toscana, loro trend e status; - caratteri morfologici di interesse gestionale (sesso, età, ecc.); - biologia riproduttiva, regime alimentare selezione degli habitat; - biologia e fenologia della migrazione, rotte migratorie, dati inanellamento e cattura, migrazione differenziale per sesso e per età; - dinamica delle popolazioni; - impatto o influenza della caccia per tipologia (vagante, ad appostamento fisso, ecc.). Seppur con le difficoltà precedentemente ricordate, molti di questi dati possono essere ricavati mediante una serie di tecniche standardizzate: inanellamento scientifico, censimenti a vista per migratori diurni come il Colombaccio, censimenti primaverili al canto per le specie nidificanti, monitoraggio dei carnieri, esame delle ali dei capi abbattuti, censimenti invernali (per acquatici, Colombacci etc.). Sulla base dei dati che verranno acquisiti e su serie storiche sufficientemente sviluppate sarà poi possibile passare alla gestione vera e propria che si baserà sui seguenti aspetti: - identificazione delle zone di nidificazione, sosta e svernamento con valutazione delle preferenze ambientali; - azioni di miglioramento per le varie tipologie ambientali e secondo le presenze specifiche; - creazione di aree a divieto di caccia o utilizzo di quelle esistenti e loro idonea gestione ambientale per l avifauna;

3 - misure di gestione dell attività venatoria a fini conservativi, con differenziazione secondo le tipologie di caccia e le modalità di prelievo. Tutte le azioni descritte dovranno comunque essere applicate ed inquadrate all interno degli specifici piani internazionali, ove esistenti, predisposti dal Comitato O.R.N.I.S. o Istituti delegati, così da fornire il contributo alla gestione comunitaria di un bene così prezioso e sopranazionale ) Deroghe La Provincia si riserva di chiedere alla Giunta Regionale Toscana la concessione della caccia da appostamento nel primo giorno utile di settembre e nella domenica successiva, alle specie, nei luoghi, nei tempi e con le modalità previste dall articolo 8 della Legge Regionale Toscana n 20 del 10 giugno 2002.

4 13.2) SPECIE CACCIABILI ) Allodola L Allodola in base ai dati provenienti dalla maggior parte dei paesi europei è una delle specie cacciabili più in difficoltà tanto che è stata fra le prime ad essere oggetto di uno specifico piano di gestione affidato all O.N.C.F.S. dal comitato O.R.N.I.S. Il principale problema, a livello di paleartico occidentale, è senza ombra di dubbio ambientale (non può essere venatorio in quanto è cacciata solo in Francia, in Italia e con minor interesse in Grecia), legato alla trasformazione dell agricoltura negli ultimi quarant anni. Questo non vuol dire che l Allodola non debba essere monitorata ancor più attentamente delle altre specie, proprio per il suo conclamato declino. A livello provinciale l Allodola è nidificante in alcuni ambienti (praterie montane, pianura di Fucecchio) ma con bassa densità; i contingenti migratori, di passo fra ottobre e la prima decade di novembre, si limitano a brevi soste nel nostro territorio avendo i quartieri di svernamento molto più a sud. Anche i flussi sembrano molto meno importanti rispetto a quelli costieri, anche se non vi sono riscontri oggettivi a riguardo. Lo svernamento come dicevamo è un fenomeno numericamente molto limitato nella nostra provincia. FENOLOGIA MIGRAZIONE AUTUNNALE ALLODOLA /10 07-ott 09-ott Capi abbattuti per giornata di caccia 11-ott 13-ott 15-ott 17-ott 19-ott 21-ott 23-ott 25-ott 27-ott 29-ott 01-nov 03-nov 05-nov 07-nov 09-nov 11-nov 13-nov 15-nov 17-nov 19-nov 21-nov 23-nov 25-nov 27-nov 29-nov Anche per l Allodola sono distinguibili popolazioni con diverso carattere migratorio, migratrici totali, parziali, erratiche e perfino stanziali. Non siamo purtroppo in grado di sapere con esattezza la provenienza dei contingenti che attraversano la nostra provincia durante l autunno né la fenologia del passo. Per raggiungere un livello di conoscenza così approfondito sarebbe necessario avviare progetti specifici di inanellamento come quello in corso in Campania oppure un monitoraggio dei carnieri statisticamente significativo. I dati sulla popolazione nidificante in Italia citati anche nell ultimo rapporto di Birdlife International (2004) sono piuttosto vecchi ed imprecisi e non esistono dati specifici per la nostra provincia. Ancora minori le notizie sullo svernamento, che comunque si svolge ben più a sud. Il declino dell Allodola causato prevalentemente dalle moderne tecniche agronomiche e da ordinamenti colturali impostisi nelle grandi pianure dell Europa centroorientale si è rallentato nell ultimo decennio dopo il crollo degli anni E ragionevole sperare che la nuova P.A.C. contribuisca sensibilmente a migliorare lo status dell Allodola. Il

5 piccolo Passeriforme infatti paga la monocoltura: la scomparsa progressiva di prati e pascoli determina una densità di coppie nidificanti minore, nonché la diminuzione del successo riproduttivo a causa della distruzione del nido per la predazione, per i lavori agricoli, l irrigazione ecc. Il diserbo infine ha ridotto l entomofauna essenziale alla sopravvivenza dei piccoli nelle prime settimane di vita. A livello venatorio la caccia all Allodola, svolta quasi esclusivamente da appostamento fisso o temporaneo con uso di richiami vivi, non riveste grande importanza localmente, mentre sono moltissimi i cacciatori fiorentini che in ottobre si recano in Maremma; in provincia di Firenze le aree più interessate sono senz altro il Padule di Fucecchio (quando asciutto), la pianura contigua, parte della Val d Elsa ed il Valdarno superiore nelle piane lungo l Arno, anche se in misura molto minore. I dati sul prelievo, tranne quelli ricavati dalla lettura dei tesserini venatori, sono quasi inesistenti. Il P.F.V.P., visto il piano di gestione sviluppato dall O.N.C.F.S. per conto del Comitato O.R.N.I.S., aderendo a tali protocolli internazionali prevede: il miglioramento delle conoscenze e il monitoraggio della specie, i miglioramenti ambientali e il miglioramento dell attività venatoria ) Miglioramento delle conoscenze e monitoraggio della specie Nel corso del quinquennio si prevede di sperimentare, in alcune aree campione, censimenti dei maschi territoriali su transetto ricavando gli I.K.A. L applicazione costante negli anni del metodo darà informazioni sul trend della nostra popolazione e si inserirà, seppur come piccolo tassello, nel quadro di gestione internazionale. Come per tutte le specie cacciabili è essenziale iniziare a monitorare i carnieri: con un semplice registro di caccia fornito ai cacciatori specialisti sono ottenibili informazioni sul numero dei capi abbattuti, giornate di caccia, indici cinegetici, fenologia del passo, influenze ambientali, trend di popolazione su lunghe serie storiche (almeno 5 anni); con la collaborazione dei cacciatori più motivati si può effettuare la raccolta di ali (nel Circondario Empolese Valdelsa tale sperimentazione è iniziata nella stagione venatoria , si veda il grafico precedente) tecnica ormai standardizzata in alcuni paesi europei che consente di rilevare le classi di età dallo stato di muta ed in parte la distinzione fra popolazioni diverse dalla misura della terza remigante ) Miglioramenti ambientali L Allodola, essendo una specie fortemente legata all ecosistema agrario, risente positivamente di molti degli interventi di miglioramento ambientale comunemente realizzati dagli A.T.C. e risentirà anche della situazione introdotta dalla nuova P.A.C. Il piano di gestione dell O.N.C.F.S. suggerisce fra gli altri l aumento dell effetto margine con la riduzione dell estensione media delle particelle, l incentivazione della differenziazione delle colture, la riduzione di antiparassitari e diserbanti, l idonea gestione delle superfici a set-aside, il mantenimento prolungato delle stoppie di cereale, la posticipazione di sfalci e lavorazioni e l incentivazione della semina di cereali a semina tardo invernale (avena, orzo, ecc.) che seminati in febbraio garantiscono ottimi siti di nidificazione. Alcuni interventi ovviamente sono utili nel periodo riproduttivo, altri durante lo svernamento. Per la migrazione autunnale, durante la quale è più alta la mortalità naturale sarà fondamentale concentrare gli interventi come il mantenimento delle stoppie nelle zone a divieto di caccia, identificate come stop-over per le Allodole. Tali zone peraltro sono prevalentemente concentrate sulla costa toscana e quindi riguardano solo marginalmente la nostra provincia che in sostanza, per la propria collocazione geografica e le proprie caratteristiche ambientali, riveste un ruolo marginale rispetto ad altre province toscane ) Miglioramento dell attività venatoria È molto probabile che il prelievo di Allodole in provincia di Firenze sia tutto sommato numericamente limitato e concentrato tra Fucecchio, la Valdelsa e la Piana Fiorentina. Il P.F.V.P. non individua per questa specie particolari misure di gestione venatoria. È però da rimarcare in modo forte la necessità di limitare seriamente l uso del registratore : anche per una questione di riduzione del prelievo ma soprattutto per la battaglia culturale, che dovrà essere condotta in primis

6 dal mondo venatorio, a difesa dei cacciatori seri e specializzati che sono i primi ad essere interessati ad una caccia all Allodola sostenibile, conservativa e dal punto di vista venatorio soddisfacente.

7 13.2.2) Merlo, Tordo bottaccio, Tordo sassello e Cesena Merlo, Tordo bottaccio, Tordo sassello e Cesena sono tradizionalmente oggetto di forte interesse venatorio nella provincia di Firenze, come dimostrano le oltre autorizzazioni di appostamenti fissi alla minuta selvaggina. La caccia a questa specie si svolge da appostamento fisso con richiami vivi, da appostamento temporaneo con o senza animali vivi, vagante con e senza ausilio dei cani. La provincia di Firenze è interessata da popolazioni nidificanti (Merlo su tutto il territorio, Tordo bottaccio con piccoli nuclei sull Appennino), parzialmente migratrici (Merlo e Tordo bottaccio), migratrici totali (tutte e quattro le specie) e svernanti. Il prelievo è concentrato durante il passo migratorio (ottobre e novembre) ma prosegue anche durante lo svernamento. Se Merlo e Tordo bottaccio svernanti risultano tutto sommato numericamente limitati, in alcune annate si registrano notevoli presenze (in special modo sull Appennino) di Tordo sassello e Cesena. Oltre ai dati sui carnieri forniti dalla Regione Toscana, il Circondario Empolese Valdelsa nella stagione venatoria 2004/2005 ha distribuito a tutti i titolari di appostamento fisso alla minuta selvaggina un registro di caccia dove annotare la giornata di caccia ed i capi abbattuti distinti per specie. Dall analisi dei registri restituiti sono stati ricavati i carnieri complessivi per ogni specie, suddivisi per pentadi nonché per aree geografiche distinte. Il metodo, nonostante si sia solo al primo anno di sperimentazione, si e rivelato estremamente valido.

8 Tordo bottaccio Tordo sassello Merlo Cesena Storno Allodola pentadi ) Fenologia del passo autunnale di alcuni Passeriformi cacciabili Il Circondario ha inoltre avviato fra i cacciatori un progetto di raccolta della ali, secondo le moderne metodologie standardizzate. Altri dati a disposizione sono quelli dell inanellamento e delle ricatture dai quali si ricavano dati morfometrici, classi di età, fenologia del passo, rotte di migrazione e areali di nidificazione e di svernamento. RAPPORTO GIOVANI/ADULTI TORDO BOTTACCIO RAPPORTO GIOVANI/ADULTI TORDO SASSELLO GIOVANI ADULTI GIOVANI ADULTI / / / /05 TOTALE / / / /05 TOTALE

9 RAPPORTO GIOVANI/ADULTI MERLO RAPPORTO MASCHI/FEMMINE MERLO GIOVANI ADULTI 30 MASCHI FEMMINE / / / /05 TOTALE / / / /05 TOTALE Le specie secondo l ultimo bollettino Birdlife International risultano stabili in tutto il loro areale. Nelle nostre zone lo svernamento appare (senza supporto numerico) in regresso. Il fenomeno sembra più grave nel territorio cacciabile, ed è probabilmente causato dal progressivo aumento delle cosiddette scaccine ma andrà indagato molto più approfonditamente. Nonostante le conoscenze sui Turdidi siano più avanzate rispetto ad altre specie molto resta da fare per capire meglio gli indirizzi gestionali da seguire, ed in questo l Amministrazione si impegnerà durante il prossimo quinquennio. Ricatture Tordo bottaccio (in verde) e Merlo (violetto) in Toscana. Risultano evidenti gli areali di provenienza.

10 Ricatture di Tordo sassello (in rosso) e Cesena (giallo) in Toscana. Ricatture di Storno in Toscana, chiarissima l origine.

11 ) Linee guida predisposte dall Amministrazione Provinciale Monitoraggio e studio della specie Prosecuzione del progetto carnieri degli appostamenti fissi e sua estensione a tutta la provincia. Il progetto, così come strutturato e grazie alla georeferenziazione degli appostamenti (su serie storiche anche relativamente brevi, 3-4 anni), fornirà dati su carnieri per tipologia di caccia e proiezione del carniere complessivo provinciale degli appostamenti fissi, fenologia del passo e dello svernamento, prelievo per periodi, correlazioni tra carnieri e caratteri ambientali, prelievo per zone distinte. Il tutto ovviamente per ogni singola specie, Dopo l apertura di una stazione fissa per l inanellamento scientifico presso il Padule di Fucecchio, la Provincia si impegna a realizzare una seconda stazione fissa in ambiente collinare tipico, ed una stazione appenninica non fissa da mettere in funzione nel periodo 20 settembre - 30 novembre e 1 febbraio - 30 marzo con sessioni più ravvicinate rispetto alle stazioni fisse (sessioni decadali). Le stazioni così progettate oltre a fornire un quadro abbastanza completo della comunità ornitica presente nella nostra provincia nei vari periodi dell anno, ci daranno informazioni estremamente approfondite sulle varie specie e quindi anche sui Turdidi, Qualora sia possibile e fattibile economicamente, sarebbe estremamente interessante impostare un progetto di monitoraggio notturno sulla migrazione dei Turdidi e di altre specie con l ausilio di una termocamera, situata in uno dei principali valichi montani preclusi alla caccia alla avifauna migratoria (Passo del Gioco o Passo della Futa). Iniziative simili sono state realizzate, con altre tecnologie (radar, osservazione su disco lunare, serre illuminanti) in Lituania, ed hanno fornito numerosissime informazioni e dati sul passo dei Turdidi (orari, altezze, condizioni climatiche e vento, conformazione dei branchi, ecc.). La Provincia si impegna pertanto a valutare nel corso del P.F.V.P. la fattibilità di tale progetto, Prosecuzione ed estensione della raccolta di ali dei Turdidi avviata dal Circondario Empolese Valdelsa, onde monitorare su larga scala il carniere in termini qualitativi: classi di età, sesso (per il Merlo), popolazioni (dalla misura della terza remigante). Miglioramenti ambientali Anche per i Turdidi, trattandosi di specie prevalentemente legate ai boschi, gli interventi di miglioramento ambientale risultano particolarmente complessi, anche perché legati alle problematiche di gestione forestale nonché agli indirizzi dati da C.E. (Comunità Europea), stato e regioni, attraverso norme, P.S.R. (Piano di Sviluppo Rurale) e forme di contribuzione. Si sa tra l altro ben poco sulle preferenze ambientali delle quattro specie nei nostri territori. Il Circondario Empolese Valdelsa e l A.T.C. FI. 5 hanno avviato nel 2005, con il coordinamento scientifico dell I.N.F.S., uno specifico progetto per l avifauna basato sull impianto di siepi arbustive idonee alla sosta, alimentazione, rifugio e nidificazione degli uccelli; l influenza delle siepi sulla comunità ornitica e la loro frequentazione saranno valutate mediante inanellamento scientifico. Sulla base di queste risultanze l A.T.C. FI. 5 incentiverà l impianto delle essenze migliori presso gli appostamenti fissi che vorranno aderire. Nei miglioramenti ambientali il P.F.V.P. vuole evidenziare altre due necessità. I Turdidi, come tutta l avifauna frequentano ampiamente anche le zone coltivate a condizione che ci sia una certa diversificazione ambientale e la presenza di alberi, arbusti, siepi e macchie. Diventano quindi importanti, per queste aree, gli interventi di piantumazione per l aumento della capacità portante del territorio, durante i vari periodi dell anno, relativamente a numerose specie di uccelli. Si invitano perciò gli A.T.C. ad incentivare molto questi interventi possibilmente cofinanziando misure presenti nel P.S.R. Una seconda urgenza è quella di individuare le zone a divieto di caccia, preferite dai Turdidi svernanti, onde potervi effettuare idonee piantumazioni. Vi sono aree demaniali del nostro Appennino estremamente importanti per il Tordo sassello e per la Cesena che potrebbero, se adeguatamente valorizzate (senza grandi sforzi finanziari), contribuire però grandemente a ridurre la mortalità invernale di queste popolazioni.

12 Gestione dell esercizio venatorio. La caccia vagante, notevolmente in aumento negli ultimi anni, si è rivelata molto dannosa per la sosta durante la migrazione autunnale e lo svernamento in particolare sul Tordo bottaccio e sul Merlo, non tanto per il tasso di prelievo, sul quale non si hanno dati numerici per poter esprimere giudizi, quanto a causa del disturbo continuo apportato dalle scaccine, una sorta di caccia a rastrello che costringe gli uccelli a compiere veri e propri spostamenti verso territori più tranquilli. Per tali motivazioni l attività venatoria a carico di queste specie potrebbe essere migliorata, aumentando vigilanza nei confronti delle scaccine che sono proibite dalla legge quando effettuate in numero superiore a tre cacciatori.

13 13.2.3) Cornacchia grigia e Gazza ) Analisi generale: distribuzione, consistenza, prelievi, danni Le specie Cornacchia grigia (Corvus corone cornix) e Gazza (Pica pica) rappresentano i Corvidi che causano in provincia di Firenze il maggiore impatto sulle colture agricole (frutta, in particolare) e, soprattutto sulle specie di piccola fauna selvatica (uccelli e piccoli mammiferi) da esse predate. L abbondanza attuale delle due specie nel territorio provinciale, in particolar modo della Cornacchia, è imputabile a diversi fattori: - notevole plasticità ecologica ed adattamento a tutte le tipologie ambientali, compresi i centri urbani maggiori (Cornacchia); - adattamento a svariati tipi di alimentazione; - avvenuta semplificazione delle catene trofiche naturali con la netta diminuzione dei loro predatori (alcune specie di Rapaci); - elevata capacità di sottrarsi a situazioni di pericolo (caccia inclusa) ed elevato successo riproduttivo. La Cornacchia grigia risulta presente in tutto il territorio con particolare abbondanza soprattutto in Mugello e nella porzione sud e sud-occidentale della Provincia. La gazza è invece relativamente comune nella porzione della provincia a sud dell Arno, mentre risulta presente solo con colonie localizzate a nord del corso d acqua, principalmente distribuite nelle aree di pianura e bassa collina circostanti al fiume Sieve. I dati di cattura relativi ai trappolaggi autorizzati dalla Provincia (vedasi le parti seguenti), costituiscono la fonte più certa dei trend relativi alle popolazioni di tali Corvidi nelle aree di intervento annualmente previste. La Cornacchia grigia, in particolare costituisce una delle entità faunistiche più comuni ed abbondanti in tutto il territorio provinciale, riuscendo ad essere presente anche nei centri abitati maggiori e lungo le rive di tutti i corsi d acqua di maggiore importanza. Le necessità di controllo numerico e di contenimento dei danneggiamenti (si veda la figura seguente) non sono adeguatamente svolte attraverso il prelievo venatorio (pur possibile essendo specie cacciabili), in considerazione della scarsa attrattiva esercitata dalle specie in questione sui cacciatori e delle difficoltà oggettive di prelievo. Ciò come è possibile evincere dalle tabelle successive, relative ai dati registrati nei tesserini venatori.

14 Capi di Cornacchia grigia abbattuti nei due A.T.C. provinciali durante il periodo di caccia Annata venatoria 2001/ / /2004 A.T.C. FI A.T.C. FI totale Capi di Gazza abbattuti nei due A.T.C. provinciali durante il periodo di caccia Annata venatoria 2001/ / /2004 A.T.C. FI A.T.C. FI totale Danni da Cornacchia grigia e Gazza in provincia di Firenze tra il 1999 ed il 2004 euro ALTRI DIVIETI ZRC ATC FI 5 ATC FI ) I piani di controllo La Provincia di Firenze a partire dal 1997, al fine di proteggere le popolazioni di Galliformi e di altre specie di fauna selvatica stanziale e migratoria in riproduzione negli Istituti Faunistici a tale scopo deputati, ha predisposto specifici piani di controllo (ai sensi dell art. 37 della L.R. 3/94 e con parere favorevole dell I.N.F.S), basati sulla cattura mediante trappole tipo Larsen. L impostazione degli interventi di controllo annuali sulle due specie è stata basata essenzialmente sull analisi dei risultati delle catture avvenute nell anno precedente, quindi sulla stima indiretta delle consistenze per ciascuna Area di Programma in cui è stato suddiviso il territorio provinciale. Sono stati pure considerate le variazioni degli importi dei danni prodotti alle colture agricole, mentre è risultato non determinabile il danno condotto dalle specie in questione attraverso la predazione di uova e nidiacei di uccelli selvatici e domestici. I criteri per la redazione dei Piani annuali possono essere così riassunti: - l impostazione quantitativa dei Piani di prelievo si è basata su stime numeriche della presenza delle due specie per ciascuna Area di Programma in cui è diviso il territorio provinciale; - è stata prevista l applicazione puntuale delle indicazioni dell I.N.F.S. sulle metodologie di prelievo ed è stato progressivamente esteso l utilizzo delle trappole tipo-larsen che hanno

15 completamente sostituito altre metodiche (abbattimento con arma da fuoco) durante il periodo di divieto di caccia o nelle aree in cui tale possibilità è preclusa; - il controllo delle azioni di prelievo è stato basato sul coordinamento da parte della Provincia e degli A.T.C. degli agenti di vigilanza volontari o di Guardie Giurate delle Aziende Faunistiche; - per ciascun Istituto di intervento, la responsabilità della corretta applicazione delle modalità operative e dell utilizzo delle trappole, è stata affidata ad un agente di vigilanza, specificatamente autorizzato; - nel corso della predisposizione del piano di controllo è stata pure realizzato un registro provinciale generale delle trappole provvedendo alla assegnazione a ciascuna trappola di una targhetta inamovibile bollata dalla Provincia, con numerazione progressiva e con l indicazione delle caratteristiche e dei soggetti utilizzatori. Nella figura successiva è visualizzato l andamento delle catture delle due specie negli ultimi otto anni (i dati relativi al 2005 sono ancora in corso di elaborazione). Come è possibile notare mentre sulla Gazza i prelievi sono rimasti generalmente costanti, le catture sulla Cornacchia grigia hanno visto un sensibile incremento con il passare degli anni, grazie alla maggiore organizzazione delle operazioni e al miglioramento dell efficienza delle trappole. Andamento delle catture e del numero di trappole utilizzate n capi cornacchia gazza n. trappole Nelle tabelle successive i dati sono disaggregati in funzione degli anni e degli Istituti.

16 Risultati degli interventi di controllo su Cornacchia grigia e Gazza nel periodo per tipo di Istituto Anno 1997 Tipo di Istituto n trappole n catture Gazza n catture Cornacchia Aziende Faunistico Venatorie Aziende Agrituristico Venatorie Centri Privati di Riproduzione della Fauna Selvatica Zone di Ripopolamento e Cattura Zone di Rispetto Venatorio Totale Anno 1998 Tipo di Istituto n trappole n catture Gazza n catture Cornacchia Aziende Faunistico Venatorie Aziende Agrituristico Venatorie Centri Privati di Riproduzione della Fauna Selvatica Zone di Ripopolamento e Cattura Zone di Rispetto Venatorio Totale Anno 1999 Tipo di Istituto n trappole n catture Gazza n catture Cornacchia Aziende Faunistico Venatorie Aziende Agrituristico Venatorie Centri Privati di Riproduzione della Fauna Selvatica Zone di Ripopolamento e Cattura Zone di Rispetto Venatorio Totale Anno 2000 Tipo di Istituto n trappole n catture Gazza n catture Cornacchia Aziende Faunistico Venatorie Aziende Agrituristico Venatorie Centri Privati di Riproduzione della Fauna Selvatica Zone di Ripopolamento e Cattura Zone di Rispetto Venatorio Totale Anno 2001 Tipo di Istituto n trappole n catture Gazza n catture Cornacchia Aziende Faunistico Venatorie Aziende Agrituristico Venatorie Centri Privati di Riproduzione della Fauna Selvatica Zone di Ripopolamento e Cattura Zone di Rispetto Venatorio Totale

17 Anno 2002 Tipo di Istituto n trappole n catture Gazza n catture Cornacchia Aziende Faunistico Venatorie Aziende Agrituristico Venatorie Centri Privati di Riproduzione della Fauna Selvatica Zone di Ripopolamento e Cattura Zone di Rispetto Venatorio Totale Anno 2003 Tipo di Istituto n trappole n catture Gazza n catture Cornacchia Aziende Faunistico Venatorie Aziende Agrituristico Venatorie Centri Privati di Riproduzione della Fauna Selvatica Zone di Ripopolamento e Cattura Zone di Rispetto Venatorio Totale Anno 2004 Tipo di Istituto n trappole n catture Gazza n catture Cornacchia Aziende Faunistico Venatorie Aziende Agrituristico Venatorie Centri Privati di Riproduzione della Fauna Selvatica Zone di Ripopolamento e Cattura Zone di Rispetto Venatorio Zone di Protezione Totale I dati illustrati si riferiscono alle catture effettuate con trappole selettive, sia sulla Gazza (con trappole tipo Larsen ad apertura superiore) sia sulla Cornacchia (con trappole analoghe ma con entrata laterale). Tale metodo di prelievo dal 1997 ha interessato un numero crescente di Istituti faunistici, giungendo, nel 2004 ad essere esteso su 40 Z.R.C., 14 Z.R.V., 5 Z.d.P. e 37 Istituti privati (A.F.V., A.A.V. e Centri Produzione Fauna Selvatica) per complessivi ,49 ettari. Nel corso degli anni, date le richieste pervenute, la superficie complessiva degli Istituti in cui sono stati ripartiti gli interventi di cattura è stata gradatamente ampliata, pur mantenendo i contingenti di cattura prefissati nel piano precedente per ciascuna Area di Programma. Il Piano di Prelievo vigente ( ) prevede complessivamente un quantitativo annuale massimo prelevabile di Cornacchie e 480 Gazze. I risultati di prelievo in relazione ai contingenti ed alle densità previste per ciascuna Area di Programma sono riassunti nelle tabelle successive.

18 Entità e ripartizione degli interventi di prelievo sulla Cornacchia grigia nelle Aree di Programma della provincia nel 2004 (periodo aprile-agosto) Area di Programma Prelievo previsto (n. capi ) Prelievo realizzato (n. capi) (%) Densità di cattura media prevista (n. capi/kmq) Densità di cattura media realizzata (n. capi/kmq) ,6% 6,32 5, ,4% 3,99 3, ,7% 6,16 4, ,1% 4,19 3, ,1% 5,91 4, ,5% 4,94 3, ,2% 3,29 2,15 Totale provincia ,3% 4,56 3,48 Entità e ripartizione degli interventi di prelievo sulla Gazza nelle Aree di Programma della provincia nel 2004 (periodo aprile-agosto) Area di Programma Prelievo previsto (n. capi ) Prelievo realizzato (n. capi) (%) densità di cattura media prevista (n. capi/kmq) densità di cattura realizzata (n. capi/kmq) ,86% 0,66 0, ,57% 2,20 1, ,44% 1,21 0,93 Totale provincia ,50% 1,28 0,93 La valutazione del contingente assegnabile ciascun anno per ogni Istituto viene effettuata, attraverso l analisi di vari parametri, tra cui la proporzione tra i sessi e tra giovani ed adulti nei soggetti prelevati l anno precedente e lo sforzo di cattura (n. di capi/giornata/trappola). Nella tabella

19 successiva si riportano, a titolo di esempio, i dati relativi all anno 2003, utilizzati per la preparazione del Piano di prelievo del Parametri di struttura di popolazione rilevati dalle catture di Corvidi nelle Aree di Programma della provincia nel 2003 (periodo aprile-agosto) Area di Programma Cornacchia p.s. giovani/adulti p.s. 1 1,0 0, ,1 0, ,2 0, ,5 0, ,5 0,8 1,5 0,6 6 0,9 0,6 1,8 1,1 7 1,5 0,4 1,7 0,9 Totale provincia Gazza giovani/adulti 1,2 0,6 1,7 0,9 Il complesso dei dati illustrati in precedenza porta ad evidenziare i seguenti elementi: - si mantiene rispetto agli anni precedenti una buona realizzazione dei piani di prelievo previsti seppur con alcune situazioni di scarsa efficienza dovute a difficoltà organizzative nelle fasi di cattura; - la massima efficienza di cattura sulla Cornacchia si è avuta negli Istituti delle Aree di Programma caratterizzati da una maggiore diffusione delle aree boscate; permane una buona realizzazione dei Piani sulla Gazza nelle aree a maggiore vocazione agricola (Chianti, territorio dell Empolese e la Valdelsa); - la elevata rispondenza tra entità del Piano di cattura e prelievo realizzato è stata caratteristica della stragrande maggioranza degli Istituti coinvolti con, in oltre il 50% dei casi, il pieno raggiungimento dei quantitativi di catture concessi; tale obiettivo è stato raggiunto in maniera relativamente omogenea nelle diverse Aree di Programma; - il rapporto medio tra sessi alla cattura nella Cornacchia permane relativamente costante negli anni, mentre il numero dei maschi è leggermente aumentato nella Gazza; - anche il rapporto medio tra giovani (soggetti con età inferiore a due anni) ed adulti è rimasto relativamente costante negli anni, per entrambe le specie; - nel periodo di cattura (aprile-agosto) l efficienza di cattura media, pur con variazioni annuali dovute a motivi organizzativi, è andata ad aumentare nella maggioranza degli Istituti coinvolti ) Linee di gestione future Gli interventi sinora condotti sulle specie tramite i piani di cattura controllati rappresentano una importante azione di controllo sulle popolazioni di Cornacchia e localmente di Gazza, finalizzati alla riduzione della predazione nei periodi critici di nidificazione e riproduzione dei Galliformi e della lepre nonché di altre specie di ornitofauna stanziale e migratrice. Pur essendo ampiamente documentato l impatto dei Corvidi sulla riproduzione di Fagiano ed in particolar modo sulle uova appena deposte, anche le esperienze condotte in provincia riescono a documentare gli effetti della riduzione della predazione. In particolare sono da considerare i risultati dai monitoraggi condotti ogni anno (periodo pre-riproduttivo e pre-catture) su Lepre e Fagiano nelle Z.R.C. della provincia ed in alcuni Istituti privati (C.P.R.F.S. e A.F.V.). Nella figura seguente si riportano a titolo di esempio le relazioni individuate in 20 Z.R.C. della provincia, ponendo in confronto i risultati dei censimenti su Lepre e Fagiano ed i dati relativi a numero di piccoli/femmina nei Galliformi con i risultati delle catture sui Corvidi.

20 Relazione tra densità di cattura dei Corvidi (linea spezzata) e Indice di presenza di Fagiano e Lepre in 20 Z.R.C. (istogrammi) nella Provincia di Firenze. Indice di presenza Zone Ripopolamento e Cattura densità catture Corvidi La presenza di sensibili danni da cornacchia e gazza alle colture agricole registrata nei territori sottoposti a caccia programmata, seppure in diminuzione, indica che l adozione delle misure indirette di prevenzione del danno, normalmente applicate in tali ambiti non sembra avere grande efficacia sulle specie in questione. L intervento indiretto rappresentato dai cannoncini a gas e dagli strumenti ottici di dissuasione dei danni all agricoltura, sembrano aver avuto un successo limitato, mentre emerge, soprattutto per le Z.R.C. che dato l andamento delle catture annuali il trappolaggio rappresenti un efficace metodo di contrasto ai danni all agricoltura ed alle specie preda. Permane attualmente la difficoltà di giungere ad una organizzazione dei prelievi su tali specie nel territorio a caccia programmata durante i periodi consentiti dal calendario venatorio. I dati di prelievo ricavabili dall analisi dei tesserini venatori dimostrano che i prelievi sui Corvidi durante il periodo di caccia siano occasionali e assai poco incisivi sulla dinamica delle popolazioni. Gli A.T.C. sono chiamati per il futuro alla realizzazione, tramite i cacciatori iscritti appositamente organizzati, di piani di prelievo realizzati sulla base di quanto indicato al comma 5 dell art. 37 della L.R. 3/94, in periodo di caccia aperta, sulla base di adeguati censimenti. Al contrario, l avvenuta verifica della efficacia delle trappole Larsen, ha portato un numero sempre maggiore di gestori di Istituti faunistici, pubblici e privati a richiedere, annualmente l autorizzazione all acquisto ed utilizzo delle suddette trappole. Come in passato l attuazione dei Piani di Controllo non si configura come azione esaustiva dei problemi legati a queste specie. Si sottolinea nuovamente che, al contrario, le azioni di cattura previste, date le limitate estensioni delle singole aree di intervento e data la loro distanza, hanno finalità esclusive di limitazione dei danni durante il periodo riproduttivo delle specie preda e durante l arco temporale in cui sono più sensibili i danneggiamenti alle colture agricole. I dati di partenza su cui impostare i nuovi piano dovranno essere ancora basati sul confronto tra densità di cattura prevista e realizzate da parte di ciascun Istituto. Si suppone, in particolare, che, per ogni Istituto, l avvenuto raggiungimento di risultati di cattura vicini a quelli previsti, consenta di confermare la validità delle ipotesi di consistenza stimate nel piano precedente. La variazione osservata in anni successivi, tra prelievo concesso e risultati di cattura, in sostanza, rappresenta la linea guida su cui impostare il piano annuale. Risulta comunque importante, al fine di valutare eventuali errori metodologici, testare i dati di variazione della consistenza ricavabili dalle catture con altri metodi. A riguardo si propone di addivenire per gli anni prossimi alla realizzazione di censimenti in contemporanea a vista, da effettuarsi nella maggioranza del territorio provinciale in inverno, con il coordinamento del personale ad oggi disponibile (cacciatori abilitati art. 37 ed agenti di vigilanza).

21 In sostanza la redazione dei piani di controllo sulle specie, attuabile anche in aree soggette alla caccia programmata, dovrà per il futuro essere basata sulle seguenti conoscenze: - confronto tra densità di prelievo previste e densità realizzate; - analisi della serie storica per ciascun Istituto e per ciascuna Area di Programma dei risultati delle catture e del grado di efficienza del trappolaggio (n. soggetti catturati/giornata di cattura); - analisi della evoluzione dei parametri di struttura delle popolazioni (per Area di Programma) deducibili dal monitoraggio dei soggetti catturati; - censimento invernale in contemporanea dei soggetti avvistati da punti di osservazione fissi; - evoluzione dei danni causati dai Corvidi alle coltivazioni; - analisi dei benefici apportati alle popolazioni selvatiche predate da Gazza e Cornacchia grigia; - accertamento di una densità limite di cattura (per ciascuna situazione territoriale) oltre la quale ulteriori azioni di prelievo possano incidere negativamente sull abbondanza/consistenza delle specie. La pianificazione degli interventi di censimento e prelievo su tutto il territorio provinciale, rappresenta quindi l obiettivo primario per il futuro. Ciò attraverso la realizzazione di Piani di gestione pluriennali verificati dall I.N.F.S., sul modello di quanto già realizzato per Cervidi e Bovidi.

22 13.2.4) Tortora La specie è indicata in difficoltà da molti anni, tanto è vero che è stata una delle prime ad essere oggetto di uno specifico piano di gestione internazionale. In Italia è nidificante mentre i quartieri di svernamento sono completamente africani. Si caccia per lo più in occasione della cosiddetta pre-apertura nei primi giorni di settembre, poiché la Tortora inizia la sua migrazione post-nuziale nella seconda decade di agosto e si conclude al più tardi entro la metà di settembre. La Tortora sverna poi esclusivamente nell Africa sub-sahariana fra il 10 ed il 20 parallelo. L areale di nidificazione si estende in tutta Europa fino al 65 parallelo e dal Portogallo fino al Mar Caspio. In Italia la popolazione nidificante è situata intorno alle coppie Non sappiamo purtroppo quanta parte del carniere sia composta dalla nostra popolazione nidificante e quanto da soggetti in transito provenienti da altri paesi. Considerata la biologia della specie e le sue caratteristiche migratorie, è probabile che gran parte delle Tortore abbattute siano locali. Dando per assunto questo, nell ottica di un approccio cautelativo, praticamente la Tortora può essere gestita annualmente come una specie stanziale, nel senso che si possono applicare i concetti basilari della caccia conservativa; monitoraggio della popolazione, stima della densità e dinamica, piano di prelievo. Su queste basi l Amministrazione, nell ambito del piano di gestione internazionale prodotto dal Comitato O.R.N.I.S., intende promuovere le seguenti azioni: - censimenti al canto estensivi ( in contemporanea al Colombaccio) per il calcolo di un indice Puntiforme di Abbondanza al fine di avere un trend su serie storica come viene fatto da anni in Francia; - censimenti al canto su aree campione per tipologia ambientale (es. area collinare con piccole formazioni boschive, fiumi, zone di pianura, bassa montagna appenninica, ecc.); - applicazione dei valori medi di dinamica di popolazione conosciuti (Murton, Veiga, ecc.) in attesa che ve ne siano di italiani; - calcolo della popolazione stimata prima dell apertura della stagione venatoria e calcolo di un prelievo sostenibile; - prosecuzione della lettura dei tesserini per il calcolo dei carnieri effettivamente realizzati ( il che da anche un trend di popolazione anche se semplicemente indicativo); - esame dei capi abbattuti (il Circondario Empolese Valdelsa inizierà già quest anno con l A.F.V. Oliveto) con rilevazioni dei parametri morfometrici (peso, tarso, corda massima, ecc.), delle classi di età e della eventuale presenza del latte di gozzo, la sostanza predigerita con cui i Columbidi alimentano i piccoli nei primi giorni di vita. La cosa è estremamente importante perché la Tortora è specie molto inanellata ma quasi esclusivamente durante la migrazione pre-nuziale, mentre non si hanno dati sullo stato fisico degli animali durante quella post-nuziale. Oltre a queste semplici misure gestionali segnaliamo agli A.T.C. l importanza di due misure di miglioramento ambientale: - la realizzazione di ampi appezzamenti (ha 2-3) di girasole all interno delle Z.R.C. Questa coltura è notoriamente appetita dalle Tortore nel periodo pre-migratorio in quanto fornisce un elevato apporto calorico essenziale per la formazione del grasso di riserva necessario per affrontare il lungo volo; - l impianto di alberi lungo fossi e corsi d acqua, che ne siano sprovvisti, per aumentare i siti di nidificazione, assai diminuiti nel corso degli ultimi tre decenni. Rimane la questione della data di pre-apertura e della sua legittimità scientifica. Se guardiamo la cosa da un punto di vista strettamente tecnico, non vi sono chiare indicazioni per sostenere posizioni pro o contro la pre-apertura. Quello che sembra certo, sulla base dell esperienza di alcuni operatori ( che quest anno verrà supportata da dati precisi con l analisi dei capi abbattuti) è che il prelievo è fortemente concentrato sui giovani dell anno, ben più di quanto possa essere il successo riproduttivo; questo significa che la grande maggioranza degli adulti è già partita il 1

23 settembre e di conseguenza che il prelievo venatorio è un fattore di mortalità ampiamente sostitutiva e quindi poco dannosa alla popolazione.

24 13.2.5) Colombaccio Specie di fortissimo interesse venatorio. Purtroppo, nonostante la crescente pressione venatoria cui è sottoposto, non è stato oggetto di pari interesse scientifico, tant è che le conoscenze (per lo meno a livello italiano) sono scarsissime essendo anche assai poco inanellato. La provincia di Firenze è interessata da una popolazione nidificante a carattere prevalentemente stanziale, da migratori, totali e parziali, fra i quali abbiamo contingenti svernanti. La popolazione nidificante appare in costante incremento numerico e spaziale, tant è che ha ormai colonizzato tutti gli ambienti della nostra provincia, compresa la città di Firenze, dove sono segnalati Colombacci nei vari parchi cittadini. Pur non esistendo dati attendibili a riguardo, alcune rilevazioni amatoriali segnalano densità di coppie/100 ha in periodo riproduttivo in alcune Z.R.C., cioè valori molto elevati anche se raffrontati ad altri paesi europei come la Finlandia dove la densità media è pari a 2-4 coppie /100 ha o la Gran Bretagna con 6-14 coppie/100 ha. Il Circondario Empolese Valdelsa, a livello sperimentale, ha iniziato nel 2004 un attività di censimento al canto dei maschi territoriali in periodo primaverile, al fine di ricavare un indice da utilizzare come base di partenza per la valutazione nei prossimi anni del trend di popolazione. I contingenti migratori giungono verso la fine di settembre-primi di ottobre ed il periodo migratorio si protrae fino a novembre circa. Molto spesso vengono segnalati movimenti migratori anche a dicembre, frutto di erratismi o dell arrivo di migratori parziali a seguito di condizioni climatiche avverse. Anche su queste popolazioni si sa pochissimo: areali di provenienza, rotte migratorie, trend, stime numeriche, composizione per classi di età ecc. Unici dati a disposizione sono quelli pubblicati dal Club del Colombaccio, basati su stime dei branchi in transito su alcuni appostamenti fissi ai Colombacci, quelli (non ancora disponibili) della Facoltà di Agraria, basati su stime dei branchi da parte di una rete di rilevatori posti sui valichi principali della nostra provincia (Giogo, Futa, ecc.), quelli raccolti dal C.E.V. nella stagione venatoria 2004/2005 con il coinvolgimento degli appostamenti fissi con le stesse modalità del Club del Colombaccio.

25 1/9 5/9 7/9 19/9 22/9 26/9 29/9 30/9 2/10 3/10 4/10 6/10 7/10 9/10 10/10 11/10 13/10 14/10 16/10 17/10 18/10 20/10 21/10 23/10 24/10 25/10 27/10 28/10 30/10 31/10 1/11 3/11 4/11 6/11 7/11 8/11 13/11 14/11 21/11 25/11 28/11 1/12 5/12 6/12 15/12 19/12 23/12 26/12 1/1 6/1 15/1 22/1 23/1 29/ Colombacci totale abbattimenti

26 Stagione venatoria 2004/05 Colombacci abbattuti Circondario Empolese Valdelsa (n. 9 capanni) 30 Collare assente Collare presente /9 5/9 7/9 19/9 22/9 26/9 29/9 30/9 2/10 3/10 4/10 6/10 7/10 9/10 10/10 11/10 13/10 14/10 16/10 17/10 18/10 20/10 21/10 23/10 24/10 25/10 27/10 28/10 30/10 31/10 1/11 3/11 4/11 6/11 7/11 8/11 13/11 14/11 21/11 25/11 28/11 1/12 5/12 6/12 15/12 19/12 23/12 26/12 1/1 6/1 15/1 22/1 23/1 29/1 80 Presenza nel carniere di giovani e adulti - Stagione venatoria 2004/ Gruppi di 5-10 indiv. Gruppi di indiv. Gruppi di indiv. Gruppi di indiv. Gruppi oltre 300 indiv ) Composizione numerica dei branchi per fasce orarie Le popolazioni svernanti (peraltro indistinguibili da soggetti stanziali) si radunano in gruppi più o meno ampi all interno degli Istituti faunistici nel periodo dicembre-febbraio. Il C.E.V. negli inverni 2004 e 2005 ha realizzato, primo tentativo in Italia, il censimento dei Colombacci svernanti da elicottero insieme al Centro Ornitologico Toscano; i risultati sono stati molto soddisfacenti poiché il metodo è fattibile ed applicabile, (i conteggi, verificati quando possibile con foto e filmati) risultano molto precisi (errore minore del 10%), e lo sforzo è sostenibile, anche grazie alla Regione

27 Toscana che ha messo a disposizione il suo elicottero. Sono stati sorvolati tutti gli Istituti faunistici, per una densità media di 16 capi/100 ha ma significativamente diversificata fra Z.R.C. (33/100 ha) Z.d.P (21/100 ha) e A.F.V. (10/100 ha). L attività venatoria viene esercitata unicamente da appostamento, fisso o temporaneo, sia nelle zone di passo sia intorno agli Istituti faunistici durante l inverno. Non vi sono molte notizie o dati sul carniere totale, oltre quelli che abbiamo già fornito, né sull influenza dei diversi tipi di caccia, né sulla ripartizione del carniere durante il corso dell anno, quest ultimo dato sarebbe estremamente importante almeno per capire grossolanamente il livello di prelievo sugli svernanti. Molto elevato anche il numero di capi abbattuti nelle A.F.V., in cui il Colombaccio risulta la seconda specie in ordine d importanza. La questione non è secondaria visto che le A.F.V. possono, e lo dimostrano le presenze osservate nelle Aziende dove si caccia poco o niente il Colombaccio, rappresentare importanti punti di sosta e svernamento oppure trappole mortali se gestite a fini prettamente venatori. È comunque indiscutibile che, a causa del disturbo venatorio, i Colombacci tendano a sostare e a concentrarsi nelle possibili aree rifugio offerte dai vari Istituti faunistici, compresi eventuali fondi chiusi; per questo motivo sarà estremamente importante capire le preferenze ambientali. Si è notato, ad esempio, che le zone con grandi superfici boscate vengono evitate a favore di territori coltivati ricchi di piccoli boschi, alberate e vegetazione ripariale d alto fusto. Sulla base dei pochi dati a disposizione, delle caratteristiche della specie e dei sistemi di caccia, il P.F.V.P. prevede le seguenti azioni: miglioramento della conoscenza della specie, miglioramenti ambientali e gestione dell attività venatoria ) Miglioramento della conoscenza della specie Organizzazione di censimenti al canto con l ausilio di cacciatori specializzati (valutata l idoneità), realizzati su percorsi fissi che prevedano 5-6 punti di ascolto dove il rilevatore si ferma per 15 minuti e annota il numero di maschi in canto. Si ottiene così un indice per punti di ascolto che rappresenta la base da cui partire per valutare, anno dopo anno, il trend della popolazione nidificante. Oltre a questo l indice può essere correlato a parametri ambientali onde dedurre le preferenze della specie e quindi indicazioni utili per i miglioramenti ambientali. Il sistema è già in funzione in Francia da molti anni e fornisce il trend delle popolazioni nidificanti di colombaccio, tortora, tortora dal collare e colombella; Organizzazione di una rete di rilevatori da appostamento fisso per la stima dei branchi in transito durante il passo autunnale, l annotazione del carniere con indicazione delle classi di età tramite l esame del collare. Su serie storiche abbastanza lunghe gli indici attendibili danno il trend delle popolazioni migratrici e notizie precise sia sulla fenologia del passo sia sulle principali rotte migratorie provinciali; Estensione dei censimenti in elicottero su popolazioni svernanti a tutti gli Istituti dell A.T.C. FI. 5, molto più vocato del FI. 4 allo svernamento della specie; A livello sperimentale sarebbe molto utile iniziare, in alcuni Istituti, censimenti al canto esaustivi, per ricavare densità precise e correlarle alle caratteristiche ambientali e non solo: è ad esempio da verificare la recente teoria dell O.N.C.F.S. che i Columbidi si avvantaggino notevolmente del foraggiamento artificiale con granaglie perché la vicina disponibilità alimentare evita alla coppia di lasciare il nido incustodito durante l alimentazione, riducendo così a zero la predazione da parte dei Corvidi; Un discorso a parte merita l inanellamento scientifico: il Colombaccio è in assoluto una delle specie meno inanellate in Italia, a differenza di quanto avviene in altri paesi europei. Seppure le difficoltà tecniche della cattura siano molto superiori a quelle per altre specie, ciò non toglie che sia possibile inanellare soggetti sia nidificanti, di passo che svernanti, individuando le località adatte e con idonea sistemazione. Nell arco del P.F.V.P. l Amministrazione provinciale si impegnerà, in collaborazione con il Centro Italiano d Inanellamento presso l I.N.F.S., ad attivare uno specifico progetto sperimentale. Innumerevoli le informazioni che si possono ottenere su una specie tuttora sostanzialmente sconosciuta: dati morfologici di fitness sulle varie popolazioni ed in relazione ad i

28 vari ambienti; dinamica di popolazione; individuazione con la ricattura delle aree di provenienza e di destinazione; ciclo fenologico ) Miglioramenti ambientali Anche senza riscontri scientifici il Colombaccio nidificante appare in significativo aumento in termini numerici e di aree negli ultimi 15 anni. Ciò significa probabilmente che la specie trova ambienti idonei alla sua permanenza e riproduzione e che il prelievo venatorio (con la stagione più lunga: 1 settembre-31 gennaio) non influisce molto. Nonostante questo è altrettanto ovvio che comunque gli interventi di miglioramento ambientale, anche quelli per altre specie, siano positivi, ad esempio migliorando i tassi di natalità e di mortalità. Può essere diverso il discorso per gli svernanti che sono molto legati alla presenza della ghianda, anche se in grado di svincolarsi molto facilmente qualora possano reperire granaglie coltivate. Per evitare l abbandono dei siti, una volta individuata la loro collocazione, nelle annate di scarsa ghianda e diminuire la mortalità invernale diventa importante realizzare colture a perdere di mais e girasole in ampi appezzamenti (almeno 2 ettari) da trinciare in dicembre-gennaio o anche da lasciare in piedi fino a febbraio. Interessanti, opportunità a questo proposito, saranno offerte dalle misure forestali del prossimo P.S.R., che opportunamente pianificate e proposte agli agricoltori, potranno favorire i siti di nidificazione in aree di pianura e collinari ) Gestione dell attività venatoria Come per tutte le specie migratrici risulta estremamente difficile una programmazione dell attività venatoria, tenendo anche conto delle varie modalità e dei periodi in cui viene esercitata. In questa sede è possibile però fare alcune considerazioni: - per l Amministrazione provinciale è importante incentivare al massimo la specializzazione e quindi la caccia da appostamento fisso con richiami vivi. Essa appare come la più corretta sia in termini di minor disturbo, sia di prelievo incentrato sui giovani (e quindi di mortalità sostitutiva), sia come minor percentuale di capi feriti; - la pre-apertura sembra non aver influito in alcun modo sui nidificanti e quindi appare compatibile con la conservazione della specie, anche se è da discutere in merito all opportunità del II giorno di pre-apertura in cui la pressione venatoria si concentra quasi esclusivamente sul Colombaccio essendo normalmente già partite le Tortore ) Censimento invernale della popolazione di Colombaccio nel Circondario Empolese Valdelsa I primi monitoraggi standardizzati di Colombacci svernanti in Toscana sono stati realizzati dal C.O.T. nella Provincia di Livorno nel 2002/03 e 2003/04 e hanno dato buoni risultati. Si

29 confermano però le difficoltà metodologiche di tali censimenti dovute alla mobilità della specie, alla difficile accessibilità ai dormitori, alla sensibilità al disturbo antropico, nonché all elevato numero di rilevatori adeguatamente preparati. Il metodo di censimento con elicottero sperimentato per la prima volta in Italia si è rivelato efficace e assai meno dispendioso in termini di personale e sforzo organizzativo. Sono stati compiuti tre voli, di cui uno di ricognizione. I voli ufficiali si sono svolti il 14 ed il 21 dicembre 2004, con sorvolo e conteggio di tutti gli Istituti faunistici presenti ( 42 fra Zone di Ripopolamento e Cattura, Zone di Protezione, Aziende Faunistico Venatorie, Aziende Agrituristico Venatorie ecc. per un totale di ha ). Sono stati censiti Colombacci complessivamente, con differenze significative per tipologia di Istituto: è risultato infatti (anche se i dati sono insufficienti per trarre conclusioni definitive) che più è ampio l Istituto più Colombacci vi svernano; inoltre è abbastanza evidente che nelle Z.R.C. e negli Istituti a divieto di caccia, vi è una presenza significativamente maggiore rispetto alle A.F.V. dove il Colombaccio viene cacciato. Il 30 dicembre 2005 è stato effettuato un nuovo censimento, peraltro in condizioni ambientali estremamente particolari (completa copertura nevosa su tutto il territorio e temperature molto rigide), del quale ancora non sono disponibili i dati.

30

31 13.2.6) Pernice rossa e Starna Queste due specie di Galliformi, di fatto estinte dal nostro territorio dagli anni 60, sono attualmente presenti grazie a vari progetti di reintroduzione realizzati dagli A.T.C.; sono inoltre oggetto di immissioni nelle A.F.V. I risultati sono stati divergenti: la Pernice rossa è presente in diversi Istituti della provincia con piccole popolazioni autoriproducentesi che hanno anche la possibilità di interscambiarsi; la reintroduzione della Starna ha invece sostanzialmente fallito gli obiettivi, infatti tale specie risulta presente sul territorio sporadicamente e con piccolissimi contingenti. I motivi dei differenti risultati possono essere molti ed è tema da lungo tempo dibattuto nel settore della gestione faunistica (ma non è questa la sede per trattarlo). Vogliamo però osservare che probabilmente la Pernice rossa compie spostamenti mediamente più piccoli e quindi si adatta anche ad Istituti di dimensioni medie, mentre la Starna necessita di aree di protezione molto più grandi; inoltre la Pernice rossa, pur essendo generalmente ibridata in qualche misura con la Coturnice orientale (Alectoris chukar), dimostra con tutta probabilità maggiori capacità di adattamento della Starna alle diverse tipologie ambientali. Entrambe le specie appartengono ai Galliformi e quindi le linee di gestione sono le medesime del Fagiano con l integrazione di alcune prescrizioni specifiche: - per la Pernice si rende necessario, nell arco del P.F.V.P., almeno il monitoraggio della sua presenza negli Istituti, da effettuarsi nel periodo febbraio-aprile, mediante l utilizzo di richiami acustici elettromagnetici; - autorizzare le immissioni nelle A.F.V. solo per numeri bassi e a gruppetti non superiori a capi per limitare l erratismo, consentendo anche l uso di richiami in idonee volierette durante la caccia; - per la Starna, qualora si intenda effettuare un nuovo tentativo, autorizzare esclusivamente progetti di reintroduzione che prevedano l uso del metodo di allevamento seminaturale (con chiocce) sul luogo di immissione e la limitazione alle zone a più alta vocazionalità della provincia (comuni di Montaione, Castelfiorentino, Montespertoli, Certaldo, Borgo San Lorenzo, Barberino di Mugello, Scarperia e Vicchio di Mugello).

32 13.2.7) Fagiano Pur essendo, insieme al Cinghiale, la specie selvatica di maggior interesse venatorio, per la quale sono stati compiuti i maggiori sforzi, economici, umani e scientifici, il Fagiano, dopo un promettente avvio con la gestione degli A.T.C., sembra risultare tuttora in lento e costante declino. Fagiano ATC Firenze 5 Rapporto piano di cattura ZRC - capi catturati Piano di cattura Capi catturati Anche gli Istituti dove più elevato è il livello di gestione (Z.R.C. e A.F.V.) sono ben distanti dalle densità potenziali sostenibili dall ambiente. Per completezza dobbiamo anche dire che il fabbisogno venatorio è estremamente elevato: nella stagione venatoria 2003/04 (vd. grafico) nei due A.T.C. sono stati abbattuti oltre Fagiani (dati derivanti dalla lettura dei tesserini venatori, quindi in difetto), con l A.T.C. FI. 5 che vede aumentare il proprio carniere abbastanza marcatamente. CARNIERI FAGIANO ATC 5 ATC / / /2004 Il presente Piano Faunistico, senza voler ricordare le numerosissime problematiche, sulla base dei principi enunciati per la Lepre, validi per qualunque selvatico oggetto di prelievo venatorio, ( correttezza tecnico-scientifica delle scelte, conservazione ed aumento sul territorio provinciale, aumento delle conoscenze biologiche ed etologiche in riferimento al territorio provinciale, gestione faunistico-venatoria realizzata attraverso gli A.T.C. ed il volontariato dei cacciatori) individua le seguenti priorità: mantenimento e miglioramento della rete di Istituti

33 faunistici pubblici e privati, aumento della conoscenza della specie e aumento delle conoscenze e ottimizzazione del prelievo venatorio ) Mantenimento e miglioramento della rete di Istituti faunistici pubblici e privati Il Fagiano essendo specie soggetta a forti immissioni nelle A.F.V., i grafici degli Istituti non sono raffrontabili. Si evince comunque che la presenza (come ampiamente dimostrato in letteratura) non è correlata in modo direttamente proporzionale al numero di Fagiani immessi. Questa specie è stata ampiamente studiata, da tutti i punti di vista, sia in Europa che nel nostro paese. Nonostante questo sono molti gli aspetti ancora poco conosciuti o discussi, anche in relazione alla realtà territoriale provinciale. Bisogna comunque prendere atto che nelle Z.R.C. i risultati sono stati molto inferiori a quelli ottenuti con la Lepre, e comunque poco incoraggianti rispetto agli enormi sforzi compiuti dagli A.T.C., nelle A.F.V. il calo negli anni risulta ancora più importante, tanto che gli indici di presenza si collocano ben al di sotto di quelli delle Z.R.C., nonostante (o forse proprio per questo) le immissioni siano costantemente aumentate. Le condizioni di A.F.V. e Z.R.C. sono così diverse che devono essere analizzate e trattate separatamente ) Z.R.C. Pur non essendo generalmente oggetto di immissione di soggetti di allevamento, questi Istituti non riescono, pur mantenendo in diversi casi buone densità, per questo aspetto a decollare definitivamente. Difficile capire i motivi di tale difficoltà che in genere sono anche numerosi e diversi I dati ottenuti dai censimenti in battuta sottolineano ogni anno un rapporto giovani/adulti molto basso, il che starebbe ad indicare una bassa produttività di pulcini od una elevata mortalità giovanile. Le cause principali di questa bassa produzione, a seconda delle varie caratteristiche della Fagiano ATC Firenze 5 Struttura di popolazione ZRC Giovani Femmine Maschi Zona possono essere imputabili alla scarsa presenza di siti di nidificazione con idonea copertura erbacea; al numero di maschi non territoriali eccessivo, con fenomeni di disturbo a carico delle femmine, alle eccessive cause di disturbo antropico (lavori agricoli, randagismo ecc.) che inducono l abbandono del nido; alla predazione sulle femmine in cova, sulle uova e sui piccoli nati, alla carenza di entomofauna, alle condizioni climatiche estreme, siccità prolungate o temporali con brusco calo delle temperature in maggio-giugno. Le cause e i tassi di mortalità sugli adulti nel corso dell anno, nella nostra provincia, risultano per lo più sconosciuti ed anzi dovrebbero essere oggetto di specifici studi sulla dinamica di popolazione. Come per la Lepre l Amministrazione provinciale individua le seguenti azioni prioritarie per il miglioramento delle Z.R.C.:

34 - incremento dei miglioramenti ambientali;aumento della produzione e della sopravvivenza dei piccoli;aumento della sopravvivenza invernale e dell accumulo di sostanza di riserva nelle femmine;corretto controllo della predazione;redazione ed attuazione di un corretto piano di prelievo;valutazione dell irradiamento naturale;predisposizione di un modello gestionale standardizzato per la conoscenza dei parametri di popolazione ) Incremento dei miglioramenti ambientali Pur sottolineando le enorme differenze ambientali fra le varie Zone della provincia, intendiamo ricordare in sede di P.F.V.P. le enormi possibilità che saranno offerte dalla nuova P.A.C.(molti terreni marginali o a bassa produttività non verranno più coltivati per molti agricoltori sarà finalmente conveniente e possibile aderire ai bandi proposti dagli A.T.C. senza perdere i contributi della P.A.C.; il futuro P.S.R. avrà inoltre numerose misure incentrate sul recupero ambientale e sulla ricostituzione degli habitat). In questo quadro gli interventi che hanno come specie bersaglio il Fagiano, ma con ampie ricadute su tutta la fauna dovranno essere a grandi linee: - aumento della diversificazione delle colture e diminuzione della superficie degli appezzamenti (con siepi o fasce incolte) nelle zone a forte tendenza monoculturale (peraltro piuttosto rare nella nostra provincia); - equa presenza di colture adatte alla cova (nesting cover) come prati, pascoli, cereali autunnali, colture, prati e pascoli polititi o comunque margini erbosi diserbati (conservation headlands), adatte all allevamento della prole (broad rearing cover), colture per il rifugio e l alimentazione invernale (wintering cover) come i cereali a semina primaverile o loro miscugli; - ritardo nelle lavorazioni agricole nei prati da sfalcio, nei vigneti e negli oliveti o comunque una programmazione idonea dei lavori tale da evitare che queste colture rappresentino nel mese di marzo attraenti siti di nidificazione. Si raccomanda inoltre di predisporre idonei progetti scientifici, nell arco del quinquennio del P.F.V.P., atti a valutare in termini faunistici i risultati dei miglioramenti ambientali ) Aumento della produzione e sopravvivenza dei piccoli Come già ricordato in precedenza, nella dinamica delle popolazioni di Fagiano delle nostre Z.R.C., uno dei problemi principali, rilevato costantemente dai censimenti in battuta, pare essere quello del basso numero di giovani dell anno. È scientificamente dimostrato, a livello generale, che le cause generali possono essere la predazione, le lavorazioni agricole e la denutrizione; oltre a questo citiamo condizioni metereologiche particolari come le piogge prolungate e di elevata intensità nelle prime settimane di vita dei piccoli o periodi estremamente siccitosi. Nella provincia di Firenze è molto probabile che i fattori più importanti siano la predazione e le lavorazioni agricole. In entrambi i casi il loro impatto può essere parzialmente limitato. La fagiana in cova è soggetta ad attacchi diretti o indiretti (sulle uova) da parte di numerose specie selvatiche e domestiche: Volpi, Corvidi, Mustelidi, cani e gatti, Ricci, Tassi. Alcune specie vengono naturalmente sottoposte a controllo (Volpi e Corvidi vedi capitoli relativi), per altre questo non è possibile né indicato in termini conservazionistici; il randagismo è invece un problema tuttora irrisolto, sia per le enormi difficoltà pratiche sia per l approccio spesso emotivo e non tecnico al problema. Detto questo l Amministrazione provinciale si impegna, ai sensi dell art. 45 della L.R. 3/94 e nel rispetto delle altre norme vigenti in materia, ad emanare atti idonei a consentire la cattura di gatti e cani randagi nelle Z.R.C. e la loro traslocazione in zone di minor pregio e valore faunistico o consegna alle apposite strutture di rifugio comunali. Per quanto riguarda le lavorazioni agricole sono estremamente dannose quelle comprese nel periodo 20 marzo-20 giugno, sia per danno diretto (uccisione della fagiana alla cova e/o distruzione del nido) o indiretto (abbandono del nido per eccessivo disturbo); nella moderna organizzazione agricola paiono fortemente a rischio, vista anche la notevolissima estensione sul territorio provinciale, i vigneti e gli oliveti, oltre ai prati da sfalcio; possibili accordi economici fra A.T.C. ed agricoltori potrebbero consentire la non lavorazione, la trinciatura o sfalcio nel periodo 1 aprile-1 giugno (ciò consentirebbe la cova e la schiusa del 70-80%

35 dei nidi). La mortalità dei pulcini a causa di carenza di entomofauna (100% della dieta nelle prime tre settimane di vita) sembra senz altro inferiore a quella di altri paesi europei, come la Gran Bretagna, ma dovrebbe essere comunque oggetto di indagine per una sua corretta valutazione ) Aumento della sopravvivenza invernale La mortalità invernale naturale sembra abbastanza contenuta ed appare imputabile principalmente a due fattori: predazione e carenza alimentare. Se per il primo vale quanto già ricordato in precedenza, la carenza alimentare dovuta alla progressiva diminuzione di risorse trofiche è fenomeno abbondantemente studiato in Italia ed all estero. Ci preme sottolineare che la carenza alimentare, soprattutto ad alte densità di Fagiani si protrae dalla fine di novembre a tutto aprile. In questo periodo il Galliforme si ciba prevalentemente di erba e cereali autunnali, che però non sono in grado di fornire un buon contenuto calorico; per tale motivo è essenziale fornire integratori mediante foraggiamento artificiale con granaglie (grano tenero, mais). L Amministrazione raccomanda di incentivare al massimo questa operazione artificiale, somministrando granaglie in apposite beccatoi, a terra o sopraelevati in caso di presenza di Cinghiali. Il foraggiamento, oltre a diminuire la mortalità favorisce un elevato accumulo di sostanza di riserva (grasso cloacale) nelle femmine, consentendogli di affrontare il periodo di cova in condizioni fisiche assai migliori. L abitudine a frequentare i beccatoi inoltre favorisce la cattura con le ceste ) Corretto controllo della predazione La predazione, argomento assai complesso, di norma non svolge un azione determinante nella limitazione di una popolazione naturale. Nel caso delle Z.R.C., vista la densità mediamente elevata di Fagiani e di altre specie predabili, e tenuto conto delle finalità dell Istituto per la cui gestione vengono impiegate elevate risorse umane ed economiche, si ritiene necessario effettuare un serio ed efficace controllo dei predatori, in particolare Volpi e Corvidi. Moltissimi studi scientifici dimostrano come i Galliformi aumentino in corrispondenza di un corretto controllo della predazione. Teniamo anche presente che ci troviamo di fronte alle popolazioni più naturali presenti in provincia di Firenze, non soggette da molti anni ad immissioni di soggetti di allevamento. Si rimanda agli specifici capitoli per la gestione dei predatori e per il loro controllo ) Redazione di un corretto piano di prelievo Con l aumento degli A.T.C. e la loro gestione delle Z.R.C., già da diversi anni ad ogni Zona viene assegnato un piano di cattura quanti-qualitativo, con l indicazione del numero massimo di capi prelevabili suddiviso tra maschi e femmine. Da alcuni anni il rapporto M/F viene giustamente indicato in 1:1, a differenza di quanto accadeva in passato. Tale criterio operativo sottrae riproduttrici al terreno a caccia programmata ma aumenta di fatto le capacità produttive della Zona e delle aree limitrofe. Il rapporto di 1:1 è d altro canto corretto dal punto di vista biologico (in natura il rapporto è appunto 1:1, al massimo 1:1,2). Semmai, considerata la poligamia della specie, si potrebbe stressare la popolazione con un rapporto di prelievo maschi/femmine 2-3:1, diminuendo cosi la percentuale di maschi non territoriali in periodo riproduttivo e aumentando viceversa la presenza di maschi in territorio libero a bassa densità. L Amministrazione pertanto raccomanda di mantenere e rispettare questa linea di condotta. Molto importante per un corretto prelievo la definizione del rapporto giovani/adulti: le attuali conoscenze delle popolazioni e delle tecniche di cattura (prevalentemente con le ceste) non consentono di organizzare un prelievo per classi di età. In realtà sarebbe piuttosto importante in quanto gli adulti sono migliori riproduttori dei giovani dell anno per i seguenti motivi: i maschi sono in grado di avere territori più idonei alla nidificazione e harem più grandi, le femmine depongono prima (ed in genere questo può significare un maggior successo) ed in siti più idonei (sulla base dell esperienza maturata). Pur non avendo cifre a riguardo si potrebbe supporre come valido un prelievo con rapporto G/A pari a 2:1. L unico criterio di riconoscimento della classe di età, corretto e possibile, pare la misura mediante calibro del diametro della decima navigante primaria. Si auspica comunque, per iniziare un serio lavoro in questa direzione, di effettuare tale misurazione sul più alto numero di capi catturati possibile. Ciò

36 consentirà di ricavare alcuni dati: rapporto G/A catturati rispetto al rapporto G/A ottenuto dai censimenti; influenza del metodo di cattura sul rapporto G/A, indicazioni sulla mortalità e sul successo riproduttivo. Riguardo al metodo di cattura, l esperienza degli ultimi 10 anni di gestione si impone alcune riflessioni. Le Z.R.C. difficilmente completano il piano di cattura; questo può voler dire che il piano era eccessivamente elevato rispetto alla densità stimata, o che il metodo di cattura non è sufficientemente efficace. Fagiano ATC Firenze 5 Rapporto popolazione stimata ZRC - capi catturati Popolazione stimata Capi catturati Senza volersi esprimere in modo definitivo ci preme sottolineare che il metodo delle ceste, di gran lunga il più utilizzato, presenta numerosi problemi: necessita di un periodo di appostamento preventivo piuttosto lungo per essere efficace; per la biologia della specie tende a catturare molte più femmine dei maschi in quanto nel periodo gennaio-febbraio le femmine sono ancora riunite in ampie aggregazioni mentre i maschi iniziano già a disporsi spazialmente in modo omogeneo sul territorio (per la creazione dei territori); richiede un livello di volontariato elevatissimo che nel futuro sarà sempre più difficile mantenere; le ceste sono spesso oggetto di disturbo antropico o animale (Istrice, Cinghiale ecc.); comporta un elevato uso della stabulazione dei capi, con tutte le problematiche del caso. Per quanto sopra con il presente P.F.V.P. si raccomanda l utilizzo anche di altri metodi di cattura. Nelle Z.R.C. con buona presenza di boschi ricchi di arbusti e macchie risulta valida (anche in base all esperienza senese) la cattura con reti da Lepre; altre alternative la cattura con prodine (da effettuarsi solo con altissime densità) o le trappole-voliera che, sfruttando il meccanismo delle usuali ceste, sono stabili durante l anno, solide, controllabili solo la sera e consentono la cattura di numerosi capi ) Predisposizione di un modello gestionale Nonostante siano ampiamente studiati e sperimentati i metodi per una conoscenza approfondita dei parametri di popolazione è nostra ferma convinzione che sia necessario predisporre un metodo standard per valutare la dinamica delle popolazioni negli Istituti. I dati illustrati nella parte di analisi del piano ci inducono a pensare infatti che vi siano numerosi aspetti da migliorare. La standardizzazione inoltre consente il raffronto dei dati tra i vari Istituti. I principi che il Piano vuole rispettare nella predisposizione di un metodo sono: correttezza tecnico-scientifica, omogeneità, efficacia, ottimizzazione del rapporto costi-benefici. Le caratteristiche del territorio a nostro avviso inducono ad organizzarsi secondo il seguente processo: - percorso in automobile (mattina presto o sera) con conteggio dei capi avvistati nel periodo febbraio-marzo e redazione di un I.K.A. pre-riproduttivo; - censimento in battuta nel periodo fine luglio-agosto per l individuazione dei rapporti M/F e G/A e quindi del successo riproduttivo; - percorso in auto nel periodo agosto-settembre e redazione di un I.K.A. post-riproduttivo;

37 - valutazione del rapporto G/A sui capi catturati. I parametri rilevati su serie storiche, dato l elevato numero di Istituti coinvolti, consentiranno di conoscere molto approfonditamente la popolazione di Fagiano e il suo trend, dando così risposte sui risultati gestionali. C è da considerare che lo sforzi umani ed organizzativi saranno molto elevati, perciò dovranno essere coinvolti necessariamente i gestori delle Z.R.C., ma dopo una prima fase sperimentale di messa a punto, si avranno sicuramente riscontri positivi. Il coinvolgimento delle Commissioni di Verifica e Controllo, oltre ad elevare il livello culturale e gestionale delle stesse, consentirà la raccolta di una mole di dati notevolmente superiore (con la ripetizione dei percorsi ad esempio) a quella ottenibile esclusivamente dal lavoro dei tecnici degli A.T.C A.F.V. Il quadro a livello provinciale delle A.F.V. per la gestione del Fagiano è ancora più complesso principalmente per due motivi: la necessità di un prelievo venatorio garantito molto elevato (vedi tab. carnieri A.F.V.) e la conseguente necessità di immissioni cospicue. Possiamo intanto dire che a livello ambientale la maggio parte delle AFV è altamente vocata alla presenza del Fagiano; questo però non corrisponde ad un elevata presenza dello stesso, soprattutto alla fine della stagione venatoria. È estremamente probabile che in molte Aziende il prelievo non sia commisurato alla popolazione presente a settembre, la quale è frutto in parte di riproduzione naturale e in parte (maggiormente) di immissione di fagianotti nel periodo estivo. Un prelievo scorretto è frutto anche dell eccessivo numero di consorziati, anche con pochi ettari, che tendono a prelevare quanto possibile e quando possibile disattendendo alcune regole basilari di gestione. A tal proposito si coglie l occasione per sollecitare la Regione affinché riveda la normativa di riferimento, ad esempio impedendo la caccia nelle proprietà inferiori a ha 30. Per migliorare la presenza della specie le A.F.V. dovranno nel futuro modificare la loro politica gestionale: - per le A.F.V. che non necessitano di carnieri elevati (< 50 capi/100 ha) si consiglia una rapida diminuzione delle immissioni (massimo tre anni) per lavorare esclusivamente su popolazione selvatica; - per le A.F.V. che intendono realizzare (spesso in virtù dell elevato numero di consorziati) carnieri medio alti (> ai 50 capi/100 ha) è giocoforza necessario ricorrere alle immissioni. In questo caso l Amministrazione prescrive di evitare le immissioni di riproduttori a fine caccia. Si raccomanda inoltre di immettere fagianotti in recinti di ambientamento a cielo aperto (con piccole voliere chiuse all interno per l acclimatamento nei primi giorni dall immissione), evitando assolutamente immissioni dirette dalle cassette di trasporto. Sono preferibili inoltre immissioni nel mese di giugno con animali molto giovani o ritardate agli ultimi giorni di agosto. Anche per le A.F.V. che comunque intendano indirizzarsi sulla riproduzione naturale valgono tutte le indicazioni relative alle Z.R.C. Particolare attenzione dovrebbe essere posta alla gestione ambientale: tutti i consorziati devono contribuire ai miglioramenti ambientali, sia per le colture a perdere sia (soprattutto) per la partecipazione alle lavorazioni agricole. Nell arco del presente P.F.V.P. l Amministrazione si riserva comunque di realizzare, in accordo con i concessionari e con le associazioni agricole, un disciplinare per la gestione ambientale delle A.F.V., in particolare sulla base delle novità introdotte dalla nuova P.A.C. A coloro, infine, che intendano lavorare esclusivamente su popolazioni selvatiche, la Provincia mette a disposizione i propri tecnici, su richiesta, per l assistenza necessaria ) Aumento della conoscenza della specie Pur essendo approfonditamente studiato, il Fagiano tuttora è una specie che offre numerosi spunti di discussione nelle varie problematiche, ed oltre a questo molteplici sono i quesiti che si pongono affrontando la gestione di questa specie nelle varie realtà ambientali della nostra provincia. Per tali motivi stabilendo alcune priorità, l Amministrazione provinciale intende avviare alcune sperimentazioni.

38 Una prima sperimentazione riguarderà un indagine sulla nidificazione ed i suoi esiti; l uso della termocamera può agevolare alquanto il reperimento dei nidi di Fagiano che dovranno essere monitorati attentamente (in 2 o 3 Z.R.C. dalle caratteristiche ambientali diverse) per ricavare dati fondamentali su: tipologie ambientali dei siti, numero di uova deposte, fenologia della deposizione e cova, esito della cova, cause di insuccesso, numero di uova schiuse, rapporto tra tipologia di sito e percentuale di successo e rapporto tra condizioni climatiche e percentuale di successo. Una seconda sperimentazione riguarderà uno studio della dinamica di popolazione in due Z.R.C. e in due A.F.V. con monitoraggio intensivo basato su protocolli scientifici, con vari metodi di conteggio e censimento, anche ai fini della redazione e del miglioramento del modello standardizzato di cui abbiamo già parlato ) Aumento delle conoscenze e ottimizzazione del prelievo venatorio Nell ottica di raggiungere un prelievo venatorio conservativo, e quindi commisurato alle popolazioni esistenti riteniamo fondamentale, prima di tutto, aumentare le conoscenze sul prelievo venatorio a carico della specie. Si propone pertanto l avvio di progetti ( a livello comunale) di monitoraggio cartografico dei carnieri come per la Lepre, con rilevazione degli stessi parametri (sesso, età tramite misura della decima remigante). Questo in funzione di sperimentare per il futuro il prelievo venatorio sulla base di appositi piani. Potrebbe essere inoltre utile fare iniziare il periodo di addestramento cani dal 1 settembre per evitare stress aggiuntivi ad animali molto giovani e limitare l orario a 3 ore la mattina. Non essendo competenza provinciale il P.F.V.P. impegna l Amministrazione a farsi promotrice presso la Regione di tali modifiche normative.

39 13.2.8) Pavoncella La Pavoncella è un elegante trampoliere, il più diffuso nel mondo come areale di nidificazione, che si estende dal Portogallo alla Corea; ed è anche fra i più adattabili, anche perché meno legato alle zone umide. Nidifica infatti maggiormente in zone coltivate con ampi spazi aperti che ne garantiscano la strategia difensiva basata sull avvistamento dei predatori. È una specie con grande capacità di spostamento, non solo durante le classiche migrazioni ma anche con movimenti post-riproduttivi di giovani e di parte degli adulti (km 500 dai siti di nidificazione). Le migrazioni coprono distanze enormi come nel caso di una Pavoncella inanellata in Belgio e recuperata a Ienissei (Siberia) a 6200 km di distanza. Anche la fenologia delle migrazioni è estremamente complessa, sia per la citata facilità di spostamento, sia per la correlazione con le condizioni climatiche che possono influenzare i movimenti da una zona di svernamento all altra. Per tali motivi attualmente non sono state individuate popolazioni distinte. In provincia di Firenze la Pavoncella è specie di doppio passo, svernante e da pochi anni anche nidificante: la pianura di Ponte a Cappiano, antistante il Padule di Fucecchio, ospita infatti una piccola colonia che ha nidificato con successo (primo caso accertato in Toscana) negli anni 2004 e Il fatto è quanto mai importante trattandosi della propaggine più meridionale dell areale di nidificazione della specie. Pare inoltre che alcune coppie nidifichino anche nella Piana fiorentina. La specie ha uno status di conservazione sfavorevole principalmente per motivi ambientali; la grande maggioranza delle Pavoncelle nidifica come dicevamo in terreni agricoli, preferibilmente prati e pascoli estensivi, ma anche in seminativi che si presentano nudi all inizio del periodo di deposizione. Le mutate tecniche agronomiche, le lavorazioni ed anche probabilmente la predazione da parte dei Corvidi, hanno provocato un forte aumento del tasso di mortalità e conseguentemente un minor successo riproduttivo. Poco si sa sull impatto dell attività venatoria, sia per gli scarsi dati relativi al numero di capi abbattuti, sia perché non sappiamo su quali frazioni di popolazione la caccia agisce. L O.N.C.F.S. (Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage) ipotizza che i quattro paesi (Francia, Italia, Grecia e Spagna) in cui la Pavoncella è cacciabile abbattano circa un milione di uccelli, cioè tra 1/6 e 1/3 della mortalità naturale della popolazione europea (esclusa la Russia). La dinamica di popolazione è stata abbastanza studiata in diversi paesi ed indica una produttività media di 0,8-1,2 giovani involati per coppia, cioè molto bassa. Oltre a questo dobbiamo ricordare che solo 2/3 dei giovani si accoppiano l anno successivo, abbassando ulteriormente la produttività della specie. Il prelievo in provincia di Firenze è estremamente ridotto, essendo anche scomparsi molti cacciatori tradizionali; si tratta infatti di una specie molto diffidente e difficile da cacciare in quanto richiede una notevole specializzazione. Dobbiamo poi distinguere due fasi: la caccia durante i mesi di ottobre-novembre su animali di passo e quella nei mesi di dicembregennaio su animali svernanti. Nel primo caso l impatto dell attività venatoria nella nostra provincia è sicuramente molto basso, concentrato per lo più nella zona di Fucecchio. La caccia sugli esemplari svernanti sembra teoricamente più di impatto ma in realtà è estremamente ridotta per i motivi già ricordati e per il fatto che le Pavoncelle si concentrano prevalentemente nelle zone a divieto di caccia o nelle A.F.V. (dove di norma non sono cacciate). Per tutti questi motivi la Provincia ritiene inesistenti i rischi di un prelievo eccessivo sul proprio territorio. Ad ogni modo anche la Pavoncella richiede una particolare attenzione e poche ma chiare linee guida ) Monitoraggio e studio Prosecuzione del monitoraggio della piccola colonia nidificante a Fucecchio, con inanellamento di esemplari catturati per studiarne i movimenti di dispersione estivi. Controllo di eventuali coppie nidificanti nella piana fiorentina. Prosecuzione dei censimenti sugli svernanti utilizzando anche i dati rilevati nella Riserva Naturale del Padule di Fucecchio ricadente su Pistoia. Inanellamento presso l impianto che di Fucecchio, nel periodo febbraio-marzo nell ambito dei protocolli stabiliti dal Centro Italiano Inanellamento Scientifico (presso l I.N.F.S.).

40 ) Miglioramenti ambientali Prosecuzione dei lavori di sfalcio della canna palustre nel Padule di Fucecchio per il mantenimento di aree aperte che possano rivelarsi utili nel periodo invernale. Prosecuzione dei miglioramenti ambientali nella zona dei prati di Ponte a Cappiano, con sistemazioni idonee alla nidificazione in colonia in alcuni appezzamenti appositamente lavorati. Interventi di questo genere, utili ad altre specie come il Beccaccino possono essere realizzati in idonei siti individuati nella piana di Firenze ed anche nella pianura del fiume Elsa.

41 13.2.9) Beccaccia Fra la selvaggina migratoria la Beccaccia è senza dubbio una delle specie di maggior interesse venatorio; per vari motivi ma principalmente perché nel corso degli anni ha rappresentato, per chi ama i cani da ferma, un ottima alternativa al Fagiano. Fino agli anni 60 la Beccaccia era assai poco cacciata se non da pochissimi specializzati. Anche le condizioni logistiche ed i mezzi ridotti (assenza di strade in aree montane impervie, fuoristrada inesistenti ecc.) di fatto limitavano molto la pressione venatoria su questo Scolopacide. Negli anni 70 la pressione venatoria è aumentata progressivamente per i seguenti motivi: diminuzione dei Galliformi, mutate condizioni socio-economiche, nuovi mezzi a disposizione dei cacciatori e aumento di questi ultimi. A partire dagli anni 90 nonostante il calo del numero dei cacciatori la pressione ed il numero di capi prelevati sono sostanzialmente immutati probabilmente a causa di ulteriori innovazioni e tradizioni venatorie (elevato numero di cani, collari acustici, trasformazione da caccia singola a caccia di gruppo) e soprattutto per il notevolissimo aumento della caccia all aspetto, seppur vietata (una recente tesi di Laurea ha condotto un indagine tra i cacciatori di un comune della nostra provincia mediante questionari, secondo la quale su 149 beccacce abbattute, 111 sono state abbattute all aspetto ). In provincia di Firenze la Beccaccia è specie di passo e svernante; l importanza del transito dal crinale appenninico fiorentino è storicamente elevatissima e comunque tutto il territorio provinciale è interessato da flussi di Beccaccia a partire dalla fine di ottobre fino a gennaio, periodo di eventuali arrivi dei maschi, parzialmente migratori, dal centro Europa negli inverni molto freddi. Le caratteristiche ambientali dei nostri Appennini, il tipo di governo del bosco, il pascolo del bestiame, sono sempre risultati estremamente idonei alla sosta delle Beccacce durante la loro migrazione, anche se l abbandono della montagna ha influito molto sulle antiche caratteristiche, con un peggioramento degli habitat tradizionali ed una conseguente minor frequentazione (o per un tempo di sosta minore) da parte delle Beccacce. Ciò nonostante i boschi di tutta la provincia sono ancora importanti rifugi per la specie, tanto è vero che la caccia a questo bellissimo selvatico è popolarissima ed intensamente praticata. La nostra provincia ha una scarsa importanza come zona di svernamento (incentrata più a Sud o sulla costa livornese e grossetana) ma nonostante questo è durante questa fase che la Beccaccia andrebbe attentamente monitorata e studiata. Gli animali infatti che hanno già compiuto la loro migrazione ed hanno trovato una sistemazione ideale per trascorrere l inverno, dovrebbero essere ancora più attentamente salvaguardati in quanto hanno superato il periodo di maggior criticità. Oltre a questo, vista l estrema fedeltà negli anni ai siti di svernamento, e considerata la bassa densità di Beccacce svernanti nelle nostre zone, un prelievo eccessivo in questo periodo potrebbe influenzare (ma non se ne conosce l entità) frazioni di popolazioni molto limitate e con particolari caratteri genetici. La maggior parte degli esperti europei concorda sul fatto che, proprio grazie alla sua fedeltà ai siti di svernamento, la Beccaccia possa essere gestita come una specie stanziale, seppur presente solo in alcuni periodi dell anno, e quindi, come tutte le specie stanziali in zone (come la provincia di Firenze) di bassa densità, il prelievo dovrebbe essere assai ridotto. Altro aspetto da considerare nella gestione della specie è la sua tipicità di migratore; oltre alla differenziazione fra popolazioni migratrici totali, parziali e semisedentarie, vi è una netta differenza di migrazione per sesso e classi di età. Per questo, sia per il valore ecologico della specie, sia per la sua importanza come indicatore ambientale, sia per la sua importanza cinegetica, con il presente P.F.V.P. l Amministrazione si impegna a porre particolare attenzione nella gestione della Beccaccia secondo le seguenti linee: monitoraggio della specie, miglioramento dell attività venatoria e miglioramenti ambientali ) Monitoraggio della specie Un serio monitoraggio delle popolazioni di Beccaccia non può prescindere dal coinvolgimento dei cacciatori specialisti, come e più delle altre specie. La gestione ed il prelievo conservativo della Beccaccia non potranno che essere realizzati con una forte specializzazione dei

42 cacciatori. Dati e statistiche venatorie sono comunemente utilizzati in diversi paesi europei e rappresentano un importante base conoscitiva della specie e dell impatto venatorio. L Indice Cinegetico di Abbondanza (I.C.A.) è un indice relativo che viene rilevato durante tutta la stagione venatoria dai cacciatori specialisti su un apposito registro dove vengono annotate le uscite, il numero di capi incontrati e quelli abbattuti. In tal modo si ottiene l I.C.A. che su serie storiche dà indicazioni sul trend delle popolazioni in migrazione e in svernamento; l I.C.A. può anche essere messo in relazione, qualora il numero dei rilevatori sia abbastanza elevato e distribuito sul territorio con le caratteristiche ambientali, dividendo il territorio in Unità di Gestione omogenee. È così possibile valutare le preferenze ambientali della specie e, eventualmente, impostare politiche (peraltro piuttosto complesse tenuto conto degli habitat e delle difficoltà per le imprese agricole) di miglioramento ambientale. Con il registro di caccia infine si ricavano notizie precise sulla fenologia del passo correlata anche alle condizioni climatiche: i flussi sono infatti strettamente legati, ad esempio, alle temperature dei luoghi di provenienza. Beccaccia in Francia Indice Cinegetico di Abbondanza e rapporto giovani adulti 2 1,5 1 0, / / / / / / / / / / /04 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Esempio di raccolta dati cinegetici in Francia mediante registri di caccia e raccolta delle ali ICA Giovani/adulti I cacciatori più motivati potranno fornire anche le ali dei capi abbattuti nonché, appositamente istruiti, raccogliere alcuni dati biometrici: peso e lunghezza del becco. Dall esame delle ali si ricavano gli altri dati biometrici (corda max, stato di muta, ecc.) e la classe di età, in tal modo si rileva il rapporto giovani/adulti giovane adulto

43 In tale direzione già dalla prossima stagione venatoria s intende avviare un rapporto di collaborazione con le Associazioni specialistiche di cacciatori di Beccaccia. Con l eccezione della Francia nessun paese europeo ha in atto programmi di inanellamento scientifico. In Italia è in corso la meritoria opera della Tenuta Presidenziale di Castelporziano presso cui vengono inanellate Beccacce da circa 10 anni. Quest anno funzionari del Circondario EmpoleseValdelsa sono stati istruiti dal personale di Castelporziano e sono stati condotti due tentativi infruttuosi nei comuni di Gambassi Terme e Vinci. L Amministrazione provinciale intende impostare attività di inanellamento scientifico già dal prossimo autunno, possibilmente in idonee zone (a divieto di caccia e in terreno libero) nei comuni dell Alto Mugello. Si tratterebbe del secondo programma in Italia e quindi fondamentale per comparare i dati di una normale zona appenninica con una particolare situazione costiera come quella di Castelporziano. Da quest anno il Circondario E.V. ha collaborato con l I.N.F.S. alla raccolta di penne caudali in apposite provette da parte dei cacciatori per l esame del DNA mitocondriale. Tale esame consente di identificare popolazioni diverse sulla base delle differenze genetiche (con moderne tecniche recentemente entrate nell uso comune per lo studio di numerose specie di animali selvatici), delle loro origini e provenienza. La Provincia di Firenze si ripropone, anche in questo caso, di partecipare a pieno titolo, ed in misura maggiore a progetti di questo tipo qualora proseguano. L Amministrazione provinciale si impegna, infine, a partecipare, con i propri mezzi e con l ausilio dei cacciatori specialisti, a qualsiasi progetto di studio e monitoraggio purché sia validato scientificamente e rientri nell ambito dei piani di gestione nazionali ed internazionali ) Miglioramento dell attività venatoria Sulla base delle attuali conoscenze della specie a livello europeo è plausibile che la beccaccia abbia conosciuto un certo declino per il peggioramento degli habitat di nidificazione. Nelle nostre zone, non essendo la specie nidificante, le modifiche al sistema agro-silvo-pastorale di montagna ne sfavoriscono la sosta rispetto al passato. Per tale motivo molti cacciatori sostengono che i flussi si sono notevolmente ridotti negli anni; in realtà probabilmente non è cosi ma semplicemente i tempi di stop-over si sono molto accorciati per raggiungere più rapidamente le zone di svernamento. Questo fa si che gli incontri si siano rarefatti. A questa diminuzione si è peraltro contrapposto quello che è il vero grande problema di prelievo della Beccaccia: l aumento esponenziale della caccia all aspetto. Questa forma di caccia, peraltro di scarsissima soddisfazione, ha progressivamente preso piede, addirittura con la nascita di veri e propri specialisti. Essa è assolutamente deleteria perché aumenta a dismisura il numero di possibili prelevatori e perché le percentuali di abbattimento per animale incontrato sono notevolmente superiori. Non abbiamo dati certi, se non la tesi già citata, ma è molto probabile che nel carniere complessivo l aspetto raggiunga almeno il 60%. Ciò vuol dire che eliminare questo problema significa probabilmente rimuovere gran parte degli effetti della caccia sulla specie. Tale influenza risulta maggiore rispetto al passato vista la diminuzione del potenziale riproduttivo per carenze ambientali ed il contemporaneo aumento della pressione venatoria. Riteniamo, anche se prematuro in questa sede, che l unica speranza di veder aumentare in modo continuo e sostanziale i contingenti migratori, sia una notevole riduzione del prelievo: senza bisogno di ridurre i capi prelevati e prelevabili dagli appassionati con cane da ferma, sarebbe senz altro sufficiente eliminare il prelievo alla posta. La sanzione per la caccia alla posta, dovrebbe prevedere sanzioni accessorie con effetto molto più deterrente, come la sospensione del porto d armi per 1 anno o il divieto di iscrizione agli ATC toscani per un certo lasso di tempo. Altro fattore da prendere in considerazione è la caccia sugli animali svernanti in gennaio, tema ampiamente dibattuto che al momento non offre comunque soluzioni definitive, e che si basa su diverse questioni: - la Beccaccia in gennaio, a fronte di generali condizioni climatiche avverse, inizia ad accumulare sostanze di riserva per poter affrontare il viaggio di ritorno ai quartieri di nidificazione. L attività venatoria può quindi rappresentare un fattore di disturbo tale da

44 pregiudicare questa delicata fase causando un aumento della mortalità naturale durante la migrazione pre-nuziale; - è noto che da fine dicembre a metà gennaio giungono in Italia i maschi adulti (migratori parziali) più legati alle aree di nidificazione. Si tratta, biologicamente dei migliori riproduttori, quelli che ripartiranno per primi ed occuperanno le migliori aree di croule. Sono anche fedelissimi ai siti di svernamento. Abbattere questi potenziali riproduttori probabilmente influisce anche sul successo riproduttivo e sull eventuale aumento della popolazione; - in generale, come per tutti gli uccelli migratori, anche le Beccacce hanno già superato il picco di mortalità autunnale. Da questo momento il tasso di mortalità naturale è piuttosto basso: un prelievo elevato può rischiare di causare mortalità additiva piuttosto che sostitutiva. Queste problematiche generali si accentuano su popolazioni numericamente ridotte come quella svernante in provincia di Firenze, dove la pressione venatoria può realmente risultare eccessiva su un numero di capi limitato ) Miglioramenti ambientali Parlare di miglioramenti ambientali a favore della Beccaccia non è certo facile, sia per le scarsissime conoscenze al riguardo, sia per la difficoltà ad intervenire in ambienti prevalentemente boschivi o di pascolo. Possiamo comunque individuare due priorità: interventi nelle zone montane di passo ed interventi nelle zone di svernamento. In entrambi i casi si dovrebbe: - preservare le zone di prato, di pascolo e di prato-pascolo dall invecchiamento (ad esempio nella trasformazione in brachipodieto) mediante sfalci o lavorazioni superficiali con cadenza poliennale; - incentivare, se e dove è possibile, il pascolo brado del bestiame che accresce notevolmente la presenza di microfauna nel terreno; - aspettare il P.S.R. e le relative misure forestali per i criteri di gestione del bosco con eventuali indicazioni utili alla specie da incentivare ulteriormente.

45 ) Beccaccino e Frullino Queste due specie di limicoli sono ovviamente cacciate in aree palustri o temporaneamente allagate. A livello italiano, nonostante il notevole interesse venatorio (in special modo per il Beccaccino) sono praticamente specie sconosciute sotto tutti gli aspetti. A livello europeo per fortuna si hanno molte più notizie grazie all inanellamento scientifico ed ai dati forniti dai cacciatori (francesi in particolare). Le due specie sono molto affini sia come biologia che come comportamento pertanto ci si riferirà al Beccaccino in quanto specie principale. Si tratta soprattutto di migratori parziali fortemente legati alle condizioni climatiche, ma abbiamo anche popolazioni migratrici totali dislocate a nord ed a est. Pare, ma non è sicuro, che i soggetti che giungono in Italia provengano per lo più dall Europa centro-orientale ma anche dalle coste del mar Baltico. In provincia di Firenze la stragrande maggioranza dei Beccaccini viene incarnierata nei laghi della Piana e ne Padule di Fucecchio. Non si hanno dati numerici precisi al riguardo. Il nostro territorio è interessato da tutte le fasi biologiche del ciclo vitale tranne la nidificazione (a parte casi rarissimi): fase di muta, migrazione autunnale, svernamento, migrazione primaverile. I laghi della Piana rappresentano, grazie alla continua presenza d acqua anche in estate, un sito di sosta (e crediamo anche di muta) già ad agosto, periodo in cui si registrano arrivi anche cospicui di giovani dell anno; in estati particolarmente piovose anche il Padule registra notevoli presenze in agosto-settembre. Con ottobre e novembre giungono i grandi contingenti migratori, che spesso proseguono in dicembre. Tutte le nostre zone umide sono poi interessate da nuclei svernanti anche numerosi. Vi è da dire, per chiarezza gestionale, che il Beccaccino e grandissimamente influenzato dal livello delle acque, richiedendo arie acquitrinose ed acque bassissime alternate a zone asciutte; quando queste condizioni non sussistono l animale non si ferma nemmeno, proseguendo i suoi voli verso zone più idonee. Per tale esasperata selettività ambientale la sua presenza varia moltissimo negli anni. Oltre a questo la sua alimentazione è legata alla ricchezza nel terreno di lombrichi, larve ed in generale alla microfauna: studi compiuti in varie parti del mondo evidenziano la grande importanza di prati e soprattutto pascoli di pianura, e questa può essere una indicazione di carattere gestionale. Ampi e lunghi (negli anni) studi francesi e danesi hanno anche indagato sul rapporto giovani/adulti e maschi/femmine durante le migrazioni con interessanti risultano che dimostrano varie forme di migrazione differenziale. Le age ratio vengono comunemente registrate in molti paesi europei e quindi confrontate fra loro e con le age ratio da inanellamento condotti sui siti di nidificazione: manca ovviamente l Italia. Sulla base di questo quadro il P.F.V.P. propone le seguenti linee programmatiche ) Monitoraggio e studio della specie Trattandosi di specie cacciata da specialisti con cane da ferma (ormai pochissimi e ben conosciuti) e soprattutto dagli impianti per la caccia agli acquatici, si propone di fornire a tutti un registro di caccia dove annotare per ogni uscita il numero di animali incontrati ed abbattuti. Si potranno così ottenere dati precisi sia sul carniere effettivo sia un indice cinegetico di abbondanza come proposto anche per altre specie. Per gli specialisti più disponibili si propone la raccolta delle ali e di una timoniera (per la determinazione del sesso). In una seconda fase, dopo un apposito corso, i più interessati potrebbero anche rilevare alcuni dati morfometrici (peso, lunghezza del becco e del tarso) utili per il raffronto con gli inanellamenti. L Amministrazione provinciale si impegna a realizzare nel corso del quinquennio sessioni specifiche di inanellamento sia presso la Riserva Naturale del Padule di Fucecchio sia presso alcuni laghi della Piana fiorentina con idonea beccaccinaia ) Miglioramenti ambientali Il Beccaccino nel corso degli ultimi due secoli, come altre specie legate alla paludi, è probabilmente diminuito proporzionalmente alla progressiva scomparsa di tali particolari ambienti. Per questo motivo è aumentata notevolmente l importanza della gestione, ripristino e salvaguardia delle zone umide da parte dei cacciatori attraverso i miglioramenti ambientali a fini venatori. Nella

46 nostra provincia proprio le due più importanti aree interessate, i laghi della Piana ed il Padule di Fucecchio, esistono anche grazie ai cacciatori. Questo non vuol dire che non si possa migliorare: l A.T.C. FI. 5 contribuisce da anni con il C.E.V. allo sfalcio di cannella palustre a Fucecchio e dal 2005 realizza una serie di prati umidi al di fuori del cratere palustre. Potrebbe essere molto interessante reperire alcune aree (anche limitate) della Piana fiorentina per realizzare siti idonei alla sosta e svernamento, sia in zone cacciabili sia in zone di divieto. Anche per questa specie, seppur meno di altre per la sua nota diffidenza, è importante un corretto equilibrio fra zone di caccia e zone indisturbate. Fra gli interventi auspicabili, ove sia possibile, l incentivazione del pascolo di bestiame che contribuisce all aumento di sostanza organica e microfauna nel terreno ) Miglioramento dell attività venatoria La pressione venatoria sulla specie appare in netto calo, sia per la riduzione degli ambienti utili (e l aumento di quelli posti a divieto di caccia) sia per la diminuzione di cacciatori specialisti, vista anche la difficoltà della caccia col cane. Nel padule di Fucecchio purtroppo un elevata quota di capi viene abbattuta con l ausilio dei registratori e per la soluzione del problema si rimanda a quanto già detto in altri paragrafi.

47 ) Anatidi Gli Anatidi costituiscono un importantissima famiglia di uccelli acquatici sia per importanza biologica sia per interesse venatorio; nove sono le specie cacciabili che quindi devono essere oggetto di un attenzione supplementare a quella già elevata rivolta a tutti i palmipedi. Fortunatamente rispetto ad altre specie gli Anatidi sono molto più studiati e conosciuti, a livello regionale, italiano ed internazionale, nonché oggetto di varie specifiche convenzioni e accordi transnazionali (A.E.W.A., Ramsar, ecc.). Non mancano nemmeno le indicazioni gestionali, per lo meno a livello di gruppi di specie, e per alcune specie (ad esempio Marzaiola, Fistione turco, Moriglione) esistono degli specifici piani di gestione redatti per il comitato O.R.N.I.S. La Provincia di Firenze intende inserirsi all interno dei piani internazionali, considerando comunque le peculiarità del nostro territorio, delle nostre zone umide e delle tipologie di caccia. Senza entrare nell analisi delle varie specie e popolazioni, ma riferendosi ai dati raccolti nel paleartico occidentale dall I.W.R.B., ci limitiamo a ricordare che, oltre alle popolazioni che attraversano il nostro territorio durante il passo autunnale, la provincia di Firenze ospita nuclei di Anatidi nidificanti, principalmente Germani reali, ma anche Marzaiole ed alcune coppie di Alzavole. I costanti censimenti condotti nel lago di caccia Campo d Aviazione da molti anni dimostrano come i nuclei di Anatidi nidificanti siano più importanti di quanto si pensi comunemente, evidentemente grazie anche alla validità ambientale di queste particolari zone artificiali. FENOLOGIA MARZAIOLA gen gen gen gen feb feb mar apr 5-9 mag 30 mag- 3 giu giu lug ago 6-10 set 1-5 ott ott FENOLOGIA GERMANO REALE nov dic mar apr 5-9 mag 30 mag- 3 giu giu lug ago 6-10 set 1-5 ott ott nov dic Presenze Presenze

48 In inverno inoltre svernano nelle nostre zone palustri o aree umide contingenti di tutte le specie, come dimostrano i dati del Centro Ornitologico Toscano rilevati durante i censimenti invernali degli acquatici. Anatidi svernanti Moriglione Mestolone Fischione Codone Canapiglia A proposito dei censimenti invernali realizzati dal Centro Ornitologico Toscano, sotto il coordinamento dell I.N.F.S., sugli acquatici svernanti, dobbiamo sottolineare come essi rappresentino uno strumento di gestione estremamente importante (si vedano nei grafici i dati, relativi agli ultimi dieci anni), di valutazione del trend e dello status per numerose specie ornitiche legate agli ambienti palustri; non solo, approfondendo le analisi, si possono esaminare le differenze fra dati faunistici e ambientali ricavando così indicazioni sulle preferenze degli animali, sulla qualità delle acque e sul livello di gestione raggiunto. Riteniamo pertanto assolutamente fondamentale continuare e possibilmente supportare al meglio le operazioni di censimento. Anatidi svernanti Alzavola e Germano reale Germano reale Alzavola I censimenti sugli svernanti sono inoltre importanti anche per numerose specie diverse dagli Anatidi (alcuni rapaci e trampolieri) che comunque sono fortemente indicativi delle condizioni ambientali delle nostre zone umide. Per fortuna come si evince dai grafici, per quasi tutte le specie i risultati sono da buoni ad ottimi, segno evidente che le politiche ambientali e venatorie perseguite in questi ultimi anni risultano vincenti.

49 Rapaci svernanti Trampolieri svernanti Falco di padule Albanella Pavoncella Beccaccino Altre specie svernanti Tuffetto Gallinella d'acqua Folaga Cormorano Nei laghi da caccia, come abbiamo appena visto, è possibile condurre censimenti di questo tipo in maniera più capillare durante tutto il corso dell anno, ricavando importanti dati sulle migrazioni, sugli spostamenti locali, ecc. In provincia di Firenze abbiamo tre zone di grande importanza per gli uccelli acquatici: il Padule di Fucecchio, la Piana Fiorentina con i suoi chiari di caccia, l invaso di Bilancino in località Gabbianello. Ognuna con le proprie particolarità, devono essere gestite al meglio per poter rappresentare una risorsa per gli anatidi di passo o in sosta. Quest obiettivo passa attraverso alcuni impegni gestionali che l Amministrazione provinciale intende assumere nel corso del presente piano faunistico ) Monitoraggio e studio I principi guida sono gli stessi delle altre specie di uccelli, tenendo conto che molti aspetti della biologia e della dinamica di popolazione sono abbastanza ben conosciuti. Il monitoraggio dei carnieri degli appostamenti ai palmipedi viene gia attuato dal 2003/2004 dal Circondario E.V. per il Padule di Fucecchio (si veda tabella) si tratta di estendere il metodo ai chiari della Piana Fiorentina. La raccolta delle ali è invece poco consigliabile in quanto le difficoltà di riconoscimento delle classi di età sono molto elevate senza esaminare l intero animale. A titolo dimostrativo vi riportiamo i carnieri di un lago della Piana Fiorentina negli ultimi dieci anni. Si consiglia di raffrontarli con quelli di Fucecchio per annotare le notevoli differenze di carniere sia in termini numerici che di ripartizione specifica.

50 CARNIERE TOTALE Moriglioni 4% Reali 21% Alzavole 38% Moret t e 1% Mest oloni 7% Canapiglie Marzaiole Fischioni 2% 16% 10% Codoni 1% ABBATTIMENTI GERMANO REALE ABBATTIMENTI ALZAVOLA ABBATTIMENTI CANAPIGLIA ABBATTIMENTI CODONE ABBATTIMENTI FISCHIONE A B B A T T IM EN T I M A R Z A IOLA

51 ABBATTIMENTI MESTOLONE ABBATTIMENTI MORETTA Prosecuzione dei censimenti degli acquatici svernanti, possibilmente ampliando i censimenti anche ai vari corsi d acqua minori, laghetti ecc. normalmente non presi in esame. Questa attività è estremamente importante anche per tutte le altre specie di uccelli legate alle zone umide ed inoltre i dati disponibili risalgono addirittura al 1985, unico caso di serie storica così lunga per censimenti di avifauna in Italia. Fra i laghi della piana fiorentina sarebbe infine interessante, vista la presenza praticamente costante dei cacciatori al proprio lago, condurre censimenti giornalieri durante tutta la stagione venatoria. Il quadro sarebbe molto più approfondito e si potrebbero ottenere notevoli informazioni sui flussi migratori, tra l altro ad ambiente più o meno costante. Incremento delle attività di inanellamento scientifico, dalle quali vengono rilevate, fino ad ora, numerose informazioni come la provenienza, gli areali, le rotte migratorie ecc. Nelle cartine successive le ricatture di anatre abbattute o inanellate a Fucecchio. Ricatture di Alzavola

52 Ricatture di Germano reale Ricatture di Marzaiola Restano comunque molti aspetti poco conosciuti in special modo legati agli spostamenti notturni per la ricerca del cibo, all uso degli habitat delle varie specie. Il Circondario Empolese Valdelsa, Ente gestore della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio, proprio in funzione di queste problematiche e dei loro ampi risvolti gestionali (si pensi alle implicazioni sui miglioramenti ambientali) sta attivando, con enti gestori di altre aree protette, un progetto basato sull uso dei radiocollari satellitari con cui marcare le specie Germano reale, Codone, Moriglione e Mestolone e

53 seguirli durante il corso dell anno. Il progetto è estremamente ambizioso sia per la tecnologia utilizzata sia per la qualità e quantità dei dati ricavabili. In Italia nulla del genere è mai stato realizzato, ma le indicazioni che se ne possono ricavare sono molteplici: fenologia e percorsi migratori, spostamenti invernali, aree di provenienza, preferenze ambientali e orari di movimento il tutto con una qualità di rilevamento estremamente elevata. Qualora il progetto potesse andare in porto l Amministrazione Provinciale si impegna a supportarlo con tutti mezzi a propria disposizione ) Miglioramenti ambientali Le possibilità di miglioramento ambientale per gli Anatidi sono teoricamente enormi nelle zone ove la disponibilità d acqua sia elevata. In realtà la provincia di Firenze non offre grandi occasioni per la creazione di nuove zone umide oltre a quelle già esistenti. Si tratta quindi di migliorare l esistente. Riguardo al Padule di Fucecchio si rimanda all apposito paragrafo Per i laghi della Piana si rimanda al paragrafo dove è descritto il lavoro già svolto dall A.T.C. FI. 4. È comunque estremamente necessario individuare, come previsto al successivo paragrafo 17.1,dei principi di uniformità gestionale delle aree allagate finalizzati alla salvaguardia della nidificazione delle specie presenti, con particolare riguardo al coordinamento temporale di attività come i tagli per la manutenzione dei canneti ed il disseccamento dei laghi. Tali principi dovranno essere fissati con apposito regolamento ) Miglioramento dell attività venatoria Per la caccia agli Anatidi è possibile e doveroso migliorare l attività venatoria; perciò la Provincia si propone di acquisire maggiori conoscenze e di intervenire in alcune problematiche legate a questo tipo di attività venatoria. Vietare in tempi brevi l utilizzo dei pallini di piombo: il saturnismo o avvelenamento da piombo ingerito è fenomeno noto ed ampiamente studiato a livello internazionale. È accertato che gli uccelli acquatici prelevando il cibo dal fondo di specchi d acqua utilizzati per la caccia ingeriscono i pallini che vi si trovano depositati; il conseguente avvelenamento spesso causa la morte di questi selvatici. Il problema è stato risolto in molte nazioni vietando nelle zone umide (o addirittura in tutto il territorio) l uso della munizione contenente piombo. Sono ampiamente conosciute ed utilizzate numerose alternative fra cui la più comune è l uso dei pallini d acciaio; ma altre offrono risultati balistici anche migliori. Le conseguenze di natura economica per i cacciatori agli acquatici sarebbero abbastanza contenute anche in relazione al limitato numero di cartucce sparate per annata. Tra l altro, previo accordo con la Regione Toscana, si potrebbero prevedere forme di riduzione delle tasse regionali sugli appostamenti fissi ai palmipedi. Pare abbastanza discutibile il ricorso a richiami di allevamento delle specie selvatiche (Alzavola, Fischione, ecc.) non tenute in voliera. La loro efficacia è indubbia, in particolare nei giorni di silenzio venatorio, ma provoca una notevole disparità fra i vari impianti specialmente in aree palustri naturali come il Padule di Fucecchio. Purtroppo nella caccia agli Anatidi si fa ampio uso dei registratori. La Provincia di Firenze sollecita la Regione affinché si inasprisca il regime sanzionatorio, innanzitutto vietando anche la detenzione dei suddetti dispositivi ed aggiungendo come sanzione accessoria la sospensione del porto d armi.

54 ) Lepre Le analisi dei dati a disposizione, relative sia ai carnieri sia alla presenza della specie negli Istituti faunistici, ci consentono di affermare con buon margine di sicurezza che la Lepre, dopo una progressiva crisi culminata nei primi anni 90 stia recuperando sia in termini di distribuzione omogenea sul territorio sia in termini di densità. I motivi della buona, ed in alcune zone ottima presenza di questo selvatico dipendono sostanzialmente dalla sua corretta politica gestionale incentrata sullo sviluppo ed il miglioramento delle Zone di Ripopolamento e Cattura nonché dalla progressiva riduzione delle immissioni di soggetti provenienti da allevamento o peggio importati dall estero. CARNIERI LEPRE TOSCANA - CARNIERE LEPRE ATC 5 ATC / / / / / / / / / /05 Indipendentemente dalle ampie differenze di presenza di questa specie nelle varie zone della provincia di Firenze, nonché delle ancora maggiori peculiarità ambientali, l Amministrazione Provinciale di Firenze vuole indicare alcune semplici linee per la definizione di un corretto modello gestionale. Nel fare questo dobbiamo tenere presenti alcuni principi irrinunciabili: - correttezza tecnico-scientifica delle scelte con un approfondimento delle conoscenze biologiche ed etologiche della specie; - aspettative di conservazione e di incremento della specie, relativamente alle risorse ambientali presenti, omogenee su tutto il territorio provinciale; - gestione faunistico venatoria pubblica della specie, realizzata dagli A.T.C. attraverso il coordinamento del volontariato dei cacciatori; - miglioramento gestionale della rete di Istituti faunistici pubblici e privati ai fini dell incremento della presenza della Lepre al loro interno; - aumento delle conoscenze relative al prelievo venatorio. L obiettivo è la garanzia di un prelievo venatorio conservativo, che possa nel contempo soddisfare le aspettative dei cacciatori ed essere sostenibile per la biologia della specie, basato sull incremento utile annuo delle popolazioni. Possiamo esemplificare il concetto dicendo che dobbiamo prelevare gli interessi ma mantenere il capitale. I grafici relativi agli indici di presenza della Lepre negli Istituti della provincia di Firenze indicano abbastanza chiaramente un trend diverso fra Z.R.C. e A.F.V. Nelle prime in aumento, seppur con un andamento sinusoidale legato alle variazioni interannuali, nelle seconde in calo. Indipendentemente da tali diversificazioni possiamo affermare però che quasi tutti questi Istituti, pubblici e privati, presentano per la specie densità inferiori a quella potenziale. Infatti, in generale la capacità portante delle Z.R.C. e delle A.F.V. della provincia è, per le loro caratteristiche ambientali, piuttosto elevata; è pertanto evidente che queste carenze sono legate a problemi prettamente gestionali. Oltre a questo aggiungiamo che ove la qualità del territorio è inferiore, è sempre comunque possibile elevarne la capacità portante attraverso i miglioramenti ambientali.

55 Per completezza dobbiamo anche far rilevare comunque che in molti Istituti, specialmente alcune Zone di Ripopolamento e Cattura dell A.T.C. FI. 5, si raggiungono densità molto più elevate di alcuni dei paesi europei tradizionalmente interessati alla gestione faunistico venatoria (Gran Bretagna, Francia, Spagna, ecc.). Di ciò si deve tener conto quando si giudica l operato di un Istituto faunistico. Le lunghe serie storiche di dati sulle catture all interno delle Z.R.C. confermano l impressione generale. Quindi riteniamo che le principali azioni per il prossimo quinquennio per la gestione faunistico venatoria della Lepre debbano essere: - incremento dei miglioramenti ambientali negli Istituti, sia pubblici che privati, possibilmente valutandone i risultati; - miglioramento dei parametri demografici generali e relativi alle singole popolazioni; - pianificazione di corretti prelievi di abbattimento o di cattura; - valutazione dell irradiamento naturale; - divieto assoluto dei cosiddetti rinsanguamenti. Riguardo al primo punto, e cioè i miglioramenti ambientali, poiché sono molte le tipologie di intervento valide ed avendo a che fare con una specie considerata ombrello, per la quale cioè si possono fare azioni che hanno uguale valore anche per altre specie, intendiamo sottolineare l importanza, per l alimentazione invernale, dell utilizzo di leguminose foraggere, medica in particolare, e di cereali autunno vernini. Possiamo, infatti, rilevare come molte Aziende Faunistico Venatorie pur avendo la Lepre quale specie in indirizzo, risultino carenti di grandi campi di medica cosa che le penalizza in termini di presenza della specie. Altri interventi importanti per la Lepre sono la posticipazione di alcune operazioni colturali, come lo sfalcio primaverile dei prati o le lavorazioni nei vigneti e negli oliveti. Nell ambito di possibili future sperimentazioni, magari intraprese a livello regionale, sarebbe necessario valutare la resa di questi interventi in termini faunistici ed il rapporto costibenefici, anche al fine di fissare un congruo indennizzo, o premio, per gli agricoltori che si rendessero maggiormente disponibili a queste operazioni. Il secondo punto, cioè conoscere e migliorare i parametri demografici della specie, cioè natalità, mortalità, densità e dispersione è altrettanto importante. Per avere dati in merito la Provincia propone di realizzare progetti di indagine sperimentali incentrati sulla collaborazione con i cacciatori. Ad esempio, per lo studio della natalità potrebbe essere pianificato, in aree campione, uno studio dei carnieri attraverso la consegna, da parte di cacciatori appositamente addestrati, di un occhio di ogni capo abbattuto e dell utero delle femmine (conservati in alcool in apposite provette). Mediante il peso del cristallino è possibile stabilire con buona esattezza l età dei capi abbattuti, in modo da poter calcolare il rapporto giovani adulti e quindi, induttivamente anche la natalità.

56 Mediante l esame degli uteri e delle cicatrici uterine è possibile stabilire con certezza il numero dei parti effettuati e, per ognuno di questi, il numero dei feti nati o abortiti; si può inoltre stabilire la percentuale di femmine giovani (nate nell anno, nel periodo gennaio-febbraio) che si sono riprodotte nel periodo estivo, il cui contributo alla consistenza autunnale della popolazione è spesso sottostimato. La mortalità è un parametro di difficilissima rilevazione a causa dell impossibilità di riconoscimento delle classi di età per la specie in natura, e dei fenomeni di dispersione. Sempre con l esame dei cristallini è però possibile stabilire induttivamente i periodi di maggiore mortalità dei giovani confrontando i dati del carniere con il grafico (abbastanza stabile) della frequenza dei parti che presenta un picco nel periodo aprile giugno. La densità e il parametro fondamentale per poter redigere un corretto piano di cattura (nelle Z.R.C.) o di prelievo venatorio (nelle A.F.V.). Per tali motivi è necessario incrementare gli sforzi per affinare i metodi di conteggio, stima e censimento la cui validità varia a seconda delle caratteristiche ambientali. Già da molti anni la Provincia, con gli A.T.C., effettua costantemente censimenti notturni col faro nelle Z.R.C., e con proprio personale, (o convenzionato) nelle A.F.V. A livello generale il numero degli Istituti censiti annualmente è tale da poter consentire una buona valutazione del trend della specie nella nostra provincia. A livello di singolo Istituto invece permangono numerosi dubbi sul percorso logico che si instaura tra la raccolta dei dati ed il calcolo della densità. Non è infatti statisticamente sufficiente il numero di censimenti condotti durante l anno, spesso uno, raramente due per Istituto. Il censimento notturno con il faro presenta inoltre numerosi problemi tecnici irrisolti dovuti principalmente alla limitazione della visibilità a causa della vegetazione arborea ed arbustiva, della conformazione orografica, ma a volte anche a causa del mezzo di trasporto usato (se non abbastanza alto sulla strada). Viene, infine, dato per scontato che negli orari notturni le Lepri siano prevalentemente distribuite nelle aree aperte e non nei boschi, anche se riguardo a tale assunto non vi è alcuna certezza. Nel grafico successivo vediamo ad esempio le notevolissime differenze tra popolazione stimata e capi catturati nelle Z.R.C. dell A.T.C. FI. 5; ci pare evidente che vi sia una discrepanza veramente eccessiva imputabile ad una netta sovrastima dei capi presenti, tant è vero che i piani di cattura redatti dai tecnici sono estremamente cautelativi e spesso non vengono nemmeno raggiunti.

57 Lepre A.T.C. Firenze 5 Rapporto popolazione stimata Z.R.C. - capi catturati Lepre A.T.C. Firenze 5 Rapporto piano di cattura Z.R.C. - capi catturati Popolazione stimata Capi catturati Piano di cattura Capi catturati Nonostante questi problemi, che ci prefiggiamo di risolvere, il censimento notturno con il faro rimane sempre la miglior tecnica di stima delle popolazioni di Lepre (ci consente tra l altro di censire contemporaneamente altre specie notturne), e pertanto rimane il metodo ufficiale da utilizzarsi nella provincia di Firenze. I censimenti dovrebbero essere ripetuti almeno due o tre volte durante l anno per poter fare riferimento a dati medi. Per ogni censimento deve essere calcolato, oltre la densità, l Indice Chilometrico di Abbondanza (I.K.A.), un indice relativo di presenza, che consente un confronto fra gli Istituti soprattutto su serie storiche. È comunque auspicabile la sperimentazione di tecniche alternative, come ad esempio l uso della termocamera, che consente di trovare coefficienti di correlazione fra il numero di Lepri censite e la densità reale. Il terzo punto, cioè la redazione di un corretto piano di prelievo, è una fase fondamentale nella gestione di un Istituto. Errori in questa fase possono comprometterne la produttività per alcuni anni. Una popolazione che scenda a densità troppo basse va infatti incontro a numerosi problemi causati dall aumento del dominio vitale dei singoli individui, che possono per questo essere portati ad eccessivo irradiamento e dispersione, tali da rendere i soggetti più facilmente prelevabili dall azione venatoria o dai predatori. Possono inoltre farsi avanti problemi sanitari come la malattia E.B.H.S. che è assai meno pericolosa in popolazioni numerose in cui più piccoli possono già entrare in contatto con il virus nel periodo da 0 a 3 mesi, diventando immuni. Per tali motivi un ulteriore obiettivo fondamentale che la Provincia si pone nella gestione e nel controllo degli Istituti è il raggiungimento di densità ottimali. I piani di prelievo devono quindi essere calcolati sulla base delle densità stimate verificandone il trend nel tempo con l ausilio dell Indice Chilometrico di Abbondanza, per eventualmente ricalibrare il prelievo in presenza di cali progressivi. Come indicazione generale il prelievo in termini di cattura o di abbattimento nei vari Istituti dovrebbe essere: Densità da 0 a 20 capi/100 ha nessun prelievo da 21 a 30 capi/100 ha da 31 a 50 capi /100 ha oltre 51 capi/100 ha 5 capi prelevabili/100ha 10 capi prelevabili /100ha 20 capi prelevabili /100 ha È comunque da tenere presente che nella gestione degli animali selvatici è difficile proporre regole valide in assoluto. Spesso la buona produttività di un Istituto può infatti dipendere da fattori prettamente oggettivi, come la sua ampiezza o le caratteristiche dei confini, che possano o meno favorire l irradiamento naturale della specie. A questo proposito preme sottolineare che è molto importante capire l irradiamento naturale, e qui siamo al quarto punto, non solo durante la stagione venatoria, ma anche, e soprattutto nel

58 periodo da febbraio ad agosto. Oltre a quanto esiste in letteratura scientifica, dati interessanti sono stati ottenuti in due sperimentazioni condotte dai tecnici del Circondario Empolese Valdelsa: una prima, che ha portato alla valutazione degli spostamenti di Lepri di cattura nel comune di Empoli con l uso di radio collari, ed una seconda che ha portato all esame analitico dei carnieri di Lepre nel comune di Gambassi Terme. Passando ad analizzare il quinto ed ultimo punto possiamo dire che la Lepre presenta un quadro patologico piuttosto complesso che costituisce uno dei principali problemi della specie, risolvibile unicamente con il raggiungimento ed il mantenimento di densità ottimali, conseguite con le tecniche già esposte; per limitare quindi questa suscettibilità, i cosiddetti rinsanguamenti, cioè le immissioni di soggetti provenienti da allevamento, devono essere tassativamente evitati. Per quanto riguarda infine la predazione sulla specie, in particolare della volpe, si rimanda allo specifico capitolo ) Esperienze di monitoraggio della Lepre nel Circondario Empolese Valdelsa Il progetto realizzato dal Circondario, al fine di avere utili informazioni sulla Lepre a fini gestionali, è stato realizzato nel corso del 2004 e 2005 su due fronti: un esperienza di radiotracking su Lepri di cattura nel comune di Empoli, ed un monitoraggio dei carnieri delle squadre di caccia alla Lepre a Gambassi Terme. Questo è stato replicato anche nella stagione venatoria 2005/06. Radiotracking L area interessata dallo studio ha un estensione di circa ettari ed è situata a sud del comune di Empoli, fra le colline circostanti il paese di Monterappoli. Il territorio ha il tipico aspetto caratteristico della Valdelsa con colture foraggiere nella parte pianeggiante e oliveti e vigneti nella fascia collinare ed un grado di urbanizzazione abbastanza elevato. La zona è interessata da vari Istituti faunistico venatori (A.F.V., Z.R.C., Z.d.P., ecc.). Sono state munite di radiocollare 19 Lepri di cui 9 maschi e 10 femmine e liberate: 13 nel territorio soggetto a caccia programmata, 2 all interno di una Zona di Rispetto Venatorio e 4 all interno della stessa Z.R.C. dove sono state catturate. Destinazioni territoriali area di studio Ogni luogo di rilascio e di successiva localizzazione è stato marcato attraverso l utilizzo del G.P.S. Durante il primo mese di ricerca, la frequenza del monitoraggio è stata di almeno cinque volte la settimana per poi diminuire nei mesi seguenti, ad una o due volte la settimana.

59 I dati raccolti, dal momento del rilascio (gennaio 2005) fino al 21/04/2005, hanno consentito di valutare: - la dispersione e la mortalità delle Lepri immesse; - il graduale adattamento all ambiente degli individui rilasciati; - le eventuali differenze nell ecologia dei maschi e delle femmine. La dispersione complessiva delle Lepri ha interessato in totale un area di ettari. Area di studio La distanza media percorsa dalle Lepri dal punto del rilascio fino all ultimo ritrovamento è di m 1.411, con oltre il 24% dei soggetti ad una distanza superiore ai 2 km. Si è inoltre rilevata una dispersione media di m per le femmine e di m per i maschi. È interessante sottolineare la maggiore distanza percorsa dalle Lepri di sesso femminile rispetto ai maschi; non si notano invece differenze sostanziali fra individui giovani e adulti. Percentuale di dispersione sulle Lepri rintracciate Distanze in metri % 18% 35% 41% 0 Lepri = 17

60 Distanze dal punto di rilascio Lepri = Distanze in metri Maschi Femmine Media TOT Maschi FemmineGiovani Adulti Maschi FemmineGiovani Adulti Distanze Medie Distanze Massime Distanze Minime Dai dati raccolti sulle tre Lepri seguite per un periodo più lungo (circa due mesi), è stato possibile analizzare in modo più approfondito, le varie fasi successive al rilascio. Di seguito vengono esposti i dati relativi ad ogni singola Lepre dal momento del rilascio alla stabilizzazione. Codice Sesso Età Chilometri percorsi dal Giorni dal rilascio alla rilascio alla stabilizzazione stabilizzazione Lepre 297 maschio adulto 0,89 km 9 giorni Lepre 286 femmina adulto 3,90 km 8 giorni Lepre 037 maschio giovane 5,80 km 15 giorni I punti utilizzati per il calcolo dell home-range sono relativi al momento in cui l animale è divenuto stazionario in una zona, tralasciando quindi gli altri fix intermedi. Per ogni Lepre è stata calcolata un area vitale con il metodo Kernel Home-Range 1 al 95% e al 50%. Le percentuali sono riferite alla probabilità di trovare un animale all interno della zona calcolata. Naturalmente aumentando la probabilità aumenta di conseguenza anche l area. Codice Ampiezza area kernel 50% Ampiezza area kernel 95% Lepre 297 5,4 ha 46,9 ha Media tot. kernel 50% Media tot. kernel 95% Lepre ,1 ha 116,8 ha 9,8 ha 60 ha Lepre 037 3,1 ha 13,4 ha Il calcolo effettuato a livello stagionale sulle distanze dal centro dell area vitale ha evidenziato differenze tra i vari mesi: il maschio adulto tende ad allontanarsi e ad ampliare il 1 Kernel Home-Range modello di stima scelto dall estensione animal movement per programmi G.I.S. che consente di fare valutazioni di home-range su animali selvatici.

61 proprio territorio, la femmina invece mostra un comportamento contrario. Ciò può essere messo in relazione con l attività legate alla riproduzione (i maschi nel periodo primaverile sono più attivi nella ricerca di più femmine possibili con cui accoppiarsi; Angelici, 2001). Monitoraggio dei carnieri I dati sono stati ricavati dal lavoro di localizzazione dei capi di Lepre abbattuti da nove squadre di caccia nella zona compresa fra Gambassi e Castelfiorentino durante la stagione venatoria 2004/2005. I cacciatori hanno riportato su carta topografica, il punto esatto dei capi cacciati, intendendo con tale termine sia gli animali scovati, ma non catturati, sia quelli abbattuti, oltre ad annotare il numero progressivo di animali scovati e uccisi. I risultati ottenuti permettono di avanzare varie ipotesi a proposito dell efficacia o meno dei ripopolamenti e dei benefici derivanti dall irradiamento naturale. Con i dati raccolti, suddividendo il numero di giorni utili di caccia in intervalli di tempo di 15 giorni, è stato calcolato il numero di Lepri cacciate per ciascun intervallo. Dal grafico si può notare come il numero di animali catturati o scovati anche al termine del periodo venatorio sia abbastanza rilevante. Nel periodo dal 16 al 30 novembre gli animali cacciati rappresentano circa il 64% di quelli relativi alla prima quindicina di ottobre. Addirittura nella seconda quindicina di ottobre il numero di animali cacciati aumenta rispetto alla prima quindicina dello stesso mese. È molto rilevante il fatto che, alla fine del periodo di caccia, la percentuale di Lepri scovate rispetto a quelle abbattute aumenti; è probabile che gli animali oltre ad essere più sospettosi e abili nella fuga, ritornino velocemente all interno delle Z.R.C. o all interno delle A.F.V. LEPRI CACCIATE PER PERIODO /09-30/09 01/10-15/10 16/10-31/10 01/11-15/11 16/11-30/11 01/12-08/12 Per avere un idea del numero rilevante di Lepri cacciate, è stato calcolato l Indice Cinegetico di Abbondanza medio (dato dal rapporto fra il numero di Lepri cacciate e le giornate utili di caccia) che risulta essere di 1,17, con una media di capi abbattuti per giornata di 0,50.

62 GIORNATE DI CACCIA GIORNATE POSITIVE N.GIORNATE NULLE N. GIORNATE BUONE N. GIORNI UTILI N. GIORNATE 188 ABBATTIMENTI PER GIORNATA 1,00 0,90 0,80 0,70 0,60 0,50 0,40 0,30 0,20 0,10 0,00 0,26 0,38 0,45 0,27 0,73 0,93 0,38 0,54 0,44 0, TOTALE ESITI DI CACCIA ,3 51,7 44,3 55,7 40,8 59,2 29,2 70,8 0 SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE % ABBATTUTE % SCOVATE

63 LEPRI ABBATTUTE E SCOVATE PER PERIODO /09-30/09 01/10-15/10 16/10-31/10 01/11-15/11 16/11-30/11 01/12-08/12 ABBATTUTE SCOVATE I dati che si possono osservare nei vari grafici ci suggeriscono altre considerazioni: - la pressione venatoria sulla Lepre è piuttosto elevata osservando la percentuale di giorni utilizzati su quelli totali; - questa forma di caccia risulta appagante visto che il numero di giornate senza incontri è assai ridotto; - la specie Lepre gode di buona salute e riesce a difendersi in modo soddisfacente dal disturbo venatorio; - le squadre hanno una buona efficienza di caccia evidenziata dalla percentuale di capi abbattuti sulle Lepri cacciate. Tale efficienza è comunque molto variabile da squadra a squadra, probabilmente legata anche al numero di cacciatori di ogni squadra; - il numero di capi abbattuti è elevato (0,5 capi/giornata), differisce molto da squadra a squadra; - in realtà l indice più importante da considerare è l indice cinegetico di abbondanza, che dà la misura del numero di Lepri incontrate. Questo indice che per ogni squadra differisce dal precedente indice di abbattimento medio, può essere il vero termometro dello status di una popolazione di Lepri, e su serie storiche sufficientemente lunghe ci dà il trend da cui capire se la gestione sta producendo buoni risultati; - la ripartizione del carniere per periodi è estremamente significativa: fino a metà novembre, se si toglie l apertura, la possibilità di incontrare una Lepre rimane sostanzialmente immutata. Questo è indice di una buona organizzazione venatoria e gestionale (che comunque può essere senz altro migliorata). Se si osserva il territorio preso in esame, è facile dedurre quale sia il motivo dei buoni risultati derivanti dall analisi dei carnieri. È abbastanza evidente che la gran parte delle Lepri, soprattutto dopo le prime settimane di caccia, vengono abbattute o scovate lungo le zone adiacenti le Aziende Agrituristiche e Faunistiche nelle vicinanze della Z.R.C. Infatti all interno di tali Istituti faunistici viene periodicamente rilevata, attraverso i censimenti, una buona consistenza della presenza di Lepre.

64 Lepri abbattute e scovate Questo progetto può inoltre fornire interessanti indicazioni sulla validità ambientale dei territori. È infatti ovvio che, tolte le eventuali zone impraticabili alla caccia, la concentrazione delle Lepri in alcuni punti indichi la superiore idoneità ambientale e viceversa la carenza di incontri in altre ci dica dove programmare maggiori interventi di miglioramento ambientale. I risultati delle due esperienze condotte ci forniscono alcune importanti indicazioni gestionali: - la Lepre è un animale che compie ampi spostamenti, ben più ampi delle superfici degli Istituti faunistici; - il ripopolamento è quindi in realtà molto aleatorio, per lo meno per gli obiettivi che si pongono i cacciatori al momento del lancio delle Lepri, in quanto queste nella grande maggioranza non si fermano nella zona di lancio; - la dispersione complessiva delle Lepri è elevata soprattutto nei primi giorni successivi al rilascio. Lepri rilasciate in territorio libero sono state rintracciate all interno di due Aziende Faunistiche. Un maschio giovane ha percorso quasi km 6 per andare a stabilizzarsi nella Z.R.C. dove era stato catturato. Questo risultato, oltre a confermare l elevata mobilità delle Lepri liberate, pone il problema che gli sforzi effettuati dagli A.T.C. e dai Comitati delle Z.R.C. per ripopolare il territorio a caccia programmata, possono essere vanificati dalla stabilizzazione delle Lepri in territori con altre destinazioni; - l importanza assoluta dell irradiamento sia durante sia a fine caccia; - l importanza fondamentale degli Istituti pubblici e privati e la presenza di Lepri al loro interno (il carniere viene infatti realizzato all 80% sui confini degli Istituti particolarmente produttivi, e tale fenomeno è ancor più accentuato con l avanzare della stagione); - il sistema di monitoraggio dei carnieri è un possibile valido strumento per la valutazione degli Istituti faunistici a corredo dei censimenti notturni; - si può quindi ipotizzare che l irradiamento naturale possa essere uno strumento di gestione molto più funzionale rispetto al ripopolamento con Lepri di cattura o di allevamento.

65 ) Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) La specie è stata introdotta da tempo in alcune aree della provincia, a sud dell Arno, soprattutto, per scopi venatori. I nuclei presenti sono caratterizzati da alte densità, seppur soggetti a rapide diminuzioni in coincidenza di eventi patologici tipici per la specie (mixomatosi, M.E.V.) sono separati ed ampiamente disomogenei. Si concentra principalmente in alcuni Istituti ed in particolare in alcune A.F.V. e Z.R.C. del Circondario Empolese Valdelsa. La specie nel territorio toscano è scarsamente conosciuta e studiata e rappresenta un carniere secondario e casuale per i cacciatori, essendo pochissimi gli specialisti. La caccia è svolta sia con cani da seguita che da ferma e da cerca ma il carniere è piuttosto limitato. In alcune Aziende Faunistiche invece troviamo popolazioni molto vitali e sfruttate intensivamente. La problematica gestionale delle popolazioni di Coniglio riguarda la competizione interspecifica con la Lepre; in effetti le due specie possono convivere ma ad alte densità di Coniglio selvatico corrispondono basse densità di Lepre. In tali casi generalmente si opta per un contenimento del Coniglio favorendo così la Lepre. Dai dati in nostro possesso, risulta importante comunque sottolineare che: - le caratteristiche morfologiche delle popolazioni più importanti presenti nella nostra provincia sono quelle tipiche del Coniglio selvatico ed appaiono prive di ibridazioni con forme domestiche; - ove presente la specie è soggetta ad un forte prelievo (nelle A.F.V.) o ad abbattimenti di controllo che ne tengono bassa la densità mentre le patologie tipiche di questa specie sono generalmente poco frequenti; - i principali fattori limitanti sono le malattie e l eventuale scarsità di siti idonei alla costruzione di tane (per caratteristiche podologiche). La predazione viceversa appare, anche se probabilmente numericamente importante, poco influente; - la specie sembra incapace di affermarsi nel territorio soggetto a caccia programmata. Le scelte possibili per la conservazione di talune popolazioni appaiono condizionate dalla adozione delle seguenti linee di gestione: - nelle A.F.V. con forte presenza di Coniglio, su volontà dell Azienda, avviamento alla corretta gestione con attivazione di censimenti e predisposizione di forti piani di prelievo annuali. In queste Aziende non dovrebbe essere esercitata la caccia alla Lepre e dovrebbe comunque essere considerata la possibilità di derogare eventualmente all indice di 10 capi/100 ha previsto dalla legge; - nelle A.F.V. con bassa densità si concede libertà di scelta gestionale, autorizzando anche eventuali abbattimenti ai sensi dell articolo 37 della L.R. 3/94 se richiesti; - nelle Z.R.C. l obiettivo dovrà essere comunque quello del forte controllo numerico del Coniglio selvatico, al fine di evitare che possa costituire un fattore limitante per la specie di indirizzo (Lepre); - nel territorio a caccia programmata realizzare un costante monitoraggio dei carnieri; - eradicazione della specie, ovunque vi siano chiari fenomeni di ibridazione con il Coniglio domestico, per evitare gli ovvi rischi di inquinamento genetico dei nuclei puri ; - qualora ve ne siano le condizioni (con l ausilio dell I.N.F.S. o dell Università) effettuare un monitoraggio sulla dinamica di popolazione tramite l esame dell età dei capi abbattuti con il metodo del peso dei cristallini già proposto per la Lepre. Le problematiche connesse alla competizione con la Lepre (specie autoctona e di maggior interesse conservazionistico e venatorio), i danni alle coltivazioni e la funzione di serbatoio per numerose patologie (R.H.D.V., mixomatosi, E.B.H.S.) hanno determinato in passato la necessità di interventi volti al controllo numerico ed in taluni casi alla eradicazione delle popolazioni di questa specie dal territorio provinciale fiorentino. Gli interventi effettuati sinora, ai sensi dei passati Piani di Controllo, non hanno risolto la questione, infatti permangono localmente alcune delle problematiche legate alla presenza di questo

66 Lagomorfo. Le popolazioni, come detto in precedenza, seppur soggette a variazioni annuali di consistenza anche elevate, soprattutto a seguito di eventi climatici avversi o patologie (mixomatosi), riescono in tempi brevi a ricostituire contingenti in grado di riproporre problematiche di gestione. I provvedimenti sinora attuati sulla specie hanno riguardato alcune popolazioni presenti entro Zone di Ripopolamento e Cattura e in Aziende Faunistico Venatorie facenti parte del Comprensorio Sud della provincia (Aree di programma n 5, 6 e 7). I dati relativi alla consistenza delle popolazioni, a seguito dei sopralluoghi effettuati dai tecnici incaricati dalla Provincia e dai presidenti di alcune Z.R.C., portano ancora a stimare una notevole presenza della specie in quattro Z.R.C., in un Centro Produzione Selvaggina e in due A.F.V. nei comuni di Fiesole, Empoli, Castiglion Fiorentino, Montelupo F.no, Gambassi Terme e Montespertoli. I problemi suddetti risultano attenuati rispetto allo scorso anno nelle A.F.V. per le quali la Provincia ha invitato ad un maggiore impegno nell abbattimento durante il periodo di caccia; tuttavia permangono locali situazioni di danni alle coltivazioni, soprattutto scortecciamenti a barbatelle di vite e ai giovani impianti di olivo. I sistemi di prevenzione usuali per i danni alle coltivazioni agricole (recinzioni fisse e mobili, schelter) sono stati attuati integrandoli con interventi di prelievo mediante abbattimenti con l uso di armi da fuoco, sia da appostamento in ore diurne, sia con l ausilio del faro in ore notturne. Nel periodo di applicazione del passato piano faunistico, sono stati complessivamente effettuati oltre 200 interventi di abbattimento, di cui 38 nel solo 2005, con il prelievo di soggetti. Coniglio selvatico; consuntivo degli interventi diretti/anno n. capi Si prevede anche per il futuro l attuazione per la specie di misure di contenimento indiretto dei danni all agricoltura con le protezioni utilizzate in passato e soprattutto la adozione di interventi di prelievo finalizzati, in particolar modo negli Istituti pubblici (Z.R.C., C.P.R.F.S.), senza limite numerico dei capi in prelievo. I metodi di prelievo utilizzati, come per gli anni scorsi, variano in funzione delle diverse situazioni: - prelievo da cerca e appostamento da operarsi alle tane, con arma da fuoco e reti; - prelievo con l ausilio di Furetto; - abbattimento notturno con fari che, data la natura dei luoghi, è apparso come il metodo a più alto rendimento di prelievo. Una parte degli abbattimenti potrà essere eseguita in concomitanza con gli interventi annuali previsti sulla Volpe. Gli interventi saranno attuati, da personale di cui agli artt. 37 e 51 della L.R. 3/94 coordinato dalla Polizia Provinciale, durante tutto l arco dell anno con l adozione di uno specifico protocollo

67 operativo finalizzato alla selettività, al non disturbo delle altre specie e alla responsabilità personale degli operatori.

68 ) Volpe ) Introduzione La specie viene ancora comunemente considerata dai cacciatori come uno dei maggiori responsabili della carenza della fauna cacciabile, in particolar modo delle piccole specie stanziali (Galliformi e Lepre). Ciò nonostante le acquisizioni scientifiche, sia a livello nazionale che internazionale, testimonino che la mortalità su queste specie a causa della Volpe sia in genere assai limitata se confrontata alla predazione causata da altre specie (p.e. Corvidi) o alla mortalità indotta da alcune attività agricole (p.e. sfalci condotti senza le necessarie cautele). La predazione è inoltre facilitata da operazioni gestionali non corrette (p.e. immissioni di animali pronta caccia con assenza di comportamenti antipredatori). La Volpe, d'altronde, rimane una specie sulla quale il prelievo venatorio risulta generalmente limitato, sia per la scarsità di cacciatori che si dedicano in modo specialistico a tale attività, sia per il timore di compromettere altre tipologie di caccia praticate al momento dell incontro, e probabilmente, anche per l assenza di motivazioni alimentari connesse all abbattimento di tale selvatico. Dai dati ricavati dalla lettura dei tesserini venatori regionali nei due A.T.C. provinciali, emergono i quantitativi di prelievo riassunti nella tabella seguente. Agli abbattimenti effettuati durante il periodo di caccia nel territorio libero, devono essere aggiunti quelli effettuati nelle Aziende Faunistico Venatorie, registrati nei resoconti annuali inviati alla Provincia ed esposti anch essi in sintesi in tabella. Volpi abbattute nei due A.T.C. provinciali e nelle Aziende Faunistico-Venatorie durante il periodo di caccia Annata venatoria 2001/ / /2004 A.T.C. FI A.T.C. FI A.F.V totale L incremento degli abbattimenti registrato negli ultimi anni può essere collegato all attività di alcune delle nuove squadre di caccia alla Volpe, localmente assai attive, ricreate a livello comunale per svolgere il controllo della specie negli Istituti faunistici. Manca comunque, sinora, un ottimale organizzazione degli interventi sulla specie nel territorio libero, nonostante sia prevista nelle attività delegate agli A.T.C. ai sensi dell articolo 37, comma 5, della L.R. 3/94. Anche per le azioni di controllo, effettuate in tempi o in aree di divieto di caccia, prima del 2000, si riscontrava un relativo disinteresse della maggioranza dei cacciatori che erano, al contrario, assai più disponibili ad eseguire abbattimenti su specie diverse (Cinghiale, ad esempio). Lo scopo di tali interventi è stato quello di diminuire l impatto causato dalla predazione della Volpe nelle aree destinate alla riproduzione naturale della fauna selvatica (soprattutto Zone di Ripopolamento e Cattura). Alla luce delle esperienze maturate negli anni precedenti e dei pareri rilasciati dall I.N.F.S. in merito alla gestione degli interventi di controllo sulla specie, la Provincia ha effettuato, a partire dal 2000, due serie di corsi finalizzati all abilitazione di personale specializzato, da impiegarsi negli interventi di controllo. I corsi, a numero chiuso, sono stati riservati a cacciatori già in possesso di abilitazione generale al controllo della fauna selvatica ai sensi dell art. 37 della L.R. 3/94, e sono stati incentrati sulle modalità e procedure da seguire nella realizzazione delle diverse tipologie di prelievo. Una delle finalità dei corsi è stata, tra l altro, quella di ricostituire dei nuclei di intervento (squadre di caccia alla Volpe), organizzati su base comunale in grado di porre in atto gli interventi programmati dal Piano di Controllo, rilasciando un numero massimo di 25 abilitazioni per coadiutore agli interventi di controllo (art. 37 bis) per comune. La formazione e la composizione di ciascuna squadra comunale è stata sancita con specifico atto.

69 Il personale suddetto ha partecipato agli interventi attraverso il coordinamento della Polizia Provinciale (assegnataria dell autorizzazione ai prelievi) e del personale afferente al Coordinamento Provinciale delle Guardie Venatorie Volontarie. Per gli Istituti privati, nei quali era stato stabilito il controllo, è stato pure previsto il coinvolgimento, nelle fasi di organizzazione degli interventi, delle Guardie Giurate Private di ciascun Istituto ) Piano di Controllo della Volpe L attuazione degli interventi di controllo è stata riferita a specifici Piani Pluriennali (è attualmente in vigore il Piano ) sottoposti a parere dell I.N.F.S. ai sensi dell art. 37 della L.R. 3/94. Si sottolinea che gli interventi sono stati essenzialmente concentrati negli Istituti Faunistici destinati alla riproduzione naturale di fauna selvatica. L influenza positiva delle azioni di controllo sulla Volpe, dove attuate in modo continuativo, e soprattutto nelle Z.R.C., è comunque difficilmente valutabile dai dati ad oggi raccolti. I risultati dei monitoraggi quantitativi/qualitativi delle specie preda, che vengono condotti annualmente in tutti gli Istituti faunistici pubblici con metodi standardizzati (censimenti notturni primaverili ed autunnali sulla Lepre; censimenti primaverili e battute campione in epoca post-riproduttiva sul Fagiano), mostrano un trend di aumento, ad esempio della Lepre. Quanto detto, può essere ricavato dall analisi dalla tabella successiva, relativa a 30 Zone di Ripopolamento e Cattura della provincia che sono rappresentative della situazione di ciascuna Area di Programma. Risulta tuttavia di difficile valutazione quanto abbia influito, su quest ultimo parametro, la limitata quantità di abbattimenti effettuati sul predatore, dato che, non sembra esserci una correlazione evidente nella maggior parte dei casi. Densità della Lepre ed abbattimenti di Volpe in 30 Istituti Faunistici della provincia Area di programma superficie (ha) Volpi abbattute 2001 densità Lepre (2001) Volpi abbattute 2002 densità Lepre (2002) Volpi abbattute 2003 densità Lepre (2003) , , , , , , , , , , , , , , ,32 Totale provincia , , ,23 Per la formulazione dei piani di controllo è stato necessario stimare la consistenza delle popolazioni di Volpe per ciascuna area di azione. Ricavare tale informazione risulta, come noto, relativamente difficile per una specie caratterizzata da un elevata elusività all osservazione diretta. Le valutazioni sulla consistenza sono state riferite a ciascuna area di programma, in cui è suddivisa la provincia, sulla base di omogenee condizioni ambientali, utilizzando due metodi di indagine (analisi degli avvistamenti effettuati in percorsi notturni con l ausilio di faro ed il censimento primaverile delle tane attive) con i quali sono stati coperti, in periodi diversi, gli Istituti deputati alla produzione naturale di Lepre e Galliformi (Z.R.C., C.P.R.F.S., A.F.V.). I risultati dei rilievi condotti con il faro in transetti notturni, valutando i dati complessivi degli anni di censimento, mostrano una elevata variabilità dei dati di densità della Volpe, sia confrontando censimenti successivi nella medesima area d indagine, sia comparando i dati ricavati in aree adiacenti. Nella tabella seguente, a titolo esemplificativo, si riporta una sintesi dei risultati relativi alle ultime elaborazioni dei censimenti notturni condotti su percorsi campione in 52 Istituti, corrispondenti ad oltre ettari di superficie, sui quali è stata censita una superficie media del 12,5% (range 9,2-20,7).

70 Sintesi della densità della Volpe in 52 Istituti faunistici (autunno-inverno 2003) e 46 Istituti (primavera 2004) Area di programma (Comuni) 1-2 (Firenzuola, Marradi, Palazzuolo sul Senio, Barberino di Mugello, Scarperia, S. Piero a Sieve, Borgo S. Lorenzo, Vicchio) 3 (S. Godenzo, Dicomano, Londa, Rufina, Pelago, Fiesole, Pontassieve) 4 (Signa, Campi Bisenzio, Calenzano, Sesto Fiorentino, Vaglia, Firenze) 5 (Reggello, Rignano, Bagno a Ripoli, Impruneta, Greve, Incisa V.no, Figline V.no) 6 (Lastra a Signa, Scandicci, S. Casciano, Tavarnelle, Barberino V.E.) 7 (Fucecchio, Cerreto G., Vinci, Capraia e Limite, Empoli, Castelfiorentino, Montaione, Montespertoli, Montelupo, Gambassi, Certaldo) Superficie totale Capi avvistati (autunnoinverno 2003) Densità (autunnoinverno 2003) Capi avvistati (primavera 2004) Densità (primavera 2004) , , , , , , , , ,30 8 0, , ,29 Totale provincia , ,65 Come è possibile notare dai dati esposti nella tabella, con il censimento notturno sono stati ricavati valori di consistenza e densità assai variabili nell arco di pochi mesi. Si ritiene che la difficoltà di contattare la Volpe, con tale metodo, dipenda, in primo luogo, dall impossibilità di prevedere le aree di frequentazione della specie (cosa che invece viene ad essere diminuita per la Lepre, ad esempio censendo le aree di alimentazione) e quindi di effettuare un rappresentativo campionamento delle aree indagate. Inoltre esiste una notevole possibilità di sottostima legata alla difficoltà, per la Volpe, di compiere effettivamente le osservazioni dato che gli esemplari si sottraggono velocemente al fascio luminoso mettendosi in fuga già al sopraggiungere del veicolo. Nella tabella sono riportati valori di densità ottenuti attribuendo, prudenzialmente, il numero di capi conteggiati nei censimenti alla superficie totale di ciascun Istituto. Al fine di evidenziare la difficoltà di considerare genericamente attendibili, per tutte le aree indagate, i dati ricavati nei transetti notturni, si sottolinea che, pur essendo stata comunque rilevata la presenza continuativa della specie (numero di tane attive, osservazioni in altri periodi, segni di presenza e predazione), in molti Istituti esaminati nell ultima sessione di censimenti non è stata effettuata alcuna osservazione di Volpe. In sostanza dai soli censimenti notturni emergerebbe l assenza della specie in 26 Istituti su 52 (50%) nell autunno-inverno 2003 ed in 33 Istituti su 46 (72%) nella primavera Per ovviare ai problemi di attendibilità dei censimenti condotti con il faro, a partire dal 1999, il calcolo della densità/consistenza della specie si è basato, principalmente, sulla stima del numero di individui presenti nelle tane attive situate nei singoli Istituti che sono state monitorate annualmente anche attraverso l impostazione degli interventi di controllo alla tana. Ciascun

71 titolare/responsabile di Istituto deve infatti, a tale scopo, produrre annualmente una cartografia dei siti di tana ove condurre gli interventi di prelievo, oggetto, a campione, di controlli da parte degli agenti di vigilanza. Rispetto alla individuazione cartografica delle tane attive giunta annualmente da ciascun Istituto, sono stati prudenzialmente adottati i seguenti criteri di correzione e di calcolo della densità/consistenza post-riproduttiva: - per ogni Istituto sono state accorpate tane molto vicine tra loro; - nel calcolo del numero degli effettivi prima della riproduzione, per prudenza, è stata considerata la presenza di 2 individui per tana nel 50% delle tane segnalate; - il calcolo della consistenza post-riproduttiva è avvenuto considerando, al netto della mortalità neo-natale, 2,6 cuccioli per femmina (valore rilevato per la Provincia di Siena in Cavallini, 1998); tale valore è stato moltiplicato per il numero delle tane in cui era stimata la riproduzione (50% delle tane censite) e sommato alla consistenza pre-riproduttiva per ciascuna tana (2 individui), per un totale di 4,6 individui/tana. Il calcolo della densità delle tane e della consistenza minima stimata per tana attiva, riportato nella tabella successiva, si riferisce ad un campione di 47 Istituti faunistici variamente distribuiti nelle Aree di Programma della Provincia, su di una superficie di ettari calcolati con le informazioni raccolte nella stesura dell ultimo Piano di Controllo (2003). Stima della popolazione di Volpe per aree di programma della provincia nel 2003 (spiegazioni nel testo) Area di programma Superficie Densità pre-riproduttiva Densità post-riproduttiva censita (ha) media (capi/kmq) media (capi/kmq) ,81 1, ,10 2, ,12 2, ,37 3, ,45 3, ,27 2,92 Totale provincia ,23 2,83 Come si può notare essi, pur riferiti ad una superficie assai maggiore, differiscono di poco (seppur con un leggero, generale, aumento) da quelli analoghi relativi al precedente Piano di Controllo (2001) riassunti nella tabella seguente. Stima della popolazione di Volpe per aree di programma della provincia nel 2001 (spiegazioni nel testo) Area di programma Superficie Densità pre-riproduttiva Densità post-riproduttiva censita (ha) media (capi/kmq) media (capi/kmq) ,69 1, ,71 1, ,25 2, ,06 2, ,48 3, ,26 2,93 Totale Provincia ,12 2, ) Risultati degli interventi di controllo Dal 2001 al 2005 sono stati effettuati interventi di abbattimento, utilizzando i metodi dell appostamento, della caccia alla tana e, in un periodo più limitato (novembre-gennaio) con l ausilio di cani specializzati (al massimo 2 soggetti per volta), in braccata. Nella tabella successiva si riassumono i risultati, in termini di capi prelevati, degli interventi eseguiti negli anni distribuiti tra i diversi Istituti. Da sottolineare che nel 2004, sono state autorizzate al controllo le sole Zone di Ripopolamento e Cattura.

72 Capi prelevati durante gli interventi di controllo sulla Volpe negli anni Tipo di Istituto A.F.V., A.A.V., C.P.R.F.S Z.R.C Z.R.V Totale prelievi La suddivisione degli interventi di controllo e la loro efficacia in funzione delle differenti modalità di prelievo autorizzate, è illustrata nei grafici successivi, in cui si pongono a confronto i dati cumulati delle annate e Dai dati emerge che l intervento da appostamento rappresenta il metodo più utilizzato, seguito da quello alla tana. La braccata è stata di fatto ostacolata dalle prescrizioni autorizzative che hanno permesso su parere dell INFS l utilizzo di tale metodo solo in casi particolari. Ripartizione degli interventi di controllo sulla Volpe per tipologia di prelievo (anni e a confronto) Ripartizione sul numero di uscite (%) 60,0% 50,0% 40,0% 30,0% 20,0% 10,0% 0,0% Alla tana Appostamento Braccata 2002/ /2005 Gli interventi alla tana hanno dato, rispetto agli altri, i maggiori risultati, con l abbattimento in media di circa un capo ogni due uscite effettuate. La braccata risulta essere, invece, il metodo meno efficace (per il 2004 il dato relativo a tale metodo non può tuttavia essere valutato, in quanto è stato utilizzato per un solo intervento).

73 Ripartizione dei capi abbattuti negli interventi di controllo sulla Volpe per tipologia di prelievo (anni e a confronto) Capi abbattuti per uscita 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 Alla tana Appostamento Braccata 2002/ /2005 Ripartizione della percentuale di capi abbattuti per tipologia di prelievo (anni e a confronto) Ripartizione sul numero di capi abbattuti (%) 60,0% 50,0% 40,0% 30,0% 20,0% 10,0% 0,0% Alla tana Appostamento Braccata 2002/ /2005 Anche valutando i risultati degli interventi in relazione al numero dei capi abbattuti, l appostamento e la tana hanno dato i maggiori risultati. Rispetto alla distribuzione annuale degli interventi di controllo sulla Volpe, nella figura successiva, viene illustrata la distribuzione degli abbattimenti effettuati per mese; i dati si riferiscono agli anni di validità del passato Piano di controllo, peraltro rappresentativi delle annate successive.

74 Distribuzione degli abbattimenti durante l arco annuale (anni cumulati) % 30,00 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 0,00 gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre I dati complessivi esposti nella tabella, relativamente alle ultime due annate di cui si dispongano dati completi sono scomposti nella tabella successiva tra gli Istituti ove è stato applicato il Piano di controllo, ponendo in relazione il numero di uscite effettuate, la superficie di intervento e la percentuale di realizzazione. Risultati degli interventi di controllo sulla Volpe nel 2003 per tipo di Istituto Tipo di Istituto A.F.V., A.A.V., C.P.R.F.S. N di Istituti autorizzati e superficie (in ha) N di Istituti che hanno effettuato interventi Numero uscite Piano prelievo 2003 (n. capi) Piano realizzato (n. capi) % di prelievo ,6 Z.R.C ,3 Z.R.V ,7 Totale ,1 Come è possibile notare solo il 45% degli Istituti autorizzati (che avevano fatto l annuale richiesta di autorizzazione al prelievo in controllo sulla Volpe) nel 2003 ha provveduto ad effettuare almeno una uscita (al 1 dicembre). Emerge in particolare la partecipazione assai scarsa degli Istituti privati, per i quali solo il 17% ha effettuato uscite provvedendo al prelievo del solo 10,6% dei capi complessivamente disponibili. Nella tabella successiva si riportano i dati analoghi relativi al Per tale annata, in relazione alle disposizioni contenute nel parere I.N.F.S., sono state di fatto autorizzate le sole Zone di Ripopolamento e Cattura. Come si può notare, rispetto all anno precedente sono stati effettuati un numero inferiore di interventi con l abbattimento di sole 0,3 Volpi per intervento. Risultati degli interventi di controllo sulla Volpe nel 2004 per tipo di Istituto Tipo di Istituto N di Istituti autorizzati e superficie(in ha) N di Istituti che hanno effettuato interventi Numero uscite Piano prelievo 2004 (n. capi) Piano realizzato (n. capi) % di prelievo Z.R.C , %

75 Per l anno 2005, i risultati degli interventi sono ancora in fase di elaborazione. Nell annata in questione è stato complessivamente autorizzato il prelievo di 615 capi in 65 Istituti Faunistici posti in divieto di caccia tra cui tutte le Zone di Ripopolamento e Cattura e le Zone di Rispetto Venatorio. In accordo alle direttive I.N.F.S. sul contenimento della specie, l autorizzazione al controllo è stata pure concessa solo ad alcune delle Aziende Faunistico Venatorie che avevano fatto richiesta, privilegiando quelle (14 A.F.V. con un piano di prelievo complessivo di 83 capi) che avevano avuto una immissione limitata di Galliformi d allevamento ed avevano investito maggiormente sulla riproduzione naturale di tali specie. I risultati dei 440 interventi effettuati al 31 dicembre indicano un sostanziale aumento degli abbattimenti rispetto all anno precedente, con una percentuale di realizzazione media superiore al 30%, concentrata soprattutto nel comprensorio sud della provincia. Risultati degli interventi di controllo sulla Volpe nel 2005 (al 31 dicembre) per Area di Programma Aree di programma Numero di interventi Capi abbattuti Capi assegnati % prelievo Comprensorio Nord (Aree di Programma 1, 2, 3, 4) ,4 Comprensorio Sud (Aree di Programma 5, 6, 7) ,4 TOTALE ,7 Il confronto nei capi abbattuti negli ultimi due anni ( e ) per Area di programma è evidenziato nella figura seguente. Confronto dei risultati (n. Volpi abbattute) degli interventi di controllo nelle ultime due annate per Area di programma n di volpi abbattute ADP 1-2 ADP 3 ADP 4 ADP 5 ADP 6 ADP / /2006 Nonostante il graduale aumento riscontrato negli anni delle percentuali di prelievo, i risultati risultano ancora bassi rispetto ai piani assegnati. Uno dei principali motivi va senz altro ricercato nello scarso numero medio di interventi attuati per ciascun Istituto e nel numero elevato di Istituti che, nonostante la richiesta di autorizzazione, non hanno di fatto realizzato alcun intervento. Nella valutazione complessiva della rispondenza tra piano assegnato e realizzato può essere interessante l analisi delle percentuali di prelievo realizzate negli Istituti che hanno compiuto

76 almeno una uscita. I risultati di tale elaborazione, per il periodo , sono esposti nella figura successiva e riassunti in forma numerica nella Tabella 4. Confronto dei risultati degli interventi di controllo per Area di programma tra il 1999 ed il 2005 (al 31 dicembre) relativamente agli Istituti nei quali si sia svolta almeno una uscita di prelievo 60,0% 55,0% 50,0% 45,0% 40,0% 35,0% 30,0% 25,0% 20,0% 15,0% 10,0% 5,0% 0,0% ADP 1-2 ADP 3 ADP 4 ADP 5 ADP 6 ADP / / / / /2006 Confronto tra piano di prelievo e numero di capi prelevati negli Istituti nei quali è stata compiuta almeno una uscita dal 1999 al 2005, per Area di programma Area di programma (Comuni) 1-2 (Firenzuola, Marradi, Palazzuolo S. Senio, Barberino di Mugello, Scarperia, S. Piero a Sieve, Borgo S. Lorenzo, Vicchio) 3 (S. Godenzo, Dicomano, Londa, Rufina, Pelago, Fiesole, Pontassieve) 4 (Signa, Campi B., Calenzano, Sesto F., Vaglia, Firenze) 5 (Reggello, Rignano, Bagno a Ripoli, Impruneta, Greve, Incisa V.no, Figline V.no) 6 (Lastra a Signa, Scandicci, S. Casciano, Tavarnelle, Barberino V.E.) 7 (Fucecchio, Cerreto G., Vinci, Capraia e Limite, Empoli, Castelfiorentino, Montaione, Gambassi, Certaldo, Montelupo, Montespertoli) Percentuale di realizzazione Percentuale di realizzazione Percentuale di realizzazione Percentuale di realizzazione Percentuale di realizzazione ,9 20,3 32,0 15,9 21,6 28,6 25,7 60,0 0,0 38,6 2,7 0,0 15,0 12,2 17,9 0,0 14,6 38,3 16,8 35,3 10,4 25,4 42,9 16,0 36,2 10,4 49,3 35,4 8,6 53,0 Totale Provincia 9,3 26,1 36,6 13,1 35,5

77 ) Linee di gestione futura La gestione della Volpe nel territorio provinciale dovrà essere attuata nel futuro attraverso una omogenea applicazione, in tutto il territorio, di azioni di monitoraggio sulla consistenza e densità della specie. In particolare, i censimenti dovranno continuare ad essere condotti con metodi standardizzati su tutti gli Istituti nei quali si ritenga necessario effettuare il controllo della specie. In generale risulta importante sottolineare che, i fattori in grado di influenzare positivamente la dinamica delle popolazioni - e quindi l impatto di predazione sulle altre specie selvatiche e domestiche - sono essenzialmente riconducibili all offerta alimentare ed agli interventi diretti di prelievo. Riguardo alle azioni volte alla riduzione dell offerta alimentare disponibile per la Volpe, rimane difficile intervenire sul complesso delle risorse utilizzabili da parte di questa specie essendo caratterizzata da un elevata plasticità trofica: si pensi ad esempio ad alcune fonti di alimentazione particolari, distribuite soprattutto in prossimità dei centri abitati (residui dell alimentazione umana e degli animali domestici) o delle strade (relative in particolare alla quantità di piccola fauna - riccio, anfibi, rettili - che rimane lungo le vie di comunicazione dopo gli investimenti stradali). Diversamente, dovranno essere prese in considerazione le conseguenze dell immissione annuale di un elevatissimo numero di selvatici, a scopo di ripopolamento venatorio (oltre tra Fagiani, Starne, Pernici rosse e Quaglie, ad esempio, all anno nel territorio provinciale; si veda in proposito il capitolo specifico), in gran parte provenienti da allevamenti e che, quindi, non essendo adattati alle condizioni ambientali naturali, registrano una mortalità altissima subito dopo il rilascio, dato che è stato più volte dimostrato. Riguardo agli interventi diretti, finalizzati all abbattimento delle Volpi presenti in un determinato territorio, studi ormai consolidati, dimostrano che si possono sortire effetti addirittura contrari a quelli voluti: aumento del tasso riproduttivo delle femmine rimaste; aumento della densità per immigrazione di soggetti non territoriali, ecc. Accanto alle problematiche suddette, che porterebbero ad una valutazione esclusivamente tecnica della gestione della Volpe, esistono e debbono essere necessariamente considerate alcune esigenze di effettuare interventi diretti, sia per limitare gli effetti della predazione in alcuni periodi ed Istituti che hanno come scopo la produzione naturale di selvaggina, sia per prevenire il ricorso ad azioni illegali di abbattimento. Tali pratiche, nonostante l avvenuta approvazione a livello nazionale e regionale di severe norme di contrasto, risulta ancora purtroppo assai diffusa in provincia, come si può notare ad esempio dai dati raccolti dalla Polizia Provinciale e riassunti nelle tabelle seguenti. Numero di casi di rinvenimento di bocconi avvelenati constatati dalla Polizia Provinciale per anno e n. di soggetti avvelenati (al ) Anno N segnalazioni di avvelenamento N risolti

78 Specie avvelenata n casi Cane 158 Gatto 98 Volpe 1 Piccione 82 Tasso 1 Anatra 2 Fagiano 1 Cinghiale 1 Ratto 1 Totale 345 In generale, quindi, le attività di prelievo dovranno essere finalizzate, non tanto ad un utopico tentativo di eradicazione del predatore - tenendo anche conto di quanto richiamato all art. 6 comma 2 della L.R. 3/94, nel quale viene posta in risalto la necessità di una gestione conservativa dei predatori - ma al contenimento numerico dei soggetti in esubero - fissando una quota di prelievo commisurata all incremento naturale delle popolazioni, oppure, intervenendo in particolari ambiti e periodi più delicati per la tutela delle specie selvatiche predate. Rispetto al passato, come visto in precedenza, la creazione delle squadre di caccia alla Volpe comunali, ha permesso una crescente ripresa dei prelievi sulla specie, sia nel territorio cacciabile sia in quello a divieto. Ad oggi risultano essere abilitati a tale forma di prelievo ( coadiutori di caccia alla volpe ) 926 cacciatori, dei quali 775 sono iscritti in 31 squadre comunali. Ad essi si aggiungono circa 60 tra caposquadra e vice caposquadra aventi qualifica di GG.VV. Per il territorio cacciabile risulta importante che l attività delle squadre, da effettuarsi durante il periodo allo scopo previsto dal calendario venatorio, sia adeguatamente organizzata ed incentivata dagli A.T.C., ai sensi dell art. 37, comma 5 della Legge Regionale. Gli abbattimenti di controllo nelle aree o nei periodi di divieto di caccia, attuati attraverso lo specifico Piano approvato dall I.N.F.S., risultano, nel complesso (sia considerando il dato globale, sia ripartito per area di programma), ampiamente inferiori a quelli indicati nei piani di prelievo ed all incremento delle popolazioni stimato sulla base dei dati di consistenza. Gli interventi attuati sinora hanno prodotto risultati solo sulle popolazioni di Volpe presenti in un numero assai limitato di Istituti faunistici, nei quali l attività delle squadre, è stata ben organizzata e condotta in particolare attraverso l utilizzo dei cani da tana. Alla luce di quanto detto sui risultati degli interventi, si può affermare che, i limitati risultati di realizzazione del Piano quantitativo, non derivano tanto dall efficienza degli interventi effettuati (n. Volpi abbattute per uscita), ma dal basso numero di Istituti che hanno effettivamente attuato il Piano e dal numero ridotto di uscite comunque effettuate. Al fine di ovviare a tali carenze, è stato impostato dal 2004 uno specifico protocollo operativo, approvato in allegato al Piano di Controllo che permette di coordinare in modo più efficiente i soggetti impiegati nelle azioni di controllo e di monitoraggio della popolazione di Volpi della provincia. L applicazione del Piano e del Protocollo ha dovuto tener conto delle prescrizioni contenute nei pareri - obbligatori ai sensi dell art. 37 della L.R. 3/94 - dell Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (inviati con note del 23/03/04 e del 18/05/04). L Istituto ha in particolare sottolineato che il metodo della braccata deve essere limitato a casi eccezionali, considerato il disturbo esercitato sulle altre specie, oltre alla considerazione generale di concentrare la gestione in controllo solo negli Istituti nei quali non si ricorresse a ripetute immissioni di fauna d allevamento (es. A.A.V., A.A.C., ecc.). L adeguamento a forme di gestione razionali sulla specie e la piena e partecipe attuazione su tutta la provincia dei contenuti del Piano e del Protocollo nonché l organizzazione e l incentivazione delle squadre nonché la loro creazione nei comuni dove esse risultano assenti, rappresenta l obiettivo della gestione della specie nel prossimo periodo. I punti salienti a cui dovrà tendere la futura gestione sono riassunti di seguito:

79 - Agli A.T.C. saranno assegnate le attività di monitoraggio della Volpe negli Istituti pubblici di competenza (censimenti notturni e censimenti delle tane attive), in collaborazione con le squadre di caccia, ciascuna per il territorio di propria competenza; - Ai titolari degli Istituti privati quali Aziende Faunistico Venatorie e Centri Privati produzione Fauna selvatica, saranno assegnati analoghi compiti di monitoraggio in tali superfici; - Gli interventi di prelievo saranno effettuati, su richiesta degli ATC o dei titolari di istituti privati di cui al punto precedente, previo atto autorizzativo ai sensi dell art. 37 della L.R. 3/94; - Il Piano di Prelievo annuale sarà commisurato alla densità media stimata sulla base dei censimenti eseguiti; - Gli interventi di prelievo sulla specie attraverso il controllo saranno finalizzati soprattutto alla limitazione della predazione sui Galliformi e la Lepre durante il periodo riproduttivo; - Verrà privilegiato l intervento nelle aree pubbliche con finalità di riproduzione di Lepre e Galliformi, in cui vige il divieto di caccia, e nell area adiacente i confini dello spessore di 500 m; - Non dovrà essere sottovalutato l impatto che il predatore esercita nei confronti di allevamenti zootecnici; - Il prelievo della Volpe in controllo potrà essere concesso, previo parere favorevole dell Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, alle AFV e ai CPPS nei quali la gestione sia impostata privilegiando la riproduzione naturale, con un limitato ricorso a immissioni di selvatici d allevamento unicamente attraverso idonee strutture di ambientamento; gli interventi in controllo nelle AFV dovranno essere a completamento di azioni di contenimento della specie condotte nel periodo concesso dal calendario venatorio; - Spetta alla Polizia Provinciale il coordinamento ed il controllo degli interventi per i quali potrà avvalersi dell ausilio di soggetti (Guardie afferenti al Coordinamento Provinciale, Guardie Giurate Private) da essa delegati, nonché delle squadre autorizzate, comunicate di volta in volta dagli ATC. - Spetta agli ATC organizzare le squadre di caccia alla volpe di cacciatori abilitati ai sensi dell articolo 37, con abilitazione per la specie volpe. - Le squadre dei cacciatori abilitati possono essere costituite sia in ambito comunale che intercomunale e per ciascuna di esse, nel corso di ciascun intervento, deve essere sempre garantita la presenza di una guardia volontaria facente parte del Coordinamento Provinciale, che possa operare in autonomia su delega impartita dalla Polizia Provinciale. - Le modalità di intervento da privilegiarsi, saranno la caccia alla tana, all aspetto ed in cerca notturna con l ausilio di fonte luminosa (che dovrà essere adeguatamente resa possibile attraverso l utilizzo ed il coordinamento da parte della Polizia Provinciale dei soggetti di cui all art. 51 della L.R. 3/94), e, solo dopo aver verificato l inefficacia dei metodi predetti per il raggiungimento del contingente annuale prelevabile (esito di un numero minimo di interventi precedenti), con il metodo della braccata.

80 ) Cinghiale ) Risultati della gestione nel periodo ) Distribuzione della specie Non sono state rilevate nel corso dell ultimo Piano Faunistico significative modificazioni dell areale distributivo della specie. Il Cinghiale è distribuito, su tutto il territorio agro-forestale della provincia seppur con variazioni temporali di presenza in alcune aree legate soprattutto alla pressione venatoria nei tempi di caccia. A partire dagli anni 80 l areale distributivo ha subito un veloce incremento raggiungendo attualmente una superficie di circa ettari. Rispetto alla S.A.F. provinciale la specie è dunque presente nell 86,1% del territorio fiorentino. Nella tabella successiva sono indicate, per ciascuna area di programma le superfici occupate dalla specie in relazione alla S.A.F. ed alla presenza di aree boscate (ex Del. Consiglio Regionale Toscana n. 340/95). Distribuzione del Cinghiale per Area di programma Area di programma (Comuni) 1 (Firenzuola, Marradi, Palazzuolo sul Senio) 2 (Barberino di Mugello, Scarperia, S. Piero a Sieve, Borgo S. Lorenzo, Vicchio) 3 (S. Godenzo, Dicomano, Londa, Rufina, Pelago, Fiesole, Pontassieve) 4 (Signa, Campi B., Calenzano, Sesto F., Vaglia, Firenze) 5 (Reggello, Rignano, Bagno a Ripoli, Impruneta, Greve, Incisa V.no, Figline V.no) 6 (Lastra a Signa, Scandicci, S. Casciano, Tavarnelle, Barberino V.E.) 7 (Fucecchio, Cerreto G., Vinci, Capraia e Limite, Empoli, Castelfiorentino, Montespertoli, Montelupo F.no, Montaione, Gambassi, Certaldo) S.A.F. (ha) Aree boscate (ha) Aree con presenza di Cinghiale rispetto alla S.A.F. (%) Totale Provincia ) Consistenza e densità La difficoltà oggettiva di avvistamento del Cinghiale con gli usuali metodi di censimento ed i fattori dipendenti dalla organizzazione e gestione del prelievo da parte delle squadre di caccia, rappresentano un ostacolo alla definizione di attendibili dati di consistenza della specie. I dati disponibili si riferiscono essenzialmente alle comunicazioni degli abbattimenti annuali effettuati nelle diverse tipologie gestionali presenti sul territorio (terreno libero, aree vocate, zone di divieto di caccia, Aziende Faunistiche, ecc.) e a stime preventive di prelievo realizzate dagli ambiti di caccia basate su stime generiche. Anche partendo dai dati cinegetici, il problema della stima numerica si complica ulteriormente considerando la prevalente assenza di dati di prelievo nelle aree non vocate e l affidabilità dei dati di abbattimento comunque ricavati dalle schede di caccia. La grande possibilità di osservare variazioni annuali anche consistenti di incremento e le variazioni nell offerta alimentare annuale (da cui l incremento in parte dipende) rendono inoltre

81 difficile una valutazione preventiva indiretta della consistenza annuale delle popolazioni partendo dai dati disponibili. Nelle tabelle sottostanti si riportano accanto ai dati di densità di abbattimento, per ciascuna delle 7 Aree di programma, realizzati dalle squadre nell ultima annata venatoria quelli derivati dagli abbattimenti effettuati in regime di controllo (art. 37 della L.R. 3/94) negli anni precedenti ( ) direttamente dalla Provincia (Polizia Provinciale affiancata da cacciatori appositamente abilitati), in un campione di Istituti faunistici rappresentativi di ciascuna area di programma. I dati del 2004 sono relativi a 32 Istituti (in prevalenza Z.R.C.), per una superficie complessiva di ettari, nei quali sono stati complessivamente prelevati (abbattimento e catture) 574 soggetti. Mentre i tassi di abbattimento dichiarati dalle squadre possono essere gravati da errori nella compilazione delle schede di caccia, si ritiene che i dati derivanti dagli abbattimenti coordinati dal personale della Provincia rappresentino maggiormente la reale abbondanza della specie. I dati in questione hanno infatti le seguenti caratteristiche: - sono ben distribuiti in ciascuna Area di programma e rappresentativi delle condizioni ambientali delle stesse; - gli interventi sono stati condotti con la finalità di eradicare la specie in ciascun Istituto; - gli interventi sono distribuiti sopratutto nel periodo estivo ed autunno-invernale. Come per il passato Piano, si ritiene che la possibile sovrastima delle densità desunte dagli interventi - imputabile alla possibile concentrazione dei Cinghiali nelle aree protette in periodo di caccia - sia in realtà ampiamente ridotta considerando i fattori seguenti: - la superficie di ciascun intervento è sempre inferiore a quella di ciascun Istituto; - non tutti i capi osservati risultano essere stati abbattuti; - l utilizzo per gli interventi di personale volontario, spesso legato alle squadre locali incentiva in molti casi, il non abbattimento di tutti i capi presenti.

82 Densità di abbattimento del Cinghiale in alcuni Istituti faunistici per Area di programma (variazione ) Area di programma (Comuni) 1998 capi abbattuti/kmq (media-range) 1999 capi abbattuti/kmq (media-range) 2000 capi abbattuti/kmq (media-range) 2002 capi abbattuti/kmq (media-range) 2003 capi abbattuti/kmq (media-range) 2004 capi abbattuti/kmq (media-range) 1 (Firenzuola, Marradi Palazzuolo S.S.) 2 (Barberino di M.llo, Scarperia, S. Piero a Sieve, Borgo S. Lorenzo, Vicchio) 3 (S. Godenzo, Dicomano, Londa, Rufina, Pelago, Fiesole, Pontassieve) 4 (Signa, Campi B., Calenzano, Sesto F., Vaglia, Firenze) 5 (Reggello, Rignano, Bagno a Ripoli, Impruneta, Greve, Incisa V.no, Figline V.no) 6 (Lastra a Signa, Scandicci, S. Casciano, Tavarnelle, Barberino V.E.) 7 (Fucecchio, Cerreto G., Vinci, Capraia e Limite, Empoli, Castelfiorentino, Montespertoli, Montelupo F.no, Montaione, Gambassi, Certaldo) 2,83 2,41 (1,20-3,48) 4,19 3,66 (1,2-11,7) (3,50-4,05) 6,68 4,88 (3,0-10,6) (2,22-12,65) 5,35 5,66 (0,3-19,0) (0,33-13,41) 5,55 4,91 (0,5-21,7) (2,00-9,64) 3,60 4,87 (1,0-8,7) (1,42-8,69) 0,70 1,59 (0,3-1,1) (0,51-3,72) 3,31 (0,76-3,71) 2,71 (0,30-3,16) 9,49 (1,02-22,04) 4,67 (0,45-22,04) 6,10 (3,75-13,13) 3,96 (2,76-6,06) 1,25 (0,43-1,98) 2,88 1,32 1,16 (0,90-1,55) 2,40 2,37 2,09 (1,67-3,16) (1,60-3,22) (0,46-3,64) 8,89 7,98 9,46 (8,32-9,66) (1,67-9,70) 5,61 10,00 5,54 (3,49-9,58) (5,63-14,51) (4,59-9,02) 5,54 5,55 4,17 (5,74-9,73) (5,28-7,75) (0,34-10,75) 2,82 2,80 2,50 (1,18-6,87) (1,83-5,71) (0,16-3,75) 2,63 1,96 0,78 (1,93-3,08) (2,36-2,64) (0,12-2,47) Totale Provincia 4,32 3,96 4,66 3,97 4,39 3,05 Pur considerando che in alcune aree l abbondanza del Cinghiale risulta certamente sottostimata in base all influenza sul campione degli abbattimenti effettuati in aree non vocate (essenzialmente Zone di Ripopolamento e Cattura), i dati della tabella possono ben rappresentare il

83 trend di consistenza della specie per ciascuna delle 7 Aree di programma in cui è divisa ai fini gestionali la Provincia. Per le considerazioni esposte in precedenza, i dati riportati nelle tabelle rappresentano il più attendibile calcolo ad oggi disponibile della densità minima certa della specie in ciascuna Area di programma. La reale densità media della specie per ciascuna di esse non può essere calcolata con certezza dai dati cinegetici, anche se è lecito ipotizzare che, in media, gli abbattimenti rappresentino annualmente un valore compreso tra il 50 ed il 75% della popolazione iniziale presente nei distretti di caccia. Sulla base dei dati di densità sopra esposti, rapportati alle aree con presenza di Cinghiale di ciascuna Area di programma, emerge il seguente andamento della consistenza della specie nella Provincia. Stima della variazione della consistenza del Cinghiale in provincia di Firenze dai dati degli abbattimenti effettuati in regime di controllo La tendenza alla diminuzione di densità della specie ricavata con gli abbattimenti negli Istituti sottoposti a controllo, risulta in linea con gli analoghi valori denunciati dalle squadre di caccia negli abbattimenti avvenuti durante il periodo di prelievo consentito dal calendario venatorio nel 2004.

84 Densità di abbattimento del Cinghiale da parte delle squadre di caccia per Area di programma (annate ) Area di programma (Comuni) Superficie (ha)* Capi abbattuti/kmq (media) (Firenzuola, Marradi, Palazzuolo ,58 3,27 2,74 2,29 1,58 sul Senio) 2 (Barberino di M.llo, Scarperia, S. Piero a Sieve, Borgo S ,69 2,93 4,25 3,29 2,09 Lorenzo, Vicchio) 3 (S. Godenzo, Dicomano, Londa, Rufina, Pelago, Fiesole, ,66 4,28 4,29 4,81 2,04 Pontassieve) 4 (Signa, Campi B., Calenzano, ,16 5,07 3,02 2,38 4,22 Sesto F., Vaglia, Firenze) 5 (Reggello, Rignano, Bagno a Ripoli, Impruneta, Greve, Incisa ,63 4,19 4,19 4,04 3,93 V.no, Figline V.no) 6 (Lastra a Signa, Scandicci, S. Casciano, Tavarnelle, Barberino ,63 3,13 2,57 3,11 3,35 V.E.) 7 (Montelupo, Fucecchio, Cerreto G., Vinci, Capraia e Limite, Empoli, Montespertoli, Castelfiorentino, Montaione, Gambassi, Certaldo) ,12 3,15 2,38 3,04 3,03 * ai fini di comparazione si considera la superficie vocata relativa all annata 99/ ) Struttura di popolazione ed incremento annuo Anche in questo caso le informazioni più attendibili attualmente in nostro possesso possono essere tratte dai consuntivi degli abbattimenti di controllo effettuati sotto la supervisione diretta della Polizia Provinciale nel periodo Per ogni intervento, infatti, attraverso apposita scheda, sono stati rilevati i principali parametri su ciascun capo abbattuto. I risultati delle elaborazioni compiute sui dati disponibili sono riassunte nelle tabelle successive. Ai fini del confronto con tali dati che assumono nel periodo considerato una relativa omogeneità (soprattutto per quanto riguarda il rapporto sessi e la percentuale dei soggetti giovani), si riportano analoghi dati ricevuti dall A.T.C. FI. 4 nel 2004.

85 Parametri strutturali delle popolazioni di Cinghiale, rilevati dai capi abbattuti in interventi di controllo in provincia di Firenze (dati medi annate ) Anno Campione (n. capi) P.S. (maschi/femmine) classe 0 (età < 1anno) % classe I (età 1-2 anni) % classe II (età > 2 anni) % ,80 27,25 37,88 34, ,88 21,71 41,98 36, ,83 22,87 41,91 35, ,89 24,02 40,59 35, ,89 23,67 38,32 40, * ,17 23,24 30,91 45,84 * dati relativi a squadre A.T.C. FI. 4 Dagli abbattimenti illustrati nelle tabelle precedenti derivano anche le informazioni sul peso (eviscerato), sulla lunghezza del metatarso e sulla fertilità intrauterina per classe di età esposti nella tabella seguente. Da sottolineare che non è stato possibile valutare il rapporto tra femmine gravide e non gravide se non su di un ridotto numero di casi. Ciò, a causa dei diversi periodi di abbattimento e dell analisi - solo macroscopica - degli apparati riproduttori. I valori percentuali di femmine non gravide riportati in tabella derivano da un campione ridotto rispetto al precedente (Area di programma n. 4) nel quale si avevano dati raccolti in modo più accurato; ciò nonostante il tasso di fertilità è sicuramente sottostimato a causa della riscontrata difficoltà di osservazione dei feti nei primi tempi di gravidanza durante le fasi di macellazione eseguite dagli addetti agli interventi, senza indagini più approfondite (p.e. esame corpi lutei). Parametri biometrici e strutturali delle popolazioni di Cinghiale rilevati da soggetti abbattuti in interventi di controllo in provincia di Firenze Anno N campione Parametro (in cm o kg) Classe 0 (età < 1anno) Classe I (età 1-2 anni) Classe II (età > 2 anni) media peso 21,17 35,70 57, media peso 19,15 29,95 55, media peso 17,95 27,49 55, media peso 12,44 25,38 50, media lunghezza metatarso media lunghezza metatarso media lunghezza metatarso media lunghezza metatarso 19,59 (n = 99) 21,65 (n = 160) 16,86 (n = 244) 19,66 (n = 35) 22,13 (n = 152) 24,11 (n = 322) 25,69 (n = 336) 23,67 (n = 108) 25,82 (n = 134) 27,32 (n = 290) 27,68 (n = 301) 32,21 (n = 86) feti/femmina gravida 0 5,9 4,5 1998/99 36 % femmine gravide (n.= 36) 0 (n = 11) 52,94 (n = 17) 87,50 (n = 8) 1999/00 9 feti/femmina gravida 0 5,0 5,3

86 ) Danni Nella tabella successiva sono elencati i valori in euro danni provocati dal Cinghiale, tra il 1995 ed il 2004, di cui è stato corrisposto indennizzo in tutto il territorio della provincia. I dati evidenziano una tendenza netta al decremento del valore assoluto dei danni causati dal Suide e proporzionalmente dei danni totali risarciti. Anche il valore percentuale ha subito dal 1995 al 2000 un decremento di circa 15 punti. Dal 2000 la tendenza mostra una relativa stabilità, seppur con un lieve incremento nel 2004, tra il 53 ed il 59% rispetto ai complessivi indennizzi liquidati in provincia. La specie rimane comunque la principale responsabile dei danneggiamenti: negli ultimi dieci anni per essa sono stati pagati oltre 2 milioni e 700 mila euro. Confronto tra danni da Cinghiale e totale danni da fauna selvatica in provincia di Firenze Anno Danni totali (in euro) Danni da Cinghiale (in euro) Danni da Cinghiale (%) , ,26 78, , ,19 75, , ,64 67, , ,39 63, , ,88 56, , ,39 52, , ,28 55, , ,74 54, , ,99 56, , ,89 59,3 Confronto tra danni totali e danni da Cinghiale in provincia di Firenze euro anni danni totali danni da cinghiale L analisi della distribuzione ed evoluzione dei danni negli ultimi 10 anni tra i due A.T.C. e le aree a divieto di caccia presenti in provincia permette di porre in evidenza una tendenza alla diminuzione dei problemi di impatto con l attività agricola sia nelle aree a divieto di caccia sia nel territorio dell A.T.C. FI. 5, ove si concentrano le colture di pregio. Nell A.T.C. FI. 4, pur con una

87 tendenza alla diminuzione nell ultimo anno, il Cinghiale rimane la specie responsabile della maggioranza dei danni, con l 80% circa degli indennizzi pagati complessivamente per la fauna selvatica. In tale ambito, più degli altri, l andamento dei danni è ancora fortemente condizionato alle fluttuazioni cicliche di consistenza delle popolazioni. Confronto tra danni totali e danni da Cinghiale nell A.T.C. FI. 4 ATC Fi euro anni danni totali danni da cinghiale Confronto tra danni totali e danni da Cinghiale nell A.T.C. FI. 5 ATC Fi euro anni danni totali danni da cinghiale

88 Confronto tra danni totali e danni da Cinghiale nelle zone di divieto di caccia divieti di caccia euro anni danni totali danni da cinghiale Nella sottostante sono riassunti in forma numerica i dati precedenti, suddivisi per Area e per tipologia di Istituto faunistico.

89 Danni da Cinghiale e totale danni da fauna selvatica in provincia di Firenze, suddivisi per Area ed Istituto Anno Area od Istituto Danni totali (euro) Danni da Cinghiale (euro) Danni da Cinghiale (%) Totale (96-04) Z.R.C. ed altre aree a divieto di caccia A.T.C. FI. 4 (area nord Arno) A.T.C. FI. 5 (area sud Arno) Z.R.C. ed altre aree a divieto di caccia A.T.C. FI. 4 (area nord Arno) A.T.C. FI. 5 (area sud Arno) Z.R.C. ed altre aree a divieto di caccia A.T.C. FI. 4 (area nord Arno) A.T.C. FI. 5 (area sud Arno) Z.R.C. ed altre aree a divieto di caccia A.T.C. FI. 4 (area nord Arno) A.T.C. FI. 5 (area sud Arno) Z.R.C. ed altre aree a divieto di caccia A.T.C. FI. 4 (area nord Arno) A.T.C. FI. 5 (area sud Arno) Z.R.C. ed altre aree a divieto di caccia A.T.C. FI. 4 (area nord Arno) A.T.C. FI. 5 (area sud Arno) Z.R.C. ed altre aree a divieto di caccia A.T.C. FI. 4 (area nord Arno) A.T.C. FI. 5 (area sud Arno) Z.R.C. ed altre aree a divieto di caccia A.T.C. FI. 4 (area nord Arno) A.T.C. FI. 5 (area sud Arno) Z.R.C. ed altre aree a divieto di caccia A.T.C. FI. 4 (area nord Arno) A.T.C. FI. 5 (area sud Arno) , ,98 56, , ,46 80, , ,72 82, , ,85 45, , ,99 80, , ,80 72, , ,25 44, , ,39 83, , ,58 54, , ,48 43, , ,88 62, , ,52 57, , ,11 39, , ,69 70, , ,60 30, , ,90 28, , ,61 74, , ,73 53, , ,35 45, , ,12 69, , ,27 42, , ,10 30, , ,00 64, , ,90 61, , ,77 50, , ,25 79, , ,87 41,4 Provincia Firenze , ,20 59,6

90 Un altra informazione importante ai fini della gestione della specie riguarda i periodi dell anno in cui si concentrano i danni alle colture agricole. I dati di maggiore affidabilità ed omogeneità in possesso della Provincia, si riferiscono alle aree a divieto di caccia (Z.R.C, Z.R.V. e Z.d.P.), che ben rappresentano la situazione complessiva in virtù della loro distribuzione sul territorio. Gli importi cumulati dei danni a cui è corrisposto indennizzo per questa specie suddivisi per mese sono indicati nella tabella seguente. Distribuzione dei danni da Cinghiale in alcune zone di divieto di caccia della provincia per mese ( , dati cumulati) Mese % gennaio 0,07 febbraio 0,71 marzo 0,66 aprile 0,10 maggio 2,85 giugno 3,60 luglio 8,56 agosto 7,89 settembre 30,54 ottobre 38,49 novembre 4,24 dicembre 1,40 Dai dati esposti risulta evidente che i danni sono concentrati essenzialmente nel periodo luglio-ottobre che complessivamente comprende oltre l 85 % dei danni annuali. Distribuzione dei danni da Cinghiale per mese dicembre 1% gennaio 0% febbraio 1% marzo 1% aprile 0% maggio 3% giugno 4% luglio 9% novembre 4% agosto 8% ottobre 38% settembre 31% Altro dato interessante si ricava dalla distribuzione del danneggiamento per tipologie colturali illustrata nella tavola seguente e relativa ai due A.T.C. per l anno 2000 ed a tutto il territorio provinciale per il L impatto maggiore si ha sulla vite che in entrambi gli anni considerati supera il 20% del totale e sui cereali con in media il 30% del danno totale. Per essi si nota una inversione nel periodo del danno sul mais rispetto ad altre colture cerealicole. Forte rimane l intensità del danno sulle foraggere, seppure con una diminuzione di circa il 50% nel periodo

91 considerato. Da sottolineare che se le foraggere e le castagne rappresentano le colture maggiormente danneggiate nell A.T.C. FI. 4 (area appenninica), il danno alla vite ed ai cereali è concentrato nell A.T.C. FI. 5 ove localmente (Chianti) in estate-autunno assume valori assai elevati. Ripartizione dei danni da Cinghiale per coltura (anni 2000 e 2004 a confronto) 35,0 30,0 25,0 danno % 20,0 15,0 10,0 5, ,0 cereali mais oleaginose vite olivo fruttiferi orticole foraggere opere castagne ) Attività venatoria e controllo diretto L attività di caccia sul Cinghiale, dai dati relativi al Registro Provinciale dei Cacciatori al Cinghiale in battuta, coinvolge nella provincia (2004) cacciatori, riuniti in 87 squadre. La distribuzione tra i due A.T.C. delle squadre negli ultimi 6 anni è riassunta nella figura seguente. Da essa si nota come il numero delle squadre è andato a diminuire con gli anni, soprattutto nell A.T.C. FI. 5. Numero di squadre al Cinghiale per A.T.C n. di squadre atc fi 4 atc fi Nella figura seguente è invece rappresentata l evoluzione numerica del numero di cacciatori iscritti alle squadre. Pur con una leggera diminuzione, l andamento dimostra che il numero dei cacciatori impegnati in tale forma di caccia rimane elevato, anche se il dato in se stesso non esprime

92 in modo preciso il reale numero dei cacciatori impegnati costantemente nelle attività di gestione della specie. Dal confronto con la figura precedente emerge dunque come, nel periodo considerato, anche in funzione dell aumento deciso dalla Provincia del numero minimo di iscritti per squadra, sia aumentato il numero medio di cacciatori iscritti alle squadre. Numero di cacciatori iscritti alle squadre per la caccia al Cinghiale divise per A.T.C n. cacciatori al cinghiale atc 4 atc Nella figura successiva si espongono i dati relativi agli abbattimenti effettuati dalle squadre di caccia in territorio libero negli ultimi 15 anni. Numero di Cinghiali abbattuti dalle squadre in provincia di Firenze /91 91/92 92/93 93/94 94/95 95/96 96/97 97/98 98/99 99/00 00/ / sessi. Nella tabella seguente i dati di abbattimento sono esposti in forma numerica con il rapporto

93 Abbattimenti di Cinghiale durante l attività venatoria delle squadre di caccia nel territorio libero della provincia di Firenze Annata venatoria Capi abbattuti N maschi N femmine ** ** ** ** * 1.553* ** ** * 1.871* * 1.787* * 1.579* * 3.009* * 1.060* * = dati riferiti al solo A.T.C. FI. 4 ** = dati non disponibili Dai dati emerge un trend di crescita costante tra il 1991 ed il 2003 con un incremento complessivo pari al 110,5% che in media corrisponde ad un incremento annuale di circa il 7,9 % dei capi abbattuti rispetto all annata precedente. La relativa stabilità dei prelievi osservata dal 1997 al 2003 è stata fortemente modificata negli ultimi due anni: nel infatti, per l assommarsi di condizioni particolari (incremento della popolazione dovuto alle pascione di ghianda avvenute negli ultimi due anni; presenza di neve nelle aree montane e conseguente facilitazione del prelievo invernale nella aree di caccia), le squadre hanno abbattuto il 53, 2% in più rispetto all anno precedente. Nell ultima annata ( ) si è registrata una forte contrazione dei prelievi conseguente sia ai forti abbattimenti del 2003, sia, soprattutto, alle ripercussioni negative sulla produttività delle popolazioni dovute alla scarsissima offerta alimentare che ha caratterizzato l autunno-inverno del La siccità difatti, avendo praticamente azzerato la produzione di ghianda e castagna non ha permesso l estro, e quindi la riproduzione di un alta percentuale di femmine nell anno successivo. Come confermato da studi specifici, la produzione annuale di ghianda e castagna sembra essere il principale fattore in grado di influenzare la dinamica delle popolazioni del Suide: in condizioni di riserve di grasso abbondanti, anche le femmine giovani (comprese quelle sotto all anno di età), che rappresentano oltre il 50% delle femmine come evidenziato nelle tabelle precedenti, si riproducono. La produzione di frutti rappresenta quindi il principale elemento su cui basarsi per prevedere la variazione quantitativa delle popolazioni di Cinghiale nell anno successivo. Nella figura successiva sono riportati i confronti tra i Piani di Prelievo ed il numero di capi abbattuti dalle squadre nell A.T.C. FI. 4 negli ultimi 6 anni. I dati mostrano che per vari motivi non esiste, purtroppo, alcuna coerenza tra pianificazione del prelievo e realizzazione della gestione venatoria. Analoga elaborazione viene illustrata nella figura seguente per quanto riguarda l A.T.C. FI. 5. In tale ambito il Piano impostato dall A.T.C. pare essere stato più calibrato rispetto ai quantitativi dei Cinghiali effettivamente abbattuti, salvo il caso, comune all A.T.C. FI. 4 dell anno 2003, nel quale si è verificata una maggiore disponibilità di prede per i motivi ricordati in precedenza.

94 Confronto tra il Piano di Prelievo ed i capi abbattuti nell A.T.C. FI n. capi piano prelievo capi abbattuti I dati nel loro complesso indicano che l entità dei capi prelevati dalle squadre può essere completamente indipendente dalle valutazioni tecniche preventive su cui l A.T.C. imposta il Piano di Prelievo e, come testimoniano i casi di superamento degli obiettivi del Piano, essere realizzati in funzione solo della reale quantità di Cinghiali presenti nel territorio assegnato. È evidente che tale situazione è inconciliabile rispetto ad una corretta attività di assestamento delle popolazioni. Risulta fondamentale che la gestione futura sia effettuata attraverso migliori e più realistiche tecniche di stima delle popolazioni (entrambi gli A.T.C., non hanno fornito, negli anni indicazioni soddisfacenti sulle modalità di censimento adottate) ed attraverso meccanismi che permettano di imporre alle squadre di giungere al completamento dei Piani. Confronto tra il Piano di Prelievo ed i capi abbattuti nell A.T.C. FI n. capi piano prelievo capi abbattuti I dati degli abbattimenti effettuati dalle squadre mostrano una progressiva tendenza all abbattimento paritario tra i sessi, seppur con una costante lieve preponderanza della classe

95 maschile, a differenza di quanto evidenziato dagli abbattimenti di controllo effettuati a cura della Polizia Provinciale Nelle tabelle e figure successive, sono posti in confronto gli abbattimenti effettuati dalle squadre - nel territorio vocato per la specie, durante il periodo di caccia - con quelli realizzati durante gli interventi di controllo (ai sensi dell art. 37 della L.R. 3/94) comprendenti tutti gli altri abbattimenti operati sulla specie in tempi od aree poste in divieto di caccia. Nel quinquennio gli interventi di controllo effettuati (ad esclusione di quelli condotti da proprietari e conduttori di fondi agricoli) sono stati 2.211, con una media annuale di 440 interventi. Il numero di tali operazioni è incrementato sino al 2002 ed è poi rimasto circa costante negli anni successivi. Dal 1999 al 2004 l impegno nella gestione del problema è aumentato del 67,8%. Oltre al metodo della braccata, realizzato solo nei periodi settembre-gennaio nei casi in cui era stata stabilita l inefficacia delle altre tecniche previste dal Piano, sono stati condotti interventi all aspetto e notturni alla cerca (da parte della Polizia Provinciale). Di particolare importanza sono risultati gli interventi realizzati attraverso cattura (e successivo abbattimento o cessione dei capi catturati), che nell ultimo periodo sono risultati di sempre maggiore impiego ed efficacia. Ai fini del confronto con tra le annate precedenti, gli abbattimenti effettuati in regime di controllo sono stati suddivisi nei periodi relativi alla durata delle singole autorizzazioni. In sintesi i dati sono stati raggruppati nel modo indicato nella tabella successiva. Interventi di controllo sul Cinghiale nel periodo (ad esclusione di quelli eseguiti da proprietari e conduttori dei fondi agricoli) Anno N di interventi Capi abbattuti Totale Visualizzazione grafica dei risultati degli interventi di controllo sul Cinghiale numero n. interventi capi prelevati anni Dal 1998 inoltre sono state rilasciate autorizzazioni nominali a proprietari e conduttori dei fondi agricoli per realizzare interventi autonomi di prelievo ai fini della prevenzione dei danni alle

96 colture. Tali autorizzazioni hanno previsto la possibilità di effettuare abbattimenti da appostamento, anche durante le ore notturne, previa comunicazione tramite fax (è in corso di realizzazione un sistema di teleprenotazione degli interventi) alla Polizia Provinciale. Anche i risultati di tale attività sono illustrati nella tabella successiva. Si evidenzia, rispetto al numero di Cinghiali abbattuti, la scarsa efficacia di tale pratica che comunque comporta uno sforzo tecnico amministrativo relativo all istruttoria e al controllo relativamente elevato (in media 150 autorizzazioni per anno). I dati complessivi relativi a tutti gli abbattimenti di Cinghiale in provincia di Firenze sono riassunti nella tabella e nella figura seguenti. Abbattimenti di Cinghiale nel territorio della provincia di Firenze (ad esclusione di quelli operati nelle A.F.V. e nelle aree non vocate durante il periodo di caccia aperta) Annata venatoria Capi abbattuti squadre Capi abbattuti in controllo (esclusi proprietari e conduttori fondi) Capi abbattuti in controllo da proprietari e conduttori fondi (percentuale rispetto al totale) Totale * * * * * * * * * * * * * * * * (1,20%) (0,50%) (0,80%) (1,06%) (0,68%) (0,76%) (1,53%) * = dato non disponibile Abbattimenti complessivi (compresi caccia, controllo e A.F.V.) sul Cinghiale in provincia di Firenze tra il 1988 ed il capi abbattuti ) Controllo indiretto sulla specie Accanto alle azioni dirette di prelievo effettuate sulla specie, negli ultimi anni sono state impiegate metodologie di prevenzione dei danni all agricoltura basate principalmente sulla

97 delimitazione delle colture con filo elettrificato, disposto in serie di 2-4 fili paralleli. Tale sistema rappresenta attualmente il miglior metodo tra quelli possibili; alla sua diffusa applicazione sul territorio si deve in molti casi la diminuzione dei danneggiamenti verificatisi negli ultimi cinque anni. Le opere di prevenzione sul Cinghiale sono in grande maggioranza state organizzate dagli A.T.C. nei territori di loro competenza: territorio a caccia programmata e soprattutto Zone di Ripopolamento e Cattura. Le recinzioni fornite dagli A.T.C. vengono in gran parte montate dalle squadre di cacciatori di Cinghiale ed in misura minore dai cacciatori di selezione. Ciascuna squadra opera nel distretto assegnato per la gestione venatoria. Rimandando alla parte specifica per un maggiore approfondimento si cita che nel solo 2004 i materiali impiegati per la prevenzione di danni nell A.T.C. FI. 5 hanno comportato una spesa di oltre euro, con la dislocazione di oltre 110 chilometri di filo elettrificato. Nello stesso anno l A.T.C. FI. 4 ha dislocato 89 impianti per uno sviluppo lineare delle recinzioni elettrificate di circa 43 chilometri. Solo in un numero limitato di casi alla recinzione elettrificata è stata preferita la recinzione fissa con rete metallica non elettrificata. L A.T.C. FI. 5, per il quale si dispongono dati, ha speso nel 2004 per tali protezioni oltre euro, relativi ad un perimetro delle recinzioni di circa 13 chilometri. Risulta evidente che l utilizzo delle recinzioni elettrificate appare da privilegiarsi nelle azioni di prevenzione sul Cinghiale e su altri Ungulati rispetto alle recinzioni fisse, dati i costi notevolmente ridotti a parità di superficie, la velocità di montaggio e smontaggio delle barriere e la possibilità di semplice disattivazione. L unico problema riscontrato è dovuto alla necessità di manutenzione del perimetro della recinzione che deve essere mantenuto costantemente pulito dalla vegetazione. Rispetto agli impianti tradizionali a batteria stanno sempre più diffondendosi quelli basati su di un elettrificatore collegato alla normale rete elettrica. Tali dispositivi raggiungono una efficacia di gran lunga superiore ai precedenti. L uso di repellenti e di altri mezzi di dissuasione non è quantificabile con i dati disponibili: i modesti risultati ottenuti negli anni passati hanno comunque ridotto a pochi e locali casi l impiego di metodi diversi rispetto a quelli sopra citati ) Linee guida di gestione ) Diagnosi La pianificazione ed attuazione della gestione faunistico venatoria del Cinghiale in provincia non può che prendere origine dall analisi critica dei dati relativi agli anni passati, evidenziando le problematiche ed i fattori che hanno condizionato la gestione precedente. Per quanto esposto si riassumono le seguenti conclusioni: 1. il Cinghiale è, assieme al Capriolo, l Ungulato più diffuso sul territorio provinciale. La consistenza autunnale delle popolazioni può risultare, in annate favorevoli alla specie, superiore a quella di tutti gli altri mammiferi selvatici superiori; 2. la densità della specie è variabile a seconda delle zone, comunque raggiungendo i massimi valori nel Mugello, in Valdarno e nei comuni a nord di Firenze ed i minimi valori nel Circondario Empolese-Valdelsa; la densità risente positivamente della presenza di aree poste in divieto di caccia che, ovunque, rappresentano serbatoi in grado di ripristinare le popolazioni oggetto di caccia nelle zone limitrofe; 3. dai dati relativi ai danni ed agli abbattimenti effettuati dalle squadre sembra che la consistenza della specie non sia correlata ai dati di censimento su cui sono stati impostati i piani di prelievo annuali; 4. le variazioni della consistenza delle popolazioni seguono un andamento ciclico, influenzato in modo particolare dall andamento stagionale e dall offerta alimentare (frutti forestali) nel periodo precedente gli accoppiamenti; 5. la porzione giovanile della popolazione (animali sotto i 2 anni di età) rappresenta in media il 60-70% delle popolazioni; l entrata in estro delle femmine di tale porzione - che avviene

98 in conseguenza di autunni con abbondante fruttificazione di ghianda e castagna - riesce ad influenzare fortemente la consistenza delle popolazioni nell anno successivo; 6. i danni da Cinghiale rappresentano la porzione principale degli indennizzi agli agricoltori relativi alla fauna selvatica. L andamento dal 1995 ad oggi è si mantengono su valori assoluti elevati, in media pari a euro/anno, con andamento ciclico in relazione alla consistenza delle popolazioni. La diminuzione registrata nell ultimo anno (2004) dovrà essere valutata successivamente come dipendente ancora dalla avvenuta diminuzione della consistenza della specie o come risultato delle azioni di gestione intraprese. In termini percentuali permane la forte entità dei danni prodotti dal Cinghiale nei confronti delle altre specie nell A.T.C. FI. 4 (80%) rispetto all A.T.C. FI. 5 (40%) ed alle zone di divieto di caccia (50%); 7. i danni da Cinghiale pur presenti in tutto l arco annuale hanno il loro periodo di criticità tra luglio ed ottobre con oltre l 85% del totale; il picco del danno è comunque tra settembre ed ottobre, periodo nel quale si verificano il 69% dei danni; 8. la caccia al Cinghiale in braccata coinvolge un numero importante di cacciatori, pari a circa il 23% del totale (2004). Il numero delle squadre si è ridotto negli ultimi 5 anni da 103 ad 87. Il territorio ad esse assegnato è suddiviso in 25 distretti; 9. il numero di Cinghiali abbattuti annualmente ha conosciuto un costante incremento, giungendo nel 2003 ad oltre capi. Di essi, circa il 10% all anno è abbattuto o catturato in interventi di controllo (in aree o tempi di divieto di caccia), mentre un ulteriore 10% viene abbattuto in Aziende Faunistico Venatorie; 10. i risultati degli abbattimenti effettuati dalle squadre, generalmente, non seguono gli indirizzi dei Piani di Prelievo formulati dagli A.T.C. ma la dinamica delle popolazioni; i risultati della gestione quindi o risentono di meccanismi con i quali le squadre possono impunemente comportarsi a proprio piacimento o derivano da una errata determinazione della consistenza delle popolazioni cacciate; 11. l impegno tecnico, economico e di volontariato, profuso nella realizzazione di interventi di prevenzione del danno è in costante crescita; l impegno tecnico-amministrativo relativo alla gestione degli interventi di controllo ha assunto un rilievo particolare comportando attualmente la gestione di oltre 400 operazioni all anno ) Aree vocate per il Cinghiale Un primo parametro da considerare, fondamentale per la pianificazione della gestione futura della specie, riguarda la definizione delle aree vocate. Con tale denominazione si deve intendere la porzione di territorio provinciale impostate su una gestione conservativa del Cinghiale. Viceversa per aree non vocate si intendono le porzioni di territorio nelle quali la specie non può essere tollerata, e che comportano l adozione di interventi di eliminazione completa ed immediata, al momento in cui si verifichi la presenza. La Provincia ha il compito ai sensi del Reg. Regionale 13/R 2004 di determinare i confini delle aree vocate per ciascun Comprensorio. Il Piano Faunistico Venatorio Regionale (Del. Cons. Reg. 13 luglio 2001, n. 144), ha fissato l estensione massima delle superfici vocate per il Cinghiale per ciascuna provincia, rivalutando il valore precedente, sulla base dei nuovi dati emersi dall Inventario Forestale Regionale. Tale superficie limite, per la provincia di Firenze è fissata in ettari. Considerata l estensione delle aree vocate previste nel precedente Piano e le richieste pervenute successivamente dagli A.T.C. sono state valutate negli scorsi anni diverse ipotesi di revisione della superficie vocata. I risultati sono esposti nella tabella seguente.

99 Suddivisione della S.A.F. della provincia tra aree vocate e non vocate per la gestione del Cinghiale S.A.F. (ha) Aree vocate (ha) Aree non vocate (ha) Comprensorio nord Comprensorio sud Totale Provincia Rispetto al piano precedente sono state operate le seguenti variazioni di superficie: - è stata aumentata, da ettari a , la superficie vocata nel Comprensorio nord; - è rimasta invariata la superficie vocata nel Comprensorio sud; - le aree vocate rappresentano il 56,67% della S.A.F. provinciale, ovvero il 79% della S.A.F. del Comprensorio nord ed il 30,86% del Comprensorio sud. La superficie così determinata corrisponde alla cartografia informatizzata riguardante tale tematismo presente nel G.I.S. dell Ufficio Caccia, con la ripartizione territoriale e comunale in esso riportata. Tutte le Zone di Ripopolamento e Cattura risultano situate in area non vocata. Rispetto alla suddivisione esposta in tabella non potranno essere accolte nel periodo di validità del Piano, richieste, di aumento dell area vocata, ma solo di eventuali spostamenti dei suoi confini, adeguatamente motivati, e comunque tali da non comportare il superamento delle aree attualmente vocate per la specie su ciascun Comprensorio ) Strategia di gestione per le aree vocate La gestione della specie dovrà essere finalizzata: - alla conservazione delle popolazioni in idonee condizioni strutturali; - alla soddisfazione venatoria dei cacciatori che a tale pratica si dedicano; - al contenimento dei danni arrecati alle coltivazioni entro limiti accettabili; - alla protezione delle specie selvatiche predate dal Cinghiale. Tutti gli obiettivi sopra citati prendono ovviamente origine da una gestione razionale della specie, ovvero dalla conoscenza della consistenza annuale delle popolazioni e dalla redazione di adeguati piani di prelievo. Uno degli aspetti evidenziati nelle parti precedenti riguarda la scarsa aderenza dei quantitativi dei capi abbattuti nelle aree di caccia ai piani di prelievo approntati dai soggetti gestori (A.T.C. e A.F.V.). Pare evidente che tale situazione possa dipendere o dalla errata stima della consistenza delle popolazioni o alla scarsa efficacia dei meccanismi che obbligano le squadre al raggiungimento degli obiettivi assegnati nei piani di prelievo. Il problema della stima della consistenza è di non semplice soluzione, sia per le caratteristiche della specie (in particolare la elevata mobilità), sia per la estrema diffusione sul territorio provinciale di Istituti con regime venatorio o con obiettivi gestionali diversi. I censimenti della specie, ottenuti in passato con modalità disomogenee soprattutto nel territorio degli A.T.C., dovranno essere caratterizzati per il futuro dalla applicazione di semplici ma oggettive determinazioni della consistenza delle popolazioni. Una interessante comparazione dei dati disponibili (diretti ed indiretti) sulla consistenza della specie può essere desunta raffrontando le consistenze ricavabili per ciascuna annata dagli abbattimenti di controllo rispetto agli abbattimenti complessivi (caccia e controllo), ai danni ed ai censimenti operati dagli A.T.C., illustrati nella figura seguente.

100 Ipotesi della variazione di consistenza della specie in provincia dal 1998 al 2004 (spiegazioni nel testo) consistenza da controllo censimenti atc abb senza afv danni (euro/100) Come è possibile notare la ricostruzione della consistenza desunta dagli interventi di controllo rappresentata nella figura precedente, pur con possibili sottostime, costituisce il dato più attendibile del numero di Cinghiali presenti annualmente in provincia. Prendendo spunto, dalle informazioni desumibili dal controllo e da quanto indicato dallo specifico Documento dell Istituto Nazionale per la Fauna selvatica (Linee Guida per la Gestione del Cinghiale, Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, 2003), si suggerisce l applicazione per la stima della consistenza della specie, negli A.T.C. di metodologie basate sia sulla definizione della densità a livello di Distretto e di Area di programma, basate sui dati di osservazione ed abbattimento effettuati durante le prime giornate di caccia al Cinghiale in braccata, sia sui dati ricavabili dalle azioni di controllo operate durante l anno. Schematicamente, la consistenza, per ciascun Distretto, potrebbe essere calcolata nel modo seguente: Stima della Consistenza autunnale per Distretto = (DBxSB) Dove: DB = numero di Cinghiali osservati durante il primo giorno utile di caccia per tutte le squadre presenti nel Distretto di caccia rapportato alla superficie boscata presente nelle aree di battuta utilizzate nella giornata (n. capi/100 ha), SB = superficie boscata presente nel Distretto di caccia. Il problema del dato di consistenza così ricavato deriva dal fatto che è relativo all annata venatoria in corso. La sua conoscenza potrà comunque essere importante per riformulare con le opportune correzioni il piano annuale già precedentemente preparato. Il valore della Consistenza autunnale (CA) così calcolato per ciascun Distretto potrà fornire la base per la previsione della consistenza autunnale dell anno successivo, utilizzando altre informazioni reperite durante il periodo invernale e primaverile seguente

101 Stima della Consistenza autunnale per Distretto = [(DB x SB)- MA] + (NF x FT) - ME Dove: NF = numero medio di feti per femmina desunti dagli animali abbattuti nell Area di programma (interventi di controllo + caccia); FT = numero di femmine totali a fine stagione di caccia (dalla sex ratio derivante dai dati di abbattimento e controllo ricavati per Area di programma rispetto agli animali residui agli abbattimenti); MA = somma degli animali abbattuti nel distretto nell annata di caccia precedente + quelli abbattuti in controllo + 20% (mortalità diversa, bracconaggio); ME = mortalità primaverile-estiva (dai dati bibliografici, valutabile nel 5% per gli adulti e nel 15% per i piccoli). Ovviamente l applicazione di tali metodologie di stima comporta la necessità di una migliore attuazione dei compiti dati agli A.T.C. dalla normativa vigente (in particolare dall art. 82 del D.P.G.R. 13/R 2004) nonché di meccanismi che portino alla piena collaborazione delle squadre di caccia per la determinazione della densità iniziale, nonché la raccolta ed elaborazione dei dati di abbattimento (rapporto maschi/femmine e giovani/adulti). Durante gli interventi di controllo, in particolare, dovrà essere obbligatoria la raccolta dei dati sopra esposti oltre al n. di feti/femmina. Il D.P.G.R. 13/R del 2004, all art. 80 impone inoltre agli A.T.C., e in mancanza alla Provincia, la determinazione della densità massima, compatibile con le coltivazioni agro-forestali, di Cinghiali raggiungibile nelle aree vocate. Il valore è stato comunicato solo da parte di un A.T.C. il Firenze 4 ha indicato nei piani di prelievo degli ultimi due anni (2003, 2004) l obiettivo del raggiungimento in tutti i Distretti di una soglia massima (a fine prelievo) di 1,3 capi/kmq. Giudicando i risultati raggiunti, ed in particolare il decremento dei danni registrato nell ultimo anno (2004), si opta per il mantenimento di tale soglia, 1,3 capi/kmq, come densità obiettivo (DO) nella realizzazione dei piani di prelievo impostati sia negli A.T.C., sia negli altri Istituti posti in area vocata. Per definizione la D.A.F. sostenibile non deve tuttavia essere considerata un valore fisso poiché risulta dipendente dall entità dei danni e dalla situazione locale (p.e. presenza/assenza di colture di pregio in una certa area ed in un certo periodo). Sulla base dei dati disponibili tale valore potrà essere eventualmente variato annualmente sulla base dell entità e della evoluzione dei danni da Cinghiale registrati nella provincia (e, meglio, in ciascuna Area di programma o Distretto). Un possibile fattore di correzione annuale della D.A.F. sopra definita dovrebbe prendere spunto dalla relazione esistente tra i danni da Cinghiale ed il numero di Cinghiali presenti. Uno dei parametri maggiormente usato per evidenziare tale connessione è il costo medio dei Cinghiali abbattuti dalle squadre di caccia, rapportato ai danni liquidati per la specie. L andamento di tale valore in provincia, raffrontabile tra l altro con dati analoghi relativi ad altre aree italiane (per tutti I.N.F.S., o.c.) è esposto nella figura seguente, relativamente al periodo

102 Costo medio di ogni Cinghiale abbattuto dalle squadre di caccia in relazione ai danni pagati per la specie ogni anno euro 100,00 90,00 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 10,00 0,00 92,72 80,52 77,46 67,65 56,42 55,78 58,05 42,44 44,95 40, Il coefficiente di correzione della DAF 2004, per gli anni successivi, potrebbe essere ricavato ponendo in relazione inversa la DAF dell anno 2004 (3 capi/kmq per il 2004) con la variazione del costo medio per cinghiale abbattuto tra le due annate considerate. Ciò, attraverso la semplice operazione: DAF2004 C2004 DAFn = Cn dove: DAF n = nuova DAF (in capi/kmq); C n = costo medio nell anno n (danni totali da cinghiale liquidati/capi abbattuti dalle squadre); DAF 2004 = 3,0 capi/kmq C = costo medio relativo al 2004 (pari a 42,00 euro) La variazione della Densità Massima ammissibile di cinghiali nelle aree vocate, per ciascun distretto o per ATC, è quindi calcolabile annualmente in relazione ai danni procurati dalla specie, secondo una funzione espressa dalla curva seguente.

103 variazione del coefficiente per il calcolo della DAF euro coefficiente coefficiente di densità Potenza (coefficiente di densità) y = 42x -1 R 2 = 1 Il mantenimento della soglia del danno alle coltivazioni entro limiti accettabili, più della diminuzione di consistenza delle popolazioni o degli indennizzi, rimane uno degli aspetti di maggiore importanza nella gestione del Cinghiale in provincia. Proprio a questo riguardo vanno sottolineate le sempre maggiori iniziative di protezione delle coltivazioni effettuate direttamente dai cacciatori di Cinghiale, con il supporto degli A.T.C. A tali attività, non sempre adeguatamente quantificate (ad esempio, con dati relativi alle giornate impiegate o ai chilometri di recinzioni elettrificate impiantati e con le altre informazioni comunque previste dall art. 83 del D.P.G.R. 13/R 04, nella redazione del Piano annuale) sono da collegarsi in gran parte le diminuzioni nel valore assoluto dei danni avvenute in provincia negli ultimi anni. Alla luce dei risultati ottenuti, sarà compito degli A.T.C., nel corso del prossimo quinquennio, progettare, adottare e monitorare degli appositi piani annuali di prevenzione, nonché l adozione di una rapida procedura di impianto dei mezzi di prevenzione nei casi di maggior rischio. Altro fattore che ha senz altro influito nella diminuzione dei danni causati dalla specie nell A.T.C. FI. 4 negli ultimi due anni è stata l adozione del Danno Programmato, ovvero di una soglia massima di denaro prefissato, a disposizione dell A.T.C. per l indennizzo dei danni alle coltivazioni per ciascun Distretto. Tale valore, calcolato sulla base dei danni medi avuti nel Distretto negli anni precedenti, ha consentito sostanzialmente: - di impostare una migliore gestione del bilancio economico, in relazione alla conoscenza preventiva degli esborsi della specie che in media è responsabile dell 80% dei danni; - responsabilizzare le squadre alla adozione delle opere di prevenzione ed al raggiungimento di entità di prelievo in grado di arginare i danni, in relazione al fatto che la differenza tra danno pagato dall A.T.C. e danno periziato è a carico delle squadre del Distretto; - responsabilizzazione delle squadre attraverso il contatto diretto con il problema danni e con gli agricoltori che li subiscono. L applicazione del danno programmato rappresenta certamente una novità interessante nella gestione delle problematiche del Cinghiale, da verificare, sviluppare anche per altre specie (Cervidi?) ed applicare in altre realtà provinciali. Rimane tuttavia da valutare attentamente la possibile insorgenza di problemi locali nel rapporto tra i singoli agricoltori e le squadre di caccia che sono tenute ad esborsare direttamente gli indennizzi. L organizzazione della caccia al Cinghiale, come illustrato nelle altre parti, ha rappresentato un fenomeno sociale di grande rilevanza nel panorama venatorio provinciale, sia per numero di partecipanti, sia per regole che hanno imposto il progressivo aumento del numero di scritti, di riduzione del numero di squadre e di legame tra squadre e territorio di caccia.

104 Ai fini della attuazione delle misure di gestione necessarie al raggiungimento degli obiettivi fissati per le aree vocate risulta comunque necessario che nel periodo di validità del Piano siano fissati alcuni principi di organizzazione delle attività ed in particolare: - mantenimento del numero di iscritti minimo per ciascuna squadra a 60 cacciatori; - mantenimento di un numero di squadre per ciascun A.T.C. non superiore a quello dell annata L eventuale fusione di squadre esistenti in tale annata non darà comunque diritto alla costituzione di nuove squadre; - mantenimento, per quanto possibile, di Unità di Gestione tali da garantire la comparazione annuale dei dati di censimento e prelievo; - adozione di meccanismi che incentivino la preparazione, aggiornamento e specializzazione dei cacciatori di Cinghiale, (anche ai sensi di quanto previsto dall opzione D, art. 28 della L.R. 3/94). Infine preme sottolineare come sia assolutamente necessario che anche la gestione ordinaria della specie attraverso il prelievo programmato debba essere finalizzata alla risoluzione delle problematiche locali di danno. Uno degli elementi che più contribuiscono a diminuire l entità dei danni è rappresentato dal prelievo venatorio, che, come esposto riesce annualmente ad incidere sensibilmente sulla consistenza delle popolazioni entro le zone vocate, e può permettere di ricondurre la densità del Cinghiale entro i limiti imposti dai piani annuali. La definizione del periodo di caccia in braccata diviene quindi un elemento di fondamentale importanza per la prevenzione dei danni annuali. Come evidenziato in precedenza il picco dei danni si verifica in settembre-ottobre, epoca di maturazione e raccolta dell uva. L apertura anticipata della stagione di caccia (almeno a partire dal primo di ottobre) rappresenta una scelta strategica nella gestione dei problemi generati dalla specie ) Strategia di gestione per le aree non vocate Nelle aree non vocate alla specie dovranno essere messi in atto tutti i possibili interventi per eliminare la presenza del Cinghiale, in ogni periodo ed in ogni tipologia di Istituto in esse incluso. Ciò, con il fine di salvaguardare le produzioni agricole, le attività antropiche condotte in tali aree e le specie faunistiche oggetto di competizione e predazione da parte del Suide. Tali obiettivi concordano con quanto previsto dal D.P.G.R. 13/R 2004, in particolare agli artt. 85 e 92. Gli interventi saranno distinti tra controllo (in tempi e/o aree di divieto di caccia) e prelievo programmato (in stagione di caccia alla specie definita dal calendario venatorio). Per quanto riguarda le modalità relative agli interventi di controllo si rimanda al paragrafo successivo. La gestione del Cinghiale nelle aree non vocate durante il periodo consentito dal calendario venatorio è espressamente regolata da quanto riportato all art. 92 del succitato D.P.G.R. 13/R 2004, ai sensi del quale la Provincia ha predisposto negli anni precedenti i relativi Piani di intervento. Sostanzialmente con essi sono stati sanciti i seguenti orientamenti, che rimarranno alla base della gestione futura di tale argomento: - il Piano annuale è finalizzato alla eradicazione della specie nelle aree non vocate del territorio a caccia programmata, gestite dagli A.T.C.; - la realizzazione degli interventi può avvenire, sulla base di specifica indicazione del Calendario Provinciale annuale, da parte di tutti i cacciatori iscritti agli A.T.C.; - i cacciatori potranno utilizzare tutte le forme di caccia consentite per l abbattimento dei Cinghiali presenti nel territorio a caccia programmata, compresi interventi in forma singola, girata e braccata. - tutti i cacciatori, per lo svolgimento di tali interventi, dovranno obbligatoriamente utilizzare un abbigliamento ad alta visibilità (gilet color arancione); - ciascun cacciatore, al fine di svolgere gli interventi dovrà fornirsi preventivamente di fascette inamovibili numerate consegnate dagli A.T.C., e ad essi dovrà riportare, a fine stagione, una scheda riassuntiva dei risultati degli abbattimenti nonché i contrassegni non utilizzati.

105 Negli Istituti Faunistici posti in area non vocata, l obiettivo dell eradicazione del Cinghiale dovrà essere raggiunto sia con gli interventi di prelievo posti in essere a cura del Titolare durante il periodo di caccia prevista dal calendario venatorio annuale (per le Aziende Faunistico Venatorie), sia con interventi di controllo (negli Istituti in divieto di caccia) attuati ai sensi dell art. 37 della L.R. 3/94 (vedasi il successivo paragrafo). La mancata adozione, in ogni tempo, di idonei interventi finalizzati alla eradicazione della specie - e quindi delle azioni di caccia e/o controllo - comporta per i titolari di tali Istituti le conseguenze e responsabilità previste all art. 47, comma 9 bis della L.R. 3/ ) Gli interventi di controllo sul cinghiale (ai sensi dell art. 19 L.157/92 ed art. 37 L.R. 3/94) Per controllo si intende ogni intervento, diretto od indiretto di riduzione numerica della specie in tempi od in aree nelle quali non sia possibile eseguire la gestione venatoria attraverso la caccia programmata. La sola attività venatoria infatti, a causa della sua differente organizzazione temporale e spaziale, non è sufficiente a mantenere la presenza delle popolazioni di cinghiale in misura sostenibile per le capacità del territorio sia dal punto di vista ecologico che economico: in periodo di caccia aperta infatti i cinghiali tendono a rifugiarsi nelle le zone a divieto di caccia, che, disperse all interno del territorio cacciabile in modo casuale, determinano una sorta di effetto spugna ; nel rimanente periodo dell anno i cinghiali tendono poi a ridistribuirsi sul territorio in funzione della disponibilità di acqua e cibo, molto spesso a scapito delle colture agricole nei periodi in cui sono più suscettibili. Per questo gli interventi di controllo devono essere attuati successivamente od in contemporanea agli interventi di prevenzione dei danni alle colture, con la messa in opera di sistemi quali recinzioni, shelters, mezzi di dissuasione olfattiva, ottica od acustica, che, permettano di allontanare gli animali dall area a rischio di danno. Sono da considerarsi tra i metodi di prevenzione anche gli interventi finalizzati alla limitazione di risorse trofiche o di aree di rifugio per la specie, in grado di limitare la presenza od alimentazione del cinghiale in una determinata area. Gli indirizzi di seguito impartiti tengono conto dell ampia diffusione e dell alto potenziale riproduttivo della specie, nonché delle caratteristiche del territorio della Provincia di Firenze caratterizzato da frammentarietà colturale con una forte sussistenza, tra le zone agricole, di zone boscate che favoriscono la presenza di branchi anche di notevole numero. E anche tenuto in considerazione il ruolo che gli ATC svolgono in riferimento alla predisposizione dei piani di assestamento e prelievo dela specie, agli gli interventi per la localizzazione, la verifica e la prevenzione la dei danni alle colture agricole ed in riferimento a tutte le altre azioni utili al controllo della presenza e della localizzazione della specie nei territori di propria competenza. Gli interventi di controllo devono essere autorizzati con atto dirigenziale, del quale saranno titolari gli operatori della Polizia Provinciale, che deve prevedere tempi, luoghi, modalità e persone partecipanti secondo il piano pluriennale approvato dal INFS oltre a quanto specificato al successivo punto ) ) Applicazione degli interventi di controllo L attività di controllo nelle aree non vocate è finalizzata ad una gestione non conservativa fino all eradicazione della specie. In tali aree l attività venatoria e le azioni di controllo non prevedono alcun limite numerico nei prelievi L attività di controllo nelle aree vocate avviene attraverso interventi mirati, relativi a situazioni di danno, anche potenziali, a colture, cose, persone ed altre specie faunistiche. In tali aree gli interventi di controllo sono altresì finalizzati a portare la densità di popolazione entro la D.A.F. definita dagli A.T.C. e possono essere eseguiti, ove necessario, anche ai fini del completamento dei piani di prelievo venatorio.

106 L attività di controllo della specie all interno di istituti faunistici pubblici a divieto di caccia con finalità di tutela della fauna, istituiti ai sensi della L.R. 3/94 come le Zone di Ripopolamento e Cattura, Zone e Oasi di Protezione, Zone di Rispetto Venatorio con divieto di caccia, fondi chiusi è finalizzata ad una gestione non conservativa fino all eradicazione della specie. L attività di controllo della specie all interno di istituti faunistici privati è finalizzata all adeguamento delle rispettive densità agro-forestali con quelle fissate dal Comitato di gestione dell'atc per il territorio del distretto confinante con l istituto, in conformità a quanto previsto dall articolo 47 della Del. C.R. n 292/ ) Modalità per la realizzazione degli interventi di controllo La Provincia approva il piano pluriennale ed autorizza gli interventi di controllo con specifico atto dirigenziale del quale saranno titolari gli operatori della Polizia Provinciale cui spetta il coordinamento delle attività. I proprietari o i conduttori di fondi agricoli, gli A.T.C., i Presidenti delle Zone di Ripopolamento e cattura, gli enti o le associazioni titolari della gestione di istituti finalizzati all incremento ed alla tutela della fauna, i concessionari di istituti faunistici o faunistico venatori privati, i Comuni, i cittadini in genere inoltrano alla P.O. Risorse Naturali, Caccia e Pesca, motivandole, le richieste di intervento su apposita modulistica. Le richieste di intervento formulate dagli ATC oltre ad individuare le aree interessate (Distretti, aree o istituti di competenza) possono contenere, con specifica motivazione, l indicazione dei soggetti partecipanti agli interventi (con i nominativi delle persone e/o delle squadre), nonché le modalità ritenute più idonee al raggiungimento degli obiettivi prefissati, anche in deroga a quanto previsto ai punti successivi. Per gli interventi da effettuarsi entro gli istituti di competenza l ATC dovrà sentire i relativi Presidenti. La P.O. Risorse Naturali, Caccia e Pesca provvede a trasmettere tutte le richieste alla Polizia Provinciale; la trasmissione comporta la sottintesa dichiarazione del proprio nulla osta ai sensi del presente Piano. Le richieste formulate da soggetto diverso dall A.T.C. sono contestualmente inoltrate all A.T.C. competente territorialmente, il quale può apportare supporto tecnico agli interventi, anche su richiesta della Polizia Provinciale. Ai sensi degli gli artt. 85 e 92 D.P.G.R. 13/R/2004 si intende come avvio della procedura di organizzazione degli interventi la data in cui la Polizia Provinciale riceve la richiesta di abbattimento trasmessa dalla P.O. Risorse Naturali, Caccia e Pesca. L avvio della procedura comporta la possibilità di reiterazione degli interventi nella medesima area od istituto. La Polizia Provinciale non necessita di specifica autorizzazione o richiesta da parte della P.O. Caccia e Pesca per i seguenti interventi: 1. in orario notturno con l ausilio del faro 2. nelle aree non vocate al momento che è ravvisata la presenza della specie 3. qualora sia ravvisata pericolosità per le persone ) Soggetti che partecipano agli interventi La Polizia Provinciale, in assenza di ulteriore specifica indicazione da parte dell ATC per il territorio e le aree e gli istituti di propria competenza avallata dalla P.O. Risorse Naturali, Caccia e Pesca, per la organizzazione e la realizzazione degli interventi di controllo può avvalersi delle seguenti categorie: a) Agenti di cui agli artt. 51 e 52 L.R. 3/94, Guardie Volontarie, Guardie Particolari Giurate, che, su specifica delega impartita dalla Polizia Provinciale, possono attuare gli interventi in autonomia;

107 b) Proprietari e conduttori dei fondi che risultino in possesso di licenza di caccia e nel caso di interventi in istituti faunistici o faunistico venatori privati, i proprietari e conduttori di fondi in essi inclusi. In funzione di gravi e localizzate situazioni di danno (in atto), questi possono essere autorizzati per periodi limitati a ricorrere a forme di autodifesa, esclusivamente da postazione fissa, nel rispetto delle prescrizioni contenute nell atto autorizzativo e coordinati dalla Polizia Provinciale. A tal fine alla stessa deve essere preventivamente consegnata cartografia con localizzazione dei punti di sparo numerati. La Provincia comunica agli A.T.C. le autorizzazioni rilasciate corredate con la descrizione della tipologia delle colture e con le particelle catastali in cui vengono effettuati gli intereventi. Per alcune situazioni particolari, i Comuni possono richiedere alla Amministrazione Provinciale specifiche autorizzazioni per proprietari/conduttori di fondi, non in possesso di licenza di caccia, per potersi avvalere, nella esecuzione degli interventi, di coadiutori da essi nominativamente indicati tra i cacciatori muniti di abilitazione di cui all art. 37 L.R. 3/94. c) Cacciatori in possesso di abilitazione ai sensi dell art. 37, 4 comma L.R. 3/94. Per il territorio e gli istituti di propria competenza gli A.T.C., cui compete ai sensi della normativa vigente l organizzazione delle squadre di caccia al cinghiale, comunicano annualmente alla Polizia Provinciale gli estremi del responsabile di ciascun distretto, dei responsabili di ciascuna squadra e gli elenchi dei cacciatori, suddivisi per distretto di gestione e per squadra, in possesso di abilitazione ai sensi dell art. 37 sulla specie cinghiale (anche abilitati da altre province toscane) che abbiano dato la loro disponibilità per le operazioni di prevenzione dei danni mediante la realizzazione di opere passive. Ciò anche per gli interventi da effettuarsi nelle aree non vocate o all interno di istituti faunistici e faunistico venatori pubblici secondo la delimitazione delle aree di pertinenza di ciascuna squadra individuata preventivamente dagli ATC. Per gli interventi da effettuarsi entro le Z.R.C. l ATC dà indicazioni sul personale coinvolto in accordo con il relativo Presidente e con il responsabile del Distretto. Agli interventi in braccata o in girata possono essere ammessi a partecipare i proprietari e conduttori di fondi agricoli inclusi nell area di intervento e i cacciatori che risultino invitati dal responsabile della squadra o dal presidente dalla Z.R.C. o altro istituto di competenza sotto la piena responsabilità del responsabile della squadra chiamata ad operare o del presidente dell istituto interessato. Le guardie volontarie possono partecipare, su specifica delega della Polizia Provinciale, con funzioni di coordinamento o di supporto al coordinamento e non incidono sul numero dei partecipanti. d) Cacciatori iscritti all Albo dei cacciatori della Provincia di Firenze in possesso di opzione d) di cui all art. 28 della L.R. 3/94 e di abilitazione ai sensi dell art. 37, 4 comma L.R. 3/94 e personale con qualifica di conduttore di cane da traccia o di limiere, sempre in possesso di abilitazione ai sensi dell art. 37. I primi, ai sensi del Regolamento Provinciale n. 35 del 20 marzo 2006 (cacciatori in possesso di opzione. d) dell art. 28 della L.R. 3/94) in possesso dell abilitazione di cui all art. 37, sono considerati soggetti preferenziali nella conduzione di interventi di controllo all aspetto. L A.T.C. ripartisce i titolari di opzione d) di cui all art. 28 della L.R. 3/94 che hanno dato la propria disponibilità per le operazioni di prevenzione dei danni mediante la realizzazione di difese passive, fra le varie aree di intervento e nelle Z.R.C., in accordo con i relativi Presidenti. Della ripartizione ne dà comunicazione alla Polizia Provinciale. Potranno essere coinvolti, ove necessario, i conduttori di cane da traccia o di limiere che qualora partecipino attivamente all abbattimento dovranno essere in possesso di abilitazione ai sensi dell art. 37.

108 ) Modalità degli interventi di controllo nelle aree a diversa tipologia di gestione faunistica nei diversi periodi dell anno La Polizia Provinciale, in assenza di specifica indicazione da parte dell ATC per quanto riguarda il territorio o gli istituti di sua competenza che sta stata avvallata dalla P.O. Risorse Naturali, Caccia e Pesca, per la organizzazione e la realizzazione degli interventi di controllo può utilizzare una o più delle seguenti modalità: all aspetto attraverso la cattura in notturna con faro in girata in braccata Per girata si intende un intervento collettivo con l ausilio di non più di tre cani all uopo addestrati e con l intervento di non più di dodici persone (escluse le GGVV). L abbattimento notturno con faro è riservato agli Agenti della Polizia Provinciale per l intero arco della notte, mentre le Guardie Volontarie e le Guardie Particolari Giurate, potranno effettuare gli interventi all aspetto su specifica delega della Polizia Provinciale, dalle 5.00 fino alle Nel territorio in cui è concessa l attività venatoria (aree non vocate, aree vocate, A.F.V. A.A.V. ) nel periodo intercorrente tra 1 Agosto 28 febbraio le modalità sopraelencate possono essere adottate in funzione delle caratteristiche del territorio e della distribuzione nello stesso dei capi. Nel territorio in cui è concessa l attività venatoria nel periodo intercorrente tra il 1 marzo ed il 31 luglio (più sensibile per la biologia delle specie selvatiche), e nelle zone a divieto di caccia finalizzate alla protezione della fauna (ZRC, ZdP, Oasi, ecc.) per tutto l anno, dovranno essere adottate in via prioritaria modalità che limitino l uso di cani. Il metodo della braccata potrà essere adottato solo in via eccezionale quando, per le caratteristiche del territorio sia effettivamente ravvisata l inefficacia di altre tecniche, ovvero quando occorrano misure urgenti di limitazione della consistenza della specie in tempi brevi o quando sia ravvisabile pericolosità per le persone. L utilizzo di tale tecnica potrà in tal caso essere adottato in aree limitate, con non più di sei cani contemporaneamente, su espressa disposizione della Posizione Organizzativa Risorse Naturali Caccia e Pesca, acquisiti specifici risultati tecnici del Corpo di Polizia Provinciale o su motivata indicazione dell ATC competente territorialmente. In caso di ZRC altri Istituti faunistici o faunistico venatori pubblici o privati deve essere sentito il referente della gestione dell istituto stesso. Inoltre nelle aree non vocate, nei periodi compresi tra la terza domenica di settembre ed il 31 gennaio, nei quali non sia consentita l attività venatoria sulla specie, possono essere realizzati interventi di controllo nell ambito del piano annuale per le aree non vocate al cinghiale redatto dalla Provincia su indicazione degli A.T.C. e gestito e realizzato dagli A.T.C. ai sensi dall articolo 92 DPGR 13/R 2004, con i criteri di seguito elencati: - l autorizzazione alla realizzazione degli interventi di controllo è affidata ai cacciatori iscritti all ATC competente territorialmente, purché abilitati al controllo del cinghiale ai sensi dell art. 37 L.R. 3/94 ed iscritti negli specifici registri realizzati e tenuti a cura degli ATC. I cacciatori possono intervenire, anche con l uso del cane, in forma singola o riunirsi in gruppi fino a quattro persone; - l A.T.C. in caso di interventi da condursi con il metodo della braccata, considerata l urbanizzazione di alcune zone delle aree non vocate e la possibile presenza di cacciatori che svolgono la caccia ad altre specie, dovrà regolamentare i tempi, i luoghi ed il numero di partecipanti per braccata dandone preventiva comunicazione alla Polizia Provinciale.

109 ) Interventi nelle Aziende Faunistico Venatorie, Agrituristico-Venatorie, Centri Privati Produzione Fauna Selvatica ed Aree Addestramento Cani. Fermi restando i contenuti del D.P.G.R. 13/R/2004 art. 85, comma 3, può essere concessa l autorizzazione, per interventi di controllo ai titolari di aziende faunistico-venatorie, agrituristico-venatorie, di centri privati di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale e di aree per l'addestramento ed alle Guardie Giurata a disposizione di tali istituti, sotto il coordinamento ed il controllo dalla Polizia Provinciale. Tali autorizzazioni possono essere concesse in presenza di danni anche potenziali alle colture agricole o quando le densità agro-forestali accertate siano superiori a quella fissata dal Comitato di gestione dell'atc per il territorio del distretto confinante con l istituto, in conformità a quanto previsto dall articolo 47 della Del. C.R. n 292/94. L autorizzazione può prevedere l utilizzazione del personale indicato alle lettere a), b), c) e d) del precedente punto 3 nonché di altri cacciatori muniti di abilitazione ai sensi dell articolo 37 L.R. 3/94 indicati dal titolare. Per gli interventi da effettuarsi nei Centri Privati Produzione Fauna Selvatica in mancanza di Guardia Giurata i titolari della autorizzazione possono avvalersi di altro soggetto tra quelli indicati al punto 3 lettera a). I titolari delle autorizzazioni dovranno attenersi scrupolosamente alle prescrizioni contenute nell atto autorizzativo. Di tali autorizzazioni e dei relativi risultati dovrà essere informato l ATC competente territorialmente ai fini di quanto previsto all articolo 47 comma 9 bis L.R. 3/ ) Contenuto degli Atti autorizzativi Salvo quanto disposto ai punti precedenti, l atto autorizzativo per gli interventi di controllo sul cinghiale deve contenere le disposizioni relative alle modalità di comunicazione per la attivazione e conclusione di ogni singolo intervento da parte dei soggetti interessati, nonché i comportamenti da tenersi in ogni fase dell intervento. L atto può altresì contenere indicazioni sulle modalità di assegnazione dei capi prelevati ai soggetti partecipanti agli interventi ed ai proprietari danneggiati ) Destinazione dei capi catturati vivi Tutti i capi catturati devono essere preferibilmente abbattuti presso gli impianti di cattura. In casi particolari, nei quali su giudizio della Polizia Provinciale sia impossibile o inopportuno sopprimere i capi catturati, gli stessi potranno essere ceduti unicamente per l immissione nei recinti di abbattimento di Aziende Agrituristico Venatorie che hanno dato la loro disponibilità al ritiro dei medesimi, in possesso di specifica autorizzazione rilasciata dalla Posizione Organizzativa Risorse Naturali Caccia e Pesca che preveda le modalità di cessione. I cessionari dovranno provvedere al ritiro ed all immissione nei recinti di abbattimento in conformità con le vigenti disposizioni in materia sanitaria e faunistico venatoria oltre ad annotare l avvenuta immissione nei registri dell Azienda, conservando le relative ricevute di consegna redatte dalla Polizia Provinciale. Nei casi in cui sia impossibile cedere i capi abbattuti secondo le procedure sopra indicate, questi potranno essere ceduti dalla Provincia ad enti morali od assistenziali, previo parere dell autorità sanitaria o con liberatoria firmata dai riceventi, o altrimenti distrutti. Le carni degli animali destinate ai proprietari/conduttori dei fondi ed ai soggetti volontari che abbiano partecipato agli interventi, non potranno in ogni caso essere commercializzate se non in modo conforme alle norme sanitarie vigenti.

110 ) Ungulati Nella Provincia di Firenze sono presenti 5 specie di Ungulati: Capriolo, Muflone, Daino, Cervo e Cinghiale. La presenza e la diffusione di queste specie è stata variamente condizionata dalle mutazioni ambientali avvenute negli ultimi decenni e da operazioni di immissione operate prevalentemente a fine stagione venatoria. Tra i fattori che maggiormente hanno contribuito all espansione attuale delle popolazioni nel territorio provinciale, vanno considerati in particolar modo i seguenti: - aumento delle aree boscate e cespugliate, in grado di offrire rifugio ed alimentazione; - aumento delle aree protette; - diminuzione dell antropizzazione in ampie aree appenniniche; - presenza di condizioni climatiche ottimali; - presenza comunque di fattori selettivi naturali in grado di incidere limitatamente sulle popolazioni (p.e. predazione da parte del Lupo); - applicazione di tecniche e metodi di gestione venatoria conservative. Delle specie suddette solo Capriolo, Cervo e Cinghiale rappresentano elementi faunistici propri degli ecosistemi provinciali. Daino e Muflone, viceversa devono la loro presenza ad immissioni effettuate in alcune aree della provincia con soggetti di provenienza esterna (nel caso del Daino con soggetti in larga parte provenienti dal Parco Regionale di S. Rossore e dalla Tenuta di Camp Derby in Provincia di Pisa). Il Cinghiale, oramai diffuso su tutto il territorio provinciale, è la specie che ha avuto il più rapido incremento numerico e che manifesta il maggiore elemento di impatto sulle coltivazioni agricole. Sulla gestione venatoria di questa specie si è indirizzato negli anni un numero crescente di cacciatori della Provincia. Nel 2004 oltre cacciatori di Cinghiale erano iscritti alle squadre (87 in tutto) operanti nel territorio vocato alla specie. La dinamica quantitativa delle popolazioni del Suide e, parallelamente, del prelievo su di esso esercitato sono influenzate dall andamento riproduttivo annuale conseguente alla disponibilità di offerta alimentare (ghiande e castagne, in particolare). Accanto ai fattori naturali e alla caccia le fluttuazioni spaziali e quantitative delle popolazioni sono in parte collegate all alimentazione artificiale operata dalle squadre e ad alcuni episodi di immissione illegali. Il Capriolo rappresenta anch esso un elemento faunistico oramai assai comune in tutta la provincia. Rispetto alla situazione distributiva evidenziata nello scorso Piano Faunistico, la specie ha conosciuto un ulteriore espansione, risultando presente anche nelle periferie urbane di Firenze e degli altri centri abitati di grandi dimensioni, anche con densità elevate. Rimangono poche situazioni nelle quali la specie non riesce ad affermarsi con popolazioni stabili. Tali condizioni si riscontrano in alcune porzioni del Circondario Empolese Valdelsa a nord dell Arno (Montalbano, Padule di Fucecchio ed aree limitrofe) ove i Caprioli sono ancora probabilmente soggetti ad una forte azione di bracconaggio. In altri casi (aree planiziarie dei comuni di Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino) la presenza della specie è di fatto assai limitata dalla presenza di ostacoli fisici: rete viaria, autostradale e ferroviaria, aree ad elevatissima urbanizzazione. L origine delle popolazioni attuali è duplice: la maggioranza dell areale risulta occupato da colonizzazioni progressive delle popolazioni appenniniche (Foreste Casentinesi, in primis) con tipologie geniche riferibili alle popolazioni alpine; nella porzione meridionale della provincia (Chianti, Valdelsa) invece, data la stretta connessione con le popolazioni delle province di Siena e Pisa, appare possibile ipotizzare un origine diversa, almeno parzialmente riferibile al Capreolus capreolus italicus. Al fine di determinare la presenza di soggetti riferibili a tale entità, sono in corso di svolgimento specifiche indagini su base genetica, curate dalla Provincia e dall Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, su campioni di tessuto raccolti dai cacciatori di selezione coordinati dagli A.T.C. e dalla sezione provinciale Unione Regionale Cacciatori dell Appennino (U.R.C.A.). Per il Cervo si è assistito negli ultimi cinque anni ad una sensibile modificazione degli areali distributivi solo nella porzione nord-orientale della provincia. La popolazione locale, derivante dalla

111 colonizzazione di soggetti provenienti dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ha incrementato la propria consistenza e diffusione nei comuni di S. Godenzo, Londa, Vicchio, Dicomano. Non si sono verificate, al contrario significative variazioni per la popolazione proveniente dalla provincia di Prato e Bologna, nel settore appenninico occidentale, né per la popolazione originata dalle fughe di animali avvenute negli anni 90 del secolo scorso nel Parco Zoo di Cavriglia (Ar) che attualmente insiste nel Chianti (comuni di Greve- Figline V.no, Incisa V.no) e nelle porzioni limitrofe delle province di Arezzo e Siena. Va sottolineato che su tale popolazione sono stati effettuati numerosi interventi di contenimento numerico. Anche per il Daino la scelta operata nello scorso Piano Faunistico, di intervenire per una forte riduzione di consistenza delle popolazioni presenti soprattutto nelle aree considerate non vocate alla specie e soggette a danni, ha portato ad una significativa contrazione della consistenze. I risultati sono stati raggiunti attraverso l aumento generalizzato delle percentuali di prelievo nella caccia di selezione, con l attuazione in molti Comprensori di piani illimitati di prelievo e con l applicazione di interventi di controllo (ex art. 37 della L.R. 3/94), anche in tempi ed aree sottratte alla caccia programmata. Il Muflone rimane localizzato esclusivamente nell alto Mugello, nell Oasi di Covigliaio- Belvedere e nella A.F.V. La Traversa ed in una limitata area circostante tali Istituti, nel comune di Firenzuola. Nella restante parte della provincia (salvo strutture private di allevamento o detenzione) non sono stati segnalati ulteriori avvistamenti certi negli ultimi cinque anni. Per tale specie, anche nella provincia di Firenze, si sta assistendo ad una progressiva contrazione numerica, dovuta alla difficoltà di adattamento a particolari situazioni ambientali (nevicate copiose e con lunga permanenza di neve al suolo) ed alla forte predazione esercitata dal Lupo. Per tutte le specie si è assistito, parallelamente alla presenza di popolazioni selvatiche, alla costituzione di strutture di detenzione in cattività od allevamento a varie finalità: allevamenti alimentari, detenzione a scopi amatoriali ed ornamentali, detenzione in recinti di caccia in Aziende Faunistiche e Agrituristico Venatorie, in Parchi ed Aree faunistiche. La presenza di tali strutture, peraltro previste dalla Legge Regionale ed in molti casi (titolari di Azienda agricola) non soggette ad autorizzazione provinciale, comporta una complicazione notevole dei problemi gestionali. La movimentazione degli animali ha causato infatti sia problemi legati alla presenza in provincia di entità - ed addirittura specie diverse - da quelle selvatiche, sia la fuoriuscita per cause accidentali o dolose di soggetti in aree non vocate ) Cervidi e Bovidi ) Introduzione L attuale gestione dei Cervidi e Bovidi nella provincia di Firenze è regolamentata, oltre che dalle Leggi e Regolamenti regionali (in particolare dal D.P.G.R. 25 febbraio 2004, n. 13/R) da quanto espresso nella Del. Giunta Provinciale n. 192/2001 Norme sulla caccia di selezione a Cervidi e Bovidi nella Provincia di Firenze e da regolamenti interni degli A.T.C. (peraltro, formalizzati soltanto, al momento dall A.T.C. Firenze 4). Nel 2003 sono state approvate dalla Provincia di Firenze (con Deliberazione della Giunta Provinciale n. 164 del ) le Linee Guida per la Gestione di Cervidi e Bovidi nella Provincia di Firenze. Tale documento tecnico ha fornito nuove e precise indicazioni metodologiche per la realizzazione della gestione nei diversi ambiti interessati dalla presenza delle specie Cervo, Daino, Capriolo e Muflone, ed è rivolto in particolare agli Ambiti Territoriali di Caccia e alle Aziende Faunistico Venatorie. Il documento suddetto, ha portato alla redazione di uno specifico Protocollo con l Istituto Nazionale per la fauna Selvatica (sottoscritto nel luglio 2003), attraverso il quale si conviene che i Piani di Prelievo, generati dalla applicazione puntuale delle Linee metodologiche suddette, sono automaticamente approvati, ai sensi di quanto previsto dall art. 7, comma 6 della L.R. 20 del , dal predetto Istituto.

112 Le procedure indicate nelle Linee Guida sono state comunicate formalmente ai responsabili territoriali della gestione (A.T.C. ed Aziende Faunistiche) ed illustrate in varie occasioni di incontro. In generale si è assistito ad un positiva accoglimento delle proposte tecnico-operative indicate nel protocollo, anche in virtù delle prospettive implicite di diminuzione dei tempi relativi ai procedimenti tecnico-amministrativi di approvazione dei piani. Sulla base delle indicazioni contenute nel protocollo è emersa la necessità di sperimentare la raccolta dei dati di gestione attraverso una revisione delle metodologie adottate in precedenza. Ciò ha portato, in particolare, gli stessi A.T.C. provinciali ad applicare, nel caso del Capriolo, metodologie di censimento differenziate in alcuni dei Distretti in cui si avevano informazioni contrastanti negli ultimi anni. La Provincia al fine di agevolare quanto più possibile tali approfondimenti, che si sposano perfettamente con lo spirito ed i contenuti delle Linee Guida, ha contribuito sia economicamente che attraverso la supervisione operata dal proprio personale tecnico alla realizzazione di due progetti di monitoraggio attualmente in corso di realizzazione in ciascuno degli A.T.C. I progetti, di durata biennale, riguardano: - la applicazione e confronto dei risultati ottenuti sulla densità del Capriolo attraverso lo svolgimento di censimenti a vista e censimenti in battuta in 21 Distretti di caccia; - lo studio delle caratteristiche di struttura delle popolazioni di Capriolo desumibili attraverso la valutazione dell età di tutte le mandibole delle femmine abbattute; - l aggiornamento degli areali di distribuzione di Cervo e Daino. Nel complesso, come esposto nelle parti successive, la Caccia di Selezione, ha rappresentato un efficace mezzo di gestione delle popolazioni di Cervidi e Bovidi in provincia. Ciò, considerando che tale tipologia di caccia ha permesso il raggiungimento, a differenza della maggioranza delle altre forme di caccia tradizionali, dei seguenti importanti obiettivi: - conservazione delle popolazioni cacciate; - stretto legame tra cacciatore e territorio di caccia; - redazione di Piani di Prelievo quantitativi e qualitativi, commisurati alle popolazioni oggetto di censimenti annuali; - miglioramento sensibilissimo del livello culturale dei cacciatori abilitati, attraverso specifici corsi, contatto stretto con i tecnici e frequenti aggiornamenti sulla biologia delle specie selvatiche (non solo quelle cacciate) e sui corretti principi di gestione della risorsa faunistica ) Capriolo In relazione a quanto in proposito indicato nel passato Piano Faunistico, tutto il territorio agro-forestale della provincia è considerato vocato alla specie Capriolo, e la gestione effettuata unicamente attraverso il prelievo selettivo è stata impostata in modo da garantire la conservazione di popolazioni in buone condizioni quantitative e strutturali mediante realizzazione di piani di prelievo proporzionali alla densità della specie in ogni area di gestione. La gestione venatoria del Capriolo viene attuata (annata ) su complessivi ettari suddivisi in 87 Unità di Gestione (U.d.G.); le U.d.G. della provincia riguardano 31 Aziende Faunistico-Venatorie, 12 Distretti di caccia nell A.T.C. FI. 5 (uno dei quali non risulta essere stato assegnato nell anno corrente) e 45 Distretti di caccia nell A.T.C. FI. 4. Dalla superficie totale delle U.d.G. sopra richiamata debbono essere detratti, ai fini gestionali, ettari di aree non utilizzabili dalla specie (aree urbanizzate, fondi chiusi, ecc.). La parte rimanente, definita nel Protocollo come Area Utilizzabile dalla Specie (A.U.S.) risulta essere estesa per complessivi ettari, caratterizzati da una elevata copertura boscata e cespugliata, mediamente estesa sul 54,6% del totale. La notevole estensione di tale copertura riguarda soprattutto i Distretti dell A.T.C. FI. 4 ove si riscontrano frequentemente situazioni in cui le aree boscate superano l 85% dell A.U.S. Nella tabella successiva sono riassunti i dati relativi agli abbattimenti complessivi effettuati negli anni precedenti raggruppati tra le diverse tipologie di gestione (A.T.C. e A.F.V.). Da questi si può notare una costante diminuzione della percentuale di prelievo nell A.T.C. FI. 4 (in media in tutte le U.d.G. pari al 15% negli ultimi tre anni). Va considerato comunque che tale diminuzione è

113 correlata strettamente all aumento dei capi in prelievo indicati nei Piani annuali e che in valore assoluto si è avuto, al contrario, un aumento dei capi abbattuti nell ultimo triennio (+ 25 % dei capi abbattuti dal 2002 al 2004). Risultati del prelievo sul Capriolo con la caccia di selezione (annate ) Prelievo 2001 Prelievo 2002 Prelievo 2003 Prelievo 2004 % prelievo 2002 % prelievo 2003 % prelievo 2004 A.T.C. FI ,8 79,7 74,3 A.T.C. FI ,4 67,1 69,6 Aziende Faunistiche ,9 80,2 87,8 Totale ,2 77,4 74,9 Nella figura successiva, è illustrato l andamento generale dei prelievi ed il tasso di realizzazione in tutta la provincia a partire dall inizio della caccia di selezione. Risultati del prelievo sul Capriolo con la caccia di selezione (annate ) n. capi ,0 100,0 80,0 60,0 40,0 20,0 0,0 % piano prelievo capi abbattuti % realizzazione Nella tabella seguente vengono invece riassunti i dati di carattere generale relativi alle Unità di Gestione ed alla loro caratterizzazione per tipologia, nonché alla superficie dove sono state estese le diverse metodologie di censimento. Da tener presente che ai sensi delle Linee Guida il dato relativo alla A.U.S. riguarda la superficie di tutte le Unità di Gestione (Distretti o A.F.V.) al netto della superficie di altri Istituti e di quella non utilizzabile dalla specie. La superficie totale gestita con la caccia di selezione rappresenta il 99,3% della superficie agro-forestale dell A.T.C. FI. 4, il 56,8% di quella dell A.T.C. FI. 5 ed il 61,4% della superficie agro-forestale complessiva delle A.F.V. provinciali. Riguardo alle A.F.V. va inoltre considerato che solo 31 delle 53 presenti in provincia hanno presentato nell annata odierna piani di gestione riguardanti il Capriolo (una, la cui superficie riguarda anche la provincia di Arezzo, non ha chiesto abbattimenti in Firenze). Capriolo: aree di gestione, metodi e superfici applicazione censimenti (anno 2004) A.U.S. (ha) N Superficie Censimenti a Censimenti in Censimenti

114 U.d.G. boscata vista battuta (ha) con faro (ha) (ha) (ha) A.T.C. FI ,1 0 A.T.C. FI ,2 0 Aziende Faunistiche , ,6 Totale , ,6 Capriolo: aree di gestione, metodi e superfici applicazione censimenti (anno 2005) A.U.S. (ha) N U.d.G. Superficie boscata (ha) Censimenti a vista (ha) Censimenti in battuta (ha) Censimenti con faro (ha) A.T.C. FI ,1 0 A.T.C. FI ,5 0 Aziende Faunistiche , ,1 Totale , ,1 Conformemente a quanto espresso nelle Linee Guida, le metodologie accettate per il censimento del Capriolo sono state le tre indicate nella tabella precedente. In alcune U.d.G., è importante sottolineare che sono state applicate più metodologie di censimento. In particolare è da considerare che solo nelle A.F.V. sono stati eseguiti censimenti notturni con il faro, anche se spesso abbinati ai classici censimenti a vista. Ai sensi del Protocollo comunque, i risultati dei censimenti con il faro sono stati utilizzati solo come valore assoluto, calcolando quindi la consistenza totale e la densità solo sul contingente effettivamente osservato, senza estrapolazioni.

115 Capriolo: distretti di gestione (in blu sono evidenziati gli istituti faunistici pubblici e privati) Va inoltre notato come nel caso dei due A.T.C. sia stata applicata negli ultimi anni la metodologia di censimento in battuta su aree campione, successivamente ai censimenti a vista effettuati su tutta l area del Distretto. Tale abbinamento dei due metodi, che ha permesso di valutare il noto grado di sottostima sulla specie derivato dai soli censimenti a vista, ha riguardato tutti i Distretti dell A.T.C. FI. 5 (ad eccezione del Distretto Montaione 1, dove nel 2004 e 2005 non sono stati effettuati censimenti né prelievi) nel quale sono stati campionati in battuta 673 ettari nel 2002, nel 2003, nel 2004 ed oltre ettari nel I censimenti in battuta hanno coperto, nell A.T.C. FI. 5 una percentuale compresa tra il 7 ed il 13% dell area boscata presente in ciascun Distretto.

116 Superficie di applicazione dei censimenti in battuta per ciascun ATC dal 2000 al ettari battuta A tc 4 battuta A tc 5 Anche per l anno corrente sono emerse notevoli differenze di densità riscontrate tra censimento in battuta e censimento a vista in tutti i Distretti dell A.T.C. FI. 5: Risultati e differenze di densità tra censimento in battuta e a vista nell A.T.C. FI. 5 (2005) Distretti (A.T.C. FI 5) A.U.S. Superficie boscata Vallombrosa Reggello Rignano Rignano Greve Greve Mercatale Mercatale Mercatale Montaione 1 Montaione Montaione Superficie censita % superficie censita Metodo Densità 140,43 10,1% battuta 23, ,0% a vista 5, ,7% battuta 11, ,0% a vista 10,30 160,1 9,5% battuta 9, ,0% a vista 6,30 188,52 7,3% battuta 10, ,0% a vista 3,87 252,3 5,5% battuta 10, ,0% a vista 3,69 269,1 7,6% battuta 10, ,0% a vista 2, ,0% battuta 5, ,0% a vista 1, ,0% battuta 7, ,0% a vista 1, ,6% battuta 6, ,0% a vista 1,62 Non effettuati Non effettuati 177,8 12,2% battuta 11, ,0% a vista 0,71 272,4 12,9% battuta 9, ,0% a vista 0,51

117 Anche nell A.T.C. FI. 4, è continuato per il 2005 lo studio della densità con l applicazione di due dei metodi di censimento previsti nel Protocollo (censimento a vista e battute campione) in alcuni Distretti che avevano mostrato negli anni passati un sensibile calo delle popolazioni censite con osservazione diretta. Come nel 2003 e 2004, è stato adottato anche nell ultimo anno un programma di censimenti che ha previsto: - su tutti i distretti l applicazione di censimenti a vista in contemporanea, con le nuove procedure (modifica della scheda di rilievo, apposizione su cartografia dei capi osservati per sessione) previste nelle Linee Guida ; - su 9 Distretti, sono stati pure realizzati censimenti in battuta, estesi complessivamente su una superficie di ha 983 (ampliando la superficie censita nel 2003, pari a 591,49 ettari) con un campionamento attraverso le battute del 5,6% della superficie boscata dei Distretti. Rispetto alle due annate precedenti nell applicazione del doppio metodo di censimento il Distretto di Abeto ha sostituito quello di Crespino; da notare che, caso unico nel genere rispetto alle applicazioni del censimento in battuta avvenute in tutta la provincia anche negli anni scorsi, nel Distretto di Abeto i risultati del censimento a vista esprimono una densità superiore a quelli ottenuti a vista. I dati ricavati sui nove Distretti censiti con entrambi i metodi sono riportati in sintesi nella tabella successiva. Risultati e differenze di densità tra censimento in battuta ed a vista nell A.T.C. FI. 4 (2005) Denominazione Distretti A.T.C. FI. 4 Bordignano Bruscoli Vigneto Monte Peschiera Caldana Monte Morello Val di Sieve Abeto Gugena % superficie censita Metodo Densità 100,0% a vista 6,0 6,86 battuta 17,2 100,0% a vista 2,4 5,66 battuta 17,0 100,0% a vista 3,0 5,42 battuta 24,1 100,0% a vista 3,4 8,04 battuta 17,6 100,0% a vista 10,0 7,18 battuta 25,2 100,0% a vista 3,5 2,57 battuta 43,4 100,0% a vista 2,5 7,67 battuta 11,3 100,0% a vista 14,5 15,0 battuta 10,0 100,0% a vista 1,7 8,08 battuta 18,2 Sia nei Distretti sopra richiamati sia negli altri Distretti dell A.T.C. FI. 4 comunque, nel 2005 sono stati riscontrati valori di densità inferiori allo scorso anno in 28 Distretti sui 45 censiti. La serie di dati ad oggi disponibile permette di fare un interessante confronto tra i risultati dei censimenti in battuta e da avvistamento relativi agli stessi anni ed ai medesimi distretti. Nelle figure seguenti sono espresse le differenze percentuali relativi a 59 campioni (Distretti) nei quali negli anni 2003, 2004 e 2005 sono state effettuate entrambe le metodologie. Le elaborazioni sono

118 state condotte in relazione alla entità della superficie boscata del Distretto e alla densità dei Caprioli riscontrata in battuta Sottostima media (in %) dei censimenti a vista rispetto ai censimenti in battuta in funzione della percentuale di bosco dei distretti relativi ed a vista in 59 U.d.G. della provincia di Firenze 1400,0 1200,0 differenza % 1000,0 800,0 600,0 400,0 200,0 0, Serie2 270,8 264,0 337,4 442,7 1207,4 classi di boscosità* * Legenda Percentuale di bosco Classe di boscosità Sottostima media (in %) dei censimenti a vista rispetto ai censimenti in battuta in funzione della densità di Capriolo rilevata in battuta in 59 U.d.G. della provincia di Firenze 1000,0 800,0 differenza % 600,0 400,0 200,0 0,0 meno di 6 da 6 a 10 da 10 a 15 da 15 a 20 Serie1 209,1 253,1 246,6 504,0 641,7 926,6 classi di densità da 20 a 25 da 25 a 40

119 Variazione della densità del Capriolo nei Distretti dell A.T.C. FI. 4 nel periodo (in rosso con dati di censimento in battuta; in blu sono evidenziate le diminuzioni riscontrate nell ultimo anno) Distretto (A.T.C. FI. 4) Densità Densità Densità Densità Densità Densità Differenza (in %) Monte Canda 8,3 9,1 10,5 12,2 14,3 10,7-24,94 Bordignano 9,6 10,2 6,1 15,5 21,2 17,2-19,05 Bruscoli 7,7 6,8 5,9 18,5 20,5 17,0-17,24 Castro S. Martino 8,4 11,3 11,3 12,1 12,5 13,4 6,79 Moscheta 11,2 9,2 8 12,4 10,5 11,2 6,63 Rapezzo 8 9, ,1 15,4 11,1-28,13 La Faggiola 18,7 18,2 16,7 25,8 22,4 22,8 1,76 Badia Susinana 19,2 18,7 17,4 21,4 22,1 28,6 29,68 La Bastia 11,4 8,9 9,6 15,0 15,9 12,7-20,34 Palazzuolo 18,3 16,4 18,3 16,6 19,1 14,7-23,18 Gamberaldi 17,9 15,5 15,4 14,8 14,2 16,4 15,38 Abeto 23,1 20,6 16,8 22,6 24,9 14,5-41,72 Migneto* 5,7 6 5,5 14,5 21,2 24,1 13,59 Panna 9,7 9,9 10,3 12,2 10,8 10,2-5,82 Grezzano 10,9 11,3 9,8 10,6 11,8 11,4-3,04 Montolano (ex Ronta) 9 9,5 9,8 16,5 11,2 14,0 24,47 La Giogana 10,2 11,8 11,9 12,2 14,0 9,7-30,76 M. Carnevalone 16,5 14,6 11,2 12,0 9,9 14,0 41,18 Montegianni 15,6 15,2 13,1 15,0 14,6 13,5-7,40 V. Acerreta 14,9 14,2 13,3 13,1 11,3 10,6-6,52 B. Ca' Del Vento 10,2 11,1 8 9,8 11,1 9,0-19,00 Montecuccoli 5,2 6,5 6,4 10,3 10,9 12,5 14,33 Campomigliaio ,5 15,1 18,5 22,27 Borgo S. Lorenzo 14,8 16,8 12,3-26,63 S. Cresci 8,3 8,2 9,4 Vicchio 9,6 13,4 12,4-7,26 Montepulico 10,9 16,0 14,3-10,84 Vitigliano 6,9 7 8, ,1 9,8-11,78 Ampinana 8,8 10,1 10,8 14,2 14,1 16,3 15,30 M. Peschiena 8 6,5 7,2 24,1 20,0 17,6-11,90 Muraglione 9,2 9,3 12,4 10,6 12,2 8,0-34,59 Corella 11,5 12,6 12,9 18,4 18,5 21,9 18,30 Castagno M. 8,3 7,5 6,9 10,8 10,2 10,0-1,59 Calvana 6,9 7,5 7,7 21,8 23,2 25,2 8,43 M. Morello 3,8 4,1 5,6 42,5 37,1 43,4 17,01 Gricigliano 8,2 7 5,7 12,3 11,5 14,0 21,29 S. Brigida 5,3 5,5 6,9 10,4 10,9 10,4-4,32 V. Di Sieve 6,3 8,3 4,7 17,5 18,9 11,3-40,22 Rincine 12,6 13,1 13,1 14,1 15,2 13,4-11,59 Pomino 15,8 14,6 11,4 12,9 12,5 15,2 21,60 Vierle 14,4 15,5 16,4 13,0-20,53 23,9 15,1 Consuma 14,1 15,8 16,6 10,2-38,40 Pelago 12,9 15,1 15,0-0,62 9,2 9,2 8,4 Diacceto 11,9 14,0 15,1 7,72 Crespino 6,3 5,5 6,4 46,7 36,5 7,9-78,38 Gugena 12,9 11,8 5,1 22,7 18,8 18,2-3,26

120 Analoga comparazione sulle variazioni di densità avvenute per distretto negli ultimi anni può essere desunta dalla tabelle successive per i Distretti dell A.T.C. FI. 5 e per le Aziende Faunistico Venatorie. La diminuzione di densità, riguarda anche tali U.d.G., seppur più contenuta rispetto all A.T.C. FI. 4, con decrementi riscontrati in 4 Distretti (su 11) nell A.T.C. FI. 5 ed in 10 Aziende Faunistiche (su 31). Variazione della densità del Capriolo nei Distretti dell A.T.C. FI. 5 nel periodo (in rosso con dati di censimento in battuta; in blu sono evidenziate le diminuzioni riscontrate nell ultimo anno) Distretto (A.T.C. FI. 5) Densità 2000 Densità 2001 Densità 2002 Densità 2003 Densità 2004 Densità 2005 Differenza (in %) Vallombrosa 22,39 28,5 23,6 34,6 34,2 39,9 16,68 Reggello 27,8 24,5 28,1 22,9 28,9 27,2-5,85 Rignano1 16,9 20,0 21,2 6,16 18, ,86 Rignano2 14,6 27,3 28,6 4,69 Greve1 17,1 23,6 20,2-14,33 11,8 20,1 15,19 Greve2 27,2 24,5 20,4-16,67 Mercatale1 12,9 16,7 18,2 9,06 Mercatale2 10, ,69 17,3 17,5 19,9 13,86 Mercatale3 14,6 17,3 23,5 35,47 Montaione1 12,7 non censito non censito non censito Montaione2 10,3 23,9 22,13 16,4 22,9 29,2 27,99 Montaione3 Variazione della densità del Capriolo nelle A.F.V. nel periodo ,1 20,9 20,6-1,54 Azienda Faunistico Venatoria Densità 2000 Densità 2001 Densità 2002 Densità 2003 Densità 2004 Differenza (in %) Barbialla 2,78 6,00 8,24 4,65 6,10 31,18 Bivigliano 11,03 12,00 17,31 11,38 12,30 8,08 Bonsi Tornia 17,88 17,00 27,98 23,17 24,10 4,01 Cafaggiolo 6,16 5,70 10,98 15,00 15,40 2,67 Corniolo e Casa 8,30 7,80 13,97 16,24 14,39-11,39 Galliana 20,15 18,70 19,41 29,80 25,10-15,77 Fabbrica S. Cristina 6,19 6,00 7,54 8,66 10,10 16,63 I Cini 20,50 18,72 27,80 48,50 La Dogana 17,00 16,50 16,00 15,85 17,50 10,41 La Martina 16,55 19,31 19,34 18,30-5,38 La Traversa 33,68 28,16 31,05 26,60-14,33 Meleto Canneto 10,70 10,48 10,48 0,00 Mitigliano 11,47 8,20 10,23 11,22 16,59 47,82 Mugellana 15,00 12,20 15,05 21,01 20,25-3,62 Nipozzano Selvapiana 13,54 25,30 25,30 25,91 25,70-0,81 Panna 12,88 14,49 10,96 11,00 0,36 Pillo 11,75 7,30 9,06 10,80 9,50-12,04 Pitiana 12,81 16,00 18,07 11,28 12,60 11,70 Quona 14,00 13,00 21,63 16,89 21,50 27,29 Schifanoia 8,76 8,00 8,41 11,92 0,46-96,12 Tagliaferro 15,52 17,30 25,00 17,08 21,40 25,29 Vaglia 14,99 14,00 14,86 15,36 14,60-4,95 Valdastra 19,25 21,70 23,00 25,00 27,50 10,00 Volmiano 12,86 13,70 12,00 9,80 8,90-9,18

121 In entrambi gli A.T.C., dai dati di densità ricavati dai censimenti, attraverso l applicazione delle procedure previste nel Protocollo, sono stati ricavati i valori di consistenza per ciascun Distretto. Date le esperienze pregresse, e considerato che le differenze più marcate di densità nei Distretti sui quali erano state applicate le due metodologie di censimento si erano riscontrate nelle U.d.G. caratterizzate da maggiore copertura boscata, il valore di densità derivato dai censimenti in battuta è stato generalmente sempre prescelto per il calcolo della consistenza. Coerentemente a quanto previsto nel Protocollo, nella determinazione della consistenza minima certa presente in ciascun Distretto, se la percentuale censita è risultata inferiore al 10% delle aree boscate, è stata considerata, prudenzialmente, sempre un numero di capi riferito al massimo a 10 volte quelli direttamente osservati nell area censita. Capriolo: risultati censimenti 2004 per aree di gestione Consistenza stimata* Densità media Maschi adulti Maschi sub-adulti Femmine Piccoli Indeterminati A.T.C. FI , A.T.C. FI ,7-19, Aziende Faunistiche , Totale ,3-13, Capriolo: risultati censimenti 2005 per aree di gestione Consistenza Densità Maschi Maschi stimata* media adulti sub-adulti Femmine Piccoli Indeterminati A.T.C. FI , A.T.C. FI ,6-23, Aziende Faunistiche , Totale ,5-12, La stima della consistenza (*) riportata nelle tabelle deriva, come sopra citato, dai risultati ottenuti con la metodologia prescelta per il calcolo per ogni U.d.G.. Il dato provinciale relativo alla variazione dal 1997 al 2005 delle consistenza e della densità rilevata con i censimenti è visualizzato nella figura seguente ,00 10,00 n. capi ,00 6,00 4,00 2,00 capi/kmq ,00 capi censiti tot. densità media

122 Nonostante la diminuzione riscontrata nell A.T.C. FI. 4 nell ultimo anno, l aumento della consistenza sia nell A.T.C. FI. 5, sia nelle Aziende Faunistico Venatorie porta comunque ad un lieve aumento della popolazione complessiva nella provincia che rispetto al 2003, è superiore al 9,5%. Il trend di diminuzione riscontrato in molte delle U.d.G. poste nella porzione nord della provincia, suffragato anche dalla diminuzione graduale delle percentuali di prelievo, potrebbe essere motivato all avvenuto raggiungimento di una situazione di equilibrio tra prelievo ed incremento annuale. Tale ipotesi dovrà essere validata dal proseguimento delle azioni di monitoraggio negli anni prossimi. Per i parametri di struttura di popolazione sono state considerate soprattutto le osservazioni derivate dai censimenti a vista. Si riportano in sintesi nelle tabelle successive i dati cumulati per ogni tipologia di gestione negli ultimi due anni. Da notare che nell A.T.C. FI. 5 la scarsa osservazione di piccoli deriva dal maggior apporto dei dati dei censimenti in battuta effettuati in sovrapposizione al periodo delle nascite. Capriolo: struttura di popolazione dai censimenti a) 2004 Maschi Maschi adulti sub-adulti Femmine Piccoli Maschi/Femmine Piccoli/Femmine A.T.C. FI. 4 31,3 48,3 20,6 0,65 0,43 A.T.C. FI. 5 28,1 16,7 51,5 3,8 0,87 (0,07) Aziende Faunistiche 17,4 11,9 32,8 25,1 0,89 0,76 Totale 33,1 47,2 19,7 0,70 0,42 b) 2005 Maschi Maschi adulti sub-adulti Femmine Piccoli Maschi/Femmine Piccoli/Femmine A.T.C. FI. 4 32,7 46,9 20,4 0,69 0,43 A.T.C. FI. 5 29,2 16,0 51,7 3,1 0,87 (0,06) Aziende Faunistiche 22,1 12,2 39,1 26,6 0,88 0,68 Totale 34,7 46,3 19,0 0,74 0,41 Oltre ai dati di struttura derivati dai censimenti annuali, dal 2002 è iniziata uno specifico approfondimento che ha preso in considerazione la definizione dell età delle femmine, di età superiore all anno, abbattute nei vari distretti di caccia. Il lavoro è finalizzato alla determinazione di dati di struttura reali, non gravati dalle approssimazioni che notoriamente non consentono di riferire con certezza l età dell animale alle caratteristiche fenotipiche ricavabili con la sola osservazione. La scelta di restringere l analisi alle sole femmine è motivata dal fatto che l abbattimento di tale classe è di solito casuale da parte del cacciatore, oltre che dalla considerazione della quantità comunque elevata del campione disponibile. Dall analisi dell usura delle dentature è stato possibile ricostruire con relativa esattezza la struttura di popolazione di ciascun distretto esaminato riuscendo inoltre a comparare i dati ricavati tra distretti simili od accorpando distretti con simili caratteristiche faunistico-venatorie.

123 Nella figura successiva si evidenziano i risultati complessivi dell analisi della prima serie di dati riferiti all annata , ottenuti cumulando i campioni (645 mandibole) relativi a 43 i distretti dell A.T.C. FI. 4. La struttura della popolazione così ottenuta mostra una distribuzione dei capi abbattuti inversamente proporzionale all età, relativamente regolare, con una ottima rappresentatività di individui appartenenti alle classi più mature, con una situazione riferibile ad una popolazione di Capriolo ancora soggetta a fattori naturali di mortalità e, buona presenza delle classi giovanili fe m m in e tu tti i d is tr e tti età n. c a p i Prendendo in considerazione separatamente alcune aree provinciali con differenti caratteristiche sono emerse, al contrario, le seguenti casistiche: 1) Distretti limitrofi ad aree protette di rilevanti dimensioni (Demanio, Parco Nazionale), nei quali sono presenti un numero elevato di soggetti giovani, ed un numero proporzionato di animali di età intermedia ed anziani : è il caso, ad esempio, dei Distretti riassunti nella figura seguente. PESCHIENA, MURAGLIONE, CASTAGNO, RINCINE, VIERLE età n. capi

124 2) Distretti posti mediamente a maggiore distanza da aree protette di rilevanti dimensioni e caratterizzati da scarsa antropizzazione e viabilità, che mantengono una buona rappresentatività delle classi adulte, giovani ed intermedie, pur con età media sensibilmente ridotta rispetto ai casi precedenti. Si riporta ad esempio la distribuzione relativa ai Distretti nella figura seguente. VITIGLIANO, AMPINANA, CORELLA, GUGENA 11 età n. capi 3) Distretti lontani da aree protette di rilevanti dimensioni, in zone di forte antropizzazione, con elevato sviluppo di viabilità e vicini a grossi centri abitati; l età media dei Capriolo è assai bassa, con scarsa rappresentanza delle classi mature ed intermedie. Un elevato numero dei soggetti presenti provengono con tutta probabilità da colonizzazione dalle aree circostanti, ma non riescono ad invecchiare. Pare lecito ipotizzare che le popolazioni e la loro struttura sia fortemente condizionata dal prelievo, (soprattutto illegale) anche dopo la fine del periodo di caccia di selezione. POMINO, PELAGO, DIACCETO, CONSUMA 11 9 età n. capi Complessivamente, la consistenza della specie tra il 1998 ed il 2005 è variata secondo quanto riportato nella tabella seguente.

125 Capriolo: variazioni della consistenza tra il 1998 ed il A.T.C. FI A.T.C. FI Aziende Faunistiche Totale Nella tabella successiva sono riportate in sintesi le percentuali di prelievo adottate in media per ciascuna tipologia di gestione e la ripartizione del Piano per le classi di sesso e di età. Secondo le procedure previste nelle Linee Guida per la redazione dei piani di prelievo in situazioni gestionali ed ambientali diversificate, sono stati inoltre adottati i seguenti criteri: - la consistenza nei Distretti in cui erano stati effettuati i censimenti in battuta su una superficie inferiore al 10% di quella boscata è stata calcolata, moltiplicando per 10 i capi effettivamente osservati; - data la consistenza prudenziale così ricavata, è stato comunque reso possibile l utilizzo del tasso di prelievo corrispondente non alla densità riferita a tutta la superficie del Distretto ma a quella relativa alla superficie realmente censita in battuta. Capriolo: sintesi dei piani di prelievo per area di gestione (2005) % di prelievo media Capi in prelievo A.T.C. Firenze 4 18, A.T.C. Firenze 5 21, Aziende Faunistiche Maschi adulti 453 (20,0%) 219 (19,9%) 22, (22,4%) Totale 19, (20,3%) Maschi sub-adulti 340 (15,0%) 164 (14,9%) 89 (15,9%) 593 (15,1%) Femmine Piccoli 901 (39,8%) 440 (40,1%) 216 (38,6%) (39,7%) 567 (25,1%) 276 (25,1%) 129 (23,1%) 972 (24,8%) ) Daino La gestione del Daino è stata improntata negli ultimi 5 anni, conformemente a quanto in merito indicato nel passato Piano Faunistico provinciale, alla forte riduzione di consistenza delle popolazioni nel loro complesso ed alla eradicazione della specie nelle aree designate come non vocate nelle quali si registravano danni non tollerabili alle coltivazioni agricole. La gestione, avvenuta sia con le normale prassi della caccia di selezione, sia con interventi di controllo effettuati in tempi ed aree di divieto di caccia, è stata effettuata suddividendo il territorio provinciale in aree di gestione, denominate Comprensori, ottenuti attraverso il raggruppamento di più Distretti di gestione del Capriolo. Si ritiene che tale strutturazione territoriale della gestione, pur con eventuali modifiche della perimetrazione dei Comprensori, debba essere mantenuta considerate le caratteristiche di elevata mobilità e le ampie dimensioni degli home range, tipiche della specie. Ciò, anche in accordo con quanto in merito indicato anche nel protocollo tecnico sulla gestione della specie concordato tra Provincia ed I.N.F.S. (Linee Guida di Gestione dei Cervidi e Bovidi nella Provincia di Firenze). La ripartizione delle aree di gestione della specie nel territorio provinciale nel 2005, le loro caratteristiche principali ed i metodi di censimento applicati, sono riportati in sintesi nella tabella successiva. Si sottolinea che per i censimenti con il faro, adottati esclusivamente nelle A.F.V., valgono le considerazioni di calcolo della consistenza già riferite per il Capriolo, concordemente con quanto previsto nelle Linee Guida.

126 Daino: aree di gestione, metodi e superfici di applicazione dei censimenti A.U.S. (ha) N U.d.G. Superficie boscata (ha) Censimenti a vista (ha) Censimenti in battuta (ha) Censimenti con faro (ha) A.T.C. FI A.T.C. FI Aziende Faunistiche Totale Rispetto al 2004, nell ultimo anno è aumentata la superficie gestita per la specie con la richiesta pervenuta da una ulteriore A.F.V. Rispetto alle metodologie di censimento adottate è avvenuta una diminuzione delle superfici censite in notturna con l uso di sorgente luminosa, e sono aumentate le aree censite a vista ed in battuta. Nelle tabelle successive si riportano per confronto i risultati dei censimenti avvenuti negli ultimi due anni. Daino: risultati censimenti 2004 per Aree di gestione Consistenza Densità Maschi Maschi Maschi stimata media palanconi balestroni fusoni Femmine Piccoli Indeterminati A.T.C. FI , A.T.C. FI , Aziende Faunistiche 355 5, Totale ,

127 Daino: risultati censimenti 2005 per Aree di gestione Consistenza Densità Maschi Maschi Maschi stimata media palanconi balestroni fusoni Femmine Piccoli Indeterminati A.T.C. FI , A.T.C. FI , Aziende Faunistiche 360 5, Totale , La struttura di popolazione, qui di seguito riassunta per la provincia si è basata sulle osservazioni primaverili effettuate con i censimenti a vista e con il faro. Daino: struttura di popolazione dai censimenti (2005) Maschi palanconi Maschi balestroni Maschi Fusoni Femmine Piccoli Maschi/ Femmine Piccoli/ Femmine A.T.C. FI. 4 11,1 9,2 10,3 42,0 27,3 0,73 0,65 A.T.C. FI. 5 13,3 11,1 9,1 53,0 14,1 0,64 0,27 Aziende 8,8 10,7 12,9 37,2 30,3 0,87 0,81 Faunistiche Totale 10,7 9,8 10,9 41,6 27,0 0,75 0,65 I dati nel loro complesso indicano: - una progressiva diminuzione della consistenza delle popolazioni presenti in tutto il territorio provinciale; - una forte riduzione della consistenza (- 62% nell ultimo anno!) e densità nei Comprensori dell A.T.C. FI. 5, nel quale sono presenti la maggioranza delle aree non vocate alla specie in relazione alla forte intensità del prelievo effettuato (caccia e controllo); - un amento seppur leggero della componente femminile e di piccoli nelle popolazioni. Nella tabella successiva sono riassunti i dati relativi agli abbattimenti complessivi effettuati sul Daino negli ultimi anni, raggruppati tra le diverse tipologie di gestione (A.T.C. e A.F.V.), insieme alle percentuali di realizzazione dei piani di prelievo programmati per ciascuna annata. Il tasso di prelievo programmato è stato comunque elevato in tutta la provincia. Come citato nella parte iniziale, si ricorda che salvo due aree di limitate dimensioni (A.T.C. FI. 4: Comprensorio di Firenzuola; ATC 5: parte del Comprensorio di Vallombrosa) il rimanente territorio provinciale è stato definito non vocato per la specie. Con la finalità di operare una drastica riduzione della consistenza delle popolazioni in tali zone (dati anche i danneggiamenti riscontrati nel periodo primaverile del 2004), per gli anni 2004 e 2005 è stato previsto: - l abbattimento pari al 100% della consistenza censita nelle aree non vocate della parte nord della provincia (Comprensori dell A.T.C. FI. 4 ed Aziende Faunistiche incluse); - l abbattimento illimitato (senza un piano strutturato quantitativamente e qualitativamente) nelle aree non vocate della porzione sud della provincia (Comprensori dell A.T.C. FI. 4 ed Aziende Faunistiche incluse), operato anche attraverso forti azioni di controllo. Andamento dei prelievi sul Daino annate 2001 e 2004 Prelievi 2001 Prelievi 2002 Prelievi 2003 Prelievi 2004 % prelievo 2003 % prelievo 2004 A.T.C. FI ,0 40,4 A.T.C. FI ,3 110,7 Aziende ,4 54,2 Faunistiche Totale ,7 51,8

128 Come è possibile notare, a livello provinciale, sussiste un trend negativo sia per quanto riguarda gli abbattimenti complessivi, sia per quanto riguarda la percentuale di prelievo realizzata. A seconda dell ambito di gestione è possibile osservare tuttavia alcune differenze: - nell A.T.C. FI. 4 si mantiene una entità di prelievo relativamente costante, pur con un tasso di realizzazione in diminuzione; - nell A.T.C. FI. 5, il prelievo supera per il 2004 l entità complessiva del piano derivata dai censimenti, in conseguenza della non assegnazione di limiti al prelievo, in ampie porzioni di territorio non vocato alla specie; - nelle A.F.V. l entità del prelievo in termini assoluti si mantiene relativamente costante negli ultimi anni, con un costante tasso di realizzazione. I risultati di prelievo, comparati a quelli dei censimenti, sembrano sostanzialmente evidenziare la riuscita, almeno parziale, della gestione non conservativa operata negli ultimi anni nelle aree non vocate (attraverso l applicazione di tassi di prelievo ampiamente superiori all incremento naturale delle popolazioni). L avvenuta riduzione di consistenza delle popolazioni, sopratutto in alcune zone (Chianti, Valdarno ed altre aree dell A.T.C. FI. 5) è sicuramente la causa della maggiore difficoltà ad attuare il piano di prelievo riscontrata negli ultimi anni, in funzione della riduzione della probabilità di incontro e, probabilmente, di meccanismi comportamentali adattativi della specie alla pressione venatoria. Le finalità di gestione differenziata della specie tra aree vocate e non vocate risultano evidenti anche per il piano di prelievo del 2005, esposto nella tabella seguente. Daino: sintesi dei piani di prelievo per area di gestione (2005) A.T.C. FI. 4 (aree vocate) A.T.C. FI. 4 (aree non vocate) % di prelievo media Capi in prelievo Maschi adulti Maschi sub-adulti Maschi fusoni Femmine Piccoli 50, illimitato A.T.C. FI. 5 (aree vocate) A.T.C. FI. 5 (aree non vocate) 25, illimitato Aziende Faunistiche Nord 44, Aziende Faunistiche Sud (aree non vocate) Totale (A.T.C. FI. 4 e Aree Vocate) illimitato 40,

129 ) Muflone La specie è presente in modo continuativo con un unica popolazione nel territorio provinciale, localizzata entro l Oasi di Covigliaio (Firenzuola) e nei territori subito limitrofi, comprendenti parte della A.F.V. La Traversa. La gestione faunistico venatoria viene attuata nelle aree cacciabili situate nei suddetti territori in due U.d.G., come illustrato in tabella, sulle quali vengono svolti annuali censimenti da punti di osservazione. Muflone: aree di gestione, metodi e superfici di applicazione dei censimenti A.U.S. (ha) N U.d.G. Superficie boscata (ha) Censimenti a vista (ha) Censimenti in battuta (ha) Censimenti con faro (ha) A.T.C. FI , Aziende Faunistiche , Totale , La consistenza della popolazione di Muflone nelle due U.d.G. e la struttura ricavata dai censimenti a vista è riassunta nelle tabelle successive. Muflone: risultati censimenti 2004 e 2005 per Aree di gestione a) 2004 Consistenza Densità Maschi Maschi Maschi stimata media classe III classe II classe I Femmine Piccoli Indeterminati A.T.C. FI , Aziende Faunistiche 51 13, Totale 145 0, b) 2005 Consistenza Densità Maschi Maschi Maschi stimata media classe III classe II classe I Femmine Piccoli Indeterminati A.T.C. FI , Aziende Faunistiche 5 1, Totale 56 0, Come è possibile notare la popolazione ha subito nell ultimo anno un forte decremento. Le cause più probabili sono da mettersi in relazione con la predazione esercitata dal Lupo, come testimoniano ripetuti avvistamenti e segni di presenza rinvenuti in zona. L entità della mortalità registrata è stata favorita dalle forti precipitazioni nevose avvenute in febbraio-marzo 2005, che hanno reso il Muflone evidentemente più vulnerabile agli attacchi del predatore. Anche per tale popolazione, come per altre un tempo presenti nell Appennino settentrionale e centrale (Foreste Casentinesi, Appennino Pistoiese, Garfagnana), la presenza del Lupo insieme all altezza e alla permanenza della neve al suolo sembrano essere fattori in grado di portare in tempi rapidi al declino ed anche alla scomparsa di questo Bovide. Data la limitata entità della popolazione i Piani di prelievo approvati negli scorsi anni sono sempre stati assai contenuti e la percentuale di realizzazione è stata scarsa. Per l anno corrente, dati i risultati dei censimenti, non è stato previsto alcun prelievo.

130 Andamento dei prelievi sul Muflone, annate Prelievi 2001 Prelievi 2002 Prelievi 2003 Prelievi 2004 % prelievo 2002 % prelievo 2003 % prelievo 2004 A.T.C. FI ,0 50,0 62,5 Aziende Faunistiche ,0 0,0 0,0 Totale ,0 23,3 31, ) Cervo La distribuzione della specie in provincia di Firenze risulta suddivisa in due nuclei ben distinti. Il primo riguarda la dorsale appenninica e prende origine dalla espansione delle popolazioni provenienti dalle Foreste Casentinesi (a nord est) e dall Appennino Pratese-Pistoiese (a nord ovest della provincia). Nel complesso a seguito di una specifica indagine distributiva svolta nell anno corrente - nella quale sono stati coinvolti tra l altro gli Agenti della Polizia Provinciale, i cacciatori di selezione ed il personale dell A.T.C. FI. 4 la specie appare presente in modo continuo nella tratto congiungente il Passo della Futa, il Passo del Giogo, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ed il Passo della Consuma, seppur con evidenti differenze di densità. Le due popolazioni suddette appaiono essere dunque oramai collegate. Il Cervo è risultato presente in 203 maglie (di 1 kmq ciascuna, coincidenti con il reticolo U.T.M.) in cui è stato suddiviso il territorio provinciale. In 58 di esse, principalmente interne o contigue al Parco Nazionale è stata rilevata attività di bramito. Distribuzione del Cervo in provincia di Firenze: maglie chilometriche con presenza della specie %U Carta della distribuzione del cervo nella Provincia di Firenze A.T.C. FIRENZE BARBERINO DI MUGELLO 2 - BORGO SAN LORENZO 3 - CALENZANO 4 - CAMPI BISENZIO 5 - DICOMANO 6 - FIESOLE 7 - FIRENZE 8 - FIRENZUOLA 9 - LONDA 10 - MARRADI 11 - PALAZZUOLO SUL SENIO 12 - PELAGO 13 - PONTASSIEVE 14 - RUFINA 15 - SAN GODENZO 16 - SAN PIERO A SIEVE 17 - SCARPERIA 18 - SESTO FIORENTINO 19 - SIGNA 20 - VAGLIA 21 - VICCHIO 19 4 %U %U 8 11 %U %U%U%U%U%U%U %U%U%U%U%U%U%U%U%U %U%U%U%U%U %U%U%U%U%U%U %U %U%U%U%U %U%U%U%U %U%U %U%U 10 %U%U 1 17 %U%U %U%U%U%U%U %U%U %U %U %U%U%U %U%U%U %U %U %U%U %U%U%U%U%U %U %U%U%U%U%U %U %U%U%U%U%U %U %U %U %U%U%U%U %U%U%U%U%U 16 2 %U%U %U%U%U%U%U %U%U%U%U%U%U%U%U %U%U%U%U%U %U %U %U %U 15 %U %U %U%U%U%U %U %U%U%U %U %U%U%U%U%U %U%U%U%U%U %U %U %U %U %U%U%U %U%U%U %U 21 %U%U%U %U%U%U %U%U%U %U%U%U %U %U%U%U%U %U%U%U %U %U %U %U %U %U %U %U %U%U %U %U %U %U %U 9%U %U 18 %U %U %U 6 13 %U 14 %U %U %U %U %U%U%U 7 %U 12 %U DISTRIBUZIONE DEL CERVO PRESENZA ACCERTATA A.T.C. FIRENZE 5 San Casciano in Val di Pesa %U%U %U %U %U %U %U Greve in Chianti %U%U %U%U Scala 1: N Dicembre 2003 Il contributo maggiore all espansione della specie è sicuramente riconducibile alla popolazione proveniente dalle Foreste Casentinesi, che si è insediata stabilmente in ampie aree fuori dal Parco nei comuni di S. Godenzo, Dicomano, Vicchio e Londa ed appare in costante espansione

131 territoriale. Viceversa la consistenza della specie nella porzione occidentale dell A.T.C. FI. 4 (popolazione dell Acquerino) non appare aver subito evidenti incrementi. Sull areale riproduttivo (quartieri degli amori) della popolazione appenninica vengono condotti annuali censimenti al bramito, e vengono registrati ed analizzati i dati relativi alle osservazioni effettuate durante i censimenti a vista operate sugli altri Cervidi. Distribuzione del Cervo in Provincia di Firenze:quartieri riproduttivi (maglie con attività di bramito) Carta della distribuzione del cervo nella Provincia di Firenze 8 A.T.C. FIRENZE BARBERINO DI MUGELLO 2 - BORGO SAN LORENZO 3 - CALENZANO 4 - CAMPI BISENZIO 5 - DICOMANO 6 - FIESOLE 7 - FIRENZE 8 - FIRENZUOLA 9 - LONDA 10 - MARRADI 11 - PALAZZUOLO SUL SENIO 12 - PELAGO 13 - PONTASSIEVE 14 - RUFINA 15 - SAN GODENZO 16 - SAN PIERO A SIEVE 17 - SCARPERIA 18 - SESTO FIORENTINO 19 - SIGNA 20 - VAGLIA 21 - VICCHIO 19 4 %U %U %U%U %U%U%U %U%U %U%U %U %U%U%U %U %U%U%U%U %U%U %U %U%U %U%U %U%U%U%U %U %U %U %U%U %U %U %U %U %U %U %U %U %U %U %U %U %U %U %U%U%U %U %U%U %U 21 %U 15 %U %U %U %U %U%U%U %U%U %U %U %U %U %U %U %U %U%U %U %U %U%U%U %U%U %U %U %U %U%U %U%U%U%U %U %U%U %U%U %U%U%U 5 %U %U %U %U 9 %U %U %U %U %U DISTRIBUZIONE DEL CERVO NEL PERIODO RIPRODUTTIVO PRESENZA ACCERTATA A.T.C. FIRENZE 5 San Casciano in Val di Pesa %U %U %U Greve in Chianti %U%U %U Scala 1: N Dicembre 2003 I risultati dei censimenti al bramito dell ultimo anno (settembre 2005) indicano una presenza di almeno 20 maschi bramitanti nel Settore Est (S. Godenzo, Dicomano, Vicchio e Londa, inclusi l A.F.V. Mugellana e il Parco Nazionale; rilievo del 30 settembre 2005) ed 8 maschi bramitanti nel Settore Ovest (Comuni di Barberino Mugello, Firenzuola, inclusa l A.F.V. La Dogana; rilievo del 29 settembre 2005). Sono in corso le elaborazioni per la stima di consistenza della popolazione e la sua ripartizione in classi di sesso ed età (sulla base della struttura di popolazione ricavata dalle osservazioni primaverili), attraverso le metodiche previste nel Protocollo. Tuttavia assumendo prudenzialmente che la percentuale dei maschi adulti bramitanti nella popolazione sia abbastanza elevata, data la fase di espansione territoriale/numerica riscontrata, può essere stimata la seguente situazione, relativa alla media della percentuale dei maschi adulti riscontrati nelle Foreste Casentinesi nel periodo ):

132 Cervo: stima della consistenza e densità della popolazione appenninica. Censimenti Punti d ascolto utilizzati Popolazione nord-orientale (Foreste Casentinesi) Popolazione nord-occidentale (Acquerino) in media 34 in media Totale capi Cervo: stima della consistenza e densità della popolazione appenninica Maschi adulti censiti in bramito (n. capi) Percentuale dei maschi adulti nella popolazione 16,4 (Mazzarone et. al. 1995) 16,4 (Mazzarone et. al. 1995) Superficie interessata dai quartieri riproduttivi ha ha Areale complessivamente popolazione occupato dalla ha ha Consistenza minima della popolazione appenninica in Provincia di Firenze Densità nell area degli amori 2,41 capi/kmq 2,95 capi/kmq Densità nell areale complessivo occupato 0,69 capi/kmq 0,84 capi/kmq La gestione della popolazione, data la limitata consistenza è rimasta di carattere conservativo, senza previsione di prelievo. Si stanno tuttavia valutando le possibilità tecnicoamministrative di iniziare a partire dagli anni prossimi, il prelievo sperimentale sulla specie nelle aree di maggiore densità. Ciò, ovviamente implica la necessità di definire l areale vocato alla gestione conservativa della specie nel Comprensorio nord della Provincia.

133 Cervo: variazioni della consistenza della popolazione appenninica tra il 2000 ed il 2005 n. capi anni acquerino foreste casentinesi Il secondo nucleo provinciale è rappresentato dalla popolazione del Chianti (comuni di Greve in Chianti, Incisa Valdarno; Comprensori Arno e Tavernelle, A.F.V. Capriolo-Querceto). La popolazione si è generata da fughe di soggetti presenti nel Parco Zoo di Caviglia (Ar) a partire dai primi anni 90, ed interessa attualmente un area posta sui Monti del Chianti e ricadente nelle province di Arezzo, Siena e Firenze. Un altro nucleo, vicino al precedente, si è originato dalla fuga di alcuni soggetti dall Allevamento a Scopo Alimentare di Montepaldi (comune di S. Casciano in Val di Pesa). L analisi della distribuzione nella sola provincia di Firenze indica la presenza accertata in 15 maglie chilometriche. Data la bassa densità rilevabile attraverso le osservazioni eseguite ed i segni di presenza, non è stato possibile determinare se l area fiorentina sia utilizzata durante il periodo degli amori. I tentativi di effettuare censimenti al bramito non hanno permesso di registrare con tale metodo alcun maschio adulto. La stima della consistenza riferibile alla provincia di Firenze è stata effettuata considerando in modo critico le osservazioni effettuate durante la caccia di selezione, durante gli interventi notturni di controllo, e durante sessioni di censimento con il faro ed in battuta (realizzate per il Capriolo). Dalla elaborazioni dei dati complessivamente raccolti si stima la presenza a maggio 2005 di circa capi (al netto dei capi abbattuti). Per tale popolazione, considerata la non vocazione alla specie delle aree occupate (elevata presenza di colture di pregio) espressa nel Piano Faunistico Provinciale, sono stati attuati a partire dal 2001 numerosi interventi di controllo, ai sensi dell art. 37 della L.R. 3/94, coordinati dalla Polizia Provinciale con interventi notturni da autoveicolo ed utilizzando i Cacciatori di selezione dei Comprensori interessati. Dal 2004 la specie è stata inserita come prelevabile (con un numero di capi illimitato e senza strutturazione di prelievo) anche durante la stagione di caccia al Daino prevista nei Comprensori a sud dell Arno dell A.T.C. FI. 5. Dal 2001, complessivamente sono stati abbattuti, a seguito di tutti gli interventi sopra citati 21 capi. Anche per il 2005 sono stati previsti interventi (controllo e caccia) su questa porzione di territorio provinciale con finalità di eradicazione ) Danni da Cervidi e Bovidi Nelle parti seguenti sono riassunti i danni provocati alle colture agro-forestali da Cervidi e Bovidi di cui sia stata effettuata liquidazione negli anni di cui si dispongano dati relativi a tutto il territorio provinciale. I danni da Ungulati hanno da sempre costituito un elemento importante nelle problematiche gestionali relative al rapporto tra fauna selvatica ed ambiente. Nonostante la crescita di consistenza

134 delle popolazioni di Cervidi avvenute negli ultimi decenni, tuttavia, l entità dei danni relativi a tali specie è sempre stata notevolmente ridotta rispetto a quella del Cinghiale. Tale rapporto, successivamente al 1995 è ben evidenziato nella figura seguente. I danni da Cervidi mostrano un trend di crescita a partire dal 95 ed hanno superato nel 2004 il 20% dei danni totali. In tutto il periodo si assiste ad un andamento dei danni da Cervidi inversamente proporzionale a quello del Cinghiale, nella determinazione del danno totale causato dalla Fauna Selvatica in tutto il territorio provinciale. Danni da Cervidi e danni da Cinghiale a confronto 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 % 40,0 cinghiale cervidi 30,0 20,0 10,0 0, Nella figura successiva è mostrato l andamento dei danni liquidati (in migliaia di euro) nel periodo in tutta la provincia, per Capriolo, Daino e Cervo in confronto sia ai danni causati dal Cinghiale, sia ai danni totali pagati ogni anno. Non sono mai stati registrati danni da Muflone. Andamento dei danni liquidati, complessivi e per gli Ungulati nel periodo euro/ danni tot. capriolo daino cervo cinghiale

135 Nelle tabelle successive sono riportati in dettaglio i danni relativi a ciascuna specie, divisi per A.T.C. e per i principali Istituti faunistici pubblici (Zone di Ripopolamento e Cattura ed altre aree a divieto di caccia), relativamente al periodo Come detto in precedenza, nel periodo considerato non sono stati liquidati danni da Muflone. Andamento dei danni da Capriolo nel periodo Danni da Capriolo euro euro euro euro euro euro A.T.C. FI , , , , , ,6 A.T.C. FI , , , , , ,2 Z.R.C. Comprensorio Nord 3.018, , , , , ,0 Z.R.C. Comprensorio Sud , , , ,2 Altri divieti 0,0 439, , ,0 867,0 0,0 Totale , , , , , ,3 Andamento dei danni da Daino nel periodo Danni da Daino euro euro euro euro euro euro A.T.C. FI , , , , , ,6 A.T.C. FI , , , , , ,5 Z.R.C. Comprensorio Nord 5.282, ,7 743,0 11, ,2 345,0 Z.R.C. Comprensorio Sud 322, , ,7 0,0 Altri divieti 457,1 0,0 82,6 430,0 0, ,0 Totale 8.353, , , , , ,8 Andamento dei danni da Cervo nel periodo Danni da Cervo euro euro euro euro euro euro A.T.C. FI ,9 837,7 941, , , ,9 A.T.C. FI. 5 0,0 32,0 0, , , ,1 Z.R.C. Comprensorio Nord 0,0 82,4 0,0 257,4 0,0 0,0 Z.R.C. Comprensorio Sud 0,0 0,0 42,7 0,0 Altri divieti 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 Totale 2.476,9 869,7 941, , , ,4 Nelle figure successive, l andamento dei danni dei Cervidi per ciascun A.T.C. viene raffrontato con i danni totali liquidati e con i danni da Cinghiale nel periodo

136 Andamento dei danni liquidati nell A.T.C. Firenze 4 relativamente agli Ungulati nel periodo danni atc fi danni tot. capriolo daino cervo cinghiale Andamento dei danni liquidati nell A.T.C. Firenze 5 relativamente agli Ungulati nel periodo danni atc fi danni tot. capriolo daino cervo cinghiale Come è possibile notare dai dati complessivamente esposti: - tra i Cervidi il Capriolo è la specie che causa complessivamente il maggior danno; i danni da tale specie, che al 2002 avevano superato i euro sono comunque notevolmente diminuiti negli anni successivi, giungendo nel 2004 a circa euro; - i danni da Daino, che avevano mostrato un aumento dal 2000 al 2002, hanno subito una netta diminuzione a partire dal 2003, soprattutto nell A.T.C. FI. 5; - il Cervo rimane ancora la specie che causa il minor numero di danni, anche se la crescita presumibile della popolazione nel prossimo futuro potrà comportare situazioni locali di gravi danneggiamenti alle colture ed al bosco; - il Cinghiale ha rappresentato e rappresenta tuttora il principale colpevole dei danni causati in provincia di Firenze dalla fauna selvatica;

137 - negli ultimi due anni si è assistito ad una stabilizzazione dei danni da Cinghiale in valore assoluto contro una leggera crescita in percentuale rispetto ai danni relativi alle altre specie; - negli ultimi due anni i danni da Cervidi sono sensibilmente diminuiti, sia in valore assoluto, sia in percentuale; - i danni complessivamente arrecati dagli altri Ungulati rappresentano circa il 12% dei danni totali nel 2003, contro il 62% del Cinghiale ) Interventi di controllo sui Cervidi Si riportano successivamente in dettaglio, le informazioni relative agli esiti di interventi di controllo effettuati su Capriolo, Daino e Cervo nella provincia di Firenze dal 2000 al 2004, in funzione dei Piani ed Atti specificatamente previsti nel periodo. Gli interventi sono stati condotti ai sensi dell art. 37 delle L.R. 3/94 e degli specifici protocolli di intervento tramite la Polizia Provinciale che ha sempre assunto funzioni di coordinamento e controllo. Alle operazioni hanno partecipato, a seconda del caso, anche Guardie Volontarie afferenti al Coordinamento Provinciale, nonché Guardie degli Istituti Faunistici o cacciatori di Selezione nominati dagli A.T.C. Gli interventi di abbattimento sono stati effettuati per l avvenuto raggiungimento di densità elevate e contestuale presenza di danni alle colture agricole. Nel caso del Daino, gli interventi si riferiscono in prevalenza alla presenza in aree non vocate alla specie, od alla necessità, in quelle vocate, di raggiungere in tempi diversi od in Istituti privati o pubblici i piani di assestamento annuali previsti dalla caccia di selezione. Gli interventi sul Cervo si riferiscono esclusivamente alle aree non vocate alla specie presenti nel Comprensorio a sud dell Arno. Da sottolineare che, dal 2003 al 2004 ai sensi delle Linee Guida sulla Gestione di Cervidi e Bovidi della Provincia, sono stati attuati sul Capriolo, dal 2002 al 2004, in preferenza con interventi di cattura e trasporto dei capi in aree protette di altre province/regioni. Le operazioni di cattura, coordinate dall Ufficio Gestione Faunistica hanno permesso complessivamente il prelievo di 79 caprioli negli ultimi 2 anni. Interventi di controllo delle popolazioni di Capriolo, Daino e Cervo nel periodo Anno Comprensorio Capriolo Daino Cervo nord sud nord sud nord sud ) Linee di gestione ) Vocazionalità territoriale Ai sensi di quanto previsto nel D.P.G.R. 13/R 2004 (art. 81), la Provincia, su proposta degli A.T.C., approva la delimitazione delle aree vocate per le specie ungulate nel territorio a caccia programmata, ovvero quelle porzioni territoriali in cui attuare la gestione conservativa delle popolazioni. L A.T.C. competente territorialmente stabilisce per ciascuna specie e per ciascuna unità di gestione, la densità obiettivo sulla quale impostare i piani di prelievo, individuando le aree in cui, nell ambito degli annuali piani di assestamento e prelievo, sia necessario intensificare e concentrare gli abbattimenti. La prima verifica dell attuazione di tale modalità di gestione avverrà al terzo anno dall approvazione del presente piano faunistico. Per le Aziende Faunistico Venatorie, salvo quanto definito ai punti successivi, la Provincia approva i piani di assestamento e prelievo dei cervidi e bovidi secondo la vocazionalità definita per

138 ciascuna specie nei territori adiacenti ai confini, adeguandone la densità obiettivo a quella delle unità di gestione confinanti, in conformità alle disposizioni dell articolo 47 Del C.R. 292/94 e per quanto riguarda l attribuzione dei danni nella fascia di 200 m dal confine delle stesse, come previsto dall articolo 47 comma 9 bis L.R. 3/94; se necessario per situazioni a rischio per la presenza di colture arboree specializzate (vigneti, oliveti, frutteti) la Provincia può proporre alle singole aziende di togliere cervidi e bovidi dalle specie di in indirizzo. Con provvedimento tecnico amministrativo la Provincia può modificare i confini definiti dalla vocazionalità del territorio, anche su proposta degli ATC, per sopraggiunte difficoltà gestionali dovute in particolare alla intensificazione di danni alle colture causati dalle singole specie. Per ciascuna specie si determina quanto segue: Capriolo - La specie costituisce una risorsa faunistica autoctona e la sua gestione deve essere effettuata per tempi e modalità con il metodo della caccia di selezione. Gli A.T.C., nelle aree dove risultano prevalenti le coltivazioni arboree specializzate, valutata la distribuzione e l entità dei danni liquidati, l entità dei prelievi effettuati, le azioni di prevenzione dei danni attuate, individuano nei piani annuali di assestamento di ciascuna unità di gestione porzioni di territorio nelle quali i prelievi debbano essere maggiormente concentrati, al fine di tendere ad una riduzione della consistenza della popolazione, individuando, se necessario, anche i periodi in cui concentrare tali prelievi. L A.T.C. competente territorialmente stabilisce per ciascuna unità di gestione, ai sensi della normativa vigente, la densità obiettivo sulla quale impostare i piani di prelievo. Daino - la specie rappresenta un elemento alloctono della fauna provinciale, anche se ormai da lungo tempo naturalizzato. L impatto del Daino sulla vegetazione forestale ed agraria risulta elevato, in considerazione delle necessità pabulari di una specie di grandi dimensioni e con una forte tendenza al raggruppamento e alla stabilità territoriale. Con il presente Piano Faunistico Venatorio si considera pertanto non vocata alla specie tutta la superficie agroforestale provinciale ad eccezione dei due Comprensori di Gestione Programmata denominati Moscheta e Vallombrosa così come individuati nelle seguenti carte.

139 Comprensorio di gestione del daino Moscheta Comprensorio di gestione del daino Vallombrosa Agli A.T.C., ciascuno per il territorio di propria competenza, spetta la elaborazione dei piani di assestamento e prelievo per i due Comprensori di Gestione Programmata, sulla base del numero di animali censiti, delle densità obiettivo stabilite e delle altre misure gestionali necessarie anche attraverso la creazione di unità di gestione specifiche. Nel restante territorio non vocato provinciale devono essere adottati interventi di prelievo (caccia e/o controllo) tesi alla eradicazione della specie. Muflone - Si conferma la vocazione per la specie del territorio occupato dalla popolazione dell Oasi del Covigliaio-Belvedere, in comune di Firenzuola. L area a gestione conservativa per la specie si estende, nell Oasi suddetta, nella A.F.V. La Traversa e nei distretti di caccia di selezione al capriolo confinanti con tali istituti. Come per il Daino, nella redazione dei Piani di gestione da parte degli A.T.C. i calcoli relativi agli animali censiti, alla densità ed alle altre misure gestionali dovranno essere riferiti alla superficie delle porzioni di Comprensorio vocate, separatamente da quelle non vocate, con le rispettive indicazioni di prelievo, anche attraverso la creazione di Unità di Gestione specifiche. Tutte le rimanenti porzioni di territorio provinciale saranno considerate non vocate, con l adozione di adeguati interventi di prelievo (caccia, controllo) tesi alla eradicazione della specie. Cervo - Alla luce delle informazioni di consistenza, densità e distribuzione indicate nei paragrafi precedenti, con il presente Piano si propone la delimitazione di una porzione di territorio finalizzato alla gestione programmata della specie, completamente ricadente nell Ambito Territoriale di Caccia FI 4, così come rappresentato nella seguente carta.

140 Comprensorio a gestione programmata del cervo appenninico Il Comprensorio a Gestione Programmata del Cervo Appenninico così individuato vuol costituire un collegamento, nella porzione appenninica della Provincia, tra le due popolazioni originate dalle Foreste Casentinesi e dalla Foresta dell Acquerino (province di Prato, Pistoia e Bologna), con la creazione di un unica popolazione. Le modalità di gestione della popolazione appenninica del Cervo dovranno essere raccordate con quelle definite dalle province limitrofe, anche extraregionali, componenti l A.C.A.T.E. (Area Cervo Appennino Tosco Emiliano), e A.C.A.To.R. (Area Cervo Appennino Tosco Romagnolo) in attuazione delle disposizioni del Reg. Regionale n. 8 del 15 novembre 2000 e del Testo Unico D.P.G.R. 13/R/2004. Per la gestione venatoria della specie l ATC Fi 4 può proporre la creazione all interno del Comprensorio a Gestione Programmata di Unità di Gestione con densità obiettivo differenziate che tengano conto del livello di sostenibilità delle realtà-agroambentali presenti. Tutto il restante territorio provinciale è considerato non vocato, in relazione alla incompatibilità di questa specie con le coltivazioni agro-forestali delle aree più soggette a coltivazioni intensive o di pregio, con l adozione di adeguati interventi di prelievo (caccia, controllo) tesi alla eradicazione della specie.

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