LA NORMATIVA SULLA DIFESA DEL SUOLO
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- Valeria Di Pietro
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1 LA NORMATIVA SULLA DIFESA DEL SUOLO R.D. 25 luglio 1904, n Testo Unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche delle diverse categorie. R.D. 11 dicembre 1933, n Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici. Legge 19 marzo 1952, n.148, Legge 25 gennaio 1962, n.11, Legge 27 luglio 1967, n.632 relative alla pianificazione nella sistematica regolazione delle acque. D.P.R. 15 gennaio 1972, n.8; Legge 22 luglio 1975, n.382; D.P.R. 24 luglio 1977, n trasferimento alle Regioni di funzioni amministrative statali. Legge 8 agosto 1985, n. 431 (Galasso) -. concernente disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale. Legge 18 maggio 1989, n Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo. Legge 24 febbraio 1992, n Istituzione del Servizio nazionale di protezione civile. Riforma Bassanini (L. 59/97 e D.Lgs. 112/1998) Trasferimento a Regioni e enti locali di competenze in materia di difesa del suolo e protezione civile. Legge 3 agosto 1998, n Conversione in legge con modificazioni del decreto legge 11 giugno 1998, n. 180 (Sarno) recante Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico e a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania. Legge 11 dicembre 2000, n Conversione in legge con modificazioni del decreto legge 12 ottobre 2000, n. 279 (Soverato), recante Interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato e in materia di protezione civile, nonché a favore di zone colpite da calamità naturali.
2 Regio Decreto del 25 luglio del 1904, n. 523 (Testo Unico sulle Opere Idrauliche) Vengono precisate le disposizioni di legge relative alle opere idrauliche delle diverse categorie. Quelle relative alle acque pubbliche vengono quindi suddivise in cinque differenti settori: I categoria opere di preminente interesse nazionale II categoria opere di primaria importanza per la difesa dalle popolazioni III categoria opere di importanza finanziaria IV, V categoria opere di difesa di beni personali precisando anche in quale proporzione Stato, Comuni e Province devono contribuire economicamente alla loro realizzazione e gestione. I, II sotto il controllo statale (Ministero LL. PP., Province-Genio Civile), con Servizio di Guardia Idraulica. III, IV, V Comuni, consorzi di III e IV categoria, privati. Regola inoltre, con specifici divieti, gli interventi sulle acque pubbliche (es: divieto di piantagioni sugli argini e negli alvei)
3 Testo unico 11 dicembre 1933, n.1775 (disposizioni sulle acque ed impianti elettrici) E una legge fondamentale che disciplina l uso delle acque, con particolare riferimento alla produzione di energia idroelettrica e alla bonifica idraulica. La legge anzitutto definisce "acque pubbliche" tutte le acque sorgenti, fluenti e lacuali che, considerate sia isolatamente, per la loro portata o per l ampiezza del rispettivo bacino imbrifero, sia in relazione al sistema idrografico cui appartengono, abbiano interesse o acquistino l attitudine a qualsiasi uso di pubblico generale interesse (concetto peraltro modificato dalla legge 36/94 che estende la pubblicità a tutte le acque). Vengono abolite le concessioni perpetue e si stabilisce un regime di concorrenza tra i richiedenti nuove concessioni, con preferenza per quelle che presentino la migliore utilizzazione idraulica o soddisfino interessi pubblici essenziali. Tutte le competenze tecniche ed amministrative sono accentrate presso il Ministero dei Lavori Pubblici (norma successivamente modificata col decentramento regionale). Istituzione dei Consorzi (di Bonifica, Irrigui), eventualmente obbligatori.
4 D.P.R. 15 gennaio 1972, n.8; legge 22 luglio 1975, n.382; D.P.R. 24 luglio 1977, n.616 (trasferimento alle Regioni di funzioni amministrative statali) Il D.P.R. 8/1972 ha attuato un parziale trasferimento alle Regioni delle funzioni statali in materia di acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale. Il decentramento di funzioni amministrative - fino ad allora di esclusiva competenza statale - non è integrale, nel senso che rimangono (allora) di competenza dello Stato alcune fondamentali funzioni in materia di acqua, fra le quali: la dichiarazione di pubblicità delle acque, la disciplina degli usi e la concessione per grandi derivazioni, le opere idrauliche di I e II categoria, il controllo della realizzazione delle dighe. Questa ripartizione di competenze fra Stato e Regioni, se riferita ad un unico bacino idrografico, non può non creare qualche disfunzione.
5 Legge 18 maggio 1989, n.183 e seguenti (norme per la difesa del suolo) Tutta la materia dell inquinamento idrico e del suolo ha subito notevoli rivolgimenti con la legge 183/89 che stabilisce che le Autorità di bacino sovrintendono alle acque che si scaricano nell ambito del bacino di competenza. La legge è un importante tentativo di razionalizzare gli interventi in un bacino idrografico, superando, almeno a livello programmatico, la frammentazione di competenze fra lo Stato, le Regioni, le Province e tra i diversi Ministeri. Si tratta di una legge fondamentale per la pianificazione delle risorse idriche perché mira non solo ad assicurare la difesa del suolo, ma anche ad attuare il risanamento delle acque e la fruizione e gestione del patrimonio idrico allo scopo di raggiungere un razionale sviluppo economico e sociale. Per conseguire queste finalità la legge prevede una serie di azioni di carattere conoscitivo, programmatorio, gestionale e di controllo che coinvolgendo tutti gli enti territoriali (Stato, Regioni, Enti locali minori) fanno leva sui "bacini idrografici" ritenuti ambiti ottimali per i detti ambiti di salvaguardia.
6 Gli elementi caratterizzanti la legge 183/89 sono i seguenti: - la suddivisione dei bacini idrografici in bacini di interesse nazionale (Po, Adige, fiumi veneti, Arno, Tevere, Liri-Garigliano-Volturno), bacini interregionali e bacini regionali; -ai bacini di interesse nazionale è preposta un Autorità che ha come elementi referenti il Ministero dei Lavori Pubblici ed il Ministero dell Ambiente; -ai bacini interregionali sono preposti due comitati (istituzionale e tecnico) costituiti di concerto fra le regioni interessate; -strumento fondamentale per l attuazione degli scopi della legge è il "piano di bacino", che viene adottato dalle Autorità di bacino per i bacini di interesse nazionale e dalle Regioni per gli altri bacini. Sono da considerare elementi positivi della legge l organizzazione e la riaffermazione dell unitarietà del bacino idrografico come sistema fisico e l indicazione esplicita di vincoli economici e sociali nella gestione delle risorse idriche. Il piano di bacino viene definito dalla legge come lo "strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d uso finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione delle acque sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato". l art. 17 precisa inoltre che il "piano di bacino" non elimina gli altri "piani" e i conseguenti interventi di settore, ma è un piano aggiuntivo, che va coordinato "con i programmi nazionali, regionali e sub regionali di sviluppo economico e di uso del suolo" e che - una volta approvato - acquista una maggior forza rispetto sia agli altri piani di tutela dell ambiente (piani di risanamento delle acque, ecc.) sia ai piani urbanistici, essendo previsto l obbligo per le autorità competenti di rivedere detti piani per adeguarli al piano di bacino.
7 Legge 3 agosto 1998, n Conversione in legge con modificazioni del decreto legge 11 giugno 1998, n. 180 recante Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico e a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania Entro il 30 giugno 1999 le autorità di bacino di rilievo nazionale e interregionali e le regioni per i restanti bacini adottano piani stralcio di bacino per l assetto idrogeologico individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico. Adozione delle misure di salvaguardia per le aree così individuate. La composizione del C.I. è integrata dal Ministro delegato per il coordinamento della protezione civile. Legge 11 dicembre 2000, n Conversione in legge con modificazioni del decreto legge 12 ottobre 2000, n. 279, recante Interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato e in materia di protezione civile, nonché a favore di zone colpite da calamità naturali Articolo 1 bis Procedura per l adozione dei progetti di piani stralcio L adozione dei piani stralcio per l assetto idrogeologico è effettuata entro e non oltre sei mesi dalla data di adozione del relativo progetto di piano. Le regioni convocano una conferenza programmatica con province e comuni interessati (parere); Il C.I. tiene conto delle determinazioni della conferenza in sede di adozione del piano.
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