CERTIFICAZIONE ISO 9001:2008 Produzione di tiranti di ancoraggio permanenti e provvisori
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- Michele Bertini
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1 Produzione tiranti permanenti e provvisori secondo UNI EN 1537, assistenza tecnica alla posa, attrezzature per la messa in opera, fornitura di dispositivi per l ingegneria strutturale, assistenza tecnica ingegneristica alla cantieristica, fornitura di trefolo secondo: EN 10138, ASTM A416/98 e ASTM A779/90 CERTIFICAZIONE ISO 9001:2008 Produzione di tiranti di ancoraggio permanenti e provvisori
2 Rev. 0/ MANUALE DI MONTAGGIO, ISTALLAZIONE E MANUTENZIONE DEL TIRANTE TIPO ISI-02 Premessa Il tirante permanente ISI 02, riportato nella rappresentazione grafica in allegato 1, è dotato di n. 4 tubetti 16x20 mm necessari ad eseguire le operazioni di iniezioni. I tubetti di cui sopra, sono identificati da opportune colorazioni in base alla loro funzione. 1. MONTAGGIO ED ISTALLAZIONE DEL PRODOTTO TIRANTE IN OGGETTO Nella sostanza i colori identificati possono essere di seguito riportati: Tubetto Geometria Fase esecutiva BLU Diam. Int. 16 / Diam. Est. 20 VERDE Diam. Int. 16 / Diam. Est. 20 Sfiato iniezione corrugata ROSSO Diam. Int. 16 / Diam. Est. 20 Iniezione parte libera GRIGIO Diam. Int. 16 / Diam. Est. 20 Iniezione corrugata 1.1. SEQUENZA OPERAZIONI DI MONTAGGIO Di seguito sono riportate le operazioni necessarie e propedeutiche all istallazione del tirante in oggetto, che, in linea di principio dovrebbero essere eseguite nel sito di costruzione, salvo diversa organizzazione interna dello stesso con particolare riferimento alle impostazioni della Direzione Lavori o dell impresa esecutrice (sempre in accordo con la DD.LL.). a) identificare il tirante tramite l apposito cartellino identificativo fissato su ogni rotolo b) Taglio delle reggiature metalliche e srotolamento del tirante Questa operazione è sempre consigliata all arrivo dei tiranti in cantiere, ne garantisce una più corretta conservazione.
3 c) esecuzione dei fori di perforazione d) inserimento del tirante nel foro di perforazione Ciò preserva l integrità degli stessi nella movimentazione. Tutti i tiranti sono forniti con la parte libera sigillata da una nastratura che deve essere rimossa solo in fase d infilaggio nel foro di perforazione SEQUENZA OPERAZIONI DI ISTALLAZIONE Le fasi successive sono identificative delle operazioni necessarie per completare in modo corretto la procedura di istallazione del tirante in oggetto. 1) iniezione primaria della fondazione Iniezione interna del bulbo della fondazione avviene tramite il tubetto grigio 16x20 mm., fino allo sfiato dal tubetto verde 16x20 mm. Si procede alla piegatura dei tubi all uscita per mantenere la miscela cementizia. Non eccedere con la pressione dell iniezione da considerare al massimo pari a 2 bar. 2) iniezione primaria della fondazione tramite il tubetto blu 16x20 mm Pompare cemento in pressione fino ad un max. di 10 bar, piegare il tubo all uscita per mantenere se possibile la pressione data. Eventuali infiltrazioni di cemento nella parte libera esterna, sono tollerate perché confinate dal tampone. 3) esecuzione dell iniezione della parte libera tramite tubo rosso 16x20 mm Nella parte libera è predisposto il tubetto rosso che sarà iniettato, verificando la fuoriuscita della miscela cementizia dalla guaina liscia di protezione. 4) inserire la piastra Questa operazione è successiva alla verifica della compatibilità della stessa con i diametri di perforazione; differentemente si procede all inserimento di una sottopiastra di ripartizione che deve essere calcolata di volta in volta secondo le varie esigenze di cantiere. Si consiglia, a tal punto, di consultare il nostro reparto tecnico.
4 5) verificare che i trefoli siano privi di incrostazioni di cemento o ossidazioni Se il trefolo presenta superficialmente le suddette condizioni, si procede alla loro pulitura con un energica spazzolatura manuale (mediante anche l impiego di apposita strumentazione meccanica). 6) inserire le bussole coniche Si verifica che esse non siano ossidate, diversamente cospargere la parte interna di grasso e consultare il nostro reparto tecnico. 7) inserire i morsetti sui trefoli Battere i morsetti con un tubo in modo da portarli in posizione accostandoli il più possibile alla bussola. Si evidenzia che eventuale ossidazione dei cunei potrebbe non produrre il grip necessario al trasferimento degli sforzi. 8) procedere alla tesatura graduale verificando la tenuta della fondazione. 9) non verificando cedimenti della fondazione procedere alla tesatura al valore richiesto.
5 2. MANUTENZIONE DEL TIRANTE IN OGGETTO La manutenzione del prodotto tirante, una volta confezionato, deve essere necessariamente distinta in due fasi temporali e nel particolare: Ricovero del prodotto nella fase successiva la sua realizzazione nello stabilimento produttivo; Ricovero nel sito di costruzione prima delle fasi e delle operazioni descritte nei paragrafi precedenti relativamente al montaggio ed istallazione del prodotto MANUTENZIONE DEL TIRANTE NEL SITO PRODUTTIVO Il tirante prodotto e confezionato in forma circolare con un diametro di circa 2,00 metri, è depositato all interno dello stabilimento produttivo in posizione verticale, all interno di apposite aree di stoccaggio, pronto per essere caricato sui mezzi di trasporto. In questo modo si evita di esporre il tirante alle intemperie climatiche avendo cura anche del suo corretto posizionamento MANUTENZIONE DEL TIRANTE NEL SITO DI COSTRUZIONE Alla stregua del punto 2.1. prima descritto, il tirante trasportato nel sito produttivo dovrebbe essere posto a riparo dalle intemperie ammesso che lo stesso sia istallato in tempi non lunghi rispetto alla data di arrivo in cantiere. Dovrebbero essere localizzate delle aree di stoccaggio del prodotto in apposite zone in base al piano di gestione ed organizzazione del cantiere, per evitare ingombri ed intralci alle normali operazioni di sito ed evitare che le eventuali movimentazioni di mezzi e personale addetto presente in cantiere possano danneggiare il tirante. A seconda della commessa l area di stoccaggio di cui sopra deve essere caratterizzata da opportuni dimensioni in pianta.
6 3. IL PIANO DI MANUTENZIONE Il piano di manutenzione delle strutture è il documento complementare al progetto strutturale che ne prevede, pianifica e programma tenendo conto degli elaborati progettuali esecutivi dell'intera opera l'attività di manutenzione, al fine di mantenerne nel tempo la funzionalità, le caratteristiche di qualità l'efficienza ed il valore economico. I manuali d'uso e di manutenzione rappresentano gli strumenti con cui l'utente si rapporta con la struttura: direttamente utilizzandolo evitando comportamenti anomali che possano danneggiarne o comprometterne la durabilità e le caratteristiche; attraverso i manutentori che utilizzeranno così metodologie più confacenti ad una gestione che coniughi economicità e durabilità del bene. A tal fine, i manuali definiscono le procedure di raccolta e di registrazione dell'informazione nonché le azioni necessarie per impostare il piano di manutenzione e per organizzare in modo efficiente, sia sul piano tecnico che su quello economico, il servizio di manutenzione. Il manuale d'uso mette a punto una metodica di ispezione dei manufatti che individua sulla base dei requisiti fissati dal progettista in fase di redazione del progetto, la serie di guasti che possono influenzare la durabilità del bene e per i quali, un intervento manutentivo potrebbe rappresentare allungamento della vita utile e mantenimento del valore patrimoniale. Il manuale di manutenzione invece rappresenta lo strumento con cui l'esperto si rapporta con il bene in fase di gestione di un contratto di manutenzione programmata. Il programma infine è lo strumento con cui, chi ha il compito di gestire il bene, riesce a programmare le attività in riferimento alla previsione del complesso di interventi inerenti la manutenzione di cui si presumono la frequenza, gli indici di costo orientativi e le strategie di attuazione nel medio e nel lungo periodo. Il piano di manutenzione è organizzato nei tre strumenti individuati dall'art. 40 del regolamento LLPP ovvero: a) il manuale d'uso; b) il manuale di manutenzione; c) il programma di manutenzione; c1) il sottoprogramma delle prestazioni, che prende in considerazione, per classe di requisito, le prestazioni fornite dal bene e dalle sue parti nel corso del suo ciclo di vita; c2) il sottoprogramma dei controlli, che definisce il programma delle verifiche e dei controlli al fine di rilevare il livello prestazionale (qualitativo e quantitativo) nei successivi momenti della vita del bene, individuando la dinamica della caduta delle prestazioni aventi come estremi il valore di collaudo e quello minimo di norma;
7 c3) il sottoprogramma degli interventi di manutenzione, che riporta in ordine temporale i differenti interventi di manutenzione, al fine di fornire le informazioni per una corretta conservazione del bene. Tali strumenti devono consentire di raggiungere, in accordo con quanto previsti dalla norma UNI Criteri di stesura dei manuali d'uso e di manutenzione almeno i seguenti obiettivi, raggruppati in base alla loro natura: 1) Obiettivi tecnico - funzionali: - istituire un sistema di raccolta delle "informazioni di base" e di aggiornamento con le "informazioni di ritorno" a seguito degli interventi, che consenta, attraverso l'implementazione e il costante aggiornamento del "sistema informativo", di conoscere e manutenere correttamente l'immobile e le sue parti; - consentire l'individuazione delle strategie di manutenzione più adeguate in relazione alle caratteristiche del bene immobile ed alla più generale politica di gestione del patrimonio immobiliare; - istruire gli operatori tecnici sugli interventi di ispezione e manutenzione da eseguire, favorendo la corretta ed efficiente esecuzione degli interventi; - istruire gli utenti sul corretto uso dell'immobile e delle sue parti, su eventuali interventi di piccola manutenzione che possono eseguire direttamente; sulla corretta interpretazione degli indicatori di uno stato di guasto o di malfunzionamento e sulle procedure per la sua segnalazione alle competenti strutture di manutenzione; - definire le istruzioni e le procedure per controllare la qualità del servizio di manutenzione. 2) Obiettivi economici: - ottimizzare l'utilizzo del bene immobile e prolungarne il ciclo di vita con l'effettuazione d'interventi manutentivi mirati; - conseguire il risparmio di gestione sia con il contenimento dei consumi energetici o di altra natura, sia con la riduzione dei guasti e del tempo di non utilizzazione del bene immobile; - consentire la pianificazione e l'organizzazione più efficiente ed economica del servizio di manutenzione. Il presente Piano di manutenzione riguardante le strutture previsto dalle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14 gennaio 2008 e dalla relativa Circolare Esplicativa 2 febbraio 2009, 617). è redatto seguendo le indicazioni contenute sull'articolo 40 del D.P.R. 554/99.
8 DURABILITA DEL TIRANTE TIPO ISI-02 : pari alla vita utile della struttura in cui sono istallati (in accordo alla UNI EN 1537:2002) Cause Guasti visibili Controlli Cause possibili Intervento Periodicità controlli Corrosione Degrado che implica l'evolversi di Distacco del copriferro e formazione di un processo chimico: colature di ruggine, aspetto degradato. rigonfiamenti del copriferro. Fattori esterni ambientali o climatici, incompatibilità dei materiali e dei componenti, mancata manutenzione. Energica Spazzolatura del trefolo e degli elementi in acciaio oggetto di corrosione. Realizzazione di apposita verniciatura protettiva oltre che messa in opera di opportuna protezione 3/6 mesi Danneggiamento Diminuzione più o meno grave ed evidente di efficienza e di Presenza di lesioni, aspetto degradato. consistenza di un elemento. Cause accidentali, atti di vandalismo. Verificare la possibilità di recuperare il sistema in seguito al danneggiamento in accordo alle disposizioni progettuali e di concerto con la direzione lavori. Prevedere anche varianti di progetto mediante l'istallazione di nuovi elementi strutturali. quando necessario Deformazione Lesione Rottura Degradazione chimico-fisica Alterazione duratura dell'aspetto e della configurazione, misurabile Inflessione visibile; rigonfiamenti; dalla variazione delle distanze tra distacchi; lesioni. i suoi punti. Presenza di carichi superiori a quelli di calcolo, cedimenti del terreno al di sotto del piano di posa Rimozione di carichi e/o ripristino strutturale, progettazione di rinforzi, sottofondazioni locali, eliminazione delle cause delle eventuali modifiche geomorfologiche del terreno. Rottura che si manifesta in una Fenditure interne più o meno ramificate Schiacciamento per carico localizzato. qualsiasi struttura quando lo (es. lesione isolata, diffusa, a croce, Schiacciamento dovuto al peso proprio. Ritiro Ispezione tecnico specializzato, progettazione di rinforzi, sforzo a cui è sottoposta supera cantonale, a martello, verticale, a 45, della boiacca per granulometria troppo piccola locali, eliminazione delle cause delle eventuali modifiche la resistenza corrispondente del ecc.) e profonde (es.lesione capillare, dell'inerte o per eccesso di legante. Cicli di gelo e geomorfologiche del terreno. materiale. macroscopica, ecc.). disgelo. Penetrazione di acqua. Cause accidentali, atti di vandalismo, Verificare la possibilità di recuperare il sistema in seguito Menomazione dell'integrità di un superamento dei carichi di progetto, cambiamenti al danneggiamento in accordo alle disposizioni progettuali Perdita delle capacità portanti, aspetto elemento e danneggiamento delle condizioni locali del terreno di fondazione - e di concerto con la direzione lavori. Prevedere anche degradato. grave. variazioni del livello di falda,delle condizioni varianti di progetto mediante l'istallazione di nuovi elementi meccaniche del terreno. strutturali. Modificazione che implica un peggioramento. Indurimento, variazione della rugosità superficiale, fessurizzazione e scorrimenti plastici permanenti con conseguenti distacchi. Esposizione prolungata ai raggi ultravioletti. Salti termici (cicli di gelo e disgelo ). Errata valutazione dell'idoneità del materiale al contesto climatico. Energica Spazzolatura del trefolo e degli elementi in acciaio oggetto di corrosione. Realizzazione di apposita verniciatura protettiva oltre che messa in opera di opportuna protezione 3/6 mesi quando necessario quando necessario 3/6 mesi Cause, danneggiamenti e periodicità controlli
9 A L L E G A T O 1 : Rappresentazione grafica del tirante tipo ISI-02 Armatura in trefolo diametro 0.6" (f ptk = 1860 MPa) Trefolo Viplato o non viplato (vedere dettaglio offerta) Protezione Parte Libera (Guaina Liscia) Tubo di iniezione Parte Libera (interno guaina liscia) Tampone per la separazione ermetica tra Parte Libera e fondazione Tubo di Sfiato Parte Attiva (Fondazione) Collegamento dei Trefoli mediante nastratura Distanziatore interno (garantisce l'andamento sinusoidale dell'armatura) Tubo di iniezione Parte Attiva (Fondazione) Protezione parte attiva (Fondazione) - Guaina Corrugata Tubo di Iniezione Primaria
10 TIRANTE PERMANENTE - TIPO ISI - 02 Armatura in trefolo diametro 0.6" (fptk = 1860 MPa) n. Trefoli tipo piastra dimensione carico massimo 2 ISI - 2F 180 x 20 mm 300,00 kn Protezione Parte Libera (Guaina Liscia) 3 4 * ISI - 3F ISI - 4F 220 x 25 mm 220 x 25 mm 450,00 kn 600,00 kn 5 ISI - 5F 240 x 30 mm 0,00 kn 6 ISI - 6F 270 x 35 mm 900,00 kn Tubo di iniezione Parte Libera (interno guaina liscia) 7 ISI - 7F 280 x 40 mm 1050,00 kn A A' 8 ISI - 8F 320 x 40 mm 1200,00 kn 9 ISI - 9F 320 x 40 mm 1350,00 kn * rappresentazione delle sezione riferite al tirante a n.4 trefoli B B' Tampone per la separazione ermetica tra Parte Libera e fondazione Sezione A-A' scala 1:20 Sezione B-B' scala 1:20 C C' Tubo di Sfiato Parte Attiva (Fondazione) D D' Collegamento dei Trefoli mediante nastratura Distanziatore interno (garantisce l'andamento sinusoidale dell'armatura) Tubo di iniezione Parte Attiva (Fondazione) Sezione C-C' scala 1:20 Sezione D-D' scala 1:20 Protezione parte attiva (Fondazione) - Guaina Corrugata Tubo di Iniezione Primaria I.S.I. Italia s.r.l. - Produzione di tiranti di ancoraggio per uso geotecnico
11 TIRANTE PERMANENTE - TIPO ISI - 02 Sezione A-A': n.2 trefoli Sezione A-A': n.3 trefoli Sezione A-A': n.4 trefoli Sezione A-A': n.5 trefoli TRE FOLO S ezione 0,6" TUBI DI SFIATO diam 16 /20 mm TUBI DI SFIATO TUBI DI SFIATO diam 16 /20 mm diam 16 /20 mm TUBI DI SFIATO A' A Sezione A-A': n.6 trefoli Sezione A-A': n.7 trefoli Sezione A-A': n.8/9 trefoli TRE FOLO TRE FOLO S ezione 0,6" S ezione 0,6" TUBI DI SFIATO TUB I DI SFIATO diam 16 /20 mm diam 16 /20 mm TRE FOLO S ezi one 0,6" TUBI DI SFIATO Caratteristiche Geometriche Guaina liscia trefoli Vipla no vipla / I.S.I. Italia s.r.l. - Produzione di tiranti di ancoraggio per uso geotecnico Scala sezioni 1:20
12 TIRANTE PERMANENTE - TIPO ISI - 02 Sezione B-B': n.2 trefoli Sezione B-B': n.3 trefoli Sezione B-B': n.4 trefoli Sezione B-B': n.5 trefoli TU BI DI INIEZIONE TU BI DI INIEZIONE Distanziatore interno (6 posizioni) D istanziatore interno (6 posizioni) TU BI D I INIEZIONE D istanziatore interno (6 posizioni) Distanziatore interno (6 posizioni) B' B Sezione B-B': n.6 trefoli Sezione B-B': n.7 trefoli Sezione B.B': n.8/9 trefoli Caratteristiche Geometriche Guaina corrugata TU BI D I INIEZIONE trefoli Vipla no vipla D istanziatore interno (6 posizioni) TU BI D I INIEZIONE Distanziatore interno (8 posizioni) TU BI D I INIEZIONE Distanziatore interno (8 posizioni) 8/ I.S.I. Italia s.r.l. - Produzione di tiranti di ancoraggio per uso geotecnico Scala sezioni 1:20
13 TIRANTE PERMANENTE - TIPO ISI - 02 TIRANTE n.2 trefoli n.3 trefoli n.4 trefoli n.5 trefoli n.6 trefoli n.7 trefoli n.8 trefoli n.9 trefoli PIASTRA BLOCCAGGIO LISCIA CORRUGATA INIEZIONE SFIATO Acciaio S 2 JR diam. 80 mm diam. mm dia. 16/20 mm dia. 16/20 mm sp. 2,00 mm sp. 1,0 mm Sp. 2,00 mm Sp. 2,00 mm dim. 180 x 20 mm Acciaio S 2 JR dim. 220 x 25 mm Acciaio S 2 JR dim. 220 x 25 mm Acciaio S 2 JR dim. 240 x 30 mm Acciaio S 2 JR dim. 270 x 35 mm Acciaio S 2 JR dim. 280 x 40 mm Acciaio S 2 JR dim. 310 x 40 mm Acciaio S 2 JR dim. 320 x 40 mm SISTEMA DI BLOCCAGGIO GUAINE PLASTICHE TUBI IN PLASTICA diam. 80 mm sp. 2,00 mm diam. 80 mm sp. 2,00 mm diam. 80 mm sp. 2,00 mm diam. mm sp. 2,00 mm diam. mm sp. 2,00 mm diam. mm sp. 2,50 mm diam. mm sp. 1,0 mm diam. mm sp. 1,0 mm diam. mm sp. 1,0 mm diam. 90 mm sp. 1,0 mm diam. 90 mm sp. 1,0 mm dia. 16/20 mm dia. 16/20 mm Sp. 2,00 mm Sp. 2,00 mm diam. 110 mm dia. 16/20 mm dia. 16/20 mm sp. 1,5 mm Sp. 2,00 mm Sp. 2,00 mm diam. mm diam. 110 mm dia. 16/20 mm dia. 16/20 mm sp. 2,50 mm sp. 1,5 mm Sp. 2,00 mm Sp. 2,00 mm dia. 16/20 mm dia. 16/20 mm Sp. 2,00 mm Sp. 2,00 mm dia. 16/20 mm dia. 16/20 mm Sp. 2,00 mm Sp. 2,00 mm dia. 16/20 mm dia. 16/20 mm Sp. 2,00 mm Sp. 2,00 mm dia. 16/20 mm dia. 16/20 mm Sp. 2,00 mm Sp. 2,00 mm PUNTALE IN PLASTICA SACCO DISTANZIATORE OTTURATORE / IN PLASTICA TUBO VALV. Lunghezza iniezione primaria Lunghezza iniezione parte fondazione Lunghezza sfiato parte fondazione Lunghezza iniezione parte libera Lunghezza parte libera Lunghezza parte fondazione Lunghezza totale tirante Lunghezza armatura in trefolo
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