PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE (P.T.P.C.) TRIENNIO
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1 PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE (P.T.P.C.) TRIENNIO Adottato con Deliberazione G.C. n. 34 del Approvato in via definitiva con Deliberazione G.C. n. 75 del Pag. 1 di 78 -
2 RELAZIONE INTRODUTTIVA LE FINALITA DEL PIANO DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE Con la legge 6 novembre 2012, n. 190 recante Disposizioni per la prevenzione e la pressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione è stato introdotto nel nostro ordinamento un sistema organico di prevenzione e contrasto della corruzione secondo una strategia articolata su due livelli: nazionale e decentrato. A livello nazionale, un ruolo fondamentale è svolto dal Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.). Tale piano è stato predisposto dal Dipartimento della Funzione Pubblica (D.F.P.), sulla base delle linee guida definite dal Comitato interministeriale e approvato con deliberazione n. 72/2013 dalla Commissione Indipendente per la Valutazione, l Integrità e la Trasparenza (C.I.V.I.T., ora A.N.AC.), individuata dalla legge quale Autorità nazionale anticorruzione. A livello decentrato ogni pubblica amministrazione definisce un Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (P.T.P.C.) che, sulla base delle indicazioni contenute nel P.N.A., rappresenta il documento programmatico fondamentale per la strategia di prevenzione all interno dell Ente. Affinché un Piano anticorruzione sia davvero efficace è basilare una impostazione basata sulla prevenzione e sulla formazione della cultura della legalità, rendendo residuale la funzione di repressione dei comportamenti difformi. Il P.T.P.C. si configura come uno strumento dinamico che pone in atto un processo ciclico, nell'ambito del quale le strategie e le misure ideate per prevenire e contrastare i fenomeni corruttivi vengono individuate, sviluppate o modificate a seconda delle risposte ottenute in fase di applicazione a livello decentrato da parte dell amministrazione. In tal modo si possono progressivamente mettere a punto strumenti di prevenzione e contrasto sempre più mirati e incisivi. Il concetto di corruzione va inteso in senso lato, così da ricomprendervi anche le situazioni in cui, a prescindere dalla rilevanza penale dei comportamenti, un soggetto, nell esercizio dell attività amministrativa, abusi del potere che gli è stato affidato al fine di ottenere un vantaggio privato. In sintesi, è possibile affermare che il Piano anticorruzione rappresenta lo strumento con il quale l Amministrazione, analizzando e intervenendo sulla propria organizzazione, individua i comportamenti che, potenzialmente hanno come conseguenza un abuso della funzione affidata, che si traduce in un malfunzionamento della macchina amministrativa, che, a sua volta, provoca una strumentalizzazione delle potestà pubblicistiche. Di conseguenza, il Piano deve prevedere, in relazione alla natura e alla dimensione dell organizzazione e al tipo di attività svolte, misure idonee a garantire lo svolgimento dell attività nel rispetto della legge e a scoprire ed eliminare tempestivamente situazioni di rischio del verificarsi della perpetrazione dei comportamenti illegali o corrotti. - Pag. 2 di 78 -
3 NORMATIVA IN MATERIA DI ANTICORRUZIONE Legge 6 novembre 2012 n Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione; Piano Nazionale Anticorruzione (PNA), approvato con delibera CIVIT n.72/2013; Linee di indirizzo del Comitato Interministeriale (d.p.c.m ) approvate il ; decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell'articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190 ; decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni, approvato dal Governo il 15 febbraio 2013, in attuazione di commi 35 e 36 dell art. 1 della l. n.190 del 2012 ; decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39 Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a norma dell'articolo 1, commi 49 e 50, della legge 6 novembre 2012, n.190 ; decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013, n. 62 Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell'articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 ; Intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali sancita dalla Conferenza Unificata nella seduta del 24 luglio 2013 per l attuazione dell art.1, commi 60 e 61, della legge 6 novembre 2012, n.190; Codice di comportamento dei dipendenti del Comune di Osimo approvato con Deliberazione G.C. n. 8 del 15/01/ Pag. 3 di 78 -
4 NOMINA DEL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE Il Sindaco con decreto n del , ha nominato il Segretario Generale, Dott. Luigi Albano, Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPC), per lo svolgimento delle attività ad esso attribuite dalla L.190/2012. Il Segretario generale ha provveduto, quindi, ad avviare il processo di predisposizione del Piano, in conformità delle Linee di indirizzo del Comitato interministeriale adottate il 13 marzo 2013 e del Piano Nazionale Anticorruzione, predisposto dal Dipartimento della Funzione Pubblica ed approvato dalla CIVIT, Autorità Nazionale Anticorruzione. Secondo quanto previsto dalla Circolare n.1 della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 25 gennaio 2013, è stata evitata la sovrapposizione tra le figure di Responsabile della prevenzione della corruzione e quella di Responsabile dell Ufficio per i procedimenti disciplinari per non realizzare un conflitto di interesse, tra attività di estrema rilevanza, considerate incompatibili tra loro. A tal fine con deliberazione G.C. n. 307 del 13/11/2013 è stato costituito l Ufficio per i Procedimenti Disciplinari modificando il Regolamento per il funzionamento degli uffici e dei servizi. LE FASI DELLA REDAZIONE DEL PIANO ANTICORRUZIONE DEL COMUNE DI OSIMO Il Piano anticorruzione, redatto in conformità del Piano Nazionale Anticorruzione (PNA) e dei provvedimenti adottati dal Dipartimento della Funzione Pubblica e dall Autorità Nazionale Anticorruzione ANAC (ex CIVIT), ha seguito il seguente iter procedimentale : 1) Mappatura dei processi e valutazione dei rischi da parte del Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPC); 2) Individuazione delle misure per la gestione del rischio; 3) Pubblicazione sul sito di un avviso pubblico per la consultazione preventiva dei cittadini e dei soggetti portatori di interesse in relazione ai contenuti del PNA e dei suoi allegati; 4) Adozione schema Piano Triennale di Prevenzione della corruzione; 5) Pubblicazione schema Piano Triennale di Prevenzione della corruzione adottato; 6) Approvazione definitiva del Piano; 7) Aggiornamenti annuali del Piano.. - Pag. 4 di 78 -
5 1) Mappatura dei processi e valutazione dei rischi da parte del Responsabile della Prevenzione della Corruzione (RPC) Il comma 16 dell art. 1 della Legge n. 190/2012 e il PNA (allegato 1) individuano le Aree di Rischio come segue: AREA Acquisizione e progressione del personale AREA Affidamento di lavori, servizi e forniture AREA Autorizzazioni e concessioni AREA concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, etc. Il Segretario Generale, in qualità di Responsabile della Prevenzione della Corruzione, ha provveduto: all individuazione dei processi da includere nell ambito di ciascuna area e procedere alla valutazione del rischio corruzione per ciascun processo mappato; alla definizione delle misure idonee a prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione. L individuazione delle aree da parte del legislatore rappresenta il contenuto minimo del Piano e si riferisce a quelle aree che maggiormente necessitano di un presidio, mediante l implementazione di misure di prevenzione. In questa fase la valutazione del rischio e le misure di prevenzione sono state riferite alle 4 aree obbligatorie indicate dal PNA e sopra riportate, con l aggiunta di due ulteriori AREE: Controllo, viabilità e Territorio e Provvedimenti di pianificazione urbanistica generale ed attuativa. L implementazione di ulteriori aree di rischio verrà effettuata nelle prossime annualità. Rispetto a ciascuna delle Area di rischio sopra riportate, si è proceduto all individuazione dei processi e dei rischi specifici di ciascun processo. Per ciascun processo è stata effettuata la valutazione del rischio, attività complessa suddivisa nei seguenti passaggi: identificazione, analisi, ponderazione del rischio. - Pag. 5 di 78 -
6 a) L identificazione del rischio I potenziali rischi, intesi come comportamenti prevedibili che evidenzino una devianza dai canoni della legalità, del buon andamento e dell imparzialità dell azione amministrativa per il conseguimento di vantaggi privati, sono stati identificati e descritti mediante: consultazione e confronto con i Dirigenti/P.O. competenti per Settore/Servizio, ricerca di eventuali precedenti giudiziari (penali o di responsabilità amministrativa) e disciplinari che hanno interessato l amministrazione negli ultimi 5 anni; così come previsto dal PN.A., con particolare riferimento agli indici di rischio indicati nell Allegato 5 e alla lista esemplificativa dei rischi di cui all Allegato 3. b) L analisi del rischio Per ogni rischio individuato sono stati stimati la probabilità che lo stesso si verifichi e, nel caso, il conseguente impatto per l Amministrazione. A tal fine ci si è avvalsi degli indici di valutazione della probabilità e dell impatto riportati nell Allegato 5 del P.N.A. che qui si intende integralmente richiamato. Pertanto, la probabilità di accadimento di ciascun rischio (= frequenza) è stata valutata prendendo in considerazione le seguenti caratteristiche del corrispondente processo: discrezionalità, rilevanza esterna, complessità, valore economico, frazionabilità, efficacia dei controlli; L'impatto è stato considerato sotto il profilo: organizzativo, economico, reputazionale e sull immagine. Anche la frequenza della probabilità e l importanza dell impatto sono stati graduati recependo integralmente i valori indicati nel citato Allegato 5 del PNA. c) La ponderazione del rischio L analisi svolta ha permesso di classificare i rischi emersi in base al livello numerico assegnato. Conseguentemente gli stessi sono stati confrontati e soppesati (c.d. ponderazione del rischio) al fine di individuare quelli che richiedono di essere trattati con maggiore urgenza e incisività. Per una questione di chiarezza espositiva e al fine di evidenziare graficamente gli esiti dell'attività di ponderazione nella relativa colonna delle tabelle di gestione del rischio, si è scelto di graduare i livelli di rischio emersi per ciascun processo, anche mediante colorazione, come indicato nel seguente prospetto: VALORE NUMERICO DEL LIVELLO DI RISCHIO Intervallo da 1 a 4 Intervallo da 4 a 9 Intervallo da 10 a 25 CLASSIFICAZIONE DEL RISCHIO CON RELATIVO COLORE ASSOCIATO BASSO MEDIO ALTO - Pag. 6 di 78 -
7 2) Individuazione delle misure per la gestione del rischio La fase di trattamento del rischio consiste nell individuazione e valutazione delle misure, da porre in essere, per neutralizzare o ridurre il rischio di corruzione. Oltre alle misure obbligatorie, individuate dal PNA, il Piano comunale deve prevedere una serie di misure ulteriori per prevenire o mitigare i rischi individuati nella fase precedente. Le decisioni sulla priorità del trattamento è posta in capo al responsabile anticorruzione sulla base dei seguenti fattori: Livello del rischio: Maggiore è il livello, maggiore è la priorità nel trattamento; obbligatorietà della misura: Va data priorità alla misura obbligatoria rispetto a quella ulteriore; impatto organizzativo e finanziario connesso all implementazione della misura 3) Pubblicazione sul sito per la consultazione preventiva dei cittadini e soggetti portatori di interesse in relazione ai contenuti del PNA e dei suoi allegati e adozione schema Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione Il Piano nazionale anticorruzione, approvato con Delibera CIVIT/A.N.A.C. n. 72/2013, prevede che nella fase di elaborazione, adozione e verifica del Piano Triennale le Amministrazioni obbligate, inclusi gli EE.LL., realizzino forme di consultazione con il coinvolgimento di cittadini e organizzazioni portatrici di interessi collettivi per le seguenti finalità: Ø Coinvolgimento ai fini della predisposizione del Piano, della diffusione delle strategie di prevenzione pianificate, nonché dei risultati del monitoraggio sull implementazione delle relative misure; Ø Raccogliere contributi e ricevere input per individuare ulteriori priorità di intervento. A tal fine sul sito istituzionale dell Ente è stato pubblicato apposito avviso per la consultazione preventiva dei cittadini e soggetti portatori di interesse in relazione ai contenuti del PNA e dei suoi allegati e predisposto schema di modulo per la formulazione di eventuali proposte/suggerimenti. L art. 1, comma 8 della Legge n. 190/2012 stabilisce che l organo di indirizzo politico entro il 31 gennaio adotta il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC). Relativamente agli Enti Locali l Autorità Nazionale Anticorruzione ha individuato l Organo competente nella Giunta Comunale, trattandosi di un piano avente finalità di natura organizzativa. - Pag. 7 di 78 -
8 4) Pubblicazione schema Piano triennale di prevenzione della corruzione sul sito per la consultazione dei cittadini e soggetti portatori di interesse Pubblicazione, dopo l adozione, dello schema del Piano nel sito web istituzionale per la consultazione on line di cittadini e di organizzazioni portatrici di interessi collettivi, al fine di acquisire eventuali loro osservazioni, proposte/suggerimenti. Le consultazioni potranno avvenire mediante raccolta dei contributi, avvenuti via web oppure nel corso di incontri appositamente organizzati dall Amministrazione. L esito delle consultazioni deve essere pubblicato sul sito dell Ente con l indicazione dei soggetti coinvolti, delle modalità di partecipazione e degli input generati da tale partecipazione. 5) Approvazione definitiva del Piano Le eventuali osservazioni pervenute sono valutate nella stesura finale del Piano per l adozione definitiva. Dopo l approvazione il P.T.P.C. verrà adeguatamente diffuso mediante pubblicazione definitiva nel sito istituzionale dell Ente (Sezione Amministrazione Trasparente ) e segnalazione via mail a ciascun dipendente e collaboratore. 6) Aggiornamenti annuali del Piano La Giunta Comunale adotta il P.T.P.C. entro il 31 gennaio di ciascun anno, prendendo a riferimento il triennio successivo a scorrimento. Il Piano può essere modificato anche in corso d anno, su proposta del Responsabile della prevenzione della corruzione, allorché intervengono mutamenti nell organizzazione o nell attività dell amministrazione (articolo 1, comma, 10 lett. a) della legge 190/2012). Il Piano sarà oggetto di monitoraggio e controllo da parte del RPC per verificarne l efficacia, al fine di proporre eventuali integrazioni e modifiche. Ai fini degli aggiornamenti annuali, i Dirigenti possono trasmettere al Responsabile della prevenzione eventuali proposte inerenti al proprio ambito di attività. - Pag. 8 di 78 -
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10 OGGETTO All'interno della cornice giuridica e metodologica posta dalla normativa di settore e dal P.N.A., il presente Piano descrive la strategia di prevenzione e contrasto della corruzione elaborata dal Comune di Osimo. Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (P.T.P.C.) è un documento programmatico che, previa individuazione delle attività dell Ente nell ambito delle quali è più elevato il rischio che si verifichino fenomeni corruttivi e di illegalità in genere, definisce le azioni e gli interventi organizzativi volti a prevenire detto rischio o, quanto meno, a ridurne il livello. Tale obiettivo viene perseguito mediante l attuazione delle misure generali e obbligatorie previste dalla normativa di riferimento e di quelle ulteriori ritenute utili in tal senso. Da un punto di vista strettamente operativo, il Piano può essere definito come lo strumento per porre in essere il processo di gestione del rischio nell'ambito dell'attività amministrativa svolta dall Ente. In quanto documento di natura programmatica, il P.T.P.C. deve coordinarsi con gli altri strumenti di programmazione dell'ente, in primo luogo con il ciclo di gestione della performance, ma anche con il sistema integrato dei controlli interni, disciplinato con Regolamento per l attuazione dei controlli interni, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n.97 del e con il Programma Triennale per la Trasparenza e Integrità (P.T.T.I) che costituisce apposita sezione del P.T.P.C.. In prima applicazione, il presente Piano riguarda il triennio Pag. 10 di 78 -
11 SOGGETTI E RUOLI DELLA STRATEGIA DI PREVENZIONE L Autorità di indirizzo politico: - designa il responsabile della prevenzione della corruzione - entro il 31 gennaio di ogni anno procede all adozione iniziale ed ai successivi aggiornamenti del P.T.P.C. Il Responsabile della prevenzione della corruzione (R.P.C.) del Comune di Osimo, ai sensi dell articolo 1, comma 7, della legge n. 190 del 2012 è individuato nel Segretario Generale, incarico attualmente ricoperto dal Dott. Luigi Albano. Il Responsabile esercita i compiti attribuiti dalla legge e dal presente Piano, in particolare: - elabora la proposta di Piano triennale di prevenzione della corruzione ed i successivi aggiornamenti da sottoporre per l adozione all'organo di indirizzo politico sopra indicato; - verifica l'efficace attuazione del Piano e la sua idoneità e ne propone la modifica qualora siano accertate significative violazioni delle prescrizioni o intervengano mutamenti rilevanti nell'organizzazione o nell'attività dell'amministrazione; - verifica, d'intesa con i Dirigenti competenti, l effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività più esposte a rischi corruttivi, secondo i criteri definiti nel presente Piano (ove possibile); - definisce, in collaborazione con il Dirigente del Settore AA.GG. e Personale, il programma di formazione dei dipendenti con particolare riferimento ai soggetti operanti nei servizi particolarmente esposti a rischio corruzione, secondo i criteri definiti nel presente Piano; - vigila, ai sensi dell articolo 15 del decreto legislativo n. 39 del 2013, sul rispetto delle norme in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi, di cui al citato decreto; - elabora entro il 15 dicembre la relazione annuale sull attività anticorruzione svolta; - propone, nella sua qualità di Responsabile per la Trasparenza il Programma Triennale per la Trasparenza e l Integrità (P.T.T.I.); - sovrintende alla diffusione della conoscenza dei codici di comportamento nell'amministrazione, il monitoraggio annuale sulla loro attuazione, ai sensi dell'articolo 54,comma 7, del decreto legislativo n. 165 del 2001, la pubblicazione sul sito istituzionale e la comunicazione all'autorità nazionale anticorruzione, di cui all'articolo 1, comma 2, della legge n. 190 del 2012 dei risultati del monitoraggio (articolo 15 D.P.R. 62/2013). Il Responsabile può operare con l ausilio di una unità organizzativa di progetto nominata con apposito provvedimento. I Dirigenti, nell ambito dei Settori di rispettiva competenza, partecipano al processo di gestione del rischio. In particolare l articolo 16 del d.lgs. n.165 del 2001 dispone che: - concorrono alla definizione di misure idonee a prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione e a controllarne il rispetto da parte dei dipendenti dell'ufficio cui sono preposti.(comma 1-bis); - forniscono le informazioni richieste dal soggetto competente per l'individuazione delle attività nell'ambito delle quali è più elevato il rischio corruzione e formulano specifiche proposte volte alla prevenzione del rischio medesimo (comma 1-ter); - provvedono al monitoraggio delle attività nell'ambito delle quali è più elevato il rischio corruzione svolte nell'ufficio a cui sono preposti, disponendo, con provvedimento motivato, la rotazione del personale nei casi di avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva (comma 1-quater); I Dirigenti, inoltre, con riguardo alle attività considerate a rischio dal presente Piano: - Pag. 11 di 78 -
12 - svolgono attività informativa nei confronti del Responsabile Prevenzione della Corruzione ai sensi dell articolo 1, comma 9, lett.c, della legge 190 del 2012; - osservano le misure contenute nel P.T.P.C; - vigilano sull applicazione dei codici di comportamento e ne verificano le ipotesi di violazione, ai fini dei conseguenti procedimenti disciplinari. Il Responsabile della trasparenza, è individuato nella persona del Segretario Generale - nominato con decreto del Sindaco n del svolge le funzioni indicate dall articolo 43 del decreto legislativo n. 33 del 2013; - predispone il Programma Triennale per la Trasparenza e l Integrità (P.T.T.I.). Il Responsabile dell U.R.P. web-master: coadiuva il Responsabile della trasparenza nello svolgimento dei suoi compiti e delle sue attività e garantisce il regolare e corretto funzionamento del sito web, nonché la sua accessibilità e sicurezza. Il Nucleo di Valutazione e gli altri organismi di controllo interno: - partecipano al processo di gestione del rischio; - nello svolgimento dei compiti ad essi attribuiti, tengono conto dei rischi e delle azioni inerenti alla prevenzione della corruzione; - svolgono compiti propri connessi all attività anticorruzione nel settore della trasparenza amministrativa (articoli 43 e 44 d.lgs. 33/2013); - esprimono parere sul Codice di comportamento e sue modificazioni (articolo 54, comma 5, d.lgs. 165/2001); L Ufficio Procedimenti Disciplinari (U.P.D.): - svolge i procedimenti disciplinari nell ambito della propria competenza (articolo 55 bis d.lgs. n. 165 del 2001); - provvede alle comunicazioni obbligatorie nei confronti dell autorità giudiziaria (art. 20 d.p.r. n. 3 del 1957; art.1, comma 3, l. n. 20 del 1994; art. 331 c.p.p.); - propone l aggiornamento del Codice di comportamento integrativo; - opera in raccordo con il Responsabile per la prevenzione della corruzione per quanto riguarda le attività previste dall articolo 15 del D.P.R. 62/2013 Codice di comportamento dei dipendenti pubblici. Tutti i dipendenti dell amministrazione: - partecipano al processo di gestione del rischio; - osservano le misure contenute nel P.T.P.C.; - segnalano le situazioni di illecito ed i casi di personale conflitto di interessi di loro conoscenza. I collaboratori a qualsiasi titolo dell amministrazione: - osservano per quanto compatibili, le misure contenute nel P.T.P.C. e gli obblighi di condotta previsti dal Codice di comportamento integrativo. - Pag. 12 di 78 -
13 Tabella 1 Valutazione Rischi. MAPPATURA PROCESSI E VALUTAZIONE DEI RISCHI AREE DI RISCHIO PROCESSI Servizi/Uffici interessati al processo Valutazione media Probabilità Valutazione media Impatto Valutazione Rischio Area: acquisizione e progressione del personale Reclutamento Progressioni di carriera Conferimento di incarichi di collaborazione Definizione dell oggetto dell affidamento - Servizio Personaleo 2,50 1,25 3,13 - Srevizio Personale 1,67 1,25 2,08 Tutti i Settori 3,17 1,50 4,75 Tutti i Settori 3,17 1,25 3,96 Area: affidamento di lavori, servizi e forniture Individuazione dello strumento/istituto per l affidamento Requisiti di qualificazione Tutti i Settori 2,83 1,25 3,54 Tutti i Settori 3,17 1,50 4,75 Requisiti di aggiudicazione Tutti i Settori 3,50 1,50 5,25 - Pag. 13 di 78 -
14 AREE DI RISCHIO PROCESSI Servizi/Uffici interessati al processo Valutazione media Probabilità Valutazione media Impatto Valutazione Rischio Valutazione delle offerte Anomalia delle offerte Tutti i Settori 3,17 1,50 4,75 Tutti i Settori 2,67 1,25 3,33 Procedure negoziate Tutti i Settori 3,83 1,50 5,75 Area: affidamento di lavori, servizi e forniture Affidamenti diretti Revoca del bando Redazione del cronoprogramm a Varianti in corso di esecuzione del contratto Subappalto Utilizzo di rimedi di risoluzione delle controversie alternativi a quelli giurisdizionali Tutti i Settori 3,83 1,50 5,75 Tutti i Settori 3,17 1,5 4,75 Tutti i Settori 2,67 1,25 3,33 Tutti i Settori 3,00 1,5 4,50 Tutti i Settori 3,00 1,5 4,50 Tutti i Settori 2,67 1,25 3,33 - Pag. 14 di 78 -
15 AREE DI RISCHIO PROCESSI Servizi/Uffici interessati al processo Valutazione media Probabilità Valutazione media Impatto Valutazione Rischio Area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari privi di effetto economico diretto ed immediato per il destinatario Provvedimenti di tipo autorizzatorio (incluse figure simili quali: abilitazioni, approvazioni, nullaosta, licenze, registrazioni, dispense, permessi a costruire) Attività di controllo di dichiarazioni sostitutive in luogo di autorizzazioni (DIA) Servizio Edilizia Privata Servizio Edilizia Privata 3,50 1,50 5,25 3,67 1,50 5,50 Attività di controllo di dichiarazioni sostitutive in luogo di autorizzazioni Provvedimenti di tipo concessorio (concessioni su aree demaniali) SUAP 3,67 1,25 4,58 Servizio Patrimonio 2,83 1,25 3,54 - Pag. 15 di 78 -
16 AREE DI RISCHIO PROCESSI Servizi/Uffici interessati al processo Valutazione media Probabilità Valutazione media Impatto Valutazione Rischio Area: provvedimenti ampliativi della sfera giuridica dei destinatari con effetto economico diretto ed immediato per il destinatario Concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, nonché attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati Servizi sociali; Pubblica istruzione; Servizio cultura, sport, spettacolo; Servizi turistici 3,17 1,50 4,75 Contributi/sussidi, sovvenzioni ad personam Servizi sociali; Pubblica istruzione 2,83 1,25 3,54 Area: Controllo Viabilità e Territorio Applicazione e gestione sanzioni Servizio polizia locale 2,17 2,50 5,42 Area: provvedimenti di pianificazione urbanistica generale ed attuativa Approvazione provvedimenti di pianificazione urbanistica generale e loro varianti Provvedimenti attuativi della pianificazione urbanistica generale Settore sviluppo e gestione del territorio 4,33 1,75 7,58 - Pag. 16 di 78 -
17 AZIONI E MISURE PER LA PREVENZIONE Azioni di prevenzione della corruzione strettamente connesse all adozione del Piano Controlli interni A seguito dell approvazione del Regolamento per l attuazione dei controlli interni (Delibera C.C. n. 97 del ) nell anno 2013, l'amministrazione ha implementato il sistema integrato di controlli interni, previsto dagli artt. da 147 a 147 quinquies del TUEL, così come modificato dal D.L. 174/2012, con la finalità di verificare ed analizzare l azione amministrativa per migliorarne l efficienza, nel rispetto delle disposizioni vigenti. Il sistema dei controlli interni è articolato in: a) controllo di regolarità amministrativa e contabile : finalizzato a garantire la legittimità, la regolarità e la correttezza dell azione amministrativa; b) controllo strategico: finalizzato a valutare l adeguatezza delle scelte compiute in sede di attuazione dei piani, dei programmi e degli altri strumenti di determinazione dell indirizzo politico, in termini di congruenza tra risultati conseguiti e obiettivi predefiniti; c) controllo di gestione: finalizzato a verificare l efficacia, l efficienza e l economicità dell azione amministrativa, al fine di ottimizzare anche mediante tempestivi interventi correttivi il rapporto tra obiettivi e azioni realizzate, nonché tra risorse impiegate e risultati. d) controllo degli equilibri finanziari: finalizzato a garantire il costante monitoraggio degli equilibri finanziari della gestione di competenza, della gestione dei residui e della gestione di cassa, anche ai fini della realizzazione degli obiettivi di finanza pubblicata determinati dal patto di stabilità interno. Adeguamento alle disposizioni del D.Lgs. n.33/2013 in materia di trasparenza Gli Enti Locali sono tenuti ad assumere tempestivamente ogni iniziativa utile e necessaria per l attuazione delle prescrizioni sulla trasparenza, disposte con il D.lgs. n.33/2013, attraverso la pubblicazione sul sito istituzionale delle informazioni concernenti l organizzazione e le attività dell Amministrazione. Al fine di dare completa attuazione alle disposizioni suddette nel 2013 si è proceduto ad una rivisitazione del sito istituzionale ed alla creazione della sezione denominata Amministrazione Trasparente, all interno della quale devono essere inseriti i dati prescritti, in conformità alle specifiche e alle regole tecniche di cui all allegato A del decreto citato per garantire alla cittadinanza: Facile accessibilità; Completezza; Semplicità di consultazione - Pag. 17 di 78 -
18 Obblighi di pubblicazione concernenti i componenti degli Organi Elettivi L art.14 del D.lgs. n. 33 del 14/03/2013 prevede l obbligo a carico delle pubbliche amministrazioni di pubblicare alcune informazioni circa i titolari di incarichi politici di carattere elettivo. In ottemperanza alla suddetta prescrizione il Comune di Osimo, nel 2013, ha proceduto alla pubblicazione dei dati richiesti relativamente al Sindaco, ai componenti della Giunta e del Consiglio, in conformità a quanto previsto dalla delibera CIVIT n. 65/2013. Le informazioni riguardano: - l atto di nomina o di proclamazione; - il curriculum; - i compensi connessi alla assunzione della carica; - i dati ed i compensi per ulteriori cariche presso enti pubblici o privati; - i dati ed i compensi per ulteriori incarichi con oneri a carico della finanza pubblica; - dichiarazione del reddito, proprietà immobiliari, partecipazioni societarie ed altri dati concernenti la situazione patrimoniale del soggetto interessato, del coniuge e dei parenti entro il secondo grado. Con deliberazione del Consiglio Comunale n. 54 del è stato approvato il regolamento comunale per la pubblicità della situazione patrimoniale e reddituale del Sindaco, degli Assessori e dei Consiglieri comunali, disciplinante la procedura suddetta, le sanzioni a carico dei contravventori, nonché le procedure di applicazione delle stesse. Codice di comportamento integrativo Con deliberazione della Giunta Comunale n. 8 del 15/01/2014 è stato approvato il codice di comportamento integrativo di cui all art. 54, comma 5, del d.lgs. n.165/2001 e dell art. 1, comma 2, del D.P.R. n 62/2013. L obbligo discende direttamente dalla legge anticorruzione (L.190/2012) che all art. 1, comma 44, modificando l art. 54 del D.Lgs. n 165/2001, ha previsto l emanazione di un Codice di comportamento dei dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni al fine di assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni di corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo alla cura dell interesse pubblico. Il Codice costituisce uno degli strumenti essenziali del Piano triennale di prevenzione della corruzione. Esso è finalizzato a garantire il miglioramento della qualità dei servizi erogati, la prevenzione dei fenomeni di corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo alla cura dell interesse pubblico nonché di indipendenza e di astensione in caso di conflitto di interessi. Assumono rilievo, in particolare, i seguenti obblighi: a) servire l interesse pubblico; b) evitare situazioni e comportamenti che possano nuocere agli interessi e all immagine dell Ente; c) coniugare l efficienza dell azione amministrativa con l economicità della stessa perseguendo l obiettivo del contenimento dei costi e del miglioramento della qualità dei servizi erogati; d) garantire la parità di trattamento dei destinatari dell azione amministrativa e dunque l imparzialità; e) garantire la massima collaborazione con le altre Pubbliche Amministrazioni; f) garantire la correttezza, l imparzialità e la lealtà nel comportamento verso i colleghi, i collaboratori e i destinatari dell azione amministrativa; g) non utilizzare per finalità personali le informazioni e i beni di cui si è in possesso per ragioni di servizio e le prerogative connesse al ruolo rivestito. - Pag. 18 di 78 -
19 Convenzione - quadro per la fruibilità dei dati e l accesso informatico alle banche dati del Comune. Il Piano Nazionale Anticorruzione ( PNA), nell allegato 4 elenco esemplificazione misure ulteriori, lettera c) dispone che La Promozione di convenzioni tra amministrazioni per l accesso alle banche dati istituzionali contenenti informazioni e dati relativi a stati, qualità personali e fatti di cui agli artt. 46 e 47 del D.P.R. n. 445 del 2000, disciplinando le modalità di accesso ai dati da parte delle amministrazioni procedenti senza oneri a loro carico (art. 58, comma 2, d.lgs. n. 82 del 2005). è da considerarsi quale strumento per la riduzione del rischio di corruzione. A tal fine l Amministrazione Comunale nel corso dell anno 2014 provvederà ad approvare la convenzione - quadro per la fruibilità dei dati e l accesso informatico alle banche dati del Comune Osimo da parte di pubbliche amministrazioni / enti / gestori di pubblico servizio, in conformità a quanto previsto delle linee guida per la stesura di convenzioni per la fruibilità di dati delle pubbliche amministrazioni - art. 58 comma 2 del CAD, adottate nel mese di Giugno 2013, da parte dell Agenzia per l Italia Digitale. A questo primo adempimento seguirà la stipula delle convenzioni con le amministrazioni dello stato, gestori di servizi pubblici etc. che richiedano l'accesso telematico alle banche dati del Comune, per l'adempimento delle proprie finalità istituzionali o ai fini di agevolare, ai medesimi soggetti, l'acquisizione d'ufficio e il controllo sulle dichiarazioni sostitutive di certificazione e di atto di notorietà. - Pag. 19 di 78 -
20 Tabella 2 Misure Obbligatorie MISURA DI PREVENZIONE N. SCHEDA N.TAV. PNA Adempimenti relativi alla trasparenza 1 3 Codice di comportamento 2 4 Rotazione personale 3 5 Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse 4 6 Conferimento e autorizzazione incarichi extra ufficio 5 7 Inconferibilità /incompatibilità incarichi dirigenziali 6 8/9 Attività successive alla cessazione dal servizio 7 10 Formazione commissioni, assegnazione uffici in caso di condanna penale 8 11 Tutela dipendente che segnala illeciti 9 12 Formazione del personale Patti di integrità negli affidamenti Azione di sensibilizzazione e rapporto con la società civile Monitoraggio tempi procedimentali Monitoraggio rapporti amministrazione /soggetti esterni Pag. 20 di 78 -
21 SCHEDA N. 1 - Adempimenti relativi alla trasparenza La legge 190/2012 stabilisce che la trasparenza dell attività amministrativa costituisce livello essenziale delle prestazioni concernenti i diritti sociali e civili ai sensi dell art.117, secondo comma, lett.m) della Costituzione. è assicurata mediante la pubblicazione sui siti web istituzionali delle informazioni indicate nel D.lgs.33/2013. Con tale decreto si rafforza la qualificazione della trasparenza intesa come accessibilità totale alle informazioni concernenti l organizzazione e e l attività delle p.a., anche allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sull utilizzo delle risorse pubbliche. Considerato che la trasparenza è una misura fondamentale per la prevenzione della corruzione, apposita sezione del PTPC riguarda il Piano Triennale per la Trasparenza e l Integrità, che il Comune di Osimo aveva adottato anche negli anni precedenti, ma che nell anno 2014 trova apposita collocazione nel Piano anticorruzione. D.lgs. n. 33/2013; Normativa di riferimento art. 1, commi 15, 16, 26, 27, 28, 29, 30,32, 33 e 34, L. n. 190/2012 Capo V della L. n. 241/1990; Delibere ANAC (ex CIVIT) in materia, tra cui Delib.50/2013 Delibera AVPC in materia, tra cui Delibera n..26/2013 Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.) Azioni da intraprendere Soggetti responsabili: Termine: Si rimanda al Programma Triennale per la Trasparenza e l Integrità (P.T.T.I.), adottato contestualmente al presente Piano. - Responsabile per la trasparenza - tutti i Dirigenti di settore/p.o. - CED (garantisce il regolare e corretto funzionamento del sito web, nonce la sua accessibilità e sicurezza Decorrenza immediata Intera annualità. Note: Misura comune a tutti i livelli di rischio individuati dal presente Piano. - Pag. 21 di 78 -
22 SCHEDA N. 2 - Codice di comportamento Lo strumento dei codici di comportamento è una misura di prevenzione molto importante al fine di orientare in senso legale ed eticamente corretto lo svolgimento dell attività amministrativa. L articolo 54 del D.lgs. n. 165/2001, come sostituito dall art. 1, comma 44, della L. 190/2012, dispone che la violazione dei doveri contenuti nei codici di comportamento, compresi quelli relativi all attuazione del Piano di prevenzione della corruzione, è fonte di responsabilità disciplinare. La violazione dei doveri è altresì rilevante ai fini della responsabilità civile, amministrativa e contabile ogniqualvolta le stesse responsabilità siano collegate alla violazione di doveri, obblighi, leggi o regolamenti. il Comune di Osimo con deliberazione della Giunta Comunale n. n. 8 del 15/01/2014 ha approvato il di Codice di comportamento integrativo, in conformità con Codice di comportamento generale approvato con D.P.R. n. 62/ art. 54 del D.lgs. n. 165/2001, come sostituito dall art. 1, comma 44, della L. 190/2012 Normativa di riferimento - D.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell'articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n Intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali sancita dalla Conferenza Unificata nella seduta del 24 luglio Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.) Azioni da intraprendere Soggetti responsabili: Termine: Osservanza delle disposizioni di cui al DPR 62/2013 sopra citato e al Codice di Comportamento Integrativo, adottato con Deliberazione della Giunta Comunale n 8 del 15/01/ Dirigenti di settore, P.O., dipendenti e collaboratori del Comune per l osservanza; - Dirigente Settore Personale, R.P.C. e U.P.D. per le attività di competenza previste per legge e dal Codice di comportamento. Decorrenza immediata Intera annualità. Note: Misura comune a tutti i livelli di rischio individuati dal presente Piano. - Pag. 22 di 78 -
23 SCHEDA N. 3 Rotazione Personale La rotazione del personale dovrà avvenire secondo le seguenti fattispecie: 1) nei servizi con livello di rischio alto: - per il personale che ricopre funzioni di Dirigente, P.O., Responsabile di servizio nei settori/servizi interessati; - compatibilmente con la dotazione organica dell Ente tenendo conto delle specificità professionali in riferimento alle funzioni da svolgere in modo da salvaguardare il buon andamento e la continuità della gestione amministrativa. L attuale dotazione organica è limitata e non consente di fatto l applicazione del criterio della rotazione dei Dirigenti, non sussistono infatti figure professionali perfettamente fungibili all interno dell Ente. 2) In tutti i servizi dell Ente: per tutto il personale, in termini immediati, nei casi di avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva. - articolo 1, commi 4 lett. e), 5 lett. b), 10 lett. b) della legge 190/2012 Normativa di riferimento - art. 16, comma 1, lett. l-quater, del D.lgs 165/ Intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali sancita dalla Conferenza Unificata nella seduta del 24 luglio Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.) Azioni da intraprendere Adeguamento degli atti regolamentari di conferimento degli incarichi dirigenziali e P.O. dell Ente. - R.P.C. Soggetti responsabili: - Dirigenti di settore/p.o. - Dirigente Settore Personale Termine: Note: Decorrenza immediata Intera annualità. - Misura specifica per il livello di rischio classificato dal presente Piano come alto nel 1 caso; - Misura comune a tutti i livelli di rischio, nel 2 caso - Pag. 23 di 78 -
24 SCHEDA N. 4 Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse L articolo 1, comma 9, lett. e) della legge n. 190/2012 prevede l obbligo di monitorare i rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere. A tal fine, devono essere verificate le ipotesi di relazione personale o professionale sintomatiche del possibile conflitto d interesse tipizzate dall articolo 6 del D.P.R. n. 62/2013 Codice di comportamento dei dipendenti pubblici nonché quelle in cui si manifestino gravi ragioni di convenienza secondo quanto previsto dal successivo articolo 7 del medesimo decreto e secondo quanto inoltre previsto all art. 5 del Codice di Comportamento integrativo approvato con Deliberazione G.C. n. 8 del 15/01/ art. 1, comma 9, lett. e), legge n. 190/2012 Normativa di riferimento - artt. 6 e 7 D.P.R. n. 62/ Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.) - Art. 5 Codice di Comportamento Integrativo Nel caso si verifichino le ipotesi di cui sopra, la segnalazione del conflitto da parte del dipendente deve Azioni da intraprendere tempestivamente essere scritta e indirizzata al Dirigente del relativo settore il quale, esaminate le circostanze, valuta se la situazione realizzi un conflitto di interesse idoneo a ledere l imparzialità dell azione amministrativa. Egli deve rispondere per iscritto al dipendente che ha effettuato la segnalazione, sollevandolo dall incarico oppure motivando le ragioni che gli consentono comunque l espletamento dell attività. Nel caso in cui sia necessario sollevare il dipendente dall incarico, lo stesso dovrà essere affidato dal Dirigente ad altro dipendente ovvero, in carenza di dipendenti professionalmente idonei, il Dirigente dovrà avocare a sé ogni compito relativo a quel procedimento. Qualora il conflitto riguardi il Dirigente, a valutare le iniziative da assumere sarà il Segretario Generale - Responsabile per la prevenzione della corruzione. Nel caso in cui il conflitto di interessi riguardi un collaboratore a qualsiasi titolo, questi ne darà comunicazione scritta e tempestiva al Dirigente dell ufficio committente l incarico. Gli eventuali casi e le soluzioni adottate dovranno essere evidenziate annualmente in occasione della reportistica finale relativa al P.E.G.. Soggetti responsabili: - Dirigenti di settore, - Tutti i dipendenti e collaboratori Termine: Decorrenza immediata Intera annualità. Note: Misura comune a tutti i livelli di rischio individuati dal presente Piano - Pag. 24 di 78 -
25 SCHEDA N. 5 - Conferimento e autorizzazione incarichi extra ufficio. L articolo 53, comma 3-bis, del d.lgs. n. 165/2001 prevede che con appositi regolamenti emanati su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, di concerto con i Ministri interessati, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto1988, n. 400, e successive modificazioni, sono individuati, secondo criteri differenziati in rapporto alle diverse qualifiche e ruoli professionali, gli incarichi vietati ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2. Nell ambito delle disposizioni contenute nel codice di comportamento, approvato con Deliberazione G.C. n. 8 del 15/01/2014, ad integrazione delle disposizioni relative all organizzazione degli uffici e dei servizi è stata disciplinata espressamente la materia relativa agli incarichi vietati ai dipendenti dell Ente e le modalità per il rilascio delle autorizzazioni allo svolgimento di incarichi extra-istituzionali. - art. 53, comma 3-bis, d.lgs n. 165/2001, come modificato dalla L.190/2012; Normativa di riferimento - art. 1, comma 58-bis, legge n. 662/1996; - Codice di Comportamento disciplina concernente le attività e gli incarichi vietati e le modalità di autorizzazione allo svolgimento di incarichi extra istituzionali (artt ) - Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.) Azioni da intraprendere Soggetti responsabili: Termine: Rigorosa osservanza delle disposizioni normative e Regolamentari introdotte con il Codice di Comportamento. - Dirigente Settore personale - Dirigenti di settore, - Tutti i dipendenti Decorrenza immediata Intera annualità. Note: Misura comune a tutti i livelli di rischio individuati dal presente Piano. - Pag. 25 di 78 -
26 SCHEDA N. 6 - Inconferibilità/incompatibilità incarichi dirigenziali Con il D.lgs n.39/2013, viene attuata la delega prevista nella legge 190/2012, circa la disciplina dei casi di inconferibilità ed incompatibilità degli incarichi dirigenziali. L imparzialità della posizione dei titolari di incarichi dirigenziali deve essere assicurata sia nei termini della inconferibilità di tali incarichi se il soggetto destinatario ha assunto cariche che svolto attività che producono la presunzione di un potenziale conflitto di interessi, sia in termini di incompatibilità tra l incarico dirigenziale ed altre cariche dettagliatamente individuate dal provvedimento.. - decreto legislativo n. 39/2013; Normativa di riferimento - Intesa tra Governo, Regioni ed Enti locali sancita dalla Conferenza Unificata nella seduta del 24 luglio Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.) Azioni da intraprendere Autocertificazione da parte dei Dirigenti di settore all'atto del conferimento dell'incarico circa l insussistenza delle cause di inconferibilita' e di incompatibilità previste dal decreto citato. Dichiarazione annuale nel corso dell'incarico sulla insussistenza delle cause di incompatibilità. Il Dirigente del Settore Personale cura l acquisizione annuale delle autocertificazioni per la conservazione nei fascicoli personali. Soggetti responsabili: - Dirigenti di settore, - Dirigente del Settore Personale; Termine: Decorrenza immediata Intera annualità. Note: Misura comune a tutti i livelli di rischio individuati dal presente Piano. - Pag. 26 di 78 -
27 SCHEDA N. 7 - Attività successive alla cessazione dal servizio L articolo 53, comma 16-ter, del d.lgs n. 165/2001 prevede che: I dipendenti che, negli ultimi tre anni di servizio, hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, non possono svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell'attività della pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri. I contratti conclusi e gli incarichi conferiti in violazione di quanto previsto dal presente comma sono nulli ed è fatto divieto ai soggetti privati che li hanno conclusi o conferiti di contrattare con le pubbliche amministrazioni per i successivi tre anni con obbligo di restituzione dei compensi eventualmente percepiti è accertati ad essi riferiti. - art. 53, comma 16-ter, D.lgs n. 165/2001; Normativa di riferimento - Codice di comportamento integrativo; - D.P.R. n. 62/2013; - Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.). Azioni da intraprendere Nelle procedure di scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi prevedere obbligo di autocertificazione, da parte delle ditte interessate, circa il fatto di non avere stipulato rapporti di collaborazione / lavoro dipendente con i soggetti individuati con la precitata norma. Soggetti responsabili: - Tutti i dipendenti - Dirigenti/ P.O. interessati alle procedure di affidamento di cui sopra Termine: Decorrenza immediata Intera annualità. Note: Misura comune a tutti i livelli di rischio individuati dal presente Piano. - Pag. 27 di 78 -
28 SCHEDA N. 8 - Formazione commissioni, assegnazione uffici in caso di condanna penale L articolo 35-bis del d.lgs n.165/2001, introdotto dalla legge n. 190/2012 prevede che, al fine di prevenire il fenomeno della corruzione nella formazione di commissioni e nelle assegnazioni agli uffici Coloro che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per i reati previsti nel capo I del titolo II del libro secondo del codice penale: a) non possono fare parte, anche con compiti di segreteria, di commissioni per l'accesso o la selezione a pubblici impieghi; b) non possono essere assegnati, anche con funzioni direttive, agli uffici preposti alla gestione delle risorse finanziarie, all'acquisizione di beni, servizi e forniture, nonché alla concessione o all'erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari o attribuzioni di vantaggi economici a soggetti pubblici e privati; c) non possono fare parte delle commissioni per la scelta del contraente per l'affidamento di lavori, forniture e servizi, per la concessione o l'erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché per l'attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere Normativa di riferimento Azioni da intraprendere Soggetti responsabili: art. 35-bis del d.lgs n.165/2001 Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.) obbligo di autocertificazione circa l assenza delle cause ostative indicate dalla normativa citata per: a) membri commissione; b) Dirigenti/P.O. e responsabili dei processi operanti nelle aree di rischio individuate dal presente Piano. - Dirigenti interessati all organizzazione di commissioni - Dirigente Settore Risorse Umane per acquisizione delle autocertificazioni di cui al precedente punto b) Termine: Decorrenza immediata Intera annualità. Note: Misura comune a tutti i livelli di rischio individuati dal presente Piano. - Pag. 28 di 78 -
29 SCHEDA N. 9- Tutela dipendente che segnala illeciti (whistleblowing). L articolo 54-bis del D.lgs n. 165/2001 (Tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti) prevede che: 1. Fuori dei casi di responsabilità a titolo di calunnia o diffamazione, ovvero per lo stesso titolo ai sensi dell articolo 2043 del codice civile, il pubblico dipendente che denuncia all autorità giudiziaria o alla Corte dei conti, ovvero riferisce al proprio superiore gerarchico condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria, diretta o indiretta, avente effetti sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia. 2. Nell ambito del procedimento disciplinare, l identità del segnalante non può essere rivelata, senza il suo consenso, sempre che la contestazione dell addebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti e ulteriori rispetto alla segnalazione. Qualora la contestazione sia fondata, in tutto o in parte, sulla segnalazione, l identità può essere rivelata ove la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per la difesa dell incolpato. 3. L adozione di misure discriminatorie è segnalata al Dipartimento della funzione pubblica, per i provvedimenti di competenza, dall interessato o dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative nell amministrazione nella quale le stesse sono state poste in essere. 4. La denuncia è sottratta all accesso previsto dagli articoli 22 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n.241, e successive modificazioni Il whistleblower è colui il quale testimonia un illecito o un irregolarità durante lo svolgimento delle proprie mansioni lavorative e decide di segnalarlo a un soggetto che possa agire efficacemente al riguardo (v. art. 6 del Codice di Comportamento). Il whistleblowing consiste nelle attività di regolamentazione delle procedure volte a incentivare e proteggere tali segnalazioni. Vengono considerate rilevanti le segnalazioni che riguardano oggettivi comportamenti, rischi, reati o irregolarità a danno dell interesse dell Ente (e non quelle relative a soggettive lamentele personali). La segnalazione si configura essenzialmente come uno strumento preventivo dal momento che la sua funzione primaria è quella di portare all attenzione dell organismo preposto i possibili rischi di illecito o negligenza di cui si è venuti a conoscenza. Per assicurare tempestività di intervento ed evitare la divulgazione incontrollata di segnalazioni potenzialmente lesive per l immagine dell ente all art. 6 del Codice di Comportamento Integrativo è stata disciplinata la modalità di segnalazione di eventuali illeciti da parte del dipendenti e i soggetti destinatari della segnalazione. - art.1, comma 51 Legge 190/2012; Normativa di riferimento - art. 54-bis D.lgs n. 165/2001; - Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.). - art. 6 Codice di Comportamento Integrativo Azioni da intraprendere Predisposizione di un sistema che favorisca le segnalazioni da parte del dipendente garantendo la riservatezza e, nella misura necessaria, l anonimato della segnalazione. Le predette segnalazioni potranno essere ricevute mediante: colloquio diretto con il Dirigente e/o con il Segretario Generale (R.P.C.) per posta ordinaria al Responsabile della Prevenzione della Corruzione/Segretario Generale Soggetti responsabili: - Responsabile Prevenzione della Corruzione Termine: Decorrenza immediata Intera annualità. Note: Misura comune a tutti i livelli di rischio individuati dal presente Piano. - Pag. 29 di 78 -
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