PRESUPPOSTI BIO- ECOLOGICI E TECNICI PER UNA RAZIONALE GESTIONE DELLA PESCA NELLA MARINERIA DI ANCONA

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1 Alessandro Lucchetti (CNR-ISMAR, Sede di Ancona). PRESUPPOSTI BIO- ECOLOGICI E TECNICI PER UNA RAZIONALE GESTIONE DELLA PESCA NELLA MARINERIA DI ANCONA Relazione tecnica dettagliata del Programma di Ricerca. A cura di: Alessandro Lucchetti Massimo Virgili Responsabile scientifico: Dr Alessandro Lucchetti (CNR-ISMAR, Sede di Ancona). 1

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3 INDICE PREMESSA... 7 OBIETTIVO STRATEGICO... 9 GSA 17 - CARATTERISTICHE AMBIENTALI GSA 17 CARATTERISTICHE ALIEUTICHE FLOTTA DI PESCA NELLA GSA STATO DEGLI STOCK NELLA GSA Piano Strategico Nazionale (MIPAAF) Rapporto annuale sullo stato delle risorse biologiche dei Mari Italiani Commissione Consultiva Centrale Pesca Marittima, Unità di crisi Piano di gestione dello strascico SAC GFCM. Sub-Committee on Stock Assessment COSTA MARCHIGIANA - CARATTERISTICHE AMBIENTALI FASCIA COSTIERA MARCHIGIANA LE BIOCENOSI MARINE BENTONICHE DELLA FASCIA COSTIERA MARCHIGIANA TEMPERATURA BATIMETRIA PARAMETRI CHIMICO-FISICI COSTA MARCHIGIANA - CARATTERISTICHE ALIEUTICHE FLOTTA DI PESCA NELLE MARCHE ATTIVITA DI CATTURA NELLE MARCHE IMPATTO DELLE RETI A STRASCICO SELETTIVITÀ DELLE RETI A STRASCICO CATTURE ACCIDENTALI ZONE DI TUTELA BIOLOGICA (ZTB) LA ZTB DI POMO FOSSA DI POMO CARATTERISTICHE AMBIENTALI Localizzazione Oceanografia I fondali La fauna ittica

4 FOSSA DI POMO CARATTERISTICHE ALIEUTICHE Le marinerie italiane attive nella fossa di Pomo Le caratteristiche della flotta a strascico La pesca a strascico a Pomo FOSSA DI POMO - RISORSE PESCABILI LA ZTB AREA BARBARE LE OPINIONI DEGLI ADDETTI AL SETTORE PESCA MARCHIGIANO PREMESSA INDAGINE CONOSCITIVA: METOLOGIA E TEMATICHE Periodo di fermo biologico e aree interdette Il nuovo Regolamento Europeo Aree da salvaguardare Specie da salvaguardare e mercato INDAGINE CONOSCITIVA: RISULTATI Periodo di fermo biologico e aree interdette Il nuovo Regolamento Europeo Aree da salvaguardare Specie da salvaguardare e mercato Altre considerazioni L IMPATTO DELLA PESCA NELL ADRIATICO CENTRO-SETTENTRIONALE: UN PUNTO DI VISTA ECOLOGICO LO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE ALIEUTICHE: UN APPROCCIO DI TIPO ECOSISTEMICO Impatto della pesca e i livelli trofici: Fishing down food webs Discard, rigetti in mare e alterazione delle comunità bentoniche Il quadro dell Adriatico centro-settentrionale CONSIDERAZIONI GENERALI SUGGERIMENTI GESTIONALI LIMITAZIONE DEL TEMPO DI PESCA MISURE TECNICHE SULLE RETI A STRASCICO Maglie del sacco Tipologia di reti Lime da piombo Dimensioni delle lime Attrezzi multipli Soluzioni per ridurre il bycatch di tartarughe marine AREE INTERDETTE ALL USO DI RETI TRAINATE Zone di pesca temporaneamente protette Zone di Tutela Biologica (TZB)

5 TAGLIE MINIME ALLO SBARCO PIANO DI GESTIONE REGIONALE POSSIBILI INDICATORI PER VALUTARE L EFFICACIA DI UN PIANO DI GESTIONE Indicatori ambientali Indicatori socio-economici Indicatori sociali sullo stato della pesca CONSIDERAZIONI AGGIUNTIVE PICCOLA PESCA Indicazioni gestionali per gli attrezzi da posta ALTRI ATTREZZI ATTIVI PESCA SPORTIVA PERSONALE COINVOLTO NEL PROGETTO BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO ALLEGATO I

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7 PRESUPPOSTI BIO-ECOLOGICI E TECNICI PER UNA RAZIONALE GESTIONE DELLA PESCA NELLA MARINERIA DI ANCONA Relazione tecnica dettagliata del Programma di Ricerca. PREMESSA Negli ultimi anni la comunità scientifica mediterranea ha rilevato lo stato di depauperamento in cui versano alcuni stock ittici denunciando uno sforzo di pesca, inteso come numero di imbarcazioni, potenza motore ecc., troppo elevato. Molti stock alieutici sono sottoposti ad eccessivo sfruttamento e le flotte continuano ad essere sovradimensionate rispetto alle risorse disponibili, tanto che per molti segmenti della flotta europea la pesca non rappresenta più un attività redditizia. Lo sforzo di pesca dipende non solo dal numero e stazza delle imbarcazioni, ma anche dal tempo trascorso in mare; da questo punto di vista è bene ricordare che molto spesso alcuni comparti pescherecci sono soliti pescare 7 giorni su sette, cosa che da un lato influisce in maniera determinante sulla conservazione delle risorse, dall altro sulla qualità di vita del personale imbarcato. Tuttavia, l'aumento dello sforzo di pesca che si è registrato negli anni anche a causa dell aumento della potenza dei pescherecci e dell evoluzione tecnologica, non sempre si è tradotto in un aumento della produzione totale, e i tassi di cattura hanno infatti registrato una costante diminuzione. In alcune delle zone più produttive d Italia, come l'adriatico ed il Canale di Sicilia, i tassi di cattura globali per unità di sforzo sono diminuiti di oltre il 60% nel corso degli ultimi anni e anche nelle Marche il settore peschereccio ha fortemente risentito di questa situazione. A livello della UE e più in generale nel resto del mondo, cresce la preoccupazione per la sicurezza dell approvvigionamento alimentare, cosa che rende ancora più urgente preservare le risorse naturali mediante una gestione e uno sfruttamento responsabili. L uso sostenibile delle risorse da pesca è considerato indispensabile per garantire nel tempo la consistenza degli stock e poter soddisfare i bisogni alimentari delle generazioni future. La crescente consapevolezza del ruolo cruciale svolto dal nostro mare e la necessità sempre più pressante di preservarlo e di garantirne lo sfruttamento razionale hanno quindi fatto della sostenibilità ecologica della pesca un aspetto fondamentale a livello globale. In particolare, per poter garantire un futuro alla produzione e assicurare la rinnovabilità delle risorse viventi, è necessario che vengano salvaguardati alcuni momenti cruciali del ciclo vitale, come la riproduzione e l accrescimento; è quindi fondamentale salvaguardare i 7

8 giovanili, ma anche gli adulti riproduttori, soprattutto di quelle specie in cui i grossi riproduttori si concentrano in aree limitate (come nel caso del Nasello, Merluccius merluccius). Risulta quindi imprescindibile, ai fini di una corretta gestione degli stock ittici sfruttati dalla pesca, lo studio e la salvaguardia delle zone in cui le forme giovanili non ancora sessualmente mature si concentrano, i periodi di riproduzione e accrescimento, l uso di attrezzature più selettive che impediscano la distruzione degli stock. A tal proposito lo STECF (Comitato Scientifico Tecnico ed Economico per la Pesca) della Commissione Europea ha proposto un approccio per determinare questi habitats classificandoli come Habitat Sensibili (HS) e Habitat Essenziali (HE) per le specie demersali commerciali. Per Habitat Essenziale si intende una zona essenziale per i fabbisogni ecologici e biologici di una specie commercialmente sfruttata durante alcune fasi critiche della sua vita, come, per esempio, la fase di reclutamento sui fondi da pesca. Per Habitat Sensibili s intendono invece, habitats fragili che sono riconosciuti internazionalmente per la loro importanza dal punto di vista ecologico e che hanno un ruolo nell aggregare specie di pesci sia commerciali che non e che per questo richiedono una protezione, come per esempio la Posidonia oceanica. La caratterizzazione e salvaguardia di queste aree porterebbe a migliorare le condizioni di sfruttamento delle specie commercialmente importanti. Bisogna poi sottolineare come la richiesta dei mercati e la commercializzazione di specie al di sotto della taglia minima commerciabile, pratica illegale ancora molto diffusa in Italia, ha incentivato un attività di pesca focalizzata anche sulla cattura di individui giovani e di piccola taglia, che vengono catturati prima di aver l opportunità di riprodursi. Quest ultimo aspetto riveste un importanza fondamentale in quanto la protezione del novellame è essenziale per garantire sia il potenziale produttivo degli stock, che una sufficiente presenza di adulti. L utilizzo di attrezzi da pesca più selettivi rappresenta quindi un requisito fondamentale per garantire uno sfruttamento sostenibile delle risorse di pesca, come sostenuto anche nel Codice di Condotta della FAO per la Pesca Responsabile che riporta testualmente: Pratiche e attrezzi della pesca selettivi e sicuri per l ambiente dovrebbero essere ulteriormente sviluppati ed appropriatamente applicati al fine di mantenere la biodiversità e di conservare la struttura della popolazione e l'ecosistema acquatico e proteggere la qualità del pesce. Nell ambito di queste problematiche il piano di gestione dello strascico per la GSA 17 (Mare Adriatico centro-settentrionale) si pone come obiettivo principale il recupero degli stock entro limiti biologici di sicurezza. Per quest area, in base a evidenze scientifiche, il piano evidenza una condizione di sovra-pesca. Si rende quindi necessario, ai fini di una razionalizzazione delle attività di pesca, rendere maggiormente compatibili le modalità e l intensità di prelievo della pesca con le potenzialità di rinnovamento delle risorse. Inoltre, fra gli obiettivi specifici, il piano si prefigge il miglioramento delle condizioni economiche degli addetti del settore e la massimizzazione delle opportunità occupazionali nelle aree dipendenti dalla pesca. Per il raggiungimento di questi obiettivi il piano ritiene indispensabile una riduzione dello sforzo di pesca pari al 25%, conseguibile attraverso diverse tipologie di intervento. Il Piano di gestione dello strascico per la GSA 17 rappresenta quindi la base di partenza per le considerazioni che verranno delineate nel presente progetto.

9 OBIETTIVO STRATEGICO Il principale obiettivo del progetto era quello di fornire presupposti di natura bio-ecologica e tecnica per garantire una gestione razionale della pesca a strascico nella marineria anconetana nell ottica di recuperare gli stock commerciali entro limiti biologici di sicurezza. Uno dei limiti principali all azione delle Amministrazioni, ai fini di un organica e congrua politica di tutela e di gestione della pesca, è spesso rappresentato dalla mancanza di un esaustiva ed aggiornata serie di conoscenze sulle caratteristiche ecologico-ambientali delle aree oggetto di pesca, dall assenza d informazioni precise riguardanti la qualità e la quantità delle attività produttive che su di esse insistono, dalla scarsa attendibilità dei dati sulle reali catture effettuate, e, in ultima analisi, dalle scarse informazioni sulle caratteristiche tecniche degli attrezzi. La conoscenza è infatti considerata un fondamento strategico ed essenziale ai fini dell individuazione di un efficace sinergia fra le azioni previste finalizzate alla sostenibilità ecosistemica. Il problema principale di ogni politica di gestione è tuttavia rappresentato dal fatto che raramente gli obiettivi ecologici e biologici (salvaguardia delle risorse) coincidono con gli obiettivi economici e sociali (reddito dell impresa, personale imbarcato ecc.). Pertanto l insieme delle raccomandazioni che vengono fornite per la sostenibilità delle attività di pesca, dovrebbero essere inserite nell ambito di un approccio ecosistemico per la gestione delle risorse marine che consideri le diverse componenti e i diversi obiettivi (biologici, economici, sociali). In questo contesto la ricerca scientifica svolge un ruolo fondamentale per cercare di approntare modelli gestionali che rispondano alle esigenze dei pescatori ma che, contemporaneamente, garantiscano la rinnovabilità delle risorse stesse. Il presente progetto nasce dalle richieste avanzate al CNR-ISMAR dall ASSOCIAZIONE PRODUTTORI PESCA di Ancona, che ormai da tempo ha sollevato la necessità di una gestione delle risorse alieutiche, condivisa fra i diversi operatori e supportata da dati scientifici, che sia funzionale allo sfruttamento sostenibile delle risorse e alla valorizzazione dei prodotti commercializzati. Il presente intervento si propone quindi come progetto pilota per definire, nell ambito di una stretta associazione tra mondo della ricerca e mondo dell industria, delle Linee Guida per una corretta gestione della pesca nella marineria anconetana. Le Linee Guida saranno stabilite in modo da suggerire indicazioni che non solo rispecchiano l indirizzo generale delle politiche nazionali e regionali in materia di sfruttamento razionale ed eco-sostenibile delle risorse alieutiche, ma che tengano conto anche delle peculiarità della marineria anconetana. Lo studio si prefigge pertanto di fornire presupposti bio-ecologici e tecnici funzionali alla definizione di Linee guida che avranno come scopo finale quello di garantire stock ittici in buono stato, in ecosistemi sufficientemente integri, in modo tale da applicare pressioni di pesca stabili nel tempo e dunque capaci di garantire i risultati di natura sociale ed economica attesi. 9

10 Sulla base dei dati raccolti il progetto mira a definire le priorità e le tipologie di intervento, che devono necessariamente considerare come punto di partenza il Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio del 21 dicembre 2006 (recante modifica del regolamento (CEE) n.2847/93), relativo alle Misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse da pesca nel Mar Mediterraneo. Il suddetto Regolamento sottolinea infatti la necessità che la Comunità si impegni ad applicare una strategia precauzionale mediante l adozione di misure volte a proteggere e conservare le risorse acquatiche vive e gli ecosistemi marini e a garantirne uno sfruttamento sostenibile. Le linee guida delineate nel progetto, in sintonia con le finalità principali della Politica Comune della Pesca sono finalizzate a: - incoraggiare lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca e un equilibrio stabile tra tali risorse e la capacità di pesca della flotta comunitaria; - stabilire un più efficace controllo temporale delle misure gestionali (l elaborazione e l adozione di un Calendario presuppone la regolamentazione delle attività di prelievo in relazione alle potenzialità biologiche dell area di pesca, delle specie ittiche e dei loro cicli riproduttivi); - rafforzare la competitività e redditività degli operatori del settore; - promuovere metodi di pesca e di produzione rispettosi dell'ambiente; - fornire un sostegno adeguato a coloro che operano nel settore; - favorire lo sviluppo sostenibile delle zone di pesca; - rafforzare e coordinare comportamenti unitari sul territorio anconetano; - promuovere comportamenti responsabili che determinino un minor impatto sulle risorse di pesca, una maggiore selettività degli attrezzi, una maggiore attenzione verso specie sensibili o protette, una maggiore salubrità del prodotto conferito ai mercati; - definire in pochi punti essenziali le buone pratiche da adottare per salvaguardare la qualità del prodotto pescato. La partecipazione dei diretti interessati, cioè i pescatori, alla definizione delle Linee Guida, ha rappresentato un punto fondamentale per il successo dell iniziativa; pertanto il progetto proposto e coordinato scientificamente dal CNR-ISMAR di Ancona è stato realizzato con il supporto dell Associazione Produttori pesca di Ancona, che nella locale marineria, coinvolge oltre il 70% degli addetti alla pesca al traino. Obiettivo secondario è quello di estendere in futuro anche ad altre marinerie adriatiche le misure di conservazione e gestione previste dalle Linee Guida. Il presente Progetto intendeva quindi studiare e sviluppare presupposti bio-ecologici e tecnici per razionalizzare la pesca a strascico nella marineria di Ancona. Tuttavia, si ritiene che, per la natura delle informazioni disponibili e per gli obiettivi generali, sia necessario estendere l indagine all intera flotta marchigiana onde rendere più efficaci le Linee guida per la gestione della pesca a strascico che si intende perseguire.

11 GSA 17 - CARATTERISTICHE AMBIENTALI In base alla suddivisione in Unità di Gestione stabilita dal GFCM (General Fishery Commission for the Mediterranean) la Geographical Sub-Area 17 (GSA 17) copre l intera area dell Adriatico centro-settentrionale fino alla congiungente Gargano-Kotor, per una superficie totale di circa Km 2 (Alicante, 2001; Figura 1). La GSA 17 è caratterizzata da fondali sabbiosi, fangosi e sabbio-fangosi bassi e ampiamente strascicabili, poiché privi di consistenti asperità naturali. La profondità aumenta gradualmente da nord verso sud e generalmente non supera mai 100 metri, se si eccettua l area della cosiddetta Fossa di Pomo (vedi descrizione successiva), nel bacino Medio Adriatico, dove la profondità raggiunge i metri. La maggior parte dei fondali marini si trova quindi all interno della piattaforma continentale. La parte orientale del bacino presenta caratteristiche differenti rispetto alla zona occidentale sia dal punto di vista ecologico che oceanografico. Questo si traduce in differenze sostanziali ambientali e alieutiche. La circolazione generale in Adriatico, come è noto, è di tipo ciclonico con masse d acqua entranti dal mediterraneo orientale che scorrono lungo il lato orientale e ridiscendono lungo la costa occidentale. La costa orientale è molto più frastagliata rispetto al lato italiano, con fondali spesso rocciosi e articolati, numerose isole, canali e baie. Il lato italiano del bacino è invece generalmente più basso con coste rocciose che si riscontrano esclusivamente nella parte settentrionale e in corrispondenza del Colle san Bartolo (Pesaro) e del Monte Conero (Ancona). La parte occidentale della GSA 17 è caratterizzata da consistenti apporti fluviali che determinano le particolari condizioni di quest area: bassa salinità (rispetto al lato orientale), elevata produzione primaria, elevata produttività biologica. Le temperature mostrano escursioni stagionali molto forti in corrispondenza delle aree costiere, giungendo fino a 6 C in inverno e, in alcune particolari condizioni, addirittura sopra i 28 C in estate. Le condizioni di elevata trofia e produzione primaria, associate alle alte temperature estive, possono in alcuni periodi condurre a situazioni distrofiche con carenze di ossigeno nei pressi dei fondali costieri, con conseguenti morie ricorrenti. Per contro gli abbondanti apporti di nutrienti e la conseguente situazione di elevata produttività fanno si che nella parte occidentale vi sia un accrescimento rapido di molti organismi oggetto di pesca; è per questo che le aree costiere del lato italiano della GSA 17 sono considerate importanti aree di nursery e di accrescimento per molte specie. Le condizioni di elevata trofia e produzione primaria sono alla base delle elevate capacità di recupero del mare Adriatico anche in seguito a situazioni di disturbo. 11

12 Figura 1 Localizzazione della Geographical Sub-Area 17 (GSA 17). GSA 17 CARATTERISTICHE ALIEUTICHE FLOTTA DI PESCA NELLA GSA 17 La flotta italiana da pesca operante nella GSA 17, che comprende le regioni del litorale dell alto e medio Adriatico (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise), è caratterizzata dall impiego di una vasta gamma di attrezzi che insistono su una risorsa multi-specifica. Gli attrezzi impiegati sono studiati per catturare specie nei diversi ambienti e per assecondare la stagionalità delle diverse specie, in base alla quale le risorse si distribuiscono sia verticalmente che orizzontalmente in maniera diversa nel corso dell anno. Nell ambito delle flotta della GSA 17 il comparto della piccola pesca risulta il più numeroso, sebbene la sua incidenza sul numero totale delle imbarcazioni sia meno determinante rispetto ad altre aree italiane. A questo seguono lo strascico, le draghe idrauliche, e le imbarcazioni che effettuano la pesca pelagica. Secondo i dati IREPA, la flotta a strascico della GSA 17 nel 2008 era composta da 749 battelli. Mediamente le imbarcazioni di questo segmento presentano una dimensione di 43 GT e una potenza motore di 206 kw, in linea con i valori medi nazionali (42 GT e 200 kw). Rispetto agli altri segmenti di flotta che operano nell alto e medio Adriatico, i battelli a strascico rappresentano il 22% in numero e il 60% in tonnellaggio. Nel 2009 il Veneto con 209 battelli è la regione in cui il comparto dello strascico risulta più abbondante in numero di imbarcazioni nella GSA 17, mentre Marche ed Emilia-Romagna si equivalgono con 187 e 189 unità, rispettivamente. Le imbarcazioni marchigiane e molisane risultano tuttavia di dimensioni medie superiori (62 GT e 243 kw per le Marche e 76 GT e 287 kw per il Molise). Le imbarcazioni abilitate al sistema strascico operanti nella GSA 17 utilizzano sia lo strascico a divergenti sia lo strascico a bocca fissa (rapidi), a volte alternando i due attrezzi in base al periodo e alle esigenze. Le imbarcazioni che utilizzano i rapidi in centro Adriatico indirizzano la propria attività di cattura soprattutto verso i pesci piatti, sogliole in primis (Solea solea), mentre quelli operanti

13 in nord Adriatico catturano anche molluschi bivalvi (principalmente canestrelli, cappesante e murici). Le imbarcazioni a strascico della GSA 17 hanno registrato nel 2008 un attività media di 132 giorni/battello rispetto ai 146 giorni della media italiana, segno evidente che in quest area le condizioni meteo-marine spesso comportano periodi di inattività. Negli ultimi anni i giorni medi di pesca sono progressivamente diminuiti passando da un valore massimo di 148 giorni (dato 2004) al valore minimo di 132 giorni registrato nel Tale decremento è anche determinato da sistemi di autogestione messi in atto in alcune marinerie in base ai quali viene limitato il numero di giorni effettivi di pesca. L'orario di pesca settimanale si presenta molto vario nella GSA 17 con marinerie che pescano per 5 giorni ma fermando tutte le notti e altre che fanno bordate di 24, 36 o 48 ore e che possono pescare dai tre ai 5 giorni la settimana. STATO DEGLI STOCK NELLA GSA 17 In base ai dati disponibili (MIPAAF-IREPA) la cattura complessiva realizzata in Adriatico nel 2010 ha costituito il 54.3% circa della produzione nazionale (Tabella 1). In particolare, il nord Adriatico, che orientativamente rappresenta l intera GSA 17 per il versante italiano, ha totalizzato nel 2010 circa il 41.2% delle catture complessive italiane. In quest area le catture realizzate dalle marinerie marchigiane (oltre 29 mila tonnellate) hanno rappresentato il 32% circa (Tabella 2). Tabella 1 Produzione della pesca marittima italiana per area, anno 2010 (fonte MIPAAF-IREPA). GIORNI DI PESCA Catture (tonnellate) RICAVI (milioni di ) Tirreno Nord ,51 Tirreno Sud ,98 Sardo ,73 Ionica ,36 Nord Adriatico ,52 Sud Adriatico ,09 Canale di Sicilia ,57 TOTALE ,76 13

14 Tabella 2 - Produzione della Pesca Marittima Italiana per regioni litoranee, anno 2010 (fonte MIPAAF-IREPA). GIORNI DI PESCA Catture (tonnellate) RICAVI (milioni di ) LIGURIA ,85 TOSCANA ,85 LAZIO ,80 CAMPANIA ,21 CALABRIA TIRRENICA ,56 CALABRIA IONICA ,46 PUGLIA IONICA ,91 PUGLIA NORD ,09 MOLISE ,60 ABRUZZO ,02 MARCHE ,35 E. ROMAGNA ,72 VENETO ,49 F.V.GIULIA ,34 SARDEGNA ,73 SICILIA NORD ,21 SICILIA EST ,99 SICILIA SUD ,57 Totale ,8 Piano Strategico Nazionale (MIPAAF) Nel 2007 il Piano Strategico Nazionale (PSN) riportava, per alcune importanti risorse ittiche della GSA 17, una situazione che, nonostante ampie variazioni temporali della biomassa, era all incirca la seguente. La biomassa è risultata significativamente in aumento per il moscardino bianco (Eledone cirrhosa), per il nasello (Merluccius merluccius), con trend positivo ma non significativo (R= 0.81; P>0.05), e per lo scampo (Nephrops norvegicus ; R= 0.83; P>0.05). Gli indici di biomassa delle le due rane pescatrici Lophius budegassa (R= 0.93; P<0.05) e Lophius piscatorius (R= 0.78; P>0.05) sono invece risultati in diminuzione. Trend sostanzialmente stazionario, seppur con diverse oscillazioni (es: Illex coindetii e Loligo vulgaris), è stato evidenziato per tutte le altre specie (Tabella 3). Il nasello, in particolare, è stato catturato in tutti gli strati batimetrici (tra 0 e 500 m), e ha mostrato una variazione nelle abbondanze fra kg/km 2 e n/km 2. Gli indici di abbondanza più alti sia in peso che in numero sono stati rilevati nel 2005 (35 kg/km 2 e 2038 n/km 2 ). Complessivamente l intervallo di taglia è risultato compreso fra 2 e 76 cm; è da tenere in considerazione che circa il 90% degli esemplari catturati ha taglia inferiore a 20 cm,

15 taglia minima di cattura e commercializzazione prevista dal Reg CE. 1967/2006. Il rapporto sessi è risultato leggermente spostato a favore dei maschi (sex ratio= 0.40), anche se all aumentare della taglia (intorno a 32 cm LT), la maggior parte degli esemplari campionati è rappresentata dalle femmine della specie. La triglia di fango (Mullus barbatus), molto abbondante nella GSA 17, ha evidenziato un indice di biomassa medio di 11 kg/km 2 ed una densità media pari a 469 n/km 2. La biomassa della specie ha mostrato ampie fluttuazioni passando dai valori più elevati registrati nel 2002 (16 kg/km2) e nel 2006 (15 kg/km 2 ) ai valori più bassi del 2004 (6.5 kg/km 2 ). Circa il 90% degli esemplari campionati risulta essere compreso fra 9 e 14 cm. L andamento della taglia media, fortemente influenzato dalla presenza di individui della taglia più grande, è risultato costante e compreso fra 12 e 13 cm LT. La cattura di individui sotto taglia sembra quindi essere consistente anche per questa specie. Tabella 3 Andamento della biomassa rilevata nella GSA 17 nel quinquennio ( biomassa stazionaria; biomassa in aumento; biomassa in calo). Rapporto annuale sullo stato delle risorse biologiche dei Mari Italiani Il Rapporto annuale sullo stato delle risorse biologiche dei Mari Italiani 2008 ha evidenziato che nella GSA 17, in base all analisi dell occorrenza calcolata per le 5 specie bersaglio (Merluccius merluccius, Mullus barbatus, Nephrops norvegicus, Eledone cirrhosa e Sepia officinalis) considerando la serie storica Medits ( ), non esiste alcun trend statisticamente significativo. Per quest area le valutazioni hanno permesso di concludere per le diverse specie la seguente situazione: 15

16 Nephrops norvegicus: i dati non sono definitivi in quanto basati esclusivamente su catture provenienti dalle marinerie italiane, tuttavia è auspicabile per questa specie una riduzione dello sforzo di pesca. Solea solea: lo stock appare sovrasfruttato. Lo sfruttamento è diminuito dal 2005 al 2006 ed è rimasto costante nel per poi aumentare di nuovo nel La mortalità da pesca sembra tuttavia essere troppo elevata. Engraulis encrasicolus: la biomassa di questa specie ha mostrato negli anni ampie fluttuazioni con un picco alla fine degli anni 70 seguito da un progressivo decremento fino al 1987 dove si è raggiunto il minimo ed è iniziata una graduale ripresa. Lo stock è da considerarsi moderatamente sfruttato. Sardina pilchardus: lo stock appare essere sovrasfruttato. Come osservato per l acciuga anche la biomassa di questa specie ha mostrato ampie fluttuazioni negli anni. In particolare, in base ad analisi condotte con VPA al picco che si è avuto agli inizi degli anni 80 ha fatto seguito un progressivo decremento fino ai minimi riscontrati a fine anni 90. Da qui ha avuto inizio una lenta e difficile ripresa della risorsa. L indicazione gestionale suggerita è quella di non aumentare lo sforzo di pesca. Commissione Consultiva Centrale Pesca Marittima, Unità di crisi La situazione delineate in precedenza, tutto sommato stazionaria e ottimistica, risulta superata alla luce di dati più recenti. Dalla relazione presentata dal Laboratorio di Biologia e Pesca Fano alla Commissione Consultiva Centrale della Pesca Marittima Unità di crisi, emerge infatti un quadro ben più allarmante per la conservazione delle risorse ittiche in quest area. Lo stato delle risorse ittiche nell alto e medio Adriatico non è buono e diverse specie sono ai minimi degli ultimi 17 anni. La metodologia scelta per indicare lo stato delle risorse si basa sull indice di densità (numero di esemplari/km 2 ), e sull indice di abbondanza, o di biomassa (kg/km 2 ) che indicano le tendenze per le varie specie ittiche negli ultimi 17 anni. Gli indici sono calcolati ogni anno su 180 pescate nella GSA 17 e considerano anche le acque territoriali croate e slovene. I pescatori italiani non possono operare su tutta l area considerata, quindi la relazione riporta gli stessi indici di densità e di abbondanza anche per le sole acque territoriali italiane e per le acque internazionali. L importanza relativa di ogni specie è ovviamente diversa tra Italia, Croazia e Slovenia, così come non è identica tra le regioni italiane che pescano nella GSA 17. Nel periodo che va dal 2006 al 2010 per le diverse specie di interesse commerciale è stato possibile osservare la situazione riportata in Tabella 4. Engraulis encrasicolus. L alice da tempo rappresenta una delle specie maggiormente pescate in Italia. Le forme giovanili sono concentrate prevalentemente nelle acque territoriali italiane. La tendenza degli indici di densità e di biomassa è discendente dal 2001, anche se nel 2010 si può notare una modesta ripresa.

17 Sardina pilchardus. La maggiore concentrazione di sardine si riscontra nelle acque territoriali slovene e croate; pur con livelli bassi degli indici di densità e di abbondanza nel 2010 si segnala una timida ripresa nella presenza di questa specie. Sepia officinalis. Distribuita prevalentemente nel nord Adriatico, dopo un periodo di abbondanza variabile, mostra una tendenza alla diminuzione proseguita anche quest anno su valori molto bassi. La seppia ha un ciclo biologico molto breve pertanto l entità del reclutamento è fondamentale. Squilla mantis. Specie con distribuzione costiera, la pannocchia mostra una leggera ripresa di presenza nelle acque italiane nel 2010 (dopo un progressivo calo iniziato nel 2006). Nephorps norvegicus. Le maggiori densità si riscontrano in medio Adriatico. Negli ultimi anni, dal 2007, gli indici di densità e di biomassa si sono ridotti notevolmente. Merluccius merluccius. È una specie ampiamente diffusa nell area considerata; è assente o scarsa solo nelle acque costiere del nord Adriatico. Negli ultimi anni si nota una concentrazione costante di forme giovanili nel tratto a sud di Pescara. Dal 2005 l indice di densità è in calo, mentre l indice di biomassa diminuisce dal Mullus barbatus. Anche per questo pesce l area di distribuzione è molto ampia, ed esiste una fascia costiera che va in pratica da Chioggia al Gargano con presenza costante di forme giovanili. L indice di densità denota negli ultimi anni scarse oscillazioni. Eledone moschata. Specie distribuita prevalentemente nell alto Adriatico e verso la Croazia. Gli Indici abbastanza sono abbastanza stabili a partire dal Eledone cirrhosa. Nel nord Adriatico è assente, la presenza prevalente è nel medio Adriatico. Si nota un certo recupero degli indici nel 2010, dopo un calo che durava dal Loligo vulgaris. E una specie che presenta un areale di distribuzione piuttosto ampio, con più alte densità nelle acque costiere, dove si concentrano i giovanili. Il calo della risorsa, registrato a partire dal 2005, è ancora in atto nel Illex coindetii. E una specie ad ampia distribuzione, scarsa o assente soltanto in acque poco profonde. Gli indici mostrano forti oscillazioni annuali, con valori più elevati della media osservati nel Lophius spp. È diffusa in tutta la parte meridionale della GSA 17 e quasi assente nel nord Adriatico. Dal 2003 la specie è in costante diminuzione, che continua anche nel Pagellus erythrinus. È più abbondante nelle acque della Croazia, ed esiste una persistente presenza di giovani esemplari nelle acque costiere del nord Adriatico. La popolazione è discretamente stabile dal 2001, tendenza che si è mantenuta nel Trisopterus minutus capelanus. Ampiamente distribuito in tutta l area della GSA 17; il calo dell abbondanza, in atto dal 2005, è proseguito anche nel

18 Merlangius merlangus. Una specie importante per il nord Adriatico, dove in alcune aree sostituisce in parte il nasello. Gli indici mostrano che nel 2010 è proseguito un lento recupero in termini di biomassa che ha avuto inizio a partire dal Tabella 4 Andamento della biomassa rilevata nella GSA 17 nel quinquennio ( biomassa stazionaria; biomassa in aumento; biomassa in calo). Analisi di tendenza complessiva dal 2006 al 2010 SPECIE GSA 17 INDICE DI BIOMASSA (kg/km 2 ) Alice Sardina Seppia Pannocchia Scampo Nasello Triglia di fango Moscardino muschiato Moscardino bianco Calamaro Totano Rana pescatrice Pagello fragolino Merluzzetto giallo Merlano

19 Piano di gestione dello strascico Il piano di gestione emanato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (MIPAAF) per la GSA 17 ha evidenziato, per le risorse demersali dell area di interesse, una condizione di generale sovrasfruttamento. In particolare, nel corso degli ultimi venti anni, il livello di sfruttamento è stato più volte stimato, seppur non in maniera continuativa, per le maggiori risorse demersali (Nasello, Triglia e Scampo) nell'ambito di programmi internazionali come FAO-ADRIAMED, SAMED (UE) e altri ancora. Per il Nasello il quadro generale che emerge non è particolarmente diverso da quello rilevato negli altri mari Italiani, con tassi di sfruttamento (E=F/Z) intorno a 0,8 (Flamigni 1983; Giovanardi et al., 1986; SAMED 2002). Il Nasello già nei primi anni 70 in Adriatico era già stato considerato oggetto di sfruttamento eccessivo (Levi e Giannetti, 1972; Alegria Hernandez et al., 1982). Anche per la triglia di fango si registrano tassi di sfruttamento elevati (sempre ben sopra il LRP di 0,5; Arneri and Jukić, 1986; SAMED 2002). La specie è oggetto di elevata mortalità per pesca nei primi mesi di vita quando si concentra lungo le coste occidentali Adriatiche. Anche per lo scampo gli studi esistenti denotano situazioni di elevato sfruttamento E= 0,6-0,7 sia analizzando i dati dei trawl surveys (SAMED 2002), sia attraverso un'analisi di popolazione basata su dati di sbarcato (Marrs et al., 2000). Per quanto riguarda la sogliola, che è la quarta specie pescata nella GSA 17 come ricavo, il Piano ha evidenziato uno stato di forte sfruttamento della risorsa con un tasso (E) intorno a 0.6. SAC GFCM. Sub-Committee on Stock Assessment 2010 I dati relativi alla sogliola (Solea solea) ottenuti nella GSA 17 sembrano suggerire per questa specie una situazione di sovrasfruttamento. I livelli di sfruttamento attuale risultano pertanto insostenibili nel lungo periodo tanto da considerare la risorsa sogliola al limite del collasso. I risultati del survey condotto nell ambito del progetto SOLEMON suggeriscono che una riduzione della mortalità da pesca dal 50 all 80%, soprattutto nel caso della pesca con i rapidi, sarebbe necessaria per ristabilire la situazione. I risultati raggiunti suggeriscono inoltre di estendere a 11 miglia nautiche dalla costa l operatività delle imbarcazioni a rapidi nel periodo settembre-ottobre, per ridurre la pressione di pesca sui giovanili. Il survey ha permesso di stimare a 25.8 cm la taglia di prima maturità sessuale per la sogliola, quindi ben al di sopra della taglia minima (20 cm) prevista dal Regolamento comunitario 1967/2006. Inoltre la taglia di reclutamento alla pesca sembra essere intorno ai cm, sebbene le imbarcazioni a rapidi abbiano fino ad ora operato con maglie al sacco intorno ai 48 mm. In sintesi i dati sullo stato delle risorse nella GSA 17, e più in particolare nelle Marche, lasciano intravedere una situazione di grave crisi per l intero settore peschereccio Marchigiano. Le risorse risultano infatti globalmente sovrasfruttate e quindi in sofferenza. Il trend negativo sembra inoltre confermarsi a inizio 2011, come denunciato da tutti gli operatori del settore. 19

20 COSTA MARCHIGIANA - CARATTERISTICHE AMBIENTALI FASCIA COSTIERA MARCHIGIANA Il litorale marchigiano si estende per circa 173 Km ed è geograficamente divisibile in due porzioni dal promontorio del Conero: una settentrionale compresa tra Gabicce ed Ancona lunga circa 90 km ed una meridionale da Ancona alla foce del fiume Tronto lunga circa 80 Km (Curzi et al., 1991). La morfologia prevalente è di bassa costa con origine sedimentaria formata da spiagge di ghiaia e sabbia (circa 81%) interrotta da brevi tratti di alta costa a falesia (il restante 19%) costituita da rocce calcaree o marnoso arenacee. La costa alta marnoso arenacea compresa tra Gabicce e Pesaro si estende per circa 10 Km con altitudini inferiori ai 200 m, ed è orientata in direzione NO-SE. Tra Ancona e Numana la falesia si presenta con aspetti diversi: dal Porto di Ancona a Mezzavalle è marnoso-arenacea, dal promontorio del Conero fino alla località i Sassi Neri è calcarea, mentre da quest ultima località fino al Porto di Numana torna ad essere marnoso-arenacea (Biondi, 1995). Più a Sud, la falesia morta tra Pedaso e Cupramarittima è ancora di tipo marnoso arenacea costituita da depositi ghiaiosi della paleospiaggia di Pedaso in contatto con sabbie ocracee ben stratificate che rappresenterebbero sedimenti di spiaggia sottomarina (Nanni et al., 1986). L unico tratto di costa calcarea del litorale marchigiano è rappresentato dal nucleo centrale del Conero (Biondi et al., 1991). Nell ambiente marino la fascia costiera rappresenta l area maggiormente soggetta all impatto antropico e quindi costituisce un ecosistema estremamente delicato ed altamente instabile. I fattori che influenzano maggiormente il dinamismo dei litorali sono l apporto solido trasportato dai fiumi e la ridistribuzione dei sedimenti operata dall idrodinamismo del mare. I sedimenti trasportati in sospensione e trascinati sul fondo si accumulano in prossimità delle foci dei fiumi e, l azione del mare, specie con il moto ondoso, li ridisperde (Cencini, 1995). Tra Pesaro e la foce del fiume Tronto, ad eccezione del Monte Conero, il litorale marchigiano è bordato da una serie di cuspidi di foce molto simili tra loro. Sottocosta dunque, sono presenti quasi ovunque spiagge costituite da sabbie costiere. LE BIOCENOSI MARINE BENTONICHE DELLA FASCIA COSTIERA MARCHIGIANA Per biocenosi si intende un insieme di organismi appartenenti a specie diverse che vivono in uno stesso ambiente e che instaurano rapporti trofici. L ambiente prende il nome di biotopo. Nell ambito di uno stesso biotopo possono esistere tre gruppi di specie: 1. Specie caratteristiche; 2. Specie accompagnatrici; 3. Specie accidentali. Le prime caratterizzano la biocenosi e si dividono in esclusive (che vivono esclusivamente in quella biocenosi) e preferenziali (che preferiscono vivere in quella biocenosi); le specie accompagnatrici sono quelle numericamente dominanti e si dividono in caratteristiche (comuni a più biotopi di una stessa area), e indicatrici (indicano determinate condizioni ambientali), infine le specie accidentali possono essere rinvenute nella biocenosi in esame ma sono esclusive di altre biocenosi. La distribuzione e la struttura delle comunità bentoniche sono fortemente influenzate oltre che da fattori biotici, anche da fattori ambientali, che in mare si dividono in fattori climatici e

21 fattori edafici. Ai primi appartengono l umidità, la luce, la temperatura e la pressione, mentre i fattori edafici sono l idrodinamismo, la salinità, il tipo di substrato ed il livello di trofia dell ecosistema (Della Croce et al.1997). Le biocenosi bentoniche sono strettamente associate alla tipologia del fondale, conseguentemente non è raro che lungo un tratto di costa gli stessi organismi si incontrino in concomitanza con uno stesso tipo di sedimento. In generale si può affermare che i fondi molli costituiscono un biotopo uniforme a cui corrispondono biocenosi omogenee e stabili, relativamente povere di specie e ricche di individui, mentre i fondali rocciosi ospitano biocenosi eterogenee, instabili e ricche di specie e povere di individui. Gli organismi che popolano i fondi mobili possono vivere sulla superficie del sedimento (epifauna), all interno di esso (infauna) o negli interstizi tra le particelle (meiofauna). Il sistema litorale o dominio bentonico, secondo il modello di zonazione proposto da Pérès e Picard (1964), può essere suddiviso verticalmente in cinque piani: 1. Piano adlitorale, zona caratterizzata dagli organismi che popolano la fascia costiera emersa indirettamente influenzata dal mare; 2. Piano sopralitorale, zona immediatamente al di sopra del livello medio di marea in cui coesistono sia organismi marini che terrestri influenzati da uno stato di umidità permanente dovuta all azione degli spruzzi determinati dalle onde; 3. Piano mesolitorale, zona compresa tra il livello di alta e di bassa marea, in cui la presenza degli organismi oltre che dalle oscillazioni delle maree, è condizionata dal moto ondoso; 4. Piano infralitorale, zona costantemente sommersa caratterizzata dallo sviluppo di alghe fotofile la cui estensione verticale è condizionata dalla trasparenza delle acque; le biocenosi in questa zona sono molto ricche e diversificate; 5. Piano circalitorale, zona dominata da alghe sciafile in cui la componante animale delle comunità prende gradualmente il sopravvento; questo piano costituisce il limite verticale del sistema fitale. In prossimità della linea di costa a pochi m di profondità, la natura della maggior parte dei fondali marchigiani è di tipo sabbioso. Tale fascia si estende per una lunghezza di alcune centinaia di m dalla costa, fino ad un massimo di 1 Km. Procedendo verso il largo si incontrano fondi in cui la sabbia è mista al fango con prevalenza di fango, ad esempio come nelle aree in prossimità delle foci dei fiumi, e con prevalenza di sabbia sul fango nelle zone interposte (Scaccini 1967). La distribuzione delle biocenosi sui fondali dell alto e medio Adriatico è strettamente connessa con la natura dei fondi stessi. Come già documentato da lavori consolidati (Scaccini 1967), nella zona immediatamente prossima alla costa, sulla fascia eulitoranea dei fondi sabbiosi dove l acqua è poco profonda, e più al largo, su quelli sabbioso-fangosi con prevalenza di sabbia, è distribuita la zoocenosi Chamelea gallina, caratterizzata dalla predominanza del mollusco bivalve accompagnato da varie altre specie di molluschi. Questa zoocenosi, che si estende da appena qualche m di profondità fino a circa 20 m, si alterna, nell ambito della stessa fascia di fondi, con la zoocenosi Chamelea gallina ± Owenia 21

22 fusiformis, che si colloca nelle zone fangoso sabbiose, dove il fango prevale sulla sabbia, poste davanti alle foci dei fiumi. La zoocenosi Chamelea Gallina ± Owenia fusiformis è molto simile alla zoocenosi Chamelea gallina dalla quale si distingue per la grande quantità di anellidi presenti, i quali vivono racchiusi in caratteristici tubi di granuli di sabbia agglutinati. Queste biocenosi sono caratterizzate dall assenza di vegetazione e dalla presenza di una ricca fauna, la quale comprende molluschi bivalvi e gasteropodi, anellidi, policheti,echinodermi e crostacei. La biocenosi ad Owenia fusiformis rientra nella biocenosi delle sabbie fini ben calibrate (SFBC), che si sviluppa in sedimenti sabbiosi di origine continentale e si può estendere fino a 25 m di profondità. In genere questa biocenosi viene gradualmente sostituita avvicinandosi alla battigia dalla biocenosi delle sabbie fini superficiali (SFS), la quale si può riscontrare fino a circa 2.5 m di profondità ed ha come specie caratteristiche i molluschi Donax semistriatus, Donax trunculus, Tellina tenuis, oltre che alcuni policheti ed il crostaceo Diogenes pugilator. È importante sottolineare che nell area di mare immediatamente prossima alla costa, caratterizzata da acque basse, le biocenosi marine bentoniche risentono di variazioni stagionali di temperatura e salinità (Vatova 1949), quindi è molto probabile che gli organismi evidenzino una variabilità stagionale. Zona Piceno L area compresa tra la foce del fiume Chienti e la foce del Tronto è caratterizzata da una costa bassa e sabbiosa. In associazione ai fondali del piano infralitorale è possibile riconoscere le biocenosi delle sabbie fini superficiali (SFS), e le biocenosi delle sabbie fini ben calibrate (SFBC), separate da una zona di transizione ad una profondità compresa tra i 3 ed i 4 m. La biocenosi delle sabbie fini superficiali ha come specie caratteristiche esclusive i bivalvi del genere Donax comprendente anche altre specie tra cui il mollusco bivalve Chamelea gallina, il crostaceo Diogenes pugilator ed il mollusco gasteropode Nassarius reticulatus. La biocenosi delle sabbie fine ben calibrate si presenta con una facies a Chamelea gallina comprendente una ricca fauna composta da molluschi, anellidi, echinodermi, policheti e crostacei. Fascia costiera dalla foce del fiume Chienti alla foce del fiume Tenna I fondali sabbiosi di questo tratto di costa, secondo uno studio condotto dall allora Istituto di Ricerche sulla Pesca Marittima (IRPEM) di Ancona per l istituzione del Parco marino del Piceno sono caratterizzati dalla presenza delle biocenosi SFS e SFBC. A circa 3 m di profondità la specie numericamente dominante risulta essere Lentidium mediterraneum accompagnata da Donax semistriatus entrambe caratteristiche della biocenosi delle sabbie fini superficiali e indicatrici di apporti di acque dolci. Sono presenti in questo tratto di fondali anche il mollusco bivalve Chamelea gallina e il crostaceo Diogenes pugilator (Froglia, 2002). A circa 6 m di profondità sono presenti sia specie caratterizzanti la biocenosi delle sabbie fini superficiali (Lentidium mediterraneum e Donax semistriatus), sia specie caratterizzanti la biocenosi delle sabbie fini ben calibrate quali i molluschi bivalvi Chamelea gallina e Spisula subtruncata, il crostaceo Diogenes pugilator ed i policheti Owenia fusiformis e Prionospio caspersi (Froglia, 2002). I fondali di questo tratto di costa quindi sono popolati da biocenosi comuni nel nostro litorale e la presenza di specie indicatrici di acque dolci si concentra in prossimità delle foci fluviali.

23 Fascia costiera dalla foce del fiume Tenna al porto di Porto San Giorgio Quest area è caratterizzata dalla presenza di biocenosi delle sabbie fini ben calibrate (Chamelea gallina, Spisula subtruncata, Diogenes pugilator, Prionospio caspersi e Owenia fusiformis), accompagnate a basse profondità (circa 3 m) da Donax semistriatus (bivalve caratteristico delle SFS) e da Corbula gibba (bivalve indicatore di instabilità sedimentaria) (Froglia, 2002). Porto di Porto San Giorgio Non sono presenti studi sulle biocenosi che popolano i fondali interni al porto di Porto San Giorgio: l area di mare antistante è caratterizzata dalle biocenosi delle sabbie fini ben calibrate. Fascia costiera dal porto di Porto di Porto San Giorgio alla foce del fiume Aso I fondali sabbiosi antistanti il tratto di costa dal Porto di Porto San Giorgio alla foce del fiume Aso sono popolati dalle biocenosi delle sabbie fini ben calibrate. A Pedaso, in prossimità della foce del fiume Aso, ad una profondità di 3 m è presente la biocenosi delle sabbie fini superficiali, rappresentata dal mollusco bivalve Lentidium mediterraneum accompagnato da Donax semistriatus, Nassarius reticulatus, Nassarius mutabilis, Chamelea gallina e dal crostaceo Diogenes pugilator. Più al largo (6 m di profondità), la biocenosi delle sabbie fini ben calibrate è accompagnata dal mollusco bivalve Lentidium mediterrraneum, dal mollusco gasteropode Nassarius reticulatus e dall anellide Owenia fusiformis specie indicatrici della presenza di apporti di acqua dolce (Froglia, 2002). Fascia costiera dalla foce del fiume Aso alla foce del torrente Tesino I fondali antistanti questo tratto di costa sono popolati dalle biocenosi SFBC. In prossimità della foce del torrente Tesino, a circa 3 m di profondità, sono presenti specie ascrivibili sia alla biocenosi SFBC (Chamelea gallina, Diogenes pugilator, Prionospio caspersi) sia alla biocenosi SFS (Lentidium mediterraneum, Donax semistriatus). La presenza del cumaceo Pseudocuma longicorne, riscontrato in questi fondali, è indicativa di bassa salinità e di fondali a sabbia finemente o mediamente calibrata (Froglia, 2002). Fascia costiera dalla foce del torrente Tesino al Porto di San Benedetto del Tronto Non sono disponibili studi sulle biocenosi che popolano i fondali di questo tratto di litorale anche se si presume che sia caratterizzato dalle biocenosi delle sabbie fini ben calibrate in continuità con le aree adiacenti. Porto di San Benedetto del Tronto Non sono disponibili studi sulle biocenosi che popolano i fondali del Porto di San Benedetto del Tronto anche se si presume che l area antistante sia caratterizzata dalle biocenosi delle sabbie fini ben calibrate. Fascia costiera dal Porto di San Benedetto del Tronto alla foce del fiume Tronto I fondali sabbiosi di questo tratto di costa sono popolati dalle biocenosi SFBC (Chamelea gallina, Owenia fusiformis, Diogenes pugilator, Nassarius pigmeaus). I fondali posti a circa 3 m di profondità alla foce del fiume Tronto sono caratterizzati dalla presenza di specie 23

24 opportuniste e indicatrici di instabilità ambientale e sedimenti fortemente inquinati (Magelona papillicornis) (Froglia, 2002). Non si riscontra in questo tratto di costa la presenza di specie particolarmente pregiate. Zona Conero Il tratto costiero della provincia di Ancona, nel litorale Adriatico occidentale, costituisce il limite tra il bacino settentrionale e quello centrale (Biondi, 1996). Tra la foce del fiume Cesano e Palombina, i fondali sono costituiti da sabbia per una fascia che si spinge fino all isobata dei 5 m. La continuità di questa formazione è interrotta dalla presenza di sabbia mescolata al fango in corrispondenza della foce del fiume. Tra Ancona e Numana il fondo è accidentato, di natura rocciosa con intercalazioni sabbiose. A Sud di Numana, nella zona tra Marcelli e Porto san Giorgio si ripetono le formazioni sabbiose fino alla profondità di circa 14 m. Sui fondali marini si insediano comunità bentoniche costituite sia da animali che da vegetali che si distribuiscono in base alle caratteristiche dei fondali. Nei fondali sabbiosi con poco fango, prevalgono le zoocenosi a Chamelea gallina e Chamelea gallina ± Owenia fusiformis, accompagnate da altre specie tra cui i molluschi Corbula gibba, Mactra corallina, Spisula subtruncata, Tellina nitida, Ensis siliqua, Solen vagina, Ostrea edulis e Cardium tuberculatum. Altri gasteropodi che spesso accompagnano le zoocenosi dei fondali molli sabbiosi e fangosi sono Aporrais pepselecani, Cassidaria echinophora, Nassa mutabilis e Nassa reticulata. Tra i molluschi cefalopodi che popolano i fondali sabbiosi, sono comuni la seppia (Sepia officinalis), il calamaro (Loligo vulgaris) ed il moscardino (Eledone moschata). Tra i crostacei si riscontrano, sempre sui fondi sabbiosi, Squilla mantis, Penaeus trisulcatus e Maja squinado. (Biondi, 1996). Falconara Marittima I fondali fino alla batimetria dei 4 m antistanti Falconara, sono popolati dalla biocenosi delle sabbie fini ben calibrate rappresentate dal mollusco bivalve Chamelea gallina, accompagnato da Lentidinium mediterraneum, Donax semistiatus e Ciclope neritea. Tra i policheti sono caratteristici in quest area: Owenia fusiformis, Prionospio caspersi, Prionospio cirrifera e Magelona papillicornis (specie tipica di fanghi inquinati), mentre tra i crostacei la specie dominante è Diogenes pugilator (Ausili et al., 2002). Torrette Anche in questo tratto della fascia costiera marchigiana, ad una profondità di circa 4 m i fondali sono popolati dalla biocenosi delle sabbie fini ben calibrate, rappresentata dal mollusco bivalve Chamelea gallina accompagnato da Lentidinium mediterraneum, Donax semistriatus, e dai gasteropodi Nassarius mutabilis e Ciclope neritea. Tra i crostacei troviamo Diogenes pugilator (Ausili et al., 2002). Il mare in quest area, che si trova all interno dei frangiflutti, è caratterizzato da un elevato grado di eutrofizzazione dovuto alla presenza di scarichi urbani, alla bassa profondità del fondale ed allo scarso ricambio idrico, che avviene solo in corrispondenza di forti mareggiate che scavalcano i frangiflutti. In questo ambiente, dove la torbidità dell acqua è molto elevata ad eccezione di periodi particolarmente lunghi di mare calmo, è stata riscontrata la presenza di un ampia area popolata dalla fanerogama marina Cymodocea nodosa. In associazione a questo biotopo sono state riscontrate anche 19 specie di alghe epifite e 21 specie non epifite, con una netta prevalenza di Rhodophyceae (alghe rosse) sulle Pheophyceae (alghe brune) e sulle Chlorophyceae (alghe verdi). La predominanza di Rhodophyceae potrebbe essere spiegata per il fatto che queste alghe si adattano meglio delle altre ad ambienti eutrofici e

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