dei trenta-quarantenni, ossia di una fascia di consumatori museali particolarmente attiva.

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1 Crescita lenta e invecchiamento Le dinamiche del Piemonte degli ultimi trent anni sono segnate da una crescita lenta dei principali indicatori economici e da un invecchiamento della popolazione più accentuato rispetto al resto del Nord, Liguria esclusa. La quota del PIL sul totale nazionale è passata in un trentennio dal 10% a meno dell 8% (dal secondo posto il Piemonte è passato al quinto, preceduto da Lombardia, Veneto, Emilia- Romagna e Lazio). Ricchezza senza reddito? Nel 2006 il Piemonte era la terza regione italiana per ricchezza procapite, in termini di attività finanziarie, dopo Lombardia e Lazio. Considerando invece le attività reali, in prevalenza abitazioni private, in Piemonte, nel periodo , i prestiti alle famiglie per l acquisto della residenza sono circa raddoppiati. Il valore complessivo del patrimonio immobiliare in Piemonte, nel 2009, era pari a 3,7 volte il Pil regionale, contro il 3,1 della Lombardia e il 3,5 del Veneto. Solo l Emilia-Romagna, delle grandi regioni settentrionali aveva un valore superiore, con 3,9. Inoltre il rapporto fra valore reale e potenziale della ricchezza immobiliare nei comuni turistici italiani raggiunge il valore più alto (6,1 volte) nella nostra regione, superiore anche alla Valle d Aosta. Il Piemonte è anche la seconda regione italiana, dopo la Toscana, per patrimonio delle fondazioni bancarie. Ci troveremmo quindi in una situazione di ricchezza senza reddito. Va anche notato che la ricchezza è distribuita in modo non omogeneo fra le classi di età. Considerando ad esempio quella immobiliare (oltre il 60% del totale), il valore medio nazionale per i proprietari al di sotto dei 20 anni è di circa 120 mila euro conto i quasi 227 mila per gli ultrasettantenni (dati 2009). Un problema di scala. Perdita di capacità innovativa della società piemontese, incapacità di adeguarsi ai mutamenti economici di grande portata (perdita di centralità della manifattura), lentezza nel reagire alla transizione demografica: sono in buona parte degli stessi ingredienti della crisi italiana più generale. Rimane dunque spazio per le politiche locali, ossia in grado di far leva su risorse territoriali specifiche, ma la scala regionale, è troppo piccola e troppo grande insieme, forse non la più adatta di fronte alle sfide. Una rivoluzione demografica. Dal 1991 al 2001 Torino perde poco meno del 10% dei suoi abitanti, solo in parte recuperato dalla prima e seconda cintura, che crescono del 3% circa nello stesso periodo. Questo risultato è un saldo fra arrivi e partenze che modifica profondamente il tessuto sociale della città. Se nel 1991 il peso dell industria era ancora preponderante e connotava fortemente la città, dieci anni più tardi e dopo una riduzione del 50% circa del numero di addetti in quel comparto, la situazione era profondamente mutata. Anche la composizione per classi di età risulta alla fine del periodo alquanto mutata, con una crescita del peso percentuale dei trenta-quarantenni, ossia di una fascia di consumatori museali particolarmente attiva. La spia della mobilità. Dal 1991 al 2000 gli spostamenti complessivi passano da poco meno di 4 milioni al giorno a circa 3,2 milioni, per effetto sia della diminuzione demografica sia del cambiamento organizzativo dell area metropolitana. All interno di questo fenomeno, gli spostamenti per studiolavoro diminuiscono nell area metropolitana (analoghi i dati per Torino città) passando dal 42 al 40.8% del totale, mentre quelli per svago e acquisti, anch essi ovviamente in diminuzione, salgono però dal 58 al 59.2 rispetto al totale. La situazione aveva in realtà registrato un cambiamento ancor più profondo nel decennio precedente: dal 1979 al 1991, quando la mobilità cresce invece fortemente, gli spostamenti per motivi di lavoro sono i soli a registrare una diminuzione in valore assoluto (dal 68 al 42%), a fronte di un aumento considerevole della mobilità per svago e acquisti (che passa dal 32 al 58%). Città dei produttori e città dei consumatori. Fra il 1991 e il 2001 gli addetti nella città di Torino aumentano del 2,2%, la crescita è del 25% circa per la categoria economica alberghi e ristoranti, un sottoinsieme che comprende attività di ristorazione e altre, affini ai servizi turistici. In particolare bar e ristoranti con intrattenimento e spettacolo nonché enoteche e vinerie crescono del 60% circa come numero e fra il 50 e il 67% come addetti (si tratta di un settore di modeste dimensioni complessive, ancorché concentrato nel centro cittadino), mentre ristoranti e bar di tipo tradizionale (il nerbo del comparto) registrano comunque una forte crescita (fra il 13 e il 16% come unità locali e poco meno come addetti). Considerando un arco complessivo di oltre un ventennio, e osservando mobilità e specializzazioni dell impiego, emerge uno spettacolare cambiamento nelle abitudini di uso dello spazio urbano e del tempo dei cittadini di Torino e cintura: da una città industriale dove ci si muove soprattutto in quanto produttori ad uno spazio terziarizzato in cui gli spostamenti sono prevalentemente di consumatori. Luigi Cannari e Giovanni D Alessio, 2006, La ricchezza degli italiani, Il Mulino Banca d Italia, 2007, L economia del Piemonte nel 2006 Agenzia per il territorio, 2011, Gli immobili in Italia dal 1991 al 2001 il peso della classe passa dal 29.3 a 31.1% del totale della popolazione (dati Città di Torino). La classe anni risulta quella con le maggiori frequenze di visite museali in Piemonte, con il 48.6% del totale della domanda, sulla base di una indagine omnibus IRES-Regione Piemonte Trasporti Torinesi, indagine sulla mobilità, anni vari. Presentazione creata con PREZI (disponibile online)

2 Ricchezza 10% oltre media, ma in calo Infrastrutture buone ma da completare Incidenza manifattura, debolezza servizi alle imprese Turismo e cultura in forte crescita rispetto all Italia Buone risorse ambientali, ma consumo in crescita Ageing: anziani, declino demografico

3 TORINESE: territorio in transizione verso multipolare, lunga trasformazione, Torino NORDEST: eterogeneo, snodo logistico, mobilità locale, duplicazioni strutture, sistema conoscenza, Milano CUNEESE: qualità della vita, agricoltura, aree marginali, policentrismo SUDEST: produzione diversificata, riqualificare non sostituire, ageing, nodo logistico, Genova

4 1400,0 1200,0 turismo Torino Piemonte Italia ,8% 3,3% 2,5% ,9% 3,4% 1,1% ,8% 2,1% 0,9% ,8% 3,4% 1,1% MUSEI PIEMONTE 1000,0 800,0 600,0 Musei Piemonte Turismo Piemonte Musei ITALIA Turismo ITALIA TURISMO ITALIA MUSEI ITALIA 400,0 TURISMO PIEMONTE 200,0 0,0

5 MUSEI TURISMO ABITANTI INDUSTRIA Aree di riferimento. Visite ai musei : area metropolitana come definita dai rapporti OCP (Torino, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Racconigi, Rivoli, Stupinigi, Venaria; presenze turistiche: comune di Torino; abitanti: area musei. Industria: Piemonte.

6 Demografia Dal 1991 al 2001 circa -10% di abitanti, con crescita relativa della classe anni, che da sola vale quasi metà della domanda museale. Lavoro : addetti industria -18%; : -27% : industria - 10,8%; ristorazione: +25%. Mobilità Anni 80: la mobilità cresce ma gli spostamenti per lavoro calano dal 68 al 42% quelli per svago e acquisti passano dal 32 al 58%. Anni 90: la mobilità cala del 20%, ma quella per lavoro cala dal 42 al 40.8%, mentre per svago e acquisti, sale dal 58 al 59.2%

7 Le dinamiche più recenti di tipo turistico e culturale a Torino hanno radici di tipo demografico ed economico più lontane. Il fenomeno potrebbe riguardare altri quadranti (a cominciare da Cuneo, che sta in parte ripercorrendo le stesse tappe). La domanda quindi è: cosa sta accadendo oggi e quali sono le dinamiche economicodemografiche che potrebbero condizionare quelle culturali fra dieci anni? Servono indagini specifiche, ma alcuni fenomeni sono già noti Stranieri: 1,4% nel 1992, 4.7% nel 2002, 15.5% nel 2016 con presenze di cui (una città grande come Cuneo) sono rumeni Giovani (20-40) , anziani (>65) ( ) Studenti su abitanti:10,7%, 13,5% a Milano, 6.6% a Roma) Studenti stranieri universitari: 8.4% del totale universitari (4.2% in Italia, 6.7% a Milano, 4.6% a Roma Spazi disponibili a Torino (anche da dinamiche istituzioni: Regione, provincia)

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