RELAZIONE DI VALUTAZIONE DEI RISCHI PER ESPOSIZIONE A RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI

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1 Data: 18/07/2011 Revisione: 1 LABORATORI NEST - SNS - IIT - CNR P.za dei Cavalieri Pisa (PI) RELAZIONE DI VALUTAZIONE DEI RISCHI PER ESPOSIZIONE A RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI (D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81 come modificato dal D.Lgs. 3 agosto 2009 n. 106) ATTIVITA : Istruzione universitaria e post-universitaria; accademie e conservatori Il Datore di Lavoro Responsabile del Servizio Protezione Prevenzione(RSPP) Per presa visione Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) Il Medico Competente

2 Pag. 2 Sommario PREMESSA... 3 ANAGRAFICA AZIENDALE... 4 DATI GENERALI... 4 SOGGETTI CON COMPITI DI SICUREZZA... 5 ELENCO RISORSE... 7 ELENCO MANSIONI LAVORATORI TUTELATI DESCRIZIONE DEI PROCESSI PRODUTTIVI MODALITA DI EFFETTUAZIONE DELLA VALUTAZIONE METODO DI CALCOLO Giustificazione sorgenti ROA Incoerenti ROA Coerenti Determinazione Errori Sperimentali RISULTATO DI CALCOLO ELENCO MANSIONI E RISCHI COLLEGATI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE REVISIONE DELLA VALUTAZIONE SCHEDE RISORSE Elenco schede Attrezzi e macchinari Elenco schede Impianti SOTTOSCRIZIONE DEL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE Pag. 2 di 53

3 Pag. 3 PREMESSA SIGNIFICATO E SCOPO DELLA VALUTAZIONE DEI RISCHI Sulla base delle disposizioni contenute nelle norme del D.Lgs. 9 Aprile 2008 n. 81, il datore di lavoro ha proceduto nell ambito della valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori di cui all articolo 28 comma 1) del Decreto legislativo 9 aprile 2008, all individuazione e valutazione dei rischi. La stesura del documento è utilizzata come base per: a) Trasmettere informazioni alle persone interessate: lavoratori, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) b) Monitorare se sono state introdotte le misure di prevenzione e protezione necessarie c) Fornire agli organi di controllo una prova che la valutazione è stata effettuata d) Provvedere ad una revisione nel caso di cambiamenti o insorgenza di nuovi rischi Il documento è articolato nelle seguenti sezioni: a) Relazione della valutazione del rischio in oggetto per la salute e la sicurezza nell attività lavorativa e i criteri adottati per la valutazione e stima dei rischio stesso b) Indicazione delle misure di prevenzione e protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuale adottati a seguito della valutazione c) Il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza d) Indicazione dei nominativi dei soggetti interni ed esterni che hanno partecipato al processo di valutazione: responsabile del servizio di prevenzione, addetti al servizio, medico competente e rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e) Indicazione delle mansioni esposte a rischio Pag. 3 di 53

4 Pag. 4 ANAGRAFICA AZIENDALE DATI GENERALI RAGIONE SOCIALE Sede legale Sede unità produttiva oggetto della valutazione Attività svolta LABORATORI NEST - SNS - IIT - CNR P.za dei Cavalieri Pisa PI Tef/Fax/Cell.: Internet: P.za San Silvestro PISA PI Tef/Fax/Cell.: Internet: Istruzione universitaria e post-universitaria; accademie e conservatori Codice Fiscale Partita Iva Sito web Tempo di valutazione del 6 mesi rischio TITOLARE PROF. FABIO BELTRAM SCUOLA NORMALE SUPERIORE Qualifica Direttore Indirizzo P.za Cavalieri PISA PI Tel/Fax/Cell Tel/Fax/Cell f.beltram@sns.it DIRIGENTE PROF. FABIO BELTRAM SCUOLA NORMALE SUPERIORE Qualifica Direttore di Laboratorio NEST Indirizzo P.za San Silvestro PISA PI Tel/Fax/Cell Tel/Fax/Cell f.beltram@sns.it Pag. 4 di 53

5 Pag. 5 SOGGETTI CON COMPITI DI SICUREZZA Dirigente Prof. Fabio BeltramScuola Normale Superiore Qualifica Direttore di Laboratorio NEST Indirizzo P.za San Silvestro PISA PI Reperibilita c/o laboratori NEST Telefono f.beltram@sns.it Data Nomina / / Addetto RSPP Dott. Pasqualantonio Pingue Qualifica (E.P.) figura tecnico-amministrativa Indirizzo P.za San Silvestro Pisa Telefono p.pingue@sns.it Data Nomina / / (RSPP) Responsabile Ing. Eugenio Lucchesini servizio di prevenzione Qualifica RSPP esterno (libero professionista) Indirizzo Via Novecchio PISA PI Reperibilita c/o studio professionale Telefono studio@luccheseugenio.191.it CF LCCGNE61S20G702W PI Data Nomina 01/01/2011 Attestati di frequenza Corso modulo A - Ente: LUMSA ROMA - Data: Corso modulo B - Ente: UNI PG - Data: Corso modulo C - Ente: UNI PG - Data: Medico competente Qualifica Indirizzo Dott. Paolo Giovannetti medico del lavoro (convenzione ASL Lucca) Data Nomina / / Requisiti professionali Specialista in medicina del lavoro (RLS) Rappresentante Dott. Giandonato Tartarelli dei lavoratori Qualifica dipendente amministrativo Indirizzo P.za Cavalieri PISA PI Pag. 5 di 53

6 Pag. 6 Telefono g.tartarelli@sns.it Data Nomina / / L azienda, alla data di elaborazione del documento, ha alle sue dipendenze: Numero Dipendenti 90 (ricercatori, post-doc, dipendenti SNS, CNR, IIT) Soci lavoratori Altri equiparati TOTALE 90 In allegato al documento è riportata la copia del libro matricola aziendale. TURNI DI LAVORO L attività è articolata su Turno unico di 8 ore Pag. 6 di 53

7 Pag. 7 ELENCO RISORSE ELENCO ATTREZZI E MACCHINARI [N. 1] - ELENCO LASER LASERDI RICERCA PRESENTI NEI LABORATORI MISURE Conformità normativa Le attrezzature di lavoro utilizzate: - rispettano le prescrizioni del D.Lgs. 17/2010 per le macchine in possesso della marcatura CE - installate secondo le indicazioni riportate dal costruttore - hanno tutti i dispositivi di sicurezza e di protezione perfettamente funzionanti Modalità d'uso Per l'uso in sicurezza si farà riferimento a: - manuali di uso e manutenzione - procedure operative allegate - uso in comune con altre imprese e lavoratori autonomi Manutenzione La manutenzione viene effettuata secondo i programmi previsti dal costruttore e dalle norme di buona tecnica. L'effettuazione della manutenzione viene registrata su apposito registro a disposizione in azienda. Gli apparecchi di sollevamento con portata superiore a 200 Kg sono stati sottoposti a collaudo ISPESL e alle verifiche periodiche di legge. Utilizzo in comune Ogni impresa o lavoratore autonomo dovrà utilizzare il proprio macchinario. Qualora si rendesse necessario l'utilizzo di macchinari, presenti, ma di proprietà di altre imprese o lavoratori autonomi, sarà attestata la consegna dello stesso mediante un modulo di comodato gratuito. L'impresa esecutrice verificherà prima dell'inizio dei lavori la conformità degli stessi e provvederà affinché gli stessi vengano mantenuti in scrupoloso stato di funzionamento durante tutto il periodo di lavoro. Nel caso si notassero dei malfunzionamenti o dei guasti si avvertirà immediatamente il committente o proprietario per organizzare le necessarie riparazioni. Responsabilità Per l'attuazione di queste misure è responsabile l'impresa appaltatrice principale o impresa affidataria. - Impianto di terra - Impianto idrico antincendio - Impianto ascensore ELENCO IMPIANTI Pag. 7 di 53

8 Pag. 8 - Impianto di aspirazione forzata - Impianto idrico da acquedotto - Impianto di produzione aria compressa - Impianto fognario con fossa Himhoff - Impianto di evacuazione fumi (12 mesi) - Centrale termica MISURE Conformità ai requisiti di sicurezza - Gli impianti sono realizzati da impresa qualificate sono conformi alle specifiche disposizioni legislative e comunitarie previste per gli impianti dalle norme tecniche. - Sono adeguati alle condizioni e caratteristiche del lavoro da svolgere, ai rischi presenti nell'ambiente di lavoro, ai rischi derivanti dall'impiego, e ai rischi derivanti da interferenze con le altre presenti. - Hanno tutti i dispositivi di sicurezza e di protezione perfettamente funzionanti. - Sono oggetto di manutenzione al fine di garantire nel tempo la permanenza dei requisiti di sicurezza. Modalità d'uso delle attrezzature in sicurezza Gli impianti sono installati e utilizzati in conformità alle istruzioni d'uso riportate nei manuali forniti dai costruttori. Manutenzione per garantire nel tempo i requisiti di sicurezza - La manutenzione periodica viene effettuata secondo le frequenze e le indicazioni e le modalità fornite dal costruttore e dalle norme di buona tecnica o dai codici di buona prassi. - La manutenzione straordinaria viene effettuata ogni volta che si verificano eventi eccezionali ( incidenti, trasformazioni,periodi lunghi di inattività). - La manutenzione sia periodica che straordinaria viene effettuata solo ed esclusivamente da personale competente. - I risultati dei controlli della manutenzione sono registrati su apposito registro di controllo delle attrezzature. ELENCO SOSTANZE NON SONO PRESENTI ELEMENTI DI QUESTO TIPO. MISURE Conformità delle caratteristiche ai fini della salute - Per ogni sostanza impiegata nel ciclo lavorativo è la scheda tossicologica. - Nella scelta della sostanza il datore di lavoro, sentito il medico competente e il responsabile del servizio di prevenzione e protezione rischi ha verificato le proprietà e i rischi per la salute optando per la sostituzione delle sostanze pericolose con sostanze meno pericolose. Modalità di manipolazione e conservazione delle sostanze o preparati Per la manipolazione, la conservazione in sicurezza si farà riferimento: - alle indicazioni riportate nella scheda tossicologica del produttore della sostanza - alle informazioni riportate nell'etichetta - alle procedure operative allegate - alle norme di buona prassi igienica Pag. 8 di 53

9 Pag. 9 Durante l'uso i lavoratori esposti indossano i dpi prescritti. Smaltimento dei rifiuti I residui delle sostanze vengono raccolti in appositi contenitori segnalati e smaltiti come rifiuti speciali. E ritirati da imprese specializzate con cadenza programmata. Procedura Operativa Nel caso di utilizzo di sostanze preparati chimici pericolosi per la salute si opererà nel seguente modo: Prima dell'inizio dei lavori Tutte le lavorazioni saranno precedute da una valutazione tesa ad evitare l'impiego di sostanze chimiche nocive e a sostituire ciò che è nocivo con ciò che non lo è o lo è meno. Prima dell'impiego della specifica sostanza si consulterà l'etichettatura e le istruzioni per l'uso al fine di applicare le misure di sicurezza più opportune (il significato dei simboli, le frasi di rischio ed i consigli di prudenza riportati sull'etichetta o la scheda). La quantità dell'agente chimico da impiegare sarà ridotta al minimo richiesto dalla lavorazione. Tutti i lavoratori addetti o comunque presenti saranno adeguatamente informati e formati sulle modalità di deposito e di impiego delle sostanze, sui rischi per la salute connessi, sulle attività di prevenzione da porre in essere e sulle procedure anche di pronto soccorso da adottare in caso di emergenza. Durante l'esecuzione dei lavori E' fatto assoluto divieto di fumare, mangiare o bere sul posto di lavoro. E' indispensabile indossare l'equipaggiamento idoneo (guanti, calzature, maschere per la protezione delle vie respiratorie, tute etc.) da adottarsi in funzioni degli specifici agenti chimici presenti. Dopo l'attività lavorativa Tutti gli esposti seguiranno una scrupolosa igiene personale che deve comprendere anche il lavaggio delle mani, dei guanti, delle calzature e degli altri indumenti indossati. Sarà prestata una particolare attenzione alle modalità di smaltimento degli eventuali residui della lavorazione (es. contenitori usati). Pag. 9 di 53

10 Pag. 10 ELENCO MANSIONI - Ricercatore Universitario DESCRIZIONE MISURE Generale I lavoratori devono rispettare le disposizioni impartite dal preposto e dal datore di lavoro in materia di igiene e sicurezza, sull uso dei mezzi di protezione collettiva. E' vietato eseguire qualsiasi lavorazione senza l'utilizzo dei DPI messi a disposizione. Segnalare al preposto o datore di lavora le eventuali anomalie sul funzionamento delle attrezzature, dei dispositivi di sicurezza e di protezione individuali. Il posto di lavoro deve essere mantenuto sempre libero da materiali, prolunghe che possono interferire con i movimenti propri e degli altri e costituire un pericolo. Non manomettere o rimuovere qualsiasi protezione o dispositivo di protezione senza autorizzazione e l adozione di misure compensative. Abbandonare il posto di lavoro in caso di pericolo grave e immediato e segnalare il pericolo. Sorveglianza sanitaria 1. La sorveglianza sanitaria è effettuata dal medico competente: 2. La sorveglianza sanitaria comprende: a) visita medica preventiva intesa a constatare l'assenza di controindicazioni al lavoro cui il lavoratore è destinato al fine di valutare la sua idoneità alla mansione specifica; b) visita medica periodica per controllare lo stato di salute dei lavoratori ed esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica. La periodicità di tali accertamenti, qualora non prevista dalla relativa normativa, viene stabilita, di norma, in una volta l'anno. Tale periodicità può assumere cadenza diversa, stabilita dal medico competente in funzione della valutazione del rischio. L'organo di vigilanza, con provvedimento motivato, può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza sanitaria differenti rispetto a quelli indicati dal medico competente; c) visita medica su richiesta del lavoratore, qualora sia ritenuta dal medico competente correlata ai rischi professionali o alle sue condizioni di salute, suscettibili di peggioramento a causa dell'attività lavorativa svolta, al fine di esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica; d) visita medica in occasione del cambio della mansione onde verificare l'idoneità alla mansione specifica; e) visita medica alla cessazione del rapporto di lavoro nei casi previsti dalla normativa vigente. 3. Le visite mediche di cui al comma 2 non possono essere effettuate: a) per accertare stati di gravidanza; b) negli altri casi vietati dalla normativa vigente. 4. Le visite mediche di cui al comma 2, a cura e spese del datore di lavoro, comprendono gli esami clinici e biologici e indagini diagnostiche mirati al rischio ritenuti necessari dal medico competente. Nei casi ed alle condizioni previste dall'ordinamento, le visite di cui al comma 2, lettere a), b) e d) sono altresì finalizzate alla verifica di assenza di condizioni di alcol dipendenza e di assunzione di sostanze psicotrope e stupefacenti. Pag. 10 di 53

11 Pag. 11 Metodi di lavoro Per lo svolgimento della propria attività deve essere applicata la procedura specifica. Rischi da impiego di attrezzature di lavoro Utilizzare le attrezzature secondo le indicazioni riportate nel libretto d'uso e nella procedura specifica. Divieto di rimuovere le protezioni fisse e mobili con la macchina in funzione. Impiego di energia elettrica Utilizzo delle attrezzature elettriche portatili secondo la procedura. Divieto assoluto di eseguire lavori o interventi su parti in tensione. Informazione a) struttura organizzativa, distribuzione dei posti di lavoro, ciclo del processo produttivo, nominativi dei preposti, RSPP, RLS e degli incaricati alla gestione delle emergenze mediante colloquio e schema organigramma. b) gli aspetti più importanti del rapporto di lavoro in particolare le regole contrattuali, l orario di lavoro, i turni, i diritti e doveri mediante colloquio. c) tipi di emergenza, procedure, ubicazione e contenuto dei presidi sanitari e di lotta antincendio, conoscenza delle vie di esodo e uscite di emergenza, piano di emergenza mediante sopralluogo e colloquio. d) rischi generali presenti nell azienda con la visione del documento di valutazione dei rischi. Formazione Concetto di rischio, danno, prevenzione e protezione, organi di vigilanza, diritti e doveri, compiti del Medico Competente, del RSPP, del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) con lezioni frontali e dimostrazioni pratiche. Pag. 11 di 53

12 Pag. 12 LAVORATORI TUTELATI DESCRIZIONE - LAVORATRICI MADRI O IN STATO DI GRAVIDANZA Per quanto riguarda la tutela delle lavoratrici madri si è proceduto ad informare il personale femminile che deve essere consegnato dall'interessata, un certificato che attesti lo stato di gravidanza, per poter predisporre tutte le cautele necessarie previste dal D.Lgs. 151/2001, per la tutela del nascituro e della madre fino al completamento del periodo di allattamento. In particolare in questo periodo la lavoratrice oltre alle lavorazioni vietate non sarà adibita a mansioni faticose, insalubri, o esposta a vibrazioni e colpi, a movimentazione manuale di carichi con trasporto di pesi, a rumore al di sopra di 80 db(a), a condizioni microclimatiche sfavorevoli o disagevoli, a lavori che comportano una posizione di lavoro in piedi per oltre metà dell'orario di lavoro. In caso di condizioni di lavoro che pregiudicano la salute del bambino e della donna sarà attuato il cambio della mansione come prima ratio, in caso di complicanza o di difficoltà al cambio della mansione sarà adottata come ultima ratio l'astensione anticipata. E' vietato adibire le lavoratrici al trasporto e al sollevamento di pesi, nonché ai lavori pericolosi, faticosi ed insalubri previsti nell'allegato A del D.Lgs. 151/2001. E' vietato adibire le lavoratrici ai lavori pericolosi, faticosi ed insalubri che comportano rischi di esposizione ad agenti previsti nell'allegato B del D.Lgs. 151/2001. Verificare che per il periodo in cui vige il divieto di gravidanza e allattamento la lavoratrice sia adibita ad altre mansioni qualora ciò non è possibile attivarsi per chiedere l'interdizione anticipata dal lavoro da parte della Direzione Provinciale del Lavoro. MISURE La valutazione dei rischi e delle situazioni pericolose deve riguardare tutti i lavoratori ma soprattutto quelli con tutele particolari. I lavoratori appartenenti a queste categorie godono di particolari tutele. Vedi Documento Specifico (agli atti) Pag. 12 di 53

13 Pag. 13 DESCRIZIONE DEI PROCESSI PRODUTTIVI REPARTO LABORATORIO 1.3.C PROCESSI LAVORATIVI (descrizione sintetica): Microscopia in fluorescenza, microscopia confocale, microscopia Raman su molecole fluorescenti. REPARTO LABORATORIO 1.3.B PROCESSI LAVORATIVI (descrizione sintetica): Microscopia in fluorescenza, microscopia confocale a uno o due fotoni per misure su cellule in vitro REPARTO LABORATORIO 1.8 PROCESSI LAVORATIVI (descrizione sintetica): Microscopia di tipo TIRF (Total Internal Reflection Fluorescence) su cellule per studio di processi di adesione cellulare. MODALITA DI EFFETTUAZIONE DELLA VALUTAZIONE Questa valutazione eseguita secondo i criteri indicati di seguito ha coinvolto diverse professionalità. Il datore di lavoro ha effettuato la valutazione ed elaborato il documento di valutazione dei rischi secondo quanto disposto dall articolo 29 del D.Lgs. 81/2008, in collaborazione con: il servizio di prevenzione e protezione (RSPP, ASPP) il quale ha provveduto all individuazione e alla valutazione dei rischi predisponendo le misure per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro nel rispetto della normativa vigente e sulla base delle proprie conoscenze il medico competente (MC), il quale ha provveduto all individuazione e alla valutazione dei rischi predisponendo le misure di tutela della salute dei lavoratori e la programmazione della sorveglianza sanitaria. consulenti tecnici consulenti sanitari Nelle attività di valutazione ed elaborazione del documento il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza RLS / RLST è stato consultato: preventivamente all inizio dell iter di valutazione durante l iter di valutazione I lavoratori dell azienda sono stati coinvolti nell iter valutativo. Il coinvolgimento è avvenuto mediante colloquio. Pag. 13 di 53

14 Pag. 14 Metodi o criteri adottati in merito alle modalità di effettuazione della valutazione dei rischi. 1. Identificazione sia dei fattori di rischio e pericoli presenti nel ciclo lavorativo in grado di arrecare un danno potenziale alla salute o alla sicurezza e sia il gruppo dei lavoratori esposti. 2. Valutazione o stima dei rischi e pericoli individuati e programmazione degli interventi 3 Individuazione delle misure preventive per eliminare, ridurre e controllare i rischi 4. Individuazione delle misure di protezione dai rischi residui da attuare predisponendo un piano contenente le misure da attuare e i responsabili incaricati alla loro attuazione. 5. Controllo e riesame della valutazione. Il processo di valutazione, per ogni fattore di rischio considerato, porterà ai seguenti risultati: Conclusioni Azioni 1. Il rischio è ad un LIVELLO IRRILEVANTE La valutazione viene terminata perché il rischio non è. 2. Il rischio è ad un LIVELLO BASSO, e non è prevedibile che aumenti in futuro La valutazione viene terminata, non sono necessarie ulteriori misure. 3. Il rischio è e viene tenuto sotto controllo ad un LIVELLO ACCETTABILE attuando le misure previste dalla normativa vigente. L esposizione viene tenuta sotto controllo ma è possibile portare dei miglioramenti alla protezione. Il mantenimento del rispetto delle norme compete al datore di lavoro e al preposto. 4. Il rischio è ad un LIVELLO MEDIO sotto i valori limiti di esposizione. 5. Il rischio è ad un LIVELLO ALTO per superamento dei valori limiti di esposizione. L esposizione è significativa, è necessario portare dei miglioramenti alla protezione e diminuire il rischio. Il mantenimento del rispetto delle norme compete al datore di lavoro e al preposto. Identificare e porre in atto misure provvisorie urgenti ed immediate per prevenire e controllare l esposizione al rischio. La valutazione dovrà essere ripetuta successivamente. Pag. 14 di 53

15 Pag. 15 METODO DI CALCOLO La valutazione del rischio derivante dall esposizione a radiazioni ottiche artificiali si basa sul confronto tra le grandezze che esprimono i livelli di emissione di una sorgente ed i valori limite di esposizione (di seguito VLE) riportati nelle tabelle dell Allegato XXXVII Parte I e II del D.Lgs 81/2008. Al fine di determinare il rischio è necessario innanzitutto eseguire un censimento delle sorgenti, in modo da caratterizzarne il comportamento e le modalità espositive, e quindi ricavare le grandezze radiometriche efficaci da confrontate con i VLE. I valori di tali grandezze fisiche possono provenire dalla conoscenza tecnica delle sorgenti, a partire dalle specifiche fornite dai produttori o da lavori presenti in Letteratura, oppure da misurazioni dirette. La radiazione ottica, analogamente a tutte le onde elettromagnetiche, incidendo su un oggetto materiale viene in parte riflessa ed in parte trasmessa. Nel caso di materia biologica, la frazione di radiazione trasmessa sarà responsabile o meno del verificarsi del danno. Poiché la radiazione ottica presenta una limitata capacità di penetrazione, a causa dello spettro di frequenze tipiche, allora l assorbimento di energia ed i conseguenti effetti sono limitati soltanto all occhio ed alla cute. Giustificazione sorgenti Alcune tipologie di sorgenti di radiazioni ottiche, nelle corrette condizioni d impiego, non danno luogo ad esposizioni tali da presentare rischi per la salute e la sicurezza. In questi casi è giustificato non dover procedere ad una valutazione più dettagliata del rischio. Il termine giustificazione, riportato nella norma all art.181 comma 3, si riferisce a tutte quelle situazioni espositive per le quali non è necessario effettuare un approfondimento della valutazione. Questo, tuttavia, risulta necessario in tutti i casi in cui gli effetti negativi dell esposizione non possono essere ragionevolmente esclusi. Risultano giustificabili le tipologie di sorgenti elencate nella successiva tabella: TIPO DI RADIAZIONE EMESSA ROA Incoerenti ROA Coerenti SORGENTE GIUSTIFICABILE Apparecchiature classificate nella Categoria 0 secondo lo standard UNI EN 12198:2009. Lampade, sistemi di lampade e LED classificati nel gruppo Esente secondo la norma CEI EN 62471:2009. Sorgenti LASER classificate nelle classi 1 e 2 secondo la standard IEC Tutte le sorgenti LASER per le quali si può affermare con assoluta certezza che il raggio non intercetta mai, né occasionalmente, né accidentalmente, l occhio o la cute. In presenza delle condizioni suesposte non risulta necessario procedere ad una valutazione analitica del rischio. Pag. 15 di 53

16 Pag. 16 ROA Incoerenti Una sorgente di tipo incoerente emette radiazioni caratterizzate da più lunghezze d onda contenute all interno di un determinato range di emissione. Per caratterizzarne opportunamente il comportamento, quindi, è necessario che per ogni singola lunghezza d onda vengano individuati i corrispondenti valori delle grandezze d interesse. La seguente tabella riassume le grandezze fisiche necessarie per la caratterizzazione del comportamento di una sorgente incoerente: GRANDEZZA DESCRIZIONE SIMBOLO Irradianza spettrale o densità di potenza spettrale Radianza Spettrale Angolo sotteso dalla sorgente Esposizione Radiante Spettrale Rappresenta la quantità di energia radiante incidente per unità di tempo (potenza radiante) e per unità di superficie. Esprime la potenza emessa per unità di angolo solido e per unità di area Indica l angolo sotteso da una sorgente apparente, visto in un punto nello spazio. La sorgente apparente è l oggetto reale o virtuale che forma l immagine retinica più piccola possibile. L integrale dell irradianza spettrale calcolato nell intervallo di tempo in cui si verifica l esposizione UNITÀ DI MISURA E λ (λ,t) [W m 2 nm 1 ] L λ (λ) [W m 2 sr 1 nm 1 ] α [mrad] H [J m 2 ] Il tipo di danno biologico provocato da una radiazione ottica è strettamente connesso con la lunghezza d onda della radiazione incidente: range di emissioni diversi producono danni di tipo diverso. Ad ogni tipologia di danno, inoltre, risulta associato un determinato spettro d azione che consente di ponderare l effetto della singola lunghezza d onda con il danno biologico prodotto. A tal fine la norma individua tre curve d azione : S(λ) che tiene conto degli effetti delle radiazioni UV sull occhio e sulla cute; B(λ) che prende in considerazione la lesione fotochimica all occhio provocata da luce blu; R(λ) che fa riferimento alla lesione termica oculare provocata dalle radiazioni visibili e IRA. Di seguito l andamento delle tre curva in funzione delle lunghezze d onda. Pag. 16 di 53

17 Pag. 17 Figura 1 S(λ) Figura 2 B(λ) Pag. 17 di 53

18 Pag. 18 Figura 3 R(λ) La procedura da seguire per la corretta determinazione della presenza del rischio, pertanto, è la seguente: 1) Caratterizzazione della sorgente; 2) Individuazione dello spettro di emissione; 3) Determinazione delle pertinenti grandezze radiometriche efficaci, pesate con le opportune curve d azione di cui sopra; 4) Confronto con i VLE. Di seguito vengono elencate le grandezze efficaci da confrontare con i VLE, le formule utilizzate per la loro determinazione ed i range di emissione pertinenti: GRANDEZZA Esposizione radiante efficace Esposizione Radiante UVA Radianza Efficace (luce blu) Irradianza Efficace (luce blu) FORMULA RANGE DI PERTINENZA [180 nm; 400 nm] [315 nm; 400 nm] [300 nm; 700 nm] [300 nm; 700 nm] Pag. 18 di 53

19 Pag. 19 Radianza Efficace (lesione termica) Irradianza totale (lesione termica) Esposizione Radiante [380 nm; 1400 nm] [780 nm; 1400 nm] [780 nm; 3000 nm] [380 nm; 3000 nm] Nelle precedenti formule, Δλ indica la larghezza di banda dello spettro di emissione e Δt la durata dell esposizione alla radiazione. È importante osservare che per una determinata sorgente è possibile avere più valori di esposizione e corrispondenti limiti. Una volta ricavati i valori delle precedenti grandezze è sufficiente eseguire il confronto con i corrispondenti limiti indicati nella Tabella 1.1 dell Allegato XXXVII Parte I del D.Lgs 81/2008, di seguito riportata, per determinare la presenza o meno del rischio. Nella medesima tabella, inoltre, vengono associate ai vari range di emissione le tipologie di danno rispettivamente a carico degli occhi e della cute. Pag. 19 di 53

20 Pag. 20 Indice a. b. c. d. e. f. Lunghezza d onda (nm) (UVA, UVB, UVC) (UVA) Valori limite di esposizione (VLE) H eff =30 Valore giornaliero 8 ore H UVA =10 4 Valore giornaliero 8 ore Unità Commenti Parte del corpo [J m 2 ] [J m 2 ] (Luce blu) Cfr. nota 1 Per t s [L B ]=[W m 2 sr 1 ] (Luce blu) Cfr. nota (Luce blu) L B =100 Per t s [t]=[s] Cfr. nota 1 Per t s [E B ]=[W m 2 ] [t]=[s] E (Luce blu) B =0.01 Per t s Cfr. nota 1 Per α 11 mrad Per α 11 mrad Cfr. nota 2 Occhio: cornea, congiuntiva, cristallino Cute Occhio: cristallino Occhio: retina Fotocheratite, congiuntivite, catarattogenesi. Eritema, elastosi, tumore della cute catarattogenesi Fotoretinite g (Visibile e IRA) Per t 10 s h (Visibile e IRA) Per 10 µs t 10 s [L R ]=[W m 2 sr 1 ] [t]=[s] Occhio: retina Ustione retina i (Visibile e IRA) Per t 10 µs j (IRA) Per t 10 s k (IRA) Per 10 µs t 10 s [L R ]=[W m 2 sr 1 ] [t]=[s] (campo di vista per la misurazione 11 mrad) Occhio: retina Ustione retina l. m. n. o (IRA) Per t 10 µs (IRA e IRB) Per t 1000 s [E IR ]=[W m 2 ] [t]=[s] (IRA e IRB) Per t 1000 s [H (Visibile, IRA, skin ]=[J m 2 ] Per t 10 s [t]=[s] IRB) Occhio: cornea, cristallino Cute Ustione cornea Catarattogenesi Ustione Nota 1: L'intervallo di lunghezze d'onda nm copre in parte gli UVB, tutti gli UVA e la maggior parte delle radiazioni visibili; tuttavia il rischio associato è normalmente denominato rischio da "luce blu". In senso stretto la luce blu riguarda soltanto approssimativamente l'intervallo nm. Nota 2: Per la fissazione costante di sorgenti piccolissime che sottendono angoli <11 mrad, L B può essere convertito in E B. Ciò si applica di solito solo agli strumenti oftalmici o all'occhio stabilizzato sotto anestesia. Il "tempo di fissazione» massimo è dato da t = 100/E B dove E B è espressa in W m 2. Considerati i movimenti dell'occhio durante compiti visivi normali questo valore non supera i 100 s. Tabella 1.1 / 1 Allegato XXXVII Parte I VLE per radiazioni ottiche non coerenti Pag. 20 di 53

21 Pag. 21 ROA Coerenti Un onda elettromagnetica si dice coerente se mantiene una certa relazione di fase con se stessa durante la propagazione. Le radiazioni di tipo coerente sono prodotte esclusivamente da dispositivi LASER. Questi strumenti sono in grado di generare un fascio di luce monocromatica, cioè caratterizzata da un unica lunghezza d onda (coerenza temporale), in genere di elevata intensità e fortemente direzionale, ovvero costituita da un raggio rettilineo estremamente collimato (coerenza spaziale). Per tale ragione, il danno provocato da una sorgente laser può essere estremamente grave. Al fine di valutare il rischio derivante dall esposizione ad una tale sorgente è necessaria anche in questo caso la conoscenza dettagliata della stessa, delle modalità di uso e della possibile esposizione. Le grandezze fisiche di interesse, per la caratterizzazione della sorgente, sono anche in questo caso l irradianza e l esposizione radiante. Poiché la radiazione è di tipo monocromatico, è necessario conoscere i valori delle precedenti grandezze in corrispondenza dell unica lunghezza d onda di emissione del laser. La successiva tabella riassume i dati necessari per la definizione del comportamento di una sorgente laser: GRANDEZZA DESCRIZIONE SIMBOLO UNITÀ DI MISURA Lunghezza d onda Caratterizza il tipo di onda emessa e la sua energia λ [nm] Rappresenta il tempo in cui il Durata soggetto è esposto alla dell esposizione radiazione t [s] Comportamento: continuo, impulsivo Frequenza Indica se il fascio presenta un andamento continuo nel tempo oppure periodico Indica la frequenza delle ripetizioni nel caso di comportamento impulsivo // // Angolo Angolo sotteso dalla sorgente α [mrad] Diametro Apertura Limite Irradianza o densità di potenza Rappresenta il diametro della superficie circolare su cui si basa la media dell irradianza e dell esposizione radiante È la potenza radiante incidente per unità di superficie. F DAL [Hz] [mm] E [W m 2 ] Una volta note la densità di potenza e la durata dell esposizione è possibile ricavare l esposizione radiante con la successiva relazione: Pag. 21 di 53

22 Pag. 22 Potendo considerare costante l andamento dell irradianza durante tutto il tempo dell esposizione, è possibile sostituire la precedente con: Nel caso di emissione laser di tipo continuo, al fine di determinare la presenza o meno del rischio è necessario confrontare i valori delle grandezze radiometriche con i VLE riportati nelle Tabelle 2.2, 2.3, 2.4 dell Allegato XXXVII Parte II del D.Lgs 81/2008. Tali limiti, tuttavia, risultano parametrizzati in funzione del tempo di esposizione e della lunghezza d onda del fascio laser. Per poter ricavare i corretti limiti, pertanto, risulta necessario determinare inizialmente dei parametri di calcolo e fattori di correzione che sono esplicitati nella tabella 2.5 del medesimo Allegato. Di seguito vengono riportate le tabelle di cui sopra, necessarie per la valutazione dell eventuale danno: Lunghezza d'onda a [nm] Apertura Durata [s] , , UVC H =30 [J m 2 ] 303 H = 40 [J m 2 ] se t 2, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr. nota d 304 H = 60 [J m 2 ] se t 1, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr. nota d 305 H = 100 [J m 2 ] se t 1, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr. nota d 306 H = 160 [J m 2 ] se t 6, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr. nota d UVB 307 E = [W m 2 ] H = 250 [J m 2 ] se t 4, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr. nota d 308 Cfr. nota C H = 400 [J m 2 ] se t 2, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr. nota d 309 H = 630 [J m 2 ] se t 1, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr. nota d 310 H = 10 3 [J m 2 ] se t 1, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr. nota d 311 H = 1, [J m 2 ] se t 6, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr.nota d 312 H = 2, [J m 2 ] se t 4, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr. nota d 313 H = 4, [J m 2 ] se t 2, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr. nota d 314 H = 6, [J m 2 ] se t 1, allora H = 5, t 0,25 [J m 2 ] Cfr.nota d UVA H = 5, t 0,25 [J m 2 ] H = C E [J m 2 ] H = t 0,75 C E [J m 2 ] H = C E [J m 2 ] H = 18 t 0,75 C E [J m 2 ] Visibile H = C e IRA A C E [J m 2 ] H = t 0,75 C A C E [J m 2] H = C A C E [J m 2 ] H = 18 t 0,75 C A C E [J m 2 ] H = C C C E [J m 2 ] H = t 0,75 C C C E [J m 2] H = C A C E [J m 2 ] H = 90 t 0,75 C C C E [J m 2 ] E = [W m 2 ] Cfr. nota C H = 10 3 [J m 2 ] H = 5, t 0,25 C A C E [J m 2 ] IRB e E = [W m 2 ] Cfr. nota C H = 10 4 [J m 2 ] IRC E = [W m 2 ] Cfr. nota C H = 10 3 [J m 2 ] H = 5, t 0,25 C A C E [J m 2 ] E = [W m 2 ] Cfr. nota C H = 100 [J m 2 ] H = 5, t 0,25 C A C E [J m 2 ] a Se la lungheza d'onda del laser è coperta da due limiti, si applica il più restrittivo b Se 1400 λ 10 5 nm: apertura diametro = 1mm per t 0,3s e 1,5 t 0,375 mm per 0,3 s <t<10s; se λ 5 λ<10 6 nm: apertura diametro =11mm. c Per mancanza di dati a queste lunghezze di impulso, l'icnirp raccomanda di usare i limiti di irradianza per 1ns. d La tabella riporta i valori di singoli impulsi laser. In caso di impulsi multipli, le durate degli impulsi che rientrano in un intervallo t min (elencate nella tabella 2.6) devono essere sommate e il valore di tempo risulatante deve essere usato per t nella formula: t mm per t<0,3 s; 1,5 t 0,37 5 per 0,3<t<10 s 7 mm Cfr. nota b Tabella 2.2 Allegato XXXVII Parte II VLE dell occhio a radiazioni laser, durata esposizione breve 10 s Pag. 22 di 53

23 Pag. 23 Lunghezza d'onda a [nm] Apertura Durata [s] UVC H =30 [J m 2 ] 303 H = 40 [J m 2 ] 304 H = 60 [J m 2 ] 305 H = 100 [J m 2 ] 306 H = 160 [J m 2 ] 307 H = 250 [J m 2 ] UVB 308 H = 400 [J m 2 ] 309 H = 630 [J m 2 ] 310 H = 10 3 [J m 2 ] 311 H = 1, [J m 2 ] 312 H = 2, [J m 2 ] 313 H = 4, [J m 2 ] 314 H = 6, [J m 2 ] UVA H = 10 4 [J m 2 ] Danno fotochimico b Danno alla retina Visibile Danno termico b Danno alla retina IRA IRB e IRC a b c d ,5 mm 7 mm 7 mm Cfr. C H = 100 C B [J m 2 ] E = 1 C B [W m 2 ] E = 1 C B [W m 2 ] (γ = 11 mrad) d (γ = 1,1 t 0,5 mrad) d (γ = 110 mrad) d se α 1,5 mrad se α 1,5 mrad e t T 2 se α 1,5 mrad e t T 2 se α 1,5 mrad se α 1,5 mrad e t T 2 se α 1,5 mrad e t T 2 allora E = 10 [W m 2 ] allora H = 18 C E t 0,75 [J m 2 ] allora E = 18 C E T 2,025 [W m 2 ] allora E = 10 C A C C [W m 2 ] allora H = 18 C A C C C E t 0,75 [J m 2 ] allora E = 18 C A C C C E T 2,025 [W m 2 ] (non superiore 1000 W m 2 ) E = 1000 [W m 2 ] Se la lungheza d'onda del laser o un'altra caratteristica è coperta da due limiti, si applica il più restrittivo. Per sorgenti piccole che sottendono un angolo di 1,5 mrad o inferiore, i doppi valori limiti nel visibile da 400 nm a 600 nm si riducono ai limiti per rischi termici per 10 s t T 1 e ai limiti per rischi fotochimici per periodi superiori. Per T 1 e T 2 cfr. tabella 2.5. Il limite del rischio fotochimico per la retina può anche essere espresso come radianza integrata nel tempo G = 10 6 C B [ J m 2 sr 1 ] per t 10 s fino a t= 10000s. Per la misurazione di G e L γ m deve essere usato come campo di vista medio. Il confine ufficiale tra visibile e infrarosso è 780 nm come stabilito dalla CIE. La colonna con la denominazione della lunghezza d'onda ha il solo scopo di fornire un inquadramento migliore dell'utente. Per lunghezze d'onda nm; apertura diametro = 3.5 mm: per lunghezze d'onda nm: apertura diametro = 11 mm. Per la misurazione del valore di esposizione γè così definita: se α (angolo sotteso da una sorgente) γ (angolo del cono di limitazione, indicato tra parentesi nella colonna corrispondente) allora il campo di vista di misurazione di γm dovrebbe essere il valore dato di γ(se si utilizza un valore superiore del campo di vista il rischio risulta sovrastimato). Se α γ il valore del campo di vista di misurazione γm deve essere sufficientemente grande da includere completamente la sorgente, altrimenti non è limitato e può essere superiore a γ Tabella 2.3 Allegato XXXVII Parte II VLE dell occhio a radiazioni laser, durata esposizione lunga 10 s Lunghezza d'onda a [nm] Apertura Durata [s] < UV (A, B, C) ,5 mm E = [W m 2 ] Come i limiti di esposizione per l'occhio Visibile e IRA ,5 mm E = [W m 2 ] E = C A [W m 2 ] H = 200 C A [J m 2 ] H = 1, t 0,25 C A [J m 2 ] E = C A [W m 2 ] E = [W m 2 ] IRB e IRC E = [W m 2 ] E = [W m 2 ] Come i limiti di esposizione per l'occhio E = [W m 2 ] a Se la lungheza d'onda del laser o un'altra condizione è coperta da due limiti, si applica il più restrittivo. Tabella 2.4 Allegato XXXVII Parte II VLE della cute a radiazioni laser Pag. 23 di 53

24 Pag. 24 Parametri elencati da ICNIRP Regione spettrale valida (nm) Valore o descrizione λ 700 C A = 1,0 C A 0,002 (λ 700) C A = C A = 5, C B = 1,0 C B 0,02 (λ 450) C B = C C = 1,0 C C 0,018 (λ 1150) C C = C C = 8,0 λ 450 T 1 =10 s T T 1 = 10 [10 0,02 (λ 450) ] s λ 500 T 1 =100 s Parametri elencati da ICNIRP valido per effetto biologico Valore o descrizione α min tutti gli effetti termici α min = 1,5 mrad Parametri elencati da ICNIRP Intervallo angolare valido (mrad) Valore o descrizione α α min C E = 1,0 C E α min α 100 C E = α/αmin α 100 α 1,5 C E = α 2 /(α min α )mrad con α = 100mrad T 2 =10 s T 2 1,5 α 100 T 2 = 10 [10 (α 1,5) / 98,5 ] s α 100 T 1 =100 s Parametri elencati da ICNIRP Intervallo temporale valido per l'esposizone (s) Valore o descrizione t 100 γ = 11 [mrad] γ 100 t 10 4 γ = 1,1 t 0,5 [mrad] t 10 4 γ = 110 [mrad] Tabella 2.5 Allegato XXXVII Parte II Fattori di correzione ed altri parametri di calcolo Infine, la tabella 2.1 consente di associare la lunghezza d onda di emissione con l organo potenzialmente esposto ed il corrispondente danno. Pag. 24 di 53

25 Pag. 25 RISCHI DELLE RADIAZIONI Lunghezza d'onda [nm] λ Campo di radiazione Organo interessato Tabella dei valori limite di esposizione da 180 a 400 UV occhio danno fotochimico e danno termico 2.2, 2.3 da 180 a 400 UV cute eritema 2.4 da 400 a 700 visibile occhio danno alla retina 2.2 da 400 a 600 visibile occhio danno fotochimico 2.3 da 400 a 700 visibile cute danno termico 2.4 da 700 a 1400 IRA occhio danno termico 2.2, 2.3 da 700 a 1400 IRA cute danno termico 2.4 da 1400 a 2600 IRB occhio danno termico 2.2 da 2600 a 10 6 IRC occhio danno termico 2.2 da 1400 a 10 6 IRB, IRC occhio danno termico 2.3 da 1400 a 10 6 IRB, IRC cute danno termico 2.4 Tabella 2.1 Allegato XXXVII Parte II Rischi delle radiazioni Nel caso in cui la sorgente laser presenti un comportamento impulsivo, è necessario tener conto di ulteriori tre condizioni, da verificare contemporaneamente, che vengono indicate nel documento Revision of guidelines on limits of exposure to LASER radiation of wavelenght between 400 nm and 1.4 µm, pubblicato dall ICNIRP, e riportate nell Allegato XXXVII Parte II del D.Lgs 81/2008. Tali condizioni sono di seguito chiarite: 1) verificare che l esposizione derivante da un singolo impulso, appartenente ad un treno di impulsi, non superi il VLE calcolato per un unico impulso che presenti la durata del singolo impulso oggetto della verifica; 2) l esposizione derivante da qualsiasi gruppo di impulsi (o sottogruppo di un treno di impulsi), che si verifica in un tempo T, non deve superare il VLE calcolato per il tempo T; 3) nel caso in cui si ha possibile lesione termica, è necessario verificare che l esposizione di un singolo impulso, appartenente ad un gruppo, non superi il VLE del singolo impulso moltiplicato per il fattore di correzione termica cumulativa:, dove N indica il numero complessivo di impulsi. A tal fine, è necessario che tutti gli impulsi che si verificano in un tempo inferiore o uguale a T min vengano trattati come singoli impulsi. La successiva tabella esplicita i valori di T min in funzione dei range di emissione: Pag. 25 di 53

26 Pag. 26 REGIONE SPETTRALE VALIDA (nm) T min 315<λ ns 400<λ µs 1050<λ µs 1400<λ ms 1500<λ s 1800<λ ms 2600<λ ns Data la frequenza f dell emissione, il numero complessivo di impulsi è dato da: Dove Δt rappresenta la durata complessiva dell esposizione. Nel caso di comportamento impulsivo, pertanto, le tre precedenti condizioni vanno verificate singolarmente e, se anche soltanto una supera il corrispondente VLE, viene accertata la presenza del danno. Determinazione Errori Sperimentali Ad ogni grandezza di interesse risulta possibile associare il corrispondente errore sperimentale dato nella forma di errore relativo percentuale. Da questi, tramite le leggi di propagazione degli errori nelle misure indirette, è possibile ricavare gli errori assoluti associati alle grandezze radiometriche derivate. L accertamento della presenza del danno, quindi, deve tener conto anche della presenza dell errore. Pertanto, si ha rischio da esposizione se si verifica almeno una delle seguenti condizioni: dove x è la grandezza radiometrica da confrontare e Δx il suo errore assoluto. Pag. 26 di 53

27 Pag. 27 RISULTATO DI CALCOLO Scheda n. 1: RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI COERENTI LABORATORIO 1.3.C SLIM COLL STABILITE 2017 BEAMLOK RS LEPTON IV L4 405M-45-TE/ESYS Tipologia ACCERTAMENTO EVENTUALE GIUSTIFICAZIONE (punto 5.07, 5.08, Documento n 1/ Indicazioni operative ISPESL - Revisione 02) Le sorgenti LASER presenti sono TUTTE classificate nelle classi 1 e 2 secondo lo standard IEC In tal caso sono presenti sorgenti LASER classificate nelle classi 1M, 2M, 3R, 3B, 4 (nuova classificazione valida dal 01/07/2005) oppure 3A, 3B, 4 (vecchia classificazione ancora valida per LASER antecedenti al 01/07/2005) In presenza di sorgenti LASER classificate nelle classi 1M, 2M, 3R, 3B, 4 (nuova classificazione, valida dal 01/07/2005) oppure 3A, 3B, 4 (vecchia classificazione, ancora valida per LASER antecedenti al 01/07/2005) è possibile escludere con assoluta certezza la possibilità che il raggio intercetti l'occhio o la cute Calcolo obbligatorio SI x x NO SLIM COLL DISPOSITIVO Valore Ubicazione LABORATORIO 1.3C Categoria (CEI EN 60825/09) 3B Dettagli dispositivo USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK Condizioni utilizzo - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO Fonti informative - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE eventuali misurazioni dispositivo Tipologia emissione Continua Lunghezza d'onda (nm) 561 Valore Pag. 27 di 53

28 Pag. 28 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 0.75 Irradianza spettrale (W / m²) Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 15 Errore misurazione esposizione (%) 15 Tipologia Diametro Diametro Occhi complessiva - danno fotochimico) Cute complessiva) Irradianza ±errore assoluto ± ± Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto ± ± Esposiz. radiante Nessuno Nessuno Esito STABILITE 2017 DISPOSITIVO Valore Ubicazione LABORATORIO 1.3C Categoria (CEI EN 60825/09) 4 Dettagli dispositivo USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK Condizioni utilizzo - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO Fonti informative - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE eventuali misurazioni dispositivo Tipologia emissione Continua Lunghezza d'onda (nm) 514 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 065 Valore Pag. 28 di 53

29 Pag. 29 Irradianza spettrale (W / m²) Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 15 Errore misurazione esposizione (%) 15 Tipologia Diametro Diametro Occhi complessiva - danno fotochimico) Occhi complessiva - danno termico) Cute complessiva) Irradianza ±errore assoluto ± ± ± Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto ± ± ± Esposiz. radiante Nessuno Nessuno Nessuno Esito BEAMLOK RS DISPOSITIVO Valore Ubicazione LABORATORIO 1.3C Categoria (CEI EN 60825/09) 4 Dettagli dispositivo USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK Condizioni utilizzo - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO Fonti informative - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE eventuali misurazioni dispositivo Tipologia emissione Continua Lunghezza d'onda (nm) 680 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 065 Irradianza spettrale (W / m²) Valore Pag. 29 di 53

30 Pag. 30 Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 15 Errore misurazione esposizione (%) 15 Tipologia Diametro Diametro Occhi complessiva - danno termico) Cute complessiva) Irradianza ±errore assoluto ± ± Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto ± ± Esposiz. radiante Nessuno Nessuno Esito LEPTON IV L4 405M-45-TE/ESYS DISPOSITIVO Valore Ubicazione LABORATORIO 1.3C Categoria (CEI EN 60825/09) 3B Dettagli dispositivo USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK Condizioni utilizzo - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO Fonti informative - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE eventuali misurazioni dispositivo Tipologia emissione Continua Lunghezza d'onda (nm) 405 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 4 Irradianza spettrale (W / m²) Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 15 Errore misurazione esposizione (%) 15 Valore Tipologia Diametro Diametro Irradianza ±errore Irradianza Esposiz. radiante±e Esposiz. radiante Esito Pag. 30 di 53

31 Pag. 31 Occhi complessiva - danno fotochimico) Occhi complessiva - danno termico) Cute complessiva) assoluto ± ± ± rrore assoluto ± ± ± Nessuno Nessuno Nessuno RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI COERENTI LABORATORIO 1.3.C - ORGANIZZAZIONE - Responsabile attuazione misure: L'attuazione delle misure sono a carico del datore di lavoro e dei soggetti delegati. Tempo attuazione : SUBITO Misure tecniche MANUTENZIONE PERIODICA DELLA STRUMENTAZIONE Misure organizzative ACCESSI CONDIZIONATI DALL'ESPLETAMENTO DEI TRAINING FORMATIVI Misure procedurali CONTROLLO ACCESSI MEDIANTE DISPOSITIVI PROTEZIONE GENERALE (LUCE ROSSA ESTERNA, SEGNALETICA) Scheda n. 2: RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI COERENTI LABORATORIO 1.3.B LEPTONIV L4 375 M 12-TE M M CHAMELEON ULTRA II FP 40/7 AF AV SD5 STELLAR PRO SELECT 150 LASER OLYMPUS FV 1000 LEICA SP2 Tipologia ACCERTAMENTO EVENTUALE GIUSTIFICAZIONE (punto 5.07, 5.08, Documento n 1/ Indicazioni operative ISPESL - Revisione 02) Le sorgenti LASER presenti sono TUTTE classificate nelle classi 1 e 2 secondo lo standard IEC In tal caso sono presenti sorgenti LASER classificate nelle classi 1M, 2M, 3R, 3B, 4 (nuova classificazione valida dal 01/07/2005) oppure 3A, 3B, 4 (vecchia classificazione ancora valida per LASER antecedenti SI x NO Pag. 31 di 53

32 Pag. 32 al 01/07/2005) In presenza di sorgenti LASER classificate nelle classi 1M, 2M, 3R, 3B, 4 (nuova classificazione, valida dal 01/07/2005) oppure 3A, 3B, 4 (vecchia classificazione, ancora valida per LASER antecedenti al 01/07/2005) è possibile escludere con assoluta certezza la possibilità che il raggio intercetti l'occhio o la cute Calcolo obbligatorio x LEPTONIV L4 375 M 12-TE DISPOSITIVO Ubicazione Categoria (CEI EN 60825/09) Dettagli dispositivo Condizioni utilizzo Fonti informative eventuali misurazioni dispositivo Valore LABORATORIO 1.3.B 3B USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE Tipologia emissione Continua Lunghezza d'onda (nm) 375 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) 571 Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 4 Irradianza spettrale (W / m²) Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 10 Errore misurazione esposizione (%) 10 Valore Tipologia Diametro Diametro Occhi complessiva - danno fotochimico e termico) Irradianza ±errore assoluto ± Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto Nessuno ± Esposiz. radiante Esito Pag. 32 di 53

33 Pag. 33 Cute complessiva) ± Nessuno ± M DISPOSITIVO Ubicazione Categoria (CEI EN 60825/09) Dettagli dispositivo Condizioni utilizzo Fonti informative eventuali misurazioni dispositivo Valore LABORATORIO 1.3.B 3B USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE Tipologia emissione Impulsi Frequenza 100 MHz Lunghezza d'onda (nm) 650 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) 1 Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 0.7 Irradianza spettrale (W / m²) Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 10 Errore misurazione esposizione (%) 10 Valore Tipologia Diametro Diametro Occhi (Singolo impulso - danno termico) Occhi complessiva - danno termico) Irradianza ±errore assoluto ± ± Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto Nessuno ± ± Esposiz. radiante Esito assente Nessuno Pag. 33 di 53

34 Pag. 34 Occhi (Verifica termica / Cp) Cute (Singolo impulso) Cute complessiva) Cute (Danno termico) ± ± ± ± Nessuno ± Nessuno ± ± Nessuno ± assente Nessuno assente M DISPOSITIVO Ubicazione Categoria (CEI EN 60825/09) Dettagli dispositivo Condizioni utilizzo Fonti informative eventuali misurazioni dispositivo Valore LABORATORIO 1.3.B 3B USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE Tipologia emissione Impulsi Frequenza 100 MHz Lunghezza d'onda (nm) 650 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) 1 Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 7 Irradianza spettrale (W / m²) Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 10 Errore misurazione esposizione (%) 10 Valore Tipologia Diametro Diametro Irradianza ±errore assoluto Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto Esposiz. radiante Esito Pag. 34 di 53

35 Pag. 35 Occhi (Singolo impulso - danno termico) Occhi complessiva - danno termico) Occhi (Verifica termica / Cp) Cute (Singolo impulso) Cute complessiva) Cute (Danno termico) ± ± ± ± ± ± Nessuno ± ± Nessuno ± Nessuno ± ± Nessuno ± assente Nessuno Nessuno CHAMELEON ULTRA II DISPOSITIVO Valore Ubicazione LABORATORIO 1.3.B Categoria (CEI EN 60825/09) 4 Dettagli dispositivo USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK Condizioni utilizzo - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO Fonti informative - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE eventuali misurazioni dispositivo Tipologia emissione Impulsi Frequenza 80 MHz Lunghezza d'onda (nm) 680 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) 1.71 Angolo minimo (mrad) 1.50 Valore Pag. 35 di 53

36 Pag. 36 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 1.2 Irradianza spettrale (W / m²) Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 10 Errore misurazione esposizione (%) 10 Tipologia Diametro Diametro Occhi (Singolo impulso - danno termico) Occhi complessiva - danno termico) Occhi (Verifica termica / Cp) Cute (Singolo impulso) Cute complessiva) Cute (Danno termico) Irradianza ±errore assoluto ± ± ± ± ± ± Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto Nessuno ± Nessuno ± Nessuno ± Nessuno ± ± Nessuno ± Esposiz. radiante Esito assente Nessuno FP 40/7 AF AV SD5 DISPOSITIVO Ubicazione Categoria (CEI EN 60825/09) Dettagli dispositivo Condizioni utilizzo Fonti informative Valore LABORATORIO 1.3.B 3B USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE Pag. 36 di 53

37 Pag. 37 eventuali misurazioni dispositivo Tipologia emissione Continua Lunghezza d'onda (nm) 650 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 1.25 Irradianza spettrale (W / m²) 2037 Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 10 Errore misurazione esposizione (%) 10 Valore Tipologia Diametro Diametro Occhi complessiva - danno termico) Cute complessiva) Irradianza ±errore assoluto ± ± Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto Nessuno ± ± Esposiz. radiante Nessuno Esito STELLAR PRO SELECT 150 DISPOSITIVO Ubicazione Categoria (CEI EN 60825/09) Dettagli dispositivo Condizioni utilizzo Fonti informative eventuali misurazioni dispositivo Valore LABORATORIO 1.3.B 3B USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE Tipologia emissione Continua Valore Pag. 37 di 53

38 Pag. 38 Lunghezza d'onda (nm) 514 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) 0.92 Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 65 Irradianza spettrale (W / m²) Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 10 Errore misurazione esposizione (%) 10 Tipologia Diametro Diametro Occhi complessiva - danno fotochimico) Cute complessiva) Irradianza ±errore assoluto ± ± Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto ± ± Esposiz. radiante Nessuno Nessuno Esito LASER OLYMPUS FV 1000 DISPOSITIVO Ubicazione Categoria (CEI EN 60825/09) Dettagli dispositivo Condizioni utilizzo Fonti informative eventuali misurazioni dispositivo Valore LABORATORIO 1.3.B 3B USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE Tipologia emissione Continua Lunghezza d'onda (nm) 405 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Valore Pag. 38 di 53

39 Pag. 39 Diametro apertura limite (mm) 0.3 Irradianza spettrale (W / m²) Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 10 Errore misurazione esposizione (%) 10 Tipologia Diametro Diametro Occhi complessiva - danno fotochimico) Cute complessiva) Irradianza ±errore assoluto ± ± Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto ± ± Esposiz. radiante Nessuno Nessuno Esito LEICA SP2 DISPOSITIVO Ubicazione Categoria (CEI EN 60825/09) Dettagli dispositivo Condizioni utilizzo Fonti informative eventuali misurazioni dispositivo Valore LABORATORIO 1.3.B 3B USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE Tipologia emissione Continua Lunghezza d'onda (nm) 633 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) 1 Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 0.7 Irradianza spettrale (W / m²) Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 10 Errore misurazione esposizione (%) 10 Valore Pag. 39 di 53

40 Pag. 40 Tipologia Diametro Diametro Occhi complessiva - danno termico) Cute complessiva) Irradianza ±errore assoluto ± ± Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto ± ± Esposiz. radiante Nessuno Nessuno Esito RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI COERENTI LABORATORIO 1.3.B - ORGANIZZAZIONE - Responsabile attuazione misure: L'attuazione delle misure sono a carico del datore di lavoro e dei soggetti delegati. Tempo attuazione : SUBITO Misure tecniche MANUTENZIONE PERIODICA DELLA STRUMENTAZIONE Misure organizzative Turnazione degli esposti. ACCESSI CONDIZIONATI DALL'ESPLETAMENTO DEI TRAINING FORMATIVI Misure procedurali CONTROLLO ACCESSI MEDIANTE DISPOSITIVI PROTEZIONE GENERALE (LUCE ROSSA ESTERNA, SEGNALETICA) Scheda n. 3: RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI COERENTI LABORATORIO 1.8 TIRF Tipologia ACCERTAMENTO EVENTUALE GIUSTIFICAZIONE (punto 5.07, 5.08, Documento n 1/ Indicazioni operative ISPESL - Revisione 02) Le sorgenti LASER presenti sono TUTTE classificate nelle classi 1 e 2 secondo lo standard IEC In tal caso sono presenti sorgenti LASER classificate nelle classi 1M, 2M, 3R, 3B, 4 (nuova classificazione valida dal 01/07/2005) oppure 3A, 3B, 4 (vecchia classificazione ancora valida per LASER antecedenti al 01/07/2005) In presenza di sorgenti LASER classificate nelle classi 1M, 2M, 3R, 3B, 4 (nuova classificazione, valida dal 01/07/2005) oppure 3A, 3B, 4 (vecchia classificazione, ancora valida per LASER antecedenti al 01/07/2005) è possibile escludere con assoluta certezza la possibilità che il raggio intercetti l'occhio o la cute Calcolo obbligatorio SI x x NO Pag. 40 di 53

41 Pag. 41 TIRF DISPOSITIVO Valore Ubicazione LABORATORIO 1.8 Categoria (CEI EN 60825/09) 3B Dettagli dispositivo USO CONFINATO DEL DISPOSITIVO UTILIZZO INTERLOCK Condizioni utilizzo - ALLINEAMENTO FASCI CON OCCHIALI DPI PER LA LUNGHEZZA D'ONDA DEL LASER - TRAINING FORMATIVO OBBLIGATORIO PER L'USO Fonti informative - LIBRETTO D'USO E MANUTENZIONE eventuali misurazioni dispositivo Tipologia emissione Continua Lunghezza d'onda (nm) 850 Durata esposizione 20 minuti Angolo sotteso (mrad) Angolo minimo (mrad) 1.50 Angolo massimo (mrad) Diametro apertura limite (mm) 9 Irradianza spettrale (W / m²) Calcolo errori Errore misurazione irradianza (%) 10 Errore misurazione esposizione (%) 10 Valore Tipologia Diametro Diametro Occhi complessiva - danno termico) Cute complessiva) Irradianza ±errore assoluto ± ± Irradianza Esposiz. radiante±e rrore assoluto ± ± Esposiz. radiante Nessuno Nessuno Esito RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI COERENTI LABORATORIO ORGANIZZAZIONE - Responsabile attuazione misure: L'attuazione delle misure sono a carico del datore di lavoro e dei soggetti delegati. Tempo attuazione : SUBITO Misure tecniche Pag. 41 di 53

42 Pag. 42 MANUTENZIONE PERIODICA DELLA STRUMENTAZIONE Misure organizzative Turnazione degli esposti. ACCESSI CONDIZIONATI DALL'ESPLETAMENTO DEI TRAINING FORMATIVI Misure procedurali CONTROLLO ACCESSI MEDIANTE DISPOSITIVI PROTEZIONE GENERALE (LUCE ROSSA ESTERNA, SEGNALETICA) Pag. 42 di 53

43 Pag. 43 ELENCO MANSIONI E RISCHI COLLEGATI MANSIONE Ricercatore Universitario MANSIONE professore universitario - ricercatore - tecnico laureato (personale strutturato) In tale fascia mansionaria, al di là della contrattualistica instaurata, il profilo di rischio è ascrivibile a tutte quelle azioni di ricerca che fanno uso regolare di laboratori, sostanze, attrezzature e macchinari specifici. I rischi pertanto possono essere definiti genericamente secondo la sottoindicata classificazione, tenendo che essi si possono manifestare singolarmente o a gruppi, sempre in base alla tipologia di ricerca intrapresa, ovvero: - rischio fisico - rischio chimico - rischio biologico - rischio VDT - rischio organizzativo Il personale docente, ricercatore e/o tecnico di laboratorio si inserisce in un quadro di responsabilità che varia dalla dirigenza (responsabile di struttura) al preposto (responsabile di laboratorio). Su suddetta categoria viene eftettuata specifica sorveglianza sanitaria in base alle esposizioni accertate. Misure Protocollo sanitario (periodicità) Annuale Protocollo sanitario (visite) Emocromo completo con formula, Y-GT, Y-GT, Oculistica, Piombinemia, Piombinemia, Spirometria Informazione, formazione, addestramento speciali training formativi per accesso ai processi di ricerca ed ai laboratori Misure tecniche, organizzative, procedurali prima di accedere ai locali ed alla ricerca è fatto obbligo della compilazione della scheda personale di esposizione da sottoporre a firma del dirigente del laboratorio accessi condizionati dalla formazione su macchinari e sostanze Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) Guanti per rischio chimico e microbiologico, Semimaschera filtri vari: A1- B1 - E1 - K1 (EN 141) P1 - P2 - P3 (EN 143:2001) e combinati, Occhiali a mascherina, Occhiali per laser, Crema protettiva, Camice Non soggetto a rischi rilevanti Pag. 43 di 53

44 Pag. 44 Misure Protocollo sanitario (periodicità) Annuale Informazione, formazione, addestramento FORMAZIONE INFORMAZIONE ED ADDESTRAMENTO CON TRAINING SPECIFICI CHE DANNO ACCESSO AI LABORATORI Misure tecniche, organizzative, procedurali - ADOZIONE E VERIFICA DELLE PROCEDURE D'USO DELLE STRUMENTAZIONI Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) OCCHIALI E CAMICI Non soggetto a rischi rilevanti ELENCO LAVORATORI N. Nominativo Dati 5 PERSONALE TECNICO STRUTTURATO 12 PERFEZIONANDI,POST DOC., BORSISTI Qualifica: Tecnico Lavoro: RICERCA Sesso: M Età: 25 Qualifica: Esperto Lavoro: RICERCA Sesso: M Età: 25 5 STUDENTI Qualifica: Operaio Lavoro: RICERCA Sesso: M Età: 25 Occhiali per laser Camice ELENCO TOTALI DPI DA CONSEGNARE Quantità 2 per laser 1 per operatore Pag. 44 di 53

45 Pag. 45 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE DESCRIZIONE DPI Occhiali per laser REQUISITI Marcatura a norma EN 207/208 Classe ottica 1 Resistenza contro particelle proiettate: S Protezione da liquidi e spruzzi: 3 Trattamento antiappannante:n Antiriflesso Lenti per laser con filtri speficici scelti in base a lunghezza d'onda e continuità del raggio Aste regolabili Montatura leggera in materiale anallergico Dispositivo di III categoria RISCHI DAI QUALI PROTEGGONO Proteggono gli occhi dagli effetti acuti e cronici delle radiazioni. Camice REQUISITI Marcatura CE Marcatura a norma EN 340 Disp. I Categoria Traspirante In cotone e poliestere Ignifugo Antiacido RISCHI DAI QUALI PROTEGGONO Servono a proteggere il corpo da agenti chimici, biologici, da schizzi liquidi e materiali incandescenti MISURE L'impiego dei DPI è previsto in quelle lavorazioni ove il rischio non può essere evitato o ridotto in termini di accettabilità. Il datore di lavoro sentito il medico competente e il responsabile del servizio di prevenzione e protezione ha scelto i DPI adeguati sia dal punto di vista della tollerabilità e dell'efficacia in relazione all'entità del rischio stimato. Per quanto si attiene alle modalità di utilizzo, conservazione e sostituzione si rispettano le prescrizioni fornite dal fabbricante e riportate nel libretto di istruzione che accompagna il DPI. La consegna dei DPI ai lavoratori è preceduta da incontri informativi e formativi al fine di rendere edotti i lavoratori sui rischi dai quali li proteggono e le modalità d'uso corrette. Nella tabella sono riportati i DPI in dotazione ad uso personale, le mansioni e i casi nei quali è previsto l'uso. Pag. 45 di 53

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