REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia. sezione staccata di Brescia (Sezione Prima)

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Maria Teresa Napolitano
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1 N /2016 REG.PROV.COLL. N /2015 REG.RIC. REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia sezione staccata di Brescia (Sezione Prima) ha pronunciato la presente SENTENZA ex art. 60 cod. proc. amm.; sul ricorso numero di registro generale 2320 del 2015, proposto da: **, rappresentato e difeso dagli avv.ti Vincenzo Trommacco e Andrea Paternoster, con domicilio eletto in Brescia presso lo studio del primo, Via Monti, 2/A; contro Questura di Brescia, rappresentata e difesa per legge dall'avvocatura Distrettuale dello Stato e domiciliata in Brescia, Via S. Caterina, 6; per l'annullamento

2 - del decreto prot. n. Cat.A12/2015/Immig/IISez/db/15BS del 3 settembre 2015, notificato il 26 ottobre 2015, di revoca del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo e diniego dell istanza di rilascio di duplicato. Visti il ricorso e i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio della Questura di Brescia; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nella camera di consiglio del giorno 24 febbraio 2016 la dott.ssa Mara Bertagnolli e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale; Sentite le stesse parti ai sensi dell'art. 60 cod. proc. amm. e ravvisati i presupposti per la definizione del ricorso con sentenza in forma semplificata; A seguito dell istanza di rilascio di duplicato del permesso CE per soggiornanti di lungo periodo di cui era in possesso il ricorrente, la Questura ha disposto la revoca del titolo, a causa della condanna riportata dallo straniero il 31 ottobre 2014 (due anni e due mesi di reclusione) per reati ex art. 73, comma 1, del DPR 309/90. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 32 del 2014, però, tale sentenza è stata rivista e la pena rideterminata dal Tribunale di Brescia, in un anno e un mese di detenzione, perché correlata a reati connessi a droga leggera.

3 Ciò non sarebbe stato affatto considerato dall Amministrazione, al pari della sua situazione familiare. Nonostante la formula generica utilizzata, relativa all asserito bilanciamento della situazione familiare, la Questura non avrebbe considerato che il ricorrente è in Italia da molti anni, con tutta la sua famiglia di origine (padre, fratello, e zio, tutti e tre occupati, madre, cognata, nipote, tutti regolari sul territorio), ha conseguito il diploma di scuola media inferiore e, prima della notifica del decreto impugnato, è stato assunto come collaboratore familiare dal sig. **. Il provvedimento sarebbe, dunque, affetto da carenza di motivazione, considerato che trattasi di revoca del permesso di soggiorno per lungo periodo e che, il ricorrente avrebbe dimostrato la propria capacità reddituale, dal momento che, il 26 maggio 2015 risulta essere stato assunto come garzone di cucina da un Kebab, per due mesi e poi, dal 26 ottobre 2015, per 25 ore settimanali, dal sig. **. L Amministrazione non avrebbe provveduto ad alcuna valutazione della pericolosità in concreto: se ciò fosse avvenuto, si sarebbe rilevato il carattere episodico del reato per cui il ricorrente è stato condannato. Non sarebbe stato provato, dunque, che lo straniero, con il proprio comportamento, costituisca una minaccia attuale e sufficientemente grave per l ordine pubblico e la sicurezza. Sarebbe stata, inoltre, omessa la comunicazione ex artt. 7 e 10 bis della legge n. 241/90, che avrebbe consentito al ricorrente di rappresentare in modo compiuto la propria

4 situazione personale, a partire dal radicamento sul territorio della propria famiglia. Alla camera di consiglio del 9 dicembre 2015, si è ritenuto che, ai fini della decisione, fosse necessario acquisire copia della relazione trasmessa alla Questura dalla Stazione dei Carabinieri di Lumezzane, nonché una relazione della Questura sull attività svolta al fine di valutare la pericolosità sociale del ricorrente. La Questura ha adempiuto, depositando una relazione nella quale ha dato atto che il provvedimento impugnato è stato determinato dall acquisizione del certificato penale attestante l avvenuta condanna, nel 2014, per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, ai sensi dell art. 73, comma 1 bis del DPR 309/1990, ad una pena detentiva, considerate le diminuzioni dovute al patteggiamento, di due anni e due mesi e dalle informazioni contenute nella nota dei Carabinieri della Stazione di Lumezzane. Quest ultima (datata aprile 2015) riferisce dell arresto che ha poi condotto alla suddetta condanna (avvenuto a seguito del ritrovamento di gr di hashish presso l esercizio commerciale con somministrazione di alimenti e bevande che era allora gestito dal ricorrente e che risulta essere chiuso dal 2014), nonché del fatto che lo straniero, secondo quanto dichiarato dai familiari, si sarebbe recato in Francia, in luogo e per ragioni sconosciuti. In allegato, la Questura ha prodotto anche l estratto conto INPS relativo allo straniero, dal quale emerge in più punti la non corrispondenza con quanto dichiarato dallo stesso: non vi è

5 traccia, infatti, dell assunzione presso il sig. ** e quella come garzone di cucina sarebbe intervenuta il 25 marzo 2015 (e non anche il 26 maggio), ma il rapporto di lavoro sarebbe cessato il 30 giugno 2015 e da quella data non risulta esservi stata alcuna ulteriore assunzione. Ciononostante, considerato il testo dell art. 9 del d. lgs. 286/98, il quale impone, nel caso di revoca del permesso per soggiornanti di lungo periodo, una compiuta attività istruttoria finalizzata alla valutazione della pericolosità in concreto, il ricorso appare meritevole di accoglimento. Quanto depositato dall Amministrazione non può rappresentare un integrazione della motivazione per relationem, sufficiente a legittimare l adozione del provvedimento censurato, a fronte della particolare condizione dello straniero, soggiornante da lungo tempo in Italia, dove risiede tutta la famiglia dello stesso, i cui componenti risultano lavorare regolarmente e di un unico ed isolato evento delittuoso, peraltro, punito (dopo la revisione della sentenza, che è stata emendata dall errore in cui era incorso il Tribunale) con pena corrispondente alla metà di quella indicata nel provvedimento. Il giudizio dell Amministrazione si è, infatti, fondato esclusivamente sulla constatazione della condanna e sulla mera, generica, asserzione dei Carabinieri secondo i quali, a detta dei familiari, il ricorrente sarebbe stato in Francia. Tale affermazione non risulta aver avuto alcun oggettivo riscontro, ma, ancor prima, non dà conto della durata dell allontanamento e del preciso periodo in cui è intervenuto. Si sarebbe, dunque,

6 potuto trattare anche solo di una vacanza o di un viaggio esplorativo delle possibilità di lavoro in Francia, senza che ciò possa automaticamente significare il disinteresse per il titolo di soggiorno italiano e tantomeno possa incidere sul giudizio di pericolosità. Il Collegio ravvisa, dunque, le condizioni per l annullamento del provvedimento impugnato, privo di adeguata motivazione, anche in considerazione del fatto che il ricorrente svolte attività lavorativa (in relazione alla quale il ricorrente ha prodotto prova del regolare pagamento dei contributi) dal 26 ottobre Conseguentemente, l Amministrazione dovrà provvedere al rinnovo dell istruttoria, previo accertamento, in concreto, della durata dell assenza dall Italia del ricorrente e dell effettiva sussistenza del rapporto di lavoro cessato in giugno 2015 e dell ultimo dichiarato: elementi questi, indubbiamente rilevanti nell ambito della valutazione in concreto della pericolosità sociale che la Questura dovrà effettuare disponendo le verifiche del caso. Al ricorrente è fatto onere di provvedere, entro dieci giorni dalla notificazione o comunicazione della presente sentenza, a depositare presso la Questura una dichiarazione sostitutiva di atto notorio attestante i periodi in cui lo stesso si è allontanato dall Italia, a decorrere dall anno 2014, la durata dell allontanamento e il Paese in cui si è recato. Egli dovrà, altresì, produrre copia di tutta la documentazione (buste paga, modelli CUD, ricevute dei versamenti INPS) in possesso dello stesso relativa ai rapporti di lavoro instaurati dall 1 gennaio

7 2014 alla data della produzione della documentazione, nonché ogni altro documenti idoneo a dimostrare l effettività di tali assunzioni. Il procedimento dovrà essere riavviato, dalla Questura, nel termine di trenta giorni dalla notificazione o comunicazione della presente pronuncia, eventualmente anche mediante la richiesta di ulteriore documentazione ritenuta da essa necessaria oltre a quella già più sopra indicata e dovrà concludersi nei successivi sessanta giorni, prendendo in considerazione anche l ipotesi del rilascio di un mero permesso di soggiorno ordinario. Le spese del giudizio possono trovare compensazione tra le parti in causa, atteso che non risulta provata la spettanza del bene della vita perseguito, ma solo l inadeguatezza dell istruttoria in esito alla quale esso è stato negato. P.Q.M. Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia sezione staccata di Brescia (Sezione Prima), definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie e per l effetto annulla l atto impugnato, fatti salvi gli ulteriori provvedimenti che l Amministrazione intenderà adottare secondo quanto in motivazione precisato.

8 Ordina al ricorrente gli incombenti di cui in motivazione. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Brescia nella camera di consiglio del giorno 24 febbraio 2016 con l'intervento dei magistrati: Giorgio Calderoni, Presidente Mauro Pedron, Consigliere Mara Bertagnolli, Consigliere, Estensore L'ESTENSORE IL PRESIDENTE DEPOSITATA IN SEGRETERIA Il 08/03/2016 IL SEGRETARIO (Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

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