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1 Primo Ciarlantini BIBCAMM - Cam m in o biblico con la P arola Opera 230

2 Presentazione Tutte le domeniche mattina, alle 9,45, un quarto d'ora prima della Eucaristia delle 10, stiamo facendo un esperimento. Visto che la gente alla formazione dedicata agli adulti (specialmente di età medio-alta) al giovedì pomeriggio non viene granché, stiamo facendo questo esperimento: ogni domenica racconto qualcosa della Parola di Dio alla gente che man mano entra. Ogni domenica una paginetta da studiare e portare a casa ma il progetto complessivo di quest'opera è piuttosto ricco e complesso. Queste sono le varie parti a cui lavoreremo: 1. Attorno alla Parola 2. I libri della Parola 3. Autori della Parola 4. Geografia della Parola 5. Storia della Parola 6. Notizie varie sul mondo biblico. Elementi tecnici 7. Personaggi dalla Parola 8. Temi biblici: temi dalla Parola 9. Per una "spiritualità" biblica 10. "Lectio divina" 11. Preghiera biblica 12. Tecniche per un annuncio della Parola Fano 1 luglio

3 1. ATTORNO ALLA PAROLA In questa prima sezione dei nostri colloqui tratteremo la Parola in se stessa e le sue caratteristiche storiche e di contenuto Biblia: un libro, una biblioteca 1.2. "Parola" di Dio 1.3. Amos ( a.c.): L'esperienza profetica della Parola di Dio 1.4. Una Parola che "brucia" dentro (Geremia) 1.5. Una Parola "diversa" dal mio pensiero e dal mio parlare: il profeta Natan 1.6. Le "tradizioni" nella Bibbia 1.7. Le 4 grandi tradizioni dell'a.t Un caso particolare di tradizione: il problema dei "Vangeli Sinottici" 1.9. Sprito, Ruàh, Pnèuma: la forza vitale Una "Parola" "dentro" una esperienza umana (Dt 8) L'ambiente "semita" della Parola di Dio L'ambiente "greco" della Parola di Dio I "generi letterari" nella Bibbia La Parola scritta (e la tradizione orale) "contiene" la "Parola" di Dio "Ispirazione" della Parola di Dio La Parola scritta mette per iscritto la testimonianza della comunità credente Comunità che scrive e "riconosce" la Parola, Parola che è poi "normativa" per la comunità Una Parola "cattolica": nel tempo, nello spazio, nelle esperienze, nelle dichiarazioni Parola e Gesù: di Gesù, su Gesù, che è Gesù - 3 -

4 1.1. BIBBIA, UN LIBRO, UNA BIBLIOTECA "Bibbia" è una parola tradotta dal greco: βιβλία = biblìa, nome plurale: = libretti (Bìblos era cittadina della Fenicia - attuale Libano - dove si produceva uno dei migliori papiri su cui scrivere). Dunque la Bibbia non è un senso proprio un libro, ma una raccolta di libretti, una piccola biblioteca. Questi libretti sono stati scritti in tempi diversi, spesso sulla base di antiche tradizioni prima orali e poi scritte, e da autori molto diversi, alcuni conosciuti di nome, altri no. Le più antiche tradizioni confluite nella Bibbia potrebbero risalire anche a anni prima di Cristo (e all'indietro), mentre la scrittura dei libri come l'abbiamo adesso va dal profeta Amos (730 a.c.) fino all'evangelista Giovanni (morto intorno al 100 d.c.)

5 1.2. "PAROLA" di Dio Affermazione centrale: La Bibbia "contiene" la Parola di Dio. Cosa possiamo intendere per "Parola" di Dio? E in genere, cosa è la "parola", al di là del semplice significato di un insieme di lettere che indicano un suono da esprimere per poter comunicare con gli altri? In ebraico "Parola" si dice "dabàr", in greco "Lògos", in latino "Verbum", in italiano si usano parole diverse a seconda dei contesti: Parola, Verbo, Oracolo... Non dobbiamo immaginare la Parola di Dio principalmente come la nostra parola, cioè: - fatta di suoni - pronunciata con la bocca - diffusa nell'aria - estesa nel tempo (non puoi dar vita alla lettera successiva senza consegnare la lettera precedente al passato!) - ha per autore una persona umana La "Parola" di Dio non è questo, anche se può essere "contenuta" ed "espressa" dalle parole. "Parola" è tutto ciò in cui e attraverso cui Dio esce dal suo silenzio e comunica con noi, si esprime, si rivela. Spesso frammisto alla personalità e alla esperienza umana di colui attraverso il quale egli parla, come ad esempio i profeti o gli Evangelisti. "Parola" di Dio è ad esempio, tutta la creazione che ci circonda: essa manifesta Dio e qualcosa di quello che Dio è, secondo Romani 1,18-21: [18] Infatti l ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell ingiustizia, [19] poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. [20] Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa. Il profeta Geremia ci testimonia che la "Parola di Dio" gli "venne incontro": in qualche modo fece esperienza di una comunicazione che sentiva non essere sua, forse parole interiori, pensieri, emozioni, da cui si sentiva investito: "Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché il tuo nome è invocato su di me, Signore, Dio degli eserciti" (Gr 15,16) In particolare Dio ha "detto" se stesso nella persona umano-divina di Gesù Cristo e noi l'abbiamo visto e toccato, non solo ascoltato: [1] Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita [2] la vita infatti si manifestò, noi l abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi, [3] quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi (1Gv 1,1-3) - 5 -

6 1.3. AMOS ( a.c.): L'ESPERIENZA PROFETICA DELLA PAROLA DI DIO Amos, il primo profeta scrittore, che per primo ha messo per iscritto i suoi annunci, vive la Parola di Dio come qualcosa che invade la sua vita e che egli deve annunciare al popolo. Egli è di Tekoà, nel regno del sud, vicino Gerusalemme. Fa il contadino. Ma Dio lo manda nel regno del nord (il cui santuario era a Betel) ed egli deve annunciare una sventura che poi si compirà con la distruzione del regno nel 722 a.c. per opera del re assiro Sargon II. Leggiamo Am 3,7-8 [7] In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo piano ai suoi servitori, i profeti. [8] Ruggisce il leone: chi non tremerà? Il Signore Dio ha parlato: chi non profeterà? Leggiamo Am 7,10-17 La storia di Amos pastore, chiamato suo malgrado ad annunciare profeticamente la rovina nel regno del Nord, il Regno d'israele, intorno al 740 a.c. [10] Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboamo, re d Israele: «Amos congiura contro di te, in mezzo alla casa d Israele; il paese non può sopportare le sue parole, [11] poiché così dice Amos: Di spada morirà Geroboamo, e Israele sarà condotto in esilio lontano dalla sua terra». [12] Amasia disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritirati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, [13] ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». [14] Amos rispose ad Amasia e disse: «Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. [15] Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va, profetizza al mio popolo Israele. [16] Ora ascolta la parola del Signore: Tu dici: Non profetizzare contro Israele, non parlare contro la casa d Isacco. [17] Ebbene, dice il Signore: Tua moglie diventerà una prostituta nella città, i tuoi figli e le tue figlie cadranno di spada, la tua terra sarà divisa con la corda in più proprietà; tu morirai in terra impura e Israele sarà deportato in esilio lontano dalla sua terra». Dunque la Bibbia e la sua storia è iniziata con la pretesa di alcuni uomini lungo la storia di Israele di aver "ricevuto" una "Parola" di Dio: una comunicazione, una rivelazione, un qualcosa che prima non c'era e poi c'era. E spesso la sentono comunicata a loro perché la devono comunicare agli altri. E' questa "esperienza profetica" (avuta da tante persone lungo i secoli in Israele) che ha permesso di collegare in qualche modo il mondo umano e un mondo che umano non è, quel modo chiamato in tutte le lingue del mondo "Dio". La "fede" è accogliere questa Parola da queste persone e dalle tradizioni che ce le hanno raccontate; è dare loro fiducia, nonostante tanti interrogativi, tanti problemi, tante cose che anche urtano oggi la nostra sensibilità. Ma ascoltando questa "Parola", "sentiamo che in qualche modo C'è qualcosa anche per noi. Come fisicamente hanno ricevuto questa Parola i profeti? Si parla di ascolto "fisico" (come io parlo a te), di ascolto "mentale", di "sogni", di "voci", di intuizioni nel cuore. Noi lasciamo così questo problema, cercando magari di capire qualcosa caso per caso. E partiamo dai risultati: la "Parola" ricevuta e la vita cambiata

7 1.4. GEREMIA ( a.c. circa): ESPERIENZA FORTE DELLA PAROLA DI DIO Geremia è considerato nella storia l'uomo che più ha "vissuto" e direi anche "sofferto" la Parola di Dio. Che Dio investe la vita delle persone e le conduce e le travolge e le trasforma è ben mostrato nella vita di questo giovane, di per sé schivo e anche forse balbuziente. Non si sentiva fatto per fare l'eroe. Eppure Dio lo costringe a "portare la Parola". C'è un momento terribile nella vita di Geremia. Egli deve annunciare al popolo la decisione di Dio di distruggere Gerusalemme. E lui stesso si ribella. Ma sente dentro di sé come un fuoco terribile, che non è suo, che non gli appartiene, ma che lui deve gridare. Gli studiosi hanno chiamato questi brani "Le confessioni di Geremia" Esse ci fanno comprendere molto bene quanto stiamo dicendo: Dio si è rivelato, ha "parlato", si è comunicato in modo particolare ad alcune persone, i profeti, dentro i quali in qualche modo la "Parola" di Dio si è fatta parole da dire a se stessi e agli uomini. Leggiamo il terribile capitolo 20 del profeta Geremia Gr 20, [1] Pascur, figlio di Immer, sacerdote e sovrintendente-capo del tempio del Signore, udì Geremia profetizzare queste cose. [2] Pascur ordinò di fustigare il profeta Geremia e quindi lo fece mettere ai ceppi nella prigione che si trovava presso la porta superiore di Beniamino, nel tempio del Signore. [7] Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. [8] Quando parlo, devo gridare, devo urlare: «Violenza! Oppressione!». Così la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno. [9] Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo. [10] Sentivo la calunnia di molti: «Terrore all intorno! Denunciatelo! Sì, lo denunceremo». Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta». [11] Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile. [12] Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa! [13] Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori. [14] Maledetto il giorno in cui nacqui; il giorno in cui mia madre mi diede alla luce non sia mai benedetto. [15] Maledetto l uomo che portò a mio padre il lieto annuncio: «Ti è nato un figlio maschio», e lo colmò di gioia. [16] Quell uomo sia come le città che il Signore ha distrutto senza compassione. Ascolti grida al mattino e urla a mezzogiorno, [17] perché non mi fece morire nel grembo; mia madre sarebbe stata la mia tomba e il suo grembo gravido per sempre. [18] Perché sono uscito dal seno materno per vedere tormento e dolore e per finire i miei giorni nella vergogna? - 7 -

8 1.5. Il profeta Natan. La parola del Profeta e la Parola di Dio (2Sm 7) Il profeta Natan, che non fu un profeta scrittore, ma uno dei tanti profeti di cui ci parla la Bibbia, svolse il suo servizio profetico al tempo del re Davide, e dunque intorno al 1000 a.c. La sua esperienza raccontata nel capitolo 7 del secondo libro di Samuele ci è molto preziosa per aggiungere un altro elemento al nostro studio della Bibbia come Parola di Dio. I fatti si svolgono così: Davide da tempo medita di costruire una "casa" all'arca di Dio. Chiede il parere a Natan. Natan gli dà parere favorevole. Ma "quella stessa notte" Dio "parla" veramente a Natan (nel cuore, nella mente, nelle orecchie, non sappiamo...) e dice di annunciare a Davide una sua Parola, che è diversa. Dunque nell'esperienza dei profeti la Parola si msotra sovrana e libera, indipendente anche da chi la porta. Ad essa l'uomo profeta "sente" che deve obbedienza. Leggiamo 2Sm 7 [1] Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all intorno, [2] disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». [3] Natan rispose al re: «Va, fa quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te». [4] Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: [5] «Va e di al mio servo Davide: Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? [6] Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele dall Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione. [7] Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei giudici d'israele, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi avete edificato una casa di cedro?. [8] Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. [9] Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra

9 1.6. Le "Tradizioni" nella Bibbia Quando nel 400 a.c. circa, i sacerdoti del tempio di Gerusalemme misero definitivamente per iscritto i libri che secondo la convinzione della comunità "contenevano" la Parola di Dio, ispirata a Mosé e ai Profeti, essi raccolsero e trascrissero, spesso uno accanto all'altro, brani presi da diversa provenienza, quelle che oggi si chiamano le "Tradizioni" bibliche. Di mano in mano (questo vuol dire "Tradizione" = Consegna di qualcosa di mano in mano; il padre consegna ai figli le sue certezze) racconti diversi erano giunti fino a loro, in parte scritti e in parte trasmessi oralmente. Prendiamo un esempio piuttosto evidente: la fine del primo e l'inizio del secondo capitolo della Genesi (anzi proprio dentro i primi versetti del secondo capitolo). I toni cambiano fortemente e si passa da un racconto molto spirituale e solenne ad un racconto dove addirittura Dio si "sporca" le mani con la terra per creare l'uomo. Qui infatti abbiamo giustapposte, messe insieme, due tradizioni, due brani di tradizioni molto diverse: da una parte il testo della tradizione sacordotale del primo capitolo e dall'altra il testo della tradizione hajvista, di tono popolare, nel secondo capitolo. Ecco i testi: Gn 1,29-31; 2,1,1-4a [29] Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. [30] A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. [31] Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. [2,1] Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. [2] Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. [3] Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando. [4a] Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati Gn 2,4b-7 [2,4b] Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo, [5] nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c era uomo che lavorasse il suolo, [6] ma una polla d acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. [7] Allora il Signore Dio plasmò l uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l uomo divenne un essere vivente - 9 -

10 1.7. Le 4 grandi tradizioni dell'a.t. Gli studiosi hanno riconosciuto le tracce - nel Pentateuco in particolare, cioè nei cosiddetti "Cinque Libri di Mosè" o "Torah" - di almeno 4 tradizioni principali: - la tradizione jahvista (più popolare e colorita, come in Gn 2, creazione dell'uomo e della donna) che nomina Dio come "Jahvè" - la tradizione elohista (più spirituale, come nel racconto dell'alleanza in Is 20), che nomina Dio prevalentemente come "Elohim" - la tradizione sacerdotale (molto seria e formale, ieratica, come in Gn 1, nel racconto della creazione) - la tradizione "deuteronomista" (deutero=seconda nomos=legge): quel rotolo della "Legge" che contiene i discorsi di Mosè e una nuova versione della Legge dell'alleanza "riscoperto" nel tempio del Signore al tempo del re Giosia, autore di una grande riforma religiosa in Israele. Si tratta di un caso (molto comune nell'antichità) di "pseudoepigrafia" cioè di finta attribuzione di un libro a un grande autore del passato, perché il libro avesse più autorità. E il "trucco" era quello di "ri-scoprire" il libro come se fosse stato nascosto da tanto tempo. Ecco il racconto di quella "scoperta": 2Re 22,9-13 [9] Lo scriba Safan quindi andò dal re e lo informò dicendo: «I tuoi servitori hanno versato il denaro trovato nel tempio e l hanno consegnato in mano agli esecutori dei lavori, sovrintendenti al tempio del Signore». [10] Poi lo scriba Safan annunciò al re: «Il sacerdote Chelkia mi ha dato un libro». Safan lo lesse davanti al re.[11] Udite le parole del libro della legge, il re si stracciò le vesti.[12] Il re comandò al sacerdote Chelkia, ad Achikàm figlio di Safan, ad Acbor, figlio di Michea, allo scriba Safan e ad Asaià, ministro del re: [13] «Andate, consultate il Signore per me, per il popolo e per tutto Giuda, riguardo alle parole di questo libro ora trovato; grande infatti è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro, mettendo in pratica quanto è stato scritto per noi»

11 1.8. Un caso particolare di tradizione: il problema dei "Vangeli Sinottici" 1. I tre Vangeli, secondo Matteo, secondo Marco e secondo Luca, fin dall'antichità vengono chiamati "Sinottici", una parola greca composta da "syn" = con "ottici" = vedere. Per molta parte del loro contenuto essi possono essere disposti su tre colonne affiancate, in modo da "essere visti insieme". Nello scorrere dei testi poi ci sono pericopi (cioè brani) che sono in uno e non negli altri. Ma fondamentalmente possiamo dire che camminano insieme. 2. Essi "camminano insieme" anche per quanto riguarda i fatti raccontati: si inizia con i "Vangeli dell'infanzia", assenti in Marco, poi con Giovanni Battista e il suo battesimo, il deserto, parole e gesti compiuti in Galilea, poi il "viaggio" verso Gerusalemme passando per la Samaria, e quindi il "Vangelo della Pasqua" che porta a compimento questi testi. 3. L'affermazione che si tratta di un "cammino" verso Gerusalemme e la croce è espressamente fatto soprattutto nel Vangelo secondo Luca, con continui accenni al fatto che Gesù "cammina" verso qualcosa che il Padre gli chiede, ma si trova anche negli altri due. Ed è, secondo questi tre, il cammino di un anno circa, dagli estremi confini nord del territorio d'israele fino al sud, al suo centro storico e teologico, la città di Gerusalemme. Proviamo a sfogliare contemporaneamente questi tre Vangeli e vedere lo scorrere "sinottico" degli avvenimenti, a meno che non ci dotiamo di una "Sinossi" dei Vangeli, uno strumento di lettura e studio composto fin dall'antichità. 4. La natura "sinottica" delle tradizioni riportate in questi tre Vangeli non si ferma alla disposizione fisica del materiale raccontato, ma ha anche un altro aspetto molto importante: le tradizioni raccolte dagli evangelisti presentano dagli agganci e degli scambi fra loro molto interessanti. La base fondamentale è il Vangelo di Marco, il più breve ed essenziale e anche il più antico (se non teniamo presente un "Matteo aramaico" non giunto fino a noi). Matteo e Luca riprendono il materiale di Marco e lo plasmano come meglio ritengono opportuno, secondo i fini specifici per cui compongono i loro Vangeli. Ma al materiale di Marco aggiungono sia materiale proveniente da tradizioni proprie di ognuno di loro, come pure qualcosa che sembra essere preso da una fonte comune, che non è Marco, e che gli studiosi tedeschi da tempo chiamano "La Fonte" ('Quelle' in tedesco, abbreviata in "Fonte Q"). 5. Questa condivisione di tradizioni e questo avere tradizioni proprie ci fa capire come il tramandare le notizie su Gesù erano "riplasmate" a seconda del tempo, del luogo, del motivo, dei destinatari, ecc.. Come esempio vediamo le due tradizioni che riportano il Padre Nostro: Mt 6 e Lc 11 (due testi, rielaborati, che vengono da una fonte comune, che non è Marco) [9] Padre nostro che sei nei cieli, [2] Padre, sia santificato il tuo nome, sia santificato il tuo nome, [10] venga il tuo regno, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. [11] Dacci oggi il nostro pane quotidiano, [3] dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, [12] e rimetti a noi i nostri debiti [4] e perdona a noi i nostri peccati come anche noi li rimettiamo anche noi infatti perdoniamo ai nostri debitori, ad ogni nostro debitore, [13] e non abbandonarci alla tentazione, e non abbandonarci alla tentazione. ma liberaci dal male

12 1. 9. Spirito, Ruàh, Pnèuma: la forza vitale 1. Noi sperimentiamo in ogni momento la presenza in noi di una "forza vitale". Essa è testimoniata dal nostro respiro. E dalla esperienza comune di tutti vediamo che questa forza non ce la diamo da soli e che un giorno verrà meno. Essa è intelligenza, volontà, forza, entusiasmo, decisione, sia nel bene che nel male. Nella Parola di Dio c'è una immagine precisa, al momento della creazione: Allora il Signore Dio plasmò l uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l uomo divenne un essere vivente. (Gn 2,7) 2. Noi sperimentiamo la presenza di una forza vitale in ogni cosa: tutto nasce ed inizia, tutto vive, tutto muore. Il salmo della creazione 103(104) dice: [29] togli loro il respiro: muoiono, e ritornano nella loro polvere. [30] Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra (Sl 103(104),29-30) Quindi non un solo spirito ma tanti spiriti, consapevoli o no, che popolano l'universo. 3. I Profeti si sono "sentiti" raggiunti da una forza che non era la loro e che hanno chiamato "Spirito di Dio": Dice il Messia nella profezia di Isaia 61: "Lo Spirito del Signore Dio è su di me". (Is 61,1) Anche Dio è percepito vivente del suo Spirito, della sua Ruàh, forza creatrice e salvatrice. E' il respiro di Dio che soffiando sulla "faccia" dell'abisso primordiale indistinto crea la vita. Così dice in Genesi 1,2: "E lo Spirito di Dio soffiava sulla faccia delle acque". 4. Secondo gli antichi, soprattutto pagani, ma anche Ebrei e cristiani, l'universo è popolato di spiriti, che sono il principio vitale di ogni cosa. E ce ne sono di più o meno potenti, di più o meno buoni: sono chiamati dèi, demoni, angeli, ninfe o elfi, ecc.. Spiriti che fanno vivere il loro corpo, ma anche interagiscono con gli altri spiriti. Pensiamo per esempio alla convinzione che ritiene che gli spiriti che presiedono alla vita delle stelle poi influenzano pesantemente anche la vita degli spiriti sulla terra (l'oroscopo). Con il progredire della Rivelazione biblica la Parola aiuta gli uomini a distinguere tra spiriti creati e lo Spirito Creatore, lo Spirito di Dio. 5. Nel pensiero degli antichi c'è un altro principio: ogni spirito gestisce e conosce se stesso. Dunque solo ogni uomo può conoscere se stesso e solo lo Spirito di Dio conosce Dio: [10] Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. [11] Chi infatti conosce i segreti dell uomo se non lo spirito dell uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. (1Co 2,10-11) Quindi l'esperienza di una Parola, di una comunicazione e rivelazione che non è cosa loro, induce i Profeti a parlare dello Spirito di Dio, il principio vitale di cui Dio vive, ama, conosce e agisce, come comunicato in qualche modo allo spirito umano. 6. Secondo come è riconosciuto e accolto dagli autori biblici, questo Spirito di Dio si comunica a noi, e questo fa della nostra storia una storia della salvezza, in una forma ben precisa: questo Spirito ci organizza come "corpo" storico, come popolo di Dio, come corpo di Cristo, che si visibilizza nella convocazione di tutta l'assemblea, la Chiesa, la "qahàl Jahvè" (secondo l'espressione ebraica). [11] Tutte queste cose le opera l unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole. [12] Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. [13] Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. (1Co 12,11-13)

13 7. Siccome la comunità è come un Corpo animato dallo Spirito di Dio, e quello che vive glielo fa vivere in qualche modo lo Spirito di Dio lungo la storia (pur con tutti i condizionamenti di una storia veramente umana), dunque solo la comunità può attestare che quanto dice o scrive una persona (che dice di aver "ricevuto" una Parola dallo Spirito) corrisponde sostanzialmente alla esperienza e alla fede della comunità. E quindi solo la comunità insieme, confidando nello Spirito di Dio che la guida, può ritenere "ispirato" o no uno scritto, cioè che racconta una interpretazione vera della sua esperienza lungo la storia e che quindi lo Spirito ho assistito particolarmente ("ispirati") quegli uomini nel mettere per iscritto l'esperienza di fede di tutti

14 1.10. Una "Parola" "dentro" una esperienza umana 1. Quella che noi consideriamo "Parola di Dio" è una parola divino-umana. Dio ha scelto di manifestarsi e camminare con l'uomo dentro una vera storia umana. Per cui la storia degli uomini può diventare "storia della salvezza". Una storia totalmente umana e totalmente ricca di una rivelazione diversa, altra, non umana. Credere alla Parola come fondamento della nostra vita vuol dire accettare che la nostra storia non sia solo quello che succede a questo mondo, ma anche che gli avvenimenti "contengono" un messaggio, una lettura, un comando che non è solo umano e riguarda la nostra storia di amore e di alleanza con Dio. 2. Facciamo un primo esempio. Nel libro del Deuteronomio la Parola spiega agli Ebrei il senso della loro storia nel deserto: il non era solo una massa di gente sbandata nel deserto, ma i loro giorni, i loro avvenimenti "contenevano" una "Parola" che li indirizzava verso una amicizia e una obbedienza verso Dio: Dt 8,1-7: [1] Abbiate cura di mettere in pratica tutti i comandi che oggi vi do, perché viviate, diveniate numerosi ed entriate in possesso della terra che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri. [2] Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. [3] Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l uomo non vive soltanto di pane, ma che l uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. [4] Il tuo mantello non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant anni. [5] Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore, tuo Dio, corregge te. [6] Osserva i comandi del Signore, tuo Dio, camminando nelle sue vie e temendolo, [7] perché il Signore, tuo Dio, sta per farti entrare in una buona terra: terra di torrenti, di fonti e di acque sotterranee, che scaturiscono nella pianura e sulla montagna; 3. E spesso per parlare ai suoi Profeti Dio si è servito della vita quotidiana, come il lavoro del contadino o del vasaio, Guardando lavorare un vasaio sotto casa sua Geremia riceve una "Parola" che è come "contenuta" dentro quel lavoro del vasaio. La storia serve per dare voce e manifestazione a qualcosa che non è solo umano: Gr 18,1-6: [1] Questa parola fu rivolta dal Signore a Geremia: [2] «Àlzati e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola». [3] Scesi nella bottega del vasaio, ed ecco, egli stava lavorando al tornio. [4] Ora, se si guastava il vaso che stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli riprovava di nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi pareva giusto. [5] Allora mi fu rivolta la parola del Signore in questi termini: [6] «Forse non potrei agire con voi, casa d Israele, come questo vasaio? Oracolo del Signore. Ecco, come l argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa d Israele. 4. Questo a volte crea qualche perplessità, adirittura a volte scandalizza un po', perché la storia rimane veramente umana con tutti i suoi limiti e difetti e anche peccati, violenze e cattiverie. Ma pian piano dentro quella storia limitata qualcuno, i Profeti, sono chiamati da Dio a riconoscere le tracce e l'interpretazione dell'eterno. Ad esempio Gesù dice: guardate i seminatori che seminano; ma sappiate che è in atto una semina nel vostro cuore e nella vostra vita. 5. "Leggere i segni dei tempi" è proprio riconoscere una storia dentro la nostra storia

15 1.11. Dentro la cultura semita 1. La Parola di Dio, che è "dentro" la parola e la storia umana, si è incarnata soprattutto dentro la cultura del Medio Oriente, la cultura semita. I semiti sono la famiglia di razze che driverebbero dal figlio di Noè Sem (mentre noi deriveremmo da Jafet e i neri da Cam). Le loro lingue hanno molte affinità e anche il loro modo di pensare e di agire. Noi sappiamo che "cultura" vuol dire oggi un modo complessivo di intendere la vita, di viverne e incarnarne i momenti fondamentali, di avere punti di riferimento piuttosto che altri. Conoscere qualcosa della cultura semita in cui soprattutto la Bibbia si è espressa è importante per comprendere tanti significati, approfondimenti e sfumature della stessa rivelazione di Dio, per poter arrivare il più vicino possibile alla Parola "contenuta" dentro quella storia e quella cultura. Elenchiamo brevemente alcune particolarità della cultura semita. 2. I semiti vengono più da tradizioni di pastorizia che di agricoltura. Per secoli e secoli le tribù di pastori si sono spostate in cerca di pascoli nella zona della "Mezzaluna fertile" (l'arco che va dal golfo Persico fino all'egitto passando per le sorgenti del Tigri e l'eufrate, la zona della fertile Mesopotamia). Quindi una cultura fatta di provvisorio, di tende, di tradizioni soprattutto orali, di usanze di clan più che di popolo. Questo anche se con gli anni e con il passare dei secoli il richiamo della terra, dell'agricoltura, delle città, delle forme di vita e di governo più stabili attirarono sempre di più questi semiti nomadi. 3. In quanto prevalentemente pastori i semiti erano popoli "lunari" piuttosto che "solari": il loro ciclo mensile e annuale era segnato dalla luna, come i cicli legati ai loro greggi e ai pascoli. Il primo mese dell'anno era marzo-aprile e i mesi erano di 28 giorni.. Di qui per esempio la centralità della Pasqua, festa del primo nato del gregge.. 4) I Semiti erano legati in clan, tribù spesso erranti in luoghi desertici. Il clan ha la sua legge, la sua storia, le sue genealogie (l'elenco dei padri), il suo dio e la sua religione.. L'appartenenza alla comunità è determinante per sopravvivere in ambienti ostili.. Così la famiglia di Abramo, così Israele nel deserto, così gli Arabi di Maometto.. 5) Il semita conosce poco l'astrazione, concetti come "sempre", "eternità", "verità", "menzogna", ecc.. Preferisce espressioni concrete: "figlio della giustizia", "santità della verità", "per i giorni dei giorni", "il Dio di mio padre".. Dio non è considerato in astratto, cioè "Dio" come fanno molti anche oggi in Occidente. Dio è il Dio del clan, il mio Dio, con cui ho una relazione personale, un patto di alleanza.. La sapienza non è conoscenza astratta di principi e leggi universali, ma il saper fare, il saper vivere, il padroneggiare ciò che ci fa felici, nella vita e nelle scelte di ogni giorno.. 6) Le lingue semite sono povere di vocaboli. Essi hanno dei "radicali" che esprimono un'idea, spesso con tre consonanti. E questi radicali poi assumono sfumature diverse attraverso prefissi e suffissi. Comunque spesso nel linguaggio biblico una stessa radice può esprimere sentimenti da zero a cento, come si dice. Per esempio, la radice "odiare" va dall'odio fino al semplice preferire (es. chi non viene a me e non odia suo padre e sua madre.. Lc 14,26: nella nuova versione: e non ama...)

16 1.12. Dentro la cultura greca 1. Nata in un territorio di cultura semita, la Bibbia ha avuto contatti e influssi notevoli anche dalla cultura dominante nel bacino del Mediterraneo, la cultura greco-romana. Per quanto gli Ebrei avessero sempre cercato di vivere "al modo dei Padri", di fatto hanno dovuto subire tante vicende (soprattutto invasioni e conquiste da parte di forti eserciti) che hanno portato la Palestina a gravitare attorno al mondo ormai unificato, che va sotto il nome di "grecoromano". 2. Alcune caratteristiche di questa cultura greco-romana sono: - la lingua greca, insieme alla lingua romana dell'impero Romano - la cultura antica della Grecia, soprattutto, e anche di Roma, con i grandi filosofi di Atene in particolare e con i grandi centri di diffusione, come Alessandria, Antiochia e Costantinopoli - la religione "pagana" degli dèi di Grecia e Roma, con l'aggiunta della divinizzazione di Roma e del suo potere - un modo di vivere molto libero, spesso alla ricerca del piacere in ogni campo, una vita sociale organizzata e attiva, scambi e commerci molto floridi - un modo di pensare e di considerare la realtà molto ricco e legato a questa o quella concezione filosofica del mondo, fosse essa platonica, o aristotelica, o stoica, o epicurea.. 3. Importantissimo legame e centro di scambio e interazione tra cultura ebraica semita e cultura greca fu certamente la presenza di una grande comunità di Ebrei ad Alessandria d'egitto, sede della più grande biblioteca del mondo antico, punto di partenza e scambi con tutto il mondo conosciuto. Lì la Bibbia Ebraica fu tradotta in greco dal gruppo misterioso dei 70 sapienti, la Bibbia della LXX, che specialmente nell'uso delle parole usate per tradurre importanti termini ebraici e semiti, orientò il pensiero biblico nell'ultimo periodo della formazione della Bibbia stessa. Basti dire che un certo numero di libri recenti dell'antico Testamento furono scritti in greco (o tradotti in greco dall'ebraico), come i libri della Sapienza, del Siracide, di Ester, i libri dei Maccabei.. Tutti libri che la Bibbia Ebraica ha messo alla fine come "appendici", ma che nella Bibbia cristiana sono stati accolti a pieno titolo come ispirati. 4. Punto fondamentale poi per noi cristiani è che gli scritti del Nuovo Testamento sono interamente in greco e in greco parlava Paolo e anche gli apostoli che si sono sparsi nel mondo romano. Gesù ci è stato consegnato in greco. E tante usanze semite furono subito "tradotte" nel modo di intendere e nella sensibilità della cultura greca, come la tendenza ad aggiungere alle parole di Gesù delle spiegazioni "allegoriche" o "simboliche".. 5. Un esempio fondamentale di questa mescolanza di cultura semita e greca è l'uso della parola "Lògos" che è termine fondamentale nel mondo greco per indicare la mente razionale di Dio, e che viene usata dagli Ebrei alessandrini per indicare la Sapienza di Dio, e che nel Nuovo Testamento, soprattutto nel mondo giovanneo, indica il Figlio di Dio, colui che è Figlio, ma anche Mente Ragionale, Mondo ideale che contiene tutti i principi della creazione e dell'essere. Leggiamo il prologo della prima lettera di Giovanni: quello che le traduzioni indicano come "il Verbo della vita", il testo individua come "Lògos" della vita. 1Gv 1,1: "Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita (lett. del Logos della vita, in greco tù Lògu tès zoès [τοῦ λόγου τῆς ζωῆς])

17 1.13. Bibbia cristocentrica (Cristo al centro) 1. Per noi cristiani la Bibbia si raccoglie, si spiega, e cammina tutta attorno a un nome: Cristo. Cristo come Messia, nella preparazione dell'antico Testamento e Cristo come persona storica, umano-divina nel Nuovo Testamento. La Bibbia ha senso perché c'è Cristo. La Bibbia ha il senso che le ha dato Cristo in ogni sua parte. Per comprendere meglio questo citiamo due testi molto importanti. Dice san Paolo ai Corinti parlando degli avvenimenti dell'esodo: "[1] Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, [2] tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, [3] tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, [4] tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo." (1Co 10,1-4) E dice Gesù ai farisei: "[39] Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. [40] Ma voi non volete venire a me per avere vita... [45] Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. [46] Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. [47] Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». (Gv 5, ) 2. "Tutta la Bibbia risuona del nome di Cristo", dicevano i Padri e Cristo è l'unico degno di prendere il libro e di aprirne i sigili, cioè svelare tutti i misteri dell'esistere di noi e del mondo, come dice Ap 5,9. E quindi tutte le persone "spirituali" che hanno cercato di leggere e vivere la Parola di Dio lasciandosi guidare dallo Spirito Santo lungo la storia ne hanno studiato sempre il "senso cristologico" di ogni cosa. Quindi non solo le cose evidentemente riferite a "colui che doveva venire", ma anche ogni altro avvenimento o comando hanno il loro senso vero e pieno in relazione a Cristo. 3. Leggere e studiare la Bibbia per noi che abbiamo accolto Gesù Cristo come "La Chiave di tutto" (e per questo ci diciamo "cristiani") vuol dire leggere tutto e comprendere tutto in relazione a Gesù Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, Messia, Signore, Maestro, Fratello, Amico, Senso, Ragione e Centro dell'universo e della storia. Egli è il "Pantokràtor" così ben raffigurato nelle absidi delle chiese romaniche e bizantine. Le domande da porci davanti ad ogni brano sono ad esempio: cosa mi dice questa Parola su Gesù Cristo? Come la devo vivere in relazione a lui? come l'ha interpretata lui stesso? qual è la presenza di Cristo dentro una storia veramente umana come è quella raccontata dalla Bibbia? 4. Per questo è molto severo il giudizio che Paolo dà della situazione attuale degli Ebrei: il popolo chiamato da sempre a nutrirsi di Cristo (della speranza e dell'attesa della sua venuta e della gioia della sua presenza) oggi ha gli occhi come oscurati per non aver accolto colui che alza il velo e dice il senso di ogni cosa: [13] Non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli d Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. [14] Ma le loro menti furono indurite; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, quando si legge l Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. [15] Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; [16] ma quando vi sarà la conversione al Signore, il velo sarà tolto. [17] Il Signore è lo Spirito e, dove c è lo Spirito del Signore, c è libertà. [18] E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l azione dello Spirito del Signore.(2Co 3,13-18)

18 1.14. Ma io vi dico.. 1. Leggiamo subito un brano del testo fondamentale di Matteo: "[5,43] Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. [44] Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano..." E alla fine dei tre capitoli derl discorso della montagna: [28] Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: [29] egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi. (Mt 5,43-44;7,28-29) Dunque Gesù parla "con autorità": è lui che crea la legge, la nuova legge. Lui non è come i maestri d'israele che spiegano la Legge e la Parola di Dio. Egli si mostra (pretende di essere) come "fonte" della Parola di Dio, il Legislatore vero e definitivo. 2. Dunque la Bibbia ha una "cesura", uno "spartiacque", Gesù di Nazareth. Per i credenti è Gesù la Parola definitiva: egli è quella Parola vivente del Padre che ha parlato per mezzo degli antichi profeti, ma oggi parla direttamente. Così dice l'inizio della lettera agli Ebrei: "[1] Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, [2] ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo". (Eb 1,1-2) 3. Tutto ciò che è venuto e accaduto ed è stato detto prima di Gesù, è una "preparazione", una storia che rivela progressivamente il disegno del Padre, un cammino di educazione del popolo di Dio allo splendore delle parole del Cristo. Tutto è "per mezzo di lui e in vista di lui" (Cl 1,16). Come diceva san Basilio: creando il mondo Dio "ha detto l'alfabeto per pronunciare il nome di Cristo". Per poter capire almeno un po' Gesù, quello che è nel piano del Padre, occorre seguire la storia che Dio ha fatto vivere all'umanità attraverso l'esperienza del popolo d'israele e oggi estesa a tutte le genti. Per questo Gesù dice che è venuto a "portare a pienezza" la legge antica, non ad abolirla (Mt 5,20ss). 4. Se accogliamo con fede questo modo di parlare di Gesù, questa "pretesa" (chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde, Mt 12,30) dobbiamo affermare con forza anche la sua affermazione "Io sono la Verità" (Gv 14,6). Oggi va molto di moda, anche tra i credenti dire che la verità unica non esiste, che la verità è per ognuno quello che sente come verità. Ma la verità, che gli antichi definivano "adeguamento tra una cosa e il pensiero che ne abbiamo", non può che essere una. La strada della realizzazione di quello che in verità siamo non può che essere una, perché possiamo essere veramente felici se siamo secondo il progetto in cui siamo stati creati. Accogliere Cristo Verità è leggere la realtà con i suoi occhi e arrivare a dire, ad esempio, che amare i nemici è la verità più vera dell'umanità, del suo modo di sentire e di essere. Per conoscere e seguire la Verità dobbiamo ogni giorno conoscere Gesù e dal punto in cui ci troviamo tendere all'ideale che egli ci mostra con tutte le nostre forze. Tutte le altre "verità" sono per noi parziali, spesso di parte, spesso inquinate da visioni distorte, e comunque in quanto hanno di buono sono manifestazioni dello Spirito di Gesù, anche se non lo sanno. Se Cristo è Tutto, tutto è in qualche modo in Cristo. E la sua Chiesa è il suo Corpo, "luce delle genti" (come la definisce il Concilio Ecumenico Vaticano II) nonostante e al di là dei suoi limiti e peccati

19 1.15. La Bibbia, libro "di famiglia" della nostra Chiesa 1. Paragoniamo due brani che riportano la stessa tradizione di Gesù: "[19] Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; [20] accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. [21] Perché, dov è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore." (Mt 6,19-21) "[76] Gesù disse: cercate il tesoro che è eterno, che resta, dove nessuna tarma viene a rodere e nessun verme guasta. [77] Io sono la luce che è su tutte le cose. Io sono tutto: da me tutto proviene, e in me tutto si compie. Tagliate un ciocco di legno; io sono lì. Sollevate la pietra, e mi troverete." (Vangelo di Tommaso 76-77) chiediamoci: perché Matteo è considerato Parola di Dio, testo "ispirato", dove si ritrova una interpretazione autentica della fede della comunità, mentre il Vangelo di Tommaso non lo è ed è considerato "apocrifo"? Chi ha deciso nei secoli quali libri "contengono" la Parola di Dio e quali no, pur riprendendo spesso le stesse tradizioni che circolavano nelle prime comunità di credenti? E' stata la Chiesa, la comunità credente, che di responsabile in responsabile, di "pastore" in "pastore" e soprattutto di Papa in Papa, è giunta da Gesù e da san Pietro fino a noi. 2. Obiezione di Tertulliano (2-3 secolo) agli eretici nel libro "La prescrizione degli eretici". Egli era un avvocato. Nei dibattiti dei processi, la "prescrizione" è quella cosa che se è vera rende impossibile il processo. E Tertulliano la applicò agli eretici: chi ti dice che la Parola di Dio è Parola di Dio, mentre non lo sono tanti altri libri che parlano pure di Gesù? Semplicemente perché la Chiesa dei credenti ha impegnato la sua autorità (ricevuta da Cristo) per stabilire fino dall'inizio (secondo secolo) il "canone", cioè l'elenco dei libri della Bibbia. Ad esempio la nostra Chiesa ha ritenuto "ispirati" dallo Spirito e quindi testimoni veri e autorevoli della sua fede in Gesù tanti libri che gli Ebrei non hanno mai considerato tali, cioè tutti gli scritti nel Nuovo Testamento e anche quelli che gli Ebrei mettono in appendice come non ispirati (Tobia, Giuditta, Ester, Maccabei, Siracide, Sapienza...) 3. Testo fondamentale è 2Pt 2,20-.21: "[20] Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, [21] poiché non da volontà umana è mai venuta una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono alcuni uomini da parte di Dio". La Bibbia "album di famiglia" della Chiesa, può essere interpretatoae anche stabilita (come libri che essa contiene) solo dalla Chiesa unita (capi e popolo), anche se, una volta stabilita, anche la Chiesa deve obbedienza a questa Parola. Perché la Chiesa la "riconosce", non le dà origine e autorità. Riconosce che attraverso quegli scrittori Dio ci ha parlato e ci parla

20 6. Notizie varie sul mondo biblico. Elementi tecnici 6.1. Libri, Capitoli, Versetti Come è strutturata e come si sfoglia la Bibbia Il testo biblico è stato scritto tutto di seguito, senza punteggiatura e senza suddivisioni. Stephen Langton, arcivescovo di Canterbury, che era stato gran cancelliere dell Università di Parigi, eseguì la divisione dell Antico e del Nuovo Testamento in capitoli sul testo latino della Vulgata di San Girolamo verso il Robert Estienne (1555) divise i capitoli in versetti. E la Bibbia di Ginevra (1560) e poi la Bibbia pubblicata da papa Clemente VIII nel 1592 furono le prime ad avere l'attuale suddivisione. Ricordiamo che la Bibbia è divisa in libri I libri sono divisi in capitoli I capitoli sono divisi in versetti I versetti sono divisi in parti (a-b-c.) COME SI TROVA UN PASSO SFOGLIANDO LA BIBBIA Si sfoglia la Bibbia guardando le citazioni scritte in alto a sinistra e al destra di ogni pagina: in alto a sinistra c è il versetto con cui inizia la pagina di sinistra; in alto a destra c è il versetto con cui termina la pagina di destra. Quindi tra i due versetti sono racchiusi tutti i versetti delle due pagine: Ovviamente ci si fermerà nella pagina che comprenderà il capitolo e versetto desiderato in mezzo ai due estremi riportati in alto. COME SI LEGGONO LE CITAZIONI BIBLICHE La virgola separa capitoli e versetti; il trattino indica un inizio e una fine (da a ); il punto e virgola separa fra loro i capitoli; il punto indica discontinuità (5.7 = dal 5 si passa al 7 saltando il 6, si tratti di capitoli o versetti). Esempi: 3,5 capitolo 3, versetto 5 3,5-7 capitolo 3, dal versetto 5 al versetto 7 compreso 3,5.7 capitolo 3,versetto 5 e versetto 7 (senza il 6) 3,5;7,4 capitolo 3, versetto 5 e capitolo 7, versetto 4 3, capitolo 3, versetto 5, poi i versetti dal 7 al 14 e poi il versetto 19 3,5-7;8,14 capitolo 3, versetto dal 5 al 7 e poi capitolo 8, versetto 14 3;5;7 (o 3.5.7) capitolo 3, capitolo 5 capitolo7 3-7 dal capitolo 3 al capitolo 7 incluso 3,1-7,15 dal capitolo 3, versetto 1 al capitolo7, versetto 15. 3,1ss capitolo 3, versetto 1 e seguenti 3,1b capitolo3, seconda parte del versetto

21 A. ANTICO TESTAMENTO 6.2. I 72(73) Libri biblici 1. TORAH ( Pentateuco) 1. Gn Genesi (Gen) 2. Es Esodo 3. Lv Levitico (Lev) 4. Nm Numeri (Num) 5. Dt Deuteronomio (Deut) 2. NEBIM A (Profeti anteriori- Libri storici) a) il Deuteronomista 6. Gs Giosuè (Gios) 7. Gd Giudici (Giud) 8. Rt Rut (midrash) (Rut) 9. 1Sm 1 libro di Samuele (1Sam) 10. 2Sm 2 libro di Samuele (2Sam) 11. 1Re 1 libro dei Re 12. 2Re 2 libro dei Re b) il Cronista 13. 1Cr 1 libro delle Cronache (o Paralipomeni) 14. 2Cr 2 libro delle Cronache 15. Ed Esdra (Esdr) 16. Ne Neemia (Nee) c) Midrashim (storie) 17. Tb Tobia (Tob) 18. Gt Giuditta (Giud) 19. Et Ester (Est) d) Ketubiim (altri) 20. 1Mc 1 libro dei Maccabei (1Mac) 21. 2Mc 2 libro dei Maccabei (2Mac) 3. HOCHMAH (sapienti) 22. Gb Giobbe (1) (Giob) 23. Sl Salmi (2) (Sal -- Ps) 24. Pv Proverbi (3) (Prov) 25. Qo Qohelet (o Ecclesiaste) (4) 26. Cc Cantico dei Cantici (5) (Cant) 27. Sp Sapienza (6) (Sap) 28. Sr Siracide (o Ecclesiastico) (7) (Sir) 4. NEBIM B (Profeti posteriori - Profeti) a) Profeti Maggiori 29. Is Isaia (1) 30. Gr Geremia (2) (Ger) 30bis. Lm Lamentazioni (Lam) 31. (Br Baruch) (Bar) 32. Ez Ezechiele (3) 33. Dn Daniele (4) (Dan) b) 12 Profeti minori 34. Os Osea (1) 35. Gl Gioele (2) (Gioel) 36. Am Amos (3) 37. Ad Abdia (4) (Abd) 38. Gi Giona (5) (Gion) 39. Mi Michea (6) 40. Na Nahum (7) 41. Ab Abacuc (8) 42. Sf Sofonia (9) (Sof) 43. Ag Aggeo (10) (Agg) 44.Zc Zaccaria (11) (Zac) 45. Ml Malachia(12)(Mal) B. NUOVO TESTAMENTO

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