1.1 Prima del terremoto del 6 aprile 2009: conoscenze ed ipotesi sismologiche

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1 Azione sismica ed effetti di sito 1.1 Prima del terremoto del 6 aprile 2009: conoscenze ed ipotesi sismologiche E. Boschi 1, A. Amato 1, C. Chiarabba 1, C. Meletti 2, D. Pantosti 1, G. Selvaggi 1, M. Stucchi 3, G. Valensise Le ricerche degli anni 90 e la lezione di Colfiorito Esattamente 10 anni fa, il 12 settembre 1999, l autorevole quotidiano Corriere della Sera (Fig. 1) pubblicava in anteprima i risultati di uno studio intrapreso diversi anni prima da alcuni ricercatori dell Istituto Nazionale di Geofisica (ING), che di lì a poco sarebbe confluito nel nuovo Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanolgia (INGV). Con comprensibile quanto motivata titubanza e con il valido supporto della penna di Franco Foresta Martin, autore dell articolo, i ricercatori dell ING rendevano noto al grande pubblico un elenco di zone del territorio nazionale, accuratamente selezionate tra le tante zone sismiche italiane, in cui si riteneva più probabile il verificarsi di un terremoto potenzialmente distruttivo. Nonostante il tatto con cui il tema veniva affrontato, per l evidente assunzione di responsabilità che l articolo comportava, le affermazioni che vi erano contenute erano indubbiamente forti e non sembravano lasciare spazio al dubbio o a repliche. Si trattava di affermazioni robuste, basate in ultima analisi su un semplice confronto tra l esistenza e la distribuzione delle strutture tettoniche attive e la loro storia sismica passata. Questo confronto aveva come pilastri da un lato le conoscenze che si andavano accumulando sulle principali strutture sismogenetiche della penisola, sia dal punto di vista delle osservazioni sulla geologia recente e sulla tettonica attiva, sia in termini di dati sulla sismicità strumentale recente e parametri sismotettonici derivati, come la distribuzione del campo di sforzo attivo; dall altro su un patrimonio di conoscenze sulla sismicità storica tra i più estesi del mondo, se non addirittura il più ricco. Le aree della penisola che, seppure mostrassero segni inequivocabili di attività tettonica recente, non erano state sede di importanti terremoti in epoca storica si consideri che la grande estensione del catalogo sismico italiano consente di spingere valutazioni di questo tipo fino all epoca medievale venivano identificate come lacune sismiche, un termine che traduceva liberamente l espressione anglosassone seismic gap (che per la verità aveva e ha una definizione molto più stringente). Come si è detto la ricerca che avrebbe portato alla individuazione delle lacune sismiche si basava su anni e anni di dati e sviluppo concettuale oltre due decenni nel caso dei terremoti storici ma aveva subito una forte accelerazione a seguito dei terremoti della sequenza di Colfiorito del Gli eventi principali della sequenza si rivelarono in qualche modo attesi, sia per quanto riguarda la localizzazione, che per quanto attiene alla loro magnitudo, al loro meccanismo focale e persino alle modalità di rilascio con scosse successive di entità confrontabile. Allo stesso tempo però la regione interessata dalla sequenza appariva come una delle meno interessate da sismicità storica significativa: anzi, appariva proprio come una lacuna, uno spazio rimasto libero tra le grandi strutture responsabili dei terremoti del 1328 e 1703 nell area di Cascia e Norcia, a SE, e le strutture responsabili del terremoti del 1747 e 1751 a Gualdo Tadino-Nocera Umbra, a NO. La sequenza del 1997 sembrò andarsi ad incastrare in questo spazio rimasto libero, che venne occupato progressivamente prima nella sua porzione settentrionale con le due scosse distruttive del 26 settembre, poi nella porzione meridionale con la scossa ancora distruttiva del 14 ottobre, e infine di nuovo verso nord con la forte scossa di Gualdo Tadino del 5 aprile Tanto che quando, a seguito di quest ultima scossa, alcuni degli autori di questa nota furono interpellati dalla Commissione Grandi Rischi per capire se essa poteva preludere ad una ulteriore estensione della sequenza verso NO, fu abbastanza facile predire che la lacuna iniziale era stata ormai riempita; una valutazione che a distanza di 11 anni e mezzo mantiene la sua validità. L episodio che abbiamo brevemente descritto può essere considerato l inizio di una fase nuova della ricerca sui grandi terremoti; fase che ebbe nel già citato articolo sul Corriere della Sera un primo punto di verifica. Aumentava da parte di tutti la consapevolezza di quanto 1 INGV - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Roma. 2 INGV - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Pisa. 3 INGV - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Milano. 15

2 Progettazione Sismica Fig. 1 L articolo apparso a firma di Franco Foresta Martin su Corriere Scienza, pagina scientifica del Corriere della Sera, il 12 settembre sarebbe stato importante, in una nazione ad alta sismicità come l Italia, poter dare alle diverse zone sismiche almeno un grossolano ordine di priorità, in modo da poter indirizzare in modo più oculato le cronicamente limitate risorse a disposizione del governo per la messa in sicurezza delle zone a maggior rischio. Nella spalla al citato articolo del Corriere della Sera, in un trafiletto significativamente intitolato L unica arma è la prevenzione (Fig. 1), il Prof. Franco Barberi, allora responsabile della Protezione Civile Nazionale, affermava che:...l unico modo per difendersi è attuare una politica di prevenzione consistente nell adeguamento edilizio. Ma il fabbisogno finanziario è gigantesco. Allora ci chiediamo: di fronte a risorse limitate, dove intervenire prima? Le lacune ci offrono un possibile criterio, che giudichiamo valido anche perché si è visto che funziona. Il verificarsi del terremoto aquilano del 6 aprile 2009 sembra dimostrare che in effetti questo criterio funziona, visto che la zona...dell Aquilano, tra Rieti e Sulmona... veniva identificata come una delle quattro aree della penisola in cui era più probabile il verificarsi di un terremoto distruttivo. Veniva indicata anche una magni-

3 Azione sismica ed effetti di sito tudo potenzialmente superiore a 6.5: un valore fortunatamente non raggiunto dal terremoto del 6 aprile, ma eguagliato o superato da altri grandi terremoti che hanno colpito questo settore in epoca storica. Questa linea di pensiero sarebbe stata ripresa nella programmazione di diverse ricerche successive, e in particolare di quelle finanziate dal Dipartimento della Protezione Civile nel quadro della Convenzione , con cui veniva riconosciuta l esistenza del nuovo INGV come una nuovo soggetto che incorporava il vecchio ING e il Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti, ultimo erede della importante ricerca sul rischio sismico in Italia svolta sotto l egida del CNR. Data la sua elevata sismicità e pericolosità sismica, l Abruzzo occidentale ha continuato a essere oggetto di ricerche a varie scale e con varie finalità, nonché di intensa attività di monitoraggio sismologico e geodetico. Nel prosieguo di questa nota vengono sintetizzati i principali risultati conseguiti da queste ricerche, molte delle quali finanziate nell ambito delle Convenzioni siglate tra il Dipartimento della Protezione Civile e l INGV per il , e (in corso) Le ricerche finanziate dal Dipartimento della Protezione Civile ( ) Il Progetto Terremoti probabili in Italia tra l anno 2000 e il 2030: elementi per la definizione di priorità degli interventi di riduzione del rischio sismico (coordinatori Alessandro Amato e Giulio Selvaggi, INGV: testi, immagini e rapporto finale disponibili all indirizzo concluso nel 2004, è stato il primo di una serie di progetti di ricerca che avevano come obiettivo la valutazione della probabilità associata a terremoti distruttivi (M > 5.5) su tutto il territorio nazionale. Oltre ad aver prodotto osservazioni e analisi riguardanti diversi aspetti della sismogenesi, tra cui i dati di base per l elaborazione del modello di zonazione sismogenetica ZS9 [Meletti et al., 2008] che sarebbe servito in seguito per la compilazione della Mappa di Pericolosità Sismica MPS04 [Gruppo di Lavoro MPS, 2004], il progetto ha delineato un certo numero di zone sismogenetiche ad elevata probabilità di generare un forte terremoto. Alcune di queste zone coincidono con vere e proprie lacune sismiche. Nelle conclusioni del progetto si legge infatti che: l Appennino laziale-abruzzese, la zona tra Molise e Puglia, la Sicilia sud-orientale.... I dati prodotti dal progetto sono stati utilizzati da Pace et al. [2006] per un innovativa analisi di pericolosità sismica estesa a tutta l Italia centrale. I risultati di tale analisi sono espressi in termini di probabilità del 90% di non eccedenza dei valori di accelerazione indicati zona per zona nel cinquantennio (Fig. 2). Si tratta in altre parole di un analisi con dipendenza dal tempo, distinguendosi in questo dalle analisi di pericolosità convenzionali che invece Fig. 2 Elaborazione tratta dal citato articolo di Pace et al. [2006].Con la stella è riportato l'epicentro strumentale del terremoto del 6 aprile Dalle prime stime di pericolosità timedependent emergono alcune aree in cui l introduzione delle faglie (e dei parametri geometrici e cinematici ad esse associate) nei calcoli porta ad un aumento dell hazard (l aumento si intende rispetto alle stime convenzionali, in cui le aree ad elevata pericolosità sono ben delineate, si veda ad esempio la mappa prodotta per l Ord. PCM 3274 del 20/3/2003, su Le aree identificate comprendono le Alpi nordorientali (tra Friuli e Veneto), la costa adriatica delle Marche e dell Emilia, 17

4 Progettazione Sismica esprimono probabilità di scuotimento indipendenti dal tempo. L analisi è stata avviata all interno del progetto, anche se comprensibilmente è poi apparsa nella letteratura solo due anni dopo la fine del progetto stesso. Va precisato che, con la sola eccezione dei dati di base che hanno poi portato alla compilazione della Mappa di Pericolosità Sismica MPS04, i prodotti conclusivi di questo progetto andavano visti come risultati scientifici in senso stretto, e quindi in quanto tali non adatti ad una applicazione immediata da parte della Protezione Civile. Ciononostante l analisi successivamente pubblicata da Pace e coautori mostra un elevata probabilità di forte scuotimento atteso in un settore posto a sud di L Aquila e sovrapponibile per almeno due terzi con la zona in cui si è verificato il terremoto del 6 aprile La Mappa di pericolosità sismica dell INGV (2004) La Mappa di Pericolosità Sismica elaborata nel 2004 dall INGV [Gruppo di Lavoro MPS, 2004; è il punto d arrivo di una serie di passaggi tecnici e normativi abbastanza complessi. Su questo percorso riferiscono nel dettaglio Stucchi et al. nel contributo intitolato Terremoti storici e pericolosità sismica dell area aquilana. Ai fini di quello che si vuole asserire in questa sede ricorderemo solo che uno studio svolto nel 1998 per conto del Dipartimento della Protezione Civile da un gruppo di lavoro che includeva esperti di tutti gli enti allora operativi nel settore della pericolosità sismica [Gavarini et al., 1999] aveva confermato per L Aquila e provincia l assegnazione alla Zona 2 derivante da atti normativi precedenti, tranne che per 6 comuni per i quali si proponeva il passaggio in Zona 1: Barete, Cagnano Amiterno, Capitignano, Montereale, Pizzoli, Tornimparte. Viceversa la nuova Mappa, basata su dati di ingresso decisamente migliori e su una metodologia di lavoro certamente innovativa rispetto a quella usata per lo studio del 1998, ha posto L Aquila - unico capoluogo regionale e uno dei pochi capoluoghi provinciali (insieme ad esempio a Messina e a Reggio Calabria) - nella classe di pericolosità sismica più elevata, insieme a molti dei comuni colpiti più duramente dal terremoto del 6 aprile Le ricerche finanziate dal Dipartimento della Protezione Civile ( ) La Convenzione viene avviata secondo una linea di sviluppo decisamente più applicativa rispetto al passato. In particolare viene data forte enfasi alle attività accessorie alla pubblicazione della Mappa di Pericolosità Sismica e alle ricerche per l identificazione dei terremoti probabili. Il progetto Proseguimento della assistenza al DPC per il completamento e la gestione della mappa di pericolosità sismica prevista dall Ordinanza PCM 3274/2003 e progettazione di ulteriori sviluppi, coordinato inizialmente da Gian Michele Calvi e Massimiliano Stucchi, e in seguito da Carlo Meletti, ha sviluppato le elaborazioni di pericolosità citate più sopra realizzando un vero e proprio database di pericolosità sismica accessibile on-line ( che è servito come base per la definizione delle nuove Normative Tecniche per le Costruzioni, entrate in vigore nel luglio Anche i risultati di questo progetto, con riferimento alla zona dell Aquila, sono illustrati nel contributo di Stucchi et al. in questo stesso volume. Il progetto Valutazione del potenziale sismogenetico e probabilità dei forti terremoti in Italia (coordinatori Dario Slejko, INOGS, e Gianluca Valensise, INGV; rapporto finale disponibile al sito concluso nel luglio del 2007, ha beneficiato dei risultati già conseguiti dal progetto precedente. Utilizzando come base di ingresso il database delle sorgenti sismogenetiche italiane Database of Individual Seismogenic Sources (DISS) e un set di tassi di deformazione e slip rates, il progetto ha stimato le probabilità di accadimento di un terremoto di magnitudo > 5.5 sull intero territorio nazionale. Tali probabilità sono calcolate sia secondo un approccio time-independent che secondo uno schema time-dependent. In questo secondo caso ovviamente vengono messe in evidenza le sorgenti sismogenetiche che, oltre ad essere caratterizzate da elevata sismicità, risultano maggiormente in ritardo dal punto di vista del rilascio sismico desumibile dal record storico. Nell ambito di questo progetto Steven Ward (University of California, Santa Cruz), in collaborazione con diverse unità di ricerca, ha proposto uno schema di probabilità time-independent (Fig. 3). La stessa tecnica è stata utilizzata da Ward per calcoli analoghi sulla California. L elaborazione si riferisce a probabilità valide per 100 anni e utilizza come dati di ingresso le Composite Seismogenic Sources del DISS, versione [DISS Working Group, 2007; Basili et al.,

5 Azione sismica ed effetti di sito Fig. 3 Probabilità dei terremoti time-independent: elaborazione di Steven Ward nell ambito del progetto Valutazione del potenziale sismogenetico e probabilità dei forti terremoti in Italia (vedi testo per ulteriori dettagli). Fig. 4 Probabilità dei terremoti time-dependent: elaborazione di R. Rotondi nell ambito del progetto Valutazione del potenziale sismogenetico e probabilità dei forti terremoti in Italia (vedi testo per ulteriori dettagli). 2008], e i valori di slip rate ottenuti da Salvatore Barba mediante un modello agli elementi finiti nell ambito dello stesso progetto. L elaborazione assegna probabilità particolarmente elevate a zone piuttosto circoscritte corrispondenti all Aquilano, all Appennino campano-lucano, alla Stretta di Catanzaro alla Sicilia Orientale. Un elaborazione time-dependent particolarmente interessante è quella che è stata completata da Renata Rotondi (CNR-IMATI, Milano) nell ambito del Task 4 dello stesso progetto (Fig. 4). L elaborazione si avvale sia di risultati conseguiti da altre unità di ricerca dello stesso progetto, sia di risultati conseguiti nel corso del precedente progetto Terremoti probabili in Italia tra l anno 2000 e il 2030:. Viene considerata individualmente ognuna delle 81 Composite Seismogenic Sources della versione del DISS [DISS Working Group, 2007; Basili et al., 2008]. La dipendenza dal tempo è ottenuta sulla base della stima del momento sismico già rilasciato in ciascuna area-sorgente utilizzando il cospicuo record della sismicità storica italiana racchiuso nel catalogo CPTI [Gruppo di Lavoro CPTI, 2004]. Dati geologici e storici sono processati tramite una tecnica stocastica che consente di esprimere la probabilità di accadimento di un terremoto distruttivo entro il Nella figura 4 probabilità più alte corrispondono a livelli di sismicità osservata più bassi e viceversa. Si riscontra una probabilità particolarmente elevata in corrispondenza di una sor- 19

6 Progettazione Sismica gente sismogenetica denominata ITSA025 Norcia-Ovindoli_Barrea, che passa per la città di L Aquila. Anche in questo caso si deve considerare che si tratta di un risultato di ricerca, per di più su un tema di frontiera come quello della previsione dei terremoti. Altre elaborazioni ottenute nello stesso progetto indicavano probabilità alquanto diverse, anche se sistematicamente alte per la ITSA025. Tra i risultati dello stesso progetto si colloca anche un lavoro pubblicato per pura fatalità proprio nell aprile 2009, ma in effetti completato nel 2008, da Akinci et al. [2009]. Nel lavoro (Fig. 5) viene calcolata la probabilità time-dependent di forti scuotimenti in un vasto settore dell Appennino centrale (si veda in proposito anche il contributo di Galadini e Pantosti in questo volume). L elaborazione è basata su una tecnica abbastanza sofisticata che dà luogo a risultati leggermente diversi in funzione di diverse scelte operative, ma la figura 5 mostra solo una delle elaborazioni finali. I risultati sono espressi in termini di valori di accelerazione che hanno il 10% di probabilità di essere superati nei prossimi 50 anni, come nel caso della mappa di pericolosità MPS04. Si noti come anche in questo caso vi è un massimo di scuotimento predetto nella zona posta immediatamente a sud della città di L Aquila. È opportuno ricordare infine che le attività dei due progetti DPC-INGV e proseguono nell ambito della Convenzione con il Progetto Determinazione del potenziale sismogenetico in Italia per il calcolo della pericolosità sismica (coordinatori: Salvatore Barba, INGV, e Carlo Doglioni, Università di Roma La Sapienza ), in corso. Fig. 5 Scuotimento atteso in Abruzzo centrale nei prossimi 50 anni con livello di probabilità di superamento del 10%. Da Akinci et al. [2009]. Con la stella è riportato l'epicentro strumentale del terremoto del 6 aprile (PGA) 10% Probability in 50 years (renewal model, BPT, a = 0.5) Previsione a medio termine: tecniche statistiche Dal 2005 sul sito web dell INGV è attiva una pagina nella quale vengono fornite stime probabilistiche dell occorrenza di terremoti di magnitudo 5.5 o maggiore in un intervallo di tempo di 10 anni ( sting/m5.5+/) Essendo time-dependent, le mappe vengono aggiornate ogni 1 Gennaio e dopo ogni evento con magnitudo 5.5 o maggiore. Il modello utilizzato per tale previsione si basa sulla clusterizzazione spazio-temporale dei terremoti che caratterizza il catalogo sismico storico italiano [Faenza et al., 2003; Cinti et al., 2004]. Nella pagina web si possono trovare le mappe probabilistiche ottenute applicando tale modello ad una zonazione sismotettonica e ad una griglia equispaziata. Nella sezione Results si possono trovare i risultati delle previsioni probabilistiche. Tutte le mappe elaborate, a partire dal 2005, mostrano una probabilità molto elevata in un settore che corrisponde con l area dell Aquilano. In particolare la mappa relativa al 2009 (Fig. 6), pubblicata il 1 gennaio 2009, mostra che la zona sismotettonica in cui è accaduto il terremoto del 6 aprile aveva la sesta più alta probabilità su 61 zone (di cui 34 con probabilità non trascurabili; si veda Map A, a sinistra in figura). Se si considera la densità spaziale di probabilità su una griglia con 51 nodi (Map B, a destra in figura), il nodo più vicino alla zona colpita dal terremoto risulta avere la seconda più alta densità di probabilità.

7 Azione sismica ed effetti di sito Fig. 6 Probabilità di accadimento di un terremoto di magnitudo 5.5 o maggiore calcolata al 1 gennaio 2009 per 61 zone sismotettoniche (a sinistra) e ai vertici di una griglia regolare di 51 nodi (a destra). La mappa è stata ottenuta mediante analisi della clusterizzazione dei forti terremoti italiani. L epicentro del terremoto dell Aquilano del 6 aprile ricade nella zona 36. Per ulteriori dettagli si faccia riferimento al testo Conclusioni Da quanto brevemente riportato emerge chiaramente come la comunità scientifica, e in particolare quella rappresentata dai ricercatori dell INGV, avesse da tempo identificato la zona di L Aquila e il suo circondario come possibile sede di futuri forti terremoti, con significative probabilità già nei primi decenni di questo secolo. Lo schema che segue ripercorre le diverse evidenze disponibili, ordinate cronologicamente lungo il decennio che ha preceduto il terremoto del 6 aprile La proposta di classificazione del territorio nazionale richiesta dal Dipartimento della Protezione Civile conferma l elevato livello di pericolosità sismica di L Aquila e dei comuni circostanti L Aquilano viene identificato come una delle quattro aree italiane che hanno la maggior probabilità di essere colpite da un terremoto distruttivo, con una potenziale magnitudo di 6.5 e superiore Al termine di un triennio di attività di ricerca a L Aquila viene assegnata una elevata probabilità di forte scuotimento nel trentennio Con la nuova Mappa di Pericolosità Sismica viene proposto che L Aquila e buona parte della sua provincia, tra cui molti dei comuni duramente colpiti dalla scossa del 6 aprile 2009, passino dalla Zona 2 alla Zona 1 (ovvero quella a pericolosità più elevata) Una tecnica di analisi messa a punto per analoghe valutazioni sulla California identifica un corridoio posto lungo l Appennino centrale e centrato su L Aquila come una delle aree italiane a maggior probabilità di un forte terremoto Mediante una tecnica time-dependent viene stimata una elevata probabilità di un forte terremoto nel trentennio all interno di un corridoio posto lungo l Appennino centrale e centrato su L Aquila Grazie a dati geologici di dettaglio viene messa in luce una probabilità di forti scuotimenti significativamente più alta nell Aquilano che in aree appenniniche circostanti Le analisi della probabilità di accadimento di un terremoto di magnitudo 5.5 o maggiore nella zona di L Aquila mostrano valori tra i più alti di tutto il territorio nazionale. Questa condizione si è verificata con sistematicità a partire dal 2005, anno di inizio delle analisi. Si comprende bene quindi come la sequenza di scosse iniziata nella zona dell Aquila nel gennaio del 2009 avesse generato inquietudine nell intera comunità sismologica. Il 17 febbraio 2009, quando la sequenza era ormai iniziata da alcune settimane e sulla base di tutte le conoscenze acquisite sulla sismicità dell Aquilano, la Sala Sismica dell INGV emanava il seguente comunicato: La Rete Sismica Nazionale dell INGV sta registrando dall inizio dell anno un attività frequente e di bassa magnitudo nella zona dell Aquila. Dall inizio dell anno sono stati localizzati oltre 110 terremoti, tutti di magnitudo inferiore a 2.6, alcuni dei quali vengono risentiti dalla popolazione. La maggior parte dei terremoti si localizza in un area molto piccola (4-5 km in pianta), mentre un altro piccolo gruppo di eventi viene localizzato circa 15 km a nordovest. Le profondità ipocentrali sono comprese tra 5 e 15 km, che corrispondono a quelle tipiche dell Appennino cen- 21

8 Progettazione Sismica trale. Il rilascio sismico è quello definito a sciame, ossia senza una scossa principale e relative repliche, presentando una distribuzione irregolare nel tempo dei terremoti più forti. La zona in oggetto è stata sede in passato di forti terremoti. In particolare, l attività di questi giorni si colloca tra la terminazione meridionale della faglia che si è attivata nel terremoto del 1703 (Int. MCS del X grado MCS, pari a Magnitudo circa 6.7) e i limiti settentrionali della faglia associata nei cataloghi (ad es. il DISS) al terremoto del 1349 e di quella denominata Ovindoli-Piani di Pezza. Negli ultimi anni la zona non è stata interessata da forti terremoti. Allo stato attuale delle conoscenze, si può affermare che la sequenza in atto non ha alterato le probabilità di occorrenza di forti terremoti nella zona. Si ricorda che i comuni interessati ricadono tra la prima e la seconda categoria della classificazione sismica del territorio nazionale. Il linguaggio di questa nota era necessariamente formale, trattandosi di un comunicato ufficiale al Servizio Sismico della Protezione Civile, ma nella sostanza, e con esercizio di buon senso, si intendeva asserire che: - L Aquilano è notoriamente una zona ad alta probabilità di forti scosse; - la sequenza sismica in corso non abbassava tale probabilità; se la alzava, lo faceva in misura poco significativa dal punto di vista di eventuali interventi. Bibliografia Akinci A., Galadini F., Pantosti D., Petersen M., Malagnini L., Perkins D. (2009) - Effect of time dependence on probabilistic seismic-hazard maps and deaggregation for the Central Apennines, Italy, Bull. Seism. Soc. Am., 99 (2A), , doi: / Basili R., Valensise G., Vannoli P., Burrato P., Fracassi U.,. Mariano S, Tiberti M.M., Boschi E. (2008) - The Database of Individual Seismogenic Sources (DISS), version 3: summarizing 20 years of research on Italy s earthquake geology, Tectonophysics, 447, doi: /j.tecto Cinti F., Faenza L., Marzocchi W., Montone P. (2004) - Probability map of the next M 5.5 earthquakes in Italy. Geochem. Geophys. Geosyst., 5, Q11003, doi: / 2004GC DISS Working Group (2007) - Database of Individual Seismogenic Sources, Version 3.0.3: A compilation of potential sources for earthquakes larger than M 5.5 in Italy and surrounding areas, INGV Faenza L., Marzocchi W., Boschi E. (2003) - A nonparametric hazard model to characterize the spatio-temporal occurrence of large earthquakes; an application to the Italian catalog. Geophys. J. Int., 155, Gavarini C., Pinto P., Decanini L., Di Pasquale G., Pugliese A., Romeo R., Sabetta F., Bramerini F., Dolce M., Petrini V., Castellani A., Sanò T., Slejko D., Valensise G., Lo Presti T. (1999) - Proposta di riclassificazione sismica del territorio nazionale, Ingegneria Sismica, XVI-1, Gruppo di Lavoro CPTI (2004) - Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani, versione 2004 (CPTI04). INGV, Milano, Gruppo di Lavoro MPS (2004) - Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall Ordinanza PCM del 20 marzo 2003 n All. 1. Rapporto conclusivo per il Dipartimento della Protezione Civile, INGV, Milano-Roma, aprile 2004, 65 pp. + 5 allegati, Meletti C., Galadini F., Valensise G., Stucchi M., Basili R., Barba S., Vannucci G., Boschi E. (2008) - A seismic source model for the seismic hazard assessment of the Italian territory. Tectonophysics, 450(1), DOI: /j.tecto Pace B., Peruzza L., Lavecchia G., Boncio P. (2006) - Layered Seismogenic source model and probabilistic seismic-hazard analyses in Central Italy. Bull. Seism. Soc. Am., 96(1), , doi: / Ward S.N. (2007) - Methods for evaluating earthquake potential and likelihood in and around California, Seism. Res. Lett., 78,

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