Tra le più comuni vi sono i rimboschimenti a pino nero (Pinus nigra), poco esigente e adatto a
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- Romano Cocco
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1 1.6. Fauna Affioramenti rocciosi collinari I rilievi ofiolitici presenti sono concentrati soprattutto nell Appennino settentrionale, dove rappresentano le uniche rocce ignee presenti in questo settore dell Appennino. I principali affioramenti si rinvengono nelle medie e alte valli del Trebbia e del Nure, dove vanno a formare alcuni tra i rilievi più imponenti (Pietra Parcellara, M. Capra, area di S. Agostino, M. Nero). Il particolare chimismo delle rocce ofiolitiche rende tale ambiente particolarmente inospitale e difficile da colonizzare. Ad una estremamente scarsa disponibilità di nutrienti, come azoto, fosforo e potassio, si accompagna un alta concentrazione di sostanze fitotossiche (cromo, nichel, cobalto e magnesio). La flora dei rilievi ofiolitici è specializzata per affrontare questo particolare ambiente. Spesso su queste aree rocciose vengono eseguite operazioni di rimboschimento con conifere. Tra le più comuni vi sono i rimboschimenti a pino nero (Pinus nigra), poco esigente e adatto a terreni sterili, come nel caso della zona di S. Agostino. Gli affioramenti rocciosi sono frequentati da diverse specie xerofile di uccelli (Ambrogio A., 1995): Codirosso spazzacamino (Phoenicus oschurus); presente nella media valle (Pietra Parcellara, Coli, S. Agostino) nella stagione primaverile e autunnale Calandro (Anthus campentris); sempre nella media valle, anche nelle zone non fittamente vegetate. 31
2 Pernice rossa (Alectoris rufa); negli ambienti caldi e cespugliosi. Presenta un areale di distribuzione limitato alle alpi marittime, all Appennino ligure fino a quello modenese, dove viene sostituita dalla coturnice (Alectoris graeca) 3. Zigolo nero (Emberiza cirlus); negli ambienti caldi e cespugliosi, soprattutto nella media V. Trebbia Zigolo ortolano (Emberiza Hortulana); negli ambienti caldi e cespugliosi, giunge in zona nella stagione primaverile Rocce povere di vegetazione e assolate sono caratterizzate dalla presenza di serpenti. In V. Trebbia non è raro osservare la vipera comune (Vipera aspis), oggi sicuramente meno comune di un tempo, la natrice dal collare (Natrix matrix), la natrice tassellata (Natrix tessellata), la natrice viperina (Natrix aura) presente nel F. Trebbia solo dove l acqua scorre nel letto ampio, il biacco (Elaphe longissima), il corburo liscio (Coronella austriaca). Biancone (Circaetus gallicus) 4 ; è un classico predatore di rettili e di serpenti in particolare (che compongono il 95 % della sua dieta abituale) (Londei T., 1982) Boschi di roverella e castagno: sottobosco Tale fascia vegetazionale è compresa tra un altitudine che va dalle prime colline fino a circa m 5. 3 La media V. Trebbia, la V. Tidone e, in minor misura l alta V. Trebbia, ospitano una delle ultime popolazioni di pernice rossa non ancora inquinata geneticamente da immissione, per scopi venatori, di molte altre pernici, come quella orientale (Alectoris ciukar). 4 Si tratta di un rapace migratore di grosse dimensioni (con un apertura alare di circa 180 cm negli individui adulti), la cui presenza è testimoniata da numerose osservazioni non solo nel periodo dei passi, ma anche durante la stagione riproduttiva. La nidificazione in questi territori è da considerarsi una nuova acquisizione, non essendosi mai verificata in passato. 5 All interno di questa fascia si distinguono due sottofascie, una collinare ed una submontana, caratterizzate da arbusti tipici. Nella parte collinare si troverà il pungitopo (Ruscus aculeatus), mentre in quella submontana il sorbo montano (Sorbus aria). La superficie occupata dalle querce (roverella, rovere, farnia, cerro) è solo in minima parte governata ad alto fusto. L utilizzazione di bosco a ceduo consta di tagli periodici ravvicinati nel tempo (15-20 anni) e per questo motivo i querceti della zona non raggiungono mai le altezze ragguardevoli che hanno gli stessi boschi in condizioni naturali. Spesso il querceto è stato trasformato in pascolo o in castagneto da frutta, tanto che la sua superficie si è molto ridotta rispetto al passato. 32
3 Cinghiale (Sus scrofa), di recente riacquisizione, introdotto per scopi venatori, dagli anni 70 la sua presenza è divenuta sempre più massiccia. Sono presenti diverse sottospecie, frutto di incroci dovuti all introduzione di cinghiali alloctoni, che provocano un impatto ambientale molto più elevato rispetto alla specie autoctona. Dannoso anche per le coltivazioni agricole, avendo una dieta che si basa per circa il 70 % su questi prodotti durante periodi di scarsa fruttificazione di castagno, faggio e varie querce. La presenza di boschi più maturi e ricchi di frutta potrebbe limitare i danni che questi animali recano alle coltivazioni agricole e all equilibrio dell ecosistema in generale (Tosi G., 1985) Volpe (Vulpes vulpes), presente in modo diffuso, soprattutto lungo la fascia collinare. La sua presenza radicata in tutto il territorio, nonostante la caccia cui è stata (ed è tuttora) oggetto, testimonia la sua straordinaria plasticità evolutiva Allocco (Strix aluco), rapace notturno, comune in tutta la zona Ghiro (Myoxus glis), comune nei boschi fitti, costruisce la tana nei tronchi cavi Scoiattolo (Sciurus vulgaris), contrariamente al ghiro ha abitudini diurne. Costruisce nidi con ramoscelli ed erba secca ed è piuttosto comune Picchio rosso maggiore (Picus maior), molto comune Picchio verde (Picus viridis), nei boschi radi e nelle aree ecotonali ed è abbastanza comune Picchio rosso minore (Picus minor), di dimensioni minute, si aggrappa a ramoscelli anche molto piccoli per cercare larve nel legno, sua dieta principale. E molto raro Picchio muratore (Sitta europea), passeriforme, si trova soprattutto nei castagneti maturi (alta V. Trebbia, alta V. d Aveto). E comune Poiana (Buteo buteo), comune nei boschi montani Falco pecchiaolo (Pernis apivorus), rapace migratore, giunge nei territori montani verso maggio. La sua somiglianza con la poiana lo fa spesso confondere con essa. Questo rapace è presente anche come nidificante, pur essendo molto raro 33
4 1.6.3 Grotte e miniere In alta V. Trebbia e V. Nure esistono vecchie grotte artificiali un tempo utilizzate come miniere (Ferriere, V. Curiasca, S. Stefano d Aveto) o per scopi idraulici (S. Salvatore). Questi ambienti sono caratterizzati da una alta umidità relativa e da una temperatura meno variabile di quella esterna, tale che per tutto l anno non si scende mai sotto i 4-5 C. L ambiente delle miniere è piuttosto povero, data la profondità delle cavità che crea condizioni di buio. Geotritone (Speleomantis ambrosii); urodelo che si può trovare anche al di fuori delle cavità, in zone molto umide (almeno 80%), e con basse temperature. Caratteristico per la sua esigenza di riprodursi al di fuori dello specchio d acqua e per la capacità di estroflettere la lingua per catturare le sue prede (simile al camaleonte), è raro da incontrare (Ambrogio A., 1995) Ruscelli e fiumi Il tratto di fiume considerato, dalla sorgente del Trebbia fino a monte di Bobbio, è interamente popolato da salmonidi. La presenza della trota fario (trutta fario) indica che la qualità delle acque è elevata, vivendo tale specie solo in tratti poco inquinati. Altri salmonidi presenti sono la trota di ruscello (Salmo trutta) e il temolo (Thymallus thymallus), presente solo in alta V. Trebbia e introdotta dall uomo per scopo di pesca ed in seguito acclimatatosi. I versanti boscati della V. Trebbia, scendendo verso valle, sono attraversati da una miriade di ruscelli affluenti (ad es. i torrenti Perino, Curiasca sulla sponda destra, Carlone, Boreca su quella sinistra). In questi ambienti si osservano diverse specie, tra cui alcune piuttosto rare. Salamandra dagli occhiali (Salamandrina tergiditata), endemismo italiano, diffuso nell Appennino, principalmente nel versante tirrenico. Deve il suo nome ad un paio di occhiali chiari sul capo, che si distinguono dal resto del corpo, più scuro. Si riproduce in 34
5 primavera lungo i corsi d acqua più puliti con fondo ciottoloso. Le larve sono spesso predate dalla trota di ruscello. Rara Toporagno d acqua (Neomys fodiens), piccolo mammifero insettivoro. Raro Merlo acquaiolo (Vinclus cinclus), caratteristico per la grande abilità nel nuoto. Raro Rondine montana (Ptynoprogne rupestris), piccolo uccello migratore amante le coste rocciose. E stato più volte avvistato a monte dell abitato di Marsaglia nella stagione primaverile. Molto raro Picchio muraiolo (Trichodroma rupestris) amante delle pareti rocciose, più volte avvistato lungo le gole dell Aveto, si pensa possa aver nidificato in quella zona. Molto raro. Fig Picchio muraiolo (foto P. De Francescchi) Impianti artificiali di conifere Gli impianti artificiali di conifere nell Appennino piacentino costituiscono senza dubbio una presenza fuori luogo, essendo non tipiche della zona. Tuttavia queste fustaie (e 35
6 principalmente la pineta di Coli) hanno favorito l insediamento di alcune importanti specie animali e vegetali 6. Cincia del ciuffo (Parus alpestris), presente dalla metà degli anni 80 presso la pineta di Coli. Si tratta di una pecie comune nei boschi di conifere alpini, ed è invece molto rara negli Appennini. La popolazione presente si dimostra vitale e non in pericolo di estinzione Crociere (Loxia recurvirostra), giunto dai pecceti alpini, la sua presenza è stata più volte osservata. La nidificazione è ritenuta probabile Sparviere (Accipiter gentilis); rapace predatore di corvidi. La sua presenza nell Appennino sembra limitata alle fustaie mature di conifere della zona, essendo queste le ultime rimaste, a causa della diffusa pratica del taglio periodico dei boschi che li trasforma in cedui (Ambrogio A., 1985) La faggeta A queste latitudini le condizioni favorevoli per lo sviluppo della faggeta si hanno nella fascia altitudinale compresa tra gli m., e i m s.l.m. Le faggete di queste zone sono spesso trasformate in boschi cedui, non potendo così raggiungere un certo grado di maturità. Di questo ne risente anche la fauna, che di certo non è esclusiva. E tuttavia necessario fare una importante eccezione. Lupo (Canis lupus); molto probabilmente il lupo è giunto fino in queste zone proveniente dall Appennino centromeridionale. D altronde l Appennino è l unico fattore di dispersione del lupo in Italia. L area caratterizzata dalla presenza del lupo è delimitata dallo spartiacque Trebbia-Aveto, V. Boreca, M. Alfeo, M. Zucchello, M.Carmo, M. Legna, M. Cavalmurone e M. Lesima. L ultima ricerca svolta nel 1992 ha permesso di censire 15 esemplari suddivisi in tre branchi. Bisogna tuttavia considerare che la 6 È stata rinvenuta l orchidea Goodybera repens, tipica delle peccete alpine. 36
7 consistenza di questi branchi non è stabile nel tempo 7. Negli ultimi anni si è assistito ad un notevole incremento di questa popolazione lungo l Appennino settentrionale, tuttavia il rischio di estinzione della specie in questa zona è da considerarsi ancora molto forte 8. La presenza del lupo in alta V. Trebbia, oltre ad avere una grande importanza da un punto di vista biologico, assume grande rilievo anche da un punto di vista ecologico. Questo carnivoro è infatti uno dei principali predatori (insieme all uomo) del cinghiale, il cui continuo incremento sta seriamente minacciando l equilibrio di tutto l ecosistema (Meriggi A., 1992). Non mancano tuttavia i problemi riguardanti la sua presenza. I danni che il lupo può causare agli allevatori, predando vitelli o pecore, deve essere risarcito dall amministrazione pubblica nel modo e nei tempi corretti Laghetti glaciali e torbiere In alta Val Nure sono presenti gli unici laghi di origine glaciale della provincia. Mentre per il lago Nero e il lago Bino si può parlare di laghi di montagna, nel caso del lago Moo si deve invece parlare di torbiera, dato che l invaso ha subito un lento processo di interrimento, trasformandosi nel tempo in una sorta di prato paludoso. Le due configurazioni descritte corrispondono a diversi stadi dell evoluzione naturale dei laghi di montagna: lago, stagno, torbiera, prato, bosco. Tutti questi stadi si possono incontrare in alta Val Nure, a quote differenti. Ad altitudini maggiori, dove l azione del ghiaccio è stata più intensa e conseguentemente i circhi glaciali più profondi, si incontrano i laghetti montani (Nero e Bino). Scendendo di quota, dove l azione del ghiaccio è stata meno intensa e dove quindi la 7 Alcuni ritengono che questo carnivoro non si sia mai estinto nell area considerata e che si debba parlare di un consolidamento di una popolazione di lupi in questa parte dell Appennino settentrionale. A sostegno di questa teoria sono gli abbattimenti iniziati negli anni 60 e intensificatisi nel decennio successivo di capi nell Appennino di Parma e di Massa Carrara, in coincidenza con l incremento in queste aree del capriolo e del cinghiale, prede tipiche del lupo, introdotti artificialmente in quegli anni per scopi venatori. Sembra dunque che il consolidamento del lupo sia avvenuto a partire da piccoli nuclei relitti nel momento in cui si sono verificate delle condizioni favorevoli per il suo sviluppo 8 Sembra essere basso invece il rischio di inquinamento genetico da parte di cani randagi: da indagini biochimiche svolte all istituto nazionale di fauna selvatica, su un campione di 22 esemplari non si sono riscontrati segni di ibridazione con cani randagi 37
8 profondità degli invasi è inferiore e più intensa l attività della vegetazione, si incontrano stagni (lago Bino) e torbiere (lago Moo), formatisi per processi di deposizione di sostanza organica che va a riempire l invaso stesso 9. In questi ambienti sono presenti alcuni animali: Tritoni (Tritus alpestris, Tritus carnifex, Tritus vulgaris), raro sugli Appennini il tritone alpino, che si trova nel lago Nero. Può essere considerato un bioindicatore per la sua grande sensibilità agli ambienti acquatici inquinati. Comuni sono il tritone crestato e il tritone punteggiato Rana temporaria (Rana temporaria), rana montana tipica dell Appennino settentrionale. Comune Oltre il limite degli alberi In V. Trebbia e V. Nure la cima delle montagne più alte non supera m di altezza (M. Bue 1.777, M. Ragola 1.710, M. Lesima 1.724). Sebbene la fascia fitoclimatica del faggio in quest area superi i m, sulle cime di questi monti si trovano dei pascoli. La loro origine, peraltro sicuramente antica, è dunque artificiale. Oggi che il pascolo è quasi abbandonato, il bosco stenta a ricolonizzare queste aree, viste le condizioni climatiche non certo vantaggiose per l instaurarsi di una vegetazione arborea pioniera. Altre cime sono invece rocciose, caratterizzate da affioramenti ofiolitici (M. Nero, M. Ragola) o calcarei (meno estesi). La fauna che abita le vette presenta una specie di notevole importanza: Aquila reale (Aquila chrysaetos), è stata ritenuta presente in alta val d Aveto fino al 1941 (ultimo abbattimento documentato), successivamente non si sono più avuti avvistamenti certi. Le uniche osservazioni riguardavano individui di passaggio. Nel 1985 è stata segnalata la presenza di individui giovani, mentre nel 1990 è stata rilevata la nidificazione, 9 Le condizioni di bassa temperatura impediscono l attività dei decompositori favorendo l accumulo di sostanza, mentre la saturazione permanente dell'acqua favorisce lo sviluppo dei muschi e degli sfagni, che vanno a creare un ambiente acido e povero di nutrienti. 38
9 come nei due anni successivi. Nel 93 la nidificazione non è stata rilevata, mentre è scomparso l individuo femmina. L anno seguente però si è tornati a vedere diversi individui sia giovani che adulti. La popolazione appenninica dell aquila reale è molto al di sotto della densità ottimale ed è in continuo pericolo di estinzione, soprattutto in quelle aree dove la popolazione è praticamente pioniera, come nel caso dell alta Val Trebbia (Ambrogio A., 1995) Check list dei vertebrati di difficile osservazione presenti in alta Val Trebbia Presenza Nidificazione specie L A PR OC NA NP NF I R Mammiferi talpa cieca ➀ 39
10 toporagno d acqua ➀ lupo ➁ capriolo ➁ cervo ➁ Uccelli astore ➁ aquila reale ➁ pernice rossa ➁ picchio rosso minore ➀ picchio muraiolo ➀ corvo imperiale ➁ Rettili vipera comune ➀ Anfibi tritone alpino ➀ geotritone ➀ Osteitti temolo ➀ Legenda A: presenza accertata; specie rinvenuta con certezza, la sua presenza è da ritenersi stabile. PR: presenza probabile; specie da considerarsi presente nel territorio considerato, anche se non è ancora stata rilevata. OC: presenza occasionale; specie presente nei territori limitrofi, da dove può arrivare, senza però stabilirsi definitivamente nel territorio. I: specie introdotta; specie proveniente da altre zone ed introdotta in Italia dall uomo. NA: nidificazione accertata; quando vengono rinvenute le covate, i nidi, e sono osservati nella stessa area gli adulti con l imbeccata o con materiale per la costruzione del nido. NP: nidificazione probabile; vengono osservati gli adulti durante manifestazioni territoriali (canti, voli dimostrativi, parate), nel periodo adatto alla nidificazione. NF: nidificazione possibile; specie osservata nel periodo riproduttivo o in base all areale di diffusione della specie sul territorio nazionale. L: localizzata; specie presente stabilmente in zona, ma limitata a ridotti settori del territorio. R: frequenza di osservazione; ➀: specie difficilmente osservabile; ➁: specie assai difficilmente osservabile. 40
fenomeno che del resto interessa tutta la regione appenninica. E' facile mettere in relazione l'aumento della fauna con il
In questi ultimi anni si è assistito ad un graduale ripopolamento faunistico della Val Trebbia, fenomeno che del resto interessa tutta la regione appenninica. E' facile mettere in relazione l'aumento della
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