CENNI DI STORIA DELLA SCUOLA MATERNA / DELL INFANZIA. Snals Brescia. Segreteria Provinciale Snals Brescia

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1 CENNI DI STORIA DELLA SCUOLA MATERNA / DELL INFANZIA

2 LA SCUOLA DELL INFANZIA. ASPETTI STORICI Risale al 1896 la disposizione normativa che istituisce accanto ad ogni scuola normale un giardino d infanzia per le esercitazioni di tirocinio delle future maestre. Gli asili infantili sono lasciati all iniziativa privata, alle opere pie e caritative, alle associazioni religiose ed agli enti pubblici; le prime istruzioni programmatiche sono emanate con R.D , n. 27 (Istruzioni, programmi e orari per gli asili infantili e i giardini di infanzia).

3 LA SCUOLA DELL INFANZIA. ASPETTI STORICI Il R.D distingue nell istruzione elementare tre gradi: «preparatorio, inferiore e superiore. L istruzione del grado preparatorio ha normalmente la durata di 3 anni» (art. 1, commi 1-2); di essa fanno parte le istituzioni infantili comunque denominate: asili infantili, giardini di infanzia, case dei bambini, scuole materne; hanno carattere «ricreativo» ed hanno l obiettivo di «disciplinare le prime manifestazioni dell intelligenza e del carattere del bambino» (art. 7, comma 1).

4 LA SCUOLA DELL INFANZIA. ASPETTI STORICI La scuola materna statale è istituita come ordine di scuola autonomo nel 1968 con L. n. 444, dopo un aspro confronto politico in Parlamento. La scuola materna di Stato persegue «fini di educazione» e di «sviluppo della personalità infantile», concorrendo, nel quadro generale del sistema scolastico, a promuovere la «formazione integrale della personalità dei bambini da tre a sei anni di età», perché diventino «soggetti liberi, e responsabili ed attivamente partecipi alla vita della comunità locale, nazionale ed internazionale» (L. n. 444/1968, art. 1). È il «primo essenziale elemento del sistema formativo» che si propone, sul piano sociale, come «agente di trasformazione e di cambiamento nella società contemporanea» (C.M. n. 279/94), contribuendo alla «realizzazione dell uguaglianza delle opportunità educative», al decondizionamento socio-familiare ed alla piena realizzazione delle originalità e delle competenze individuali dei bambini (C.M. n. 18/1989).

5 LA SCUOLA DELL INFANZIA. ASPETTI STORICI Con altro intervento legislativo la scuola materna statale è trasformata in «scuola dell infanzia» (L. n. 30/2000, art. 1, comma 2) ed inserita nel nuovo «sistema educativo di istruzione» di cui sono anche parte il ciclo primario, o della scuola di base/istruzione inferiore, e il ciclo secondario dell istruzione superiore. La L. n. 30/2000 non ha potuto esplicare tutti i suoi effetti perché abrogata in blocco dalla L. n. 53/2003, art. 7, comma 12. Quest ultima norma mantiene la denominazione di scuola dell infanzia e la individua come articolazione del «sistema educativo di istruzione e formazione» (art. 2, comma 1, lett. d, L. n. 53/2003) caratterizzato da «unitarietà didattica e pedagogica»; ha durata triennale e la sua offerta formativa è generalizzata sul territorio nazionale. La scuola dell infanzia statale fa parte del «sistema pubblico integrato»; alla sua gestione provvede lo Stato; per le scuole materne paritarie, che sono scuole pubbliche, provvedono i soggetti istitutivi: enti locali e privati. Il sostrato teleologico e i caratteri distintivi della scuola dell infanzia sono definiti dall art. 2, comma 1, lett. e), della L. n. 53/2003 e sono ripresi, con ampliamenti, sia dal D. Lgs n. 59/2004, art. 1, comma 1, sia dalle Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell infanzia e del primo ciclo d istruzione del 2012.

6 LA SCUOLA DELL INFANZIA. ASPETTI STORICI L ultimo intervento legislativo sulla scuola dell infanzia risale al D.P.R. n. 89/2009, emanato sulla base dell art. 64, comma 4, della L. n. 133/2008. Il decreto dedica l art. 2 alla scuola dell'infanzia. È un articolo che si muove in continuità con la precedente normativa; l unica novità riguarda la possibilità di proseguire l esperienza delle c.d. sezioni primavera (comma 3).

7 SCUOLA PRIMARIA. CENNI STORICI Nell Italia pre-unitaria, il R.D. 13 novembre 1859 n. 3725, (noto come legge Casati - ministro p.i. proponente), emanato dal Parlamento sardo-piemontese all indomani della II a guerra di indipendenza, disciplinava in modo organico l ordinamento scolastico piemontese, in seguito esteso alle regioni dello Stato unitario. I principi della obbligatorietà dell istruzione elementare, della gratuità della stessa, assimilati dalle monarchie illuministe e dalla cultura della Rivoluzione francese, nell unità d indirizzo fortemente accentrato dell intero sistema scolastico, costituiscono l ispirazione di fondo del provvedimento casatiano, espressione di una politica scolastica moderata che avvertiva l urgenza di dare al popolo una prima istruzione e, conseguentemente, di contrastare il grave fenomeno dell analfabetismo. La scuola primaria, regolamentata dagli articoli del decreto, è distinta in «due gradi, inferiore e superiore», ciascuno di durata biennale e comprensivo di due classi distinte. Snals Brescia

8 SCUOLA PRIMARIA. CENNI STORICI Il 15 luglio 1877 viene promulgata la legge sull'istruzione obbligatoria, n Il ministro proponente, Michele Coppino, della sinistra liberale appena salita al potere, si trova a contrastare le forze politico-culturali conservatrici che, in Parlamento e fuori, temevano possibili riflessi negativi per l ordine sociale a causa di un istruzione elementare obbligatoria e perciò più capillarmente diffusa tra il popolo. In particolare, il precetto legislativo dispone che i «fanciulli e le fanciulle che abbiano compiuta l'età di sei anni [...] dovranno essere inviati alla scuola elementare del comune». L'obbligo scolastico rimane tuttavia limitato al corso elementare inferiore, «il quale dura di regola fino ai nove anni e comprende le prime nozioni dei doveri dell uomo e del cittadino, la lettura, la calligrafia, i rudimenti della lingua italiana, dell aritmetica e del sistema metrico». L 8 luglio 1904, dopo ampio dibattito parlamentare sull obbligo scolastico, è approvata la legge Orlando, dal nome del ministro proponente. Con questa norma si amplia la frequenza scolastica obbligatoria portata da quattro a sei anni, cioè fino al dodicesimo anno di età; ai gradi inferiore e superiore si aggiungono le classi V e VI, a cui si accede mediante «un esame speciale di maturità».

9 SCUOLA PRIMARIA. CENNI STORICI La successiva legge Daneo-Credaro, del 4 giugno 1911, risponde all esigenza di un amministrazione statale diretta del sistema scolastico e avvia il processo di statizzazione delle scuole elementari, sottraendole quindi al governo municipale. Il processo di statizzazione delle scuole elementari, avviato nel 1911 dalla legge Daneo-Credaro, si completa nel 1933: le residue scuole dei comuni autonomi capoluogo di provincia passano sotto la diretta amministrazione dello Stato.

10 SCUOLA PRIMARIA. CENNI STORICI Il regio decreto 1 ottobre 1923, n. 2185, compreso tra i provvedimenti legislativi e regolamentari che vanno sotto il nome di riforma Gentile, reca modifiche all ordinamento dell'istruzione primaria. Ora il corso elementare comprende, oltre ai tradizionali gradi inferiore, che da due passa a tre anni - I, II e III classe -, e superiore di durata biennale - IV e V classe -, il nuovo grado preparatorio di durata triennale, cioè l'asilo d'infanzia, gestito da Comuni o da privati. Questo grado cesserà di far parte dell'istruzione elementare con l'entrata in vigore della legge 18 marzo 1968, n L obbligo scolastico è protratto sino al 14 anno di età; la prosecuzione della frequenza scolastica può avvenire in «corsi, esercitazioni e simili di istruzione elementare, tenuti nella località da istituzioni di educazione e di cultura. In mancanza, è consentito all obbligato di continuare a frequentare l ultima classe elementare esistente fino al raggiungimento del 14 anno». Viene così istituito il terzo grado dell istruzione elementare, comprensivo delle classi VI, VII e VIII, denominate post-elementari. Di fatto, il terzo grado, pensato per una scuola popolare di otto anni, non si è realizzato che in pochi casi e solo in alcune province.

11 SCUOLA PRIMARIA. CENNI STORICI La legge 24 dicembre 1957, n dà assetto giuridico ai cicli didattici. L art.1 prescrive che «la prima e la seconda classe elementare costituiscono il primo ciclo didattico della scuola elementare; la terza, la quarta e la quinta ne costituiscono il secondo ciclo didattico». Il passaggio dal 1 al 2 ciclo avviene mediante esami scritti e orali. Il passaggio dall'una all'altra classe, all'interno del medesimo ciclo, avviene per scrutinio. La non ammissione alla classe successiva è consentita «soltanto in casi eccezionali, su ciascuno dei quali (il docente) fornisce al direttore didattico motivata relazione scritta». Sono così soppressi i precedenti grado inferiore (classi 1, 2, 3) e il grado superiore (classi 4 e 5) dell'istruzione elementare. L introduzione nell ordinamento scolastico delle attività integrative e degli insegnamenti speciali nel settembre 1971, mira ad arricchire «la formazione dell'alunno» e ad avviare la «realizzazione della scuola a tempo pieno» (art. 1, L. n. 800/1971).

12 SCUOLA PRIMARIA. CENNI STORICI Nel 1990 una nuova legge, la n. 148, innova in profondità la scuola elementare: è introdotto il modulo organizzativo composto di norma da tre docenti che operano su due classi nel plesso di assegnazione od anche in plessi diversi del circolo didattico (D. Lgs n. 297/94, art. 121, comma 3 e art. 128, comma 5); in subordine, da quattro docenti operanti su tre classi (D. Lgs n, 297/94, art. 121, comma 3). È previsto l insegnamento della lingua straniera (art. 10, L. n. 148/1990).

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