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TITOLO Riunione Commissione INTA LUOGO E DATA 21 22 settembre 2015 Parlamento Europeo Rue Wiertz, 60 1000 Bruxelles ORGANIZZATORE Commissione Commercio Internazionale RELAZIONE Nei giorni 21 e 22 settembre 2015 si è riunita la Commissione INTA del Parlamento Europeo; questo report si concentrerà sui punti 4 e 17 all ordine del giorno. 4. Proposta dell Unione Europea per un capitolo del TTIP sul meccanismo di protezione degli investimenti Mauro Petriccione (direttore generale aggiunto, DG TRADE, Commissione Europea) ha presentato la bozza di documento della Commissione europea per il capitolo, del partenariato transatlantico Stati Uniti - Unione Europea (TTIP), sul meccanismo di protezione degli investimenti. Il tema, di straordinaria importanza, negli ultimi mesi ha generato un dibattito molto acceso, soprattutto tra i cittadini europei che hanno manifestato la loro sfiducia per un arbitrato di tipo commerciale. A parere del relatore, c è bisogno di un sistema che rientri nell apparato giurisdizionale della protezione degli investitori. Ha poi ricordato che, a maggio, è stato presentato un concept paper, discusso anche dalla Commissione INTA, in cui vengono ripresi alcuni degli obiettivi stilati precedentemente. In particolare, si vuole garantire che gli standard per la protezione degli investimenti siano chiari, ben definiti, operativi e decisi in un tribunale. Inoltre, i giudici, dei professionisti imparziali, saranno nominati pubblicamente. Tutto ciò sarà possibile grazie ad un nuovo articolo, dal titolo misure regolamentari sugli investimenti. Il direttore generale ha poi ribadito che le disposizioni sulla protezione degli investimenti non si pongono come ostacolo ai governi, e quindi, al loro diritto a regolamentare. Nella nuova proposta, si è pensato anche ad un sistema di composizione delle dispute. Nel TTIP, infatti, si prevede un sistema di tribunali di prima istanza, con 15 giudici, ed un tribunale di appello, con 6 giudici permanenti, tutti nominati pubblicamente. Per quanto riguarda il tribunale degli investimenti, i 15 giudici saranno eletti per un periodo di sei anni e saranno gli unici ad occuparsi delle dispute nell ambito del TTIP. Per la loro nomina, la scelta di 5 di essi spetterà all Unione Europea, gli altri 5 verranno scelti dagli Stati Uniti e i rimanenti 5 dai Paesi terzi. Per quanto riguarda i giudici nominati dai Paesi terzi, la procedura di selezione verrà determinata di comune accordo con gli Stati Uniti. Inoltre, si richiederanno alte qualifiche tecniche e legali, raffrontabili a quelle delle Corti internazionali. Le dispute verranno assegnate in modo arbitrario a 3 giudici (1 europeo, 1 statunitense e 1 di un Paese terzo). Per garantire l indipendenza dei

giudici, si è pensato di cambiare il sistema di remunerazione e verranno pagati dalle due parti contraenti il TTIP. Il relatore ha poi rassicurato che il sistema prende ispirazione dagli organi giudiziari già esistenti, come l istanza di appello dell Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), in cui i giudici vengono pagati con una remunerazione mensile, in modo da garantire la loro disponibilità, e a cottimo, in base alle singole dispute. Per quanto riguarda la Corte di Appello, invece, sono nominati 6 giudici (2 scelti dall UE, 2 dagli Stati Uniti e 2 dai Paesi terzi). Il sistema è simile al precedente: anche in questo caso, l assegnazione delle dispute è arbitraria e spetterà a 3 giudici (1 europeo, 1 statunitense e 1 di un Paese terzo). Inoltre, il sistema di remunerazione previsto è identico al precedente. Ha quindi ribadito l importanza dell indipendenza e imparzialità dei giudici, ricordando come nei negoziati con il Canada (CETA) sia stato stabilito un codice di condotta, che potrebbe essere preso come modello per il TTIP, e la cui attuazione dovrà essere verificata dal Presidente del tribunale e da quello della Corte di Appello. Consapevole dei continui interrogativi sui possibili costi per l adozione di un tale meccanismo, ha affermato che, basandosi sull esperienza dell OMC e di altri organi d appello internazionali, la Commissione ha potuto stimare dei costi pari ad 1 milione e mezzo di euro. Allo stesso tempo, ha ammesso che la moltiplicazione di questo sistema ad altri Paesi, ossia un consenso sempre più ampio per la partecipazione di istituzioni multilaterali, potrebbe costituire un problema. Per questo motivo, si è fin da subito cercato di avvicinare i Paesi vicini a questa posizione, cercando di avere un loro consenso per la creazione di un istituzione multilaterale. A conclusione della relazione, gli Europarlamentari hanno posto numerosi quesiti, alcuni dei quali ripetuti più volte. In particolare, in molti hanno domandato quali sono le reazioni statunitensi per questa proposta e quali saranno le possibili implicazioni per i trattati bilaterali esistenti, specialmente per l accordo già siglato con il Canada. Tokia Saïfi (PPE, Vicepresidente Commissione INTA) ha chiesto se le PMI avranno la possibilità di avvalersi di un qualche sostegno, sia esso tecnico o finanziario, e con quali Paesi terzi si ha intenzione di collaborare per la creazione di una Corte internazionale degli investimenti. Dopo essersi congratulato con la Commissione Europea per aver adeguatamente ripreso i suggerimenti del Parlamento, Bernd Lange (S&D, Presidente Commissione INTA) ha chiesto delucidazioni in merito ai ricorsi abusivi e a quale tipo di procedimento, nazionale o internazionale, si intenda prediligere. Marietje Schaake (ALDE) ha domandato se c è la volontà di assorbire gli accordi bilaterali in un sistema multilaterale. Helmut Scholz (GUE/NGL) ha fatto presente che non esiste ancora un unica definizione di investimento. Yannick Jadot (V-ALE) e Tiziana Beghin (EFDD) hanno manifestato le loro perplessità per la nuova proposta della Commissione, da loro ritenuta ambigua, soprattutto per quanto concerne il diritto a legiferare. Nel ribadire il principio per cui gli investitori stranieri non devono godere a priori di un trattamento migliore rispetto agli investitori nazionali, Anne-Marie Mineur (GUE/NGL) ha espresso i suoi dubbi sulla sua reale applicazione nel nuovo progetto. Iuliu Winkler (PPE) si è congratulato con la Commissione per aver reso pubblica la proposta. Maria Arena (S&D) ha posto l accento sull inutilità di un tale meccanismo, dal momento che esiste già una giurisdizione in grado di proteggere gli investitori. Ritiene, quindi, che sia necessario prima utilizzare tutti gli strumenti previsti dalle giurisdizioni nazionali e, in caso, successivamente, passare ad un dispositivo come quello proposto dal relatore. Infine, ha chiesto se verrà previsto anche un

processo di mediazione e quale sarà il suo funzionamento. Victor Botinaru (S&D) ha domandato se verrà presa in considerazione una soluzione simile anche per l accordo con la Cina, nonostante il loro sistema legale sia completamente diverso da quello europeo. Eleonora Forenza (GUE/NGL) ha manifestato le sue preoccupazioni per quanto precedentemente affermato dal Commissario Malmström che, a detta dell europarlamentare, ha ammesso che non ci sarà alcuna relazione diretta tra l inclusione di un sistema di arbitrato internazionale nel TTIP e l aumento degli investimenti. Ska Keller (V-ALE) ha richiesto maggiori informazioni sul sistema di retribuzione dei giudici. Nello specifico, se oltre ad un salario fisso, sono previsti anche ulteriori indennizzi. Mauro Petriccione ha dichiarato che si sta cercando di spiegare e fornire maggiori informazioni sul dibattito anche ai Paesi terzi (come Giappone e Cina) ma, ha ammesso che, trattandosi ancora di un progetto di proposta per il TTIP, non c è stata ancora alcuna reazione da parte loro. Per quanto riguarda il Vietnam, è stato più positivo e meno cauto rispetto ad altri Paesi, nonostante il loro sistema politico e legale sia molto diverso rispetto a quello europeo. Anche il Canada è stato adeguatamente informato della nuova proposta, ma attende che vengano definiti meglio gli obiettivi europei. Nel ribadire che la Commissione non è disposta a riaprire i negoziati con il Canada, il direttore generale aggiunto ha, però, rivelato che sono possibili degli aggiustamenti durante la fase di revisione, anche se prima è necessario definire la posizione europea sull argomento. Successivamente, il relatore ha ammesso che non è in grado di fornire una risposta sulla possibilità di negoziare ed adottare un tale sistema anche con la Cina. Riferendosi alla reazione degli Stati Uniti, ha comunicato che, al momento, stanno procedendo con cautela, e si preoccupano per i costi aggiuntivi cui dovrebbero far fronte le imprese americane, per la complessità del meccanismo e per l eventualità che gli investitori americani possano trarre meno benefici rispetto a quanto precedentemente stimato. Al contempo, condividono alcuni obiettivi fondamentali, quali: garantire il diritto a legiferare, la trasparenza ed un processo equo. A detta del relatore, la Commissione ha delle valide argomentazioni per motivare e convincere gli americani sull efficacia di una tale proposta. In seguito, ha rassicurato gli Europarlamentari che il diritto a legiferare non sarà minato, in quanto il sistema delle dispute che sorgono si baserà sul diritto che verrà previsto nell accordo e non dal diritto interno dei singoli Paesi: i tribunali non possono legiferare e non prenderanno delle decisioni su dei casi nazionali. Rispondendo alla domanda sui finanziamenti pensati per le PMI, ha fatto presente che si tratta di una questione che non può essere disciplinata dall accordo, ma deve essere una scelta presa a livello europeo. Per la questione riguardante la prevenzione dei ricorsi abusivi, sono stati previsti una serie di strumenti volti ad evitarli e a penalizzare chi decide di sfruttare il nuovo sistema. Ha, però, dichiarato che un impresa, proveniente da un Paese terzo, che opera all interno dell UE verrà trattata allo stesso modo di una impresa europea. Riferendosi alla questione del legame con i tribunali nazionali, ha fatto presente che si stanno valutando due metodi: il primo prevede la possibilità di scegliere il canale nazionale ma, se poi si preferisce passare a quello internazionale, non sarà più possibile tornare a quello nazionale; il secondo, invece, richiede di prendere una decisione ex ante. In questo caso, quindi, si sceglie preventivamente di adire al sistema internazionale, senza prendere in considerazione quello nazionale. In seguito, ha fatto presente che, per delineare il sistema di selezione dei giudici,

sono stati presi in considerazione i modelli presenti nei diversi Stati membri. La spesa dei giudici sarà sostenuta dai bilanci pubblici. La loro incompatibilità con altri compiti dovrà essere valida per tutta la durata del mandato e, per quanto riguarda la loro remunerazione, ha ricordato che sono stati presi a modello i sistemi utilizzati dall OMC e dalla Corte di Giustizia. Il luogo della sede del tribunale, invece, è ancora una questione da risolvere. Ha poi fornito una definizione di investimento, quale concetto economico, ossia l uso della proprietà per dei fini produttivi. Successivamente, ha fatto presente che è stata richiesta l opinione della Corte di Giustizia su un tale meccanismo ed ha manifestato dei dubbi sull adeguatezza con il diritto europeo. A parere della Commissione, però, i diritti sostanziali che vengono attribuiti agli investitori non sono diversi, né minori, rispetto a quelli garantiti nei trattati europei. Ha affermato che la mediazione è uno strumento presente in tutti i sistemi giuridici, non obbligatorio ma che, a parere del relatore, è necessario includere nella proposta. Rivolgendosi all Onorevole Forenza, ha fatto presente che la Commissione non ha mai affermato che non c è un collegamento tra la tutela dell investimento e l investimento estero diretto, ma che non c è un nesso automatico, anche se molti studi ne dimostrano una correlazione. 17. Apertura dei negoziati in vista di un accordo di libero scambio UE-Tunisia L Ambasciatore della Tunisia ha fatto presente che, attualmente, la Tunisia sta attraversando un periodo difficile e critico, ma ha avuto comunque il coraggio politico di avviare i negoziati con l Unione Europea. Nonostante le difficoltà per la lotta al terrorismo e per la situazione socioeconomica, la Tunisia ha registrato dei progressi nel processo democratico e sta avviando delle nuove riforme. Attraverso un accordo con l UE, ci sarebbe la possibilità di aprire il mercato e raggiungere altri 500 milioni di persone. Allo stesso tempo, però, l Ambasciatore è consapevole che alcuni settori, quali quello agricolo e dei servizi, sono delicati e necessitano maggiore attenzione. Inoltre, ha richiesto un Europa più solidale, più comprensiva e aperta nei confronti del suo Paese: per il momento, sono stati stanziati 300 milioni di euro, contro i 500 milioni richiesti, e aspettano l esborso delle altre due fasi previste. Sono ormai passati cinque anni dalla rivoluzione, ma il tasso di disoccupazione è ancora elevato, soprattutto tra i giovani. A causa degli attentati terroristici, il turismo ha subito un forte calo: quest anno sono stati cancellati l 80% dei viaggi. Nel riportare alcune preoccupazioni della società civile tunisina, ha fatto presente che è necessario pensare ad alcuni vantaggi da dare agli imprenditori (come facilitare la mobilità e l ottenimento dei visti) e bisogna sensibilizzare i cittadini, spiegando loro i vantaggi di un simile accordo commerciale. Inoltre, ha richiesto la partecipazione di alcuni esperti tunisini agli studi di impatto lanciati dalla Commissione per i diversi settori. Ricordando la difficile situazione libica, si augura si possa giungere ad una maggiore stabilità e che si riesca a limitare la circolazione delle armi. Sottolineando nuovamente i numerosi sforzi fatti dalla Tunisia per adottare un modello democratico simile a quello europeo, che ha creato numerosi nemici, ha ribadito l importanza del sostegno dell Unione Europea. Nel concludere, ha dichiarato che accoglie con favore l aumento delle quote dell olio di oliva a 35 mila tonnellate, che ha permesso il salvataggio della bilancia commerciale. Sofia Munoz (Head of Unit South Mediterranean and Middle East, DG TRADE) si è

congratulata con la Tunisia per aver deciso di avviare i negoziati con l Unione Europea, nonostante il momento difficile che sta attraversando, sia a livello politico che economico. Facendo un breve excursus sulle relazioni UE-Tunisia, ha ricordato che la Tunisia è stata il primo Paese del Mediterraneo a firmare un accordo di associazione con l Unione Europea, nel luglio 1995. Successivamente, nel 2008, è stato approvato la smantellamento delle tariffe che ha portato alla creazione della prima area di libero scambio tra l Europa e un partner nel Mediterraneo. Ora, si è deciso di negoziare un accordo di integrazione economica, che consideri tutti quei settori non inclusi precedentemente e dedichi un capitolo anche agli investimenti. A detta della relatrice, si avvierà un processo più strutturato rispetto al passato, accompagnato da una serie di progetti, scambi di conoscenze e perizie. Dal 1998 al 2014 le esportazioni tunisine verso l UE sono aumentate del 170%, 3000 imprese europee si sono insediate in Tunisia e sono stati creati oltre 3000 posti di lavoro. L UE, inoltre, è il primo partner commerciale della Tunisia. A parere della Commissione, questo nuovo accordo presenta enormi opportunità anche per le imprese tunisine, sebbene non sia esente da alcuni rischi. Ad esempio, si è consapevoli della sensibilità della Tunisia per il settore dei servizi e quello agricolo. Per questo motivo, la Commissione ritiene fondamentale garantire degli aiuti ed un sostegno economico, non solo durante i negoziati, ma anche in futuro, nell attuazione dell accordo. Attualmente, sono stati stanziati 300 milioni di euro e, per l anno prossimo, si prevede di aumentare. Nel concludere, si augura il processo di consultazione tenuto con la società civile prosegui. Nel ricordare la difficile situazione tunisina, Marielle De Sarnez (ALDE) ha fatto presente l obbligo dell UE nel cercare di aiutare e sostenere il governo e la popolazione. L accordo che si intende negoziare, dovrà apportare dei vantaggi ad entrambe le parti, ma, secondo la relatrice, soprattutto alla Tunisia. Affinchè funzioni con successo è necessario avviare un processo in cui la società civile e il Parlamento tunisini vengano maggiormente coinvolti, si impegnino e partecipino alla creazione del nuovo accordo, percependo i vantaggi che ne potrebbero trarre. Le PMI avranno un ruolo chiave, ma è necessario siano flessibili e dimostrino una certa capacità di adattamento. L Unione Europea dovrà essere comprensiva, ma anche più rapida rispetto al solito. Si è detta a sostegno della richiesta di aumento delle quote dell olio di oliva e si augura che vi sia il consenso anche da parte del Parlamento. Salvatore Cicu (PPE) ha dichiarato che è evidente l esigenza di un accordo che rafforzi e consenta alla Tunisia di potersi attivare e rafforzare sul piano commerciale. Inoltre, sarà importante anche dal punto di vista politico perché permetterà la promozione dei diritti umani. Nel fare riferimento alla possibilità di un abbattimento dei dazi sull olio d oliva, ha chiesto alla Commissione se è già stata prevista una valutazione di impatto economico e quali misure commerciali si intenderà adottare. Questa richiesta deriva anche a seguito della forte crisi che alcune regioni italiane stanno affrontando a causa della diffusione del batterio Xylella tra gli ulivi che ha fortemente danneggiato le produzioni di olio italiane. Nel ricordare il ruolo importante dei sindacati e dei lavoratori durante il periodo di transizione e il processo di democratizzazione, Yannick Jadot (V-ALE) ha dichiarato che, con il nuovo accordo, bisogna evitare di destabilizzare le nuove dinamiche e lo sviluppo sociale creati in Tunisia. Inoltre, rammentando i grandi sforzi ed i pericoli di destabilizzazione della Tunisia nell accogliere 1.8 milioni di rifugiati libici, ha richiesto alla Commissione Europea di non limitarsi a valutare se l accordo è equilibrato

dal punto di vista economico, ma anche politico. Fabio Massimo Castaldo (EFDD) ha fatto notare come, con il nuovo accordo, il settore tunisino maggiormente interessato sarà quello degli oli vegetali, per il quale è previsto un aumento del 223%, mentre c è una buona probabilità che i settori penalizzati saranno quello tessile e quello relativo al pellame. Permetterà la creazione di posti di lavoro, ma ciò non garantirà l aumento salariale e il rafforzamento dei diritti sindacali e dei lavoratori. Ha poi suggerito alcune misure da intraprendere come: la defiscalizzazione per le PMI che operano nel settore dell olio d oliva; creare dei fondi di compensazione; investire sulla biodiversità e sull economia verde; prevedere delle misure di facilitazione del fabbisogno idrico; sensibilizzare e confrontarsi con le PMI, magari creando uno sportello ad hoc; tenere in considerazione il tema del microcredito. Oltre agli aspetti tecnico-economici, l europarlamentare ha considerato alcune proposte più politiche, come le immigrazioni circolari, e relative alla sicurezza, come la cooperazione tra le forze di polizia europee e tunisine, per riformare l intero settore. Pier Antonio Panzeri (S&D) ha chiesto che vengano considerati alcuni punti vincolanti: una piena e costante partecipazione della società civile a tutte le fasi negoziali; la messa in opera di un progetto di studio sull impatto; una valutazione attenta delle conseguenze che l apertura dei mercati pubblici ha rispetto alle aziende europee e sui tempi di attuazione. Maria Arena (S&D) ha sottolineato l importanza di stilare un accordo che garantisca l introduzione di regole per la tutela dell interesse pubblico tunisino e che venga previsto un capitolo sullo sviluppo sostenibile sul piano ambientale. Emma McClarkin (ECR) si è focalizzata sul ruolo chiave delle donne nella società tunisina, chiedendo alla Commissione di innovare anche sotto questo aspetto, dando alle donne maggior visibilità. Dopo aver ribadito la necessità di un maggior coinvolgimento della società civile nell accordo, Helmut Scholz (GUE/NGL) ha fatto presente che, per quanto riguarda la mobilità, la Tunisia rientra nel programma Horizon2020 e i giovani tunisini dovrebbero avere la possibilità di raggiungere l UE senza problemi, ma ciò nella bozza dell accordo non viene previsto. Bernard Savage (Head of Division for Maghreb, External Action Service) ha dichiarato che il sostegno dell UE per la Tunisia è una priorità assoluta per il Servizio europeo per l Azione Esterna che valuta positivamente il lancio dei negoziati. Sin dall inizio delle rivoluzioni, l UE ha cercato di fornire il suo appoggio alla Tunisia, non solo moltiplicando gli aiuti finanziari, ma anche ascoltando la società civile e i diversi attori. Complessivamente, quindi, si è cercato di mobilitare tutti gli strumenti a disposizione. Nel concludere, si è ripromesso di fornire una risposta completa all Ambasciatore tunisino. A conclusione del dibattito, il Sofia Munoz ha fatto presente che era stata fatta una valutazione di impatto da parte della Commissione in vista dei negoziati. Al momento, c è l intenzione di procedere ad una valutazione di tutti quei settori precedentemente non considerati. LINK: Ordine del giorno della seduta

Eseguito da: Eleonora Colonna UNIONCAMERE DEL VENETO Delegazione di Bruxelles Av. de Tervueren 67 - B - 1040 Bruxelles Tel. +32 2 5510490 Fax +32 2 5510499 e-mail: bruxelles1@bruxelles.ven.camcom.it