Il restauro documentario: appunti 1/8 IL RESTAURO DOCUMENTARIO. APPUNTI



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Il restauro documentario: appunti 1/8 IL RESTAURO DOCUMENTARIO. APPUNTI (Fonte dell'immagine: Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario, http://www.icpal.beniculturali.it/) a cura di EURIGIO TONETTI

Il restauro documentario: appunti 2/8 IL RESTAURO DOCUMENTARIO. APPUNTI Indice 1. Quadro concettuale Il restauro documentario tra scienza e tradizione artigianale La materia del documento come epifania del contenuto La storia interna del documento: le tracce del percorso storico del documento Il restauro come fondamentale momento di studio e di conoscenza 2. Le principali cause di degrado Fattori di di degrado chimico-fisici interni Carta Pergamena Inchiostri Fattori di degrado chimico-fisici esterni Temperatura e umidità Luce L inquinamento atmosferico L uso stesso dei documenti Eventi eccezionali: inondazioni, terremoti, incendi ecc. Fattori di degrado di origine biologica Funghi e muffe Insetti, roditori 3. Il restauro della carta Operazioni a secco - pulizia Operazioni per via umida: il lavaggio (prevvio test di solubilità) Incollaggio Riparazione dei danni meccanici Velatura Spianamento dei fogli sotto peso 4. Il restauro della pergamena Ammorbidimento temporaneo Tiraggio Integrazioni 5. Il restauro della ligatura Cucitura dei fascicoli Le anime L'ancoraggio La chiusura La doppia istanza della ligatura: estetica e pratica Indicazioni bibliografiche essenziali

Il restauro documentario: appunti 3/8 IL RESTAURO DOCUMENTARIO. QUADRO CONCETTUALE Nel comune sentire si riteneva fino a pochi decenni fa che il restauro dei beni culturali, e di quelli aventi veste cartacea in particolare, fosse un attività basata su conoscenze empiriche, consolidate in formule magiche trasmesse segretamente da maestro ad allievo nell atmosfera silenziosa e rarefatta delle botteghe. E il restauratore era immaginato quasi un alchimista dei secoli passati, capace di ridare nuova vita, con un rito ieratico che coniugava all esercizio della propria manualità l impiego di agenti chimici misteriosi, a una materia (carta, inchiostro) ormai consunta dal tempo e dagli elementi e quasi completamente priva della sua primitiva sostanza. Possiamo invece ora affermare che il restauro è un attività umana complessa, nella quale confluiscono apporti di mondi scientifici diversi (quello degli storici, degli archivisti, dei chimici, dei fisici e dei biologi), saldandosi con la più elevata tradizione artigianale italiana ed europea. Anche se ogni lavoro presenta peculiarità, interrogativi e incertezze che lo rendono diverso da ogni altro, il restauro documentario consiste ormai in una serie di operazioni codificate, di esito certo e che prevedono l impiego di prodotti il cui uso è sicuro e la cui durabilità nel tempo è stata accertata e comprovata non solo dall esperienza, ma anche da ripetute prove di laboratorio e simulazioni d invecchiamento. Ciò senza nulla togliere all abilità non solo manuale dell esecutore, il quale interviene non lo si dimentichi mai su beni quasi sempre unici ed irripetibili, laddove un errore potrebbe recare conseguenze fatali. Ogni documento d archivio con questo termine intendiamo in senso lato la singola carta o pergamena, ma anche un volume di atti, un registro, una raspa, un protocollo, una filza, un catasto e così via trasmette una memoria, e non solo attraverso il testo scritto che contiene (se così fosse non vi sarebbe bisogno di restauro: basterebbero paradossalmente delle buone copie fotografiche, o addirittura delle trascrizioni). Altrettanto significativi sono infatti i caratteri esteriori del documento: in primo luogo il tipo di scrittura, quindi i diversi supporti, carta e pergamena, di cui è spesso possibile stabilire la provenienza, composizione e tecniche di fabbricazione. E ancora gli inchiostri e gli eventuali colori (presenti in miniature, tavolette dipinte). Infine, ultima ma non per questo meno importante, la legatura, in cui vien fatto largo uso di materiali talvolta anche di riutilizzati dopo precedenti impieghi anche in settori estranei come fili, spaghi, pelli, legno, cartoni, pergamene, carte decorate, tessuti, fermagli metallici e borchie, assemblati secondo tecniche (la cosiddetta arte del legatore ) che hanno conosciuto diversificazioni geografiche e differenti sviluppi nel tempo. Tutto ciò appartiene a una cultura materiale che non può e non deve andare smarrita con il restauro, ma deve essere, viceversa, posta in piena luce e valorizzata. L esigenza di tramandare il testo ci ha fatto dunque pervenire attraverso i secoli anche la veste materiale di documenti, manoscritti, codici e libri, in quantità immensamente superiore a qualsiasi altro tipo di manufatto coevo. Tali vesti materiali conservano e tramandano però anche tracce, spesso nascoste e talvolta invisibili ai più, della storia interna del documento, come potrebbero essere l appartenenza a una persona o il soggiorno in archivi e biblioteche straniere in seguito alle depredazioni belliche. In taluni casi solo particolari insignificanti della legatura contengono l unico indizio che consente di risalire all esatta paternità del documento e di attribuire quindi quel registro a quella magistratura, quel protocollo mutilo proprio a quel notaio. Il restauro è perciò, prima di tutto, un fondamentale momento di studio e di conoscenza, di riconoscimento del bene culturale in ogni sua valenza.

Il restauro documentario: appunti 4/8 Nel restauro documentario, accanto all esecutore, è infatti fondamentale la presenza dell archivista-conservatore, cui compete la prima, imprescindibile fase dell intervento: quella del progetto. Progettare in questo caso vuol dire analizzare e conoscere, prevedere ogni ragionevole incognita, evitare la dispersione di memorie forse non appariscenti né artisticamente significative, ma comunque importanti. LE PRINCIPALI CAUSE DI DEGRADO L invecchiamento e il degrado dei materiali d archivio (carta, pergamena, inchiostri, pelli, etc.) sono fenomeni naturali e irreversibili. Tuttavia possono essere rallentati prolungando anche di molto nel tempo la vita dei documenti grazie a un insieme di accorgimenti, volti a creare il miglior ambiente di conservazione possibile. Fattori di degrado chimico-fisici interni Carta È composta prevalentemente di cellulosa, cui si aggiungono collanti (che la rendono meno feltrosa e più adatta a ricevere l inchiostro) e materiali minerali di carica (che le conferiscono consistenza e maggiore opacità). La sempre crescente richiesta di carta specie dopo l invenzione della stampa ha fatto sì che la produzione aumentasse nei secoli a dismisura e a discapito della qualità. La materia prima, gli stracci di lino, canapa e cotone, divenne sempre più rara e costosa. Si cominciarono così ad usare dapprima stracci colorati sbiancati con cloro (fine 700) e poi pasta di legno (metà 800). In tal modo entrarono nella carta componenti acidi e lignina, che costituiscono elementi di degrado. La stessa tecnica di raffinazione delle materie prime evolse dalla lenta e faticosa, ma più congrua, battitura idraulica alla raffinatrice olandese (fine 600), che dava fibre eccessivamente frammentate e quindi carta meno resistente. Con i successivi, più moderni sistemi la situazione è ulteriormente peggiorata. I prodotti di collatura in uso (colle vegetali o gelatina animale) non hanno dato luogo a inconvenienti per tutta l età moderna, ma quando, nell 800 si è introdotto l uso della colofonia, l acidità interna della carta è salita a livelli pericolosi. Con la produzione meccanica su ampia scala, infine, i fogli sono risultati sempre meno resistenti alle trazioni, piegature e strappi. Pergamena Ottenuta da pelli animali (specialmente ovini), trattate mediante scuoiatura, conservazione sotto sale, rinverdimento in acqua, due trattamenti con calce e altrettanti lavaggi in acqua, indi montaggio in tensione, pulitura ed essicamento, la pergamena è un prodotto assai più costoso, ma molto più resistente della carta agli agenti di degrado. Errori, sempre possibili in un ciclo di lavorazione così complesso, possono tuttavia compromettere nel tempo la durata di qualunque pergamena, che può risultare troppo secca e rigida o troppo untuosa, oppure presentare fori e strappi. Inchiostri Nell alto Medioevo erano in uso inchiostri a base di nerofumo, ottenuto bruciando, in pochissima aria, sostanze diverse (legni resinosi, feccia di vino, ecc.), inchiostri inerti, che non aggredivano i supporti, ma i cui segni potevano facilmente scomparire sotto l azione dell acqua o di strumenti meccanici.

Il restauro documentario: appunti 5/8 Dal secolo XII essi sono stati sostituiti da inchiostri ferrogallotannici, a base di vetriolo verde e acidi tannico e gallico, cui si aggiungevano addensanti. Tali inchiostri penetrano profondamente nelle fibre della carta o della pergamena, sono molto più stabili all acqua, ma contengono un alto grado di acidità che, col tempo, migra nelle zone circostanti della carta e ne provoca l imbrunimento, il degrado e persino la perforazione. Fattori di degrado chimico-fisici esterni La temperatura e l umidità elevate, gli sbalzi improvvisi e ripetuti (giorno/notte) di umidità e temperatura accelerano in maniera significativa il processo di ossidazione della carta e degli inchiostri, favoriscono lo sviluppo di muffe, agiscono negativamente sui collanti e sulle pelli. La luce è un ulteriore fattore di degrado, e provoca lo sbiadimento dei colori (degli inchiostri) e l infragilimento dei supporti. L inquinamento atmosferico da composti di zolfo produce anch esso un abbassamento del ph, specie in presenza di tassi d umidità elevati. L uso stesso dei documenti (a differenza di quelli a destinazione museale, i beni archivistici svolgono la loro funzione quando vengono consultati, studiati, insomma adoperati ) ne accelera il degrado meccanico, specie se condotto senza i dovuti accorgimenti. A tutto questo si aggiungono gli eventi eccezionali: inondazioni, terremoti, incendi e così via. L alluvione di Firenze del 1966, con gli ingenti danni arrecati al patrimonio archivistico e librario, segna in pratica l inizio della cultura del restauro cartaceo in Italia. Fattori di degrado di origine biologica. Gli ambienti poco adatti alla conservazione di beni archivistici, con scarsa ventilazione, inadatta illuminazione, valori termoigrometrici impropri, difese esterne insufficienti, favoriscono gli agenti di degrado biologici. Funghi e muffe possono proliferare tra i muri, gli scaffali e i documenti e innescare processi degenerativi gravi a carico di carta, pergamena e pelle. Alcune categorie di insetti, come le blatte, i pesciolini d argento, i tarli e fortunatamente solo in zone assai circoscritte della Penisola le termiti, possono insediarsi nei depositi d archivio cibandosi di carta, pergamena, legno (legature, scaffalature) e pelli. Non dimentichiamo, infine, i roditori, anche se oggi appartengono più alle espressioni idiomatiche e ai luoghi comuni archivistico-bibliotecari, che non alla realtà degli Istituti. La prevenzione da tutti questi fattori e la creazione di ambienti idonei alla conservazione dei documenti sono uno dei compiti dell archivista. Il restauro dovrebbe rimanere sempre una scelta estrema: anche se ben condotto, esso resta infatti un intervento invasivo e, benché in minima parte, distruttivo.

Il restauro documentario: appunti 6/8 IL RESTAURO DELLA CARTA L intervento di restauro sulla carta prevede diverse operazioni in sequenza. Non tutte possono essere necessarie: l esigenza e l opportunità si valutano caso per caso, a seconda dei danni presenti, della stabilità di inchiostri ed eventuali colori e di altre peculiarità. S inizia sempre con le operazioni a secco (ossia senza l impiego di acqua o solventi): scucitura e smontaggio del volume, spolveratura, pulizia mediante leggera abrasione e sgommatura con prodotti speciali. Al termine di questa fase che in taluni casi può anche risultare sufficiente a realizzare una perfetta pulizia deve risultare rimosso tutto lo sporco superficiale, per evitare che penetri successivamente in profondità nelle fibre, veicolato dall acqua dei lavaggi. Si procede quindi, se necessario, per via umida. È fondamentale, in tal caso, eseguire preliminarmente un test di solubilità, per accertarsi della stabilità o meno di tutte le mediazioni grafiche. In presenza di elementi solubili, non si potrà procedere con i bagni, ma si dovrà ricorrere a soluzioni alternative compatibili, solitamente meno efficaci. Il lavaggio delle carte si effettua con una o più immersioni in acqua deionizzata a temperatura inferiore a 40 C. Durante tutta l operazione le carte vengono maneggiate con l aiuto di un particolare tessuto non tessuto, per impedire la rottura irreparabile dei fogli in seguito all allentamento delle fibre della carta dovuto all azione dell acqua. Talvolta si usa una soluzione idroalcolica, con acqua e alcol puro, fino al 50%, che penetra in maggiore profondità ed è meno aggressiva sugli inchiostri. L ultimo bagno può essere deacidificante, consistendo in acqua con disciolta una piccola quantità di carbonato di calcio. Esso neutralizza l acidità presente nelle carte, alle quali conferisce anche una riserva alcalina. In alternativa si può procedere alla deacidificazione con soluzioni alcoliche, con uso di prodotti spray, oppure per tamponamento e non già per immersione. Una volta asciugate, su telai piani a temperatura ambiente, le carte vengono nuovamente collate. L operazione serve a ripristinare la collatura originale, per ridurre il grado di capillarità dei fogli e conferire loro maggior consistenza. La colla viene applicata solitamente con pennello, ma l eccessiva fragilità delle carte può imporre talvolta il procedimento per nebulizzazione o per immersione. Si passa quindi a riparare i danni meccanici presenti: le lacerazioni e i tagli netti vengono rispettivamente suturate e saldati con colla, fibre di carta giapponese (speciale carta per restauro a fibre molto lunghe) e velo giapponese (foglio estremamente sottile, ma resistente, che, applicato sulla carta, consente comunque di leggere il testo sottostante). Le lacune vengono integrate mediante apposizione di carta giapponese mediante la tecnica del mending, che prevede solo una leggera sovrapposizione di fibre lungo la linea di giunzione, per evitare irrigidimenti e ispessimenti. L integrazione può anche avvenire meccanicamente (procedimento detto leafcasting) mediante l uso di un apposita macchina ponitrice di fibre di cellulosa, composta da una vasca, un telaio grigliato, un serbatoio e un sistema di pompe ed elettrovalvole, oltre al carrello su cui vengon posti i fogli da integrare. Se necessario, si procede alla velatura, integrale o parziale dei fogli. L operazione (che consiste nell applicare con colla un velo giapponese), aumenta decisamente la resistenza meccanica della carta, ma può ridurre, sia pur in minimo grado, grazie ai più moderni veli, il grado di leggibilità, specie in presenza di inchiostri sbiaditi.

Il restauro documentario: appunti 7/8 Il ciclo di lavorazione si conclude con lo spianamento dei fogli sotto peso o sotto pressa, sempre a valori minimi di pressione, per togliere alla carta le ondulazioni formatesi durante le precedenti operazioni. IL RESTAURO DELLA PERGAMENA Il restauro della pergamena prevede alcune operazioni (pulizia a secco, verifica solubilità, spianamento) analoghe all intervento sulla carta. La pergamena richiede spesso un ammorbidimento temporaneo per idratazione, che si ottiene mediante tamponamento con soluzione idroalcolica (che funge anche da lavaggio), oppure mediante l uso di una cella a ultrasuoni. Segue il tiraggio o stiramento, che consente di stendere una pergamena ondulata, contratta o piegata, ponendola su un particolare telaio con elastici a tensione regolabile. Tale operazione dura diversi giorni, e spesso anche più settimane, perché la pergamena obbedisce a un ritmo naturale di assestamento molto lento. Le integrazioni vengono eseguite con carta giapponese, non si esegue velatura; occorrendo rinforzare le suture si applicano con colla strisce di sguscio tratte da una pergamena nuova. IL RESTAURO DELLA LEGATURA La legatura è un insieme composito che risponde a più esigenze: formare la compagine delle carte e tenerla unita, consentirne un uso più facile, pratico e immediato, cautelando le carte e preservandole al tempo stesso dall usura, dalla dispersione, dai danni; collegare tra loro i diversi elementi di un archivio ed, eventualmente, abbellirli. Fanno parte della legatura: - la cucitura dei fascicoli e delle carte; - le anime sulle quali la cucitura è eseguita: nervi in pelle, cuoio, pergamena o spago, singoli o doppi, piani, arrotolati o fenduti. Possono anche non essere presenti (cucitura alla greca ); - la coperta, o cartella, in pelle, pergamena, legno o cartone, impiegati anche assieme; - il sistema di ancoraggio o aggancio della coperta alla compagine: solitamente i nervi stessi, se arrotolati, infilati; ovvero fili di canapa o budellini (sottili strisce) di pergamena che abbracciano i nervi e, previa interposizione di tasselli in cuoio, la coperta; - i sistemi di chiusura: generalmente lacci in pelle, ma anche bindelle in cuoio con graffe e contrograffe o fermagli metallici; - ulteriori sistemi di protezione o abbellimento: cantonali, borchie etc. L istanza estetica, della quale negli archivi si trovano non poche testimonianze, connota in prevalenza i beni librari, codici e volumi a stampa antichi. Caratteristiche della legatura d archivio sono, invece, la semplicità e la praticità. Per questo sono definite, anche, legature povere e talora guardate con sussiego e quasi disprezzo se poste a confronto con le più pregevoli legature librarie. La pressante esigenza pratica, può rendere, viceversa, le legature d archivio tecnicamente più elaborate e complesse. Perciò esse recano testimonianze materiali non di rado nettamente superiori.

Il restauro documentario: appunti 8/8 Nel restauro delle legature d archivio si scontrano esigenze conservative talvolta contrastanti: il rispetto dell originalità esecutiva (dunque la sua riproposizione nel corso dell intervento) e l istanza di funzionalità e di durata nel tempo. Vi sono infatti legature antiche le quali, con il tempo e con l uso, tendono a danneggiare le carte, anziché proteggerle (ad es. la legatura a sopraggitto o cosiddetta a filzetta, tanto comune in area veneta); altre che impiegano materiali poco funzionali e facilmente deteriorabili (ad es. fili di cucitura in canapa troppo spessa, nervi in cartone e cuoio assai poco resistenti, tasselli troppo sottili; elementi metallici facilmente degradabili). Del tutto particolari sono le legature dei minutari notarili, che spesso si formano per aggiunte successive di documenti alla compagine primitiva e quindi presentano pluralità di cuciture sovrapposte, coperte insufficienti rispetto al contenuto e dorsi irregolari. È evidente che in tutti questi casi non si potrà, né si dovrà, rispettare il principio generale di ripetere in modo pedissequo le antiche legature dopo averle attentamente studiate, reimpiegandone i materiali riutilizzabili o sostituendoli con nuovi identici. Occorrerà invece limitarsi a modificare il meno possibile la struttura originaria e intervenire con opportuni accorgimenti (imbrachettatura, formazione di tasche, utilizzo di materiali idonei) per realizzare una nuova legatura vicina al modello originale (che resterà sempre documentato con descrizione, schizzi e distacco archeologico ). Solo così la nuova legatura sarà idonea a garantire una perfetta conservazione del documento e a consentirne un agevole consultazione, che è l uso cui il bene archivistico è destinato, giacché non si tramanda una memoria che non possa essere conosciuta. Indicazioni bibliografiche essenziali: G. GUIDO GIANNINI, Il legatore di libri. Ad uso degli artigiani e dei dilettanti. Con brevi cenni storici, Milano, Hoepli, 1970 FRANCA PETRUCCI NARDELLI, La legatura italiana: storia, descrizione, tecniche: 15.-19. secolo, Roma, La nuova Italia scientifica, 1989 MAURIZIO COPEDÉ, La carta e il suo degrado, Firenze, Nardini, 1991 CECILIA PROSPERI, Il restauro dei documenti di archivio. Dizionarietto dei termini, Roma, Ministero per i Beni e le attività culturali Ufficio centrale per i beni archivistici, 1999 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato 89) CENTRO DI FOTORIPRODUZIONE LEGATORIA E RESTAURO DEGLI ARCHIVI DI STATO, Chimica e biologia applicate alla conservazione degli archivi, Roma, Ministero per i Beni e le attività culturali Direzione generale per gli Archivi, 2002 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Saggi 74) CARLO FEDERICI, LIBERO ROSSI, Manuale di conservazione e restauro del libro, Roma, La nuova Italia scientifica, 1983; nuova ed. Roma, Carocci, 2004