noi, famiglie patchwork Bambini con due padri o con due madri: oggi sono una realtà anche in Italia. Io donna è andata a incontrarli. Per conoscerli meglio. E sfatare i luoghi comuni di Maria Laura Giovagnini, foto di Gughi Fassino per Io donna nuovi genitori / 2 Maria Ludovica, Simone, Lisa, Eric Maria Ludovica Vertova, 41 anni, esperta d arte, e la lussemburghese Simone Faltz, 42, assistente in un agenzia dell Unione Europea, vivono a Torino con Lisa, 4, ed Eric, 2, concepiti in Olanda grazie a un donatore. 77
Valter, Mario, David Walter Paradisi, 46 anni, e Mario Romani, 50, entrambi quadri in un consorzio di cooperative sociali in un paese in provincia di Livorno, con David, nato due mesi fa in California grazie alla maternità surrogata. 78 Arcobaleno. s è scelta un nome allegro l associazione italiana dei genitori omosessuali. Un nome che invita alla speranza e mostra la possibile armonia della diversità. «Conosco tante famiglie con due padri o due madri» racconta Julianne Moore. Sì, ma lei vive negli Stati Uniti, dove alcuni dei ragazzi hanno trent anni e sono già genitori a loro volta. Da noi si tratta di una realtà recente e molto discussa. «Abbiamo circa 300 coppie iscritte e il più grande dei figli nati con la procreazione assistita ha 13 anni» spiega Giuseppina La Delfa, presidente delle Famiglie Arcobaleno. «Ci stiamo battendo dal 2005 per allargare il concetto di nucleo familiare anche a quelli che si fondano sull amore e sulla responsabilità, non solo sui legami biologici». Io donna è andata a conoscerli. «mi chiamano mimmi» Maria Ludovica Vertova e Simone Faltz si sono conosciute nel 97 e non si sono più lasciate. «In Italia oggi si ha difficoltà a valorizzare la diversità, di ogni tipo: viene vissuta non come arricchimento ma come pericolo» osserva Maria Ludovica: ha portato lei in grembo Lisa ed Eric. «Consapevoli di questo, ci siamo interrogate a lungo prima di avere i bimbi e, dopo dieci anni, il mio desiderio di maternità - sono figlia di un ginecologo, ho
Cinzia, Barbara, Emma, Sofia Interno torinese: Cinzia Barbero, 37 anni, psicologa, e Barbara Aleandri, sua coetanea, imprenditrice, con Sofia, 16 mesi (nata da Cinzia), ed Emma, 3 (nata da Barbara). respirato la gioia di dare la vita - ha prevalso. Abbiamo scelto l Olanda per l inseminazione perché dà diritto ai figli, una volta maggiorenni, di conoscere il donatore (lo stesso per entrambi). E poi i donatori non vengono pagati e sono della zona: ci torniamo spesso in vacanza ed è bello che Lisa ed Eric sentano che il loro patrimonio genetico viene per metà da lì». Interviene Simone: «Ci forziamo a parlare per chiarire a tutti come funziona la nostra famiglia patchwork, in modo da sollevare i bambini da qualsiasi peso in futuro. Sono sereni. In treno hanno chiesto a Lisa: Dov è il tuo papà?. Io ho due mamme. La mamma e la mimmi». e il ruolo paterno? Anche Cinzia Barbero e Barbara Aleandri vivono a Torino. «Stiamo insieme dal 1993 ma solo cinque anni fa abbiamo pensato a un figlio. Essendo psicologa, ero frenata dalle possibili conseguenze dell assenza del maschile. Ma gli studi più recenti sono chiari: quando si parla di figura materna e figura paterna si parla di figure mentali (un padre può essere accudente una madre può essere quella che dice no ). C è un altro pregiudizio comune: I figli dei gay diventano gay perché non hanno altri modelli. Non è vero: le bambine vedono uomini, non viviamo in un gineceo». Cinzia è così sicura dell intercambiabilità dei 80
Paolo, Moreno, Guido, Emma Esterno fiorentino: Paolo, 46 anni, dirigente della Regione Toscana, e Moreno, suo coetaneo, contabile all azienda di trasporto pubblico, con i gemelli Emma e Guido, 15 mesi, nati in Canada. ruoli che, dopo Emma, nata da Barbara, con lo stesso donatore ha messo al mondo Sofia. all estero per la surrogacy Paolo e Moreno, che vivono a Firenze, sono un altra coppia di lungo corso: stanno insieme da 15 anni e da 5 sentivano il desiderio di un figlio (ne sono arrivati due, gemelli). «Il Canada ci è sembrato la terra ideale: dava le maggiori garanzie sia a noi (siamo riconosciuti entrambi come genitori) sia alla donatrice di ovuli e alla donna che avrebbe portato avanti la gravidanza (deve avere già figli e non farlo per denaro, anche se un compenso è previsto). E poi, prima di partire con la surrogacy, potevamo sposarci: ci tenevamo a un percorso canonico» sorride Paolo. Aggiunge Moreno: «Se in Italia fosse possibile l adozione, avremmo seguito quella strada, convinti come siamo che nel rapporto genitori-figli non è essenziale il legame biologico ma la capacità di dare amore, cure, trasmettere i valori. Quante famiglie normali sono in realtà disfunzionali? I mulini non sono mai stati bianchi...». la società civile è più preparata dei politici Valter Paradisi e Mario Romani, insieme da 25 anni, hanno invece scelto la California per la surrogacy. Quando è nato David, l hanno subito affidato loro. «E tutte le paure sono scomparse» racconta Valter. «Ce la stiamo cavando 82
Gabriella, Viola, Arturo Sullo sfondo inconfondibile del quartiere Coppedè, a Roma, ecco Gabriella, 32 anni, e Viola, 40, entrambe medico, con Arturo, nato a luglio. bene con poppate e pannolini. E l accoglienza è stata fantastica: anche i vicini e i negozianti hanno fatto un regalo al bambino. La gente ormai ci sembra pronta». il vero spauracchio Viola e Gabriella sono felicissime con il piccolo Arturo. Dopo tante ricerche sono sicure di aver fatto la scelta giusta. «La letteratura scientifica conferma che i figli di coppie gay e lesbiche crescono sereni e consapevoli, anche grazie al dialogo aperto e sincero che i genitori hanno con loro per aiutarli a relazionarsi alla società» dice Viola. Resta un tormento, e ce ne parla Gabriella: «Per lo Stato la madre è lei, io non esisto». «Chi si riempie la bocca della tutela dei fanciulli non dovrebbe avere difficoltà a condividere il fatto che, in caso di morte del genitore biologico, la cosa migliore per un bambino sia restare con l altra persona che l ha cresciuto» osserva Ivan Scalfarotto, nel suo In nessun Paese, scritto con Sandro Mangiaterra. «In un Paese civile il progetto di legge, che esiste (firmataria Anna Paola Concia), dovrebbe essere approvato in poche ore all unanimità». Cosa ne pensate delle famiglie patchwork? Siete favorevoli o contrari? Scrivete a lettere.iodonna@rcs.it 84