SPUNTI DI RIFLESSIONE

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Transcript:

SPUNTI DI RIFLESSIONE Ascoltare il silenzio è una sfida importante in un tempo occupato da rumori, chiacchiere e numerose sollecitazioni che lasciano poche occasioni per ritrovare i ritmi e la direzione di un cammino umano che ha bisogno di lentezza al posto di velocità, di profondità al posto di superficiale apparire. Sì, ascoltare il silenzio può sembrare un ossimoro, invece è la chiave che apre il mondo dell ascolto autentico e della comprensione di ciò che si sente. Invece ho solo bisogno di silenzio tanto ho parlato, troppo è arrivato il tempo di tacere di raccogliere i pensieri allegri, tristi, dolci, amari, ce ne sono tanti dentro ognuno di noi. Gli amici veri, pochi, uno? sanno ascoltare anche il silenzio, sanno aspettare, capire. Chi di parole da me ne ha avute tante e non ne vuole più, ha bisogno, come me, di silenzio. Alda Merini, Ho bisogno di silenzio La poesia è il frutto per antonomasia dell ascolto del silenzio interiore, capace di captare anche impercettibili rumori e suoni del mondo circostante per tradurli in sentimenti. C è un infinita varietà di silenzi che copre l arco della vita umana: dal silenzio amniotico al silenzio dopo l ultimo respiro. Leopardi arriva addirittura ad immaginare l infinito silenzio oltre il confine dello spazio quotidiano di una siepe ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovraumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. Giacomo Leopardi, L infinito

Nella nostra giornata riusciamo a tacere per metterci in ascolto? Recuperiamo attimi di silenzio in compagnia di Leopardi nel dialogo del pastore con la silenziosa luna per porci domande sull esistenza: Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai Silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, Contemplando i deserti; indi ti posi. Mille cose sai tu, mille discopri Che son celate al semplice pastore. Spesso quand'io ti miro Star così muta in sul deserto piano, Che, in suo giro lontano, al ciel confina; Ovver con la mia greggia Seguirmi viaggiando a mano a mano; E quando miro in cielo arder le stelle; Dico fra me pensando: A che tante facelle? Che fa l'aria infinita, e quel profondo Infinito Seren? che vuol dir questa Solitudine immensa? ed io che sono? Il silenzio rappresenta lo strumento per mettersi in ascolto della natura e della nostra interiorità: Aneliti brevi di foglie sospiri di fiori di bosco esalano al mare: non canto non grido non suono pe l vasto silenzio va G. D Annunzio, O falce di luna calante Il poeta D Annunzio ci invita a tacere per scoprire, attraverso un percorso sensoriale, parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane: Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane.

Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. Gabriele D Annunzio, La pioggia nel pineto Il silenzio rappresenta lo strumento per mettersi in ascolto dell ambiente vissuto durante la giornata nelle le diverse stagioni dell anno. Il silenzio raggiunto a fine giornata dopo i suoni e i rumori diurni che hanno animato il natio borgo selvaggio di Giacomo Leopardi nella sera del sabato: Poi quando intorno è spenta ogni altra face, e tutto l'altro tace, odi il martel picchiare, odi la sega del legnaiuol, che veglia nella chiusa bottega alla lucerna, e s'affretta, e s'adopra di fornir l'opra anzi al chiarir dell'alba. G. Leopardi, Il sabato del villaggio Giosuè Carducci canta i suoni del borgo in una particolare stagione, quella della vendemmia e dei primi freddi: per le vie del borgo dal ribollir de' tini va l'aspro odor de i vini l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando sull'uscio a rimirar G.Carducci, San Martino Giovanni Pascoli, passeggiando tra i campi in una giornata autunnale, intento a cogliere le voci della natura, sente in lontananza lo sciabordare (voce onomatopeica che imita, anche nel ritmo, il rumore dei panni sbattuti con forza nell acqua) di lavandaie: E cadenzato dalla gora viene lo sciabordare delle lavandare con tonfi spessi e lunghe cantilene G.Pascoli, Lavandare Il silenzio rappresenta lo strumento per ascoltare la nostra interiorità In guerra sul fronte, sdraiato accanto a un commilitone morto, il poeta Giuseppe Ungaretti avverte più forte che mai l attaccamento alla vita scrivendo nel silenzio lettere piene d'amore Un'intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore Non sono mai stato tanto attaccato alla vita G. Ungaretti, Veglia

Il poeta Eugenio Montale affida al silenzio il segreto del cuore, consapevole che le parole potrebbero tradire il significato più profondo: Voi, parole, tradite invano il morso secreto, il vento che nel cuore soffia. La più vera ragione è di chi tace Eugenio Montale A questa conclusione estrema del poeta Montale potremmo accostare l esperienza di John Cage, il teorico moderno della musica silenziosa (in Oriente esisteva una pratica antica di concerti silenziosi in cui si fingeva di suonare, concerti cioè fondati sul silenzio). È Cage in un suo libro ad aver sollevato per primo il problema del silenzio nella musica, ed aver composto dei pezzi silenziosi. Diceva tuttavia: Il silenzio in realtà non esiste. Accade sempre qualcosa che facilmente provoca il rumore o il suono Il silenzio si definisce proprio in questa relazione con il suono, il rumore, e soprattutto la voce, la parola. I poeti tacciono, ascoltano e inventano figure retoriche di suono (onomatopee, assonanze, allitterazioni ) Esempi unici sono le onomatopee di Giovanni Pascoli. Il componimento Temporale si apre proprio con su una sensazione uditiva, il bubbolìo. Le sue soluzioni più semplici e, insieme, più radicali sono onomatopee pure, come un gre gre di ranelle, un don don di campane. Molto frequenti sono poi i termini già esistenti nella lingua, ma usati da Pascoli a scopo imitativo, come ruzzola, rombo, rimbomba, trillo, tremule, tinnulo, sgrigiola, sussurro,sussulto. In altri casi, l'unione di onomatopee e allitterazioni crea effetti più complessi: Viene il freddo. Giri per dirlo tu, sgricciolo, intorno le siepi; e sentire fai nel tuo zirlo lo strido di gelo che crepi. Il tuo trillo sembra la brina che sgrigiola, il vetro che incrina... trr trr trr terit, tirit G. Pascoli, L'uccellino del freddo

Qui, all'onomatopea del ritornello finale si accompagna l'armonia imitativa ottenuta con la ripetizione di alcuni suoni ricorrenti, e soprattutto delle /r/, che alludono al verso dell'uccellino infreddolito. Nella stessa lirica troviamo il neologismo scricchiolettio, o anche le voci dialettali scrio scrio, stiocchi, grecchia, termini che imitano i rumori prodotti dalla legna posta ad ardere nel focolare. Infine, nell'ultima strofa di La mia sera: Don... Don... E mi dicono, Dormi! mi cantano, Dormi! sussurrano, Dormi! bisbigliano, Dormi! là, voci di tenebra azzurra... il verbo all'imperativo, che traduce il messaggio allusivo delle campane, nasce da una pura suggestione fonica emergente dalla realtà, e traduce una di quelle voci misteriose che lo riportano all'età fanciulla oltre a creare una sinestesia (figura retorica di significato con l accostamento di sensazioni diverse): la sensazione visiva e cromatica del cielo buio si fonde con una sensazione fonica per cui il colore diviene una voce. CONCLUSIONI Abbiamo bisogno del silenzio! Ci è necessario perché l uomo, che è un essere di relazione, comunica in modo equilibrato e significativo soltanto grazie all armonico rapporto fra parola, suoni e silenzio. Il silenzio scava nel nostro profondo uno spazio per farvi nascere pensieri, per farne risuonare la parola e, al tempo stesso discernere suoni impercettibili della presenza di altro attorno a noi e, finalmente, ascoltare meglio noi stessi e gli altri quando parlano al nostro cuore e alla nostra mente, e non solo ai nostri orecchi.