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Documentazione per l esame di Progetti di legge Ratifica ed esecuzione di accordi in materia ambientale A.C. 3512 n. 395 17 febbraio 2016

Camera dei deputati XVII LEGISLATURA Documentazione per l esame di P r o g e t t i d i l e g g e Ratifica ed esecuzione di accordi in materia ambientale A.C. 3512 n. 395 17 febbraio 2016

Servizio responsabile: SERVIZIO STUDI Dipartimento Affari esteri 066760-4172 st_affari_esteri@camera.it Dipartimento Ambiente 066760-9253 st_ambiente@camera.it La documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte. File: es0443.docx

I N D I C E SCHEDE DI LETTURA Contenuto degli accordi 3 L Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto 3 L Accordo UE-Islanda per l attuazione dell Emendamento di Doha 4 Il Protocollo relativo alla cooperazione in materia di prevenzione dell'inquinamento provocato dalle navi e, in caso di situazione critica, di lotta contro l'inquinamento del Mare Mediterraneo, fatto alla Valletta il 25 gennaio 2002. 5 Gli Emendamenti alla Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, fatta ad Espoo il 25 febbraio 1991, e Protocollo di Kiev sulla valutazione ambientale strategica in un contesto transfrontaliero. 7 Il Protocollo sulla valutazione ambientale strategica alla Convenzione ONU/CEE sulla valutazione d impatto ambientale in un contesto transfrontaliero 7 Contenuti del disegno di legge 9 I

Schede di lettura

CONTENUTO DEGLI ACCORDI Il disegno di legge A.C. 3512, presentato dai Ministri degli affari esteri e dell ambiente, di concerto con i Ministri dell economia e delle finanze, dello sviluppo economico, delle politiche agricole, alimentari e forestali, delle infrastrutture e dei trasporti e della salute, reca la ratifica ed esecuzione di sei accordi in materia ambientale, di seguito illustrati. L Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto La 18 a Conferenza delle Parti di Doha (COP18) nel 2012 ha approvato un emendamento al Protocollo di Kyoto (c.d. Emendamento di Doha) che: istituisce un secondo periodo di impegno (2013-2020), attraverso la modifica e l integrazione dell Allegato B del Protocollo medesimo; aggiunge il trifluoruro di azoto all'elenco di gas a effetto serra contemplati dal Protocollo; agevola un rafforzamento unilaterale degli impegni delle singole Parti. L'Appello di Lima all'azione per il clima, adottato in occasione della 20 a Conferenza delle Parti (COP20) del dicembre 2014, ha incoraggiato tutte le Parti del Protocollo di Kyoto a ratificare l'emendamento. L'emendamento è stato ratificato da 60 Paesi ma, affinché entri in vigore, è necessario che venga ratificato da 144 Parti. Il secondo periodo di impegni riguarda circa il 14% delle emissioni globali, dal momento che soltanto gli Stati membri dell'unione, altri Paesi europei e l'australia si sono impegnati in tal senso, mentre gli Stati Uniti, la Russia, il Canada, il Giappone e i Paesi in via di sviluppo non hanno assunto impegni. I paesi che non hanno assunto impegni ai sensi del Protocollo di Kyoto ne hanno preso altri di natura volontaria fino al 2020 ai fini dell'azione per il clima. Per quanto attiene al periodo posteriore al 2020, un nuovo accordo sul clima applicabile a tutti i Paesi è stato adottato nel corso della COP21 di Parigi, tenutasi nel dicembre 2015. Per l'unione e i suoi Stati membri la ratifica dell'emendamento di Doha non comporta alcun nuovo impegno rispetto a quelli fissati nel pacchetto sul clima e sull'energia, ossia una riduzione del 20% delle emissioni di gas-serra rispetto ai livelli del 1990. Gli obiettivi stabiliti per l'unione e i suoi Stati membri sono elencati nell'emendamento di Doha con una nota a piè di pagina che precisa che tali 3

obiettivi si fondano sul presupposto che saranno conseguiti congiuntamente dall'unione europea e dai suoi Stati membri, ai sensi dell'articolo 4 del Protocollo di Kyoto. L Emendamento di Doha, in conseguenza della modifica all Allegato B del Protocollo relativamente agli impegni del secondo periodo di riduzioni, interviene sugli articoli 3 e 4 del Protocollo al fine di esplicitare l entità delle riduzioni e prevedere adeguamenti degli impegni proposti dalle Parti. L Accordo UE-Islanda per l attuazione dell Emendamento di Doha Il disegno di legge provvede, altresì ad autorizzare la ratifica dell Accordo tra l'unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'islanda, dall'altra, per quanto concerne la partecipazione dell'islanda all'adempimento congiunto degli impegni dell'unione europea, dei suoi Stati membri e dell'islanda per il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Bruxelles il 1 aprile 2015. L'Unione, gli Stati membri, la Croazia e l'islanda, infatti, dopo l'adozione dell'emendamento di Doha, hanno elaborato una dichiarazione congiunta nella quale hanno espresso la loro intenzione di rispettare congiuntamente gli impegni per il secondo periodo di riduzione. La normativa dell'unione relativa all'attuazione tecnica dell'emendamento di Doha è stata adottata nel maggio del 2014, con il Regolamento (UE) n. 662/2014, che ha modificato il Regolamento (UE) n. 525/2013 relativo a un meccanismo di monitoraggio e comunicazione delle emissioni di gas-serra e di comunicazione di altre informazioni in materia di cambiamenti climatici a livello nazionale e dell UE. Successivamente l Unione ha provveduto alla ratifica del medesimo Emendamento con l adozione della decisione 2015/1339 del Consiglio del 13 luglio 2015, concernente la conclusione, a nome dell'ue, dell'emendamento di Doha del Protocollo di Kyoto alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l'adempimento congiunto dei relativi impegni. Per un approfondimento sul Protocollo di Kyoto e le politiche sul clima si rinvia alla scheda web Cambiamenti climatici. 4

Il Protocollo relativo alla cooperazione in materia di prevenzione dell'inquinamento provocato dalle navi e, in caso di situazione critica, di lotta contro l'inquinamento del Mare Mediterraneo, fatto alla Valletta il 25 gennaio 2002. Il Protocollo (Protocol concerning Cooperation in Preventing Pollution from Ships and, in cases of Emergency, Combating Pollution of the Mediterranean Sea), firmato a La Valletta da 15 Paesi mediterranei il 25 gennaio 2002 e in vigore a livello internazionale dal 17 marzo 2004, dopo l'avvenuto deposito del 6 strumento di ratifica, sostituisce il precedente Protocollo del 1976 (entrato in vigore a partire dal 12 febbraio 1978), estendendone il campo di applicazione alla prevenzione dell'inquinamento da navi. Il Protocollo rappresenta uno degli strumenti per l applicazione della Convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo dall'inquinamento, promossa dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) e della quale fanno parte gli Stati rivieraschi della regione mediterranea. La Convenzione, ratificata dall'italia ai sensi della legge 21 gennaio 1979, n. 30, è stata modificata in seguito all'emendamento della Conferenza dei Plenipotenziari delle Parti contraenti, tenutasi a Barcellona nel 1995, ampliando il suo ambito di applicazione geografica e comprendendo le acque marine interne del Mediterraneo e le aree costiere. L Atto finale della Conferenza dei plenipotenziari sulla Convenzione per la protezione del Mar Mediterraneo dall'inquinamento, con relativi Protocolli, tenutasi a Barcellona il 9 e 10 giugno 1995, è stato ratificato e reso esecutivo in Italia con la legge 27 maggio 1999, n. 175. Il nuovo Protocollo attribuisce particolare attenzione alla prevenzione dell'inquinamento da navi ed alla cooperazione regionale, allo scopo di diminuire la frequenza e l'impatto dell'inquinamento sull'ambiente marino attraverso attività di sorveglianza (articolo 5), cooperazione nelle operazioni di recupero (articolo 6), divulgazione e scambio delle informazioni (articolo 7), nonché comunicazione delle informazioni e notifiche sugli episodi di inquinamento (articolo 8). L articolo 11 disciplina le misure di emergenza a bordo delle navi, sugli impianti offshore e nei porti, mentre gli articoli 12 e 13 riguardano rispettivamente l assistenza per fare fronte ad un episodio di inquinamento e il rimborso dei relativi costi. Al Regional Marine Pollution Emergency Response Center for the Mediterranean Sea (REMPEC) - istituito dalla risoluzione 7 adottata dalla conferenza dei plenipotenziari degli Stati costieri della regione mediterranea sulla protezione del Mare Mediterraneo il 9 febbraio 1976, a Barcellona che è amministrato dall'organizzazione marittima internazionale e dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente - sono assegnate funzioni a sostegno dell'attuazione 5

del Protocollo. In particolare, il REMPEC cura la circolazione delle informazioni tra le Parti. Il Centro deve essere inoltre informato dagli Stati circa le misure adottate per la ricezione delle navi in difficoltà nei porti e nei luoghi di rifugio. L articolo 14 del Protocollo riguarda, infatti, la disponibilità di strutture ricettive al servizio delle navi, nei porti e nei terminali, anche al fine di limitare l'impatto degli scarichi sull'ambiente marino. Nei Quaderni delle emergenze ambientali in mare, elaborati dall ISPRA nel 2014, (e a cui si rinvia per una lettura approfondita delle procedure attive a livello nazionale per la risposta alle emergenze in mare) si legge che nel mar Mediterraneo operano annualmente circa 200.000 imbarcazioni di grandi dimensioni fra traghetti, cargo e imbarcazioni commerciali di cui circa 300 navi cisterna giornaliere che trasportano prodotti petroliferi. Nel suo bacino transitano via nave oltre 350 milioni di tonnellate annue (oltre il 25% del quantitativo mondiale). Ogni anno, il Mediterraneo subisce sversamenti di idrocarburi per circa 600.000 tonnellate. Sono da registrare, infine, 27 incidenti occorsi nel Mediterraneo negli ultimi trent anni, per un totale di circa 272.000 tonnellate di petrolio sversate. Nell analisi tecnico-normativa (ATN) allegata al disegno di legge in esame viene sottolineato che 125 milioni di tonnellate di idrocarburi (circa il 10% degli idrocarburi mondiali) vengono movimentati ogni anno nei porti italiani. Una sintetica panoramica sulle iniziative di monitoraggio dell inquinamento marino attualmente in corso è stata fornita dal Ministro dell ambiente in risposta all interrogazione 4/05455 nel luglio 2015. Per quanto riguarda il quadro normativo in materia, il provvedimento principale è costituito dal decreto legislativo 13 ottobre 2010, n. 190, che in attuazione della direttiva 2008/56/CE è diretto all elaborazione delle strategie per le misure necessarie a conseguire e mantenere, entro il 2020, un buono stato dell ambiente marino. Più recentemente è intervenuta l emanazione del decreto del Ministro dell ambiente 29 gennaio 2013, n. 34, con cui è stato approvato il Piano operativo di pronto intervento per la difesa del mare e delle zone costiere dagli inquinamenti accidentali da idrocarburi ed altre sostanze nocive. Si ricorda, infine, per la stretta attinenza con le politiche di tutela dell ambiente marino, il D.Lgs. 18 agosto 2015, n. 145, di attuazione della direttiva 2013/30/UE sulla sicurezza delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi. 6

Gli Emendamenti alla Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero, fatta ad Espoo il 25 febbraio 1991, e Protocollo di Kiev sulla valutazione ambientale strategica in un contesto transfrontaliero. La Convenzione di Espoo della Commissione economica per l'europa delle Nazioni Unite (UNECE) sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero è stata firmata dalla Comunità europea e dagli Stati membri il 26 febbraio 1991: l Italia ha ratificato la Convenzione che è in vigore internazionale dal mese di settembre del 1997 - con la legge 3 novembre 1994, n. 640. Nel 2001 la seconda riunione delle Parti (tenutasi a Sofia) ha approvato un emendamento alla Convenzione che estende la definizione del termine «pubblico», precisando che il pubblico autorizzato a partecipare alle procedure previste dalla Convenzione include la società civile, in particolare le organizzazioni non governative, e apre la Convenzione all'adesione di Paesi che non sono membri dell'unece. Successivamente, nel 2004 a Cavtat, in Croazia, la terza riunione delle Parti ha approvato un secondo emendamento alla Convenzione, che permette alle Parti coinvolte di partecipare alla delimitazione dell'ambito della valutazione e aggiorna l'elenco di attività. Gli emendamenti citati, ad oggi, sono stati ratificati rispettivamente da 25 Stati (oltre alla UE), e da 24 Stati più l Unione europea gli emendamenti approvati a Cavtat non sono tuttavia ancora entrati in vigore a livello internazionale. La relazione illustrativa al disegno di legge in esame sottolinea che le pertinenti disposizioni europee in materia di impatto ambientale, contenute nella direttiva 2011/92/UE, sono già in linea con tali emendamenti alla Convenzione. Le corrispondenti disposizioni nazionali di recepimento sono contenute nella parte seconda del D.Lgs. 152/2006 (c.d. Codice dell ambiente). Tale direttiva è stata sostituita dalla direttiva 2014/52/UE del 16 aprile 2014, che dovrà essere recepita nell ordinamento nazionale entro il 16 maggio 2017. La delega per il recepimento è stata conferita dalla legge n. 114/2015 (legge di delegazione europea 2014), che all art. 14 prevede altresì specifici principi e criteri direttivi per l'esercizio della delega stessa. Il Protocollo sulla valutazione ambientale strategica alla Convenzione ONU/CEE sulla valutazione d impatto ambientale in un contesto transfrontaliero Il Protocollo in esame (c.d. Protocollo VAS), firmato a Kiev nel 2003, persegue una serie di obiettivi (enunciati nell art. 1 del Protocollo stesso): 7

a) garantire che nella preparazione di piani e programmi si tenga conto pienamente delle considerazioni ambientali e sanitarie; b) contribuire alla considerazione delle questioni ambientali e sanitarie nell'elaborazione programmatica e legislativa; c) istituire procedure chiare, trasparenti ed efficaci per la valutazione ambientale strategica; d) prevedere la partecipazione del pubblico alla valutazione ambientale strategica; e) integrare in tal modo le questioni ambientali e sanitarie nelle misure e negli strumenti a favore dello sviluppo sostenibile. Il Protocollo di Kiev ad oggi è stato ratificato da 26 Stati (oltre all Unione europea) ed è entrato in vigore l 11 luglio 2010. La normativa europea in materia di VAS è contenuta nella direttiva 2001/42/CE. Le corrispondenti norme di recepimento sono incluse nella parte seconda del D.Lgs. 152/2006 (Codice dell ambiente). 8

CONTENUTI DEL DISEGNO DI LEGGE Il disegno di legge si compone di otto articoli raggruppati in tre Capi: il Capo I riguarda l autorizzazione alla ratifica (articolo 1) e all esecuzione, a far data dall entrata in vigore di ciascuno di essi (articolo 2), degli accordi in materia ambientale precedentemente illustrati. L'articolo 3 contiene le definizioni di «UNFCCC» (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatta a New York il 9 maggio 1992, ratificata con la L. 65/1994) e di «Protocollo di Kyoto» (Protocollo alla UNFCCC, fatto a Kyoto l'11 dicembre 1997, ratificato con la L. 120/2002. L'articolo 3 contiene le definizioni di «UNFCCC» (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatta a New York il 9 maggio 1992, ratificata con la L. 65/1994) e di «Protocollo di Kyoto» (Protocollo alla UNFCCC, fatto a Kyoto l'11 dicembre 1997, ratificato con la L. 120/2002. Il Capo II (artt. 4-6) fissa le norme di adeguamento all'emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto In particolare, gli articoli 4, 5 e 6 dettano disposizioni volte a dare attuazione alle norme del Regolamento (UE) n. 525/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2013, relativo a un meccanismo di monitoraggio e comunicazione delle emissioni di gas a effetto serra e di comunicazione di altre informazioni in materia di cambiamenti climatici a livello nazionale e dell'unione europea e che abroga la decisione n. 280/2004/CE. Con la decisione n. 280/2004/CE relativa ad un meccanismo per monitorare le emissioni di gas-serra nella Comunità europea e per attuare il Protocollo di Kyoto, è stato istituito un quadro per monitorare le emissioni citate, valutare i progressi realizzati nell'adempimento degli impegni assunti riguardo a tali emissioni e attuare gli obblighi di monitoraggio e comunicazione previsti dalla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici («convenzione UNFCCC») e dal protocollo di Kyoto nell'unione. Al fine di tenere in considerazione gli sviluppi internazionali relativi alla convenzione UNFCCC e al protocollo di Kyoto e al fine di dare applicazione ai nuovi obblighi di monitoraggio e comunicazione previsti dal diritto dell'ue, tale decisione è stata sostituita dal regolamento (UE) n. 525/2013. L articolo 4 consente di attuare in ambito nazionale le disposizioni dettate dall'art. 4 del regolamento (UE) n. 525/2013, che prevede che ogni Stato membro elabori la propria strategia di sviluppo a basse emissioni di carbonio. Senza entrare nei contenuti della Strategia (già disciplinati dal Regolamento, direttamente applicabile nell ordinamento nazionale), l articolo in esame si limita a prevedere l attribuzione al CIPE della competenza per l adozione della Strategia medesima. 9

Viene infatti previsto che tale adozione sia effettuata dal CIPE su proposta del Ministro dell'ambiente, di concerto con gli altri Ministri interessati (la norma contempla i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dello sviluppo economico, dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti, e delle politiche agricole alimentari e forestali). Nella relazione illustrativa viene sottolineato che tale nuova strategia includerà quanto previsto dal Piano di azione nazionale per la riduzione dei livelli di emissione dei gas serra e l'aumento del loro assorbimento, approvato con delibera CIPE n. 123/2002 del 19 dicembre 2002. Tale piano, lo si ricorda, è stato aggiornato con la delibera CIPE 8 marzo 2013, n. 17. Successivamente, nell'allegato III al DEF 2015 (c.d. allegato Kyoto) sono state indicate le azioni considerate dal Governo come necessarie e prioritarie per garantire una riduzione delle emissioni compatibile con gli obiettivi della c.d. decisione effort sharing (si rinvia in proposito alla scheda web Cambiamenti climatici ), che hanno ripreso e aggiornato quelle definite nella delibera CIPE n. 17/2013. Relativamente alle previsioni dettate dall art. 4 del regolamento (UE) n. 525/2013, esso dispone che la Strategia in questione deve contribuire a: a) monitorare in modo trasparente e accurato i progressi effettivi e previsti realizzati dagli Stati membri, compreso il contributo fornito dagli interventi dell'unione, nell'assolvimento degli impegni assunti dall'unione e dagli Stati membri di limitare o ridurre le emissioni di origine antropica di gas a effetto serra in conformità della convenzione UNFCCC; b) rispettare gli impegni di riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra degli Stati membri conformemente alla decisione n. 406/2009/CE e conseguire obiettivi di riduzione delle emissioni a lungo termine e di aumento dell'assorbimento tramite pozzi in tutti i settori in linea con l'obiettivo dell'unione, nel quadro delle necessarie riduzioni che i paesi sviluppati considerati nel loro insieme devono conseguire secondo l'ipcc, di ridurre le emissioni di una percentuale compresa fra l'80 e il 95% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990 in modo efficace in termini di costi. L'articolo 5 consente di attuare le disposizioni dell'art. 12 del regolamento (UE) n. 525/2013, istitutivo del Sistema nazionale in materia di politiche e misure e di proiezioni. L articolo in esame non entra nei contenuti del Sistema (già disciplinati dal Regolamento, direttamente applicabile nell ordinamento nazionale), ma si limita a prevederne l istituzione (comma 1) e ad affidare all ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) il ruolo di responsabile della realizzazione e dell'aggiornamento del Sistema, nonché della gestione e dell'archiviazione delle relative informazioni, acquisite anche in collaborazione con i Ministeri interessati (comma 2). L art. 12 del regolamento (UE) n. 525/2013 dispone che, entro il 9 luglio 2015, gli Stati membri e la Commissione istituiscono, gestiscono e cercano di migliorare continuamente, rispettivamente, i sistemi nazionali e dell'unione preposti a comunicare politiche e misure e a comunicare le proiezioni riguardanti le emissioni di origine antropica dalle fonti e l'assorbimento tramite pozzi dei gas a effetto serra. Tali sistemi comprendono le pertinenti disposizioni istituzionali, giuridiche e procedurali messe in atto all'interno di uno Stato membro e dell'unione per valutare la politica e realizzare 10

proiezioni riguardanti le emissioni di origine antropica dalle fonti e l'assorbimento tramite pozzi dei gas a effetto serra. L articolo 6, comma 1, affida al Ministero dell'ambiente il compito di provvedere alla raccolta e alla comunicazione delle informazioni concernenti le emissioni di gas-serra e delle altre informazioni in materia di cambiamenti climatici. Il successivo comma 2 demanda ad apposito decreto del Ministro dell ambiente - che dovrà essere emanato entro 120 giorni dall entrata in vigore della legge, sentiti i Ministri interessati la definizione delle modalità e dei tempi relativi alla raccolta delle informazioni di cui al comma 1 del medesimo articolo 6 e di quelle acquisite dall ISPRA (ai sensi dell'articolo 5, comma 2), anche in collaborazione con i Ministeri interessati, per la realizzazione e l aggiornamento del Sistema nazionale in materia di politiche e misure e di proiezioni. Il Capo III (artt. 7-8) contiene disposizioni finanziarie e finali. In particolare, l articolo 7 reca la copertura finanziaria degli oneri connessi all attuazione degli accordi autorizzati alla ratifica dall art. 1: detti oneri riguardano, in base al comma 1, solo due degli accordi, e in particolare l Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto complessivamente 545.491 euro annui a decorrere dal 2015 e il Protocollo di Kiev del 2003 sulla valutazione ambientale strategica 3.560 euro per il 2015 e 1.780 euro a decorrere dal 2016, tutti per spese di missione. A tali oneri si fa fronte con corrispondente riduzione del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell economia e delle finanze per il 2015, con parziale utilizzazione dell accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Si segnala al proposito l opportunità di un aggiornamento del periodo della copertura finanziaria. In base al comma 2, all attuazione dei restanti accordi oggetto del disegno di legge in esame si provvede con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, non comportando i medesimi accordi oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. Il comma 3 stabilisce che il Ministro dell'ambiente provvede al monitoraggio degli oneri di cui al comma 1 del presente articolo, in base all art. 17, co. 12 della L 31 dicembre 2009, n. 196 (Legge di contabilità e finanza pubblica). In caso di scostamenti rispetto alle previsioni, il Ministro dell'economia e delle finanze procede alla corrispondente riduzione delle dotazioni finanziarie di parte corrente iscritte, nell'ambito delle spese rimodulabili di cui all'articolo 21, comma 5, lettera b), della medesima legge n. 196 del 2009, nel Programma «Sviluppo sostenibile, rapporti e attività internazionali» in riferimento all emendamento di Doha e 11

all Accordo UE-Islanda, e nel Programma «Tutela e conservazione della fauna e della flora e salvaguardia della biodiversità e dell ecosistema marino» per ciò che concerne il Protocollo di Kiev del 2003, comunque nell ambito della Missione «Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell ambiente» dello stato di previsione del Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare. Per l anno in cui si verifica lo scostamento sarà ridotto per pari importo il limite del 50% della spesa sostenuta nell anno 2009 posto alle spese per missioni delle Pubbliche amministrazioni dal decreto-legge n. 78 del 31 maggio 2010. Sulle cause degli scostamenti e l'attuazione delle misure previste nel comma 3 il Ministro dell'economia e delle finanze riferisce senza ritardo con apposita relazione alle Camere (comma 4). L articolo 8, infine, dispone l entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica il giorno successivo a quello della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Oltre che dalla già citata relazione introduttiva, il disegno di legge è corredato da una relazione tecnica, la quale quantifica anzitutto gli oneri derivanti dall attuazione dell Emendamento di Doha al Protocollo di Kyoto: si tratta in particolare delle attività di monitoraggio e comunicazione delle emissioni di gas ad effetto serra e di altre informazioni in materia di cambiamenti climatici, nonché delle attività collegate al sistema nazionale di valutazione ed elaborazione di scenari energetici e sull impatto delle emissioni di gas serra - per queste attività la spesa quantificata dalla relazione tecnica è pari a 382.371 euro annui. Sono altresì quantificate le spese per la partecipazione alle riunioni negoziali nel corso di un anno, che complessivamente ammontano a 43.120 euro. Vi sono infine altri adempimenti onerosi che derivano dall adesione all Emendamento di Doha, e più specificamente, in ragione del numero minore di Paesi che si prevede ratifichino l Emendamento di Doha, si quantifica una spesa addizionale fino al 2024 per l Italia di circa il 10% della quota attualmente dovuta (pari a 1.200.000 euro annui). Si prevede pertanto dall adesione all Emendamento di Doha una spesa aggiuntiva di 120.000 euro annui per il nostro Paese, che, sommata alle due voci precedenti, va a costituire l onere annuo di 545.491 euro per il quale l articolo 7 del disegno di legge rinviene la necessaria copertura. Per quanto invece concerne il Protocollo di Kiev del 2003 la relazione tecnica rileva come il solo articolo 14 di detto Protocollo comporti oneri per la sua attuazione, in relazione alla partecipazione di rappresentanti italiani a incontri, convegni e congressi per l attuazione della Convenzione di Espoo: al proposito, per spese di missione e di viaggio si rileva la necessità di stanziare 3.560 euro per il 2015 e 1.780 euro a decorrere dal 2016. 12

Infine, il disegno di legge è accompagnato anche da una Analisi-tecnico normativa (ATN) e da un Analisi dell impatto della regolamentazione (AIR), dalle quali non emergono profili di criticità: soprattutto l ATN è però estremamente utile nel delineare il quadro normativo nazionale ed europeo cui la ratifica degli atti in materia ambientale all attenzione della Commissione affari esteri si correla strettamente. 13