Cure primarie e assistenza garantite solo da 8 regioni su 16



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Cure primarie e assistenza garantite solo da 8 regioni su 16 Il diritto alla salute non è uguale per tutti. Il servizio sanitario nazionale non è infatti in grado di garantire a tutti i livelli essenziali di assistenza Il diritto alla salute non è uguale per tutti. Si chiamano Livelli essenziali di assistenza, Lea, perché il servizio sanitario nazionale, ssn, sarebbe tenuto a garantirli a tutti i cittadini nello stesso identico modo. Ma anche in questo delicatissimo settore si registrano pesanti discriminazioni. A confermarlo è il rapporto del ministero della Salute sui Lea relativi all anno 2010, pubblicato pochi giorni fa sul sito del ministero. Sono soltanto otto le regioni promosse: Lombardia, Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Marche, Veneto, Piemonte, Basilicata. Due regioni vengono rimandate con debito perché hanno comunque mostrato miglioramenti: Liguria ed Abruzzo. Bocciate senza appello Molise, Lazio, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Praticamente tutte quelle coinvolte nei piani di rientro dal deficit sanitario. Dal rapporto sono escluse Valle d Aosta, Bolzano e Trento, Friuli Venezia Giulia e Sardegna perché queste aree non rientrano nella ripartizione del 3 per cento del fondo sanitario nazionale destinato a chi rispetta i Lea. Il rapporto prende in considerazione tra l altro le coperture vaccinali obbligatorie e quelle raccomandate; l assistenza agli anziani ed ai malati cronici; la percentuale dei parti cesarei. Insomma tutte quelle prestazioni che rientrano nei piani di prevenzione e di assistenza del ministero della Salute e che vanno garantite ai tutti i cittadini gratuitamente o in alcuni casi dietro pagamento di ticket. Sulle vaccinazioni raccomandate per la primissima infanzia (morbillo, parotite, rosolia) è evidente la disuguaglianza tra la copertura vaccinale ottimale in quasi tutte le regioni, oltre il 90 per cento della popolazione interessata, e invece l 81 per cento della Campania e l 83 della Calabria oltretutto in forte diminuzione rispetto agli anni precedenti. Desta preoccupazione anche il dato sulla vaccinazione antinfluenzale per l anziano in forte diminuzione nel 2010 rispetto agli anni precedenti: dal 62 del 2008 al 57,29 del 2010 in Lombardia; dal 68 del 2008 al 58,18 del 2010 in Campania; dal già scarso 70 per cento del 2008 al 55,83 del 2010 in Calabria. Un dato che quest anno rischia di peggiorare a causa del ritiro precauzionale di due tipi di vaccino antifluenzale dal mercato a campagna di prevenzione già iniziata. Ancora insufficiente la diffusione degli screening per la diagnosi precoce dei tumori del collo dell utero, del seno e del colon. Sulla base di un punteggio ideale dove il voto 9 indica una copertura sufficiente di test diagnostici sul territorio soltanto Emilia Romagna, Toscana, Veneto e Umbria registrano un numero sufficiente di test preventivi. Bocciate sul tema prevenzione Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio, Campania. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, insiste molto sulla necessità di potenziare l assistenza territoriale anche per decongestionare ospedale e pronto soccorso. E ha ragione perché a guardare i dati relativi all assistenza per disabili e anziani si scopre che la risposta delle regioni è insufficiente. Se il Veneto è in grado di garantire 1,5 posti ogni 1.000 residenti in Calabria si registra appena uno 0,4 e in Abruzzo uno 0,8; in Puglia 0,46 come nel Lazio. Infine il dato sui parti cesarei sui quali si è già consumata una pesante polemica. Troppo spesso si ricorre al cesareo perché, spiegano gli esperti, il rimborso da parte del ssn è maggiore. Così si va dall eccessivo e sicuramente ingiustificato 61,76 per cento della Campania (possibile che tutti i parti a rischio siano in quella regione?) al 26,33 della Toscana passando per il 52,75 della Sicilia e il 29,22 della Lombardia. Ma se le Regioni non sono state in grado di garantire i Lea in tempi normali che cosa accadrà ora con i nuovi tagli imposti dalla legge di stabilità? Sono molti i governatori che hanno già messo le mani avanti spiegando di non poter più garantire l erogazione delle cure primarie con la riduzione dei fondi a disposizione. fonte: ilgiornale.it 5 novembre 2012

La tecnologia ci fa impazzire, letteralmente L'uso improprio della tecnologia, secondo gli esperti, ci sta facendo impazzire, letteralmente. Nascono così i cosiddetti idisorder La generazione always on è sempre più soggetta a cambiamenti strutturali nel cervello che possono portare a diversi disturbi mentali, avvertono gli scienziati. I pericoli dell essere sempre connessi e il sovraccarico d informazioni crea i cosiddetti idisorder. E stata dagli esperti battezzata la generazione always on, quella sempre connessa e bersagliata da un costante sovraccarico di informazioni. Non sono solo i giovani a esserne interessati anche se sono loro i maggiori fruitori di tecno-gadget ma ormai quasi tutti, dato che la tecnologia fa ormai parte del nostro quotidiano, un po come un estensione dei nostri sensi o arti. Siamo infatti circondati da essa e, per quanto lo possiamo accettare o meno, non vi è praticamente scampo. Questo essere sempre connessi con il mondo dei dati digitali, l informazione e lo scambio di bit, ha tuttavia il suo lato della medaglia che, secondo il professor George Patton del Royal Children s Hospital s Centre for Adolescent Health (Australia), influisce sulla salute mentale delle persone e, in particolare, dei giovani. Questo continuo carico eccessivo di informazioni, secondo le sempre più diffuse prove, può essere causa di cambiamenti strutturali nel cervello che, a sua volta, possono essere causa di problemi mentali.«vedo ragazzi che passano tutto il giorno impegnati in attività con mezzi elettronici, ed è chiaramente un problema commenta a Stuff.con.nz il dottor Patton Durante quegli anni dell adolescenza quando il cervello è in una fase molto attiva di sviluppo e nell imparare a elaborare le informazioni sulle relazioni e le emozioni, c è un evidente preoccupazione che questi ragazzi oggi collegati sviluppino delle diverse connessioni [cerebrali] in futuro, data la malleabilità del cervello a quell età».uno tra i problemi, secondo Patton, è che i giovani «possono crescere assuefatti, e sentirsi più a proprio agio con il tipo di relazioni che avvengono in questo mondo elettronico».i pareri come sempre sono discordi: c è infatti chi ritiene che i vantaggi portati per esempio da Internet vadano al di là della mera condanna della tecnologia. Tuttavia, c è anche chi ritiene che siano già evidenti i segni di una dipendenza dalla Rete e da social network come Facebook dipendenza che può sfociare in comportamenti come l iperattività o il disturbo ossessivo-compulsivo. Larry Rosen, uno psicologo ed esperto statunitense che da anni studia il fenomeno ha coniato il termine idisorders, per definire quelle condizioni psichiatriche come il disturbo narcisistico di personalità, manie e disturbo da deficit di attenzione innescate da un uso eccessivo di social media, tablet, smartphone e computer in genere.diverse indagini hanno evidenziato come i grandi fruitori di vita attraverso uno schermo soffrano di una riduzione dei tempi di attenzione, una difficoltà di apprendimento e nel formare relazioni sociali nel mondo reale.«la tecnologia, per sua natura coinvolgente, sta creando molteplici problemi sottolinea Rosen a Fairfax Australia Incoraggia un rapido, continuo task-switching, il che significa che trattiamo le informazioni a un livello superficiale e non in profondità, quindi non siamo in grado di avere pensieri complessi, ma solo superficiali».come in una sorta di vizio che crea dipendenza, poi, «siamo anche alla ricerca di certe tecnologie, come i videogiochi che stimolano la produzione di alti livelli di dopamina nel cervello, che il nostro cervello interpreta come piacere e che ci spinge volerne sempre di più aggiunge Rosen Gli smartphone sono anche fonte di ansia per molte persone che li controllano ogni 15 minuti, o anche più spesso, per aiutare a ridurre l ansia della mancanza delle informazioni ritenute importanti».in sostanza, da criminalizzare o meno, la tecnologia come tutte le cose va utilizzata con equilibrio per sfruttarne tutti i vantaggi che può offrire senza cadere nella trappola dello always on, con il rischio che il cervello diventi always off. fonte: la stampa.it 6 novembre 2012

MBST, la tecnologia che evita farmaci boicottata anche in Abruzzo L'MBST, ovvero la Tecnologia Rigenerativa a Risonanza Magnetica Nucleare, è un recente brevetto tedesco che, grazie al "principio attivo" della Risonanza Magnetica Nucleare, opportunamente modificata e depotenziata, riesce a stimolare la nuova produzione, da parte dei condrociti, di nuova cartilagine e viene quindi utilizzata per la gestione definitiva dei problemi artrosici, dell'osteoporosi, osteopenia e osteonecrosi. La macchina, sostanzialmente, riesce a magnetizzare le cellule del corpo e a farle rigenerare. I condrociti sintetizzano la cartilagine guarendo, quindi l'artrosi e gli osteoblasti rigenerano l'osso e riescono a guarire l'osteoporosi. Davanti a tale possibilità offerta dalla scienza il mondo politico, le istituzioni e i soggetti privati, interessati ad investire in ricerca e innovazione dovrebbero, quantomeno, studiare l'argomento cercando, allo stesso tempo, di fornire un percorso pratico affinché tale metodologia possa, nel più breve tempo possibile, essere utilizzata anche in Italia. Tale metodo porterebbe ai pazienti benefici enormi: un abbattimento sostanziale dell'economia di gestione di tutta l'interventistica pre/post/peri-chirurgica ortopedica quindi dei costi delle protesi, degli interventi operatori, della riabilitazione post-chirurgica e dei farmaci antidolorifici/antinfiammatori. Insomma, in un momento storico ed economico infelice come quello che stiamo attraversando, caratterizzato da Spendig Review in tutti i settori e in particolare quello sanitario, da tagli lineari sugli ospedali, sull assistenza di base e alle persone diversamente abili, su un capitolo di spesa rilevantissimo come quello delle ARTROPROTESI, ciò sarebbe una manna dal cielo per le economie dello Stato. Nei paesi nei quali questa metodica é utilizzata regolarmente (in primis la Germania, con i suoi 300 centri, e poi l Austria, l Inghiterra, la Tuchia, lo stato di Israele, etc.), il SSN viene integrato da questi nuovi sistemi con benefici a ricaduta, addirittura, oltreché sui cittadini, sulla pressione fiscale sanitaria : è bene ricordare, infatti, che le protesi mediche, solo in apparenza non vengono pagate dal cittadino e/o dal paziente ma rientrano nel sistema fiscale compensativo e vengono pagate attraverso il sistema di tassazione diretta. L utilizzo anche in Italia, infine, di queste nuove tecnologie, oltre a fornire migliorie sulla cura del paziente (come é possibile evidenziare con gli studi effettuati e i case-report pubblicati a livello internazionale), darebbe una sostanziale quanto benefica sforbiciata a tutti costi dei vari presìdi medici utilizzati in sanità pubblica. Perché la politica è in stand-by su questo argomento? Vuoi vedere che forse ci sono troppi interessi di mezzo e accordi con aziende farmaceutiche e di protesi che potrebbero saltare? Pare proprio di sì in quanto i vari importatori di presidi medico-chirurgici in Italia sono d'accordo nel gonfiare i prezzi in maniera notevole. Alberto Bencivenga, specialista in chirurgia generale all'ospedale di Roma e Firenze, racconta che:«una placca a T da osteosintesi per chirurgia della mano che in Svizzera, dove è prodotta, costa, al minuto, 14 franchi e 70 centesimi (quindi meno di 10 Euro) che ho, usata tempo fa qui a Roma per una rizartrodesi con una tecnica da me inaugurata e pubblicata nel 1977, ci è stata fatturata da un fornitore ben 600 Euro. Recentemente, ad una casa di cura che conosco bene, per un trapano da ossa che in Svizzera si acquista a 7.000 franchi, è stato fatto un preventivo di 40.000 (sì, quarantamila!) euro!». Bencivenga spiega anche come tutto questo si possa ripercuotere sulle tasche dei cittadini:«sistema Sanitario Nazionale non paga le case di cura e gli ospedali a piè di pagina, ma a forfait, cioè a cifre prefissate per ciascuna patologia, è ovvio che, per rientrarci con le spese, gli amministratori sono costretti in tutti i modi a risparmiare il più possibile sugli acquisti.

Questo fa sì che, anche chirurghi aggiornati e competenti, quando si tratta di impiantare, per esempio, una protesi d anca, sono spesso costretti ad usare protesi obsolete, che, se le usassero in Germania, in Svizzera o in Kenya, li porterebbero in tribunale». Cosa fare quindi? «una semplice leggina che vietasse di vendere in Italia presidi medico-chirurgici importati dall estero ad un prezzo superiore a quello al minuto praticato nel paese di produzione, aumentato soltanto delle documentate spese di importazione, pena 5 anni di prigione ed il rimborso al Sistema Sanitario Nazionale delle cifre illegalmente lucrate in eccesso risolverebbe immediatamente il problema». La questione appare chiara quindi: tanti interessi, tante lobby di conseguenza poca apertura al mercato e al cambiamento. In Abruzzo il dottor Danilo Tenaglia, Terapista Manuale e Posturologo, ha creato un Centro Etico di eccellenza Educativo - Riabilitativa. Il Centro dispone della sezione MBST che, attualmente, non è riconosciuta dal SSN. Pare strano ancor di più se scopriamo che il Centro è stato finanziato dalla Regione Abruzzo con 35.000 euro di fondi pubblici proprio perché ritenuto Centro d'avanguardia. Non si capisce quindi perché, dopo innumerevoli richieste di contatto con l'ente regionale, il dottor Tenaglia, ad oggi, non abbia ancora ottenuto una risposta esauriente dall'assessore competente in merito all'utilizzo, seppur in maniera sperimentale, del sistema a livello regionale. Non sappiamo se l'utilizzo di tale metodo abbia potuto evitare la chiusura di qualche ospedale abruzzese, certo è che avremmo potuto dare, a livello regionale, un servizio di eccellenza senza continuare a sperperare denaro pubblico. Vuoi vedere che anche in questo caso le lobby abruzzesi tengono sotto scacco qualche settore politico? fonte: zonedombratv.it 9 novembre 2012

Nicoletta Mantovani: "Guarita dalla sclerosi nessun sintomo a sei mesi dall'intervento" La vedova di Luciano Pavarotti, sottoposta all'operazione di angiolastica del metodo Zamboni, dichiara al settimanale Gente: "Mi è stata donata una seconda vita" "A sei mesi dall'operazione mi ritengo guarita dalla sclerosi multipla". E' una dichiarazione destinata a fare scalpore e riaprire le polemiche quella rilasciata al settimanale "Gente", in edicola da lunedì, da Nicoletta Mantovani. La vedova di Luciano Pavarotti si è infatti affidata al metodo, ancora molto discusso negli ambienti scientifici internazionali, del chirurgo ferrarese Paolo Zamboni. "Non accuso più alcun sintomo: mi è stata data una seconda vita", dice Mantovani nell'intervista in cui annuncia fra l'altro il suo nuovo impegno nella produzione cinematografica.il Metodo Zamboni, sui cui è in corso in dieci regioni italiane la sperimentazione autorizzata solo quest'anno dal ministero della Salute, fa ricorso a un intervento di angioplastica che mira a risolvere il problema dell'insufficienza venosa cerebrospinale cronica (riassunta nell'acronimo inglese Cssvi). Il restringimento delle vene che vanno dal cuore al cervello, secondo la scuola Zamboni, è una delle cause del meccanismo di autoaggressione del sistema nervoso da parte del sistema immunitario, che genera la sclerosi multipla. Proprio i rischi di identificazione, nell'opinione pubblica, del problema Cssvi con la sclerosi multipla e di conseguenti facili entusiasmi su terapie "miracolose" hanno scatenato le polemiche che da sempre accompagnano il dibattito intorno al metodo sperimentato dal direttore del Centro malattie vascolari dell'università di Ferrara. Lo stesso Paolo Zamboni, peraltro, anche in una recente intervista a Repubblica, aveva messo in guardia rispetto alle speranze di soluzioni facili, ricordando che la Ccsvi è solo una delle possibili cause della sclerosi multipla, che non sempre è presente nei malati di sclerosi e che nella metà degli interventi mirati i casi di recidiva sfiorano comunque il 50%. Davanti a un tema così delicato, la dichiarazione di Nicoletta Mantovani appare dunque un po' spiazzante persino rispetto alla prudenza dei medici che portano avanti il metodo di cura da lei seguito. fonte: repubblica.it - 12 novembre 2012

Un bambino su dieci nasce prematuro L Organizzazione Mondiale della Sanità, in occasione della IV giornata mondiale del neonato prematuro, il 17 Novembre,, iniziativa promossa da EFCNI (Fondazione Europea per l Assistenza Neonatale) e Vivere onlus, anticipa dati allarmanti. Sono circa tredici milioni i bambini che ogni anno nel mondo nascono prematuri; 40 mila di essi vengono al mondo in Italia e in Europa un parto su dieci avviene prima della trentasettesima settimana di gravidanza. La scienza neonatologica consente attualmente la sopravvivenza di neonati fortemente pretermine, ma molti degli interventi necessari a garantire la loro sopravvivenza sono invasivi e dolorosi e la stessa permanenza per lunghi periodi di tempo nei reparti di Terapia intensiva neonatale risulta produrre un elevato stress ai piccoli. Rispetto ai bambini nati a termine, i neonati pretermine sono maggiormente a rischio di sviluppare problemi di salute. Quanto più prematuro è il parto, tanto meno sviluppati saranno gli organi del bambino e tanto maggiore sarà il rischio di complicazioni successive. Queste comprendono la paralisi cerebrale, disabilità sensoriali e motorie, disordini dell apprendimento e comportamentali e, spesso, problemi a livello polmonare. La maggior parte afferma Costantino Romagnoli, presidente della Sin (Società italiana di neonatologia) nasce dopo la trentaduesima settimana, mentre circa il 2% nasce ad una età di gestazione inferiore alle 32 settimane. La mortalità neonatale è bassa e supera di poco il 10%. I sopravvissuti, però spesso hanno disabilità più o meno gravi, inversamente proporzionali all età gestionale. E un fenomeno in crescita che deve essere considerato in termini di prevenzione, cura e assistenza e che induce a riflettere sull inizio vita in modo sempre più responsabile. Le cause che portano a un parto prematuro - continua sono relativi ai problemi di gestazione, come nei casi di ipertensione, diabete, infezioni, all età elevata della madre, alle tecniche per migliorare la fertilità e alla fecondazione assistita. Anche gli stili di vita sbagliati come l abuso di alcol, il fumo e l uso di droghe incidono sulle nascite premature. Tutti fattori che oltre a mettere in gioco la vita del nascituro fanno lievitare i costi sanitari. Per ogni prematuro nato prima delle 28 settimane i costi oscillano tra i 100 e i 300 mila euro a seconda della patologia, cui vanno poi aggiunti quelli per le complicanze a distanza. Il dolore che provano i neonati è in base alla loro età gestionale, tanto minore è questa, tanto maggiore è la loro percezione del dolore. I genitori dei piccoli nati prematuri anche durante il ricovero in terapia intensiva neonatale per alleviare gli stimoli dolorosi per il piccolo devono : essere presenti il più possibile accanto al piccolo per accarezzarlo, parlargli, stimolarlo, coccolarlo; cercare di creare un ambiente con luci soffuse e rumori ridotti; rispettare i ritmi del neonato e del suo riposo; puntare molto su carezze e manipolazioni delicate, perché riducono gli stimoli dolorosi; favorire la suzione non nutritiva, perché ha un effetto calmante; attuare la cosiddetta terapia canguro, secondo cui il piccolo deve essere il più possibile tenuto in braccio a contatto pelle-pelle sia con la mamma che con il papà. Per questo bisogna assicurare ai nati pretermine conclude Romagnoli il pieno diritto alla vita, alle cure e alla salute, come già sancito dai principi di bioetica e dalla giurisprudenza, richiama noi tutti a una forte responsabilità, che insiste anche sulla

maggiore attenzione alle pratiche di umanizzazione della medicina. Stiamo lavorando per rendere la totalità dei punti nascita italiani, e le annesse Unità di Terapia Intensiva Neonatale a misura di famiglia, secondo un principio inclusivo di care, favorendo la vicinanza dei genitori ai loro piccoli 24 ore su 24, utilizzando tutti gli strumenti come il Rooming-in, la Kangaroo Mother Care, sognando la realizzazione delle Family Room. Spinta da questi stessi obiettivi, già nel 2010, la Sin ha contribuito alla realizzazione del Manifesto dei diritti del bambino nato prematuro promosso dall associazione Vivere Onlus, permettendo all Italia di essere il primo Paese a rispondere all appello delle Nazioni Unite. fonte: ilmoderatore.it 14 novembre 2012

Malattie rare: scoperti meccanismi Sindrome Mednik Una alterazione nel metabolismo del are. È questa il meccanismo di base della sindrome Mednik ossia Mental retardation, Enteropathy, Deafness, Neuropathy, Ichthyosis, Keratodermia. A scoprirlo è stata una équipe di esperti dell Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. La sindrome Mednik, individuata nel 2008 in poche famiglie franco-canadesi, ma non collegata inizialmente ad alterazioni metaboliche, causa gravi sintomi a carico del fegato (insufficienza epatica), problemi neurologici (ritardo psicomotorio con comparsa di tratti autistici e sordità) e cutanei (ittiosi e arrossamenti patologici). Grazie all intuizione di un giovane ricercatore appena trentatreenne, i medici del Bambino Gesù hanno potuto identificare una bambina italiana affetta da questa rarissima patologia - colpisce una persona su un milione - e documentare per la prima volta le alterazioni del metabolismo del rame. I successivi studi hanno dimostrato che la malattia è curabile con l'acetato di zinco - un farmaco orfano - che ha permesso di migliorarne radicalmente alcuni dei segni clinici. Per l importanza scientifica della scoperta, al ricercatore dell Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Diego Martinelli, è stato conferito il premio annuale dalla Società Internazionale di Malattie Metaboliche SSIEM nell ambito del congresso 2012 tenutosi recentemente a Birmingham, nel Regno Unito fonte: salute24.ilsole24ore.com 16 novembre 2012

Ccsvi e sclerosi: anche il Veneto sperimenta il metodo Zamboni Il Ministero ha autorizzato la sperimentazione del Metodo Zamboni all'ospedale di Padova per i primi trenta interventi Approda anche a Padova la sperimentazione del cosiddetto Metodo Zamboni, dopo una delibera di qualche giorno fa, che ha nominato l'ospedale Sant'Antonio di Padova "struttura di riferimento regionale per la diagnostica e il trattamento correttivo endovascolare in pazienti con sclerosi multipla". Come riportato dal Corriere del Veneto, L'equipe che condurrà la sperimentazione è quella di Giampiero Avruscio, primario di Angiologia. Stiamo dunque parlando della CCSVI, patologia dell'apparato circolatorio che potrebbe essere correlata alla sclerosi multipla, di cui si studiano rapporti e interazioni COS'E' LA CCSVI - CCSVI è acronimo di insufficienza venosa cronica cerebrospinale. Si tratta di una sindrome emodinamica, in cui le vene cervicali e toraciche non sono in grado di rimuovere efficacemente il sangue dal sistema nervoso centrale, presumibilmente a causa di stenosi e malformazioni delle vene cerebrospinali come le vene giugulari interne, le vene vertebrali e lombari. Questa sindrome comporta quindi un restringimento delle vene del collo e del torace, con ostruzione che impedisce al sangue di scorrere normalmente nel cervello, provocando depositi di ferro che danneggiano il tessuto cerebrale, e quindi i neuroni, andando a provocare le placche caratteristiche della sclerosi multipla. L'intervento di angioplastica serve appunto a disostruire le vene oggetto di questo restringimento. BRAVE DREAMS A PADOVA - Con questo nuovo avvio, salgono dunque a tre i centri in Italia in cui il metodo di angioplastica di disostruzione venosa sarà oggetto di sperimentazione (il progetto è chiamato Brave Dreams), dopo l'ospedale Sant'Anna di Ferrara e quello di Catania. Come sappiamo, infatti, il metodo è ancora in fase di studio, e non è ancora intervento di routine all'interno della sanità pubblica italiana. Intervento che invece viene in maniera ordinaria effettuato privatamente, a costi anche molto elevati, o all'estero. Come ricorda il Corriere del Veneto, già da un mese, quello di Padova è, insieme a quello di Valdagno Ulss5 (attivo dal giugno 2011), l'unico ambulatorio nel Veneto che attraverso l'ecocolordoppler fa la diagnosi con semplice impegnativa del medico dell'insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi) per le persone con sclerosi multipla. LA SPERIMENTAZIONE - La sperimentazione è dunque il primo passaggio obbligato affinchè l'intervento possa raggiungere quella sicurezza di metodo tipica di un protocollo scientifico. Presso l'ulss 16 di Padova l'equìpe di Avruscio potrà sottoporre ad interventi di "disostruzione delle vene extracraniche nel trattamento della sclerosi multipla" almeno trenta ammalati. Secondo step, qualora i risultati saranno positivi, il passaggio alla pratica clinica che permetterà di aprire l'intervento a tutte le persone affette da sclerosi multipla fonte: disabili.com 23 novembre 2012

"Invecchiare in buona salute": arriva il Libro bianco Analizzare le principali tematiche che ruotano intorno alla salute ed all'assistenza della popolazione anziana e molto anziana del nostro Paese, in modo da delineare i reali bisogni assistenziali, sottolineare le eventuali differenze territoriali e identificare i possibili gaps tra l'attuale offerta di assistenza ed i traguardi ottimali cui mirare. Questo l'obiettivo del Libro Bianco 2012 "La salute dell'anziano e l'invecchiamento in buona salute: Stato di salute, opportunità e qualità dell'assistenza nelle regioni italiane", redatto dall'osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane dell'università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con il contributo incondizionato di Abbott, presentato oggi in Senato. È stata anche l'occasione per presentare il Decalogo "Healthy Ageing": regole basate sulle prove di efficacia per invecchiare in salute. Queste raccomandazioni si rivolgono alla popolazione adulta e anziana per rendere la vecchiaia sinonimo di salute, secondo lo spirito dell'anno 2012 dedicato "all'invecchiamento attivo e alla solidarietà intergenerazionale" dall'unione Europea. "La situazione italiana, relativa alla popolazione anziana e molto anziana, evidenzia sia i progressi conseguiti nell'ambito dello stato di salute e della qualità dell'assistenza nel nostro Paese, sia le aree di intervento dove è necessario implementare e concentrare maggiormente l'attenzione per raggiungere livelli più soddisfacenti. Infatti, i dati analizzati mostrano un quadro complessivamente buono dello stato di salute degli anziani, ma sottolineano importanti differenze, oltre che a livello regionale, anche tra generi e classi di età, soprattutto per quanto riguarda gli stili di vita ed i comportamenti, così come l'accesso e l'utilizzo dei servizi." Ha detto Walter Ricciardi, direttore osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane. "Bisogna incentivare le attività di prevenzione ed educazione alla salute e adeguare l'offerta dei servizi alla domanda di assistenza, attraverso un maggiore coinvolgimento degli stessi cittadini per giungere ad una più corretta pianificazione ed allocazione delle risorse, in un'epoca di crisi finanziaria e di ridimensionamento della spesa pubblica." Ha tenuto a precisare il Senatore Antonio Tomassini, presidente XII Commissione Igiene e Sanità del Senato e Presidente dell'associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione. "Per Abbott, la prevenzione delle malattie croniche lungo tutto il corso della vita e in tutte le sue forme (primaria, secondaria e terziaria), nonché un approccio integrato alla cura, rappresentano un elemento essenziale della strategia volta ad estendere gli anni di vita in buona salute dei cittadini europei ed italiani. Nuove soluzioni sono sempre più necessarie per migliorare gli esiti per i pazienti e la società e assicurare, al contempo, la sostenibilità dei sistemi sanitari. Tale risultato può essere raggiunto solo mediante un impegno congiunto di industria, governo e pazienti", ha aggiunto Fabrizio Greco, general manager Abbott. Dal Libro Bianco si evince una forte tendenza all'invecchiamento della popolazione con uno sbilanciamento, nelle età più avanzate, a favore delle donne: anche l'aspettativa di vita è a vantaggio del genere femminile, ma il divario si sta riducendo a favore degli uomini. La famiglia al centro: nel nostro Paese, il benessere degli anziani è ancora essenzialmente legato al contesto familiare in cui essi vivono, per cui la famiglia continua a svolgere una primaria azione di assistenza e cura, rappresentando l'elemento centrale per una qualità di vita accettabile; la maggiore concentrazione di anziani disabili si riscontra nel Meridione e nelle Isole e tra le diverse tipologie di disabilità esaminate la più diffusa è "difficoltà nelle funzioni". Nell'arco delle 24 ore di un giorno medio settimanale gli anziani dedicano maggior tempo alle attività fisiologiche di base; le persone sole di 65 anni ed oltre risultano molto o abbastanza soddisfatte delle relazioni familiari, tanto che in caso

di necessità gli anziani reputano più probabile il poter contare sui propri familiari e, poi, sugli amici, sui vicini di casa, sui volontari e, infine, su altri soggetti piuttosto che fare ricorso all'assistenza Domiciliare Integrata o all'ospedalizzazione, cosa assai più frequente per i molto anziani. Corretti stili di vita: l'abitudine al fumo è più diffusa tra gli uomini e, con l'avanzare dell'età, aumentano i non fumatori e diminuisce il numero medio di sigarette fumate; negli anziani la prevalenza dei consumatori a rischio di alcol è più elevata tra gli uomini che si contraddistinguono per un eccessivo consumo di vino ai pasti; la percentuale di persone anziane in sovrappeso ed obese presenta un trend in aumento e, considerando la distinzione per genere, l'obesità risulta più diffusa tra le donne, mentre il sovrappeso lo è tra gli uomini; con l'avanzare dell'età diminuisce l'interesse per lo sport, ma cresce quello per l'attività fisica, praticata di più dal genere maschile. Come si invecchia oggi: in generale, nella classe di età 65-74 anni, c'è una riduzione della mortalità nettamente più marcata per gli uomini rispetto alle donne. Tale tendenza può essere, in parte, ricondotta al valore dei tassi femminili, che risultano molto più bassi e pari a circa la metà di quelli maschili. Nella classe di età 75 anni ed oltre si invertono le tendenze. Più di un anziano ogni quattro vive in un nucleo monocomponente (trend in crescita) ed anche in questo caso si osserva un netto sbilanciamento verso il genere femminile. Questo divario può essere imputabile sia alla differenza di età fra i coniugi, che alla più elevata mortalità maschile, che rende le donne più a rischio di sperimentare l'evento vedovanza e di vivere sole per il resto della vita. I rischi dell'anziano: una riduzione dell'epidemia influenzale stagionale, con le percentuali di copertura vaccinali attualmente conseguite (l'obiettivo minimo previsto dalle vigenti indicazioni ministeriali è del 75%) resta lontano dall'essere raggiunto. Si prevede un aumento dell'incidenza e della prevalenza delle Malattie di Parkinson e di Alzheimer, che colpiscono maggiormente gli uomini e che andranno a costituire una priorità sociosanitaria per il servizio sanitario nazionale. Negli anziani, poi, la mortalità per suicidio ed autolesione è maggiore nel genere maschile ed aumenta con l'avanzare dell'età. fonte: superabile.it 26 novembre 2012

Udito. Problemi per 7 milioni di italiani. Ma il 56% li ignora, anche per vergogna I dati arrivano dal Congresso della Federazione Audioprotesisti appena concluso a Rimini. L Italia è fanalino di coda in Europa per prevenzione, numero di audioprotesisti e apparecchi acustici applicati. Lo indossa solo il 20% di chi ne avrebbe bisogno. Nessuno si vergogna a indossare un paio di occhiali. Tanti invece rifiutano di portare l apparecchio acustico se non sentono bene: vi ricorre appena il 20% dei sette milioni di italiani con problemi di udito. Tutti gli altri preferiscono ignorare il problema per paura, pudore o anche perché nel 56% dei casi non hanno mai fatto una vera visita di controllo della funzione uditiva. Così in media passano 10 anni fra i primi sintomi di deficit dell udito e l applicazione dell apparecchio acustico, oggi sempre più discreto ed efficace, mentre la maggioranza della popolazione non conosce affatto la figura dell audioprotesista (riconosciuta normativamente solo 18 anni fa), l unico professionista sanitario abilitato che fornisce, adatta e controlla gli apparecchi acustici e segue i pazienti nel tempo. L Italia è in estremo ritardo nei confronti del resto d Europa, dove la percentuale dei pazienti con deficit che portano l apparecchio sale ben oltre il 40% rispetto al nostro 20%. Nel nostro Paese esistono appena 1200 centri per le audioprotesi dove lavorano circa 3.200 professionisti, mentre in Germania, dove i pazienti ipoacusici sono circa 10 milioni, i centri sono oltre 4000 e gli audioprotesisti ben 8.000. In Francia, dove i pazienti con deficit dell udito sono quasi 8 milioni, i centri sono ben 3.200. E nonostante la certificazione che dopo solo un anno un laureato audioprotesista in Italia trova lavoro, i corsi di laurea in tecniche audioprotesiche restano una chimera per molti a causa del numero chiuso. fonte: quotidianosanita.it 27 novembre 2012

Duchenne, per i ragazzi con distrofia un piano di vita prima di tutto Parent Project Onlus grazie ai centri d ascolto e alle linee guida sull integrazione scolastica permette ai ragazzi e alle famiglie di vivere la scuola serenamente. Torniamo a parlare di Distrofia di Duchenne e delle esigenze di quanti ne sono affetti e delle loro famiglie. L associazione nazionale Parent Project Onlus si interessa da tempo a tutto ciò che fa parte del progetto di vita. Oltre ad aver realizzato le linee guida per l integrazione scolastica e le linee guida per l orientamento scuola-lavoro, Parent Project Onlus ha attivato nel 2002 il Centro Ascolto Duchenne, un servizio di consulenza socio-assistenziale e formativa rivolto a famiglie, medici, insegnanti e operatori del Servizio Sanitario Nazionale. Tiziana D Auria, una delle responsabili del Centro Ascolto Duchenne, ha spiegato a Osservatorio Malattie Rare quali sono le principali esigenze delle famiglie che vivono questa patologia e quanto la scuola sia centrale per il progetto di vita dei ragazzi affetti dalla rara malattia neurodegenerativa. Ci occupiamo di orientare le famiglie e informarle, ma anche di fare formazione alla scuola e alle istituzioni. Le famiglie si rivolgono a noi in momenti diversi, spesso appena vengono a conoscenza della diagnosi, ma molto più spesso quando iniziano ad avere i primi problemi reali: quando i ragazzi iniziano la scuola. Rispondere alle esigenze informative delle famiglie continua D Auria ci permette di capire quali siano le problematiche più sentite, dove c è più lavoro da fare. Ci sono ancora tantissime famiglie che non sanno quali siano i loro diritti e i diritti dei loro figli, quali siano gli strumenti che consentono l integrazione scolastica (e quella lavorativa). Anche solo far capire che il GLH (Gruppo di lavoro sull Handicap obbligatorio per legge) è uno strumento, non un problema. Le problematiche che le famiglie ci riferiscono sono in realtà molte, diverse tra loro. Spesso l assistenza alla persona non è adeguata, spesso le ore di sostegno assegnate ai ragazzi poche, troppo spesso al GLH l Gruppo di Lavoro sull'handicap non partecipano figure importanti come il fisioterapista o il neurologo. Le problematiche però sono anche di accessibilità. In questo senso lo strumento realizzato da Parent Project, le linee guida per l integrazione scolastica, vanno incontro alle esigenze di documentazione delle famiglie e delle scuole. Le linee guida, che peraltro possono essere utili per gran parte delle patologie neuromuscolari, sono nate proprio per condividere un modello di intervento. Grazie a questo strumento possiamo far capire alle famiglie quali sono i propri diritti ma anche quale sia il corretto ruolo degli insegnanti di sostegno, degli insegnanti di educazione fisica, degli insegnanti di classe. Alle volte i genitori ci chiedono di organizzare con loro degli incontri con gli insegnanti dei loro figli, ma anche con gli altri genitori. Così ci troviamo a fare da mediatori tra le famiglie e la scuola, ma organizziamo anche incontri con i genitori dei compagni di classe, che spesso di disabilità non hanno nemmeno mai sentito parlare. Rispondiamo alle loro domande, perché possano offrire ai compagni di classe dei ragazzi affetti da Duchenne delle risposte semplici alle loro domande, cerchiamo di evitare che si inneschino le dinamiche del pregiudizio e dell isolamento. A volte ci scontriamo con situazione davvero difficili, altre volte si tratta solo di suggerire delle strategie adeguate, sull utilizzo degli ascensori o sulle attività più idonee da svolgere nelle ore di educazione fisica. conclude D Auria - Certamente sono necessarie delle strategie pratiche per la condivisione, che possano far vivere ai ragazzi la scuola in modo sereno e costruttivo. Il numero verde nazionale del Centro Ascolto Duchenne (CAD) è 800.943.333. La sede nazionale del CAD è a Roma, ma i presidi regionali sono presenti in Sardegna, Sicilia, Calabria, Puglia, Marche, Piemonte, Lombardia e Toscana. fonte: osservatoriomalattierare.it 28 novembre 2012

Italiani duri d orecchi Sono 7 milioni gli italiani che hanno gravi problemi di udito. Pari al 12% della popolazione totale. 1/6 dei quali ha un difetto tale da creare serie difficoltà nella vita di tutti i giorni. Mentre, 1 su 10 avrebbe bisogno di un apparecchio acustico, ma solo il 20% lo utilizza effettivamente. Questi alcuni dei dati diffusi dal Segretario nazionale della Federazione Italiana Audioprotesisti (FIA) in occasione del 17 congresso che si è tenuto a Rimini dal 23 al 25 novembre. fonte: west-info.eu 28 novembre 2012