LA GESTIONE OTTIMALE DI UN IMPIANTO DI RICICLAGGIO DI RIFIUTI DA COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE



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LA GESTIONE OTTIMALE DI UN IMPIANTO DI RICICLAGGIO DI RIFIUTI DA COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE Il trattamento dei rifiuti inerti finalizzato alla produzione di aggregati riciclati e le nuove opportunità di crescita per gli impianti di recupero di rifiuti da C&D Rimini 6 Novembre 2013 Pag. 1

Def. dal D. Lgs. 36/2003., art. 2., lett e), (att.dir.1999/31/ce): «i rifiuti solidi che non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica significativa; i rifiuti inerti non si dissolvono, non bruciano ne' sono soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche, non sono biodegradabili e, in caso di contatto con altre materie, non comportano effetti nocivi tali da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana. La tendenza a dar luogo a percolati e la percentuale inquinante globale dei rifiuti, nonche' l'ecotossicità dei percolati devono essere trascurabili» Il D.M. 5 febbraio 1998: annovera gli inerti nell elenco dei rifiuti non pericolosi Indica le norme tecniche generali per gli impianti di recupero che effettuano l'operazione di messa in riserva, i valori limite e le prescrizioni per le emissioni convogliate in atmosfera delle attività di recupero di materia dai rifiuti non pericolosi Pag. 2

La Decisione del 30 aprile 2009, art. 1, (att.dir. 2006/21/CE) specifica che gli inerti: «possiedono un tenore massimo di zolfo sotto forma di solfuro pari a 0,1 % oppure hanno un tenore massimo di zolfo sotto forma di solfuro pari all 1 %» «il tenore [...] nelle polveri sottili isolate dei rifiuti[...] in particolare As, Cd, Co, Cr, Cu, Hg, Mo, Ni, Pb, V e Zn, è sufficientemente basso da non comportare, nel breve e nel lungo termine, rischi significativi per le persone o per l ambiente", ovvero" il tenore di tali sostanze non deve superare i valori limite nazionali stabiliti per i siti classificati come non contaminati né i livelli di fondo naturali nazionali» «I rifiuti possono essere considerati inerti senza dover procedere a prove specifiche se può essere dimostrato all autorità competente che i criteri di cui al paragrafo 1 sono stati adeguatamente tenuti in considerazione e soddisfatti sulla base delle informazioni esistenti o di piani e procedure validi.» Il DM 27 settembre 2010 indica le categorie di rifiuti considerate inerti per le quali è consentito lo smaltimento in discarica per inerti senza preventiva caratterizzazione e fissa i limiti di concentrazione nell'eluato per l'accettabilità in discariche per rifiuti inerti Pag. 3

Molti di questi derivano dal settore edile, ma anche da altri settori industriali; per tale motivo si tende ad identificare i cosiddetti rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) con i rifiuti inerti I rifiuti da C&D non sono pericolosi (99%) Pag. 4

calcestruzzo (precompresso o normale) cemento e malte varie conglomerati e misti bituminosi mattoni, tegole e blocchi terra di scavo legno carta, cellulosa e polistirolo metalli Pag. 5

plastica gesso ceramica vetro amianto materiali compositi vernici materiali per isolamento termico ed acustico Pag. 6

0,5% 1,6% 0,3% inerti legno ferro plastica 97,5% Pag. 7

Le destinazioni possibili per i rifiuti inerti sono: Recupero in cantiere impianti mobili Recupero in impianto di trattamento impianti fissi Smaltimento discarica per inerti Pag. 8

Il D. Lgs. 152/2006, All. D, elenca i rifiuti secondo un codice, (CER: Codice Europeo dei Rifiuti), standardizzato a livello europeo Il codice CER identifica l attività che genera il rifiuto, il processo produttivo e la tipologia specifica (es. 17 01 02) Il produttore/detentore assegna il codice CER al rifiuto e ove previsto produce 17: le analisi rifiuti delle chimiche operazioni di caratterizzazione di costruzione e demolizione (compreso il terreno proveniente da Colui che smaltisce/recupera il rifiuto è tenuto a verificare la siti contaminati) rispondenza 01: cemento, del CER mattoni, con mattonelle quello e dichiarato e a controllare la relativa documentazione ceramiche analitica. In determinati casi potranno essere effettuate 02 : mattoni analisi di controllo da parte de gestore dell impianto Pag. 9

Alcune delle principali tipologie di rifiuti da C&D sono classificate con codice a specchio: 010413: rifiuti prodotti dalla lavorazione della pietra, diversi da quelli di cui alla voce 010407; 100908: orme e anime da fonderia utilizzate, diverse da quelle di cui alla voce 100907; 100910: polveri dei gas di combustione diverse da quelle di cui alla voce 100909; 170107: miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 170106; 170302: miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301; 170504: terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 170503; 170508: pietrisco per massicciate ferroviarie, diverso da quello di cui alla voce 170507; 170802: materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce 170801; 170904: rifiuti misti dell'attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 170901, 170902 e 170903. Pag. 10

Per i codici a specchio il produttore del rifiuto ha il dovere di dimostrare con certificati analitici la non pericolosità (o meno) dello stesso Per alcune categorie di rifiuto da C&D esiste il problema della fattibilità delle analisi in relazione ai piccoli quantitativi in gioco. La Regione Veneto (DGR n. 1773 del 28 agosto 2012) e la Regione Lazio (DGR n. 34 del 26 gennaio 2012) hanno messo a punto delle procedure e affinché nel rispetto dell ambiente e delle normative vigenti si possa assicurare un giusto compromesso tra l operatività aziendale e l ottemperanza alle prescrizioni legislative Pag. 11

(DGR n. 1773 del 28 agosto 2012) La normativa del Veneto tratta la la gestione dei rifiuti da C&D in cantiere e in impianto di trattamento CANTIERE. La demolizione deve avvenire secondo un criterio selettivo che prevede delle fasi consecutive: 1.rimozione componenti pericolose 2.smontaggio delle componenti riutilizzabili 3.demolizione delle aree ad uso civile e commerciale e assimilabili (es. mense, uffici..) e delle aree produttive Pag. 12

(DGR n. 1773 del 28 agosto 2012) Il deposito temporaneo deve avvenire nel rispetto dei tempi e dei volumi indicati dalla normativa (art.183, D. Lgs. 152/2006) e deve avvenire mantenendo separate le frazioni per tipologia (CER). La cadenza delle analisi è prevista in base alla tipologia di rifiuto: Rifiuti che non possiedono codici a specchio: le analisi sono necessarie ladove si sospetti una contaminazione del rifiuto Rifiuti con codice 17 01 07, provenienti da demolizione selettiva di fabbricati civili o commerciali o assimilabili: le analisi NON sono necessarie se si ha la certezza che non siano presenti materiali pericolosi si presenta una dichiarazione Pag. 13

(DGR n. 1773 del 28 agosto 2012) Rifiuti con codice 17 01 07, provenienti da demolizione selettiva di fabbricati civili o commerciali o assimilabili: le analisi sono obbligatorie se non si ha la certezza che non siano presenti materiali pericolosi ogni massimo 3000 m 3 di rifiuto prodotto Rifiuti con codice 17 01 07, provenienti da demolizione selettiva di fabbricati industriali o artigianali: le analisi sono obbligatorie ogni massimo 3000 m 3 di rifiuto prodotto Rifiuti con codice 17 01 07, provenienti da demolizione non selettiva: le analisi sono obbligatorie ogni massimo 500 m 3 di rifiuto prodotto Rifiuti che possiedono codice a specchio diverso da 17 01 07: le analisi sono obbligatorie ogni massimo 500 m 3 di rifiuto prodotto Le eventuali analisi sono da effettuarsi secondo le norme UNI 10802, con cadenza almeno annuale o ad ogni variazione del ciclo produttivo Pag. 14

(DGR n. 34 del 26 gennaio 2012) La Regione Lazio norma sia la fase di cantiere che di impianto di trattamento ocantiere. A seguito della rimozione selettiva si devono distingure 4 categorie: 1.materiali e componenti pericolosi 2.componenti riusabili 3.materiali riciclabili 4.rifiuti non riciclabili La caratterizzazione di base è effettuata in corrispondenza del primo conferimento e ripetuta ad ogni variazione significativa del processo che origina i rifiuti. Il campionamento dei rifiuti, ai fini della loro caratterizzazione chimico-fisica, sia effettuato sul rifiuto tal quale, in modo tale da ottenere un campione rappresentativo secondo le norme UNI 10802 Pag. 15

(DGR n. 34 del 26 gennaio 2012) IMPIANTO DI TRATTAMENTO. Piccoli quantitativi con voci a specchio : le analisi dei rifiuti potrà essere effettuata su cumuli al massimo di 1.000 m 3, differenziati in base al codice CER e posizionati in un area dedicata. In ogni caso dovrà essere compilata per ciascun carico la caratterizzazione di base. La verifica di conformità è effettuata dal gestore sulla base dei dati forniti dal produttore in fase di caratterizzazione, con la medesima frequenza della caratterizzazione di base. Al fine di individuare i parametri critici nella verifica di conformità il gestore utilizza una o più determinazioni analitiche impiegate per la caratterizzazione di base Pag. 16

A partire dalle normative regionali sopra descritte, si propone una gestione dei rifiuti da C&D che coordini le attività di cantiere e di impianto: Per i CER 170107 provenienti da fabbricati a uso civile e commerciale o assimilabili prodotti con rimozione selettiva e di cui sia certa l assenza di materiali pericolosi si presenta una dichiarazione con cui il produttore/detentore si assume la responsabilità di affermare l assenza di materiali pericolosi Per le categorie di rifiuti con codice a specchio differenti da 17 01 07, prodotti in piccole quantità le analisi dei rifiuti potrà essere effettuata su cumuli al massimo di 1.000 m 3 Qualora sia dubbia la conformità dei rifiuti al CER individuato o si sospetti una contaminazione (da un esame visivo o in relazione all'origine del rifiuto) i rifiuti sono comunque sottoposti ad analisi Pag. 17

IMPIANTO DI TRATTAMENTO o In fase di accettazione, al momento del conferimento, il responsabile dei controlli ha il compito di attuare: Pag. 18

Pag. 19

Per essere convenientemente avviati al recupero, i rifiuti inerti non possono essere impiegati tal quali Essi devono essere sottoposti ad un trattamento (selezione manuale, deferrizzazione, asportazione di materiali leggeri e/o indesiderati, frantumazione, vagliatura, ecc.) Anche se la composizione percentuale dei rifiuti da C&D risulta essere variabile la problematica del trattamento è sempre la medesima Pag. 20

Frazione leggera (carta cartone, plastica, legno ecc..) RIFIUTI DA C&D Frazione ferrosa Frazione lapidea Terre e rocce da scavo Conglomerati bituminosi Mattoni, mattonelle, calcestruzzo, ceramiche Aumento della frazione recuperata e del valore economico del prodotto Aumento dei costi di investimento e di gestione dell impianto Pag. 21

La definizione è ingannevole Hanno diverse finalità e possono coesistere Esistono diverse tipologie di inerti riciclati La scelta dipende dagli scopi prefissati Pag. 22

Molto compatti e trasportabili Non sono dotati di raffinate tecnologie, ma sono in grado di ridurre la granulometria dei rifiuti Hanno produzioni variabili con la granulometria massima Sono autonomi energeticamente Pag. 23

Stazione di ingresso, stoccaggio, controllo qualità, eliminazione frazione leggera, protezione da rumore e polveri, etc. Elemento di pianificazione territoriale Sono in grado di generare un mercato Pag. 24

In generale le granulometrie più comunemente prodotte risultano essere: Sabbia: 0/6 mm; 0/8 mm Pietrischi: 6/15 mm; 15/30 mm Ghiaie: 30/70 mm; 40/70 mm; 40/100 mm; 40/150 mm Stabilizzati: 0/30; 0/70 Pag. 25

Materiali prodotti Sabbie 22% Pietrischi 2% Ghiaie 3% Stabilizzato 73% Pag. 26

MARCATURA CE In ottemperanza alla Direttiva europea sui prodotti da costruzione 89/106/CE, recepita in Italia con il D.P.R. n. 246 del 21 aprile 1993, nel giugno 2004 sono entrate in vigore le norme armonizzate riguardanti diverse categorie di aggregati (naturali, artificiali o riciclati), in base alle quali è fatto obbligo ai produttori di applicare ai materiali la marcatura CE Pag. 27

MARCATURA CE I prodotti devono soddisfare i requisiti essenziali specifici delle opere per cui verranno utilizzati. Le norme armonizzate per aggregati sono: calcestruzzo (EN 12620) malte (EN 13139) conglomerati bituminosi (EN 13043) miscele non legate per lavori stradali (EN 13242) Pag. 28

MARCATURA CE Per gli aggregati i requisiti essenziali sono: Resistenza meccanica e stabilità Igiene, salute, ambiente Durabilità Tutte le norme si applicano ad aggregati naturali, artificiali o riciclati, indipendentemente dalla loro origine Gli aggregati vengono classificati in funzione delle prestazioni tecniche che sono in grado di offrire Pag. 29

MARCATURA CE Le prestazioni devono essere garantite dal produttore con la marcatura CE Al fine di apporre la marcatura CE, il produttore deve istituire un adeguato sistema di controllo della produzione in fabbrica (FPC) con il quale deve essere in grado di garantire un controllo continuo sulla propria produzione, sia dal punto di vista squisitamente tecnico (prove di laboratorio) sia da un punto di vista dell organizzazione del lavoro Pag. 30

MARCATURA CE Per ciascun utilizzo la Direttiva 89/106 ed il DM 11.4.07 impongono la marcatura CE degli aggregati prevedendo due percorsi per l attestazione di conformità (sistema 4 e 2+) in funzione del tipo di uso previsto Il primo coinvolge solo il produttore in una sorta di autodichiarazione, completamente sotto la propria responsabilità Il secondo, sempre sotto la piena responsabilità del produttore, coinvolge anche un organismo notificato che certifica l efficacia del sistema FPC Pag. 31

La qualificazione degli aggregati riciclati segue le procedure e i metodi previsti dalla Norma UNI EN 13285:2010 Miscele non legate - Specifiche. Con riferimento all allegato C della Circolare Ministeriale 15 luglio 2005, n. UL/2005/5205, le caratteristiche che devono essere rispettate sono: aggregato riciclato per la realizzazione del corpo dei rilevati di opere in terra dell'ingegneria civile: caratteristiche riportate in allegato C1; aggregato riciclato per la realizzazione di sottofondi stradali, ferroviari, aeroportuali e di piazzali civili e industriali: caratteristiche riportate in allegato C2; aggregato riciclato per la realizzazione di strati di fondazione delle infrastrutture di trasporto e di piazzali civili e industriali: caratteristiche riportate in allegato C3; CARATTERISTICHE AMBIENTALI E QUALITA PRODOTTI aggregato riciclato per la realizzazione di recuperi ambientali, riempimenti e colmate: caratteristiche riportate in allegato C4; aggregato riciclato per la realizzazione di strati accessori (aventi funzione anticapillare, antigelo, drenante, etc.): caratteristiche riportate in allegato C5; aggregato riciclato conforme alla norma armonizzata UNI EN 12620:2008 Aggregati per calcestruzzo per il confezionamento di calcestruzzi con classe di resistenza Rck 15 MPa, secondo le indicazioni della norma UNI 8520-2 Aggregati per calcestruzzo - Istruzioni complementari per l applicazione della EN 12620 Requisiti. Le caratterizzazioni analitiche devono essere eseguite da un laboratorio accreditato ai sensi della norma UNI EN ISO 17011 Pag. 32

CARATTERISTICHE AMBIENTALI E QUALITA PRODOTTI Stante la variabilità dei prodotti derivanti dalle attività di recupero di rifiuti da costruzione e demolizione, per garantirne un costante e ottimale standard di qualità, occorre prevedere prove di caratterizzazione dei materiali per lotti secondo la frequenza e così come definiti nelle note 3 degli allegati alla Circolare del Ministero dell ambiente 15/7/2005, n. 5205, fatte salve eventuali prescrizioni più restrittive previste dalle autorizzazioni rilasciate dagli enti competenti. Nel caso l'impianto produttivo operi in modo discontinuo nel tempo, l'arco temporale di una settimana indicato nella Circolare Ministeriale deve essere calcolato sommando le diverse giornate lavorative fino al raggiungimento di sette giorni lavorativi Pag. 33

(DGR n. 1773 del 28 agosto 2012) La Regione Veneto ha approvato una procedura che ottimizza i controlli sugli aggregati riciclati. Il numero dei prelievi e di prove sui prodotti derivanti dalle attività di recupero potrà essere diminuito in funzione della dimostrazione di una costanza di risultati Il numero di prelievi e di prove, in funzione della dimostrazione di una costanza di risultati derivante dall applicazione di un sistema di Controllo di Produzione di Fabbrica (FPC Factory Production Control conforme ad una delle norme UNI EN 12620, 13242, 13043) e certificato da organismo terzo abilitato, secondo quanto previsto dal D.M. 11/4/2007, dovrà seguire lo schema seguente: 1. livello base, definito secondo le modalità indicate nell allegato C, UNI EN 13242:2004 2. un solo controllo ogni 6.000 m 3 con prelievo effettuato sulla produzione di almeno una settimana e di quantità comunque non inferiore a 1.000 m 3 nel caso in cui in un arco temporale di sei mesi e/o per almeno sei verifiche (in meno di sei mesi), le singole osservazioni (ognuna delle quali eseguita su lotti diversi e per ogni tipologia di aggregati riciclati prodotta), evidenziano una costanza di risultati (chimici e prestazionali) conformi alle specifiche; Pag. 34

(DGR n. 1773 del 28 agosto 2012) 3. un solo controllo ogni 12.000 m 3 con prelievo effettuato sulla produzione di almeno una settimana e di quantità comunque non inferiore a 1.000 m 3 se per almeno tre verifiche successive eseguite ogni 6.000 m 3 le prove di caratterizzazione evidenziano una costanza di risultati (chimici e prestazionali) conformi alle specifiche 4. un solo controllo ogni 18.000 m 3 con prelievo effettuato sulla produzione di almeno una settimana e di quantità comunque non inferiore a 1.000 m 3 se per almeno tre verifiche successive eseguite ogni 12.000 m 3 le prove di caratterizzazione evidenziano una costanza di risultati (chimici e prestazionali) conformi alle specifiche. Ad ogni variazione negativa nella costanza dei risultati rispetto alle classificazioni definite per le varie tipologie di aggregati, si tornerà al livello precedente Pag. 35

(DGR n. 1773 del 28 agosto 2012) Nel caso le verifiche condotte sul lotto portino a una non conformità dei parametri prestazionali il materiale potrà essere rilavorato al fine di raggiungere lo standard previsto Nel caso di non conformità alle caratteristiche ambientali i materiali restano rifiuti Pag. 36

Attività di sviluppo per gli impianti di recupero del settore rifiuti inerti: servizi in cantiere, supporto tecnico-normativo alle imprese di costruzioni; ritiro e cernita di imballaggi e altri rifiuti non pericolosi; stoccaggio di rifiuti pericolosi prodotti in cantiere; ritiro e avvio a recupero di terre da scavo anche provenienti da siti contaminati. Pag. 37

Il riciclo di materiali inerti da C&D genera un prodotto che ha valore commerciale Il valore degli aggregati riciclati aumenta con il miglioramento delle prestazioni chimiche, fisiche e morfologiche del materiale L aumento della qualità del prodotto si può ottenere: ottimizzando il processo di trasformazione aumento dei costi di impianto oppure attraverso un miglioramento della gestione non richiede ulteriori investimenti Il flusso del prodotto finito in uscita dall impianto è di qualità migliore se anche il flusso in ingresso è migliore; quindi è indispensabile instaurare anche in fase di cantiere un comportamento virtuoso, tale per cui si producano rifiuti già preventivamente separati Pag. 38

All interno dell intervento si sono esposte alcune proposte regionali di semplificazione in materia di analisi dei rifiuti in ingresso e certificazione dei prodotti in uscita. L applicazione di tali proposte comporta, a nostro avviso, l elaborazione di rigorose procedure gestionali, possibili quasi esclusivamente nell ambito di procedimenti di qualità ambientale (ISO 14001, EMAS) e di prodotto (marcatura CE, categoria 2+) I migliori risultati sono possibili in un contesto che integri le procedure di cantiere e con quelle dell impianto di recupero E fondamentale che alcune delle proposte elaborate a livello di singola regione siano fatte proprie ed eventualmente rielaborate da altre regioni nell ottica di un lavoro di ottimizzazione e sintesi. Pag. 39