L ASSISTENZA PSICOLOGICA NELLE RESIDENZE PER ANZIANI Raffaella Bonforte - Angelita Volpe "La R.S.A. è una struttura extra-ospedaliera per anziani disabili, prevalentemente non autosufficienti, non assistibili a domicilio, abbisognevoli di trattamenti continui e persistenti, finalizzata a fornire accoglienza ed erogazione di prestazioni: sanitarie, assistenziali, di recupero funzionale e sociale; essa va intesa come la struttura residenziale, della rete dei servizi territoriali, in cui deve realizzarsi il massimo della integrazione degli interventi sanitari e sociali." (POA del 1992). "Le RSA sono presidi che offrono a soggetti non autosufficienti, anziani e non, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste, non curabili a domicilio, un livello medio di assistenza medica, infermieristica e riabilitativa, accompagnata da un livello "alto" di assistenza tutelare e alberghiera, modulate in base al modello assistenziale adottato dalle regioni e province autonome." (DPR 14/1/1997). Le "RSA" sono destinate a soggetti non autosufficienti, non curabili a domicilio, portatori di patologie geriatriche, neurologiche e neuropsichiatriche stabilizzate. Sono da prevedere ospitalità permanenti, di sollievo alla famiglia non superiori ai 30 giorni, di completamento di cicli riabilitativi eventualmente iniziati in altri presidi del SSN ( DPR 14/1/ 1997). Si rivolgono a soggetti non autosufficienti affetti da grave disabilità, richiedenti alto livello di supporto assistenziale ed infermieristico a fronte di un intervento riabilitativo a bassa complessità e intensità, non assistibili a domicilio o in forme alternative alla degenza a tempo pieno (Linee Guida Riabilitazione del 7/5/1998 della Conferenza permanente Stato-Regioni). L utenza della RSA si caratterizza per: età di interesse geriatrico (di norma >= 65 anni, sebbene sempre più frequentemente si accolgano utenti di età inferiore); perdita dell autosufficienza nelle attività della vita quotidiana; condizioni sanitarie caratterizzate da comorbosità, severità ed instabilità clinica, non tali da richiedere cure intensive ospedaliere; condizioni sociali che non consentono la permanenza al domicilio sia pure con il supporto dei servizi domiciliari e semi-residenziali; necessità di assistenza tutelare comprensiva del mantenimento dei contatti sociali e di programmi di animazione.
OBIETTIVI Obiettivo dello psicologo nella RSA è quello di contribuire a migliorare la qualità della vita dell ospite. Nel perseguire tale scopo è necessario intervenire su fronti diversi: non solo direttamente sull ospite, ma anche sulle relazioni che l ospite ha con l organizzazione in cui è inserito e su quelle esistenti tra le varie figure dell organizzazione stessa. AMBITI Gli ambiti cui si rivolge l attività psicologica nel lavoro con gli anziani possono essere: 1. Un ambito rivolto direttamente agli ospiti e che riguarda le seguenti aree di intervento: valutazione diagnostica (assessment dal punto di vista cognitivo, emotivo, comportamentale); sostegno psicologico all anziano (attraverso colloqui); attività di tipo terapeutico-riabilitativo rivolte al singolo o al gruppo, volte al mantenimento delle abilità residue, a stimolare la comunicazione, la socializzazione, ecc.; intervento nella delicata fase dell accoglienza dell ospite in struttura, cercando di facilitare l ingresso nella RSA, ponendosi come tramite tra la famiglia e la struttura; partecipazione alle riunioni di équipe multidisciplinari con la funzione di collaborare nella stesura del PAI; ove la realtà lo richieda, coordinare e gestire la riunione del gruppo multidisciplinare. 2. Relazione e collaborazione con i familiari degli ospiti per tutto il periodo di permanenza in struttura. 3. Un ambito rivolto agli operatori, in cui lo psicologo si occupa del buon funzionamento dell équipe ed in cui la presa in carico degli ospiti è indiretta. Tale ambito riguarda le seguenti aree di intervento: supporto rivolto agli operatori in situazioni di difficoltà (burn-out, rapporti difficili con gli ospiti ecc.); garantire una buona comunicazione e una buona integrazione all interno dell equipe; coordinare i vari gruppi di lavoro con i diversi operatori (es. animatore, fisioterapisti, ecc.) con riunioni periodiche.
4. Un ambito rivolto alla supervisione psicologica all intera équipe. 5. Formazione degli operatori di tipo psico-sociale e relazionale. STRUMENTI Il repertorio di strumenti di cui si può avvalere lo psicologo è estremamente vasto e diversificato in base agli ambiti di intervento. È opportuno che lo psicologo utilizzi gli strumenti utili a valutare le difficoltà che quella persona può incontrare e le risorse di cui si può avvalere nello svolgimento delle attività per lei importanti. Il colloquio individuale e/o di gruppo è lo strumento principe, in grado non solo di consentire una diagnosi (per taluni completa) ma anche di divenire un sostegno per l anziano nell affrontare i suoi problemi. Diversamente, per alcune persone, soprattutto per coloro che soffrono di deficit, è opportuno affiancare ai colloqui la somministrazione di test volti ad individuare e discriminare gli specifici deficit al fine di orientare l utente o i familiari verso i servizi territoriali competenti. Altro veicolo importante di conoscenza è l osservazione, soprattutto se accompagnata dai colloqui con il personale. Gli operatori OSS sono indubbiamente le persone che trascorrono più tempo con l anziano e che hanno modo di osservarlo in momenti diversi della giornata. Collaborare con loro è indispensabile sia per raccogliere nuove informazioni sugli ospiti, sia per aiutare il personale stesso a lavorare meglio. Per quanto concerne gli interventi di sostegno e/o riabilitativi vi sono diverse possibilità che vanno dal colloquio libero individuale ai colloqui di gruppo più strutturati in cui sono previste attività specifiche volte a far sperimentare, esercitare all anziano competenze spesso credute perse definitivamente. Queste attività hanno il duplice obiettivo di far mantenere o potenziare le capacità residue dell anziano e di aumentarne il tono dell umore. Come evidenziato in una lettera dell Ordine degli psicologi del Piemonte alla Regione, si possono identificare due livelli di attività dello psicologo all interno delle Residenze per Anziani: 1. diretta: riabilitazione psico-comportamentale dell ospite 2. indiretta: formazione e supervisione degli operatori; consulenza e/o supporto alle diverse reti formali e informali (amministrazione, direzione, altre figure professionali, familiari, volontari, badanti). In particolare:
l intervento con gli ospiti l intervento con gli operatori l intervento con i familiari ma anche l intervento con i volontari e le badanti Considerato che la presenza dello psicologo diventa necessaria e doverosa sia nella formulazione del progetto individuale definito dall UVM, sia nella predisposizione, verifica e aggiornamento del PAI nell ambito dell equipe multidisciplinare della struttura per anziani non autosufficienti, con la presente si chiede di: 1. prevedere la figura professionale dello psicologo nella composizione dell equipe dell UVM e non solo quando l attività riabilitativa prevista dal progetto individuale richiede specificatamente un supporto psicologico; 2. prevedere la figura professionale dello psicologo nella composizione dell equipe multidisciplinare della RSA per la predisposizione, verifica e aggiornamento del piano assistenziale individualizzato; 3. prevedere la figura dello psicologo nell intervento riabilitativo e di sostegno psicologico delle persone anziane non autosufficienti 4. prevedere la figura dello psicologo per la formazione e supervisione del personale e per la consulenza e il sostegno ai familiari. In Italia la legislazione nazionale non prevede lo psicologo nei servizi agli anziani, mentre a livello regionale lo psicologo è presente a macchia di leopardo e nelle zone più virtuose. In Veneto per es. il Dgr n. 84 del 16-01-2007, in attuazione della legge regionale 16 agosto 2002 n. 22 dal titolo Standard relativi ai requisiti di autorizzazione all esercizio e accreditamento istituzionale dei servizi sociali e di alcuni servizi socio sanitari della Regione Veneto, prevede la presenza dello psicologo in quelle che ora si chiameranno Centro di Servizi per persone anziane. Significa che ogni casa di riposo del Veneto deve avere uno psicologo, con un monte ore di servizio settimanale in base al numero degli anziani ospitati. La legge citata pone tre anni come termine entro il quale le strutture si devono adeguare, pur non specificando il tipo di contratto che regolerà il rapporto tra psicologi e i Centri di Servizi. La DGR n. 29-29519 del 1.3.2000, nel definire i criteri di indirizzo per l adeguamento della DGR n. 41/95 a quanto previsto dal D.Lgs n. 229/99, stabilisce che gli standard organizzativi e gestionali per il funzionamento delle RSA devono tener conto anche dei bisogni psicologici degli
ospiti. Nella suddetta DGR n. 29/2000 viene specificato che i modelli organizzativi devono garantire l assistenza medica, l assistenza infermieristica, l assistenza diretta alla persona e gli interventi riabilitativi, includendo in questi ultimi anche il sostegno psicologico. La DGR n. 17-15226 del 30.3.2005 alla voce Attività di riabilitazione, mantenimento psicofisico, supporto psicologico professionale precisa che tale attività Viene garantita da figure dell area professionale non mediche [ ]. Gli interventi riabilitativi possono essere di tipo estensivo e/o di mantenimento e sono svolti da operatori dell area delle professioni della riabilitazione psicofisica e/o motoria e supporto psicologico professionale, in relazione alle necessità degli ospiti definite e quantificate nell ambito del progetto individuale e/o del relativo piano di assistenza. Già nel febbraio 2005 la SIGG ( Società Italiana di Gerontologia e Geriatria), in un documento sulle RSA preparato da una commissione presieduta da Antonio Guaita e già approvato dagli organi societari, afferma che le figure di tipo psicologico e animativo sono essenziali alla qualità di vita sia dei residenti, ma anche dei loro parenti e del personale di cura. Se ne raccomanda quindi la presenza.