Non era mai accaduto prima nella storia: il 10 dicembre una. Malala: il Nobel a una ragazza. oltre la notizia



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Malala: il Nobel a una ragazza Chiara Tintori Redazione di Aggiornamenti Sociali <chiara.tintori@aggiornamentisociali.it> Malala Yousafzai, 17 anni, pakistana, è stata insignita del premio Nobel per la pace per la sua lotta a favore del diritto all istruzione di tutti i bambini e le bambine, insieme all indiano Kailash Satyarthi, 60 anni, impegnato contro il lavoro minorile. Raccontando la storia di questa giovane, che non ha esitato a sfidare la morte pur di affermare ciò in cui crede, ci chiediamo quale messaggio consegna, in particolare alle giovani generazioni. E quali semi di speranza riesce a spargere in un mondo dove i diritti, troppo spesso, soccombono di fronte alle esigenze delle agende politiche? Non era mai accaduto prima nella storia: il 10 dicembre una diciassettenne riceverà il Nobel per la pace. Il Comitato per il Nobel norvegese ha infatti deciso di assegnare il prestigioso riconoscimento congiuntamente alla pakistana Malala Yousafzay e all indiano Kailash Satyarthi (60 anni) per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e per il diritto all istruzione di tutti i minori. «I bambini devono andare a scuola e non essere sfruttati economicamente si legge nel comunicato stampa del Comitato per il Nobel norvegese. Nei Paesi poveri del mondo, il 60% della popolazione attuale ha meno di 25 anni di età. Che i diritti dei bambini e dei giovani siano rispettati è un prerequisito per lo sviluppo globale di pace. Nelle zone di conflitto, in particolare, gli abusi 806 Aggiornamenti Sociali dicembre 2014 (806-811)

sui bambini portano al perpetuarsi della violenza generazione dopo generazione» 1. Kailash Satyarthi, attivista indiano contro il lavoro minorile, ha guidato varie forme di proteste pacifiche (è l ideatore della Global March against Child Labour) e ha contribuito allo sviluppo di importanti convenzioni internazionali sui diritti dei bambini; Malala Yousafzay, «nonostante la sua giovane età, ha già combattuto per diversi anni per il diritto delle bambine all istruzione, e ha anche dimostrato con l esempio che i bambini e i giovani possono contribuire a migliorare la propria situazione. Questo ha fatto nelle circostanze più pericolose. Attraverso la sua eroica lotta è diventata un portavoce di primo piano per i diritti delle bambine all istruzione» 2. Il Comitato per il Nobel norvegese considera molto importante che una musulmana e un indù, una pakistana e un indiano, siano associati in una lotta comune per l istruzione e contro l estremismo: «la lotta per i diritti dei bambini e degli adolescenti contribuisce alla realizzazione della fraternità tra le nazioni che Alfred Nobel cita nel suo testamento come uno dei criteri per il Premio Nobel per la Pace» 3. Tra l altro non è la prima volta che il Nobel per la pace viene conferito a due attivisti rivali o di due Paesi nemici (il Pakistan e l India), così come accadde nel 1993 con i sudafricani Nelson Mandela e Frederick de Klerk e l anno successivo con il palestinese Yasser Arafat e gli israeliani Shimon Peres e Yitzhak Rabin. Sono molteplici gli spunti di riflessione che un tale evento porta con sé, tuttavia in questa sede ci soffermeremo solo su Malala, in quanto è la più giovane vincitrice del Nobel nella storia, sulla relazione tra donne e diritto all istruzione e su quale eredità questo evento consegni oggi a tutto il mondo, anche laddove i diritti sono apparentemente al sicuro. Chi è Malala? Nata nel 1997 a Mingora, un piccolo villaggio pashtun nel nord del Pakistan, Malala trascorre l infanzia nella Valle dello Swat, nota per essere il rifugio dei talebani pakistani e il luogo dove Osama Bin Laden visse gran parte della sua latitanza. La vita di Malala, come quella di tanti altri bambini e bambine di quella regione del Pakistan, è segnata dall instabilità politica (dittatura militare prima e talebani poi), oltre che dai bombardamenti statunitensi dopo 1 The Norwegian Nobel Committee, The Nobel Peace Prize 2014 - Press Release, 12 novembre 2014, <www.nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/2014/press. html> (nostra trad.). 2 Ivi. 3 Ivi. Malala: il Nobel a una ragazza 807

il 2001. La sua infanzia è però condizionata positivamente da due figure, in particolare quella paterna: «L istruzione per lui era un grande dono dice Malala di suo padre. Era convinto che alla radice di tutti i problemi del Pakistan ci fosse l ignoranza, che portava la gente a eleggere e rieleggere dei cattivi amministratori, e pensava che la scuola dovesse essere alla portata di tutti, ricchi e poveri, maschi e femmine» 4. L altra persona che indirettamente ha ispirato il suo impegno come attivista per la difesa dei diritti delle donne è Benazir Bhutto: due volte Primo Ministro pakistano (1988-1990 e 1993-1996) e assassinata nel 2007. Quando, in occasione di un suo discorso all ONU nel luglio 2013, Malala ha indossato uno dei veli appartenenti alla Bhutto, si è sentita investita della sua eredità e responsabilità. Sostenuta dal papà, proprietario di scuole, a 11 anni Malala inizia a scrivere, per conto della BBC, un blog in urdu (la lingua ufficiale del Paese), nel quale documenta la vita quotidiana sotto il regime dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle donne. Il racconto della denuncia delle difficoltà e dei molteplici ostacoli per le donne pasthun a ricevere un educazione scolastica rendono Malala un obiettivo sensibile. Così il 9 ottobre 2012, all età di 15 anni, mentre si trova sul bus che la riporta a casa dopo la scuola, i talebani le sparano sul lato sinistro della fronte, ferendo anche altre sue amiche: «Pensavano che i proiettili ci avrebbero messe a tacere, ma hanno fallito. Anzi, dal silenzio sono spuntate migliaia di voci. I terroristi pensavano di cambiare i miei obiettivi e fermare le mie ambizioni. Ma nulla è cambiato nella mia vita, tranne questo: debolezza, paura e disperazione sono morte; forza, energia e coraggio sono nati» 5. Miracolosamente sopravvissuta all attentato, Malala viene trasferita in Gran Bretagna per ricevere le cure necessarie. Attualmente vive a Birmingham, frequenta regolarmente la scuola ma le è impossibile tornare in Pakistan a causa delle continue minacce alla sua vita. Nonostante l esilio, il suo impegno umanitario per il diritto all istruzione di tutti i bambini non è mai venuto meno. Grazie alla sua innata dote oratoria e a una maturità fuori dal comune Malala rappresenta un punto di riferimento e di speranza per le giovani generazioni che vivono in aree di crisi e di conflitto. 4 Le parole di Malala sono tratte dalla sua biografia, Yousafzai M. con Lamb C., Io sono Malala. La mia battaglia per la libertà e l istruzione delle donne, Garzanti, Milano 2013, p. 41. Le seguenti citazioni dal libro lungo il testo saranno indicate con il titolo tra parentesi e il numero di pagina. 5 Discorso di Malala Yousafzai all ONU, 12 luglio 2013, versione integrale in italiano disponibile in <www.famigliacristiana.it/articolo/il-testo-del-discorso-di-malalaall-onu.aspx>, di seguito citato come Discorso all ONU. 808 Chiara Tintori

Donne e diritto all istruzione Il diritto all istruzione è uno dei diritti fondamentali della persona, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani (art. 26) e reso giuridicamente vincolante dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Eppure nel mondo «ci sono ancora 57 milioni di bambini che non frequentano la scuola primaria, e di questi 32 milioni sono femmine. Ed è molto triste ricordare che proprio il mio Paese, il Pakistan, è uno dei peggiori: 5,1 milioni di bambini che non vanno nemmeno alle elementari anche se la nostra Costituzione dice che tutti i bambini hanno il diritto di frequentare la scuola. Abbiamo quasi 50 milioni di adulti analfabeti, due Il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali è un trattato dell ONU, adottato nel 1966 ed entrato in vigore nel 1976, sottoscritto e ratificato da tutti i Paesi aderenti all ONU. L art. 13 e l art. 14 riguardano espressamente il diritto all istruzione. terzi dei quali sono donne come mia madre. Le ragazze continuano a essere uccise e le scuole a saltare in aria» (Io sono Malala, p. 270). Quando nel 2009 in una parte del nord del Pakistan i talebani imposero alle ragazze il divieto di andare a scuola, «i miei genitori non suggerirono mai l idea che forse avrei fatto meglio a lasciare la scuola, mai nemmeno una volta. Anche se avevamo sempre amato la scuola, non ci eravamo resi pienamente conto di quanto fosse importante l istruzione prima che i talebani cercassero di togliercela. Studiare, leggere, fare i compiti non era solo un modo come un altro per passare il tempo, era il nostro futuro [ ]. Pensavamo che i talebani potevano prendersi le nostre penne e i nostri libri, ma non potevano impedire alle nostre teste di pensare» (ivi, p. 129). Nella regione dello Swat, dove è nata e cresciuta Malala, le donne non esercitano il diritto di voto, non possono uscire di casa da sole, le ragazze come lei che vanno a scuola vengono chiamate bufale e pecore, oltre a subire continue minacce. Nonostante questo clima sociale ostile, la giovane premio Nobel vive in un contesto familiare libero e molto religioso, dove neanche da adolescente le viene imposto di coprirsi il viso per uscire; respira quotidianamente aria di rispetto tra i generi (tra suo padre e sua madre e con i suoi due fratelli). L appello di Malala per l istruzione gratuita e obbligatoria delle donne raggiunge i vertici della politica internazionale: «invitiamo le nazioni sviluppate a favorire l espansione delle opportunità di istruzione per le ragazze nel mondo in via di sviluppo. Facciamo appello a tutte le comunità affinché siano tolleranti, affinché rifiutino i pregiudizi basati sulla casta, la fede, la setta, il colore, e garantiscano invece libertà e uguaglianza per le donne in modo che esse possano fiorire. Noi non possiamo avere successo se la metà del genere uma- Malala: il Nobel a una ragazza 809

no è tenuta indietro. Esortiamo le nostre sorelle di tutto il mondo a essere coraggiose, a sentire la forza che hanno dentro e a esprimere il loro pieno potenziale. [ ] Cerchiamo quindi di condurre una gloriosa lotta contro l analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. L istruzione è l unica soluzione. L istruzione è la prima cosa» (Discorso all ONU). Un seme di speranza Da più parti giungono ogni giorno segnali di eclissi dei diritti umani, specie nei confronti delle donne: molti fondamentalismi religiosi non cessano di arrestare e condannare donne e compiere esecuzioni su di loro solo perché hanno osato assistere a una partita di pallavolo o sono state sorprese a ballare; nello stesso Pakistan di Malala, una donna cristiana, Asia Bibi, è in carcere da circa 6 anni: su di lei incombe la condanna a morte con l accusa di blasfemia. Anche in Italia, molto vicino a noi, la cronaca nera porta frequentemente alla ribalta casi di femminicidi e violenze su bambine e ragazzine. Il conferimento di questo prestigioso riconoscimento internazionale a Malala suscita due interrogativi: che cosa significa per noi oggi che una diciassettenne vinca il premio Nobel per la pace? Che tipo di eredità consegna alle nuove generazioni? In primo luogo si tratta certamente di un esempio di come la promozione dei diritti umani non sia solo una disciplina relegata ai simposi di diritto internazionale, ma un concreto impegno quotidiano in cui ciascuno di noi può fare la sua parte, in qualunque contesto sociale anche il più ostile si trovi a vivere. La storia di Malala è fonte di incoraggiamento e speranza per tutte quelle persone che nel mondo stanno subendo ingiustizie e non hanno la possibilità, le condizioni o la forza di esprimersi. Malala ha pagato di persona: quanto siamo capaci di metterci in gioco per la difesa dei diritti dei più deboli, dei poveri, degli oppressi? Talvolta la tentazione di rinchiuderci nel nostro privato rischia di prendere il sopravvento perché le attuali forme di aggregazione e partecipazione sociale e politica (sindacati, partiti ecc.) non ci convincono a pieno. Non dimentichiamoci però che Malala ha iniziato a far sentire la sua voce di protesta da un blog! Secondo l esperienza di questa coraggiosa ragazza, il regime dei talebani si è potuto affermare nel nord del Pakistan perché le autorità governative nazionali e locali, così come la maggior parte della gente comune, non hanno opposto resistenza, non hanno fatto nulla, rimanendo a guardare «mentre i talebani diventavano nemici giurati delle arti, della cultura, della 810 Chiara Tintori

storia». Si sono portati via la storia di un popolo, mentre tutti pensavano che bisognasse imparare a convivere con loro (cfr Io sono Malala, pp. 109-110, passim). I talebani non sono solo una forza organizzata, sono una mentalità. In secondo luogo, il premio Nobel a Malala ci permette un accenno al rapporto tra religione e pace. Mentre i talebani interpretano deliberatamente il Corano in modo scorretto, «abusando della nostra religione» (p. 131), la religione, o più precisamente la fede, se correttamente intese, possono Muhammad Ali Jinnah (1876-1948) è considerato il padre fondatore del Pakistan. Fautore del laicismo politico, considerò l attività politica come prerogativa di una élite cui spettava il compito, mediante negoziati, di strappare sempre maggiori concessioni al Governo coloniale. Quando, il 14 agosto 1947, fu proclamata la nascita del Pakistan, ne fu il primo governatore generale. Bacha Khan (vero nome Abdul Ghaffar Khan, 1890-1988), politico e leader spirituale pakistano, è considerato il Gandhi musulmano, fautore dell opposizione non violenta all imperialismo britannico. costituire il motore ispiratore nella battaglia a favore non solo dell istruzione femminile, ma della pace, anche in contesti sociali e politici dove il fondamentalismo religioso ha ormai sfigurato qualunque regola di convivenza civile. Malala non ha mai accennato alla vendetta nei confronti di chi le ha sparato e nel suo discorso all ONU si fa interprete di una vocazione mondiale alla pace, proprio a partire dalle religioni: «Anche se avessi una pistola in mano e lui fosse in piedi di fronte a me, non gli sparerei. Questo è il sentimento di compassione che ho imparato da Maometto, il profeta della misericordia, da Gesù Cristo e Buddha. Questa è la spinta al cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammed Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti». In un momento storico in cui i diritti umani sono più veloci a sprofondare nell oblio che a entrare nell agenda politica internazionale, dove il realismo politico impone silenzio e accondiscendenza, dando di fatto un appoggio indiretto ai regimi che violano i più elementari diritti umani, il conferimento del Nobel per la pace alla giovane Malala è un piccolo ma prezioso seme di speranza. A noi il compito di farlo fiorire. Malala: il Nobel a una ragazza 811