Ceramiche medievali dallo scavo della torre degli Embriaci a Genova* prima metà del XII secolo - XIII secolo

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12. Ceramiche medievali dallo scavo della torre degli Embriaci a Genova* prima metà del XII secolo - XIII secolo * Le sedici ceramiche restaurate nell ambito di Restituzioni sono presentate in mostra insieme ad altri diciassette reperti restaurati provenienti dallo stesso contesto di scavo tecnica/ materiali ceramica tornita da mensa, dispensa e cucina dimensioni varie provenienza Mediterraneo collocazione Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Genova e le Province di Imperia, La Spezia e Savona, depositi scheda storico-artistica Fabrizio Benente, Eleonora Fornelli relazione di restauro Giuseppina Bertolotto restauro Docilia di Bertolotto C&G, Torino con la direzione di Lorenza Panizzoli (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Genova e le Province di Imperia, La Spezia e Savona) indagini Eleonora Fornelli (rilievi), Claudio Capelli (indagini archeometriche) Scheda storico-artistica Catalogo dei sedici reperti Ceramica da mensa 1. Fiaschetta/boccale. Ceramica invetriata policroma. Area islamica (Al Andalus/Marocco), prima metà del XII secolo. Diam. piede 7,6 cm, diam. bocca 4,8 cm, alt. 25,8 cm. Alto collo a clessidra su corpo globulare. Ansa a nastro ripiegata a orecchio con bugna applicata. Piede a disco concavo. Invetriatura cavillata bicroma verde e gialla. Impasto 2.5YR, 6/6, molto duro (RCGE 99447). 2. Catino/coperchio. Ceramica decorata a cobalto e manganese su smalto bianco. Tunisia, ultimo quarto del XII-XIII secolo. Diam. orlo 29,4 cm. Orlo piano e parete carenata, leggermente svasato. Rivestimento in smalto stannifero biancastro. Presso l orlo fascia decorata a motivi pseudo-epigrafici in bruno e blu. Impasto 10YR 8/3, duro (RCGE 99192). 3. Piatto. Ceramica invetriata monocroma verde. Spagna meridionale/maghreb, seconda metà del XII - XIII secolo. Diam. sup. 26,4 cm, diam. inf. 7 cm, alt. 5,5 cm. Breve tesa, orlo a fascia e ingiro rilevato su piede ad anello. All interno vetrina opaca verde, marroncina all esterno. Tracce di distanziatore a zampa di gallo nel cavetto. Impasto molto duro 2.5YR 5/8 (RCGE 98956). 4. Scodella. Ceramica invetriata monocroma verde. Spagna meridionale/maghreb, seconda metà del XII - XIII secolo. Diam. sup. 17,3 cm, diam. inf. 5,2 cm, alt. 5,8 cm. Tesa confluente e bordo arrotondato su piede ad anello. Vetrina dal verde scuro al verde oliva, non uniforme. Segni di distanziatore a zampa di gallo nel cavetto. Impasto molto duro dal 5YR 4/4 al 5YR 6/6 (RCGE 98971). 5. Scodella. Ceramica invetriata monocroma verde. Spagna meridionale/maghreb, seconda metà del XII - XIII secolo. Diam. sup. 17 cm, diam. inf. 6,3 cm, alt. 5,4 cm. Tesa confluente e bordo arrotondato su piede ad anello. Vetrina interna opaca verde scuro, esterna giallo ocra, non uniforme. Tracce di aderenze e deformazioni da cottura lungo l orlo. Impasto molto duro 2.5YR 4/8 (RCGE 98970). 6. Scodella. Ceramica ingobbiata monocroma verde. Liguria, o Mediterraneo orientale, fine del XII - XIII secolo. Diam. sup. 18,2 cm, diam. inf. 6,2 cm, alt. 6,3 cm. Tesa confluente, bordo a fascia e ingiro rilevato su piede ad anello. All interno vetrina verde scuro, aderente, su strato d ingobbio rosato. Impasto duro 5YR 6/8 (RCGE 98897). 7. Scodella. Ceramica ingobbiata monocroma verde. Liguria o Mediterraneo orientale, fine del XII -XIII secolo. Diam. sup. 19,4 cm, diam. inf. 6,3 cm, alt. 6,3 cm. Breve tesa confluente, bordo a fascia e ingiro rilevato su basso piede ad anello. Vetrina interna verde opaca, esterno privo di rivestimento con colature di ingobbio e graffito a croce eseguito a crudo. Tracce di distanziatore a zampa di gallo nel cavetto. Impasto duro dal 7.5YR 7/4 al 7.5YR 8/3 (RCGE 98887). 8. Piatto. Ceramica ingobbiata Area di scavo e sezione stratigrafica del basamento della torre degli Embriaci a Genova

Dopo il restauro

monocroma verde. Liguria (centro di produzione non determinato), XIII secolo. Diam. sup. 16,6 cm, diam. inf. 5,3 cm, alt. 3,7 cm. Breve tesa con bordo a fascia e ingiro rilevato su piede ad anello. All interno, vetrina verde uniforme e poco aderente su ingobbio. Esterno privo di rivestimento con tracce di fumigazione. Graffito a X realizzato a crudo sulla superficie esterna del piede. Impasto duro 5YR 5/6 (RCGE 98879). 9. Catino troncoconico. Graffita arcaica tirrenica, tipo monocromo. Savona, XIII secolo. Diam. orlo 24 cm, diam. piede 8,1 cm, alt. 11,6 cm. Parete carenata con orlo indistinto su piede ad anello. All interno vetrina giallina su ingobbio bianco. Decoro zoomorfo (pesce) nel cavetto e fascia con motivo a onde lungo l orlo. Impasto duro 2.5YR 5/8 (RCGE 99287). 10. Scodella emisferica. Graffita arcaica tirrenica. Liguria (centro di produzione non determinato), XIII secolo. Diam. sup. 17,2 cm, diam. inf. 5,4 cm, alt. 7,1 cm. Breve tesa confluente, bordo a fascia e ingiro rilevato su piede ad anello. Ingobbio color cuoio e vetrina incolore. Sulla tesa decoro a quadranti e spirali. Tracce di distanziatore a zampa di gallo e vetrina stracotta in fase di produzione. Impasto duro 10YR, 8/4 (RCGE 99272). 11. Scodella. Protomaiolica. Liguria (centro di produzione non determinato), XIII secolo. Diam. Prima e dopo il restauro, fiaschetta/ boccale (RCGE 99447 [n. 1]) orlo 19,4 cm. Breve tesa confluente con orlo a fascia e ingiro rilevato. Rivestimento di smalto stannifero su ingobbio bianco. Sulla tesa decoro in bruno e verde ad archetti intrecciati, nel cavetto possibile motivo zoomorfo. Impasto tenero 10YR 8/4 (RCGE 99352). 12. Scodella. Ceramica ingobbiata monocroma. Liguria (centro di produzione non determinato), XIII secolo. Diam. sup. 15,8 cm, diam. inf. 5,2 cm, alt. 5,8 cm. Breve tesa confluente, bordo a fascia e ingiro rilevato, basso piede ad anello. Rivestimento interno a vetrina giallina su ingobbio bianco. Esterno privo di rivestimento con colature e macchie di ingobbio. Prima e dopo il restauro, catino/coperchio (RCGE 99192 [n. 2]) Nel cavetto tracce di distanziatore a zampa di gallo. Impasto duro 7.5YR 7/4 (RCGE 99122). Ceramica da dispensa e da cucina 13. Boccale trilobato. Ceramica priva di rivestimento. Pisa, prima metà del XIII secolo. Diam. inf. 11 cm, alt. 22,4 cm. Orlo arrotondato e ispessito, collo cilindrico e ansa a nastro non complanare. Corpo ovoidale con fondo apodo. Superficie esterna polita con schiarimento superficiale, fumigata nella parte inferiore. Impasto duro dal 10YR 7/4 al 2.5YR 7/8 (RCGE 99375). 14. Boccale trilobato. Ceramica a vetrina sparsa o a macchia. Liguria occidentale, Spagna, Provenza o area Egeo-anatolica, seconda metà del XII - inizi del XIII secolo. Diam. inf. 8,7 cm, alt. 24,1 cm. Orlo arrotondato, collo cilindrico e ansa a nastro non complanare. Corpo globulare con fondo piano irregolare. Vetrina esterna a macchia di colore marrone, concentrata su piede e fondo. Tracce di fumigazione sulla parte anteriore. Impasto tenero 2.5YR 6/8 (RCGE 99386). 15. Boccale trilobato. Ceramica a vetrina sparsa o a macchia. Liguria occidentale, Spagna, Provenza o area Egeo-anatolica, seconda metà del XII - inizi del XIII secolo. Diam. inf. 7,2 cm, alt. 17,6 cm. Orlo arrotondato, collo troncoconico e ansa a nastro non complanare. Corpo globulare con fondo piano apodo.

Prima e dopo il restauro, piatto (RCGE 98956 [n. 3]) Prima e dopo il restauro, scodella (RCGE 98971 [n. 4]) Dopo il restauro, scodella (RCGE 98971 [n. 4]) Vetrina esterna a macchia marrone, concentrata su ansa e ventre. Tracce di fumigazione sulla parte anteriore. Impasto 5YR 5/8, duro (RCGE 99387). 16. Boccale trilobato. Ceramica a vetrina sparsa o a macchia. Liguria occidentale, Spagna, Provenza o area Egeo-anatolica, seconda metà del XII - inizi del XIII secolo. Diam. inf. 8 cm, alt. 22,5 cm. Orlo indistinto, collo cilindrico e ansa a nastro non complanare. Corpo globulare con fondo apodo irregolare, leggermente concavo. Gocce di vetrina marrone all esterno. Solcature al tornio presso spalla e ventre. Impasto duro 2.5YR 5/8 (RCGE 99385). E.F. Le ceramiche della torre degli Embriaci Lo scavo del basamento della torre della famiglia Embriaci ubicata a Genova sulla collina di Castello ha restituito un contesto archeologico di primaria importanza per lo studio della circolazione della ceramica d importazione e di produzione locale in Liguria tra gli inizi dell XI e la seconda metà del XIII secolo. I dati di scavo (Melli, Boato 2016) e i materiali sono stati presentati in maniera preliminare in diverse sedi (Benente 2011; Benente 2016; Benente 2017), anche se lo studio dei reperti ora agevolato dai nuovi restauri prosegue per giungere a un edizione finale, arricchita da elaborazioni

Prima e dopo il restauro, scodella (RCGE 98970 [n. 5]) Dopo il restauro, scodella (RCGE 98970 [n. 5]) Prima del restauro, scodella (RCGE 98897 [n. 6]) Dopo il restauro, scodella (RCGE 98897 [n. 6]) Dopo il restauro, scodella (RCGE 98897 [n. 6])

Prima e dopo il restauro, scodella (RCGE 98887 [n. 7]) Dopo il restauro, scodella (RCGE 98887 [n. 7]) di tipo quantitativo e dalle analisi archeometriche dei corpi ceramici e dei rivestimenti. Si tratta di indagini attualmente in corso in un quadro di fattiva collaborazione tra Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Liguria e Università di Genova. In mostra è presentata una selezione di trentatré reperti che sono stati recentemente ricomposti e restaurati sedici dei quali nell ambito di Restituzioni e che erano in buona parte inediti. Il contesto di scavo Il deposito archeologico era costituito da numerosi strati di discarica, ricchi di materiali ceramici, vetri, resti di pasto, resti lignei e vegetali. Il primo strato accumulatosi sulla pavimentazione interna della torre era composto da un alta percentuale di detriti edilizi frammisti a rifiuti domestici. Lo studio delle ceramiche e dei vetri permette di circoscriverne la cronologia tra la seconda metà dell XI e la prima metà del XII secolo, e la provenienza da varie aree del Mediterraneo. La porzione inferiore del deposito era sigillata da una sottile crosta di guano che indicherebbe una fase di abbandono della torre, cui seguì un nuovo e più consistente apporto di rifiuti. La porzione superiore del deposito, databile tra la seconda metà del XII e la metà/terzo quarto del XIII secolo, è costituita da un accumulo di rifiuti domestici progressivo, con discarica e sversamento del materiale in uno spazio chiuso accessibile solo dall alto. Il contesto acquisisce ulteriore interesse in quanto interamente riferibile al consumo domestico della curia Embriacorum, ossia dell insediamento urbano fortificato di una delle più importanti famiglie aristocratiche e mercantili genovesi (Airaldi 2006, pp. 16-21). Le dotazioni da mensa, da cucina e da dispensa Il deposito ha restituito un considerevole quantitativo di vasellame ceramico (almeno quattrocento individui stimati) relativo alla dotazione della mensa, della cucina e della dispensa. Alcuni oggetti risultavano interi, mentre altri erano ampiamente ricomponibili da frammenti (Melli, Benente 2006). I materiali che provengono dai livelli più antichi non sono numerosi, ma forniscono indicazioni molto significative sulla cronologia, sulle aree di provenienza e sulle scelte di approvvigionamento: si tratta di ceramiche da mensa prodotte in Siria, Libano, Egitto, Tunisia e nell al-andalus (Maghreb) tra la fine dell XI e i primi decenni del XII secolo. In alcuni casi si tratta di tipologie ceramiche documentate per la prima volta in Liguria (Benente 2016, pp. 116-118). Tra gli oggetti in mostra riferibili alle fasi iniziali si segnala: un esemplare di ceramica tipo Cuerda seca total (RCGE 99225), databile all XI - prima metà del XII secolo con ampi confronti nelle produzioni andaluse (Déléry 2006, pp. 183-193). Sempre al Mediterraneo occidentale islamico appartiene la forma chiusa di ceramica invetriata (RCGE 99447, n. 1) con confronti generici per rivestimento e forma (redomas, jarras) con reperti dell al- Andalus meridionale. I frammenti di un piatto di ceramica smaltata monocroma (RCGE 99484) sono riconducibili alle produzioni a impasto siliceo siriane e/o egiziane, databili tra la fine dell XI e l inizio del XII secolo (Berti, Giorgio 2010, pp. 48-58; Vezzoli 2015, pp. 197-215). Una coppa su piede in vetro verde-giallo (RCGE 104766) completa il quadro della dotazione della mensa, confermando che i reperti sono indice di un consumo privilegiato, forse direttamente riconducibile alla famiglia Embriaci e alla loro capacità di approvvigionarsi di oggetti rari ed esotici provenienti dai mercati oltremarini. La seconda sequenza di strati di discarica, con reperti databili tra

Prima e dopo il restauro, piatto (RCGE 98879 [n. 8]) l ultimo quarto del XII e la metà/ terzo quarto del XIII secolo, ha restituito un considerevole numero di oggetti ceramici. La dotazione della mensa è testimoniata da un grande numero di forme aperte di ceramica invetriata, smaltata e ingobbiata monocroma, che rientrano in diverse tipologie note in Liguria per il XII - metà XIII secolo e offrono la testimonianza di un preciso gusto per il vasellame verde, prima importato e poi prodotto localmente (Cabona, Gardini, Pizzolo 1986, pp. 461-464; 469-470: Gardini 1993, pp. 54-56; Benente 2010a, p. 61). Un gruppo di piatti e scodelle (RCGE 98971, RCGE 98970 [nn. 4-5]) di ceramica invetriata monocroma con vetrina verde all interno e incolore all esterno, probabilmente prodotto nell al-andalus meridionale, risulta noto in contesti liguri e toscani di XII-XIII secolo (Berti, Giorgio 2010, pp. 45-46; Benente 2017, pp. 24-25). Alcuni piatti con bordo a fascia presentano caratteristiche d impasto del tutto simili ai precedenti e medesimo trattamento delle superfici (RCGE 98956, n. 3). Si può ipotizzare una provenienza dalla Spagna meridionale o dal Maghreb. Ugualmente numerose le ceramiche ingobbiate monocrome verdi che precedono e poi accompagnano la presenza della graffita arcaica tirrenica savonese (RCGE 98897, RCGE 98887, RCGE 98879 [nn. 6-8]). Si tratta di piatti e scodelle, spesso con una caratteristica tesa a rialzi marcati, cavità a calotta e piede ad anello (Capelli et al. 2001, pp. 28-29, gruppo 4, fig. 2). L esterno è quasi sempre privo di rivestimento, ma spesso sono presenti caratteristiche colature e macchie di ingobbio. Lo studio di questi reperti è ora accompagnato dall avvio di una sistematica campagna di studio archeometrico degli impasti. Le prime attestazioni di ingobbiate monocrome verdi raggiunsero Pisa e Genova nel primo quarto del XII secolo, mentre una decisiva crescita del fenomeno di importazione è testimoniata nell ultimo quarto del XII e nei primi decenni del XIII secolo. In questa fase comincia una produzione ligure (Capelli et al. 2001, pp. 25-35; Palazzi et al. 2003, pp. 183-242; Benente 2011). Un ruolo particolare dovevano avere le forme aperte di ceramiche decorate a cobalto e manganese (RCGE 99185-87, RCGE 99192 [n. 2], RCGE 99190, rcge 99191, RCGE 99188). Si tratta di una produzione della regione di Cartagine/Tunisi, databile tra l ultimo quarto del XII secolo e il quinto/ sesto decennio del XIII secolo, molto diffusa nei contesti altotirrenici (Berti, Giorgio 2010, Dopo il restauro, piatto (RCGE 98879 [n. 8]) p. 39) e ampiamente documentata in Liguria (Benente et al. 2002; Benente 2011). Questa classe ceramica poteva garantire un servizio da mensa completo di forme aperte a uso collettivo e individuale e forme chiuse. Nel riempimento della torre Embriaci, questo tipo di ceramica compare in contesti che precedono e, poi, accompagnano la diffusione della graffita arcaica tirrenica e delle ceramiche ingobbiate monocrome. Un nucleo di reperti ben individuabile come servizio da tavola è costituito da almeno dodici forme aperte, smaltate e decorate a lustro metallico. Si tratta di piatti e scodelle su piede ad anello (Benente 2016, pp. 124-126), tra cui spicca un pezzo decorato da una figura con turbante (RCGE 99162). Alcuni confronti con bacini murati presenti in Italia (Berti, Giorgio 2010, bacino n. 361) e in Francia (Amouric et al. 2010, pp. 286-287, fig. 5) indirizzano la datazione di questo nucleo di reperti alla prima metà del XIII secolo e suggeriscono una provenienza dall al- Andalus. Il quadro delle ceramiche da mensa rinvenute nella torre Embriaci è completato dalle produzioni di graffita arcaica tirrenica (Gardini, Benente, Sfrecola 1993, pp.13-23; Capelli et al. 2002; Benente 2010a, pp. 65-66). L intro-

Prima e dopo il restauro, catino troncoconico (RCGE 99287 [n. 9]) Prima e dopo il restauro, scodella emisferica (RCGE 99272 [n. 10]) Dopo il restauro, scodella emisferica (RCGE 99272 [n. 10]) duzione nelle manifatture savonesi di tecniche produttive complesse, basate sull utilizzo dell ingobbio, della decorazione graffita in verderamina e giallo-ferraccia sembra inquadrarsi alla fine del XII secolo (Varaldo 2001). In questo periodo Savona potrebbe configurarsi come centro importatore di ceramica, di ceramisti e di tecnologie (Berti, Gelichi 1995, pp. 421-423). I prodotti savonesi diventano presto oggetto di commercio ed esportazione e, nella prima metà del Duecento, sono già presenti in Toscana, Provenza, Sardegna, Corsica, Lazio, Sicilia, nel Nord Africa e sulle coste del Mar Nero (Varaldo 1997; Benente 2011, pp. 69-73). Nei contesti della torre degli Embriaci la graffita arcaica tirrenica appare in un momento successivo rispetto alle ceramiche invetriate e ingobbiate monocrome. Esistono, inoltre, altri elementi da prendere in considerazione. Accanto a prodotti graffiti caratterizzati da impasto, forma e motivi decorativi tipicamente savonesi (RCGE 99287 [n. 9]) sono presenti alcune graffite arcaiche tirreniche (RCGE 99232) che, insieme a produzioni di protomaioliche liguri e ingobbiate monocrome verdi (ad esempio RCGE 98887 [n. 7]), possiamo definire

Prima e dopo il restauro, scodella (RCGE 99352 [n. 11]) Prima e dopo il restauro, scodella (RCGE 99122 [n. 12]) atipiche, in quanto presentano caratteristiche di impasto e decoro diverse rispetto alla normale produzione di XIII secolo (Benente 2016, p. 129, figg. 33-34). Risulta, ad esempio, particolare la presenza di un gruppo di piatti e scodelle monocrome con graffita una croce astile, o croce greca con estremità svasate, assai simile a quella templare (RCGE 99124). Si tratta di un motivo decorativo finora non documentato, che può essere frutto di una precisa committenza degli Embriaci. Queste ceramiche compaiono nei contesti che chiudono l immondezzaio, ossia negli strati di formazione più recente della seconda metà/ultimo quarto del XIII secolo. Gli impasti sono simili a quelli della protomaiolica ligure e di alcune ingobbiate monocrome con vetrina di colore giallo (RCGE 99122 [n. 12]). Nel butto sono presenti alcuni esemplari della cosiddetta protomaiolica ligure (RCGE 99364, RCGE 99352 [n. 11]). Si tratta di una produzione di ceramiche smaltate e dipinte che associano l uso dell ingobbio all utilizzo di un rivestimento stannifero (Benente 2010a, pp. 69-72; Benente 2010b, p. 71, fig. 8; Benente 2016, pp. 35-37, 130). L analisi delle decorazioni rimanda ai mo- Dopo il restauro, scodella (RCGE 99122 [n. 12])

Prima e dopo il restauro, boccale trilobato (RCGE 99375 [n. 13]) Prima e dopo il restauro, boccale trilobato (RCGE 99386 [n. 14]) tivi della graffita arcaica tirrenica e della protomaiolica tipo Gela, diversamente elaborate dagli artigiani applicando la tecnica del graffito e quella del disegno. L area di distribuzione dei prodotti è quella alto tirrenica, ma la maggior parte dei reperti provengono dalla Liguria. Tuttavia le indagini archeometriche sulla protomaiolica ligure sono approdate alla conclusione che il prodotto risulta differente dalle graffite arcaiche tirreniche e dalle restanti tipologie ingobbiate savonesi del XIII secolo (Maggi et al. 2008, p. 192). Le analisi mineralogiche condotte in questa occasione individuano un impasto non assimilabile a quello tipico delle produzioni savonesi, ma analogo a quello documentato per alcune ingobbiate e graffite atipiche del contesto in esame. Si pone, quindi, il problema della presenza di un gruppo di oggetti di probabile produzione ligure, ma non ascrivibili alle manifatture savonesi tipiche. In sostanza, Savona può non essere l unico centro di produzione ligure attivo nel XIII secolo, anche se è sicuramente quello che realizza con il tempo il monopolio della produzione ceramica regionale. Il quadro della dotazione della mensa del XIII secolo è completato dalla presenza di una bottiglia di vetro con una filettatura a spirale in vetro blu sul collo (RCGE 104765). Tra le ceramiche da dispensa è esposto un anforotto apodo (RCGE 99443) datato al XIII secolo (tipo IV, Gunsenin 1989, pp. 274-275). Scavi subacquei condotti in Crimea (Novy Svet) e nel Mar di Marmara hanno evidenziato la presenza di questi recipienti denominati table amphora nella dotazione di bordo: datati alla prima metà del XIII secolo, erano utilizzati per la conservazione e la mescita di acqua e vino. Le ceramiche pertinenti alla dotazione della cucina sono testimoniate da tegami invetriati e da alcune forme chiuse, acrome o con vetrina sparsa e a macchie. In mostra sono esposti tre esempi di boccali trilobati (RCGE 99386, RCGE 99387, RCGE 99385 [nn. 14-16]), provenienti da contesti della seconda metà del XII - prima metà del XIII secolo (Benente 2011, p. 29, fig. 3; Benente 2016, pp. 120-121, figg. 13-14). Le analisi degli impasti non escludono una possibile produzione della Liguria occidentale, spagnola, provenzale o, più difficilmente, dall area Egeoanatolica (Baldassarri 2017, gruppo A4). In alcuni casi sotto al versatoio sono presenti tracce di

Prima e dopo il restauro, boccale trilobato (RCGE 99386 [n. 14]) Prima e dopo il restauro, boccale trilobato (RCGE 99385 [n. 16]) esposizione al fuoco che indicano la pratica di scaldarne il contenuto. Data l estrema scarsità di forme chiuse pertinenti ad altre tipologie ceramiche, questi boccali potevano essere utilizzati anche per la mescita dell acqua o del vino sulla mensa. Una brocca di ceramica priva di rivestimento (RCGE 99375 [n. 13]) proviene da contesti di prima metà del XIII secolo e può essere ricondotta alle produzioni di brocche depurate pisane databili tra la metà del XII - terzo quarto del XIII secolo (Berti, Gelichi 1995; Giorgio, Trombetta 2008). I tegami da fuoco sono numerosi, presentano prese esterne a pinolo, a bugna semplice o doppia, sono rivestiti all interno da vetrine piombifere, mentre l esterno risulta privo di rivestimento e presenta tracce di fumigazione. Lo studio degli impasti ceramici ha indicato la presenza di gruppi minero-petrografici distinti: accanto a una sicura produzione ligure (RCGE 99028), databile dalla fine del XII al XIII secolo (Baldassarri 2017, p. 58, gruppo 5), si segnala un gruppo di recipienti con caratteristiche d impasto ben definite e diffusione nota in Liguria, Spagna (Barcellona, Maiorca), Provenza (Marsiglia), Pisa e nel Mediterraneo orientale (Baldassarri 2017, gruppo A1-2). A questo gruppo è riferibile un tegame esposto in mostra, integralmente ricomposto (RCGE 99090) databile alla metà del XIII secolo. Nella cucina trovava sicuramente posto anche un grande contenitore (RCGE 99226) di pietra ollare riferibile al tipo dei talcoscisti delle Alpi centrali. Il pezzo presenta numerosi fori di restauro antico, con cuciture eseguite a filo di rame. Ne consegue che, dopo la prima rottura e una successiva riparazione, la pentola continuò a essere utilizzata in virtù della sua non facile reperibilità (Palazzi et al. 2003, pp. 225-226). Chiude la raccolta una lucerna su piede (candil de pie alto) di ceramica invetriata monocroma (RCGE 99446), prodotta nei centri di Barcellona, Maiorca, Valencia o Murcia nel XIII secolo (Azuar 1985, pp. 80-81, figg. 123-125; Coll Conesa 2009, p. 50, fig. 94). F.B. Bibliografia Inediti.

1. Durante il restauro, pulitura 2. Durante il restauro, pulitura 3. Durante il restauro, pulitura 4. Durante il restauro, integrazione Relazione di restauro I reperti della torre degli Embriaci, già provenienti da scavo, sono stati preliminarmente sottoposti a un primo intervento di disamina dei frammenti, finalizzato al riconoscimento delle pertinenze ai singoli oggetti. Successivamente si è proceduto alla pulitura delle superfici e alla rimozione dei residui del terreno di giacitura e delle incrostazioni attraverso tamponi di una soluzione di acqua demineralizzata e alcol etilico. Le incrostazioni sono state rimosse meccanicamente con spazzolini, o a bisturi sotto microscopio stereoscopico (figg. 1-3). In alcuni casi particolari si sono rese necessarie applicazioni localizzate di formulato AB57 per coadiuvare la rimozione delle incrostazioni più tenaci. Le applicazioni sono state sempre seguite da impacchi ripetuti di acqua demineralizzata veicolata da polpa di carta. In generale il corpo ceramico e i rivestimenti si presentavano in condizioni di conservazione discrete, pertanto il consolidamento è stato limitato alle aree di rivestimento maggiormente degradate ed è stato effettuato con l applicazione a pennello di Paraloid B 72 al 3% in acetone. La ricomposizione dei frammenti è avvenuta generalmente con adesivo polivinilbutirrolico (Movithal B 60 HH) in alcol etilico puro, facilmente reversibile nello stesso solvente o in acetone. Al termine dell intervento di ricomposizione i reperti si presentavano ampiamente lacunosi. Poiché l intervento di restauro era finalizzato anche a una destinazione espositiva dei reperti ed era quindi prioritario un recupero della continuità delle forme, finalizzato alla loro completa leggibilità, si è ritenuto necessario un esteso intervento di integrazione delle lacune. L impostazione metodologica è stata pertanto quella di completare, o ricostruire le forme in tutti i casi in cui era possibile in ragione delle parti originali testimoniate. In alcuni casi anche i frammenti pertinenti, ma privi di attacco effettivo, sono stati posizionati con le integrazioni, attraverso i riferimenti desunti dalle forme e dalle decorazioni e con il supporto dei rilievi grafici. Le integrazioni sono state realizzate con stucco Polyfilla, caricato con pigmenti naturali per ottenere una colorazione simile a quella del corpo ceramico privo del rivestimento (fig. 4).

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