WALTER TOBAGI. un mestiere che resta duro, artigianale, nonostante l applicazione delle tecnologie più moderne GIORNALISTA



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Transcript:

WALTER TOBAGI un mestiere che resta duro, artigianale, nonostante l applicazione delle tecnologie più moderne GIORNALISTA Associazione lombarda dei giornalisti Provincia di Milano

Dal Parini al Corriere della Sera Gli scritti di Walter Tobagi testimone della nostra storia Walter Tobagi nasce in Umbria nel marzo 1947 a San Brizio, frazione di Spoleto. Il padre è ferroviere. La famiglia si trasferisce al Nord negli anni 50, e va ad abitare a Cusano Milanino. Quando viene assassinato il 28 maggio 1980 ha 33 anni. È presidente dell Associazione Lombarda dei Giornalisti e articolista di prima pagina al CORRIERE DELLA SERA. Posizione raggiunta dopo una gavetta che ha radici nell adolescenza. Al Parini, il liceo di Milano, comincia a scrivere articoli di attualità a 16 anni sulla ZANZARA. Segue di poco la collaborazione con il settimanale sportivo MILANINTER. A 19 anni è al mensile SCIARE, e ne diventa caporedattore. A 21 anni è praticante all AVANTI!. Poi lavora ad AVVENIRE, CORRIERE DI INFORMAZIONE e CORRIERE DELLA SERA, dove giunge nel 1976. Integra la vocazione di cronista con quella di studioso. Scrive libri e saggi sui marxisti leninisti, lo squadrismo fascista degli anni 20, l attentato a Togliatti, il potere dei sindacati confederali, Achille Grandi, Mario Borsa direttore del Corriere dopo la Liberazione. Questo volume raccoglie parte dei suoi scritti: dagli esordi fino alle opere storiografiche e ai servizi da inviato. Scritti realizzati con la pazienza e l umiltà di documentarsi, vedere e ascoltare. Alcuni sono attualissimi, tanto da apparire persino profetici. Abbiamo voluto raccoglierli per offrire a tutti la possibilità di conoscere l opera di un uomo vittima della barbarie terroristica; che ha ucciso lui, ma non ha cancellato il suo esempio di capacità, di lavoro, di libertà.

Associazione lombarda dei giornalisti - Provincia di Milano Milano 28 maggio 1980 Milano 28 maggio 2005

Un ringraziamento particolare all Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani per il contributo determinante dato alla realizzazione di tutte le iniziative legate al venticinquesimo anniversario della morte di Walter Tobagi. Grazie anche al vicepresidente dell Associazione Lombarda dei Giornalisti Paolo Chiarelli, che ha coordinato il lavoro degli autori del libro e l organizzazione della manifestazione. Grafica di Franco Malaguti e Marco Micci Revisione testi di Luca Paolo Claudio Stampato dalla Milano Stampa di Farigliano (Cuneo) Anno 2005

a cura di Giuseppe Baiocchi e Marco Volpati WALTER TOBAGI GIORNALISTA con la collaborazione di Andrea Sparaciari

Cade quest anno, il 28 maggio, il 25 anniversario della morte di Walter Tobagi, assassinato dai terroristi a soli 33 anni. Un giornalista di rango, che nella sua purtroppo breve esistenza ha lasciato un segno. Il segno di chi ha saputo raccontare la realtà con la concretezza del cronista e la finezza del politologo. Un uomo che non aveva paura di cercare la verità, dovunque si trovasse, qualunque fosse, senza restare intrappolato in facili schematismi semplificatori, senza mai lasciarsi sopraffare dalla retorica. La sua ricerca della verità si faceva metodo, e come disse Leonardo Sciascia proprio per questo metodo fu ucciso. Perché, pur senza mai strillare seppe vedere, capire anni tragici, seppe capire che il terrorismo era il tarlo più pericoloso per il Paese e per la democrazia. Tobagi era un riformista e per questo, come più tardi Ezio Tarantelli, Massimo D Antona, e Marco Biagi, il peggior nemico della follia terrorista. Un nemico pacato e ragionevole ma proprio per questo più temibile. A25 anni dalla quella tragica, fredda mattina di maggio sentiamo ancora la sua mancanza. Se oggi fosse tra noi ci aiuterebbe a capire i mutamenti della nostra epoca. Il suo sguardo ancora una volta ci aiuterebbe a rendere più nitide le immagini del nostro presente, a muoverci nella complessità che rischia talvolta di confondere. Per questo lo vogliamo ricordare con rimpianto, ma anche con la certezza che il suo insegnamento, il suo metodo, non sono andati persi e ci accompagnano ogni giorno. Filippo Penati Presidente della Provincia di Milano

Un giornalismo forte, libero, pluralistico, capace di svolgere una funzione seriamente critica. Un sindacato non ideologico, non condizionato o condizionabile dai partiti, democratico al suo interno, in grado di prefigurare il futuro del sistema informazione e perciò di guidare i giornalisti attraverso le nuove frontiere dell editoria, tutelandoli, mantenendone la centralità nelle redazioni. Erano gli anni Settanta. E in un panorama già sconvolto dalla violenza che chiamava altra violenza, queste erano le idee di Walter Tobagi. Idee ragionevoli che pure, ad alcuni, dovevano apparire destabilizzanti. Certo, la loro traduzione in pratica presupponeva una contrapposizione senza tentennamenti ai poteri forti, palesi e occulti, al totalitarismo, alla sudditanza, alla giustificazione di situazioni ingiustificabili. Nei giornali e nel sindacato. Un po come dire le carte sono logore, cambiamo il mazzo. Come? Un credo aveva questo giovane intellettuale catturato dal giornalismo: osservare, riflettere, comprendere. Poi agire. E osare, con l arma principe della democrazia, la dialettica. Ha osato, Walter Tobagi. Ha raccolto consenso diventando il leader di un drappello di giornalisti che, come lui, non volevano essere omologati, credevano nella professionalità e in un sindacato in grado di dialogare e confrontarsi con il potere, restandone ben distante. No al compromesso, no alla cogestione. Insieme sarebbero scesi in campo e avrebbero dato vita a Stampa Democratica, una nuova componente del sindacato che si poneva fuori dagli schemi precostituiti, Destra, Sinistra, o con l una o con l altra. Si demoliva, con la ragione e i comportamenti, un assunto imperante: chi non è con me è contro di me. Un nemico. Da combattere ad armi pari per alcuni, da abbattere per altri. Furono gli altri a prendere il sopravvento.

E lui, il cronista-intellettuale, mite eppure determinato, fu abbattuto. Diceva nel 1978 in una relazione sindacale: Possiamo annoverare i terroristi tra quelli che si propongono di far tacere, o almeno intimorire, la stampa. Sarebbe sciocco ignorare questa realtà, ma non possiamo nemmeno farci impaurire. Dev essere chiaro che i giornalisti non vanno in cerca di medaglie, non ambiscono alla qualifica di eroi; però non accettano avvertimenti mafiosi. La risposta, ancora una volta, Tobagi la indicava nel rispetto delle regole democratiche, solo all interno delle quali sarebbe potuto esistere un sistema informativo libero. Fra le libertà che mantengono un giornalista libero, Walter poneva come centrale la questione delle retribuzioni, ferme da anni, inadeguate. Non c è libertà nella povertà: c è appiattimento, spesso uno sconforto pericoloso perché può trasformarsi in accettazione passiva dei diktat del potere, editori o partiti che siano. E il sindacato doveva essere il portabandiera di richieste legittime:... non dobbiamo avere vergogna di quello che chiediamo, diceva. Se i giornalisti devono mantenere la schiena dritta, non possono essere ricattabili. Era vero quasi trent anni fa come è vero oggi. E ancora Tobagi poneva il problema delle concentrazioni, delle tecnologie, della disoccupazione, dell accesso alla professione che lui vedeva, con lungimiranza, agganciato alle Università. Sono temi sempre sul tappeto, irrisolti, aggravati, se possibile, dall evolversi rapidissimo dei mezzi di comunicazione. Nodi da sciogliere, possibili da sciogliere solo attraverso un sindacato che comprenda come la sua indipendenza e la sua forza siano vitali per i giornalisti e, quindi, per la società. Noi, che scriviamo queste poche e riduttive righe di prefazione a testi ricchi di idee, di spunti, di realismo, abbiamo avuto il privilegio e anche l onere di raccogliere, con la presidenza dell Associazione Lombarda dei Giornalisti, quel testimone che brutalmente è stato strappato dalle mani di Walter Tobagi in un freddo mattino di fine maggio di venticinque anni fa. Noi non siamo proprietari del suo straordinario messaggio umano e professionale ma abbiamo cercato e cercheremo assieme a tanti colleghi più giovani che non hanno potuto conoscere Walter ma ne hanno capito la lezione, e la stanno seguendo di continuare un impegno, di coltivare quella straordinaria utopia che si chiama informazione libera. Giorgio Santerini, Maurizio Andriolo, Mariagrazia Molinari, Giovanni Negri

Raccolta di scritti, articoli e saggi di Walter Tobagi PARTE I IL PROFESSIONISTA INTRODUZIONE 15 LA ZANZARA IMPEGNO CRISTIANO, SENZA RIVOLUZIONI 20 1964-65 GLI STUDENTI DEL 65: CHE COSA SANNO DELLA RESISTENZA, COME LA GIUDICANO 21 Inchiesta al liceo classico e all istituto tecnico INTERVISTA CON GIORGIO BOCCA 23 L attualità della Resistenza UN GRANDE SCRITTORE, UN UOMO INFELICE: CESARE PAVESE, VISSUTO SOLITARIO E TORMENTATO, TROVÒ UN ARTE NUOVA 25 SPORT E GIORNALISMO SPORTIVO 28 CHE COSA LEGGONO I PARINIANI 32 DIVERTIRSI E FAR SOLDI 36 Chi è il pariniano medio? MILANINTER PIÙ SENTITA CHE VISTA 40 1965-67 Come te la racconta l Ambrogio di Monza GIGI RADICE: DOLOROSO ADDIO 41 Stroncato dalla fatalità un atleta esemplare L INTER CI STA TIRANDO LA VOLATA 42 Liedholm puntualizza le troppe disgrazie ma è ottimista IMPIEGHERÒ TUTTE LE MIE FORZE PER RIFARE UN GRANDE MILAN 43 Intervista con Luigi Carraro, il neo-presidente che è anche il primo tifoso rossonero MILANELLO SARÀ IL CENTRO PILOTA DEL CALCIO GIOVANILE EUROPEO 45 Lo ha formalmente promesso il presidente rossonero GIGI CARRARO E IL SUO PROGRAMMA 46 Con settembre nascerà una nuova squadra

RIVERA MI VA BENE, AMARILDO NO 47 Fortunato parla chiaro e spiega il perché degli alti e bassi RIVERA, SEI PIU BRAVO DI PELÉ 48 Un grido incredibile ma vero di un tifoso romanista NELLO SALTUTTI: GIOVINEZZA IN GOL! 49 Esordio di un purosangue che ha il brio del crack SCIARE SCANDINAVI MADE IN ITALY 52 1966-68 GRENOBLE: I PROTAGONISTI 53 SAPPORO ADDIO 54 Honoré Bonnet, il mago dimissionario dell Équipe de France, spiega perché nello sci attuale non è più possibile il dilettantismo predicato da Avery Brundage LA NEVE DEL TOB 58 AVANTI! GIPO VIANI: 1968-69 UNA VITA TUTTA DEDICATA AL CALCIO 62 Colpito da infarto a 59 anni, è morto l altra notte a un albergo di Ferrara Pur in precarie condizioni di salute e sebbene sconsigliato dal suo medico, aveva ugualmente voluto assistere all incontro che la sua squadra, l Udinese, ha disputato in casa con il Piacenza L UNIFICAZIONE DELL EUROPA È UNA BATTAGLIA DEMOCRATICA 64 Con questa dichiarazione il compagno Aniasi ha aperto il convegno su La partecipazione popolare all unificazione europea La riunione del Cd del Movimento europeo internazionale IL MIRACOLO ECONOMICO DELLA GERMANIA DIETRO IL MURO 66 Un interessante opera che aiuta a comprendere la realtà in movimento della Rdt LA RIFORMA UNIVERSITARIA IMBARAZZA I COMUNISTI 67 Ieri la polizia ha fatto irruzione nella Università Cattolica di Milano LE MONDE: RAGIONI DI UN SUCCESSO CHE PAREVA IMPOSSIBILE 69 Un altro articolo, sull Avanti! del 28 marzo 1969, che affronta i problemi dei giornali

PIÙ CONFUCIO CHE MARX NEL PENSIERO DI MAO 70 Lo afferma il settimanale sovietico Tempi nuovi UNA SCUOLA SELETTIVA CHE FAVORISCE CHI PUÒ 73 Netto divario fra istituti privati e pubblici Solo il 6,6 per cento del reddito nazionale destinato alla istruzione AVVENIRE L IMPROVVISA FIAMMATA 76 1969-72 UN DOCUMENTO NARRATO DAL PRINCIPE NERO 78 Assieme a molte assurdità ha però raccontato anche molti segreti della destra extraparlamentare SPERAVA IN UN MARXISMO TUTTO RINNOVATO 79 La complessa vicenda umana e culturale del teorico del socialismo LA STRAGE DA NON DIMENTICARE 81 FELTRINELLI: UN INTRIGO DI PISTE E IPOTESI 81 NON CI SONO CONFINI FRA TERRORISTI ROSSI E NERI 84 Qualche volta ci sono equivoci o commistioni. Ma è sul piano morale che neri e rossi si equivalgono: nel rifiuto della democrazia e nel disprezzo per la vita dell avversario IL CORRIERE D INFORMAZIONE SCIOPERANO PER LA NOIA 1972-76 I SUPER-TRAVET DEL MEC 88 PERCHÉ A NOI DELLA FIAT PIACE L ORARIO FLESSIBILE 89 Non più l incubo del ritardo e maggiore disponibilità per i problemi familiari IL REBUS FANFANI AL CENTRO DI UN ASPRA LOTTA NELLA DC 91 Ridda di voci sui nemici e sugli amici di Andreotti alla vigilia del Consiglio nazionale democristiano Tattica di Moro e di Rumor Donat Cattin e De Mita in prima linea

SÌ, ROVESCIAMO TUTTO MA IN NOME DI CRISTO 92 Millecinquecento giovani costituiscono la base di questo nuovo movimento cattolico, che opera nelle università ma anche nelle fabbriche e nei quartieri Non siamo gli estremisti della Dc SONO TUTTI AMICI DI MORO NELLA DC. MA ECCO LA REALTÀ DIETRO LE QUINTE 94 Radiografia segreta dei gruppi, degli appoggi, dei contrasti nella Democrazia cristiana Le posizioni di Andreotti, Piccoli e Donat Cattin Il presidente del Consiglio incaricato spiega a Psdi, Psi e Pri il suo programma di governo AVANTI DICIOTTENNI 96 Tre milioni di ragazzi aspettano di sapere entro il 28 febbraio se potranno votare alle elezioni amministrative di giugno. Abbiamo ascoltato numerosi pareri in fabbrica, a scuola, in ufficio: ecco un campione di risposte con le indicazioni del voto SINDONA TU SEI IL MIO MAESTRO 97 L AVVOCATO HA UN DEBOLE, IL CEMENTO 98 IL CENTRO SINISTRA NON SI FA 101 IL CORRIERE DELLA SERA L AUTUNNO IN ITALIA COI FIUMI ALLA GOLA 106 1976-80 QUANDO AL FESTIVAL DELL UNITÀ ARRIVANO GLI AUTORIDUTTORI 107 LOTTA CONTINUA: DUBBI SUL TERRORISMO MA NON SULLA VIOLENZA 109 NENNI RACCONTA COME CADDE LA MONARCHIA 110 TUTTI DICONO: NON È UN PAPA POLITICO 114 Nei suoi atteggiamenti non compaiono nostalgie temporalistiche e risulta evidente il primato della fede Autonomia ma non estraneità della religione dalla politica Più chiare indicazioni sulle linee del pontificato verranno dalla scelta dei collaboratori: fra due anni Casaroli o Benelli al posto di Villot? STORIA DI UNA DONNA CHE FACEVA PANETTONI 116

DALLA CONTESTAZIONE DELLA BUSSOLA AL TERRORISMO. PERCHÉ ALCUNI EX DI POTERE OPERAIO UCCIDONO? 118 COME MILANO STA CAMBIANDO PELLE 120 AL PARINI PICCHIANO UN FASCISTA. I RAGAZZI SI CHIEDONO: È UN REATO? 122 QUI RADIO SHERWOOD : PARLA L AUTONOMIA 124 AL BAR CON SCIASCIA MENTRE LA TELEVISIONE COMINCIA A TRASMETTERE 126 QUESTO MATRIMONIO NON S HA DA FARE 128 IL METALMEZZADRO PROTAGONISTA DELL ECONOMIA SOMMERSA AL SUD 130 WOJTYLA E GLI OMOSEX: UN ANATEMA CHE FA DISCUTERE 132 CONTRO L IRAN I CAMPUS RITROVANO L AMERICA 134 COME E PERCHÉ UN LABORATORIO DEL TERRORISMO SI È TRAPIANTATO NEL VECCHIO BORGO DEL TICINESE 137 TANTI RAGAZZI SENZA BANDIERA AI FUNERALI DEI TRE POLIZIOTTI 139 VOGLIONO I MORTI PER SEMBRARE VIVI 140 ADESSO SI DISSOLVE IL MITO DELLA COLONNA IMPRENDIBILE 142 C È UNA REGOLA DEI DUE ANNI, TERMINE ULTIMO OLTRE IL QUALE NON RESISTE IL BR CLANDESTINO 143 NON SONO SAMURAI INVINCIBILI 145 QUANDO SAN GENNARO NON FA MIRACOLI 147 SENZA PROMETTERE LA LUNA 150

PARTE II L INTELLETTUALE INTRODUZIONE 155 STORIA DEL MOVIMENTO STUDENTESCO E DEI MARXISTI-LENINISTI IN ITALIA 159 (Sugar Editore, Milano 1970) Capitolo VI: La tigre di carta Capitolo VII: Potere operaio RIFORMISTI A SINISTRA DEL PCI 171 (da Il Mulino, Bologna, marzo-aprile 1971, n. 214, pagg. 218-234) GLI ANNI DEL MANGANELLO 181 (Fratelli Fabbri Editori, Milano 1973, pagg. 170) Capitolo III: L aggressione ad Amendola LA RIVOLUZIONE IMPOSSIBILE 190 L attentato a Togliatti: violenza politica e reazione popolare. (Il Saggiatore, Milano 1978, pagg. 232) Capitolo V: La rivoluzione impossibile 1968-1978, TRA EGEMONIA E DOMINIO 205 (da Il Mulino, n. 258, agosto-settembre 1978, pagg. 655-667) CHE COSA CONTANO I SINDACATI 212 (Rizzoli, Milano 1980, pagg. 200) Capitolo IX: Il terrorista in fabbrica Capitolo X: Caccia all errore MARIO BORSA GIORNALISTA LIBERALE IL CORRIERE DELLA SERA E LA SVOLTA DELL AGOSTO 1946 227 (da Problemi dell Informazione della società editrice Il Mulino, numero 3, luglio-settembre 1976, pagg. 457-486) UNA LETTERA DI MARIO BORSA AI CRESPI 242

PARTE III IL SINDACALISTA INTRODUZIONE 247 LA TERZA STRADA 249 PRESIDENTE DEL SINDACATO LOMBARDO 252 MA I LOMBARDI NON FANNO CROCIATE 255 IL MANIFESTO DI STAMPA DEMOCRATICA 257 DIRITTO DI PAROLA E FORZA DEL DISSENSO 266 NON SI ILLUDANO DI SPAVENTARCI CON LE ARMI 268 PROFESSIONALITÀ, CONCENTRAZIONI, TECNOLOGIE 269 LA DEMOCRAZIA HA LE SUE REGOLE VALGONO ANCHE PER I GIORNALISTI 272 SINDACATO DI TUTTI, SENZA PADRINI 275 EDITORIA PERDUTA NELL ABBRACCIO DEI PARTITI 281 LA DEMOCRAZIA E IL PROBLEMA DELL UNITÀ 284 SINDACATO, CASA DI VETRO CON LE PORTE SEMPRE APERTE 286 PARTECIPAZIONE, LA SCOMMESSA (VINTA) DELLA DEMOCRAZIA 289 UN NODO SCORSOIO SULLA LIBERTÀ DEI GIORNALISTI 295 L ULTIMA VOCE 300 WALTER TOBAGI LE IMMAGINI 305

IL PROFESSIONISTA L INTELLETTUALE IL SINDACATO 15 PARTE I IL PROFESSIONISTA Un talento naturale e una vocazione precoce. Quando compie le prime prove ha soltanto 15 anni, studente di ginnasio al Parini: collabora alla famosa Zanzara, giornale scolastico. Non sono però esercitazioni adolescenziali. Walter scrive cronache sportive, inchieste tra i giovani, pubblica interviste a personaggi della vita pubblica e della cultura. È un talento coltivato attraverso l esercizio, il lavoro, il confronto con i lettori. Ha già i connotati dell intellettuale, eppure rifugge da qualsiasi snobismo. Tanto che il suo apprendistato si fonda sullo sport più popolare, il calcio. Pariniano anomalo, Walter frequenta il liceo più esclusivo di Milano senza provenire dal ceto urbano agiato dei quartieri alti. La sua casa è nella periferia Nord, a Cusano Milanino, comune tra i tanti che si sono sviluppati con l arrivo degli immigrati dal Mezzogiorno. È brillante, desideroso di esperienze, tenace. Non è facile arrivare a scrivere su un giornale a poco più di 15 anni, senza una spinta familiare e senza il viatico del figlio d arte. Ma lui è determinato: sa farsi coraggio, essere disinvolto, proporsi. Schiera un sorriso largo, sottolineato dalla fossetta sulla guancia; un sorriso che non capisci bene se sia ingenuo o beffardo, ma in ogni caso ti colpisce. Sembra sempre che insegua qualche pensiero lontano, ma al dunque sa essere concreto e veloce. Dopo i primi esercizi sulla Zanzara, approda presto al suo primo lavoro retribuito: le collaborazioni con il settimanale di calcio MilanInter. Ci lavorano giornalisti esperti, che hanno come occupazione principale Il Corriere Lombardo, quotidiano del pomeriggio che più tardi si fonderà con La Notte. Si tratta di seguire le partite, buttare giù in fretta cronache e commenti da settimanale, più accurati di quelli del quotidiano, e andare di corsa in tipografia. Lo nota Danilo Sarugia, e lo porta con sé a seguire le partite del Milan (MilanInter era bipartisan, con due sezioni distinte: a Walter toccarono i rossoneri). Quel ragazzo ancora studente che intanto procede con brillantezza negli studi sa cogliere umori e contrasti, atmosfere di spogliatoio, sentimenti di atleti attraversati da rivalità o stressati dalla sindrome da ritiro. Walter entra in contatto con loro facilmente, li fa parlare, sa ascoltarli e riferire bene i loro pensieri. MilanInter e la Zanzara, in parte, si sovrappongono, negli stessi anni. Sul foglio sportivo scrive ogni domenica, dopo le gare. E una parte delle cose che vede e sente seguendo il Milan in casa e in trasferta le utilizza anche sul giornale pariniano, dove la gamma degli argomenti è più ampia: inchieste su quello che pensano, desiderano o leggono i suoi coetanei, con analisi sul campo ; interviste, come quella a Giorgio Bocca; reportage, tra cui si segnala il racconto di una visita a Dachau. Gira sempre con il taccuino, e fissa appunti. Più che un taccuino è un grosso quaderno, oppure una vecchia agenda da tavolo con grandi pagine utili per annotare impressioni, idee, accenni di un pezzo da scrivere. Un abitudine che si porterà dietro per sempre. Fin dagli esordi, Walter è un viaggiatore curioso e riflessivo. Il suo giornalismo interpreta, ma non inventa: particolari, gesti, persone, dichiarazioni, sono tutte raccolte dal vivo. Potrebbe essere assunta, la sua figura, a simbolo di quel giornalismo di fatica e passione di cui

16 PARTE I PARTE II PARTE III parlano con nostalgia i vecchi del mestiere: quello che si fa con le scarpe, perché il cronista (o l inviato, che poi è lo stesso) fa bene il suo lavoro se vede con i propri occhi e ascolta con le proprie orecchie. Un testimone, non un semplice tramite tra notizia e pubblico. Tra le sue inchieste degli anni 60 sulla Zanzara e gli articoli del 1980 sui ragazzi che vanno in massa al funerale di tre agenti di polizia freddati da terroristi a Milano in via Schievano, o sui militanti dell autonomia del Nord Est potete leggerle qui di seguito passa parecchio tempo e spicca una diversa maturità. Il metodo però è il medesimo. Pazienza, umiltà nel raccogliere la voce della gente, timidezza superata nel rivolgere la parola a tanti, anche nelle situazioni in cui chiedere è scomodo o può sembrare banale. Il suo cursus di giovanissimo giornalista prosegue con Sciare, mensile specializzato nello sci sulla neve e sull acqua. È passato da Danilo Sarugia a Massimo di Marco, direttore, manager e anima della testata. Walter scopre così un mondo, i suoi segreti, il suo fascino, in tempi in cui la Valanga Azzurra doveva ancora comparire, e anche Thoeni non era ancora apparso. Non ha ancora 20 anni, è studente all università impegnato in seri studi di storia, quando il suo nome appare nel colophon di Sciare come caporedattore, subito sotto il direttore. Viaggia, va a Grenoble per le Olimpiadi, intervista i campioni della neve e scopre anche qualche promessa dello sport bianco. Tutto, per così dire, nel tempo libero, perché gli studi proseguono, e al meglio. Il primo passo verso il giornalismo quotidiano, e l iscrizione ufficiale all albo, avviene in un anno fatale, il 1968. Massimo Di Marco riportiamo più avanti la sua testimonianza scritta sopporta con rammarico la defezione del giovane Walter. Un compagno del Parini e della Zanzara, Marco Sassano (più tardi giornalista a sua volta), lo segnala a L Avanti!, il quotidiano storico dei socialisti, che allora aveva ancora una redazione milanese. Walter è aggregato alla cronaca, alle dipendenze di Ugo Intini. Presto tuttavia si segnala per l enciclopedicità dei suoi interessi. In pochi mesi scriverà di tutto: politica, cultura, esteri, mondo giovanile e anche sport, il vecchio amore. Anzi, di sport è proprio il primo articolo firmato ma non il primo scritto, ovviamente sul quotidiano del partito di Nenni. Sono anni di tensioni e di cambiamenti, nella società italiana e nei giornali. Quando scoppia a Milano la bomba di piazza Fontana, Walter è già passato ad un altra redazione. L Italia, quotidiano della curia, sotto la spinta dei tempi nuovi, si è trasformato ed è diventato Avvenire. Al nucleo dei redattori si affiancano altre firme, cattolici, ma proiettati verso esperienze nuove. Leonardo Valente, direttore-fondatore di Avvenire, chiama a sé quel giovane così promettente; e lui accetta la sfida: le nuove esperienze lo entusiasmano. Walter è un credente, anche se non milita in alcuna organizzazione cattolica. A Cusano Milanino, da ragazzo, il suo approccio era stato con la Federazione giovanile del Partito

IL PROFESSIONISTA L INTELLETTUALE IL SINDACATO 17 Socialista. E socialista di idee, pur senza più tessera, rimarrà sempre. Avvenire in quel momento è un crogiolo di personalità diverse; il cattolicesimo della testata ha risentito, almeno in parte, del vento del Sessantotto. Anche qui Walter ha modo di mettere in campo interessi ed esperienze culturali. Scrive di esteri, qualche volta ancora di sport, di politica interna, di fascismo e antifascismo, di movimenti studenteschi e delle prime inquietanti manifestazioni del terrorismo (il caso Feltrinelli, l editore morto per un incidente con gli esplosivi sotto un traliccio a Segrate, è del 72). Proprio al 72 data il nuovo cambiamento nella carriera di Tobagi. Arriva alla famiglia del Corriere, nella redazione del Corriere di Informazione, quotidiano del pomeriggio che è rimasto per molto tempo nella scia del Corriere della Sera, nel momento in cui lo si vuol rilanciare con l immissione di giovani penne. Anche all Informazione riesce a far apprezzare la sua versatilità. E lì si scopre quanto sia capace e fresco nel raccontare e commentare i fatti della politica: Walter lavora sempre più spesso come inviato a Roma, dove segue i leader: Fanfani impegnato nella campagna del referendum sul divorzio, Moro leader prestigioso circondato da diffidenze e rivalità, Amendola che segna con anticipo la rotta di un riformismo che il Pci non sposerà mai, finché si chiamerà col vecchio nome. Segue i congressi di partito e intervista anche i padri della Repubblica, da Nenni a La Malfa. Dopo quattro anni il passaggio, naturale, al giornale più autorevole d Italia, il Corriere della Sera. La redazione è scossa da contrasti e tensioni. C è anche chi teorizza, e magari riesce a far applicare, il controllo dal basso dei contenuti del giornale. Vale a dire il diritto degli operai (sostenuto più dai giornalisti che dagli stessi tipografi) di influire sulle scelte redazionali. La tensione si scarica nelle assemblee di redazione e si concentra nelle battaglie sindacali, interne ed esterne. Walter, pacato, ma molto fermo nelle sue convinzioni sull autonomia dei giornalisti e la loro incompatibilità con le missioni politiche (era il tempo del compromesso storico che alcuni, nelle redazioni, consideravano quasi una ideologia obbligata), accetta quasi subito incarichi sindacali. Econtemporaneamente, con una incredibile capacità di conciliare impegni tanto diversi e pesanti, diventa una delle colonne del quotidiano di via Solferino. La firma è sempre più spesso in prima pagina. C è un particolare rivelatore: tra i primi suoi articoli per il Corriere uno è addirittura il fondo di prima pagina (traguardo mitico). Parla di nubifragi d autunno e di alluvioni. Lo hanno affidato a lui perché era l unico che garantisse qualità di scrittura e capacità di sintesi, accompagnata però da una scrupolosa documentazione. È il metodo Tobagi di sempre: acquisire con tempestività, prima di buttar giù il pezzo, informazioni ed elementi per scrivere in modo argomentato e preciso. Gli anni del Corriere sono un crescendo di impegni, di maturazione professionale, di esposizione (purtroppo).

18 PARTE I PARTE II PARTE III Nel 78 diventa Presidente dell Associazione Lombarda dei Giornalisti al culmine di una polemica aspra, e personalizzata, alimentata dalle componenti più a sinistra del sindacato: c è chi non sopporta la distonia di Tobagi e della sua corrente, Stampa Democratica, con il clima di unità nazionale che informa di sé il Paese e la sua politica (in sintesi, il Pci dopo anni di lotte è diventato, almeno in parte, partito di governo: secondo molti dei giornalisti di allora, questa novità andrebbe celebrata, fiancheggiata, e non considerata come un avvenimento tra gli altri). C è poi chi pensa che giornalisti e giornali dovrebbero essere in sintonia con i movimenti, e assecondare un clima rivoluzionario. Sulla scomoda barricata del sindacato lombardo della stampa Walter continua a lavorare con intensità e con una professionalità ammirevole. Scrive di terrorismo, ovviamente (i giornali ne erano pieni, perché in quel periodo il partito armato lasciava sul terreno un morto a settimana, poliziotti e carabinieri, magistrati, dirigenti d azienda). Ma scrive anche di politica, di sindacato, di clima nelle fabbriche, di mafia, di cronaca nera, di correnti culturali. Quel mattino del 28 maggio 80 lo hanno ucciso quando stava dando il meglio di sé. Marco Barbone testimonia che i suoi assassini lo avevano scelto perché era acuto, intelligente, avanti a tutti nel capire. Sciascia osserva che dava fastidio perché aveva metodo, nello studio della realtà e quindi nel lavoro. Certo faceva parte come il giudice Alessandrini, sul cui assassinio lui stesso aveva scritto di un cuscinetto riformista, aborrito dai brigatisti perché, nel loro ottuso sogno rivoluzionario, lo vedevano come un serio ostacolo alla radicalizzazione totale e al diffondersi delle parole d ordine della lotta armata. Il genio fa spesso paura. Specie se è accompagnato da disciplina e lavoro tenace. Ce lo hanno tolto, e tante volte meditiamo su quel che avrebbe potuto darci se non fosse morto a 33 anni. Quello che ha fatto e che ha scritto è già un patrimonio importante. Il dolore che ancora ci colpisce non deve farcelo trascurare. Per questo, con una scelta inevitabilmente parziale, abbiamo voluto riproporre a 25 anni dalla scomparsa alcuni suoi scritti.

IL PROFESSIONISTA L INTELLETTUALE IL SINDACATO 19 LA ZANZARA 1964-65 La Zanzara era un giornale scolastico rimasto famoso per aver avuto l audacia, nel 1966, di pubblicare un dibattito tra i giovani sul sesso, con interviste a ragazzi e ragazze. Ne scaturì un procedimento giudiziario a carico di tre giovani redattori: Marco Sassano, Marco De Poli e Claudia Beltramo Ceppi. Un processo boomerang, che rivelò ipocrisie e ritardi della società adulta, e aprì la strada a tempi nuovi. Walter era uno dei liceali-redattori. Aveva scritto per La Zanzara già a 16 anni. Quel foglio non pubblicava soltanto opinioni e riflessioni, ma anche veri e propri reportage. Il primo articolo firmato da Tobagi è quasi un manifesto delle sue idee: parla di socialismo cristiano, di valore del lavoro. Respinge le parole d ordine rivoluzionarie, e concepisce un mondo che abbia al centro diritti e doveri di lavoratori e datori di lavoro. La politica, le visioni del mondo sono parte dominante delle pubblicazioni liceali. Walter però spazia nei diversi generi del giornalismo. Scrive di sport, intervistando le firme più autorevoli: Gianni Brera, Nino Nutrizio, Gino Palumbo. Intervista Giorgio Bocca sulla Resistenza. Dopo un viaggio a Dachau descrive le impressioni di un giovane di fronte alle testimonianze dell Olocausto. Con l inchiesta su Che cosa leggono i pariniani indaga sulle scelte culturali dei suoi compagni.