Indice. p. V VI. Premessa Sigle e abbreviazioni. PARTE PRIMA Regole generali

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Indice Premessa Sigle e abbreviazioni p. V VI PARTE PRIMA Regole generali I. Nozioni fondamentali Armonia Accordi e scale di riferimento Intervalli Triadi II. Collegamento delle triadi Stato fondamentale Quinte e ottave parallele Quinte e ottave nascoste Rivolti Collegamento I-IV-V-I con uso dei rivolti III. Acccordi di settima Basso che scende di terza Rivolti degli accordi di settima Regola del no 7 Basso legato che torna al tono Scala armonizzata Armonizzazione del 6 grado della scala Accordo di sesta napoletana IV. Modulazioni Innalzamento cromatico della fondamentale Dominanti secondarie e tonicizzazioni Abbassamento della quinta Basso legato modulante V. Note estranee all armonia: i ritardi Scala armonizzata con ritardi VI. Progressioni Progressione A Modulazioni (o tonicizzazioni) mediante la progressione A Ciclo delle quinte Progressione B Progressione C Progressione D Progressone E Progressione F 1 1 1 5 5 9 9 10 10 9 13 19 22 24 26 28 30 33 38 43 52 54 54 55 63 65 71 71 82 85 88 94 97 98 100

Quadro riassuntivo VII. Modulazioni ai toni lontani Modulazioni attraverso l accordo di settima diminuita (A) Accordi di nona: disposizione Accordi di nona: risoluzione Accordi di settima di sensibile e di settima diminuita: disposizione Accordi di settima di sensibile e di settima diminuita: risoluzione Trasformazione del VII 7 con funzione di dominante Trasformazione del VII 7 con funzione di dominante secondaria Trasformazione del VII 7 in dominante secondaria (a) Abbassamento di semitono Trasformazione del VII 7 in dominante secondaria (b) Successioni Modulazioni attraverso l accordo di sesta tedesca (B) Accordi di sesta alterata Metodi modulativi Quadro riassuntivo Modulazioni attraverso lo scambio di funzione (C) Quadro riassuntivo dei metodi A, B e C Altri metodi Modulazioni attraverso l accordo di sesta napoletana Sesta tedesca in sostituzione della settima diminuita Commistione di metodi modulativi p. 100 105 105 106 106 108 108 109 114 117 118 118 123 124 124 126 133 133 136 138 138 138 140 PARTE SECONDA Esempi di autori classici trascritti per chitarra e commentati 1. Bach, Corale n. 6 2. Bach, Corale n. 7 3. Bach, Corale n. 8 4. Bach, Corale n. 12 5. Bach, Corale n. 14 6. Bach, Corale n. 81 7. Bach, Corale n. 25 8. Bach, Corale n. 37 9. Bach, Corale n. 82 10. Bach, Corale n. 286 11. Mozart, Quartetto K. 158 12. Mozart, Sonata K. 332 13. Mozart, Sonata K. 545 14. Mozart, Sonata K. 545 15. Mozart, Sonata K. 332 16. Mozart, Quartetti K. 158 e 119 17. Beethoven, Sonata op. 10 n. 1 18. Verdi, La traviata 19. Mozart, Sonata K. 331 20. Mozart, Fantasia e fuga K. 394 21. Mozart, Quartetto K. 158 22. Mozart, Quartetto K. 158 23. Beethoven, Sonata op. 2 n. 2 24. Beethoven, Sonata op. 2 n. 2 25. Mozart, Sonata K. 159 26. Mozart, Sonata K. 168 27. Mendelssohn 28. Brahms, Quinta Sinfonia 29. Beethoven, Sonata op. 2 n. 1 30. Beethoven, Quartetto op. 59 n. 3 31. Brahms, Capriccio op. 76 n. 2 32. Beetnoven, Quartetto op. 59 n. 1 33. Brahms, Capriccio op. 116 n. 3 34. Mozart, Quartetto K. 387 35. Beethoven, Sonata op. 10 n. 1 36. Beethoven, Sonata op. 10 n. 1 37. Bach, Preludio BWV 926 38. Brahms, Seconda Sinfonia 39. Mozart, Quartetto 40. Mozart, Quartetto 41. Mozart, Quintetto 42. Wagner, Thannäuser 43. Bach, Fuga 44. Bach, Sonata per flauto solo 45. Bach, Fantasia BWV 789 46. Bach, Fantasia BWV 789 47. Mozart, Quartetto 48. Mozart, Quartetto K 406 49. Mozart, Quartetto K. 157 50. Mozart, Quartetto K. 157 51. Mozart, Quartetto K. 387 52. Mozart, Quartetto K. 173 53. Brahms, Rapsodia op. 79 n. 2 54. Mozart, Sonata K. 332 55. Mozart, Sinfonia K. 475 56. Beethoven, Quartetto op. 59 n. 3 57. Beethoven, Quartetto op. 59 n. 3 58. Verdi, La traviata (Preludio) 59. Beethoven, Quartetto op. 59 n. 3 60. Brahms, Intermezzo op. 117 n. 3 61. Schumann, Variazioni Abbeg, op. 1 62. Rossini, Il barbiere di Siviglia (Sinfonia) 63. Mozart, Quartetto K. 158 64. Brahms, Rapsodia op. 79 n. 2 65. Beethoven, Sonata op. 5 66. Mozart, Quartetto K. 160 67. Schumann, Variazioni Abbeg, op. 1 68. Chopin, Preludio op. 28 n. 4 69. Wagner, Tristano e Isotta (Preludio) 70. Boccherini, Quartetto op. 6 n. 1 71. Bach, Il clavicembalo ben temperato, II libro, Fuga n. 10 72. Rimskij-Korsakov, Shéhérazade. APPENDICE. Il Preludio dal Preludio fuga e allegro BWV 998 di J. S. Bach 143 229 IV

Premessa L intento che sorregge il presente lavoro, e che da ragione del titolo, è quello di offrire al chitarrista impegnato nell apprendimento dei procedimenti armonico-compositivi una gamma abbastanza ampia di opzioni, che potrà utilizzare improvvisando allo strumento senza mai perdere di vista, ovviamente, l esigenza imprescindibile del controllo del movimento delle parti. Una tale pratica d improvvisazione e appropriazione sarà in perfetta coerenza con l obiettivo finale che ci si è posti e che costituisce l aspetto centrale e qualificante del presente lavoro: riuscire a governare assiduamente con la mente tutti i momenti dell esecuzione. Le riflessioni analitiche contenute nella seconda parte, in qualche caso più articolate del solito, potranno apparire rispondenti ad una mera e pur utile finalità formativa in senso teorico. Vale la pena, invece, richiamare sempre l attenzione sulla loro grande utilità sul piano esecutivo. Dopo aver vissuto, infatti, il travaglio analitico il rapporto con il brano da eseguire assumerà quel connotato di naturalezza in virtù del quale le difficoltà tecniche, lungi dall essere assolutizzate e viste nella loro asettica e rigida individualità, verranno superate molto più agevolmente proprio perché messe in relazione all intero itinerario compositivo. Lo studioso converrà con noi che molti dei procedimenti analizzati non sono affatto abituali o, per meglio dire, sono del tutto assenti nella letteratura chitarristica. Sarà quindi quanto mai opportuno utilizzarli al meglio sia in senso compositivo sia soprattutto in senso esecutivo attraverso un affrancamento dalla sudditanza acritica a prescrizioni di tipo manualistico che non permettono di cogliere il fine ultimo (e primario) di ogni esecuzione: rendere compiutamente l idea musicale. In margine alle pagine della prima parte il lettore troverà i rinvii alla seconda parte. Gli esempi nn. 1-10, esclusi dai riferimenti per la varietà di nozioni richiamate in ciascuno di essi, costituiscono in massima parte un approfondimento degli argomenti trattati nei capp. I-V. Potranno servire, quindi, come utile strumento di verifica nel percorso di apprendimento. Un vivo ringraziamento ai miei figli Sandro e Massimo per il progetto grafico del volume e la lettura delle bozze, occasione di proficuo confronto, e a Luigi Talamo e Paolo Vallifuoco per l editing degli esempi musicali, rispettivamente della prima e della seconda parte. Avellino, Natale 2015 RAIMONDO DI SANDRO

Scala armonizzata 15, 17, 24 La regola dell ottava qui presentata è quella codificata da Fedele Fenaroli nel 1775. Essa è un aspetto della dottrina scolastica, la quale ha inteso riassumere in norme e schemi le leggi o quanto meno la disciplina che regola la tecnica armonica non discostandosi molto dalla reale pratica musicale del secolo XVIII. In particolare, sulla regola dell ottava si basa l esercizio che consiste nell associare a ciascun grado di una determinata scala un accordo riconducibile alle funzioni di tonica, sottodominante e dominante. In realtà, al di là di questo aspetto didattico, la regola dell ottava ha radici ben più profonde nella natura del sistema tonale al punto che essa costituì per i secoli XVII e XVIII l ossatura di ogni armonizzazione, anche nelle creazioni d arte. La scala armonizzata può essere divisa in sei frammenti, A, B, C, D, E e A1: ESEMPIO III/10A 30

Esempi per chitarra ESEMPIO III/10A (continuna alle pp. 41-42) ESEMPIO III/10B (Fr.) (continuna alle pp. 41-42) 31

ESEMPIO III/10B (ESEMPIO PER CHITARRA A P. 31) (Fr.) A È il collegamento del I al suo primo rivolto attraverso l accordo del V3 4. Va osservato che in epoca bachiana a tale accordo veniva preferito il primo rivolto della triade diminuita del VII, a conferma della perfetta assimilabilità dei due accordi sul piano funzionale (si vedano gli esempi della seconda parte relativi ai corali). B È uno dei collegamenti già esaminati e definiti come cadenzali a cui manca, però, l approdo al I, rimandato al frammento successivo. C È il classico collegamento affermativo V-I inframmezzato da due accordi, IV3 6 seguito da V3 6. A questo proposito va osservato che il IV allo stato fondamentale che segua il V anch esso allo stato fondamentale, non è, nel linguaggio da noi studiato, procedimento usuale (lo era nel Rinascimento e lo diventerà con i romantici). Nel nostro caso l accordo del IV, allo stato di primo rivolto, assolve a una funzione di collegamento tra la triade del V e il suo primo rivolto. Se il frammento scalare C è all acuto il IV, allo stato fondamentale, fa da collegamento tra la triade del V e il suo terzo rivolto. 32

ESEMPIO III/11 (ESEMPIO PER CHITARRA A P. 35) D È una successione discendente del basso che va dal I al V al cui interno trovano posto il V3 6 e l accordo di settima del II in secondo rivolto di cui si altera la terza, sesta rispetto al basso, per legittimare la mancata preparazione della settima (II 3 4 6 # ). Tale alterazione è il dato più interessante soprattutto in modo minore, laddove si viene a determinare quel particolare accordo denominato sesta francese (cfr. p. 124; a p. 145 verranno fatte alcune riflessioni di carattere storico sul tetracordo discendente). Va osservato che in modo maggiore la successione V3 6 -II 3 4 6 # -V appena descritta può essere interpretata come I36 -V3 4 -I nel tono della dominante, risultandone così una modulazione o più propriamente una tonicizzazione (cfr. p. 54). Tale interpretazione non è possibile in modo minore sebbene il II 3 4 6# sia dotato di una forza assimilabile a quella di una dominante per il fatto che la sesta alterata si comporta come una sensibile. (In modo minore la successione 7-6 -5 non può essere armonizzata con I3 6 -V3 4 -I a meno che non si postuli l utilizzo della scala bachiana, nel qual caso si verrebbe a determinare un procedimento non usuale: la tonicizzazione del V maggiore provenendo dal I minore.) E È un collegamento V-I3 6 con l inserimento del V2 4. A1 Altro non è che il retrogado del frammento A. Armonizzazione del 6 grado della scala Abbiamo visto come nel frammento C della scala armonizzata il 6 grado venga armonizzato con il IV3 6 inteso come accordo di passaggio tra V e V5 6. L interruzione della successione 5 6 7 1 (frammento C) al basso comporta una diversa armonizzazione del 6. Ecco i tre casi più comuni (il segno indica l armonizzazione del 6 ): 16, 25, 47 a) 5 e 6 non seguiti dal 7 (cadenza d inganno) ESEMPIO III/12 (CONTINUA) 33

b VI V IV3 6 7-6 Do m.: I VI Do m.: V IV3 6 Do m.: V Mib M.: I3 6 Si tratta della cadenza d inganno, altrimenti detta cadenza evitata: V-VI o, più raramente, V-IV3 6. La sensibile, terza del V, risolve sulla tonica e il basso procede per grado congiunto ascendente portandosi sul 6, che viene armonizzato abitualmente con il VI (a, b, c, h). L inganno consiste nel fatto che risulta evitata la cadenza autentica (V-I, con il forte salto di quarta discendente del basso). Effetto analogo si ottiene armonizzando il 6 con il IV3 6 (e, i), come nella scala armonizzata, ma sostando alquanto su tale accordo: non a caso la successione viene comunemente prolungata e addolcita con un ritardo di settima (si veda nel cap. V la trattazione dei ritardi). Nel modo maggiore il 6 può essere abbassato e armonizzato con la triade del VI mutuata dal modo minore (d). Dopo la cadenza V-VI il 6 si porta abitualmente sul 4 armonizzato con il IV o con il II5 6, più raramente sul 3 armonizzato con il I3 6. È chiaro che in caso di 6 abbassato anche il IV e il II5 6 successivi al VI devono essere mutuati dal modo minore. La cadenza d inganno è un efficace artificio compositivo teso a ritardare la cadenza autentica. Non mancano però casi in cui la si trovi anche all inizio della composizione. Se s intende la cadenza d inganno (V-VI) come risoluzione del V di modo maggiore sul I del relativo minore, un procedimento speculare è quello che prevede la risoluzione del V di modo 34

Esempi per chitarra ESEMPIO III/11 ESEMPIO III/12 b VI V IV3 6 7-6 Do m.: V IV3 6 Armonizzazione del 6. Particolare caso di ritardo: è ritardata la settima dell accordo. 35

minore sul I del relativo maggiore (l, m), passando o non fuggevolmente per il V del relativo maggiore. Va ancora detto tra il 5 e il 6 può inserirsi ciò vale per il solo modo maggiore il 5 #, da armonizzarsi con dominanti secondarie del VI, vale a dire il V5 6 del VI (f) oppure il VII 7 (con settima diminuita) del VI (g). Tali accordi possono talvolta presentarsi senza essere preceduti dal V. Sulle dominanti secondarie si veda p. 54. b) 6 e 7 non seguiti dal 1 ESEMPIO III/13 Mi m.: Nel caso in cui 6 e 7 non siano seguiti dal 1, il 7, non potendo essere configurato come sensibile, dovrà essere inteso come 5 della tonalità del III minore (rispetto alla tonalità maggiore di partenza) o del III maggiore (rispetto alla tonalità minore di partenza) si verifica in tal modo una modulazione, argomento del quale si parlerà nel prossimo capitolo. La cosa è particolarmente evidente in modo minore, i cui 6 e 7 per potersi configurare come frammento C dovrebbero essere alterati. Nel caso in esame il 6 viene armonizzato con il IV o con il II5 6 (preferibile) della nuova tonalità ed il 7 con il V della nuova tonalità. 51, 57, 68 c) 5 e 6 seguiti dal ritorno sul 5 In tal caso l armonizzazione più indicata è la seguente: ESEMPIO III/14 (V del V) (Fr.) 36

Esempi per chitarra ESEMPIO III/13 La m.: I ESEMPIO III/14 (V del V) (Fr.) Armonizzazione del 6. 37