TESI IN ECONOMIA DELLO SVILUPPO TESSERE LA LIBERTÁ: LE DONNE SAHARAWI E LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE



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Università degli Studi di Firenze Facoltà di Economia Corso di Laurea in Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale TESI IN ECONOMIA DELLO SVILUPPO TESSERE LA LIBERTÁ: LE DONNE SAHARAWI E LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE Candidata: Olivia Bruno Relatore: Prof. Mario Biggeri Anno Accademico 2006-2007

INDICE Ringraziamenti Premessa.iii Introduzione...iv 1. Capitolo 1 1.1 Inquadramento storico....1 1.2 I campi profughi. 19 1.3 Le donne: il motore della società saharawi..24 2. Capitolo 2 2.1 Storia del progetto 32 2.2 Progetto: Tessere la libertà.41 2.3 Rapporto I missione (gennaio maggio2007)....44 2.4 Rapporto II missione (novembre2007)...50 2.5 Limiti e sviluppi del progetto nel contesto dei campi profughi...56 3. Capitolo 3 3.1 Il sistema di cooperazione nei campi profughi.64 Conclusioni 69 Bibliografia..71 i

Ringraziamenti Desidero ringraziare il professor Nicolò Bellanca, per la disponibilità e per gli interessanti spunti di riflessione, il professor Mario Biggeri, per gli utili consigli durante la stesura di questo mio elaborato. Grazie a Nancy Bailey e alla Commissione Comunale per la Pace del Comune di Bagno a Ripoli, che mi ha dato l opportunità di partecipare al mio primo viaggio nei campi profughi saharawi e aver creduto nelle mie capacità durante il mio tirocinio. Un ringraziamento speciale a Costanza Sanvitale che in questi anni mi ha fatto conoscere il popolo saharawi accompagnandomi e sostenendomi nel mio percorso di conoscenza. Grazie anche a Mia Froelicher, Clara Daffra, Anna Ancilotti, Barbara Cattaneo e Marco Giunti per i consigli, le riflessioni e l incoraggiamento durante questo ultimo anno, e ad Angela Giordano, per il suo entusiasmo e la sua grande esperienza e professionalità. Un sincero ringraziamento all Associazione Concausa in particolare Elena Mondovecchio per il materiale audiovisivo ma soprattutto a Jacopo Merlini per il supporto morale durante il viaggio di novembre. Inoltre vorrei ringraziare Gianna, per il sostegno e le correzioni durante la composizione della tesina, mia sorella Giulia, mia nonna e miei parenti per il loro appoggio costante. Senz altro, desidero ringraziare le mie amiche e i miei amici vicini e lontani per avermi sopportato in questi mesi e supportato con il loro entusiasmo durante questi anni, che non sto qui ad elencare perché rischierei di dimenticarne qualcuno e poi son dolori un grazie agli Studenti di Sinistra, per aver rallentato il mio percorso di studi ma di averlo arricchito e reso più completo. Infine, credo sia doveroso ringraziare i miei genitori per la pazienza e per le numerose possibilità che mi hanno offerto in questi anni e per la fiducia in me riposta. ii

Premessa La prima volta che ho sentito parlare di Saharawi è stata in occasione di un assemblea di istituto organizzata nel gennaio 2003. Mi incuriosì la particolarità della loro storia e venni a sapere che un piccolo comitato di Greve in Chianti ogni anno organizzava un viaggio di solidarietà. Nell estate del 2003 ospitammo in casa una bambina saharawi e iniziando ad interessarmi sempre di più ai temi della cooperazione, mi feci coraggio e decisi di partecipare al viaggio nei campi profughi nel gennaio del 2004. Fu per me un esperienza importante, non solo formativa ma anche molto coinvolgente sul piano emotivo. Dopo quel viaggio, mi sono sempre sentita in debito con questo popolo, con le persone che mi hanno accolto e mi hanno fatto sentire a casa dal primo momento in cui ho messo piede negli accampamenti. L opportunità di visitare gli accampamenti saharawi mi ha permesso di mettere in pratica, attraverso il tirocinio e il lavoro sul progetto Tessere la libertà, parte degli insegnamenti ricevuti durante gli anni di studio, dando un senso più completo al mio percorso. Desidero, quindi, dedicare questo mio elaborato a tutti i saharawi che in questi anni ho conosciuto, ai Rappresentati in Italia del Fronte Polisario, alle donne con cui ho avuto il piacere di lavorare e ai bambini saharawi ospitati e quelli che ho conosciuto nei miei tre viaggi nei campi profughi. iii

Introduzione Il tema di questo mio lavoro è la descrizione della condizione in cui è costretto a vivere da oltre trent anni il popolo saharawi, in esilio, cacciato dalla propria terra di origine, il Sahara Occidentale. Credo sia importante parlare e far conoscere tale esperienza perché quello che colpisce è la forza di resistenza che i saharawi stanno dimostrando nonostante l evidente ingiustizia storica che stanno subendo. Una scelta di pace e di rispetto del diritto internazionale che dovrebbe essere portata d esempio, ma che viene invece offuscata e messa a tacere dal silenzio assordante delle istituzioni e dell informazione. Attraverso la descrizione di un piccolo progetto, l obiettivo della mia tesi è mettere in risalto la necessità di valorizzare le potenzialità delle donne saharawi in un contesto di isolamento completo, per continuare a mantenerle vive e attive. Obiettivo da non trascurare, non solo per dare un senso alla loro attesa ma per fornire capacità spendibili in un prossimo futuro. Nel quadro di una soluzione politica lontana dall essere risolta, è necessario strutturare in modo più coordinato gli interventi, data la disorganizzazione presente nel sistema di cooperazione in favore dei saharawi, al fine di evitare duplicazioni e spreco di risorse. La preparazione di questo elaborato è stata possibile grazie all utilizzo: del materiale bibliografico purtroppo carente, della documentazione presente sul web, della partecipazione a conferenze regionali, nazionali e internazionali sul tema, ma soprattutto dalle visite sul campo attraverso le interviste e il lavoro con le donne saharawi. Questo mio lavoro si compone di due parti. Nella prima parte riporto una presentazione della storia e dell organizzazione del popolo saharawi, con un accento sul ruolo della donna nella società iv

saharawi, fondamentali aspetti per una corretta chiave di lettura della parte successiva. Nella seconda parte analizzo due aspetti centrali: la storia del progetto Tessere la libertà, con una descrizione delle varie fasi e una previsione sui possibili sviluppi, e la riflessione sul problema del coordinamento delle azioni della cooperazione internazionale nei campi profughi, tentando di trovare una modalità per poter strutturare in modo più efficiente gli interventi evitando duplicazioni tra i progetti. Nel primo capitolo presento la storia, l organizzazione dei campi profughi e il ruolo della donna. Nel secondo capitolo espongo la storia di come nasce il progetto Tessere la libertà, la sua realizzazione durante le prime due missioni dal gennaio 2007 fino al novembre dello stesso anno e i possibili sviluppi e limiti nel contesto dei campi profughi nei prossimi anni. Infine nel terzo e ultimo capitolo analizzo il sistema di cooperazione in favore dei saharawi, ponendo l accento sulle problematiche legate al coordinamento delle azioni, tentando di dare una soluzione possibile al fine di riequilibrare gli interventi evitando duplicazioni e spreco di risorse non abbondanti. v

Capitolo 1 1.1 Inquadramento storico 1.1.1 Il periodo precoloniale La struttura sociale delle comunità nomadi del Sahara Occidentale e la storia, marcata da costanti correnti migratorie, rendono l entità territoriale di questo paese, così come quello di altri paesi africani, difficilmente definibile se non con il ricorso ai confini tracciati nell ottocento dalle potenze coloniali. È quindi dal XIV secolo che si può costatare una netta distinzione politica che separa la regione dal resto del Magreb. A partire dal XIII sec. i Maquil, nomadi provenienti dell oriente arabo, si sono insediati progressivamente nel territorio che si estende dall Oued Draa all attuale Mauritania, entrando in simbiosi con i berberi, anch essi nomadi. È da questa unione che nasce l attuale popolazione del Sahara Occidentale. Ciò che fa oggi del Sahara Occidentale una nazione e un popolo, come per altri Paesi, africani e non, non è il riferimento del passato precoloniale ma la volontà di un popolo che si identifica nella medesima impronta sociale e linguistica. Il periodo precoloniale fu caratterizzato da un alto livello di frammentazione delle relativamente piccole unità sociali con un forte grado di mobilità e dispersione e dalla stratificazione gerarchica interna. Nonostante questi elementi disgreganti, le tribù potevano essere assimilate da alcuni tratti comuni e omogenei che le distinguevano dalle popolazioni vicine: l organizzazione sociale è 1

simile, i costumi e lo stile di vita sono uguali, la religione comune è quella musulmana sunnita e identico è il dialetto, l hassanya 1. Ogni tribù si strutturava organizzativamente in una Djeema, assemblea composta da anziani e notabili, scelti per saggezza, sapienza e coraggio, con il compito di amministrare e regolare gli affari della tribù, esercitare il potere legislativo sulla base del codice islamico ed eleggere i giudici. Le diverse tribù che si spostavano all interno dell attuale territorio del Sahara Occidentale erano legate da una sorta di coordinamento, il Consiglio dei Quaranta, l Ait Arbiin, che rappresentava il massimo livello del potere giudiziario, legislativo ed esecutivo, veniva convocato sporadicamente e in circostanze particolari, ad esempio per questioni legate al territorio in caso di difesa contro un aggressione esterna o per la distribuzione delle terre coltivabili durante la stagione delle piogge 2. Il vicino Regno dei sultani marocchini fino al XX secolo si presentava diviso in due: i bled el-makhzen, regioni controllate dal sovrano, e i bled elsiba, terre della ribellione dove il controllo effettivo veniva esercitato da gruppi nomadi 3. Nonostante questo, la dinastia alauita, tutt ora regnante, che conquistò il potere all inizio del 1600 4, riuscì a raggiungere il Seguiat el-hamra e il Rio de Oro con spedizioni militari tentando di controllarne il commercio con scarsi risultati effettivi e apportando solamente un minimo impatto sul territorio, senza arrivare a sottomettere le tribù ivi stanziate 5. 1 M., Barbier, Le conflit du Sahara Occidental, ed. L Harmattan, Paris, 1982, pagg. 21-22. 2 M., Galeazzi, La questione del Sahara Occidentale, Quaderni della Fondazione Internazionale Lelio Basso, Roma, 1985, pagg. 13-16. 3 A., Mari, Il deserto della contesa, in Calendario del Popolo, n 555, giugno 1992 4 A., Gaudio, L Ouest Saharien, Polaris, Firenze, 1997, pagg.133-134. 5 La documentazione di questi fatti che il governo di Rabat ha impugnato di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia per sostenere la storicità dell appartenenza del territorio del Sahara Occidentale al Regno del Marocco ha, alla luce della sentenza emessa, sottolineato più i limiti che la vera e propria sovranità sostenuta. 2

1.1.2. La colonizzazione e la resistenza all occupazione spagnola e francese Le mire espansionistiche dei sultani marocchini vennero arginate dall avvio del processo di colonizzazione da parte delle potenze europee. L occupazione coloniale del Sahara Occidentale ebbe inizio ufficialmente nel 1884 quando la Spagna fu legittimata dalle altre potenze europee riunite nella Conferenza di Berlino a prendere possesso di questo territorio e l esploratore Emilio Bonelli dette inizio, per conto della Corona Spagnola, ad un occupazione effettiva di alcune porzioni di costa favorendo la stipula dei primi accordi commerciali tra compagnie private spagnole e le tribù indigene. L interesse della Spagna può essere ricondotto a motivazioni sia strategiche che politiche ed economiche: la posizione del Sahara Occidentale avrebbe potuto permettere una buona base di difesa e di comunicazione verso l interno del continente africano e il suo controllo avrebbe potuto contenere le mire di Francia e Gran Bretagna che costituivano una minaccia per i progetti spagnoli di dominio ed espansione commerciale 6. Fu solo nei primi mesi del 900 7 che le frontiere meridionali vennero definite in modo preciso e si sarebbe dovuto attendere fino al 1912 8 per vedere il Sahara Occidentale ritagliato entro i confini ancora oggi esistenti. Queste frontiere, nate meramente da accordi diplomatici, possono facilmente esser considerate artificiali e discutibili in quanto basate su meridiani e paralleli che riflettevano, come spesso è successo in Africa, non diverse realtà sociali e geografiche ma rapporti di forza tra potenze coloniali 9. 6 M., Amimour-Benderra, le Peuple saharaoui et l autodétermination, Enap, Algeri, 1988, pagg. 28-31. 7 Con la Convenzione di Parigi stipulata tra Francia e Spagna il 27 giugno 1900 8 Con la Convenzione di Madrid del 27 novembre 1912. 9 L. Ferrais e S. Ruggiero, Marocco: Saharawi l ultima colonia, 27 maggio 2005, da www.equilibri.net 3

La scarsa penetrazione spagnola effettiva nell entroterra sahariano favorì l affermarsi dei primi movimenti di resistenza all occupazione costringendo Madrid, in difficoltà a chiedere l aiuto della Francia per neutralizzare questi ultimi almeno momentaneamente e procedere con la reale occupazione dell interno 10 installando postazioni militari e creando strutture amministrative locali efficienti in grado di mantenere l ordine. La presenza coloniale rimase debole ma riuscì ad instaurare una capillare rete di controllo tramite una costante presenza militare e amministrativa. Nella prima fase della colonizzazione la popolazione non si poteva considerare omogenea, date le diverse peculiarità di ogni tribù, e mancava un diffuso senso di comunità. I Saharawi erano semplicemente un insieme di tribù che, storicamente, abitavano il Sahara Occidentale; questo bastò, dopo l inizio della vera e propria invasione, a far sviluppare nella popolazione un sentimento diffuso contro l occupante rafforzando la coesione popolare e contribuendo a costruire una mobilitazione delle tribù basata su una resistenza quotidiana contro i valori, i modelli sociali e culturali importati. Questa attitudine portò i Saharawi ad identificarsi sempre più profondamente con le proprie radici comuni 11 Solamente nel 1934, la Spagna riuscì ad occupare effettivamente tutto il territorio del Sahara Occidentale, mise fine al sistema politico allora esistente tra le diverse tribù e iniziò ad applicare misure amministrative puntuali istituendo uffici di stato civile e introducendo visti obbligatori per la transumanza 12. Queste misure apportarono grandi cambiamenti: un rapido processo di disgregazione tribale e sedentarizzazione intorno ai più grandi centri furono due degli effetti più significativi. 10 M., Barbier, op. cit. 11 C., Bontemps, La Guerre du Sahara Occidental, ed. Puf, Paris, 1984, pagg.40-44. 12 E., Mancinelli, L odissea del popolo saharawi, ed. Dell Arco, Bologna, 1998, pag. 18. 4

Verso la fine degli anni 50 vennero scoperti nella regione di Bu Crâa ricchi giacimenti di fosfati che portarono a un rapido intensificarsi dell interesse di Madrid nei confronti della sua colonia 13. Mentre nel resto del continente africano il processo di decolonizzazione era agli onori delle cronache, in Sahara Occidentale la presenza spagnola si intensificava in maniera intensiva. Nel 1958 la colonia venne trasformata in Provincia d oltremare, espediente che consentiva alla Spagna di rispondere negativamente alla questione posta dall ONU circa l esercizio di eventuali funzioni amministrative al di fuori del proprio territorio e di continuare a sfruttare le rendite dei fosfati sahariani non calcolate al momento della colonizzazione. Gli abitanti legalmente potevano essere assimilati ai cittadini metropolitani ma la struttura del potere rimaneva tipicamente coloniale basata sulle forze armate 14. 1.1.3 Le rivendicazioni sul territorio del Sahara Occidentale e il progetto del Grande Marocco La fine degli anni Cinquanta, con la maturazione dei movimenti indipendentisti africani e arabi, rappresenta un punto di svolta nella storia della regione infatti, nel Sahara Occidentale così nel resto del Maghreb, si crearono movimenti per la liberazione dal giogo coloniale. La transizione verso l indipendenza in Marocco fu tutt altro che conflittuale: nel 1956 il sultano Mohamed V stipulò accordi diretti con Parigi per veder riconosciuta la propria sovranità sul proprio Regno. Rabat continuò a coltivare buoni rapporti sia economici che politici con la Francia tanto da arrivare a chiederle aiuto per ristabilire l ordine interno e, poi, per sciogliere l Esercito di Liberazione marocchino (ALM). 13 S., Poscia, Il Maghreb e la questione saharawi, Centro di documentazione El Uali, Cooperativa Universitaria Editrice, Napoli, 1987, pag. 7. 14 E., Mancinelli, op. cit., pagg. 20-21. 5

L Algeria, invece, arrivò alla sua indipendenza in modo diametralmente opposto e il ruolo del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) fu centrale: la lotta contro l occupante sconvolse il Paese e solo dopo otto anni e un milione di morti la Francia si convinse a lasciare la sua colonia. La morte di Mohamed V e l acuirsi della guerriglia interna algerina portarono ad un repentino cambiamento dell atteggiamento marocchino nei confronti della vicina Algeria: se in un primo momento il governo di Rabat si era reso disponibile a concedere anche basi sul proprio territorio come retroguardia per l Fln, in seguito lo svilupparsi della lotta per l indipendenza e lo scontro aperto con i francesi misero a rischio l ambizioso disegno della monarchia alauita: costituire un Grande Marocco, dallo Stretto di Gibilterra al Senegal, dall Atlantico al deserto libico, inglobando parte del Mali, dell Algeria, la Mauritania e il Sahara Occidentale 15. Questo progetto, accolto benevolmente alla Corona, era nato in seno all Istiqlal, il più vecchio partito politico marocchino che ancora oggi si erge a principale difensore dell integrità territoriale e contesta il principio di autonomia regionale 16. Il successore Hassan II coltivò con fervore questo piano entrando in rotta di collisione con i paesi vicini tanto da scatenare una breve e intensa guerra nel 1963 contro l Algeria 17, appena liberatasi dalla potenza coloniale, rivendicando i propri diritti territoriali sulla regione algerina di Tindouf e da non riconoscere per quasi 10 anni l indipendenza della Repubblica islamica di Mauritania 18. Solo nel 1969 si giunse a una conclusione diplomatica del contenzioso territoriale con l Algeria con il Trattato di Ifrane e ma si sarebbe dovuto aspettare la Conferenza di Naudhibu 15 S., Poscia, op.cit., pagg. 4-5 16 K., Finan, L inestricabile conflitto del Sahara Occidentale, in Le Monde Diplomatique, gennaio 2006. 17 La cosiddetta Guerra delle sabbie, nata come rivendicazione storica del Marocco sul territorio algerino nascondeva anche interessi sul controllo dei giacimenti di ferro in quell area. 18 A., Mari, op.cit. 6

nel 1970 perché si potesse arrivare al riconoscimento della Mauritania e alla parziale normalizzazione dei rapporti nell area. Le dichiarazioni d intenti post conferenza di questi tre Paesi non lasciavano molti dubbi riguardo le loro intenzioni sulle sorti del Sahara Occidentale: l Algeria mise ben in chiaro di non avanzare alcuna ambizione territoriale nei confronti della colonia spagnola; il Marocco, non vedendo immediatamente riconosciute le proprie rivendicazioni per la costruzione del Grande Marocco 19, lasciò anzi tempo i lavori della conferenza, non riconoscendo legittime le conclusioni; la Mauritania, al pari del Marocco, non nascose le sue volontà espansionistiche sul territorio sahariano lasciando per la prima volta intravedere l eventualità di una spartizione territoriale 20. La Conferenza di Nuadhibu può essere considerata un momento decisivo per la ridefinizione delle posizioni e degli equilibri nella regione evidenziando le due visioni opposte riguardo alla decolonizzazione del Sahara Occidentale: da un lato quella marocchina e mauritana che mettevano in primo piano i propri interessi e un azione strettamente strumentale, dall altro quella algerina di ricerca di soluzioni che non escludevano il rispetto del principio di autodeterminazione e indipendenza. Il 1975 è per i Saharawi un anno cruciale: finisce l occupazione coloniale e iniziano quella marocchina e quella mauritana(fig. 1). Messa sotto pressione sia da parte delle organizzazioni internazionali che sollecitano l effettuazione di un referendum di autodeterminazione sia da parte del Marocco e della Mauritania con le loro rivendicazioni territoriali, agli inizi degli anni 70 la Spagna decise di accelerare il processo di decolonizzazione cercando, però, di non compromettere i propri interessi nella regione. Il Governo di Madrid informò ufficialmente il Segretario Generale dell ONU, Kurt Waldheim, della propria volontà di convocare un 19 AA.VV., Conflitti e aree di crisi nel mondo, Istituto geografico DeAgostini, Novara, 2005, pagg. 147-149. 20 S., Poscia, op. cit., pagg.6-7. 7

referendum sull autodeterminazione del Sahara Occidentale per il primo semestre del 1975 e organizzò un censimento completo della popolazione 21. La Corona marocchina, in difficoltà interna dopo lo scioglimento del Parlamento nel 1965, la proclamazione dello stato di emergenza dopo due tentativi di colpo di stato da parte dei militari e il crescente malcontento sociale, vide nell annunciato disimpegno spagnolo un utile occasione per rafforzare il proprio potere e superare il periodo di crisi 22. In questo clima, l attività diplomatica tra Marocco, Mauritania e Spagna 23 si intensificò fino a portare, il 14 novembre 1975, alla firma degli Accordi di Madrid in base ai quali gli spagnoli ritiravano le proprie truppe e accettavano il trasferimento del controllo del territorio del Sahara Occidentale ai due Paesi confinanti (Il Rio de Oro alla Mauritania, il Seguia El Hamra al Marocco) 24. 21 A., Mari, op.cit. 22 K., Finan, op.cit. 23 Già durante l agonia Francisco Franco il re Juan Carlos I di Borbone tornò formalmente ad essere Capo di Stato. 24 J., Gurr, Western Sahara: a Forgotten Land, in Peace News, n 2437, febbraio 1999 gennaio 2000. 8

Fig. 1: Mappa del Sahara Occidentale dal 1975 al 1979. Fonte: sito internet: www.peacereporter.net La nuova occupazione del territorio fu realizzata in tempi brevi ma, mentre quella mauritana assunse un basso profilo e rimase blanda, quella marocchina fu compiuta attraverso l uso della forza e della violenza contro la popolazione che già abitava il territorio. Immediatamente dopo la firma degli Accordi di Madrid partì dal Marocco una Marcia Verde 25 di oltre 350mila civili che varcarono la frontiera a Sud e presero possesso effettivo del territorio 26. Mentre i civili occupavano, più o meno, pacificamente il Sahara Occidentale, le forze armate marocchine attaccavano, sia da terra che con 25 Colore dell Islam e della Corona Alauita. 26 Da www.ambasciatadelmarocco.it 9

bombardamenti aerei con napalm e cluster bombs, la popolazione spingendola ad un esilio forzato verso il deserto algerino 27. Parte dei Saharawi intraprese questa strada, altri rimasero nei territori sottomessi ai nuovi occupanti. Secondo i giornalisti stranieri testimoni delle vicende, ad esempio, solo circa seimila Saharawi rimasero a El Aaiun, tra questi la maggior parte anziani non più capaci di sopportare sforzi per arrivare vivi nei campi profughi. 1.1.4 La nascita del Fronte Polisario e proclamazione della RASD Il popolo saharawi, ormai riconosciuto come entità unica e omogenea, non tardò a rendersi conto dei rischi a cui era esposto ancor prima degli Accordi di Madrid; infatti, il 10 maggio del 1973 venne fondato il Fronte Polisario (Fronte Popolare di Liberazione del Seguia El Hamra e del Rio de Oro) e immediatamente furono organizzate piccole offensive contro l esercito coloniale spagnolo 28. Il Fronte Polisario si impegnava militarmente per la liberazione nazionale da tutte le forme di colonialismo e per la realizzazione di un indipendenza completa. Nel lungo periodo i suoi obiettivi erano altrettanto ambiziosi: garantire le libertà fondamentali a tutti, rilanciare un economia nazionale autonoma annullando tutte le forme di sfruttamento, ristabilire tutti i diritti politici e sociali, costruire uno Stato sociale in grado di fornire servizi gratuiti e garantiti a tutte le fasce della popolazione 29. Nel primo periodo immediatamente successivo alla partenza delle truppe spagnole e all inizio dell occupazione marocchina e mauritana, il Fronte si impegnò ad aiutare la popolazione durante 27 J., Gurr, op.cit. 28 W. De Neutre e H. Teuwen, Les Sahraouis. Colères et espoirs, pubblicazione dal Centre national de Coopération au Dévelopment (CNCD) del Belgio e Oxfam- Solidarieté, Bruxelles, 2000, pag. 6. 29 M., Amimour-Benderra, op.cit., pagg. 235-239. 10

l esodo cercando di contrastare le ritorsioni militari avversarie e a proteggere i rifugiati nella prima fascia di deserto algerino; successivamente l impegno si estese a garantire la sopravvivenza nei campi profughi e, soprattutto, al tentativo di recuperare le terre perdute e permettervi il rientro della popolazione stessa 30. L esodo di massa della popolazione esprimeva chiaramente il suo rifiuto di identificarsi con l aggressore e la volontà di affermarsi come entità distinta da questo. Su un piano più strettamente formale, dopo la firma degli accordi di Madrid, la Djemâa nazionale, assemblea saharawi, venne sciolta e la quasi totalità dei suoi membri entrarono nel Fronte Polisario. La Proclamazione di Guelta del 28 novembre 1975, sottoscritta dai membri della Djemâa ormai sciolta e da sessanta capi tribù, affermava con chiarezza il sostegno incondizionato al Fronte Polisario come rappresentante unico e legittimo del popolo saharawi. Sul piano internazionale l ONU, già nel 1975 nel rapporto della missione Rydebeck di osservatori inviati nel territorio del Sahara Occidentale, sottolineava chiaramente che ( ) Il Fronte Polisario è apparsa la forza politica dominante nel territorio, la missione ha assistito a manifestazioni di massa in suo favore 31. ( ) La missione ha constatato che questo soggetto gode dell appoggio di tutti i settori della popolazione, in particolare delle donne che, nella stessa misura dei giovani e dei lavoratori, rappresentano la parte più attiva dei suoi aderenti 32. ( ) La popolazione, o per lo meno la quasi totalità delle persone che sono state incontrate si è pronunciata categoricamente in favore 30 Doutrelant P.M., Les Palestiniens du Maghreb ou la grande misère des réfugiés sahraouies, in Le Monde, 16 febbraio 1976. 31 Documento ufficiale delle Nazioni Unite, Rapport de la Mission de visit au Sahara Occidental, A/10023/Rev.1, vol.iii, pag. 7. 32 Documento NU A/10023/Rev.1 vol. III, Op. Cit., pag. 67. 11

dell indipendenza e contro le rivendicazioni territoriali del Marocco e della Mauritania 33. Un altro esempio del riconoscimento formale della legittimità ed effettività del Fronte Polisario fu, certamente, la firma, e quindi la capacità formale di concludere atti internazionali, dell Accordo di Pace il 5 agosto del 1979 tra questo e la Mauritania 34 ormai in procinto di abbandonare il Rio de Oro, che immediatamente dopo venne invaso dalle forze marocchine e portando in questo modo a compimento l occupazione di tutto il Sahara Occidentale. Il giorno successivo alla definitiva partenza delle truppe spagnole, il 27 febbraio 1976, il Consiglio Nazionale Saharawi Provvisorio, diretta emanazione del Fronte Polisario, proclamò la costituzione della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD), a Bir Lahlou nei territori non ancora occupati, per far sì che si potesse affermare l esistenza di uno Stato sovrano reale e non di una terra nullius o un vacuum di potere 35. Il testo della proclamazione, successivamente ampliato, ruotava intorno a quattro punti di argomentazione: la legittimità, la legalità, l opportunità e la necessità della nascita della RASD. Pochi mesi dopo, il Consiglio dei Ministri dell Organizzazione dell Unità Africana (OUA) si pronunciò sul merito della proclamazione della RASD affermando fermamente il diritto del popolo del Sahara Occidentale a esercitare il suo diritto all autodeterminazione e a dichiararsi uno Stato libero, indipendente e sovrano 36. La Repubblica Araba Saharawi Democratica, sebbene nata senza una terra su cui poter esercitare la propria sovranità, si dette da subito una precisa organizzazione strutturata su più livelli nella prospettiva di poter, un giorno, riuscire efficacemente a gestire un territorio. I campi nel deserto algerino si strutturarono da subito con amministrazioni proprie e elezioni con cadenza fissa venivano 33 Documento NU A/10023/Rev.1 vol. III, Op. Cit., pag. 118. 34 M., Amimour-Benderra, op.cit., pag. 240. 35 F., Kamal, The decolonisation process in Western Sahara, in Indigenous Bullettin, Agosto-settembre 1999, vol. 4, issue 23. 36 M., Amimour-Benderra, op.cit., pag. 241. 12

organizzate per designare i rappresentanti e i delegati del Congresso Popolare Generale. 1.1.5 Il conflitto tra Marocco e Fronte Polisario Sebbene le iniziative diplomatiche in seno all OUA rispetto alla questione del Sahara Occidentale rivestissero un ruolo importante nelle attività di quest organizzazione 37, queste non bastarono, alla fine degli anni 70 quando la Mauritania lasciò il Rio de Oro, a impedire lo scatenarsi di una vera e propria guerriglia tra il Polisario e l esercito marocchino. La fazione saharawi contava un numero ridotto di unità rispetto all esercito marocchino ma una perfetta conoscenza del territorio e una forte motivazione ideale facevano sì che riuscissero ad organizzare offensive mirate efficaci mettendo in difficoltà l avversario 38. Il Polisario mirava principalmente obiettivi strategici di carattere economico e molto vulnerabili: gli impianti estrattivi dei giacimenti di fosfati di Bu Crâa, i centri commerciali di Smara e El Ayoun e la rete ferroviaria. La tattica della guerriglia costrinse l esercito marocchino a una guerra di posizione costosa e logorante fino a trovare una soluzione all escalation di agguati: la costruzione di una cintura di sicurezza per ovviare all impossibilità di un controllo concreto del territorio separando materialmente il triangolo utile 39 dalle zone da cui potenzialmente sarebbero potute partire le incursioni del Polisario. Fu così che all inizio degli anni 80 il re Hassan II adottò la strategia dei muri. Rischiando una sconfitta in campo militare il Marocco decise di riorganizzare la propria difesa e, con la collaborazione economica di Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita, iniziò la costruzione di un sistema di muri difensivi 40. Questo 37 M. C., Ercolessi, Gli aspetti diplomatici della questione saharawi, Centro di documentazione El Uali, Cooperativa Universitaria Editrice, Napoli, 1986, pagg. 4-6. 38 A., Mari, op.cit. 39 Per triangolo utile si intende la zona di Smara, El Aiiun e Bu Crâa. 40 E., Mancinelli, op. cit., pagg. 50-51 13

sistema, costruito durante tutti gli anni 80, si snoda dal sud del Marocco fino alla costa atlantica al confine con la Mauritania per una lunghezza complessiva di 2400 km, circa 60 volte il muro di Berlino 41, che racchiude circa 200.000 kmq e lascia incustodite solo alcune piccole porzioni di territorio confinante con l Algeria e la Mauritania 42. I muri consistono in terrapieni di pietrisco o sabbia, ricavati con i materiali di riporto dall escavazione delle trincee che li circondano e sono preceduti da campi minati. La gestione di questi muri, il sistema radar, le fortificazioni, i posti di guardia a questi legati comportano una spesa elevatissima per Rabat; nei momenti di massimo dispiegamento di forze arrivò anche a sfiorare il 40% dell interno bilancio statale. Sul piano militare, questo nuovo sistema ripagò gli sforzi marocchini, rendendo, infatti, molto meno efficace l azione del Fronte Polisario che non poteva più penetrare nel territorio occupato 43. Intanto la questione del Sahara Occidentale iniziò ad essere affrontata diplomaticamente in sede multilaterale: sia l OUA che l ONU elaborarono piani e risoluzioni per concludere il processo di decolonizzazione e permettere l autodeterminazione di questo popolo. In questo contesto, nella primavera del 1991, si concretizzò all interno del Consiglio di Sicurezza un reale piano di pace e l attuazione di un referendum per l autodeterminazione con la risoluzione 690 44 in cui si prese atto delle frontiere esistenti (Fig. 2), si impose il cessate il fuoco tra le parti e si istituì la Missione Internazionale delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO). 41 E., Galeano, Muri, in La Jornada del 24 aprile 2006 42 M., Berramdane Abdelkhaleq, Le Sahara Occidental enjeu maghrébin, ed. Karthala, Paris, 1992, pag. 76 43 E., Mancinelli, op. cit., 1998, pag. 53 44 In seguito alle risoluzioni 621 del 20 settembre1988 e 658 del 27 giugno 1990 14

Fig. 2.: Mappa del Sahara Occidentale dal 1991 a oggi. Fonte: Sito internet www.peacereporter.net. 1.1.6 La situazione attuale Lo spartiacque della costruzione del muro contribuì in maniera evidente a segnare una separazione netta tra il popolo saharawi: gli esuli trovarono rifugio nell area di Tindouf del deserto algerino e si composero in tendopoli riproducendo organizzativamente e amministrativamente le città forzatamente abbandonate, la parte rimasta nei territori occupati si ritrovò sotto la Corona marocchina e nell occhio del ciclone durante il processo di marocchinizzazione del Sahara Occidentale 45. La cultura saharawi venne 45 L., Ardesi, Sahara Occidentale trent anni di repressione, in Missione Oggi del dicembre 2005 15

sistematicamente osteggiata, fu proibito parlare il dialetto hassanya e di vestire i costumi tradizionali, inoltre, forti discriminazioni furono messe in atto nelle scuole e nei luoghi di lavoro, fu proibita qualunque assemblea pubblica 46. Molti furono gli arresti indiscriminati, i casi di tortura e di processi non equi; molti saharawi vennero fatti scomparire a scopo intimidatorio 47. Oggi la vita nei campi profughi continua a svolgersi in maniera pacifica e grazie all aiuto algerino, della cooperazione internazionale e della solidarietà della società civile 48. La situazione nei territori occupati non è molto variata, la vita dei saharawi rimasti in patria viene continuamente resa difficile dalle autorità marocchine accusate ripetutamente per la violazione di diritti umani. Una legislazione eccessivamente repressiva continua ad essere applicata verso chi esprime pacificamente qualsiasi forma di dissenso e, sebbene una legge contro la tortura sia stata varata dal governo di Rabat nel 2006, gli agenti di sicurezza e la polizia non sono mai chiamati a rispondere dei propri atti di violenza. Su temi politici e sulle libertà personali i tribunali rifiutano regolarmente di svolgere processi equi per alcuni imputati 49. Dalla primavera del 2005 le manifestazioni di dissenso verso l atteggiamento repressivo di Rabat verso i saharawi residenti nel territorio della ex colonia spagnola si sono intensificate dando origine alla cosiddetta Intifada saharawi 50 ; di conseguenza anche la condotta delle autorità si è inasprita portando a reprimere con eccessiva forza dimostrazioni non violente e continuando a non rispettare diritti umani fondamentali nelle carceri e durante i processi 46 E., Mancinelli, op. cit., pagg. 54-55 47 Associación de Familiares de Presos y Desaparecidos Saharauis, Sahara Occidental hasta cuàndo?, Tercera Prensa-Hirugarren Prentsa, San Sebastiàn, 2002, pagg. 23-30 48 E., Galeano, op.cit. 49 Human Rights Watch, country summary, Morocco/Western Sahara, gennaio 2007, reperibile su www.hrw.org 50 Prospettiva 2005-2006, Osservatorio Strategico, Centro Militare di Studi Strategici, Roma, anno VII, n. 12, Dicembre 2005, pag. 13 16

contribuendo a mantenere un clima di tensione permanente nella regione 51. Attualmente, nonostante la situazione tutt altro che pacifica e dopo varie fasi di stallo, sono ripresi i colloqui tra le due parti sotto l egida delle Nazioni Unite sul futuro dei territori contesi 52. Riporto qui le ultime notizie riguardanti gli sviluppi più recenti. 53 Il 23 dicembre 2007 a Tifariti 54 è terminato il dodicesimo Congresso del Fronte Polisario: in questa occasione è stato eletto il nuovo segretario generale ed è stato deciso il programma di azione nazionale relativo alla politica interna ed estera per i prossimi tre anni. Molti rappresentanti di paesi africani e latinoamericani hanno portato il loro saluto, esprimendo il loro sostegno alla causa saharawi e condannando l intransigenza del Marocco e le sue violazioni contro i saharawi nei territori occupati. Il Fronte Polisario, a seguito di una lunga discussione al suo interno, ha ripresentato la volontà di continuare i negoziati, quindi di proseguire la via diplomatica di risoluzione, riaffermando il diritto all autodeterminazione del popolo saharawi. Tale decisione rappresenta ancora una volta una scelta di pace e di rispetto del diritto internazionale, che deve trovare una risposta concreta dopo anni di negoziazione e di attesa estenuante. Il governo italiano il 19 luglio scorso, attraverso un voto alla Camera dei deputati, ha espresso una mozione che impegna il governo italiano a mettere in pratica ogni iniziativa per giungere ad una soluzione condivisa e definitiva del conflitto nel Sahara occidentale, nell'ambito di quanto stabilito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e a riconoscere lo status diplomatico alla rappresentanza in Italia del Fronte Polisario, come è stato fatto in passato per altri 51 Amnesty International, coordinamento Nord Africa, La situazione dei diritti umani in Marocco, novembre 2005, reperibile su www.amnesty.it 52 Da www.peacereporter.net 53 Da www.spsrasd.info 54 Sahara Occidentale, città che si trova nei territori liberati. 17

movimenti di liberazione riconosciuti dall'onu come interlocutori ufficiali in processi di pace. Analogamente la Camera dei deputati spagnola ha espresso la necessità di una soluzione urgente, giusta e definitiva che deve dichiarare il diritto all autodeterminazione del popolo saharawi, attraverso l organizzazione del Referendum. Tali dichiarazioni sono un passo avanti rispetto all indifferenza dimostrata negli anni passati e rappresentano un punto di inizio importante per la soluzione di questo difficile processo di pace. Dal 7 al 9 gennaio 2008 è stata convocata una negoziazione tra Fronte Polisario e Marocco, a Manhasset 55 sotto l egida dell ONU. Speriamo che le attese siano soddisfatte o comunque venga dato un segnale forte verso una soluzione imminente. La pazienza di questo popolo è stata abbondantemente messa alla prova e credo che se non si risolverà a breve tale situazione, il ritorno alla guerra sarà inevitabile. 55 Località vicino New York. 18

1.2 I campi profughi Si calcola che siano presenti 200.000 Saharawi nei campi profughi nell estremo sud-ovest dell Algeria. Tuttavia, si tratta di un numero approssimato perché una buona parte della popolazione, per motivi di lavoro e/o studio, si trova all estero. Il territorio che ospita i campi profughi è di circa 100 kmq ed è completamente desertico. Il clima è quindi arido, con piovosità quasi assente. L acqua è reperibile a breve profondità, ma ha una salinità elevata. Le tendopoli nel deserto algerino hanno, a fini amministrativi, gli stessi nomi e funzioni delle città vere del Sahara Occidentale, le stesse che i Saharawi hanno dovuto abbandonare a causa della guerra di occupazione portata avanti contro il Marocco. Ci sono in tutto 4 province, dette willaya: El Ayoun, Smara, Dajla e Auserd. Ogni willaya è divisa in 6 o 7 comuni detti daire. In questo modo, attraverso l'organizzazione spaziale dei campi, si ricreano l identificazione ed il legame con la patria di origine. Fig. 3. Panorama di Dajla (foto di J. Merlini). Di seguito riporto una mappa delle tendopoli (Fig. 4) e una tabella (Tab. 1) in cui sono riportate le distanze calcolate in chilometri. 19

Fig. 4. Mappa delle tendopoli saharawi (Fonte: rielaborazione da M. Caramelli, giugno 2002 56 ). 56 Associazione Ban Slout Larbi, Sesto Fiorentino. 20

Tabella 1. Distanze tra i campi profughi, in chilometri. Tindouf 57 Rabuni 58 El Ayoun Smara Auserd Dajla Tindouf 25 12 40 22 180 Rabuni 25 35 25 30 150 El Ayoun 12 35 40 20 190 Smara 40 25 40 18 160 Auserd 22 30 20 18 170 Dajla 180 150 190 160 170 Fonte: M. Caramelli, giugno 2002. Ogni tendopoli ha la propria organizzazione politica rappresentativa, con tanto di responsabili per l igiene, la scuola e l alimentazione, il tutto reso ancora più sorprendente dall armonia fra la gente. A questo riguardo, è facile accorgersi della solidarietà che c è tra le persone, ma non solo, balza subito agli occhi la consapevolezza e la fierezza di appartenenza al popolo saharawi. Tale aspetto è intuibile ogni volta che vengono trattate questioni politiche ma anche sociali; la politica, che è stata fatta e si continua a fare, è fondata sull importanza di aumentare il più possibile l appartenenza al popolo, attraverso il recupero e la valorizzazione della tradizione e della storia saharawi. I Saharawi hanno costruito un organizzazione sociale, dove tutti sono chiamati a ruolo attivo, dove sono valorizzati gli anziani e soprattutto dove le donne condividono responsabilità a tutti i livelli. La priorità spetta all educazione e alla sanità, campi in cui il ruolo delle donne è particolarmente importante. Tutti i giovani ricevono un istruzione a livello elementare e ora anche medio, ed esiste, malgrado lo scarso materiale sanitario, una diffusa medicina di base. In questo modo, si evita l instaurazione di quei meccanismi di attesa passiva, di fatalismo, smobilitazione, corruzione, così comuni nei campi profughi africani. 57 Città militare algerina più vicina agli accampamenti. 58 Distretto Amministrativo Saharawi, sede del Governo e dei Ministeri. 21

Il largo margine di autonomia e di iniziativa lasciato ai Comitati di base, ha stimolato l ingegnosità e la creatività saharawi, che si esplica in attività come il recupero e il riciclaggio di qualsiasi tipo di materiale e nella creazione di esperimenti agricoli. L aspetto dei campi è profondamente cambiato dal 1975 ad oggi. Le tende innalzate con pezzi di stoffa sono state sostituite da teli più resistenti e sono state progressivamente arredate. Quando appare evidente che l attesa sarà lunga, accanto alle tende inizia la costruzione di piccole stanze in mattoni di sabbia, di gabinetti con fossa biologica per evitare le epidemie, di recinti per delimitare gli spazi e vivere in maggiore intimità. Le strutture pubbliche, quali scuole, dispensari, centri amministrativi, sono tra le prime costruzioni in mattoni di sabbia, progressivamente ingrandite e migliorate, e ormai le tendopoli sono diventate villaggi in mattoni di sabbia. A partire dagli anni 90 è cominciato a circolare denaro, in questo modo è stata migliorata e integrata l alimentazione con l acquisto di alcuni beni di consumo. L illuminazione delle case nello stesso periodo è cominciata ad essere assicurata anche da pannelli solari. Gran parte dei mezzi materiali proviene dalla cooperazione internazionale, anche se negli ultimi anni gli aiuti sono stati dimezzati. La Commissione Europea, in particolare il suo Ufficio per gli aiuti umanitari (ECHO), rappresenta il principale fornitore di aiuti quali quelli alimentari (riso, orzo, latte in polvere, carne di cammello), assistenza medica e logistica, con un programma di ripristino d emergenza e depurazione dell acqua. Dal 1993 ha destinato a loro favore circa 96 milioni di euro. Nel 2001 ha adottato una decisione per assicurare loro la fornitura di scorte di generi di prima necessità, così da garantire un regolare e costante approvvigionamento ai campi profughi. A questa decisione è seguito un piano globale destinato al fabbisogno sia di prodotti alimentari sia non (soprattutto 22

tende e assistenza medica), nonché al sostegno nella produzione locale di uova. Le scorte di sicurezza degli alimenti base, forniti dal Programma Alimentazione Mondiale (PAM) che finanzia a sua volta la Direzione Generale degli aiuti Umanitari Europei, stanno subendo diminuzioni continue negli ultimi anni. La Croce Rossa Saharawi denuncia giornalmente che tale discontinuità e diminuzione può provocare una vera carestia nelle tendopoli, che dipendono esclusivamente dall aiuto internazionale. Le cause principali di questa difficile situazione secondo le fonti saharawi sono sia il mancato rispetto degli impegni presi dalle agenzie dell ONU, in modo particolare dall Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Profughi (UNHCR), sia l atteggiamento del PAM che si è piegato alle pressioni del governo marocchino e dei suoi alleati per stremare i profughi saharawi. In questa situazione la vita negli accampamenti diventa ancora più difficile e la condizione di isolamento sempre più forte. Le famiglie sono costrette ormai a comprare il necessario per il sostentamento quotidiano nei mercati, perché anche quando arrivano gli aiuti, le quantità sono scarse e non bastano per la sussistenza. Le conseguenze della scarsità di aiuti alimentari stanno modificando la struttura sociale egualitaria presente nei campi profughi, la disuguaglianza tra le classi sociali si sta accentuando e anche se è presente una forte solidarietà tra le persone, se non avverrà a breve un cambiamento di rotta, la pazienza di questo popolo verrà meno. È molto grave quello che sta accadendo e se non ci sarà un miglioramento ciò si rifletterà sulle scelte politiche future di questo popolo, che, stremato dall attesa di una soluzione politica, non può essere tenuto anche digiuno. 23

1.3 Le donne: il motore della società saharawi La popolazione residente nei campi profughi saharawi è composta essenzialmente da bambini, anziani, donne e pochi uomini in età adulta, questo perché la maggior parte degli uomini sono impegnati nell esercito o sono emigrati all estero in cerca di lavoro. In questo contesto, alle donne sono affidati i compiti principali della vita civile, perché se da un lato si occupano della famiglia, dall altro sono impegnate nel funzionamento dei servizi del villaggio. La storia del ruolo della donna saharawi ha subito molti cambiamenti nel corso degli anni e se oggi è la forza più attiva della società, deve questo risultato ad un percorso di rivendicazione molto articolato ed interessante. La colonizzazione spagnola del Sahara Occidentale, iniziata ai primi del 900 e completata solo nel 1934, dopo una lunga resistenza anche da parte delle donne, fece scomparire le antiche abitudini proprie dei Saharawi ed in particolare quelle legate all universo femminile. Il colonizzatore destabilizzò le loro tradizioni e cambiò le consuete usanze, rendendo sedentaria gran parte della popolazione. Le donne divennero semplici consumatrici di beni che provenivano dalla Spagna, togliendogli il loro ruolo di produttrici. Inoltre il maschilismo proprio del colonizzatore spagnolo, non contribuì certamente all emancipazione della donna saharawi, infatti non le offrì alcuna possibilità di istruzione. Le ragazze persero così l occasione, peraltro già rara, di poter frequentare le scuole coraniche della società tradizionale nomade dei Saharawi. Nel frig (accampamento nomade), l educazione dei giovani saharawi, e spesso anche delle ragazze, era sotto la guida del Taleb (maestro coranico) che aveva la funzione d impartire insegnamenti generici, più che altro di tipo linguistico, con lezioni di arabo e di hassanya (dialetto), e non unicamente di carattere religioso. Gli spagnoli però non avevano certo l intenzione di 24

continuare questa usanza e non facilitarono dunque la scolarizzazione. Le donne si ritrovarono così prigioniere in un ruolo che non era loro familiare, chiuse in casa, con le abituali tradizioni nomadi, predilette e tramandate, che si andavano a poco a poco sgretolando e con nuove usanze, per loro estranee, con cui dovevano ormai convivere. È in questo periodo che le donne saharawi cominciano a partecipare alla protesta contro il colonizzatore spagnolo che le stava costringendo all ignoranza, che le giudicava cittadine di rango inferiore, e non le garantiva il diritto all educazione. Quando nel 1973 si crea il Fronte Polisario, il movimento di liberazione del Sahara Occidentale, le donne ritrovano nuova speranza. Si uniscono alla resistenza e creano una rete attraverso tutto il paese. Nel 1974 si tiene la loro prima conferenza nazionale. Nasce l Union Nacional de las Mujeres Saharauis (UNMS). Le finalità principali dell UNMS consistono nel partecipare direttamente alla lotta di liberazione nazionale del proprio paese, nel rendere visibile la presenza ed il protagonismo delle donne saharawi nella società e nel prepararle intellettualmente e professionalmente per il presente e il futuro. Durante il conflitto contro il Marocco, le donne dell UNMS dettero prova della loro capacità organizzativa, infatti non partecipando al conflitto armato, organizzarono la tragica fuga verso il deserto algerino, aiutando famiglie disperse in difficoltà, fornendo assistenza ai malati, feriti, mutilati, anziani e bambini. In questa situazione di agitazione e precarietà, trovarono rifugio ad ovest di Tindouf; le donne, visto la loro esperienza passata durante la colonizzazione spagnola, in cui si erano ritrovate sole, iniziarono a organizzarsi. L organizzazione della vita nei campi profughi venne gestita fin dall inizio dalle donne, che diressero tutte le attività, mentre gli uomini erano a combattere al fronte. 25

L angoscia e l inquietudine hanno ceduto il passo alla ferrea volontà di ricostruire, partendo da ambiti vitali come la salute, l igiene, l alimentazione e l approvvigionamento d acqua. Vengono istituiti dei comitati popolari in cui le donne si autorganizzano per coordinare anche altri settori: i rifornimenti, la giustizia, l artigianato. Una volta soddisfatti i bisogni primari, l UNMS dedica tutte le riunioni all insegnamento degli adulti: è un insieme di vari saperi messi in comune, per riuscire a superare le difficoltà iniziali e poter andare avanti passo dopo passo, nel processo di alfabetizzazione, che parte dallo stato embrionale delle prime esperienze della scuola 27 febbraio, per arrivare attualmente al 95% della popolazione saharawi scolarizzata, almeno fino ad un livello medio. L Unione decide di puntare sulle competenze effettive, favorendo la formazione professionale femminile, cercando di sostituire la presenza obbligata della donna ovunque, e affidando ad ognuna il compito che più le è idoneo, senza voler strafare nell assegnare alle donne ogni genere di responsabilità - anche se, giocoforza, poi nella realtà è stato quasi sempre così. Fin dai primi congressi popolari di base le donne cercano di autogestirsi anche nelle capacità individuali, nella forza fisica, nelle attività: erano e sono state per anni tutta l impalcatura sociale ed economica della RASD, mentre gli uomini vivevano per la maggior parte del tempo in guerra, al fronte, su terreni minati, a rischiare la vita per un conflitto che mobilitava famiglie intere, affetti, vigore, gioventù, forza e speranze. L organizzazione democratica dell UNMS oggi conta circa 12.000 membri tra le donne dei campi profughi intorno a Tindouf, quelle che risiedono nelle zone occupate sotto l oppressione del Marocco, quelle delle zone liberate, e le altre donne emigrate all estero e organizzate in comitati locali e regionali. 26